“The Replacement Gods” (“Gli dei di rimpiazzo”) è un documentario americano del 2012 prodotto dalla Little Lights Studios, studio cinematografico senza scopo di lucro per la divulgazione religiosa presso i giovani, che tratta dei fumetti di supereroi e della loro ingombrante (e ovvia) parentela con le mitologie antiche, l'esoterismo, le simbologie bibliche. L'approccio è protestante e, benché il film non contenga alcun riferimento esplicito, si direbbe espressione della Chiesa Avventista del Settimo Giorno, cui è legato anche Light Channel Italia, che ne ha curato per l'appunto l'edizione italiana.
Un film di 95 minuti molto denso.
Discutibile e interessante nello stesso tempo. Affascinante per la
ricchezza dei contenuti e spiazzante per le improvvise cadute di
tono. E' curioso notare (da liberi pensatori) come l'argomento alla
base del documentario (che, ricordiamo, parla dei supereroi, della
loro genesi e soprattutto della loro funzione) non è prettamente
“protestante”, ma ha radici comuni al cattolicesimo più antico.
Peccato che questo non sia un apprezzamento positivo o ecumenico.
Quel che viene spontaneo commentare è che il mondo cattolico, con
tutte le sue resistenze e pregiudizi, si esprimeva con determinati
toni e messaggi nel Medioevo, agli inizi della sua storia
istituzionale. Qui ci troviamo, invece, in presenza di un titolo del
2012. E la cosa, per chi ha un approccio laico alla vita e ai
fumetti, è abbastanza disturbante.
E' il caso di premettere che le
critiche (che ci saranno) non sono rivolte alla fede Avventista in
sé, ma ai toni e ai contenuti di questo film (benché sia lecito
supporre che siano stati approvati e allineati con le linee generali
della confessione cui appartengono). Per capire subito di cosa stiamo
parlando, basta un riassunto del tema principale del documentario
prodotto dal Little Light Studios (e reperibile anche in italiano su
Youtube). Il senso di tutto è che i fumetti di supereroi sono
strumenti diabolici, volti a perpetuare (così come le antiche
mitologie) un inganno nei confronti del genere umano, e indurlo a
venerare falsi dei, in modo da confondere le acque e sviare
dall'accoglienza di Cristo (soprattutto nella sua seconda venuta).
E' inquietante scoprire come le parole
di Sant'Agostino in De Civitate Dei, agli albori della chiesa
cattolica, siano state riciclate in ambito protestante riportando di
fatto indietro il tempo (e il modo di intendere la spiritualità) di
secoli. Per Agostino, le divinità dei pantheon pagani (buone o
cattive che fossero) non erano semplicemente delle figure simboliche
di forze della natura e di emozioni umane. Erano entità reali, ma di
natura demoniaca, il cui ruolo era quello di farsi adorare al posto
dell'unico vero Dio e di screditarne l'esistenza. Non a caso, in
molte narrazioni di genere horror a tema demoniaco, le presenze
diaboliche portano nomi di antiche divinità. Persino nel celebre
romanzo e film “L'Esorcista”, il demone protagonista è
Pazuzu, un tempo divinità assiro-babilonese dei venti e delle
tempeste. La patristica e i padri della chiesa riscrissero
pazientemente le mitologie pagane per creare il nemico di cui la
propaganda della nascente istituzione ecclesiastica aveva bisogno.
Per questo, oggi, vedere un film come “Gli Dei di Rimpiazzo”
è un'esperienza bizzarra. Interessante e irritante nello stesso
tempo.
Il documentario si apre e si chiude nel modo peggiore possibile. Lo spezzone iniziale è un documento d'epoca che ci riporta alla nascita del comics code americano, alla crociata contro i fumetti dello psichiatra Fredric Wertham e al suo “La Seduzione dell'Innocente”. Al termine di quella sequenza, lo spettatore è indotto a pensare che il filo del discorso verrà ripreso. Invece no. Termina lì, quasi fosse un'epigrafe posta a memento per i posteri. In sostanza, per il film, quanto contestato ai fumetti da Fredric Wertham era vero e legittimo. E sembra suggerire che sarebbe una posizione da recuperare in questi anni bui. La tirata finale, invece, è tra le più scontate in ambito religioso (tanto da livellare praticamente qualsiasi confessione cristiana), e conclude la disamina affermando che uno solo è il supereroe che dovremmo tutti adorare e che ci salva, e cioè l'unico e solo Gesù Cristo.
Un documentario di propaganda
religiosa, dunque, ma non privo di spunti di interesse. I rapporti
tra la nascita dei supereroi e le antiche mitologie è curato e
supportato da fonti che destano la curiosità dello spettatore. Non
lesina neppure l'inserimento di interviste o citazioni di opere di
Alan Moore e Grant Morrison, e il loro rapporto con l'occulto.
Peccato che alla fine scopra i giochi con l'affermazione puerile e
dichiaratamente propagandista che niente di buono può venire da
storie a fumetti scritte da chi è abituato a flirtare con i demoni.
Il concetto di inversione (cioè mettere Lucifero al posto di Cristo
e rendere il primo un eroe e il secondo un malvagio protettore dello
status quo) avrebbe (qualora affrontato in modo più distaccato)
potuto prestarsi a un'affascinante lettura metaforica (e politica) di
rovesciamento dei ruoli precostituiti. Batman, esempio di eroe
moderno che fa della simbologia demoniaca un lampante ribaltamento
tra luce e tenebre, tra bene e male, dovrebbe essere uno dei punti
cardine di questa analisi religiosa. Succede, però, che “Gli
Dei di Rimpiazzo” finisce con il disinnescarsi da solo, quando
(esaminando le pellicole dedicate all'Uomo Pipistrello nel corso
degli anni) confonde con ingenuità disarmante il personaggio di
Joker con quello dell'Enigmista, come se fossero un unico villain. E
lo fa più volte, con uno scivolone che non sfugge ai lettori
abituali, rivelando una falla molto grossa nella conoscenza e
nell'attenzione degli autori nei confronti del media di cui stanno
discutendo. Né parliamo di un errore da poco, giacché se ho una
tesi da dimostrare, e sono in grado di citare la Bibbia, la Cabbala,
antiche leggende e testi esoterici, dovrei dimostrare di conoscere i
rapporti e le identità di banali personaggi dei fumetti. Ancora più allarmante è l'uso parziale e manipolatorio delle interviste tratte da più documentari preesistenti. La testimonianza farlocca (un semplice scherzo, in realtà) di Warren Ellis sulle presunte pratiche negromantiche di Grant Morrison, estratta dal film "Talking with Gods", è proposta fuori contesto, come un atto d'accusa talmente serio e inquisitorio da dare i brividi.
Questi elementi causano un clamoroso autogoal. Infatti, tutto
ciò che si è ascoltato nei minuti precedenti si appanna, diventa
dubbio. Posso e devo fidarmi delle notizie fornite da una fonte così dichiaratamente faziosa, apparentemente erudita, ma pronta a scivolare così platealmente su una buccia di banana?
“Gli Dei di Rimpiazzo” è un
documentario non mainstream, non contiene niente di politicamente
corretto. E' schierato, è quello che è: un veicolo di propaganda
religiosa. E va fruito con questa consapevolezza. Pertanto, guardate
il film, pensateci su, discutetene con i vostri amici. Una cosa è
sicura. Lo spunto di conversazione (o dibattito) è molto
consistente.