tag:blogger.com,1999:blog-67002506681052989962024-03-08T12:32:35.820+01:00Cronache da un AltroquandoPerdidohttp://www.blogger.com/profile/17413794095465449118noreply@blogger.comBlogger1637125tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-7371313057092597402024-02-12T10:07:00.005+01:002024-02-12T10:09:30.749+01:00Se volessi parlare un po'...<p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiV1G_UbP_G8N4Lrs38-O0TLY0gUd4lCjuv1q8RMSLKpnher-wagjlr2EbSRi7-q89onJVVOgNJttRfZtyasZdI84uIQIgaaBMOfwq1yyrtzMMqEAxXxDUfEKCVZ1ICb-fnYzh7Lbw49-esq3kR__woH1-7q5xrLNPZPB1KOHPF8FXZEfVz2ewp963FNf1L/s1490/MOUTH.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="923" data-original-width="1490" height="312" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiV1G_UbP_G8N4Lrs38-O0TLY0gUd4lCjuv1q8RMSLKpnher-wagjlr2EbSRi7-q89onJVVOgNJttRfZtyasZdI84uIQIgaaBMOfwq1yyrtzMMqEAxXxDUfEKCVZ1ICb-fnYzh7Lbw49-esq3kR__woH1-7q5xrLNPZPB1KOHPF8FXZEfVz2ewp963FNf1L/w505-h312/MOUTH.png" width="505" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><p></p><p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">
Io sono fatto così.</span></p>
<p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ci sono periodi in cui sono preso da una logorrea bulimica. Non solo
parlo tanto (...anche da solo), ma scrivo. Scrivo forse più di
quanto abbia da dire. Fa parte delle mie neurodivergenze, perciò...
stacce.</span></p>
<p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Poi ce ne sono altri, in cui mi zittisco. Resto muto, non interagisco
e smetto pure di scrivere. Quasi una forma di afasia selettiva. Ma se
non altro, raramente smetto di leggere.</span></p>
<p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7j5nGfXWhxVD8qB0vCjVoqZs6xKv6d_NxWsrk2HOjd7Jo_EAjeUjoBlfiZ3FCOfc9fSeybyTpvxUggFBvAzhk9JBu-gF61G_9_Oz0ivpJ5ehsi2E7VUX0hZuaTGaTZtEHB9CWX5SFMoomb5F2gtoWpULP48w7mEmKL5-9qszPx6ilMNaj-Er0wjSYWlEm/s542/Cattura.PNG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="389" data-original-width="542" height="246" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7j5nGfXWhxVD8qB0vCjVoqZs6xKv6d_NxWsrk2HOjd7Jo_EAjeUjoBlfiZ3FCOfc9fSeybyTpvxUggFBvAzhk9JBu-gF61G_9_Oz0ivpJ5ehsi2E7VUX0hZuaTGaTZtEHB9CWX5SFMoomb5F2gtoWpULP48w7mEmKL5-9qszPx6ilMNaj-Er0wjSYWlEm/w343-h246/Cattura.PNG" width="343" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Tra la fine dell'anno scorso e l'inizio di quello in corso, in
effetti, ho divorato un bel po' di libri. Letto finalmente <i>Capolinea
Malausséne</i> di Daniel Pennac, ultima (si direbbe) tappa della
saga familiare che ha fatto conoscere al mondo lo scrittore francese.
Recuperato (ebbene sì) <i>Quer pasticciaccio brutto de via Merulana</i>
di Carlo Emilio Gadda. Classico la cui lettura avevo rimandato per
buona parte della vita. Qualcosa che è più di una semplice
immersione letteraria. Un'esperienza, che andava fatta. Dopo gli
equilibrismi linguistici del grande Carlo Emilio, ho dato spazio al
disimpegno più totale, leggendo <i>Festa di morte</i> di Philip J.
Farmer, primo tassello di quel mosaico (in larga parte inedito in
Italia) che fa incrociare le strade di celebri eroi della narrativa
popolare. Nella fattispecie Tarzan (mai così selvaggio, violento,
animalesco e sessuale) e Doc Savage, uno dei principali archetipi del
supereroe nato nella narrativa pulp, anch'egli spogliato da ogni velo
morale. Ho assaporato l'angoscia sublime (e in buona parte
incompresa) trasmessa da John Ajvide Lindqvist nel suo <i>L'estate
dei morti viventi</i>, di cui
presto uscirà il film, e mi sono rifatto il palato con il
divertentissimo <i>Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe</i>
di Grady Hendrix, sempre più vicino a essere incoronato come lo
Stephen King delle nuove generazioni. Dunque ho fatto conoscenza con
il fantasy nostrano di Francesco Dimitri e il suo <i>Alice nel paese
della vaporità</i>, per poi tornare a trovare il mio amico Haruki
Murakami tra le pagine de <i>Nel segno della pecora</i>,<i>
</i> romanzo giovanile forse meno incisivo dei lavori successivi, ma
dove il suo caratteristico cocktail di facilità narrativa e
surrealismo è comunque straniante.</span><p></p><p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Una droga per me. La lettura, intendo.</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><p></p>
<p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E i fumetti?</span></p>
<p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiuHag5FRzFgjg0hvx2vWpNq_f4Zs2B1uEQ8ydaGeWxHuZcjUDTrxsu_i7lMHiRHIUQbJ5MTVr8nS0EoB0toV6B1FVP7qkROwgOE8Ln9Eun_uTE_56Xp8oSUSyrfkxUWU1W6vGAhb-RyndQgL5rNAkltT7xSgzb0o85CSkCaeYDR0A3tCkYt3msmapXvZM/s740/24bc8cadb8124a6ecbaf527a2f1ed082.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="454" data-original-width="740" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiuHag5FRzFgjg0hvx2vWpNq_f4Zs2B1uEQ8ydaGeWxHuZcjUDTrxsu_i7lMHiRHIUQbJ5MTVr8nS0EoB0toV6B1FVP7qkROwgOE8Ln9Eun_uTE_56Xp8oSUSyrfkxUWU1W6vGAhb-RyndQgL5rNAkltT7xSgzb0o85CSkCaeYDR0A3tCkYt3msmapXvZM/w367-h225/24bc8cadb8124a6ecbaf527a2f1ed082.jpg" width="367" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ammetto di averli trascurati un po' ultimamente. Ad ogni modo, mentre
soggiornavo a Pisa, ho letto <i>Tristerio e Vanglorio</i>, fumetto
satirico fantasy di Francesco Catelani e Federico Fabbri. Lettura
quanto mai doverosa, considerato che ero ospite a casa di uno dei due
autori, ma anche perché si tratta di un fumetto italiano di quelli
che non si trovano facilmente e una piacevolissima sorpresa. Un
universo fantasy dalla mitologia... Pardon, oggi si dice <i>“lore”</i>...
assolutamente peculiare. Ricamato sul modello dell'epica
cavalleresca, ma ricco di anacronismi e trovate visionarie, in cui le
peripezie dello sgangherato eroe Tristerio e del suo anonimo
scudierio si intrecciano con le leggende che hanno per protagonista
Vanglorio, superbo cavaliere senza paura e con qualche macchia, le
cui gesta hanno messo radici nella memoria collettiva del suo mondo
come un ineguagliabile modello di eroismo. E la Fama, ritratta come
fu descritta da Virgilio nell'Eneide: un essere dalle grandi ali, dai
mille occhi, bocche e lingue pronte a narrare. Una divinità
capricciosa capace di seminare nelle orecchie degli uomini canti di
lode come cronache di infamia. In definitiva un mostro, ma nondimeno
ambita e corteggiata da un'umanità affamata d'attenzione e di
riscatto dalla mediocrità. Un'avventura a fumetti dai toni
irriverenti, pregna di simbolismi e critica sociale. Inno agli umili
allo sbando in un mondo di merda, che tale rimane a dispetto di
sacrifici e altruismo. Fumetto, quello di Catelani e Fabbri, quanto
mai cattivo, nerissimo e intelligente, che non si dimentica dopo
aver chiuso il libro, ma che lascia una sardonica sensazione di
disagio.</span><p></p>
<p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">
Le letture, in fondo, servono a questo. A scuoterci, indurci a
riflettere...</span></p>
<p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Appunto.</span></p>
<p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Questo è un blog, un diario di bordo in rete. Un posto in cui vengo
a pensare per iscritto. E non è immune al mio periodico blocco.
Posso scriverci sopra tanto, anche fesserie. E poi fermarmi, a lungo.
E così è stato di recente, una volta di più.</span></p>
<p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEig9orbEfHxsdDazteMMXff9n2v5ZjE1EzitPB9GMmAjO4J3OB4SzO5xqtTR4b8YGuGGWJ3n3kqQr0iJjBHALu4B_nSLTkuhllYOvt6NoNobF3-8AbUzPJPZfdX4-_pLtO0j3i8BlV5wDPPnnOLfOK2k5F5eGVoyNIVgZkwiCF8pbiREjLJeJL4E8wyuqZo/s636/24bc8cadb8124a6ecbaf527a2f1ed082.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="494" data-original-width="636" height="249" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEig9orbEfHxsdDazteMMXff9n2v5ZjE1EzitPB9GMmAjO4J3OB4SzO5xqtTR4b8YGuGGWJ3n3kqQr0iJjBHALu4B_nSLTkuhllYOvt6NoNobF3-8AbUzPJPZfdX4-_pLtO0j3i8BlV5wDPPnnOLfOK2k5F5eGVoyNIVgZkwiCF8pbiREjLJeJL4E8wyuqZo/s320/24bc8cadb8124a6ecbaf527a2f1ed082.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ormai da anni scrivo per... parlare. Nel senso che ciò che scrivo è
progettato per finire in un video su Youtube o in podcast su Anchor
(ora acquistato da Spotify). Ed è su questo che nelle ultime
settimane mi sto trovando a rimuginare. Mi sento sempre più tentato
dal linguaggio del podcast, dalla voce senza corpo, dalle parole e
dai suoni che bastano a sé stessi. Tante volte mi son sentito dire
che i miei video sono ascoltati più che guardati. Una vera stoccata
per il sottoscritto, che spende ore a confezionare la parte grafica
sforzandosi di dare al proprio prodotto un look riconoscibile. Non
che per realizzare un podcast sia tutto in discesa. C'è comunque un
copione da scrivere, da leggere, le voci nella mia testa che tento di
replicare, le musiche scelte in base al tono del discorso e i mille
effetti sonori. Che posso farci? Tutto è iniziato dalla mia passione
per il teatro. Le prime cose che scrissi da ragazzo erano commedie.
Facevo impazzire i miei coetanei coinvolgendoli in improbabili
compagnie teatrali e dirigevo da solo spettacoli amatoriali in cui
spesso mi sentivo dare del regista tiranno. Colpa del mio
perfezionismo, fallace ma ostinato. Tutte cose che ancora oggi mi
porto dietro qualunque cosa faccia.</span><p></p>
<p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ma perché questo discorso? Considerato anche che questo blog, tra le
mie attività in rete, è sicuramente il palcoscenico meno seguito.
Non me lo scordo, eh! In passato ho scritto per anni su riviste
elettroniche. Sempre parlando di fumetti. E non ricevevo manco un
commento. Ma proprio zero. Nisba. Pacche sulle spalle dagli addetti
ai lavori, quelle sì. Ma nessuna interazione con il pubblico. Poi
arrivò il grande tubo, la chiusura della libreria Altroquando e la
mia definitiva trasmigrazione da “articolista” in “creator”,
qualunque cosa questo significhi. Giusto per sentirmi dire che
risultavo uno scrittore cui s'era rotta la tastiera, e che su youtube
mi stavo svendendo.</span></p>
<p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">
Ma si può?!</span></p>
<p align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Che devo dire? A te. Proprio te che mi
stai leggendo?</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Bravo, brava, brav<span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ə.
E grazie. Considerato che oggi comunicare scrivendo è diventato
veramente difficile se il tuo nome non è urlato dagli algoritmi in
home page blasonate. </span></span></span>
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E i podcast?</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Sono un mondo strano, in espansione
nel nostro paese e amatissimo all'estero. In realtà non dissimili da
certe esperienze radiofoniche, ma progettati per essere disponibili
in qualunque momento e su qualsiasi supporto. Insomma, qualcosa di
comodo. Un codice che (ci risiamo!) si presta a integrare scrittura,
idee, narrazione e... teatro.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Non si scappa, ritorno sempre lì.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Quello che faccio io, dopotutto, è
questo. Un teatro di narrazione che ha scelto il fumetto come spunto
di partenza, ma che si basa su affabulazione e divagazione. Qualcuno
potrebbe scegliere di chiamarla “divulgazione”. Beh, ci sta. Più
che altro lo spero.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Allora, se questo è un blog, un
diario, blablabla... perché non dovrei usarlo come tale? Scrivere a
ruota libera (come sto facendo) per inseguire idee e condividere la
confusione che ho in testa.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Caos con cui ora sto ammorbando te
che mi leggi... ammesso che tu ci sia ancora.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Qual è il problema?</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDJmmPN5bX3pmlEpOgGTU6nZRdRc70WfCvsuSg1sSRTD3gjH21G85Rp3KYkMA1dZqqZgzacAYG-kk9hx5YJF3cYAwZlJNElofYiMdElZJ8cjhq0p8wCnSpmiVSSwi2-y7ygpWl9HPuNUlSxIqCqrjmbiC7KJhdErDMrNXlKiSpY796p9J27tY23aekd4Ua/s640/24bc8cadb8124a6ecbaf527a2f1ed082.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDJmmPN5bX3pmlEpOgGTU6nZRdRc70WfCvsuSg1sSRTD3gjH21G85Rp3KYkMA1dZqqZgzacAYG-kk9hx5YJF3cYAwZlJNElofYiMdElZJ8cjhq0p8wCnSpmiVSSwi2-y7ygpWl9HPuNUlSxIqCqrjmbiC7KJhdErDMrNXlKiSpY796p9J27tY23aekd4Ua/s320/24bc8cadb8124a6ecbaf527a2f1ed082.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Io lo chiamo... l'ingorgo. Una
situazione di stallo in cui ciclicamente mi ritrovo impantanato.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Vorrei tanto andare avanti, ma non so
che direzione prendere. Nella produzione in rete, intendo. In genere
preparo una scaletta, un carnet di argomenti e progetti... che
consulto, affronto e depenno un po' alla volta. Ma le cose non vanno
sempre lisce.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' come avere tante voci nella testa
che parlano contemporaneamente. Tanti spunti, tanti argomenti che ti
si offrono e ti dicono: prendimi! Normale che subentri una certa
ansia da prestazione. In poche parole... l'esubero di pensieri, di
temi e di propositi, anziché foraggiare il mio lavoro finisce col
produrre un blocco. Un ingorgo, appunto, nel quale mi sento
intrappolato.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Questo blog è una sorta di spia rossa
del mio umore, dello stato di salute della mia creatività. E'
devastante, per me, contare quanti coccodrilli ho scritto nell'ultimo
anno. Artisti che ci hanno lasciato cui ho voluto dedicare almeno un
breve pensiero. E poco altro. O nulla.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDLyI8Z7-yoKtJ73WQXJbqVlZ1uND98A1PSzrhd3tIvbKBzexM6Ly_fbd5mXbH3VEWhFccg4zAbUvNAprNdqFHb9-Lnyv8VuApd2WpdTOTmYAEeQnmjZrF-Od7GTX-4wES3IeOcW4w6R7c8rlsqWpLdZB6Wb5Y4MAAiHs0UZ74_jT4bVN9MgUuNViTpmWq/s324/24bc8cadb8124a6ecbaf527a2f1ed082.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="306" data-original-width="324" height="302" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDLyI8Z7-yoKtJ73WQXJbqVlZ1uND98A1PSzrhd3tIvbKBzexM6Ly_fbd5mXbH3VEWhFccg4zAbUvNAprNdqFHb9-Lnyv8VuApd2WpdTOTmYAEeQnmjZrF-Od7GTX-4wES3IeOcW4w6R7c8rlsqWpLdZB6Wb5Y4MAAiHs0UZ74_jT4bVN9MgUuNViTpmWq/s320/24bc8cadb8124a6ecbaf527a2f1ed082.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />La recente scomparsa di
Alfredo Castelli, poi, mi ha colpito in modo particolarmente
violento. Non ho mai avuto il piacere di incontrarlo, ma per me era
come un vecchio zio che c'era sempre stato. Da bambino ero rimasto
affascinato dalle storie dell'Ombra negli inserti (i cosiddetti Albi
Avventura) del Corriere dei Ragazzi. Avevo seguito con piacere le
imprese degli Aristocratici e i contrappunti surreali dell'Omino
Bufo. E la rivista Tilt, le adorate strisce di Zio Boris... fino a
Martin Mystère, letto per la prima volta mentre svolgevo il servizio
civile come forestale nei boschi della Calabria.</span><p></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Alfredo Castelli, con la sua
prolificità di narratore, la sua competenza storica e l'allegria che
gli permetteva di disegnare e incidere nella memoria pur essendo
fuori da ogni canone tecnico, era come un punto fermo, un
irraggiungibile modello di creatività vulcanica, e sapere che non
c'è più mi addolora profondamente. Mi fa sentire vecchio e mi mette
davanti alla povertà di quanto sono riuscito a produrre nel corso
della mia esistenza. Lutto, insomma, per una persona che ho
conosciuto solo attraverso le sue opere e la costante presenza sulla
scena del fumetto.
</span></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">A pensarci bene, credo che
non mi capitasse da tanto di scrivere sul blog con questo tono. Da
vero e proprio diario, insomma. Diciamocelo, i blog sono
prevalentemente dei magazine dove troviamo raccolte recensioni di
cinema, di libri, di altro... o comunque dissertazioni su argomenti
specifici, in genere firmati da appassionati se non da chi è
professionalmente attivo in determinati settori.</span></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Io stesso, in passato
(probabilmente anche in futuro) mi sono dedicato alle recensioni.
Ogni tanto piazzando qualche racconto qua e là (madonna, da quanto
non ne scrivo?!) e supportando i miei impegni altrove, soprattutto
sul grande tubo.</span></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirx2qgw4MotvlOFXEwev8FavRcYQNHXJA0rTXjLHSTlGs4QAFk5I4mBDkrUR43Z6yoJy6q6eK7MmPfHbKg6n1hQW_wwzyv7sJGBz2xufZNMNHhJMm_iTd7DNWm7MUaNBlik1OW1EyMVyOGajYmnlCL9RGvt_ghsxXKcEdM8sPGYmqlaHE32Iqe19cZjBeh/s259/24bc8cadb8124a6ecbaf527a2f1ed082.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="194" data-original-width="259" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirx2qgw4MotvlOFXEwev8FavRcYQNHXJA0rTXjLHSTlGs4QAFk5I4mBDkrUR43Z6yoJy6q6eK7MmPfHbKg6n1hQW_wwzyv7sJGBz2xufZNMNHhJMm_iTd7DNWm7MUaNBlik1OW1EyMVyOGajYmnlCL9RGvt_ghsxXKcEdM8sPGYmqlaHE32Iqe19cZjBeh/w312-h234/24bc8cadb8124a6ecbaf527a2f1ed082.jpg" width="312" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ma <i>Cronache da un
Altroquando</i>, come ha preso a chiamarsi in anni più recenti,
nasceva come blog a supporto della nostra libreria. Per la funzione
di comunicare con la clientela, parlare della nostra attività,
presentare i nuovi arrivi e i nostri progetti culturali. A suo modo
un diario del capitano al comando di una bagnarola alla deriva in un
mare non sempre amichevole.
</span><p></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Perché oggi dovrebbe essere
diverso?</span></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Se mi stai leggendo,
prendilo come uno sfogo. Il tentativo di fare il punto. Perdonami. Ho
l'ingorgo in testa. Tutte le vetture intorno a me stanno
strombazzando, immobili e frustrate. Il livello di smog sale, e le
mie cellule grigie friggono come uova in padella.</span></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Non so cosa voglio, questo è
il problema. Da giovanissimo credevo di volere dedicare la mia vita
al teatro, alla scrittura e alla recitazione. Poi al giornalismo,
alla cronaca e al servizio dell'informazione. Infine ho preso a
lavorare in libreria, circondato prima da libri di narrativa, poesia
e saggistica. Quindi fumetti, fumetti e ancora fumetti.</span></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Fumetti... che sono stati
sempre nella mia vita, cadenzandola come un leitmotiv wagneriano. In
qualche caso in modo giocoso, in altre in termini quasi tragici.</span></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i>«Un tram che si chiama
Desiderio è un dramma che ha influenzato tutta la mia vita!»</i>
diceva la protagonista di <i>Tutto su mia madre</i> di Pedro
Almodovar. Per me sono stati i fumetti. Via di fuga durante
l'infanzia e la prima adolescenza, oggetto di riscoperta e
passepartout culturale nell'età matura e quindi oggetto di lavoro
(prima) e zattera di salvataggio (dopo).</span></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E cosa posso fare se non
rimanere aggrappato alla zattera? Prima o poi l'ingorgo dovrà
iniziare a sciogliersi, il traffico a fluire, e io finirò da qualche
parte. Dove non so... ma un posto ci sarà.</span></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Scusa se ti ho coinvolto in
questo delirio. Sono un soggetto complicato. E tutto sommato, mi
andava di scrivere, di parlare... anche di nulla.</span></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">O di tutto, non lo so. Ma
spero che ci risentiremo presto.</span></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-19734714698381359072024-02-07T12:50:00.005+01:002024-02-07T15:14:57.629+01:00Ciao, Pitore di Santini...<p></p><p align="LEFT" style="orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHvYFR2kRGOkLYjS8MXKnAPehHYFC8ja19ZcmdUCinjeH780VquJ65GERBXHWEwNYsZwxEfeC77DSk8Rks_9n1uZftupJ7I7UbDtJMlsBLC7uOPtte4jf2FD2jTxpmHdkfsf9MqcDedQYxbj71rEZ99mgqtv71dQl9T736G8BPN073UapwLgBKxlL8bHh2/s1200/omino-bufo-evidenza-def.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="261" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHvYFR2kRGOkLYjS8MXKnAPehHYFC8ja19ZcmdUCinjeH780VquJ65GERBXHWEwNYsZwxEfeC77DSk8Rks_9n1uZftupJ7I7UbDtJMlsBLC7uOPtte4jf2FD2jTxpmHdkfsf9MqcDedQYxbj71rEZ99mgqtv71dQl9T736G8BPN073UapwLgBKxlL8bHh2/w463-h261/omino-bufo-evidenza-def.jpg" width="463" /></a></span></span></div><span style="color: black;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /><span style="font-weight: normal;"><br /></span></span></span><p></p><p align="LEFT" style="orphans: 2; widows: 2;"><span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Ci ha appena lasciati Alfredo Castelli. Un gigante nel panorama del fumetto italiano.</span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyPUo0Pxg-TwVYy7GXy_uJPe8HzNWQv2bLBs86QJoIAgYNQOdMzAKZYoPoBO7TeDbRbooBOxI28cq3X0J0sw89fzRZpcw_9h352xNnJ_mYrl8lk1dMVPEHJOSYawYo46xYW2DUxhF0YOEOmz3GR6S7U9KuLjcVGq-_QIG9rkdQnYgK9qgqDz3B2Agdb3_J/s400/Coll2019_Ospiti_AlfredoCastelli_ABSTRACT.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="400" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyPUo0Pxg-TwVYy7GXy_uJPe8HzNWQv2bLBs86QJoIAgYNQOdMzAKZYoPoBO7TeDbRbooBOxI28cq3X0J0sw89fzRZpcw_9h352xNnJ_mYrl8lk1dMVPEHJOSYawYo46xYW2DUxhF0YOEOmz3GR6S7U9KuLjcVGq-_QIG9rkdQnYgK9qgqDz3B2Agdb3_J/s320/Coll2019_Ospiti_AlfredoCastelli_ABSTRACT.jpg" width="320" /></a></span></span></div><span style="color: black; font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;"><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">I
più giovani lo ricorderanno per </span><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><span>Martin
Mystère</span></i></span><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span><span>
e la forte impronta lasciata sulle edizioni Bonelli nel corso degli
ultimi quarant'anni. I meno giovani, come il sottoscritto, lo
ricordano in prima istanza per le sperimentazioni umoristiche quali
</span></span></span><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><span>Scheletrino</span></i></span><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span><span>,
striscia demenziale pubblicata in appendice a Diabolik, e a </span></span></span><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><span>l'Omino
Bufo</span></i></span><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span><span>,
che disegnava in prima persona firmando con lo pseudonimo sgangherato
di "Il Pitore di Santini". Una sfida culturale che avanti
nei tempi presentava uno stile abborracciato per portare avanti
invenzioni e provocazioni, nonché l'idea del fumetto come linguaggio
integrato, che va fruito nella sua complessità e non come una mera
somma delle parti.</span></span></span></div></span></span><p></p><p align="LEFT" style="orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: inherit; font-style: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"><span style="color: black;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></span></div><span style="color: black; font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigV5zgBXWToaVYo5sPa2-dUe6xf4nuieyw5j4_vREsKC868MpX1fxeeAvlY2mQhqOYBOvmhTAjjsCUS7hgQh9yUbHHmglm5ULnX2yhHuDQXnXrkd5o1jMDMhFhRv543dHkbIfCGsK-k_sv9qnkD88Xzgv7dZY_iXggFS4nyYecGAo-kG7sz7l2_iR0DHH_/s583/gli0.webp" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="526" data-original-width="583" height="289" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigV5zgBXWToaVYo5sPa2-dUe6xf4nuieyw5j4_vREsKC868MpX1fxeeAvlY2mQhqOYBOvmhTAjjsCUS7hgQh9yUbHHmglm5ULnX2yhHuDQXnXrkd5o1jMDMhFhRv543dHkbIfCGsK-k_sv9qnkD88Xzgv7dZY_iXggFS4nyYecGAo-kG7sz7l2_iR0DHH_/s320/gli0.webp" width="320" /></a></div>In veste di sceneggiatore, Castelli ha
scritto storie di personaggi popolarissimi: Tiramolla, Cucciolo e di
Topolino. Fondò le prime fanzine italiane dedicate ai fumetti,
</span></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">Comics
Club 104</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
e la rivista </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">Tilt</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
con Carlo Peroni, Mario Gomboli e Marco Baratelli. Contribuì in
collaborazione con Pier Carpi a fondare </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">Horror</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
la prima rivista italiana dedicata all'orrore sulla quale esordisce <i>Zio Boris</i>, striscia ideata da Castelli su disegni di Carlo Peroni, e in seguito portata avanti con le matite di Daniele Fagarazzi. Cronaca familiare di un mad doctor circondato da creature mostruose che riprendeva con humor tutto italiano lo spirito macabro e beffardo della Famiglia Addams. </span></span></span></span><div><span style="color: black;"><span style="font-size: medium;"><span><span style="font-family: inherit; font-weight: normal;">Altra pietra miliare è rappresentata dalla storie di <i>Otto Kruntz</i>, inventore tedesco sosia di Adolf Hitler, sempre disegnato da Fagarazzi, e delle sue devastanti macchine.</span></span></span></span></div><div><span style="color: black; font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Negli anni 70, sul </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">Corriere
dei Ragazzi</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">, Castelli creò numerosi personaggi destinati a mettere radici nella memoria di più generazioni. Ricordiamo tra i tanti, </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">l'Ombra</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
giustiziere a metà strada tra The Shadow e l'Uomo Invisibile di HG
Wells, e </span></span></span><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;">Gli
Aristocratici</span></i></span><span style="font-size: medium;"><span><span style="font-weight: normal;">,
indimenticabile clan di ladri gentiluomini. Due opere fondamentali che diedero inizio alla la sua storica collaborazione con il disegnatore
Ferdinando Tacconi. </span></span></span></span><p></p><p align="LEFT" style="orphans: 2; widows: 2;"><span style="font-size: medium;"><span style="color: black;"><span style="font-family: inherit; font-style: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span style="color: black; font-family: inherit;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJz6TddVTe2JuQ5N_vFjhdkx-XhwBaDgKHixijVTyxWezrjYuLvzsx-LPUk80OjRrohL2mnEmTw2V9Zddd_VAUvZRZQ687_J7-FebeT4Gz4H07FpXBSGhH6qCpeeLTi1w3bQ4y8B8is24bqncpNgJyRy2Ouri9a7bXTJRkx_9Ru93T2DjIbLPHxF0H7vfI/s670/omino-bufo-francesconi.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="203" data-original-width="670" height="138" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJz6TddVTe2JuQ5N_vFjhdkx-XhwBaDgKHixijVTyxWezrjYuLvzsx-LPUk80OjRrohL2mnEmTw2V9Zddd_VAUvZRZQ687_J7-FebeT4Gz4H07FpXBSGhH6qCpeeLTi1w3bQ4y8B8is24bqncpNgJyRy2Ouri9a7bXTJRkx_9Ru93T2DjIbLPHxF0H7vfI/w454-h138/omino-bufo-francesconi.jpg" width="454" /></a></span></span></div><p align="LEFT" style="orphans: 2; widows: 2;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVfLbkonUlSa7C1J1tedQInagQ6rx0K9HQulhYXRjnp60F5nF_qD9lf1EEstJlvo0aOfwjJPPTmnTWuN5ZDNtmidSvSSmuNfG6S8JowZ55ghJQ43UZrirGkutMDvkFVtRSNeEs1cGrppUKs6qBWgOMZomYWlc_t3pF_RsMrP6RFSDd9bg1PPLT0dRMGmtR/s400/xWi3Ow.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="281" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVfLbkonUlSa7C1J1tedQInagQ6rx0K9HQulhYXRjnp60F5nF_qD9lf1EEstJlvo0aOfwjJPPTmnTWuN5ZDNtmidSvSSmuNfG6S8JowZ55ghJQ43UZrirGkutMDvkFVtRSNeEs1cGrppUKs6qBWgOMZomYWlc_t3pF_RsMrP6RFSDd9bg1PPLT0dRMGmtR/s320/xWi3Ow.webp" width="225" /></a></span></div><p align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Odio scrivere coccodrilli. Si cede sempre alla tentazione di compilare delle cronologie se non degli sterili elenchi. E anche stavolta non è stato diverso. Perciò mi fermo qui.</span></span></p><p align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Aggiungerò solo che Alfredo Castelli è stato un
personaggio immenso, come autore, come saggista, come sperimentatore in tempi non
sospetti, come curatore e storico della Nona Arte. E chiuderò
ribadendo l'ovvio, ma anche la verità. Cioè che lascia un vuoto
incolmabile.</span></span></p>
<p align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; orphans: 2; widows: 2;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ciao,
Pitore di Santini. Il mondo del fumetto sarà più grigio senza di
te. Grazie di tutto.</span></span></p>
<p align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /><br />
</span></p>
<p align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Alfredo
Castelli – 1947 - 2024</span></span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">
</p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1iZob9ZKGTh3IYjl5a-g6tY1TmaIcstsmzSheYSC8NVdxwi3Izin2Y7QX6oVtCmQ93sSiwq5Pj2sjUJ5Ek9FIwrYvFfIyQna4zt-kqKyZ3uhzxs1LjJo9wraKxPS0NVhxnXmsA4lJswxA1akwNJhLm4kMdqF8lqm4RNlhNIddG_1mq0iLBaHdcKtSQYSn/s891/omino-bufo-tilt-1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="891" data-original-width="670" height="461" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1iZob9ZKGTh3IYjl5a-g6tY1TmaIcstsmzSheYSC8NVdxwi3Izin2Y7QX6oVtCmQ93sSiwq5Pj2sjUJ5Ek9FIwrYvFfIyQna4zt-kqKyZ3uhzxs1LjJo9wraKxPS0NVhxnXmsA4lJswxA1akwNJhLm4kMdqF8lqm4RNlhNIddG_1mq0iLBaHdcKtSQYSn/w347-h461/omino-bufo-tilt-1.jpg" width="347" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfkkSul76cwYeg0f6kefJJ43moxZDKlUqISBCHxt-M_Y_vxzQImxGpF43qHMMrODiVYZuiqHx1HiMVoMI1u1QZKbimetvER4A9OVUddlRxQxrrzb0aJORqfba8hAPef6H4Vic87I3melOkqw7Dr27_W5-L-HZySfrzBYG-n3LEeg7VmQASjxJZZXpZvTvc/s1750/cdr19730603_22_410.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /><img border="0" data-original-height="1750" data-original-width="1275" height="402" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfkkSul76cwYeg0f6kefJJ43moxZDKlUqISBCHxt-M_Y_vxzQImxGpF43qHMMrODiVYZuiqHx1HiMVoMI1u1QZKbimetvER4A9OVUddlRxQxrrzb0aJORqfba8hAPef6H4Vic87I3melOkqw7Dr27_W5-L-HZySfrzBYG-n3LEeg7VmQASjxJZZXpZvTvc/w324-h402/cdr19730603_22_410.jpg" width="324" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDMUav-nNwDEE2bSDEZ-zegsaAFsdWQ81SLvGZh4J1qPuvlIsydRfjfTkPAO7PMxYHOWmd49983MI6StiluUF-MbbNE2e2QFv4NRrH4QY5Ohco13Q84cuVajXRDoLrKl-TRa7Bjd14HNqYYQrnLNpEwgUuX5_9inTgd56UWxVed3sMQXurYMhrp5zkD7ev/s1750/cdr19730422_16_245.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="1750" data-original-width="1275" height="431" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDMUav-nNwDEE2bSDEZ-zegsaAFsdWQ81SLvGZh4J1qPuvlIsydRfjfTkPAO7PMxYHOWmd49983MI6StiluUF-MbbNE2e2QFv4NRrH4QY5Ohco13Q84cuVajXRDoLrKl-TRa7Bjd14HNqYYQrnLNpEwgUuX5_9inTgd56UWxVed3sMQXurYMhrp5zkD7ev/w314-h431/cdr19730422_16_245.jpg" width="314" /></span></a></div><br /></div>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-90427938234754965232024-02-05T10:31:00.002+01:002024-02-05T10:31:30.912+01:00Tanti auguri a me (su Youtube)<p><span style="font-size: medium;"> </span></p><p><span style="font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDFTQ1snj4LSGscviwXM1aqCgvoAqyv-b6Fk0OCqtRzkQxeVXgROBIAWeso4amBkejVNuhXAZB_B4mzRErpn8cNB680hYzHybS1caCJ_d-bbCxlF-PJ3l0x0ITbqTlg92dkc0CWcMO-gRfl0XCeC8Hn61se8Gr_dFjJ02NneD1HpbAoh_JuKlqLUS-LyOK/s1245/btmn.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="645" data-original-width="1245" height="271" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDFTQ1snj4LSGscviwXM1aqCgvoAqyv-b6Fk0OCqtRzkQxeVXgROBIAWeso4amBkejVNuhXAZB_B4mzRErpn8cNB680hYzHybS1caCJ_d-bbCxlF-PJ3l0x0ITbqTlg92dkc0CWcMO-gRfl0XCeC8Hn61se8Gr_dFjJ02NneD1HpbAoh_JuKlqLUS-LyOK/w522-h271/btmn.jpg" width="522" /></a></span></div><span style="white-space-collapse: preserve;"><p><span style="font-size: medium;">Youtube mi segnala che oggi il canale di Altroquando compie gli anni. Quanti, non lo so e non voglio contarli. Come dice chi so io: «Non si chiede l'età a una bella signora.»</span></p></span><p></p><span style="font-size: medium;"><span style="white-space-collapse: preserve;">Lo festeggio ricordando quello che credo sia in assoluto il video più visto. Non perché sia il più bello (personalmente ne preferisco altri), ma solo perché contiene il nome di Batman, e all'algoritmo piace così.</span><br /><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Tanti auguri a me. Su Youtube.</span></span><div><br /></div><div><br /></div>
<blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/rrLDqGDxgNM?si=gFQT9UYtI0nWggpM" title="YouTube video player" width="560"></iframe></blockquote>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-75371895794438610522023-12-19T10:45:00.003+01:002023-12-19T13:24:29.758+01:00Kang or not Kang<p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXSnu-dKjk6_rPWrjR_rOar0xjAZh4YiF5iudnuXEq6NY3OAfsDRDfy77VYMUukgs9-HBtXPHgzQMxaLgZkZoVJqTDdCMGtrJ-8GpyJAswqf-2hlNW68xhNgLyUr8gpR3GEEupLrFy97hOMajjApePFNcFKTphhlB_PXM2RG3a5nD5eZeyljdBfp1BwLda/s1194/Kang.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="671" data-original-width="1194" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXSnu-dKjk6_rPWrjR_rOar0xjAZh4YiF5iudnuXEq6NY3OAfsDRDfy77VYMUukgs9-HBtXPHgzQMxaLgZkZoVJqTDdCMGtrJ-8GpyJAswqf-2hlNW68xhNgLyUr8gpR3GEEupLrFy97hOMajjApePFNcFKTphhlB_PXM2RG3a5nD5eZeyljdBfp1BwLda/w473-h266/Kang.JPG" width="473" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /> <span style="white-space-collapse: preserve;">Ok, e adesso che si fa?</span></span><p></p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="white-space-collapse: preserve;">Jonathan Majors è stato definitivamente condannato per aggressione, e questo con molta probabilità, per non dire certezza, porterà a una correzione dei piani Marvel per l'immediato futuro dell'universo cinematografico.</span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Una prassi che trovo di un'ipocrisia sconcertante, ma che negli ultimi anni è diventata regola. Se hai un calo di popolarità, non importa se non in un ambito che riguarda la tua professione, sei rimosso dalla vetrina di mercato. C'è stato un tempo, almeno in Italia, in cui le cose andavano in modo diverso. Maurizio Costanzo uscì fresco e pettinato dalla vicenda della loggia P2, e così tanti altri. Sofia Loren fu prima arrestata, poi rimase latitante per anni per evasione fiscale, eppure continuò ad apparire in produzioni estere senza che la cosa scalfisse minimante la sua immagine di star. Roman Polansky fu accusato di stupro, un reato gravissimo. Il regista si rifugiò in Europa, ma la sua cattiva fama non pregiudicò in nessun modo la distribuzione e il successo dei suoi film in territorio americano. <br />Altre storie, altri tempi? In ogni caso oggi parliamo della Disney, la casa di tutte le famiglie, il volto pulito (?) dell'America e dei suoi valori più sacri. Insomma, uno che maltratta le donne, la cui responsabilità è ora passata in giudicato, la cuccia sacra di Topolino non lo può proprio gestire.</span></span><div><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;"><span style="white-space-collapse: preserve;"><br /></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="white-space-collapse: preserve;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTXEqbNr3d19rilPWcuGxjY2uDti8diJtkgn7idhxWO6bqcY0szOHjQI5G9qlU3hsovSsdABe3G68VMtUvVFFzzNqy2kNqVNc2bdnMuV4SM2NOjU0vPLv9xlBpkPcrgaTre-NCNi0dBVlqIz3AA6rGEwxbR3dmEo-6jUx773A5DWchFbDnB4E8pIyBOgg_/s960/960x0.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="960" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTXEqbNr3d19rilPWcuGxjY2uDti8diJtkgn7idhxWO6bqcY0szOHjQI5G9qlU3hsovSsdABe3G68VMtUvVFFzzNqy2kNqVNc2bdnMuV4SM2NOjU0vPLv9xlBpkPcrgaTre-NCNi0dBVlqIz3AA6rGEwxbR3dmEo-6jUx773A5DWchFbDnB4E8pIyBOgg_/s320/960x0.webp" width="320" /></a></div></span><span style="white-space-collapse: preserve;">Il punto che ci troveremo a discutere da qui ai prossimi mesi è però un altro. Che fare... non tanto di Jonathan Majors, ma di Kang, del suo personaggio, già controverso, e fondamentale nell'attuale fil rouge che attraversa il Marvel Cinematic Universe? Recenti rumors avevano parlato di sostituire il villain con un altro personaggio, forse Destino, altro grande cattivo delle saghe marvelliane. O magari qualcuno di totalmente nuovo. </span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">E un recasting? Mah! Boh! Uff! Grunt! Snort!</span><br /><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Personalmente, trovo l'avversione nei confronti del recasting qualcosa di infantile. L'attaccamento a una presunta perfezione-coerenza formale impossibile nella realtà, soprattutto in un contesto sfuggente e mutevole come quello delle produzioni cinematografiche e televisive seriali. The show must go on... ma ancora meglio... lo spettacolo richiede un certo sforzo partecipativo da parte del pubblico, della sua fantasia, della sua disposizione a credere a una storia. Qui no. Non si parla quasi neanche più di storia. Interessa a pochi. Si discute solo di forma, di facce, e di effetti speciali più o meno accettabili che tutti (dico tutti) si sentono qualificati ad analizzare nei minimi dettagli.</span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Il recasting è una poverata da soap opera, dicono alcuni. Cazzatona. Il recasting è una cosa normale, che può accadere, che accade, perché un attore-attrice può stancarsi, allontanarsi, ammalarsi, morire persino... e lo spettacolo, se paga, deve continuare. E' successo da sempre, e nessuna sala cinematografica è mai andata a fuoco per la sostituzione di uno o più interpreti. Anche in serie blasonate. Gli esempi non si conterebbero, ma mi sentirei stupido a farli, come se ce ne fosse bisogno.</span></span></span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="white-space-collapse: preserve;"><br /></span></span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRci7piR0w4G4HiyObPo6RfcPUrcxiZLyvG7ckSPGhDJJKGJx5w5bFhmDg8N4w_xF-uqgFypvF3kNdYI_mXyObxXiRV4NSxxQ9NL0THx_uYSxgZfQemlyspZRNAGhPdS0K8HySi4OkF3Oo1oQwp3UkrI8sqY-HkhyphenhyphenRGj7GgXtL4KO4oO4FOrPELmTM3MSu/s1200/Collage-Maker-16-Aug-2023-10-07-AM-808.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1200" height="221" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRci7piR0w4G4HiyObPo6RfcPUrcxiZLyvG7ckSPGhDJJKGJx5w5bFhmDg8N4w_xF-uqgFypvF3kNdYI_mXyObxXiRV4NSxxQ9NL0THx_uYSxgZfQemlyspZRNAGhPdS0K8HySi4OkF3Oo1oQwp3UkrI8sqY-HkhyphenhyphenRGj7GgXtL4KO4oO4FOrPELmTM3MSu/w441-h221/Collage-Maker-16-Aug-2023-10-07-AM-808.webp" width="441" /></a></div><br /><span style="white-space-collapse: preserve;"><br /></span><span style="white-space-collapse: preserve;">Quindi che fare? Sostituire Jonathan Majors? Per quanto mi riguarda sarebbe l'unica cosa da fare, se proprio si vuole. E amen!</span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">E sostituire il personaggio? Introdurre un nuovo soggetto nel grande gioco?</span><br /><br /><span style="white-space-collapse: preserve;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjV4DTxnF9JLpYUROEI15TVAK8sAm1ayDkyo1iE5-4zY1j7tQ1f6ZlOi5mfgkCIMToY4JI7r9tZjDKQMUUaA3zYJzxBSZLj8O-yrC9Wt8cgtEvc78Liy4JBSpAxh8e8tftHtQHoDBx2yMm0ID0lTVftD38QdOLPnZ8sAn9obB3jUyAo0WrpIlRVmY1WpMbv/s1200/Jonathan-Majors-Kang-the-Conqueror.webp" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1200" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjV4DTxnF9JLpYUROEI15TVAK8sAm1ayDkyo1iE5-4zY1j7tQ1f6ZlOi5mfgkCIMToY4JI7r9tZjDKQMUUaA3zYJzxBSZLj8O-yrC9Wt8cgtEvc78Liy4JBSpAxh8e8tftHtQHoDBx2yMm0ID0lTVftD38QdOLPnZ8sAn9obB3jUyAo0WrpIlRVmY1WpMbv/s320/Jonathan-Majors-Kang-the-Conqueror.webp" width="320" /></a></div>Ehmm... Sicuri sicuri? La saga del multiverso, sempre a mio modestissimo avviso, è una delle cose più pasticciate, confuse, contraddittorie, antipatiche, mal scritte degli ultimi anni. Anche in un contesto "easy" quali sono i film di supereroi, che (lo ribadisco... io la penso così) non seguono lo stesso criterio di sospensione dell'incredulità di altri racconti cinematografici. Sono un giocattolo dalle dinamiche tutte sue.</span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Intervenire in corso d'opera in un lavoro già così ingarbugliato e (diciamolo!) poco interessante, dubito molto possa essere salutare. Il rischio di annacquare un vino già di per sé scadente è davvero alto. Voterei, dunque, per un recasting e una conclusione quanto più definitiva della parentesi Kang-multiversale. Anticipata? Magari. La vedo come un'eutanasia necessaria, la soppressione di un prodotto nato deforme e sofferente la cui agonia (condivisa da una vasta fetta di pubblico) potrebbe giungere a un'anticipata, pietosa conclusione. Le ragioni ci sarebbero tutte, e tutte etiche.</span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">L'introduzione in extremis di un nuovo villain, temo non farebbe che infettare ulteriormente il bubbone già purulento, confondere acque già torbide, e partorire un altro povero mostro disgraziato.</span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">No, decisamente, all'inserimento frettoloso di Destino, personaggio dal grande potenziale che gradirei vedere esordire ed evolvere in tempi razionali. Magari nel futuro, ancora misterioso (e pericolosissimo) rilancio dei Fantastici Quattro al cinema.</span><br /><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Ma qua si chiacchiera di aria fritta. E' sempre così.</span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">A ciascuno il suo, d'altronde. E ricordiamo che quello sotto scopa, al di fuori di queste speculazioni, rimane Jonathan Majors, che con una condanna per aggressione sulle spalle adesso avrà ben altre gatte da pelare.</span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">A noi restano i fumetti, il cinema... e il nostro parlare di nulla. </span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Perché... ammettiamolo, ci piace farlo.</span></span><br /></div>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-1876218564097724332023-12-16T10:49:00.001+01:002023-12-16T20:13:05.952+01:00Tumbbad<p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOm9_6WkdfiR8RKyinlPX3CwpLlQwG1HfpL_Ijn7zVX78o7Jky5Fmm9LTnzz15tH0S485u8hwWkSVxoQU-yERn2EewlMM7uLOaa8tUTT6_Y4_y7tJZDhoORa6i57E1_qasaXE2dtOCtiHyd0AxJk1GylkMBFK09VOmhNAYXgEg_RgwAS9XX7eqgDXVDIpy/s2996/MV5BYmQxNmU4ZjgtYzE5Mi00ZDlhLTlhOTctMzJkNjk2ZGUyZGEwXkEyXkFqcGdeQXVyMzgxMDA0Nzk@._V1_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2996" data-original-width="2100" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOm9_6WkdfiR8RKyinlPX3CwpLlQwG1HfpL_Ijn7zVX78o7Jky5Fmm9LTnzz15tH0S485u8hwWkSVxoQU-yERn2EewlMM7uLOaa8tUTT6_Y4_y7tJZDhoORa6i57E1_qasaXE2dtOCtiHyd0AxJk1GylkMBFK09VOmhNAYXgEg_RgwAS9XX7eqgDXVDIpy/w297-h424/MV5BYmQxNmU4ZjgtYzE5Mi00ZDlhLTlhOTctMzJkNjk2ZGUyZGEwXkEyXkFqcGdeQXVyMzgxMDA0Nzk@._V1_.jpg" width="297" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">“<i>Tumbbad</i>”, è un film horror
indiano del 2018, diretto dall'esordiente Rahil Ani Barve.
Naturalmente inedito nel nostro paese, ha però spopolato in più
festival in giro per il mondo raccogliendo consensi a Sitges, alla
75a Mostra del Cinema di Venezia, al Brooklyn Horror Film Festival e
molti altri, ottenendo un consenso raro sulla scena internazionale
per una produzione di Bollywood. A riguardo, la sua natura è
controversa, in quanto si discute se collocarlo sotto l'etichetta di
Bollywood o quella di film Marathi, lingua parlata in India da
un'alta percentuale di popolazione e utilizzata in una cinematografia
peculiare, nonché in molta letteratura, tra cui il romanzo dello
scrittore Narayan Dharap, cui “<i>Tumbbad</i>” si ispira. Resta
il fatto che la sua origine hindi gli ha precluso la distribuzione
nelle sale occidentali, per niente interessate a concedere spazio a
pellicole estranee alle più collaudate dinamiche commerciali.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIOi7C4m0e1lgHiNKYz28TbZ8IUQJizSg166mJw6-MygDcPhvLVCMdmMyO6ojY5is9avdRp1wm7xZKOXfVTANpF8KGEEpmjanlmZTvABonxUC6N7Z8VV3QFuOc4Jzyrb9OBPkHqxxs7TEhHrMViKaFPkLA9MtmXub4t3OEMx0WZ_-D5DTh68gNYN38vS39/s945/Cattura.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="551" data-original-width="945" height="262" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIOi7C4m0e1lgHiNKYz28TbZ8IUQJizSg166mJw6-MygDcPhvLVCMdmMyO6ojY5is9avdRp1wm7xZKOXfVTANpF8KGEEpmjanlmZTvABonxUC6N7Z8VV3QFuOc4Jzyrb9OBPkHqxxs7TEhHrMViKaFPkLA9MtmXub4t3OEMx0WZ_-D5DTh68gNYN38vS39/w448-h262/Cattura.JPG" width="448" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>Ed è l'ennesimo peccato, perché
“<i>Tumbaad</i>” è un film splendido in ogni sua singola parte.
Nella sua natura di racconto fantastico e storico, pauroso e
politico, e nella spettacolarità di un cinema che pur non giovandosi
di cifre da blockbuster è in grado di invadere gli occhi e l'anima
dello spettatore e mettere radici anche a visione conclusa.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgszDdYQp_RV2IQ6qXm1ZJ59FXQfnWwMtjCnE3NFEEJyBYJvsR4CwLdp1k_hfo4SfpknYV24m3ShhPXf3K1Ojm3kGfUoNR1-Skwk7HpDHtAcIJhLVfzv3P2RH9xUD7_IHbb7KeGUt6RRLTxzM53s_71LTsqO7Ud9jVzz_IAoXe262FFQBxB_TR2NqOyl4La/s600/main-qimg-2e44c415d44b802b3575ebd36d8dc25f.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="327" data-original-width="600" height="174" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgszDdYQp_RV2IQ6qXm1ZJ59FXQfnWwMtjCnE3NFEEJyBYJvsR4CwLdp1k_hfo4SfpknYV24m3ShhPXf3K1Ojm3kGfUoNR1-Skwk7HpDHtAcIJhLVfzv3P2RH9xUD7_IHbb7KeGUt6RRLTxzM53s_71LTsqO7Ud9jVzz_IAoXe262FFQBxB_TR2NqOyl4La/s320/main-qimg-2e44c415d44b802b3575ebd36d8dc25f.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">1918, nel piccolo e miserando villaggio
di Tumbaad, la madre del giovane Vinayak si prende cura, di un
vecchissimo signorotto locale. Assistenza che include anche favori
sessuali. La cosa va avanti da anni, e dalla relazione sono nati lo
stesso Vinayak e un fratellino più piccolo. La famiglia della donna
è considerata pariah e i tre vivono in condizioni di estrema
povertà, sopravvivendo con le misere risorse che la madre riceve
dall'anziano protettore. Nel palazzo dell'uomo si dice sia nascosto
un tesoro inestimabile, oggi testimoniato da un'unica, pregiatissima
moneta d'oro che il vegliardo ha promesso alla donna in cambio dei
suoi servigi, ma che finora non le ha mai permesso di toccare. Tra le
incombenze della donna c'è anche quella di prendersi cura della
bisnonna dell'uomo. Una creatura decrepita e mostruosa, forse
immortale, che passa la maggior parte del tempo dormendo e viene
nutrita per mezzo di un imbuto. Un giorno, il fratellino di Vinayak
ha un incidente e la madre è costretta a portarlo d'urgenza da un
medico abbandonando le sue mansioni quotidiane. Toccherà
all'inesperto Vinayak dare da mangiare alla vecchia strega, che
rimasta sola col bambino, per la prima volta dopo tanto tempo, apre
gli occhi...</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIjnW7h61ol9UH86K20qQxLvq4XKAP8WxvfUV732JO_ToobZOxyviXCIqoYAbV_kMcpyPuYthNAC3LG0yDDC_vUVOHYoKhK1MBsxrR8in3L6IhzZvsPccAGYJLnvSXOORWnD7yLa4LdOYnMbQRGnwpNFA0tLYS-MTr-179YDM8XoIvGe5ZEl1EpVoezNqx/s759/Tumbbad-Mythology-Doll.webp" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="422" data-original-width="759" height="178" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIjnW7h61ol9UH86K20qQxLvq4XKAP8WxvfUV732JO_ToobZOxyviXCIqoYAbV_kMcpyPuYthNAC3LG0yDDC_vUVOHYoKhK1MBsxrR8in3L6IhzZvsPccAGYJLnvSXOORWnD7yLa4LdOYnMbQRGnwpNFA0tLYS-MTr-179YDM8XoIvGe5ZEl1EpVoezNqx/s320/Tumbbad-Mythology-Doll.webp" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">“<i>Tumbbad</i>” si presenta come
un folk horror, ma forse gli si addice più la definizione di dark
fantasy, in quanto è una fiaba nerissima e crudele, che intreccia la
mitologia (in questo caso fittizia) e il racconto morale su uno
sfondo storico suggerito ma comunque rilevante. Siamo in presenza di
un film generazionale, che si apre sulle vicende di una povera
famiglia in un angolo dell'India coloniale, attraversa il periodo
della resistenza e del cammino politico del Mahatma Gandhi e si
conclude all'indomani della rinconquistata indipendenza del paese dal
governo britannico.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' anche un film dall'evidente eco
lovecraftiana, dove ai miti dell'orrore dello scrittore di
Provvidence si sostituiscono elementi della cultura indiana e la
temibile divinità Hastar, personificazione dell'avidità umana di
cui solo pronunciare il nome porta disgrazia. Un orrore cosmico dalla
valenza allegorica, reso per mezzo di una delle scenografie più
suggestive e disturbanti che siano mai apparse sullo schermo.
</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixJOaNNY6SUUL2IHFvepDPvTgNOiDTPl7xwZBMpDmQyM9GnwF2TFVY0bmi9cBgcsLWUfYrFrTintYs-r1Tkr6AGON_xuUFIE_5zU7krXgVb9T2xDXWmCluar_vkMtexp7t7HFo5KeoatIHojtNDXtaI7Kdt2YmTpAY1LvfEKkQSo8BXhMi5Phznrl0UI_y/s1000/fa6cc61b-c2c0-44c3-8640-191cf5ef93be.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="719" data-original-width="1000" height="291" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixJOaNNY6SUUL2IHFvepDPvTgNOiDTPl7xwZBMpDmQyM9GnwF2TFVY0bmi9cBgcsLWUfYrFrTintYs-r1Tkr6AGON_xuUFIE_5zU7krXgVb9T2xDXWmCluar_vkMtexp7t7HFo5KeoatIHojtNDXtaI7Kdt2YmTpAY1LvfEKkQSo8BXhMi5Phznrl0UI_y/w405-h291/fa6cc61b-c2c0-44c3-8640-191cf5ef93be.jpg" width="405" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>Hastar è un'invenzione letteraria, ma
la sua presenza nel racconto è perfettamente giustificata dalla
narrazione di un mito ancestrale che fa del personaggio uno dei
demoni più spaventosi che si possano incontrare. Divinità in
catene, imprigionata per i suoi peccati dai numi della tradizione e
condannata a essere dimenticata dall'umanità, ma eternamente in
agguato nelle viscere della terra. La figura di Vinayak, prima
fanciullo, poi uomo, è l'archetipo fiabesco del personaggio audace e
determinato, le cui ossessioni innescano una spirale sinistra di
eventi a orologeria. Non è un caso che in tanti abbiano paragonato
alcuni aspetti del film di Rahil Ani Barve alle opere di Guillermo
Del Toro, filmografia dove il fantastico e il macabro fanno da
lanterna magica a dolenti pagine di storia e a una natura umana
sostanzialmente fallace.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLH9H_8jz2ia59cUZUinFoT88T3IcRFs-cyXw4RzHEdpgs2EfOdF2Mhk2RWaspVpTQbkwLl9m7dM7Xqep4Fpyx0t6sE9_WptNPTd56Gm-ZM-ldIbtugVy5hbDGzefpFKYHrlEyZJNPu-3e88hmh3CDbGIHoE7hGDp8YV2Lyc9uy6woEYHawAPpuheNDuvt/s640/7c20c4_bda507b4425d4b5e9a953e6b21aa75cf~mv2.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="640" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLH9H_8jz2ia59cUZUinFoT88T3IcRFs-cyXw4RzHEdpgs2EfOdF2Mhk2RWaspVpTQbkwLl9m7dM7Xqep4Fpyx0t6sE9_WptNPTd56Gm-ZM-ldIbtugVy5hbDGzefpFKYHrlEyZJNPu-3e88hmh3CDbGIHoE7hGDp8YV2Lyc9uy6woEYHawAPpuheNDuvt/s320/7c20c4_bda507b4425d4b5e9a953e6b21aa75cf~mv2.webp" width="320" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">“<i>Tumbbad</i>” è un film di
spavento, avventuroso, mitico, sociale... ed è un film incantevole,
fatto di suggestioni oscure, fiabesche. Insomma, un gran film che
merita di essere visto.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un film invisibile in Italia, che per
essere recuperato rende necessario rivolgersi ai folletti
dell'Internet se non al terribile e dimenticato nume Hastar. Se si
cerca bene, esistono anche degli ottimi sottotitoli in italiano.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-45109658126643621812023-12-10T12:22:00.000+01:002023-12-10T12:22:14.040+01:00Doctor Who: The Giggle<p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqj2OvWpt3yBrBC_M4iJVk_MiLFC7HkaXaXl5yrzocs9yhXBwZXfCH1hkqx-DRA70cNQKQ8aikYYu6djDjZ7UjDhB2QWzusk2aSWDwc3OkmSqRh_hXgaeOv92eBop-o6_t5YaPX54zkABrYCR_UCopFzMGf0Y6r7HFZ_v8KD3_LbY7OxJdaTnoiuQXvwvX/s1620/F-ANkKwWcAA_GH9.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1620" height="290" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqj2OvWpt3yBrBC_M4iJVk_MiLFC7HkaXaXl5yrzocs9yhXBwZXfCH1hkqx-DRA70cNQKQ8aikYYu6djDjZ7UjDhB2QWzusk2aSWDwc3OkmSqRh_hXgaeOv92eBop-o6_t5YaPX54zkABrYCR_UCopFzMGf0Y6r7HFZ_v8KD3_LbY7OxJdaTnoiuQXvwvX/w435-h290/F-ANkKwWcAA_GH9.jpg" width="435" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Si conclude con </span><i style="text-align: left;">“The Giggle”</i><span style="text-align: left;">
la celebrazione del sessantesimo genetliaco di </span><i style="text-align: left;">“Doctor Who”</i><span style="text-align: left;">,
il longevo serial della BBC, il cui primo episodio andò in onda nel
lontano 1963 e che tanto successo ha mietuto nel corso dei decenni,
subendo un temporaneo arresto, qualche scossa in corsa, ma riuscendo
comunque a tenersi a galla fino a oggi.</span></div>
</span><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Che dire? Wow! Un senso di vertigine,
tanta curiosità, e... l'esordio di Ncuti Gatwa nel ruolo del
Dottore.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwrx3k_FK-raEFM-Zcp9mCPOjzHoSaKOOtRy12mbRudUHhQiqagIVJB5JwJ1vNp42o7VrZeSrkH29C16QBBSCT4XkL2DVbpbknIqoMytZA3oh-7bvBZl8rK_zuz6qZXpjxdCH0g-G_gFqQfSmCRdVhhGtLacfGL-9ES3WYKW4XZ_pVvR1bAiEdzybC6ut9/s1920/story-background-thegiggle-6f7fa39438.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="850" data-original-width="1920" height="142" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwrx3k_FK-raEFM-Zcp9mCPOjzHoSaKOOtRy12mbRudUHhQiqagIVJB5JwJ1vNp42o7VrZeSrkH29C16QBBSCT4XkL2DVbpbknIqoMytZA3oh-7bvBZl8rK_zuz6qZXpjxdCH0g-G_gFqQfSmCRdVhhGtLacfGL-9ES3WYKW4XZ_pVvR1bAiEdzybC6ut9/s320/story-background-thegiggle-6f7fa39438.jpg" width="320" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il terzo dei tre speciali
caratterizzati dal ritorno di David Tennant nei panni del
quattordicesimo Dottore, dopo essere stato l'amatissimo decimo,
chiude la trilogia in modo pirotecnico, e con una commistione tra
vecchio, mediano e nuovo che lascia frastornati, ma anche curiosi di
vedere come lo show andrà avanti.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ormai è evidente che Russell T.
Davies, artefice del primo rilancio della serie avvenuto nel 2005, si
è messo comodo al timone di questo nuovo corso, riportando in scena
atmosfere e situazioni collaudate, ma intenzionato anche a
sperimentare. Lo dimostra il ritorno in scena di Mel Busch, compagna
del sesto e del settimo Dottore, sempre interpretata dall'attrice
Bonnie Langford, e soprattutto del Giocattolaio, avversario comparso
nella terza stagione dello show, nel 1966, e scontratosi con il primo
Dottore a pilotare il Tardis, il venerando William Hartnell.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpugYbF3jxj5BPo1qSfmeeiJmYgDXq5t3BJl53qGcQaBxKwGMKHPSbGjq4HgiEGXsL13VbFg7CJk48cpB9KIQVAbbTqqFweGlkgKUwCjeQUABUznR2yeJ8mV9fbprXtSD8uLnViM7RYSlbZfQS3tS3oKjprNVYmMt6c0N-6WXLQPn5mYaAv1SxLfiWCNT7/s800/Neil-Patrick-Harris-as-The-Toymaker-in-Doctor-Who-The-Giggle-Clare-Street-Bristol-photo-James-Pardon-BBC-800x450.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="241" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpugYbF3jxj5BPo1qSfmeeiJmYgDXq5t3BJl53qGcQaBxKwGMKHPSbGjq4HgiEGXsL13VbFg7CJk48cpB9KIQVAbbTqqFweGlkgKUwCjeQUABUznR2yeJ8mV9fbprXtSD8uLnViM7RYSlbZfQS3tS3oKjprNVYmMt6c0N-6WXLQPn5mYaAv1SxLfiWCNT7/w428-h241/Neil-Patrick-Harris-as-The-Toymaker-in-Doctor-Who-The-Giggle-Clare-Street-Bristol-photo-James-Pardon-BBC-800x450.jpg" width="428" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Parliamo di un ciclo di tre episodi
intitolato <i>“The Celestial Toymaker”</i>, i cui primi due
capitoli sono andati, aimé, perduti e oggi esistono solo in forma
novellizzata. Sopravvive l'ultimo segmento della trilogia, in cui il
Dottore e i suoi due compagni dell'epoca, Dodo e Steven, si
scontravano con la potente entità chiamata Toymaker, che allora
aveva il volto dell'attore britannico Michael Gough (lo ricordiamo,
tra le tante apparizioni, nel ruolo di Alfred Pennyworth, nei due
Batman di Tim Burton e nei successivi capitoli diretti da Joel
Schumacher).</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaXjvSXByX8p0vWhiCSaEpmveB3y-UHOWYQWk1K3gTqBY8RP5w6X71NxJ9900Djopatu8JLFD9B5zT3kYum6d8NV4GsfZ_Fc6qdHFTUeIFqjzy5jO4g24MkmIJQiureayrjEFZYJQqbOC3446kco5YvjsuJGHwMrbPMu0PxWmDysRBxjF3Fs8KXrW03OsC/s590/Doctor-who-60th-anniversary-special-the-giggle-neil-patrick-harris-5103354.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="350" data-original-width="590" height="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaXjvSXByX8p0vWhiCSaEpmveB3y-UHOWYQWk1K3gTqBY8RP5w6X71NxJ9900Djopatu8JLFD9B5zT3kYum6d8NV4GsfZ_Fc6qdHFTUeIFqjzy5jO4g24MkmIJQiureayrjEFZYJQqbOC3446kco5YvjsuJGHwMrbPMu0PxWmDysRBxjF3Fs8KXrW03OsC/s320/Doctor-who-60th-anniversary-special-the-giggle-neil-patrick-harris-5103354.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il Giocattolaio, creatura antica e
quasi onnipotente, al di là di ogni etica, che esiste solo in
funzione dell'azzardo del gioco, del divertimento e del puro caos. Un
essere che sotto alcuni aspetti potrebbe rammentare per poteri e
caratterizzazione Mr. Mxyzptlk, il diavoletto dimensionale nemico di
Superman, e che oggi ha il volto di uno scatenato Neil Patrick
Harris, perfettamente a suo agio in un ruolo insinuante e temibile.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="text-align: left;">Riesumare un villain così classico,
finora mai ricomparso nella serie classica né in quella revival, non
è una scelta casuale. Davies, dicevamo, parla di passato e futuro,
di canone e di rovesciamento delle prospettive. Da un lato si
dimostra uno dei migliori architetti possibili cui affidare le sorti
dello show (Chris Chibnall, con le sue innovazioni fallimentari, è
già un pallido ricordo). Dall'altro, si rivela pronto a svecchiare i
moduli e prendere il largo facendo tesoro dei nuovi mezzi a sua
disposizione.</span></span></div><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJLfrg_4kr_yXoVF3nYnoW8PEWaOSzTEA-ByFdpJ85BmzFjPDmnLwb2SwXv3zAwjYavYxsslvBwoRxTR3ECcLkE7q1gI8T5Dwjg7g4qmm894Ut4wS41PYFfuaKR5WH73NYjyfTRzIwh2y-7FQ4OTQLHW_GuBdQWnVZLVLMXcWO0y0QjXswiadki5xckVZ2/s980/450937-d484e71.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="654" data-original-width="980" height="214" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJLfrg_4kr_yXoVF3nYnoW8PEWaOSzTEA-ByFdpJ85BmzFjPDmnLwb2SwXv3zAwjYavYxsslvBwoRxTR3ECcLkE7q1gI8T5Dwjg7g4qmm894Ut4wS41PYFfuaKR5WH73NYjyfTRzIwh2y-7FQ4OTQLHW_GuBdQWnVZLVLMXcWO0y0QjXswiadki5xckVZ2/s320/450937-d484e71.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">“<i>The Giggle”</i> è un vero
caleidoscopio. Tra gli ingredienti troviamo l'horror (che nelle
avventure del Timelord è di casa) e la satira sociale, con un fugace
ma corrosivo riferimento alla pandemia da Covid-19 e a certo
complottismo (scommetto che qualcuno si incazzerà). L'elemento
gotico si esprime al meglio parlando di giocattoli e di temi
infantili che diventano sinistre sfide. Lo stesso primo incontro con
il Toymaker, in fondo, echeggiava il modello di gioco mortale che
oggi conosciamo bene grazie a film e prodotti seriali di successo
come <i>“As the Gods Will”</i>, <i>“Alice in Borderland”</i>
e soprattutto il gettonatissimo <i>“Squid Game”</i>.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' quasi una resa dei conti con un
discorso lasciato in sospeso tanto tempo fa, ma anche la ricerca di
una linea di demarcazione e di un nuovo punto di partenza. Tutto
deve restare simile affinché lo show non si snaturi e vada avanti,
ma nello stesso tempo deve cambiare pelle. Vecchi avversari che
risorgono, altri nascosti nell'ombra, veloci riassunti delle saghe
precedenti... e il nuovo Dottore, il Quindicesimo, pronto a iniziare
il suo viaggio.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdaWPLOXHvrj9RaCvCnOxKmUia-avYj7q0xpXAeDwvIONbWzyB-oQY57Vy_F0g7N-coAftqjPZTmMPeBbtDh0jXHaihpu_cCzlFBs5OPd6U3EqlranaMlP4NheQnz_MkW9ComuCSUzsLAyZT3p0HnJ8qgtgN0hHifTs2mybvwzPsErw_s7IjlEvink4lj5/s1600/doctor-who-speciale-the-giggle-recensione_jpeg_1600x900_crop_q85.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdaWPLOXHvrj9RaCvCnOxKmUia-avYj7q0xpXAeDwvIONbWzyB-oQY57Vy_F0g7N-coAftqjPZTmMPeBbtDh0jXHaihpu_cCzlFBs5OPd6U3EqlranaMlP4NheQnz_MkW9ComuCSUzsLAyZT3p0HnJ8qgtgN0hHifTs2mybvwzPsErw_s7IjlEvink4lj5/w399-h224/doctor-who-speciale-the-giggle-recensione_jpeg_1600x900_crop_q85.webp" width="399" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>Il twist finale proposto da Russell T.
Davies può risultare ostico da mandare giù. Io stesso, inciampato
mesi fa in uno spoiler precoce, non so dire quanto mi senta convinto.
Tutto sta a vedere come sarà gestita la cosa in futuro. In nostro
aiuto, però, accorre una riflessione che mi è molto cara. E cioè
che le storie non contano solo per gli accadimenti che ci mostrano,
ma vivono nei simboli che ci invitano a interpretare. L'invenzione di
Davies per traghettare il ciclo precedente verso la nuova stagione
(che ricordiamo: sarà indicata come Prima e non come
quattordicesima, secondo la numerazione del revival), si presta a una
lettura fortemente allegorica. Lo show, sembra dirci Russell T.
Davies, aveva bisogno di tagliare un traguardo, ribadire alcuni
principi fondamentali cui resterà sempre fedele, ma anche di
prendere il volo alla scoperta di nuove direzioni da scoprire. Il
temporaneo ritorno di Catherine Tate e la sua rinnovata condizione di
compagna del Dottore, ha la medesima funzione del recupero di David
Tennant come protagonista. L'esigenza umanissima di avere un lieto
fine, un punto di arrivo, il raggiungimento di un porto sicuro in cui
fermarsi e godersi un meritato pensionamento. Ad andare avanti ci
penseranno le prossime generazioni.</span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7R6uKKeH-J9VVDQ9OBMAm7qzzVO_MpmmraY6IvSQUZSyBVZRW03xsV4N2vmqV1npG0UmWHCCctZoXKLCYRBPhYYLqQ3ds0FkWJXxiVGcgbvBZQYseXH86MVHzNsRe9FwHRJ3ct2rxhfrGeGYwM8-zqOJjdDt_AxGH0tjbcCPMWogZeWjDA8xW06PyozjZ/s1320/Cattura.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="826" data-original-width="1320" height="232" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7R6uKKeH-J9VVDQ9OBMAm7qzzVO_MpmmraY6IvSQUZSyBVZRW03xsV4N2vmqV1npG0UmWHCCctZoXKLCYRBPhYYLqQ3ds0FkWJXxiVGcgbvBZQYseXH86MVHzNsRe9FwHRJ3ct2rxhfrGeGYwM8-zqOJjdDt_AxGH0tjbcCPMWogZeWjDA8xW06PyozjZ/w371-h232/Cattura.JPG" width="371" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifh8duO6zaAg6WLRJPONWCrpx_FnnmZ9PxVHXIGdeDgK4sVL0N_CtXWB3DvY7jCx9AAYW-9KOzXjyfp2bdzlTJ3fUKWRxqh09y-dHxxbH_uxHgrxZlXlTenyhRRs-luuACiWAujcXBPcUpDwnBF4Z61eNjb0-ltSoKN8dvO1ZgTldES0ps_dx11_qlxyU2/s800/mel-4.webp" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifh8duO6zaAg6WLRJPONWCrpx_FnnmZ9PxVHXIGdeDgK4sVL0N_CtXWB3DvY7jCx9AAYW-9KOzXjyfp2bdzlTJ3fUKWRxqh09y-dHxxbH_uxHgrxZlXlTenyhRRs-luuACiWAujcXBPcUpDwnBF4Z61eNjb0-ltSoKN8dvO1ZgTldES0ps_dx11_qlxyU2/s320/mel-4.webp" width="320" /></a></div>Non si tratta solo di salutare la
parentesi firmata da Chibnall, ma anche quella scritta da Steven
Moffat, ribadendo che il Dottore è un'idea, un'invenzione anarchica
in continua evoluzione, e pertanto è libero da qualsiasi vincolo di
continuity, pur riservandosi nostalgiche reunion di quando in quando.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Lo scrittore Neil Gaiman, nel suo
<i>“Sandman”</i>, a
conclusione del ciclo intitolato <i>“La stagione delle nebbie”</i>,
scrive che chiunque può avere la sua storia a lieto fine. E'
sufficiente trovare un cielo azzurro, un prato verde, un luogo dove
ci si sente in pace. Sedersi, guardare il tramonto e semplicemente...
smettere di leggere.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Qualcosa che nella vita reale non è
possibile, ma che la fantasia e una brillante scelta di scrittura
possono realizzare. Sempre che la smania di spin off non ci metta del
suo. Ma questo è tutto da scoprire.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB1KtqoZ3RgIWU8Dv1vfC1bb1Kbzw8Exq1E4RuYyTDoGWAr89FtRIWl5uZqfar04FonKIdphfU5Wu2UTDZsgjSSENbS-4pJup_p-TpkEisjNbrwXjDfHHlmcO7Ktd_phuyEG-8kNoEubCfa-mAy4uH299xYiqF_DJ9ZH0kWhBZRSxzh14R1K6pnFXHwxSt/s980/doctor-who-ncuti-gatwa-328a281.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="654" data-original-width="980" height="214" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB1KtqoZ3RgIWU8Dv1vfC1bb1Kbzw8Exq1E4RuYyTDoGWAr89FtRIWl5uZqfar04FonKIdphfU5Wu2UTDZsgjSSENbS-4pJup_p-TpkEisjNbrwXjDfHHlmcO7Ktd_phuyEG-8kNoEubCfa-mAy4uH299xYiqF_DJ9ZH0kWhBZRSxzh14R1K6pnFXHwxSt/s320/doctor-who-ncuti-gatwa-328a281.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Pertanto: benvenuto, Quindici. Non
vediamo l'ora di scoprire cosa farai a Natale, l'ultimo degli
speciali di quest'anno che segnerà l'inizio ufficiale della prossima
stagione. Nuovi viaggi, nuovi compagni, nuove sfide alle convenzioni
da parte di chi è capace di evolversi, di cambiare.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E un sentito vaffanculo agli idioti che
alla notizia del casting di Ncuti Gatwa hanno commentato affermando
che skipperanno schifati la nuova stagione, caratterizzata da questa scelta
“politicamente squallida”, buona solo per eccitare gli sciocchi
“woke”.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Doctor Who, per fortuna, vola sopra
tutto questo. E rimane lo show più progressista (e queer) di tutti i
tempi.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Buon viaggio, Fourteen.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-3609274456706663272023-12-06T21:44:00.004+01:002023-12-06T21:44:49.685+01:00Godzilla Minus One<p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></p><p><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGIja9YBq-Duwk1NfYwe00o1zAfYAH6z5hueY9XaL7DtxSWviSzptl5kgQZrPR06itQYgX_6T2G5GMc0cYCYDwX3j8tSMg6FJ7R92ewMoeeruXf7z2ZqpGokqcTHz7LcRVuOBKGLK47NgLG5nEuNoIFdHVx-sCS0KSNNkR8Zmfvubc1lr_tgGFvynaBh6A/s1296/Main_Godzilla_Minus_One-1.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="730" data-original-width="1296" height="286" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGIja9YBq-Duwk1NfYwe00o1zAfYAH6z5hueY9XaL7DtxSWviSzptl5kgQZrPR06itQYgX_6T2G5GMc0cYCYDwX3j8tSMg6FJ7R92ewMoeeruXf7z2ZqpGokqcTHz7LcRVuOBKGLK47NgLG5nEuNoIFdHVx-sCS0KSNNkR8Zmfvubc1lr_tgGFvynaBh6A/w507-h286/Main_Godzilla_Minus_One-1.webp" width="507" /></a></span></span></div><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: inherit; white-space-collapse: preserve;"><p><span style="font-family: inherit;">Alla fine sono riuscito (facendo salti mortali, vista la programmazione per me problematica) a vedere "Godzilla Minus One", di Takashi Yamazaki, regista che conoscevo soprattutto per i suoi film ispirati a manga: "Space Battleship Yamato", "Kiseiju parte 1 e 2". "Godzilla Minus One" riporta il primo dei kaiju alle sue radici giapponesi dopo anni di brandizzazione americana, e ricomincia da zero, con la prima apparizione del mostro, collegata (anche metaforicamente) alle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.</span></p></span></span><p></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="clear: left; float: left; font-size: medium; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="640" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij6R2rRIyEpOzYWmoKs7ojzPHc9B76Ek3gyf7Gaii-q7wEukn_q2ryeQWa4ZEnWNFjlo4i1NiFEi8Ab5a6yip85JsiJoliyeAoiXJVilJEf3aTlVLeNSVUMVYKQ35KA4v1MVSBj-omiBVt3t2l1WXd3y7ZPWwoSw-auluxiRdGCPoDAAP5Addrk2i8UF4J/s320/Godzilla-%20Minus%20One-thumb-700x394-258654.png" width="320" /></span></div><p></p><p><span style="font-family: inherit; white-space-collapse: preserve;"><span style="font-size: medium;">Il film di Takashi Yamazaki, però, è qualcosa di più di un semplice reboot. Oggi, forse, lo definiremmo "reimaging", la nuova visione di un mito. Il racconto, infatti, stavolta inizia durante la fine della seconda guerra mondiale (il film originale diretto da Ishirō Honda nel 1954 si svolgeva nella sua contemporaneità) , e procede negli anni di ricostruzione del Giappone, in un clima politico delicato e instabile, dove la presenza statunitense (solo suggerita nel film) rappresenta un'ulteriore condanna dopo la devastazione causata dall'attacco nucleare.</span></span></p><div><span style="white-space-collapse: preserve;"><span style="font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgktuxhB3o1qe7SDiTk3a-SI8p2K1vQwomutzw1K80JHJUhNih3gubNoBd_z2FbYHtoFQK3Uhe-9ouAfZyXm3JTsEi-k_ucrd8U0DjRVvv2llC6dVkog-VpVuNmirGVSYsI_IxpUF2I0y8jY39iNFDofRWp0kPKJ6Zt-0QtSDZwzBLvZQmDQ5rhTmrTdAEi/s1170/godzilla-minus-one_5_jpg_1400x0_crop_q85.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="772" data-original-width="1170" height="273" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgktuxhB3o1qe7SDiTk3a-SI8p2K1vQwomutzw1K80JHJUhNih3gubNoBd_z2FbYHtoFQK3Uhe-9ouAfZyXm3JTsEi-k_ucrd8U0DjRVvv2llC6dVkog-VpVuNmirGVSYsI_IxpUF2I0y8jY39iNFDofRWp0kPKJ6Zt-0QtSDZwzBLvZQmDQ5rhTmrTdAEi/w414-h273/godzilla-minus-one_5_jpg_1400x0_crop_q85.webp" width="414" /></a></div><br /><span style="font-family: inherit;">La venuta di Godzilla diventa così il simbolo di conflitto irrisolto, anche interiore, così come la metafora di un pianeta squarciato, che non potrà più essere lo stesso e presenta catastrofi immani che di naturale ormai hanno poco. Una guerra destinata a non finire mai, negli animi di uomini e donne come nelle ferite del pianeta violato.</span></span></span></div><div><span style="white-space-collapse: preserve;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></span></div><div><span style="white-space-collapse: preserve;"><span style="font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdfz95rGwQpisWJAhFXJTVxoZEMLY5rBJxKUvdH5COHmpaUZP3l-bG-TtMU5Lu5cdNMFDqhuGkao6fsH47NjtwkHO8Z7Nidfx9Y16aLOzTreuz0QklDRjRp8_vKtxwxuM6wPb0YaDZBb-7VXElD_656_BASWATBXA6dd0JQAuTIIZP6ystyScWyjgveFQI/s1294/godzilla-minus-one-2023-film.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="679" data-original-width="1294" height="237" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdfz95rGwQpisWJAhFXJTVxoZEMLY5rBJxKUvdH5COHmpaUZP3l-bG-TtMU5Lu5cdNMFDqhuGkao6fsH47NjtwkHO8Z7Nidfx9Y16aLOzTreuz0QklDRjRp8_vKtxwxuM6wPb0YaDZBb-7VXElD_656_BASWATBXA6dd0JQAuTIIZP6ystyScWyjgveFQI/w452-h237/godzilla-minus-one-2023-film.jpg" width="452" /></a></div><br /></span></span></div><div><span style="white-space-collapse: preserve;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">A metà strada tra il disaster movie, il monster movie e il melodramma (ebbene sì), "Godzilla Minus One" è un film spettacolare e intenso (la scena della distruzione di Tokyo è un colpo al cuore), che non lesina una buona dose di introspezione. </span></span></div><div><span style="white-space-collapse: preserve;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlhyzw8lU2uRYOYuB7esGdownLjUxpuJLNGJdg2euRQxrXuxxo-dKInbQbL-zI1Q1wkUF2xMKBe8H3_P73Sp0QOSZnkVDh6ybzytjvtUd0nb8c2X5OmjqQSNqSn4b70N9-ypVEbzdkn0tpWujH_4atMk5tiwHINKJZ94n_Nhf8YCmPncBKpWE9xzzQ5xK6/s625/Cattura.PNG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="555" data-original-width="625" height="284" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlhyzw8lU2uRYOYuB7esGdownLjUxpuJLNGJdg2euRQxrXuxxo-dKInbQbL-zI1Q1wkUF2xMKBe8H3_P73Sp0QOSZnkVDh6ybzytjvtUd0nb8c2X5OmjqQSNqSn4b70N9-ypVEbzdkn0tpWujH_4atMk5tiwHINKJZ94n_Nhf8YCmPncBKpWE9xzzQ5xK6/s320/Cattura.PNG" width="320" /></a></div>L'attore Ryūnosuke Kamiki, qui più maturo dopo le prove di "Bakuman" e "As the Gods Will", interpreta un kamikaze disertore, tormentato dal passato e in cerca di riscatto, proprio come la società giapponese, ridotta in ginocchio dalla guerra, ma anche dalle scelte scellerate dei propri governanti. Il kaiju come spunto di redenzione sociale, mentre il film di Yamazaki si mantiene in equilibrio tra l'avventura di mostri e il dramma, in un modo assolutamente inedito per un film del genere.</span></span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="white-space-collapse: preserve;"><br />L'ottima notizia è che, dopo l'annuncio di soli sei giorni di programmazione, la sala palermitana che lo proietta (unica e sola) ha fatto sapere che prolungherà le proiezioni fino al 13 dicembre. </span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Una scelta forse motivata dall'evidente affluenza di un pubblico interessato, probabilmente non prevista per un film in lingua originale sottotitolato in italiano. </span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Ogni tanto, il pubblico sorprende. Ne sono contento.</span></span></div><div><span style="white-space-collapse: preserve;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />Vai, Godzy. Spacca tutto quello che puoi. Parlando di botteghini, ovvio.</span></span></div><div><span style="white-space-collapse: preserve;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></span></div><div><span style="white-space-collapse: preserve;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaUHoqXe0tOTGbC5ZztqOnZCsRnzYWpWRVgVtnmbWGaIT7B90mN83hxFkRgoWQXygaQ2C2YUMfIBNrsb3ZgPPvAcDVZvbBdhnKhEIBWQ2uX881BWmN8HHqde64B9_gQiiXUAys2ELUFVNsdDLQc8TKv_1cCIMnuNIcP_DWmizKZLMcpEu9v7-ogdCXynD2/s1574/godz.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="906" data-original-width="1574" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaUHoqXe0tOTGbC5ZztqOnZCsRnzYWpWRVgVtnmbWGaIT7B90mN83hxFkRgoWQXygaQ2C2YUMfIBNrsb3ZgPPvAcDVZvbBdhnKhEIBWQ2uX881BWmN8HHqde64B9_gQiiXUAys2ELUFVNsdDLQc8TKv_1cCIMnuNIcP_DWmizKZLMcpEu9v7-ogdCXynD2/w383-h220/godz.PNG" width="383" /></a></div><br /><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></span></div>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-38669808884888800302023-11-28T10:51:00.002+01:002023-11-28T12:47:49.016+01:00Un'altra serialità è possibile - Seconda Parte<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaay4eLX3qLAl-x4dBv0BqUhbpNoNXdjs4AuI3oREKsky2VAj5J2LXNMZaDiH77MLkM7QvAktfYxMPiFHx1w2HcVtYky_yFUxrIwUcMKgiyhJUzobWjJBUJpF4_jwf-tW2LkydwCFqxeo0qhzWlAZsidaVslYqbMcuq3K5W06ekHrDqsAfTEjvJ8_9ZxzH/s780/Dolores2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="439" data-original-width="780" height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaay4eLX3qLAl-x4dBv0BqUhbpNoNXdjs4AuI3oREKsky2VAj5J2LXNMZaDiH77MLkM7QvAktfYxMPiFHx1w2HcVtYky_yFUxrIwUcMKgiyhJUzobWjJBUJpF4_jwf-tW2LkydwCFqxeo0qhzWlAZsidaVslYqbMcuq3K5W06ekHrDqsAfTEjvJ8_9ZxzH/w475-h267/Dolores2.jpg" width="475" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><p></p><p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Torniamo a parlare
di <a href="https://altroquandopalermo.blogspot.com/2023/02/unaltra-serialita-e-possibile.html">serialità alternativa</a>. Niente di trascendentale o particolarmente
trasgressivo. Semplicemente serie che pur avendo motivo di interesse
non godono della ribalta mediatica riservata ad altri titoli, citati,
discussi, analizzati nel dettaglio con cadenza regolare.</span></p>
<p style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ecco dunque una
seconda infornata, e ricordate che non si tratta di una classifica,
ma solo di una lista di serial da me ritenuti consigliabili.</span></p><p style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRMoGtcprN-t0uvmWhjIPduKnHpp6VkFJ4ZbUO5tgAfnVSPHOMc7iqdhZ-OA_jZJgXxo-EV182DYhtY04U9IkEoGUZgFwhancQYTWCL5Sms6bFEIjlQ9GioG4SS0HyIOjqzsqvqsGefPSnbwqzo6RN4RMEkOTiFFs9IaxhVuKc7Z4CGYLNE7mgL02Q9kV3/s1024/Paranormal-cover.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="1024" height="237" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRMoGtcprN-t0uvmWhjIPduKnHpp6VkFJ4ZbUO5tgAfnVSPHOMc7iqdhZ-OA_jZJgXxo-EV182DYhtY04U9IkEoGUZgFwhancQYTWCL5Sms6bFEIjlQ9GioG4SS0HyIOjqzsqvqsGefPSnbwqzo6RN4RMEkOTiFFs9IaxhVuKc7Z4CGYLNE7mgL02Q9kV3/w421-h237/Paranormal-cover.webp" width="421" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b></b></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjG5ouV6YMjw300AnTAn5SVQeIJM62YotGh0VOFPnz2g6vrCzkAhuj9-wGAkI3VTOlQBS-DB9DJ8a-hoZHPnjtl9nZvERw0H8lL3qJDyyYmMxu2TE5OW0uxRrmGPCO_rMelMqkgj2p-p-80fnzJGJSkpTp2aUA6zwVLr1EwrX9v5IHLZfqrsOFPM1WNP0y/s1920/Dolores.png" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjG5ouV6YMjw300AnTAn5SVQeIJM62YotGh0VOFPnz2g6vrCzkAhuj9-wGAkI3VTOlQBS-DB9DJ8a-hoZHPnjtl9nZvERw0H8lL3qJDyyYmMxu2TE5OW0uxRrmGPCO_rMelMqkgj2p-p-80fnzJGJSkpTp2aUA6zwVLr1EwrX9v5IHLZfqrsOFPM1WNP0y/s320/Dolores.png" width="320" /></a></b></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Gli orrori di Dolores Roach</b> –
basato su uno spettacolo teatrale in seguito adattato in podcast,
narra la storia di Dolores, compagna di un piccolo boss di quartiere
a Manhattan. Un giorno la donna si ritrova incastrata per i traffici
del convivente, e sconta sedici anni di prigione mentre l'uomo
scompare senza lasciare traccia. Una volta uscita, tenta di
riprendere faticosamente in mano la sua vita praticando massaggi, ma
qualcosa va inevitabilmente storto, innescando una spirale di
omicidi, cannibalismo e colpi di scena. <i>The Horror of Dolores
Roach</i> è un teatrino del grand guignol retto tutto sulle spalle
dell'istrionica Justina Machado, in cui grottesco e humor nero la
fanno da padroni dall'inizio alla fine. Lo trovate su Prime TV.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_eEUOoC21BMxkqeRCa2CbydD-jiZZ9tTz2F97aiX3YnCXGsmQ1Nd8DvfhmlTNh8ZSrPQXuDFdnvtuhQ5Ihkii8dh6IEt9I4CaGqXbAcdshunhRZwTb3YgrVp54TQfGp3sWJieyAgsgNFO09swqniM3_U65SVHSOLxBr0oRwvNwZGYazpTvlfodOL4NAFi/s1581/HODR_S1_FG_106_00171915_Still210RC.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="1054" data-original-width="1581" height="247" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_eEUOoC21BMxkqeRCa2CbydD-jiZZ9tTz2F97aiX3YnCXGsmQ1Nd8DvfhmlTNh8ZSrPQXuDFdnvtuhQ5Ihkii8dh6IEt9I4CaGqXbAcdshunhRZwTb3YgrVp54TQfGp3sWJieyAgsgNFO09swqniM3_U65SVHSOLxBr0oRwvNwZGYazpTvlfodOL4NAFi/w371-h247/HODR_S1_FG_106_00171915_Still210RC.webp" width="371" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><p style="margin-bottom: 0cm;"><b><br /></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLnIH3ExEleEj5hICLB7EE9nXq3u569EX5KGCLXTq24hCT1Hj3PsOYZEsJH6r27ZgEpRtj_DB1PcwGcjg2jNlEXDDx8m_iyKW3hxZtKLAAxij3VVdIXOFnCp6MwIlMy60EsCf1x9mycNfKWS-0SfosSeVOU99LVKomzZbZi5ZdsnNdIpiDJ82ufqJxSNX9/s1600/from-2-recensione-serie-tv_jpg_1600x900_crop_q85.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLnIH3ExEleEj5hICLB7EE9nXq3u569EX5KGCLXTq24hCT1Hj3PsOYZEsJH6r27ZgEpRtj_DB1PcwGcjg2jNlEXDDx8m_iyKW3hxZtKLAAxij3VVdIXOFnCp6MwIlMy60EsCf1x9mycNfKWS-0SfosSeVOU99LVKomzZbZi5ZdsnNdIpiDJ82ufqJxSNX9/s320/from-2-recensione-serie-tv_jpg_1600x900_crop_q85.jpg" width="320" /></a></div>From</b> – Curioso il fatto che di
<i>From</i> si parli così poco. Eppure sembra piacere a tutti quelli
che lo guardano. Anche la critica lo ha accolto piuttosto bene. Due
stagioni (finora, una terza in produzione) di dieci episodi l'una. Un
ritmo serratissimo e un concept abbastanza pauroso da togliere il
sonno. Da qualche parte, non si sa dove, esiste una cittadina
fantasma. Le persone vi capitano per caso mentre viaggiano su strade
che conducono tutte in posti diversi. Il problema è che non appena
arrivati non è più possibile andarsene. Si è in trappola e si
diventa preda di creature sanguinarie e sadiche che fanno a pezzi
chiunque gli capiti a tiro. L'unica cosa da fare è organizzarsi,
darsi regole e cercare di condurre una parvenza di vita normale.
Almeno fino al tramonto, quando i mostri iniziano la loro caccia. Le
parentele con <i>Lost</i> (con cui condivide uno dei protagonisti,
l'attore Harold Perrineau) sono palesi. Un luogo enigmatico dove si
manifestano fenomeni soprannaturali. Una comunità di persone
disperse costrette a convivere con una minaccia costante e tante
domande in attesa di risposta. Il punto è che <i>From</i> funziona,
spaventa e diverte. Per essere l'epigono di un cult ha una sua forte
personalità, e merita la visione. Su Paramount +.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRHSYROg2aRymhXu2HBgNWpXd2lBw5nhH92EJ0Efd8w4ToMWvcYsWW0d5v1Cufm6X7adprDiHagfsubLaEVqMZKXp98MPAn6Ie6AzXHdl2hiInqwY60KE7rj2kjw7okJa1nsDI5p40zFkecTqJWfr6cX7rINvX1YlbuiD5JtOGoyo_cbkMVRQd7MM118nP/s2560/from08-scaled-1.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="1708" data-original-width="2560" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRHSYROg2aRymhXu2HBgNWpXd2lBw5nhH92EJ0Efd8w4ToMWvcYsWW0d5v1Cufm6X7adprDiHagfsubLaEVqMZKXp98MPAn6Ie6AzXHdl2hiInqwY60KE7rj2kjw7okJa1nsDI5p40zFkecTqJWfr6cX7rINvX1YlbuiD5JtOGoyo_cbkMVRQd7MM118nP/w397-h265/from08-scaled-1.jpeg" width="397" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /><br />
</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b></b></i></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxi9pClH01ouJanDNHEZZc5pHMuG8YtNkgIkAD86l4VN2uOs5Q1UVdbkZJz3tNZwSgpyawarhYx3YTOqkzxCpWyPhFddbS4Rtf186M32vV7a4kcQRtOgF1mDIUkJGBEOVGjGz38o6VwMGuUFDJRB6_sEjuyrPw_wqEcXLMND9HYIHOe6egy1hirDdZdXcw/s1200/the-watcher-netflix-cover.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxi9pClH01ouJanDNHEZZc5pHMuG8YtNkgIkAD86l4VN2uOs5Q1UVdbkZJz3tNZwSgpyawarhYx3YTOqkzxCpWyPhFddbS4Rtf186M32vV7a4kcQRtOgF1mDIUkJGBEOVGjGz38o6VwMGuUFDJRB6_sEjuyrPw_wqEcXLMND9HYIHOe6egy1hirDdZdXcw/s320/the-watcher-netflix-cover.jpg" width="320" /></a></b></i></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b>The Watcher</b></i> –
Poliziesco? Mistery? True crime? <i>The Watcher</i> è una strana
creatura televisiva, che si dice ispirata a fatti realmente accaduti.
Basata in particolare su un articolo di giornale che avrebbe
sviscerato l'inquietante vicenda relativa alla casa maledetta di
Westfield nel New Jersey. La famiglia Brannock, padre, madre e due
figli, acquista una casa che sembra perfetta per condurre una vita
comoda e tranquilla. Una vera casa dei sogni. Qualcosa, però, inizia
subito ad andare storto. I vicini sono strani, invadenti e
misteriosi. Ma soprattutto qualcuno inizia a scrivere loro delle
lettere poco rassicuranti. Qualcuno che sembra sapere tutto della
storia precedente della casa, degli eventi che vi si sono svolti, e
che osserva i nuovi abitanti con intenzioni non proprio amichevoli.
E' l'inizio di un incubo. Lo trovate su Netflix. </span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2ZifHrXEasfcWrab5dMPAerxea1n_cmafrKIZ0enyo9L6n1Ikv4aq9akcBKy4K1i8eXmKJ4QpZ41sQEDaHMlWcq-dK7ceEpO8fWBvuH0rv0_zYsZ4FILXStrjHLfBP7qygkUhkJwL_Rujm2NwvqeHwaQjB5vXJxNLaEm-RjbmfaaRrb4_sPF0Z6jPWoCX/s730/watcher.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="730" height="257" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2ZifHrXEasfcWrab5dMPAerxea1n_cmafrKIZ0enyo9L6n1Ikv4aq9akcBKy4K1i8eXmKJ4QpZ41sQEDaHMlWcq-dK7ceEpO8fWBvuH0rv0_zYsZ4FILXStrjHLfBP7qygkUhkJwL_Rujm2NwvqeHwaQjB5vXJxNLaEm-RjbmfaaRrb4_sPF0Z6jPWoCX/w376-h257/watcher.webp" width="376" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /><br />
</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b></b></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDHf3lwpeGEN2yvWezH6ys381uANjZOINLGc6gJNajmZq6zo0WUuYtDoPNwydSLHvffN3WCLVwgjyZBY96wseps22ogOzC1-5FncW_8dZKDWOjoBkHZowYQQoGmvsIl920XhYriySfFw-WQiTxU-bEYJgQ6rk69iXglAoF4kTo3EzGSg5yxpacM3yABDQw/s1200/Shrinking-2.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="680" data-original-width="1200" height="181" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDHf3lwpeGEN2yvWezH6ys381uANjZOINLGc6gJNajmZq6zo0WUuYtDoPNwydSLHvffN3WCLVwgjyZBY96wseps22ogOzC1-5FncW_8dZKDWOjoBkHZowYQQoGmvsIl920XhYriySfFw-WQiTxU-bEYJgQ6rk69iXglAoF4kTo3EzGSg5yxpacM3yABDQw/s320/Shrinking-2.jpg" width="320" /></a></b></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Shrinking</b> – Strizzacervelli
allo sbando. Il dramedy (ma che pende più sul comedy) prodotto da
Apple TV è una piccola perla di ironia garbata. Scherzare sulla
psicoterapia e i terapeuti è un classico, ma qui si fa sul serio.
Per ridere, ovviamente. Jason Seagal, che figura anche tra gli
ideatori dello show, dipinge un ritratto agrodolce di padre, marito
vedovo e terapeuta che si rivela più in crisi dei suoi pazienti. Ma
tutto il cast è al massimo, compreso un Harrison Ford in formissima
e l'esplosiva Jessica Williams. Se non lo avete ancora visto, potete
recuperarlo su Apple TV+.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_vtyLHRJVDr3b9kSenwuYUCRp-Vt6tL0XXtxHGkYAdzNlz2iNYyPnBcJ65Bp9iYfu5Wj2Y2QCR7HYsYgmqM6WZD7sRM5XG0C8_mBB8txq1UV1Cm-a51cPAkmR7m2-YZAGG1-9DBj4gjD_S9QTPLU-zOyFoKCdF1VaCCVKxgeLBz8vEd50wWgN6F7F7RTl/s1920/Shrinking_07_Apple-TV_supplied-1920x1440.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="1920" height="301" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_vtyLHRJVDr3b9kSenwuYUCRp-Vt6tL0XXtxHGkYAdzNlz2iNYyPnBcJ65Bp9iYfu5Wj2Y2QCR7HYsYgmqM6WZD7sRM5XG0C8_mBB8txq1UV1Cm-a51cPAkmR7m2-YZAGG1-9DBj4gjD_S9QTPLU-zOyFoKCdF1VaCCVKxgeLBz8vEd50wWgN6F7F7RTl/w401-h301/Shrinking_07_Apple-TV_supplied-1920x1440.jpg" width="401" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b></b></i></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXqqehDrim0tt-Q9mtn4PdxMGvpNMiEz5J6sDDw8Bv4CyN-vxHvNoHkTUrD06mgW7Rbl7oNqv1QS3FRpX397yhGILuzsUXGRG2q7reeB8njGw9d0lcfoC82U1Y1jZ0vCFz8ssfmCG6dPeyjLfgcIhv4aZh2oDiL69leBuUTXccn6yBfz-hgEM2x29StQgQ/s1600/calls-1600x900.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXqqehDrim0tt-Q9mtn4PdxMGvpNMiEz5J6sDDw8Bv4CyN-vxHvNoHkTUrD06mgW7Rbl7oNqv1QS3FRpX397yhGILuzsUXGRG2q7reeB8njGw9d0lcfoC82U1Y1jZ0vCFz8ssfmCG6dPeyjLfgcIhv4aZh2oDiL69leBuUTXccn6yBfz-hgEM2x29StQgQ/s320/calls-1600x900.jpg" width="320" /></a></b></i></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b>Calls </b></i>– Una delle serie
più sperimentali degli ultimi anni. <i>Calls</i>, infatti, si
presenta come serie televisiva, ma sotto molti aspetti avrebbe potuto
essere un podcast. La serie ideata dal regista Fede Alvarez per la
piattaforma Apple TV, è una sorta di provocazione antitelevisiva
estrema, più vicina al radiodramma. Ogni episodio riproduce una
conversazione telefonica mentre sullo schermo lampeggiano astratti
disegni geometrici. L'intero racconto è racchiuso nelle parole,
nelle reazioni di chi parla e negli eventi che descrivono. Siamo
dalle parti della fantascienza, ma anche del soprannaturale in
un'accezione più ampia. Quasi un <i>“Ai confini della realtà”</i>
senza il supporto delle immagini. Stranissimo e suggestivo. Su Apple
TV+, ultimamente generoso di proposte originali.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b></b></i></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFWHhiqX1tGBQry0pY_CBbrDVBZFYa0BmGUNSyq7IFRPMznEgIH6ZYczLPFMQT2aV1lEGxY9SwIgk_padEzmlFAkwTbZ0uHmmH0iJulVzsr3RfduJtRZ-b5u70Vuns4wqg5PExh3InLEboS6l_px7perh9vbQD4QINvGu3PGlmVgJJY_Mv8jLNVBhXnqgK/s656/le%20fate.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="492" data-original-width="656" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFWHhiqX1tGBQry0pY_CBbrDVBZFYa0BmGUNSyq7IFRPMznEgIH6ZYczLPFMQT2aV1lEGxY9SwIgk_padEzmlFAkwTbZ0uHmmH0iJulVzsr3RfduJtRZ-b5u70Vuns4wqg5PExh3InLEboS6l_px7perh9vbQD4QINvGu3PGlmVgJJY_Mv8jLNVBhXnqgK/s320/le%20fate.jpg" width="320" /></a></b></i></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b>Le Fate Ignoranti - La Serie </b></i>– A
circa vent'anni dall'uscita in sala del suo film omonimo, il regista
Ferzan Özpetek riprende temi e personaggi e confeziona una serie
televisiva per Disney+. Era proprio necessario? A essere pignoli no.
Eppure la versione seriale de <i>Le Fate Ignoranti</i> non è affatto
spiacevole. Qualche cambio di prospettiva sacrifica un po' il twist
iniziale del film, ma i nuovi interpreti sono simpatici, e
l'approfondimento delle storyline dei comprimari interessante.
Un'occhiata, dopotutto, la merita. Come già detto: su Disney+.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b></b></i></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b><br /></b></i></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwQhzbB7PciaHyUFuYCHqjws9mAbZhtOFdtOksgSb4IJR0vTqZPFFxH66ZF5oUa9FyONgcEUnF872iXvr1tEFmonEQRX4yGD1QOm2d5dqVOlEnDOcyQCek4qRcQhLV0-wjvHWWDXGVAfjdPmeW5fpHRr9zMdLziXt3yJCBiBgavQt-SmQVVeQEs6DLHUsB/s1200/the-full-monty-cast-anticipa-tono-reboot-non-puoi-spogliarti-giorno-v5-654986-1200x1200.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwQhzbB7PciaHyUFuYCHqjws9mAbZhtOFdtOksgSb4IJR0vTqZPFFxH66ZF5oUa9FyONgcEUnF872iXvr1tEFmonEQRX4yGD1QOm2d5dqVOlEnDOcyQCek4qRcQhLV0-wjvHWWDXGVAfjdPmeW5fpHRr9zMdLziXt3yJCBiBgavQt-SmQVVeQEs6DLHUsB/s320/the-full-monty-cast-anticipa-tono-reboot-non-puoi-spogliarti-giorno-v5-654986-1200x1200.webp" width="320" /></a></b></i></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b>Full Monty – La serie </b></i>–
Da <i>Full Monty</i>, il film di Peter Cattaneo, di anni ne sono
passati invece quasi trenta. In questo caso non siamo in presenza di
un remake, ma di un seguito parecchio tardivo. Anche qui è lecito
interrogarsi sul senso dell'operazione. E anche qui la risposta
potrebbe essere: perché no? <i>Full Monty – La serie</i> non è
una mera riproposizione dello stesso spunto del film del 1997, ma una
rimpatriata con i suoi personaggi invecchiati, e un aggiornamento di
alcune dinamiche sociali che purtroppo non sono troppo cambiate. Un
cast di attori in gran forma, delle divertenti trovate narrative,
dialoghi fulminanti e una trama agrodolce che conquista. A un vecchio
amico non si nega un saluto affettuoso. Su Disney+.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b></b></i></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjar3QInAywcpJ3MR5VPwvv7hgQ7XSiO-GCKXEM7dVveWZ-QXb8ZK5eRspEqLLTGuTDdJTDAtMi1XLb9zdHYDjJnfWO-YD71qHuEhAWMQ4iotoLTnxPzWwQ6mKOU0cpzYg-0lg31hTtKckGu_F6X2MOUPJb3C2TeUgHWpKF4oo-ZDVHndcDxS1UKGKmEUID/s1300/Paranormal.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="1300" height="158" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjar3QInAywcpJ3MR5VPwvv7hgQ7XSiO-GCKXEM7dVveWZ-QXb8ZK5eRspEqLLTGuTDdJTDAtMi1XLb9zdHYDjJnfWO-YD71qHuEhAWMQ4iotoLTnxPzWwQ6mKOU0cpzYg-0lg31hTtKckGu_F6X2MOUPJb3C2TeUgHWpKF4oo-ZDVHndcDxS1UKGKmEUID/s320/Paranormal.webp" width="320" /></a></b></i></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b>Paranormal</b></i> – Una serie
egiziana sul soprannaturale prodotta da Netflix, ispirata a un ciclo
di romanzi dello scrittore Ahmed Khaled Tawfik. Qualcosa di insolito,
per noi occidentali, abituati a osservare il tema del paranormale
attraverso le maglie di una cultura completamente diversa. <i>Paranormal</i>
narra le vicende di Refaat Ismail, medico egiziano che a seguito di
un trauma infantile ha sviluppato un atteggiamento difensivo freddo e
rigidamente razionale. Eppure sembra che qualcosa che non appartiene
a questo mondo abbia preso a seguirlo e a insinuarsi nelle vite di
tutti quelli che gli sono vicini. Una catena di eventi terrificanti
apparentemente slegati tra loro, ma in realtà connessi da un
obiettivo finale. In bilico tra horror, commedia e dramma, <i>Paranormal</i>
è un piccolo gioiello che attinge a miti e leggende metropolitane
dell'Egitto per raccontare il rapporto dell'umanità con l'ignoto.
L'attore Ahmed Amin, famoso in patria per i suoi ruoli comici,
interpreta qui un personaggio indimenticabile, il cui scetticismo
granitico è messo a dura prova. Da scoprire su Netflix.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKWOsQTNFcDl-PBvQzIXvv1UnFYeAMJ8cXcx_GAdILPss31DmSbV5R6fmce2O8MdXgNJps5Ka-4V-nkcLqctijWgV8AuSKAtofQZruziPVni4dFllLHleCpb1mmb73B4pwE8l1e5mSGgUo1VwzmYFGFSpKiH665kZg2JjRbEjp-xfeADBhqrijesqJMi2G/s1155/Paranormal-_-Official-Trailer-_-Netflix-2-1-screenshot-1155x770.png.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="770" data-original-width="1155" height="254" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKWOsQTNFcDl-PBvQzIXvv1UnFYeAMJ8cXcx_GAdILPss31DmSbV5R6fmce2O8MdXgNJps5Ka-4V-nkcLqctijWgV8AuSKAtofQZruziPVni4dFllLHleCpb1mmb73B4pwE8l1e5mSGgUo1VwzmYFGFSpKiH665kZg2JjRbEjp-xfeADBhqrijesqJMi2G/w382-h254/Paranormal-_-Official-Trailer-_-Netflix-2-1-screenshot-1155x770.png.webp" width="382" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /><br />
</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b></b></i></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEHRo7H8RQ5rXoerncs9FGqs0MkdwLeAnq_ZMY5-g23ErFE8U6TRV-iMjRoVsuF7AGjZlACK3unp1iU4dEgTMFZ64MP5h00Ezy2ThlJ7IbCuuUEJhOUL6BlreUgOq-aa7IEL41bw4NGgQ2vMGFAuJ8HmoXnvO34C1vyX3FybTzUOzq9Hbjp-emEzb5Mxq2/s1549/leftovers.PNG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="926" data-original-width="1549" height="191" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEHRo7H8RQ5rXoerncs9FGqs0MkdwLeAnq_ZMY5-g23ErFE8U6TRV-iMjRoVsuF7AGjZlACK3unp1iU4dEgTMFZ64MP5h00Ezy2ThlJ7IbCuuUEJhOUL6BlreUgOq-aa7IEL41bw4NGgQ2vMGFAuJ8HmoXnvO34C1vyX3FybTzUOzq9Hbjp-emEzb5Mxq2/s320/leftovers.PNG" width="320" /></a></b></i></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b>The Lefovers</b></i> – E' una
serie del 2014, conclusa nel 2017 dopo tre stagioni. Mi si potrebbe
obiettare che è passata di cottura. Ma la inserisco ugualmente nella
lista per un motivo molto valido. Tuttora è una serie
sottovalutatissima e vista solo da pochi eletti volenterosi. Ed è un
peccato, perché stiamo parlando di una delle serie televisive più
belle, strane e ben scritte da che ho memoria. Al timone c'è Damon
Lindelof, che recupera alcuni degli espedienti di sceneggiatura usati
in <i>Lost</i> per narrare una storia corale che sotto certi aspetti
ha tutte le carte in regola per contendere il trono al celebratissimo
cult. Alla base di <i>The Leftovers</i> c'è il romanzo omonimo (in
Italia si intitola <i>Svaniti nel nulla</i>) di Tom Perotta. Un
giorno, senza nessuna spiegazione, il 2% della popolazione mondiale
scompare senza lasciare traccia. Un evento mistico? Un enigmatico
piano alieno? Il misterioso accadimento stravolge la vita sul pianeta
in termini culturali suscitando le più sconcertanti reazioni
personali e di massa. Il romanzo di Perotta è interamente adattato
nella prima stagione, mentre le successive due sono il risultato del
lavoro di scrittura di Lindelof, cui l'autore originale ha comunque
fornito assistenza come supervisore. Una saga enigmatica a cavallo
tra dramma e mistery, magnificamente interpretata. Da vedere.
Attualmente si trova su Netflix.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXKHt9mUPaW8ZKBMkq2AMCWQ-3KiJ9fII8YTThyphenhyphenaP5hHvBi-gY9pqGEmob5nUIteul9vtEdBmdQ7tzmNSrViRWpo3NOJL_HUPDu3tqhMWD9AVY2kC13Y0qIr9JzJQ1Hr2Meit7_trvCRd9iyRnOeXX3r22o62pwWa98mmrO4QvUp1eWhxzOR-LavYU01Ya/s1100/the_leftovers2.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="825" data-original-width="1100" height="290" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXKHt9mUPaW8ZKBMkq2AMCWQ-3KiJ9fII8YTThyphenhyphenaP5hHvBi-gY9pqGEmob5nUIteul9vtEdBmdQ7tzmNSrViRWpo3NOJL_HUPDu3tqhMWD9AVY2kC13Y0qIr9JzJQ1Hr2Meit7_trvCRd9iyRnOeXX3r22o62pwWa98mmrO4QvUp1eWhxzOR-LavYU01Ya/w387-h290/the_leftovers2.webp" width="387" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /><br />
</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b></b></i></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5zKuXf8H3yDO-MWLeN4cX1Wivf9nnqgJYAOod7EXQCcygjrlFc6lpW7VU_APIq-1LefFLVpPqsiEHHEFLsry0UOD2JJKKr6WeAqgkYu8y9nKF63-012inN-YuFM4ZtzK_f7FM3F1OMKO6N1jiE1Z9j2zWSZ5o26VELxN9PGBBZamCHRCwGpW0fpd07H2j/s1200/Midnight.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5zKuXf8H3yDO-MWLeN4cX1Wivf9nnqgJYAOod7EXQCcygjrlFc6lpW7VU_APIq-1LefFLVpPqsiEHHEFLsry0UOD2JJKKr6WeAqgkYu8y9nKF63-012inN-YuFM4ZtzK_f7FM3F1OMKO6N1jiE1Z9j2zWSZ5o26VELxN9PGBBZamCHRCwGpW0fpd07H2j/s320/Midnight.jpg" width="320" /></a></b></i></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><b>The Midnight Club</b></i><b> </b>–
La penultima delle serie ideate da Mike Flanagan per Netflix, e forse
quella meno chiacchierata. Sicuramente meno della miniserie <i>Midnight
Mass</i>. Quasi niente a confronto della recente <i>The Fall of the
House of Usher</i>, che chiude la lunga collaborazione del regista
con la piattaforma streaming. Come mai? E' vero che la serie è stata
cancellata dopo appena una stagione, e questo non è mai un bel
biglietto da visita. C'è da considerare anche il tema, non troppo
allegro, ispirato al romanzo di Christopher Pike. Il Rotterham è un
hospice, cioè una struttura ospedaliera che ospita malati terminali
che trascorrono tra le sue mura le loro ultime settimane di vita.
Compito dell'istituto è rendere quanto più agevole il loro cammino
verso il crepuscolo. Il Rotterham è specializzato nell'accogliere
pazienti molto giovani, cosa che rende ancora più tragico il concept
di base. I ragazzi affrontano la situazione ognuno a suo modo, e
cercano la catarsi in riunioni di mezzanotte in cui si raccontano
storie paurose. Il patto che li lega è che quanti di loro andranno
via per primi dovranno fare di tutto per contattare gli altri, e
dimostrare che una vita dopo la morte esiste. </span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">La cancellazione della serie non deve
scoraggiare la visione dell'unica stagione esistente. In primo luogo
perché la qualità è alta. In secondo perché, sebbene Flanagan
abbia poi pubblicato un articolo in cui rivelava i suoi piani per il
seguito mai girato, l'unica stagione di <i>The Midnight Club</i> si
regge benissimo in piedi da sola. Le ambiguità, le domande senza
risposta, hanno tutte una funzione allegorica che si incastra
perfettamente nel clima del racconto. La resistenza alle avversità
della vita, il valore dell'amicizia e l'accettazione della morte. Non
è affatto impossibile riuscire a rispondere da soli agli elementi
(in verità pochi) rimasti insoluti. Siamo davanti a dei simboli, e i
simboli vanno interpretati più che spiegati. Quindi date una
possibilità a <i>The Midnight Club</i>, che in definitiva è uno
show più speranzoso e ottimista di quanto ci si potrebbe aspettare.
Ruth Codd, qui al suo esordio, è strepitosa, e fa sempre piacere
rivedere Heather Langenkamp. Su Netflix. </span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ5_C5TpBtrSnDfcWVrhvq3cJi7BTR_5W-ZE7QNEY-X4ZIoqlvtWR5us_1uJRwGbHjVSBlIyAdpMm6dus1jt_5NnIn0m_PeWol_JMCDXtsWVxbVndx4HZcBJPCf2Ghl6j02nQJw5oAiie-IFIdZnrAXkwOs3MC3tQudDdcE6lNrpYtg9_MG7haGJym3l1S/s1600/midnight2.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ5_C5TpBtrSnDfcWVrhvq3cJi7BTR_5W-ZE7QNEY-X4ZIoqlvtWR5us_1uJRwGbHjVSBlIyAdpMm6dus1jt_5NnIn0m_PeWol_JMCDXtsWVxbVndx4HZcBJPCf2Ghl6j02nQJw5oAiie-IFIdZnrAXkwOs3MC3tQudDdcE6lNrpYtg9_MG7haGJym3l1S/w398-h265/midnight2.jpeg" width="398" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><br /></span><p></p>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-44618473950547792662023-11-26T14:58:00.007+01:002023-12-19T10:59:12.962+01:00Doctor Who: Speciale 60 - Star Beast<p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPah2tkZkWbfBlhSzy2Isx_e_Mu1Siavc6KdGk1eOnVOD8f1Rab7Xf1P4j3fYSrc81aCkMPI_fIYwTIIU4ZVxRfg4galRA9C8a5SS8u5xn1IzY4vGihkZ8dd1zd_HjgfzA61cy5XuY6IDHAa8V_vtKn_lmj7wxkIBLjkstHwcPgXOnkBsBLGkAzq7nrV0-/s640/b0e3e061-73d0-11ee-bfff-3764a467187b.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="461" data-original-width="640" height="350" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPah2tkZkWbfBlhSzy2Isx_e_Mu1Siavc6KdGk1eOnVOD8f1Rab7Xf1P4j3fYSrc81aCkMPI_fIYwTIIU4ZVxRfg4galRA9C8a5SS8u5xn1IzY4vGihkZ8dd1zd_HjgfzA61cy5XuY6IDHAa8V_vtKn_lmj7wxkIBLjkstHwcPgXOnkBsBLGkAzq7nrV0-/w485-h350/b0e3e061-73d0-11ee-bfff-3764a467187b.jpg" width="485" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div></span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il Dottore è tornato.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Russell T. Davies è tornato.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' tornato David Tennant.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' tornata Catherine Tate.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E siamo tornati noi. I whovians, il
pubblico.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Credo.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhS4ZwCtY87nEcxBVxNFEgp6ExWaA5FI1rouOdQ4FjQEn6avbb0lqx2FHEpZmHI2q48XrSnaaD7e-mEKUtpu1IsvblLDYs-uZyRSLSeN3keiTX2AzIkn5Y9pgheHdLcnktYH5p1MpV-4D5DBEFffT1cILuyHJAIBMD5-gLW1mXa2wqFkgHB-RMBWb1Y_I7j/s1000/doctor-who-the-star-beast-promo-pics-batch-a-28.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="563" data-original-width="1000" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhS4ZwCtY87nEcxBVxNFEgp6ExWaA5FI1rouOdQ4FjQEn6avbb0lqx2FHEpZmHI2q48XrSnaaD7e-mEKUtpu1IsvblLDYs-uZyRSLSeN3keiTX2AzIkn5Y9pgheHdLcnktYH5p1MpV-4D5DBEFffT1cILuyHJAIBMD5-gLW1mXa2wqFkgHB-RMBWb1Y_I7j/s320/doctor-who-the-star-beast-promo-pics-batch-a-28.webp" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Diciamo che il primo episodio speciale
prodotto in occasione del sessantesimo compleanno dello show iniziato
nel lontano 1963, sa farsi voler bene. Non solo per una serie di
graditi ritorni su schermo, ma per l'emozione generale che suscita in
molti spettatori affezionati. La sensazione di essere tornati
finalmente a casa, dopo un porzione di viaggio strana, lunga... non
sgradevole, ma neppure confortevole. La run curata da Chris Chibnall
e interpretata da Jodie Whittaker nel ruolo del tredicesimo Dottore,
infatti, pur presentando elementi intriganti non era stata
esattamente il massimo. Chibnall aveva ingranato la marcia e
intrapreso sentieri impervi, forse animato da un'ansia di
rinnovamento non del tutto ponderata che più che altro aveva portato
caos nello show, presentando twist narrativi che allontanavano il
personaggio centrale dalla sua visione originale e ne minavano i
presupposti più amati. Anche la scrittura di molti episodi non era
stata gran che ispirata. Il ritmo s'era rivelato spesso fiacco. La
scelta di introdurre una squadra di comprimari al posto della
tradizionale spalla unica aveva appesantito la narrazione anziché
arricchirla, e tutto l'impianto aveva finito col soffrirne perdendo
freschezza. Nel complesso, una sensazione di potenziale sprecato.</span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E adesso?</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Questo speciale che inaugura un nuovo
corso è davvero così bello?</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggv_d1BkqgFTkcuOfnKHl3RY_RdVKdRWq8DP-z1-CAsHRHgvQXR3w8wq2Rmc66_MY7Wdf3j2cjcRcufQh11AMQPhxRxz2GsE2Y-o1Dc4S4Hc4DQO_MKKLqSzk6cwp990CujIePKoSvu8wBm9r0dl46y3UQM1kYv3uv7x2sGHsLrzGt7jl1ARKhMWYhNOa_/s1000/David-Tennant-as-The-Doctor-and-Catherine-Tate-as-Donna-in-Doctor-Who-98adfbb.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="667" data-original-width="1000" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggv_d1BkqgFTkcuOfnKHl3RY_RdVKdRWq8DP-z1-CAsHRHgvQXR3w8wq2Rmc66_MY7Wdf3j2cjcRcufQh11AMQPhxRxz2GsE2Y-o1Dc4S4Hc4DQO_MKKLqSzk6cwp990CujIePKoSvu8wBm9r0dl46y3UQM1kYv3uv7x2sGHsLrzGt7jl1ARKhMWYhNOa_/s320/David-Tennant-as-The-Doctor-and-Catherine-Tate-as-Donna-in-Doctor-Who-98adfbb.webp" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Non si tratta di questo. Tutto è
ancora da scoprire. Anche perché sappiamo già che il ritorno di
David Tennant, quattordicesima incarnazione del Timelord che riprende
uno dei suoi volti più carismatici, è soltanto temporaneo, e l'hype
per conoscere il vero nuovo Dottore, l'attore angloruandese Ncuti
Gatwa è alto.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Allora perché questo entusiasmo?</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiN_BD-FlpXA8dSA5ccOYYoYz01scMiJeTmZBzGWn2WSTt4f2GqgsVyqDGSCoKG_Pv2oIJRliwz3RdHYayE7Vf2UePfhWX08O67kaXCOK2pez-bkPGwuDMWTAzrfEnkWeKyhxuZ3yvMAF7TtGaLNFZQI0nNV-AHDZkHh-A-bMcdiXKpWr-M66QVWJkhqzU0/s1200/Who3_Rh6j9ky.webp" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="700" data-original-width="1200" height="187" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiN_BD-FlpXA8dSA5ccOYYoYz01scMiJeTmZBzGWn2WSTt4f2GqgsVyqDGSCoKG_Pv2oIJRliwz3RdHYayE7Vf2UePfhWX08O67kaXCOK2pez-bkPGwuDMWTAzrfEnkWeKyhxuZ3yvMAF7TtGaLNFZQI0nNV-AHDZkHh-A-bMcdiXKpWr-M66QVWJkhqzU0/s320/Who3_Rh6j9ky.webp" width="320" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">L'ho detto nelle prime righe. La
sensazione, almeno per adesso, è quella di un felice ritorno alle
origini. Non solo per il riapparire di volti noti, ma per la
scrittura, il modo di narrare il protagonista e il suo rapporto con
il resto del cast. Un riallineamento che fa ben sperare.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Lo
speciale intitolato</span><i> “Star Beast”</i> è l'inizio di un
nuovo percorso che si ammanta di nostalgia e promette di recuperare
il tempo perduto. I toni trascurati nelle stagioni precedenti. Ed è
curiosamente... un cinecomic.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Sì, perché l'ossatura dell'episodio
si basa su un fumetto, uno dei tanti episodi disegnati che sono stati
dedicati al Timelord nel corso dei suoi sessantanni di vita.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPa6cWCTyxkY6hzu5d5MrlTPJZzS4QOjDhV8NXrB1VomjN8SZfe0GNv_iiPhMQmTRV7K2xyzdOunrn7zxpI_Gx3UiG4K59JMrchUiZCQdXgZTX_q7PfI4TL66BYAr_vqsroS2L1aHtd70MzFuWmy2ImdsHm3qzrf2o8lnlVz7_QcR3NL0Jt6JhRsxe9Ni9/s659/002.JPG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="659" data-original-width="488" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPa6cWCTyxkY6hzu5d5MrlTPJZzS4QOjDhV8NXrB1VomjN8SZfe0GNv_iiPhMQmTRV7K2xyzdOunrn7zxpI_Gx3UiG4K59JMrchUiZCQdXgZTX_q7PfI4TL66BYAr_vqsroS2L1aHtd70MzFuWmy2ImdsHm3qzrf2o8lnlVz7_QcR3NL0Jt6JhRsxe9Ni9/s320/002.JPG" width="237" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">“<i>Star Beast”</i> nasce nel 1980
come storia a fumetti pubblicata dalla Marvel Comics UK, sceneggiata
da Pat Mills e John Wagner (ideatori di Judge Dredd) e disegnata da
Dave Gibbons (che qualche anno dopo avrebbe realizzato il celeberrimo
“<i>Watchmen</i>” su testi di Alan Moore). L'avventura vedeva
come protagonista il Dottore televisivo al tempo in carica, il quarto
per la precisione, interpretato dall'attore Tom Baker, e metteva al
suo fianco Sharon, la prima companion afro della storia.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">A più di quarant'anni di distanza, Russell T.
Davies attinge a quel racconto a fumetti, lo vernicia, lo svecchia e
lo innesta sulla nuova mitologia televisiva, mettendo al centro un
evento che i fans attendevano da tempo: la reunion del Dottore con
Donna Noble, la compagna più insolita dello show, e anche una delle
più sfortunate, riprendendo le fila di un discorso lasciato in
sospeso parecchi anni fa.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5N3vIeXr1d7YJfJcbK79gK6ONYmE7YXicikHFhWT85eWSY6uGkYXnsCA1K4YJs14dKiH-p-w5dxkg1OiccNhwrdBGObhyCaazZyJBoe6HX3Wk5Wqlm9RoJUix3DxxsMnh9RPzTO0aKWEQEIsMKOtKNACXy5wrfIUak94K4nUzoqAOufuXXcC0qtwDyKJ-/s474/005.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="367" data-original-width="474" height="297" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5N3vIeXr1d7YJfJcbK79gK6ONYmE7YXicikHFhWT85eWSY6uGkYXnsCA1K4YJs14dKiH-p-w5dxkg1OiccNhwrdBGObhyCaazZyJBoe6HX3Wk5Wqlm9RoJUix3DxxsMnh9RPzTO0aKWEQEIsMKOtKNACXy5wrfIUak94K4nUzoqAOufuXXcC0qtwDyKJ-/w383-h297/005.JPG" width="383" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><span><br /></span></p>Che dire, quindi?</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHgjRJfH4RaSQJ-a9PJ03JXy4yFCF3qsrV5CBSCQ73a84Zs5p4dFiwwhMl6CWG40IyQZAnH2T8UEyd1zi8YP1YEEwdKBJjHgYSJi_vQcUJQmQKOpaOB5MkhEZj6i9ESQUQBjJfag_nPuoFl279aa7qZvRcegiK1DRUYahii_5bugVFFJvtR9vde20GWy_G/s764/024.JPG" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="423" data-original-width="764" height="219" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHgjRJfH4RaSQJ-a9PJ03JXy4yFCF3qsrV5CBSCQ73a84Zs5p4dFiwwhMl6CWG40IyQZAnH2T8UEyd1zi8YP1YEEwdKBJjHgYSJi_vQcUJQmQKOpaOB5MkhEZj6i9ESQUQBjJfag_nPuoFl279aa7qZvRcegiK1DRUYahii_5bugVFFJvtR9vde20GWy_G/w396-h219/024.JPG" width="396" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Per cominciare, che è bello rivedere
vecchi amici e sperimentare le sensazioni di un tempo. Che David
Tennant fosse nato per impersonare il Dottore era una cosa già
metabolizzata. Il suo ritorno, sia pure breve, nello show non può
che suscitare entusiasmo oltre che clamore. Lo stesso vale per
Catherine Tate e la felice chimica che ancora oggi si avverte tra i
due attori. E poi c'è Rose. Una nuova Rose (nomen omen),
interpretata dall'attrice transgender Yasmine Finney, traghettatrice
per un nuovo corso, portatrice di istanze potenti, e di una battuta
chiave che farà scoppiare il fegato agli avversatori della cultura
woke, già di malumore dall'annuncio del casting di Ncuti Gatwa come
primo Dottore nero.</span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMbFHJEqkVx1LLOk-tFO1OZUmtqKk_ACoFWmmiouuspnthscx4kmEVWILzLi4_jLy0m7AEApU1YZclC3NUBNneCIpdX58_Gvx2r-Sv0zxjEVcuMIHs4qKBciwEt87k3eHzl4bYthqtljZd_lSILyM0H8-ZAwu_r3NoyWn7JPpREs0sDf3wA_earhYKPvNu/s950/image-w856.webp" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="950" data-original-width="800" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMbFHJEqkVx1LLOk-tFO1OZUmtqKk_ACoFWmmiouuspnthscx4kmEVWILzLi4_jLy0m7AEApU1YZclC3NUBNneCIpdX58_Gvx2r-Sv0zxjEVcuMIHs4qKBciwEt87k3eHzl4bYthqtljZd_lSILyM0H8-ZAwu_r3NoyWn7JPpREs0sDf3wA_earhYKPvNu/s320/image-w856.webp" width="269" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />Ma <i>Doctor Who</i><span> è sempre stato
questo. Uno show proiettato nel futuro. Pazzo, anarchico e
meravigliosamente queer. Chi pensava che il ritorno del Timelord al
genere maschile rappresentasse un passo indietro su un determinato
fronte, resterà deluso. E sono solo cavoli suoi.</span></span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Di <i>Doctor Who</i> ci piace proprio
questo. La sua capacità di cambiare, di adattarsi, magari di
sbagliare e fallire, come la run imperfetta gestita da Chibnall. E la
possibilità di tornare indietro, ma conservando lo sguardo all'oggi,
al domani, alla possibilità di un mondo migliore, facendo battere i
suoi due cuori. Quello del protagonista e quello condiviso dal suo
pubblico in tutto il mondo.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />
</span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAs9D5bsLAgCi9EmzfWfGZcdodDUBzxTCBOwJnxnOJodcUi6br4QjlKmAM2aa_I2VSY7dxqJAiGf1wMaS1XcQYCp9khcSa2D7cTGCtvfP2zjAqCFPaLqk0a-ZrnEuUeKTFgXiIc-IywZNabrAWxas8ZsLf1yXAyQoZPNYEFwXLr52UZ0WWeoUA0-52ejzv/s522/034.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="359" data-original-width="522" height="282" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAs9D5bsLAgCi9EmzfWfGZcdodDUBzxTCBOwJnxnOJodcUi6br4QjlKmAM2aa_I2VSY7dxqJAiGf1wMaS1XcQYCp9khcSa2D7cTGCtvfP2zjAqCFPaLqk0a-ZrnEuUeKTFgXiIc-IywZNabrAWxas8ZsLf1yXAyQoZPNYEFwXLr52UZ0WWeoUA0-52ejzv/w410-h282/034.JPG" width="410" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_T3Qe-x9tJOBPH7wXORRFwfIsaDBQbPUHRNFTr4k_yatBrm8qEw_w0-D4ZLik72pOEkBzz7-3gmsm_vSZAGxST8ln8YK44Y8CJguJMATuUq1O7tFpzUaMILg_cHwVrqMszft3VxXVKeu-hkdkCQL199fsEcV9hRqutaDDhWD3kXVN25S7G4MeGLCdut6r/s469/023.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="304" data-original-width="469" height="250" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_T3Qe-x9tJOBPH7wXORRFwfIsaDBQbPUHRNFTr4k_yatBrm8qEw_w0-D4ZLik72pOEkBzz7-3gmsm_vSZAGxST8ln8YK44Y8CJguJMATuUq1O7tFpzUaMILg_cHwVrqMszft3VxXVKeu-hkdkCQL199fsEcV9hRqutaDDhWD3kXVN25S7G4MeGLCdut6r/w387-h250/023.JPG" width="387" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNnmwjkZG_GjuI-BAf0bLDKcBGLGW4bQBGAY28z05yAAgwnCNTxOcOCYDTKc5R0dtoQeHfpnaA-D4eHKQef88AmP_ZRxmfd3GH9rMoGrMyA-yvnPwOFNbl6-7WegdbQValfkxUYmJ8PCHSIcy8gtrd6Lsaqb0N3iE7RsLjo-Au-IQ9gl6E9_saEhNd0x9f/s747/008.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="399" data-original-width="747" height="207" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNnmwjkZG_GjuI-BAf0bLDKcBGLGW4bQBGAY28z05yAAgwnCNTxOcOCYDTKc5R0dtoQeHfpnaA-D4eHKQef88AmP_ZRxmfd3GH9rMoGrMyA-yvnPwOFNbl6-7WegdbQValfkxUYmJ8PCHSIcy8gtrd6Lsaqb0N3iE7RsLjo-Au-IQ9gl6E9_saEhNd0x9f/w388-h207/008.JPG" width="388" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-77475167141251878342023-11-23T09:28:00.002+01:002023-11-23T09:28:22.887+01:00Capolinea Malaussène: fine del viaggio e grazie di tutto<div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPRkC1oEF44-T3VfPjw92KPpR2EWDNK10T211nxiT-DI5fiNX40TB6io9YusTuhAPqD4DBji8DBpd3-UyLvc7K90eM856EPx1ZqNO4OMwmdN0dqj-Dfp3m09auz9UC7to6CJMWb522R8w89RsghyphenhyphenRd01IhcXcgtM1eKMrrW_RfdyTHFocEPWxr2Un73QJy/s1500/71+Lvt2G-7L._SL1500_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="957" height="444" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPRkC1oEF44-T3VfPjw92KPpR2EWDNK10T211nxiT-DI5fiNX40TB6io9YusTuhAPqD4DBji8DBpd3-UyLvc7K90eM856EPx1ZqNO4OMwmdN0dqj-Dfp3m09auz9UC7to6CJMWb522R8w89RsghyphenhyphenRd01IhcXcgtM1eKMrrW_RfdyTHFocEPWxr2Un73QJy/w283-h444/71+Lvt2G-7L._SL1500_.jpg" width="283" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Alla fine ce l'ha fatta, Daniel Pennac, a sfornare l'ultimo capitolo della quasi quarantennale saga della tribù dei Malaussène, iniziata nel lontano 1985 con <i>Il paradiso degli orchi</i>. Un'attesa lunghetta, e anche pericolosa per l'autore e i suoi lettori. </span><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Infatti,<i> <a href="https://altroquandopalermo.blogspot.com/2018/02/daniel-pennac-il-caso-malaussene-la.html">Il caso Malausséne – Mi hanno mentito</a></i>, era uscito nel 2017 e si interrompeva con un irritante “Continua”, alla maniera delle più recenti saghe cinematografiche, spesso divise in più parti. Cinque anni di astinenza per leggere quello che si annunciava come il definitivo addio a un cast di personaggi diventato di romanzo in romanzo affollatissimo. Una trama labirintica, come sempre quando si parla dei Malausséne, a metà strada tra il noir e la commedia surreale, in cui una nuova generazione di protagonisti affiancava quelli storici dimostrandosi altrettanto imprevedibile. </span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTqzAim_XnKq_9qoz212AcKoAQAFImS0TNSUr8K2PX6ucQTk2_ZW6lI_DGR5yG_VYh0-aQ0VXAh4yddcA91Z6KZajKWD-zJZZZ6K7TvB6894GeUWT9a5iCtMcf7cEu2LaHtQhEA9xTAnRdSTdcHt2WhbdkTKwVgBDPRCSfK7OmWXUQoUHxS0Vxz_j923DO/s500/Daniel-Pennac-13_seduto_blu-500x500.webp" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTqzAim_XnKq_9qoz212AcKoAQAFImS0TNSUr8K2PX6ucQTk2_ZW6lI_DGR5yG_VYh0-aQ0VXAh4yddcA91Z6KZajKWD-zJZZZ6K7TvB6894GeUWT9a5iCtMcf7cEu2LaHtQhEA9xTAnRdSTdcHt2WhbdkTKwVgBDPRCSfK7OmWXUQoUHxS0Vxz_j923DO/s320/Daniel-Pennac-13_seduto_blu-500x500.webp" width="320" /></a></div><br />Il pericolo consisteva proprio nell'intima interconnessione tra i due romanzi spezzati da quel letale “À Suivre”, e nei cinque anni trascorsi tra un volume e l'altro. Orientarsi tra i mille accadimenti, decine di personaggi vecchi e nuovi, e non perdersi dopo l'intervallo non era facile. Lo stesso riassunto, all'inizio del nuovo libro, è più uno sberleffo al lettore che la sintesi degli eventi già narrati. Sintetico, ironico, inutile. Quasi un invito a tuffarsi in acqua per imparare a stare a galla da soli. E la paura di annegare c'era, e neppure poca.
Eppure, l'ormai settantanovenne Pennac fa centro per l'ennesima volta. </span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i>Capolinea Malaussène</i> è un vero gioco di fuoco che fa di tutto per concludere col botto la mitologia dell'amatissima e disfunzionale famiglia di Belleville le cui avventure ci hanno tenuto compagnia per ben trentotto anni. Sarà veramente l'ultimo capitolo? Pennac aveva annunciato un primo addio ai suoi personaggi già una ventina d'anni fa, per poi proseguire a spizzico con nuove storie. Era evidente che congedarsi da Benjamin e gli altri non era facile per lui come per noi. Ma tutto ha una fine. O così pare. Certo, il buon Pennac non è più un ragazzino, ma chi può dire che cosa farà? Come scriveva lui stesso in <i>Storia di un corpo</i>, la vera età di una persona non si calcola in base alla sua data di nascita, ma in base ai passi che la separano dalla tomba. E questo rimane imponderabile. Soprattutto se parliamo di uno scrittore estroso e prolifico. </span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">In <i>Capolinea Malaussène</i> ritroviamo tutti gli ingredienti che ci hanno fatto amare il cocktail nero-rosa-piccante-dolceamaro-frizzante-torcibudella della saga. I complessi intrecci polizieschi. L'umorismo beffardo. Il tono da commedia improvvisamente interrotto da esplosioni di violenza che sconfinano nell'horror. E poi c'è quell'atmosfera da resa dei conti, da sfida all'O.K. Corral. La conversazione con un vecchio amico che mentre ci parla sta mettendo le sedie sul tavolo, chiudendo le finestre e preparando i catenacci. </span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFIbF0da7QSKIzewbT_XBbxkFlo-1axzXo4g4Ybgp0XrgVKh-y0Nralm48_l7c9fedn7-tIwtenikNTHPdzPdoIhLNTD2Jgbn9CgowpXEobbJrM0DUdraUHpCnD4Ibp05YNe6ObudnkFGzYLM4_M0thbWafXjwL4P0OjjImdhSeZRiGACenswq3gBpNmQN/s477/20230307124708-pennacmalaussenestripealtamob-.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="390" data-original-width="477" height="308" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFIbF0da7QSKIzewbT_XBbxkFlo-1axzXo4g4Ybgp0XrgVKh-y0Nralm48_l7c9fedn7-tIwtenikNTHPdzPdoIhLNTD2Jgbn9CgowpXEobbJrM0DUdraUHpCnD4Ibp05YNe6ObudnkFGzYLM4_M0thbWafXjwL4P0OjjImdhSeZRiGACenswq3gBpNmQN/w376-h308/20230307124708-pennacmalaussenestripealtamob-.webp" width="376" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i>Capolinea Malaussène</i> è un libro che lascia senza fiato tanto è affollato da personaggi, dettagli e citazioni. Un rondò che riprende tutti i temi trattati nei libri precedenti, riassume quella che è diventata una vera e propria “lore” (come dicono oggi quelli bravi) e la arricchisce con spunti inediti. Nuovi personaggi, nuove suggestioni... e uno spettacolare villain, malvagio e insidioso come mai ne abbiamo incontrati tra le pagine dello scrittore francese. Una vera festa d'addio dedicata al lettore e ai suoi eroi, dove pare di sfogliare un vecchio album di famiglia mentre si stanno vivendo nuove esperienze.
E quel twist! Anzi due twist. Ma facciamo anche tre. Non ve li aspetterete proprio.
I lettori di fumetto seriale americano, certe cose le chiamano “retrocontinuity”. Vale a dire la rivelazione di retroscena importanti taciuti durante la narrazione principale che a un tratto emergono per cambiare le carte in tavola. Beh, nel suo feuilleton contemporaneo, Daniel Pennac fa tesoro di questo espediente, e picchia duro, imbastendo una serie di colpi di scena che hanno l'effetto di una mascoliata finale prima del botto definitivo. </span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' veramente la fine? Non vedremo più Benjamin, Julie, Jeremy, Thérèse, gli altri fratelli, sorelle, nipoti e i tanti amici che nel tempo hanno formato con loro la più allargata delle famiglie? Secondo le intenzioni di Pennac, sembrerebbe di no. Poi chi lo sa!
Aver visto sin dagli anni 80 dei personaggi nascere, crescere, e oggi agire da adulti, è stato un po' come vivere un'esistenza parallela. Daniel Pennac si è meritato un posto importante nella corte dei romanzieri internazionali, e la tribù Malaussène è diventata un vero mito moderno. Giusto che avesse la sua conclusione. Epica, come meritava. </span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ma una lacrimuccia ci sta tutta.</span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><br /></span></div>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-26071377949603403232023-10-02T21:10:00.001+02:002023-10-02T21:10:04.722+02:00Dieci Anni, ma sempre presenti<p><span style="font-family: inherit;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2ZZx2jMwhKVpkp6OD-jTaDDea2Pfgpjb-5E-0aUmdPl26jVEbh8FsVlmKZgXzstLK-7Z06rk67a2wjc4wP7eIiasVt-bMUU5dVIPBg9vp5fz0J-lWbIp-B0DxRcZHaxvUQF4_OmLL0qmuWQEzLzhnO9EeqefCvhuc8dVqEhSdEUhsG6fq_ngAxz9rU2Go/s1890/Memorie2.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1890" data-original-width="1512" height="465" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2ZZx2jMwhKVpkp6OD-jTaDDea2Pfgpjb-5E-0aUmdPl26jVEbh8FsVlmKZgXzstLK-7Z06rk67a2wjc4wP7eIiasVt-bMUU5dVIPBg9vp5fz0J-lWbIp-B0DxRcZHaxvUQF4_OmLL0qmuWQEzLzhnO9EeqefCvhuc8dVqEhSdEUhsG6fq_ngAxz9rU2Go/w372-h465/Memorie2.png" width="372" /></a></span></div><span style="font-family: inherit;"><br /></span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit;">Dieci anni senza Altroquando. Ma anche
dieci anni di resistenza per continuare a esistere.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiavU3Q-ljJFdtPBQt2m5olB-z01lQUgQzzaQwq3lgwAKznQOVgueqmedhrh-8puIUyo-OtS8G68RnJ2HGMbmGZ4wDGl684at57d8Q8bYX6iP9AjSQIhR2nkFiNneDl2r0iu5QTV-CruGkd-OHZRLTmQ8MPeK2INgWrvdm991i0OoPrbN49C25mHzCnfNn0/s1890/Memorie3.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1890" data-original-width="1512" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiavU3Q-ljJFdtPBQt2m5olB-z01lQUgQzzaQwq3lgwAKznQOVgueqmedhrh-8puIUyo-OtS8G68RnJ2HGMbmGZ4wDGl684at57d8Q8bYX6iP9AjSQIhR2nkFiNneDl2r0iu5QTV-CruGkd-OHZRLTmQ8MPeK2INgWrvdm991i0OoPrbN49C25mHzCnfNn0/s320/Memorie3.png" width="256" /></a></span></div><span style="font-family: inherit;"><br />Tanto è trascorso dalla chiusura della
prima fumetteria storica di Palermo e dalla scomparsa del suo
fondatore, Salvatore Rizzuto Adelfio. Oggi, in occasione di questo
decimo anniversario, è il momento di ricordare quell'esperienza
culturale e la persona che l'ha resa possibile. Come allora,
dall'apertura sul Cassaro di Palermo nel lontano 1991, si comincia
dai fumetti, con una serie di eventi che esordiranno presso i locali
di <a href="https://www.facebook.com/comix.green/">Comix Green</a>, altra fumetteria storica della città, e
proseguiranno in ordine sparso nei prossimi mesi. Il 12 ottobre alle
16:30 presso Comix Green in via Pignatelli Aragona 78, si aprirà la
mostra intitolata <i><span style="font-weight: normal;">“Memorie da
un Altroquando”</span></i>. Una vasta raccolta di omaggi grafici
che <a href="http://sadeide.blogspot.com/">Salvatore Rizzuto Adelfio</a>, titolare di Altroquando, ha
collezionato sin dai primi anni 90 fino alla sua scomparsa, avvenuta
nel 2013. Opere nate spontaneamente dalla creatività dei giovani
frequentatori della libreria, aspiranti fumettisti e illustratori,
alcuni dei quali oggi hanno intrapreso una carriera da
professionisti. Immagini promozionali, caricature del titolare, brevi
storie a fumetti e altre esplosioni di libera creatività. Una
collezione che narra una lunga stagione culturale e la sua naturale
evoluzione a cavallo di due secoli. Il fermento di una Palermo in cui
leggere e fare fumetto, ma anche inventarsi e mettersi in gioco, era
una passione ancora nuova e piena di entusiasmo. Quella allestita
presso Comix Green dall'attuale gruppo Altroquando, crew culturale
che ha raccolto il testimone della precedente attività, sarà la
prima di una serie di mostre che non vogliono essere solo un
nostalgico sguardo al passato, ma si propongono come memoria storica
a una città che, da Salvatore Rizzuto Adelfio e dalla sua libreria,
ha ricevuto un'importante spinta creativa in grado di mettere insieme
arte, divertimento e impegno sociale.
</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit;">Ci sarà sempre un Altroquando, anche
fuori dalle mura anguste di una bottega. Altroquando oggi è un tag
culturale che si occupa di divulgare le tante declinazioni del
narrare, partendo dai fumetti per parlare di vita, storia e società.
E le radici sono sempre una parte importante nella storia di ognuno
di noi.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit;">Dopo l'inaugurazione, la mostra si
potrà visitare durante gli orari lavorativi di Comix Green (10 -13;
16-19:30) </span><span style="font-family: inherit;">fino
a sabato 14 ottobre 2023.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3zyjllydISugRgDLqdoP41rnx_0T76K2kmTsp73J5dEZilebDiQ0aJScMq6BWIg6YLPyVZTFTl2EXRT8CysUnIufeKFHlpHPc2b_UJmJGXrBDQ_fbISfFuZvab2fb6isTKqFNzfO4c_rLzdkRKB3h2XCYST3tVg-673nGIRvuhZ_8thnf60DHap2UNwdY/s1890/Memorie4.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1890" data-original-width="1512" height="381" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3zyjllydISugRgDLqdoP41rnx_0T76K2kmTsp73J5dEZilebDiQ0aJScMq6BWIg6YLPyVZTFTl2EXRT8CysUnIufeKFHlpHPc2b_UJmJGXrBDQ_fbISfFuZvab2fb6isTKqFNzfO4c_rLzdkRKB3h2XCYST3tVg-673nGIRvuhZ_8thnf60DHap2UNwdY/w305-h381/Memorie4.png" width="305" /></a></div><br /><span style="font-family: inherit;"><br /></span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-25768595813538363392023-09-06T21:26:00.004+02:002023-09-06T21:26:24.428+02:00<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxk8RJnTPqk-sWRAObjKyGMm2xRILe5jTzetJc2pLGNL7NERsaoKpNTRlcje_RcevDetb7igwyM5rasEjEME4HSC1Gd3OtjcC-sn8Fkb6XvV_eO59rbfuPAVFHWn6Xu66pnjRf7B0Ki9SXaR8X2qvMYOTvn7cKkq3R5_vko-UyeIhMySu4q1M0NQi1DJjj/s970/Giuliano-Montaldo-970x485.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="485" data-original-width="970" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxk8RJnTPqk-sWRAObjKyGMm2xRILe5jTzetJc2pLGNL7NERsaoKpNTRlcje_RcevDetb7igwyM5rasEjEME4HSC1Gd3OtjcC-sn8Fkb6XvV_eO59rbfuPAVFHWn6Xu66pnjRf7B0Ki9SXaR8X2qvMYOTvn7cKkq3R5_vko-UyeIhMySu4q1M0NQi1DJjj/w432-h216/Giuliano-Montaldo-970x485.webp" width="432" /></a></div><span style="font-size: large;"><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p>In memoria del regista Giuliano Montaldo, appena scomparso, oggi vi propongo uno dei suoi film meno ricordati, visibile gratuitamente su Rai Play.</span><p></p><span style="font-size: medium;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixcoD_cZWsuoyZuSEOsS5WprFcAgNiYtWF8Xy1DUsQD9rGyPbLqxuEOHE1VLWEE59HfbJbObs8R18EHQ0l0xYpdmMdj6pKaM23eRrd2luOZocN6bpsTcrme_5bA54j2_FfWKUFqtmtca6yqvBhwcXZ4Bnb5PleZZMWAUwUUereYbjIG6KvX_kqyDSDMqhe/s336/32174.webp" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="336" data-original-width="235" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixcoD_cZWsuoyZuSEOsS5WprFcAgNiYtWF8Xy1DUsQD9rGyPbLqxuEOHE1VLWEE59HfbJbObs8R18EHQ0l0xYpdmMdj6pKaM23eRrd2luOZocN6bpsTcrme_5bA54j2_FfWKUFqtmtca6yqvBhwcXZ4Bnb5PleZZMWAUwUUereYbjIG6KvX_kqyDSDMqhe/s320/32174.webp" width="224" /></a></div>Circuito Chiuso</i>, film surreale, inquietante, claustrofobico e oggi dimenticato dai più, merita di essere recuperato, superando i pregiudizi che si potrebbero nutrire per un prodotto italiano televisivo di fine anni '70. Nato per la TV, acclamato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino nel 1978, il film di Montaldo fu a un passo dall'essere distribuito al cinema, ma per ragioni contrattuali rimase confinato allo spazio televisivo. <i>Circuito Chiuso</i> è una parabola surreale, quasi horror sul rapporto tra spettacolo e pubblico. In un piccolo cinema romano, durante la proiezione di un film western, uno spettatore è assassinato con un colpo di pistola. Il pubblico viene trattenuto dalla polizia e si cerca di riprodurre gli eventi della giornata in cerca del misterioso, assassino mentre tra i presenti le tensioni crescono e un sociologo che si trovava in sala azzarda una strana, inquietante teoria.<br /><br />Una metafora sul cinema e lo show business in generale che, fruito acriticamente, ci uccide e si nutre di noi. Praticamente un antesignano di <i>Nope </i>di Jordan Peele, che attinge dichiaratamente anche a elementi della narrativa di Ray Bradbury.<br /><br />Un film ingiustamente considerato minore nella carriera del grande regista scomparso. Una novella "creepy" che conserva ancora oggi tutta la sua potenza simbolica, grazie anche a un cast affiatato di attori tra cui spicca l'indimenticato Flavio Bucci.</span><div><span style="font-size: medium;"><br /></span><div><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: center;"><b><i><span style="color: #2b00fe; font-size: large;"><a href="https://www.raiplay.it/video/2019/11/Circuito-chiuso---Il-film-TV-b60cdc49-f750-4292-a4a1-1e2e0ecd2aa9.html" target="_blank">CIRCUITO CHIUSO di Giuliano Montaldo su RAI PLAY</a></span></i></b></div><br /><br /></div></div>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-51509387781835015012023-08-25T11:47:00.004+02:002023-08-25T11:52:46.525+02:00<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhocxetclb9wSVbvy24Y_guCS_KD3eWQ4NY5HGnkt8XqAsFl2igRWAQ2PHsWUDpQqJh79wz2eP-aIzGyS0hdztAEy7z1VzlWu17YLPnt_9f6P7W-4prPpdxrLAjmoGGsoFztK3vWFSSRUUO8m2IIBP5ncyVepyGiymPx9qDt-G6smCsyK74mdBSwqtCthiZ/s2560/P1180378.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1920" data-original-width="2560" height="377" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhocxetclb9wSVbvy24Y_guCS_KD3eWQ4NY5HGnkt8XqAsFl2igRWAQ2PHsWUDpQqJh79wz2eP-aIzGyS0hdztAEy7z1VzlWu17YLPnt_9f6P7W-4prPpdxrLAjmoGGsoFztK3vWFSSRUUO8m2IIBP5ncyVepyGiymPx9qDt-G6smCsyK74mdBSwqtCthiZ/w502-h377/P1180378.JPG" width="502" /></a></div><br /> <p></p><p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">10 anni oggi dalla scomparsa di <span class="xv78j7m" spellcheck="false"><a href="http://sadeide.blogspot.com/" target="_blank">Salvatore Rizzuto Adelfio</a></span>. Senza di lui, Altroquando a Palermo non sarebbe mai esistito. Senza di lui tutte le cose che ho fatto negli ultimi anni non le avrei nemmeno pensate. Senza di lui la nostra città sarebbe stata un luogo più vuoto e più triste. Più di un libraio. Più di un attivista. Più di un amico. Più di un compagno di vita.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Il ragno radioattivo che mi ha morso.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Il Maestro Splinter che mi ha addestrato.</span></p><p><span style="font-size: medium;">L’Abin Sur che mi ha affidato il suo anello del potere.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Lo Xavier che mi ha insegnato che la diversità è un dono.</span></p><p><span style="font-size: medium;">I miei occhi e il mio cuore.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Il mio altro quando.</span></p><p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />Sempre presente. Mai dimenticato.</span></p><p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ci sarà sempre un Altroquando.</span></p><p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhShEb6l-CZ-KLyuMcs8F18RL2DmmS2gFm9LKDmSMyJFKMa1jcBx2ZbVlj9pLhYKMc-hp0khboafBZwUx7TajfV1SyRGn_re1bnttpMl57tr9AuPSH1_0j-73pBdAYzL7fbawYBTfk4qF-lNi0hicUbEp3MhIfxnkGulHIts08dHtzKYN8tEViX6hXSAo4U/s450/altroquando_makkox.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="338" data-original-width="450" height="309" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhShEb6l-CZ-KLyuMcs8F18RL2DmmS2gFm9LKDmSMyJFKMa1jcBx2ZbVlj9pLhYKMc-hp0khboafBZwUx7TajfV1SyRGn_re1bnttpMl57tr9AuPSH1_0j-73pBdAYzL7fbawYBTfk4qF-lNi0hicUbEp3MhIfxnkGulHIts08dHtzKYN8tEViX6hXSAo4U/w411-h309/altroquando_makkox.jpg" width="411" /></a></div><br /><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><p></p><p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></p>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-47938255585776160902023-08-09T12:45:00.002+02:002023-08-09T12:46:14.021+02:00The Full Monty - La serie<p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIiP7Y4NjVUUx__QEIY9FGbXi9SN9ZAr8tYzyolLot3V_3xttpkQ0rlRvn60nTuQiejvk4lUzx3n3OQfavqSK_gVFwpEcZLOTLqv33J_yx9fHOuT4Lx3XIXderRLIyBX-VUtykk8LbJrUdKyiGoV7P_4jkvPTy0ob1Pi3-5Ed7eR902PElWR0gZ5lZJaVO/s1600/the-full-monty_jpg_1600x900_crop_q85.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="281" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIiP7Y4NjVUUx__QEIY9FGbXi9SN9ZAr8tYzyolLot3V_3xttpkQ0rlRvn60nTuQiejvk4lUzx3n3OQfavqSK_gVFwpEcZLOTLqv33J_yx9fHOuT4Lx3XIXderRLIyBX-VUtykk8LbJrUdKyiGoV7P_4jkvPTy0ob1Pi3-5Ed7eR902PElWR0gZ5lZJaVO/w500-h281/the-full-monty_jpg_1600x900_crop_q85.jpg" width="500" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Devo ammettere che ci credevo poco in
questo <i>The Full Monty – La serie</i>, seguito realizzato per la
visione domestica e disponibile sul catalogo Star di Disney Plus.
Diciamolo. Il film cult del 1997 diretto da Peter Cattaneo non aveva
realmente bisogno di un seguito. La storia dei sei disoccupati
inglesi che per far fronte alla povertà si improvvisano
spogliarellisti e “vanno fino in fondo” per offrire un valore
aggiunto assente negli show professionali, si concludeva lì, nel
momento in cui sul palcoscenico cadeva l'ultimo velo. Il teatro
gremito, la folla divertita, il botteghino traboccante incassi che,
almeno per un po', avrebbero permesso ai protagonisti di riprendere
fiato.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span>Il senso di </span><i>The Full Monty</i><span> era
questo. Non solo il resoconto di un'iniziativa grottesca ispirata
dalla necessità economica, ma anche l'allegoria di un'umanità
duttile, disposta a reinventarsi e a mettere in discussione se stessa
al di là delle aspettative sociali. Sei uomini distanti
dall'immaginario presentato dalle riviste patinate. Alcuni grassi,
altri troppo magri, avanti negli anni, goffi o semplicemente negati
per la danza. Il vero messaggio di </span><i>The Full Monty</i><span> erano la
solidarietà tra poveri, la creatività e l'autoironia come strumento
di sopravvivenza. Ricordo che alla sua uscita, la sinistra italiana
non spese parole gentili per il film di Peter Cattaneo. Il segretario
di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti lo bollò come farsa che
metteva in burla i serissimi problemi dei lavoratori disoccupati, e
sollecitò la sua base a preferirgli la visione di </span><i>Brassed Off</i><span>
(</span><i>Grazie, signora Thatcher</i><span>) di Mark Herman, arrivato da noi
quasi in contemporanea.</span></span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNvWXReNmL3zhCczmf5HKuB-0onHjjuyRsiYeREB39yBjY9NeJroLHD5QYXxX0hk_ITn9JsUUuy-sK885gC17XWDheDpHd3vgtQZOExBIC0uIygjh_tzkdUnefJzExe26SpyW5EXbai1g3f-B2o75dj16xM5yK4fN2O5HTNXPt4bYuRMsv2AuWrRFohfN1/s774/e78813b013768e985b6be71a03e2f815.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="516" data-original-width="774" height="272" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNvWXReNmL3zhCczmf5HKuB-0onHjjuyRsiYeREB39yBjY9NeJroLHD5QYXxX0hk_ITn9JsUUuy-sK885gC17XWDheDpHd3vgtQZOExBIC0uIygjh_tzkdUnefJzExe26SpyW5EXbai1g3f-B2o75dj16xM5yK4fN2O5HTNXPt4bYuRMsv2AuWrRFohfN1/w409-h272/e78813b013768e985b6be71a03e2f815.jpg" width="409" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4zwae8bxlrBPV2vZlo268y9gvpBAlGNzphXtn3EJVfIcUpo561MIjLy8QqVou36lt1GpQJEwnMcDUQIN1dJlmiyR3-cvx6_TB_QH6tRUmumlzbWaDgDg9gueOt-uN6n-2xC3oEk5M-O1vvsDieuwsHhICss6f-UoBuLHoU55BY8zzjeEpTM0TPEAKEdSQ/s747/Des.PNG" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="532" data-original-width="747" height="228" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4zwae8bxlrBPV2vZlo268y9gvpBAlGNzphXtn3EJVfIcUpo561MIjLy8QqVou36lt1GpQJEwnMcDUQIN1dJlmiyR3-cvx6_TB_QH6tRUmumlzbWaDgDg9gueOt-uN6n-2xC3oEk5M-O1vvsDieuwsHhICss6f-UoBuLHoU55BY8zzjeEpTM0TPEAKEdSQ/s320/Des.PNG" width="320" /></a></div>Lo spunto centrale dei due film era
simile. L'ondata di licenziamenti in Inghilterra conseguente alla
politica thatcheriana, lo spettro dell'indigenza per molte famiglie,
la dignità negata e la crescente disperazione. In <i>Grazie, signora
Thatcher</i> prevaleva senza troppi filtri l'elemento tragico. A
nessuno dei membri dei minatori che suonavano nella banda locale
saltava in mente di spogliarsi per far soldi. Qualcuno tentava pure
di suicidarsi (succedeva anche in <i>The Full Monty</i>), e prevaleva
una generale amarezza. Diciamo pure che il film di Mark Herman si
presentava come un prodotto più “serio”, meno incline
all'ironia, più cattivo nella sua opera di denuncia sociale.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Non che <i>The Full Monty</i>
scherzasse su questo versante. Lo scenario di base non era mica da
ridere. Niente lavoro, famiglie allo sbando, disoccupati in età che
non trovano nuovi sbocchi... Persino l'organizzazione dello
striptease maschile aveva qualcosa di disperato. Quello che forse
sfuggiva al compagno Bertinotti era la rilevanza dell'umorismo
britannico, spesso nerissimo, nell'affrontare i drammi quotidiani, e
l'inno alla resistenza cantato dalle chiappe operaie al vento nel
festoso finale.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il film del 1997 rappresentava dunque
una parabola conclusa in sé, per la quale nessun sequel sembrava
avere ragione di esistere. La recente ondata di revival
cinematografici e televisivi, con la sua mediocrità commerciale, non
faceva sperare in niente di diverso. Davanti all'annunciato sequel
di <i>The Full Monty</i> era stato facile pensare: Beh, sappiamo cosa
vedremo. Ritroveremo i sei amici invecchiati, ancora una volta in una
situazione di necessità. E per far fronte ai problemi dovranno
replicare la loro esibizione di ventisei anni prima. E' un copione
telefonatissimo.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Invece non è così.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVwWW_HTciu2qDXRCsnsMENUo6ustUeTKoa9JkhgNlCelfkKeGORIy4uSs9HmNLWhfypJ4W4S3EA6ji5rAZ8tGysDXp4FHLRO7iXHiHIXz6DDvd4KYANOuWYEOzxa0Ky7QKnuEGAin7s7UVHTB_B9voBF2czoOQol30olDiT0_hRqfFfJwL9jNZJRGAPZk/s976/_130036603_lesley-sharp_jean.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="549" data-original-width="976" height="232" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVwWW_HTciu2qDXRCsnsMENUo6ustUeTKoa9JkhgNlCelfkKeGORIy4uSs9HmNLWhfypJ4W4S3EA6ji5rAZ8tGysDXp4FHLRO7iXHiHIXz6DDvd4KYANOuWYEOzxa0Ky7QKnuEGAin7s7UVHTB_B9voBF2czoOQol30olDiT0_hRqfFfJwL9jNZJRGAPZk/w412-h232/_130036603_lesley-sharp_jean.jpg" width="412" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>Capiamoci. <i>The Full Monty – La
serie</i> rimane un seguito non necessario. Quasi la totalità dei
sequel prodotti non lo sono. Come rimane un'operazione di revival
prescindibile. Ma la confezione è talmente accattivante e la
sensazione di ritrovarsi con dei vecchi amici talmente simpatica, che
la visione vale comunque il tempo speso. Se qualcuno si aspetta una
replica, sia pure aggiornata, della trama del primo film, rimarrà
deluso. No, stavolta non si organizza nessuno spogliarello. Nessuno
va “fino in fondo” e neppure pensa di farlo. L'epica sequenza del
film originale è celebrata da una divertentissima scena fan service,
motivata da un contesto coerente ma del tutto imprevedibile.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Quello che rimane fedele allo spirito
del primo <i>The Full Monty</i> è la denuncia di uno stato sociale
carente, le cui storture sono sofferte dai più fragili, per i quali
arginare le regole diventa l'unica opzione possibile. Un dramedy,
come si chiamano oggi, in virtuoso equilibrio tra denuncia, dramma e
humor nero, sullo sfondo di un momento di gloria passato in cui si è
mostrato il culo nudo alla povertà, ridendole in faccia e facendola
arretrare di qualche passo se non proprio sconfiggendola.
</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSVPzapQddvXXeqcMJzE0a3daFvS-5gZkMrJ80Fr4OB57GfblxGZdNzmLkb1lo_hTbm7cutkNBP7f-QzAEMgwnJHGvybexcvkfdjVinNseD40jnL6KlUR5bvlo9rZhd7MZ145fXXoBn0KTmCgo2GnspadIv1W0RW4RmqV-KQjt1ZMaAhJ94JjON0rv9oUZ/s714/01.PNG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="474" data-original-width="714" height="261" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSVPzapQddvXXeqcMJzE0a3daFvS-5gZkMrJ80Fr4OB57GfblxGZdNzmLkb1lo_hTbm7cutkNBP7f-QzAEMgwnJHGvybexcvkfdjVinNseD40jnL6KlUR5bvlo9rZhd7MZ145fXXoBn0KTmCgo2GnspadIv1W0RW4RmqV-KQjt1ZMaAhJ94JjON0rv9oUZ/w395-h261/01.PNG" width="395" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDCaOkIpCSZp672I8wJCmBPvxjNgblVD9RzxG44uwrIxhm_MAR8aQg8U1rqf-4m7UIb8HAEYHNJsxHkuEyfLkEmeveW4UPMS59E-uypJOqjN0mdl9mYfnQaCZTd3GghbFHBt4_dJ61WI6b_UwPkx-1J2kKEvM4f6LCo-nrNp9xVYlpSp_U9CPi8y_mz9vo/s700/de9df46ae4757bfa1a8fbee997b72f00.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="467" data-original-width="700" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDCaOkIpCSZp672I8wJCmBPvxjNgblVD9RzxG44uwrIxhm_MAR8aQg8U1rqf-4m7UIb8HAEYHNJsxHkuEyfLkEmeveW4UPMS59E-uypJOqjN0mdl9mYfnQaCZTd3GghbFHBt4_dJ61WI6b_UwPkx-1J2kKEvM4f6LCo-nrNp9xVYlpSp_U9CPi8y_mz9vo/s320/de9df46ae4757bfa1a8fbee997b72f00.jpg" width="320" /></a></div>I sei protagonisti tornano tutti a
calcare la scena con il supporto di qualche new entry ben
caratterizzata. Robert Carlyle è sempre Gaz, e per il suo
personaggio, folle e incontrollabile come allora, sembra quasi che il
tempo non sia trascorso. Mark Addy, il corpulento Dave, ha una vita
regolare come bidello in una scuola in cui sua moglie Jean,
laureatasi nel frattempo, è diventata dirigente scolastico. Come
allora rappresenta il cuore del gruppo, il suo aspetto più umano e
insospettabilmente eroico. Gerald è in pensione e passa le sue
giornate seduto al bistrò che Lomper gestisce con il marito mentre
Guy, la sua fiamma di un tempo, si arrangia come può con una
discutibile agenzia assicurativa. Il vecchio Barrington detto
Cavallo, infine, ha ottenuto un sussidio di invalidità che
fatalmente sta per scadere...</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il seguito di <i>The Full Monty</i> è
simile a una rimpatriata dolceamara tra vecchi compagni di scuola in
cui ci si conta le rughe e si confrontano i rispettivi traguardi e
fallimenti. Non so se a Fausto Bertinotti piacerebbe più del
prototipo. Sebbene nessuno si cali i pantaloni, l'ironia tutta
british rimane lo scudo più forte con cui parare gli attacchi della
sorte avversa. Eppure il senso di ingiustizia sociale è palpabile,
crudo, e non si può non provare affetto per questi guerrieri del
quotidiano affidati alle performance di attori e attrici da urlo.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSTO3r0V8YQlU0vKJODxenawj9FEayLFKcIevpB8EvgfAdS2HF9ES42t-dPYYu4VecW6RkzGKJUD0v8GB-L-6bvNPpHVsyTEDUDSy3axqWC56A6Dr9BBG7vPAk-zGxNnmuMwPVQdURLHw_9W48c3MDsdveUfJ-X7N1zpBmg_Vju_fsaLVZ467cdlRccmYu/s699/cavallo.PNG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="560" data-original-width="699" height="304" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSTO3r0V8YQlU0vKJODxenawj9FEayLFKcIevpB8EvgfAdS2HF9ES42t-dPYYu4VecW6RkzGKJUD0v8GB-L-6bvNPpHVsyTEDUDSy3axqWC56A6Dr9BBG7vPAk-zGxNnmuMwPVQdURLHw_9W48c3MDsdveUfJ-X7N1zpBmg_Vju_fsaLVZ467cdlRccmYu/w380-h304/cavallo.PNG" width="380" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>Era necessario? Probabilmente no. E'
piacevole? Assolutamente sì. Il messaggio è sempre lo stesso.
Contro uno stato assente, spesso vessatorio, l'unico modo per
difendersi è restare uniti. Resistere e tentare, forse solo per
fallire. Ma come diceva Samuel Beckett, per avere la possibilità di
andare avanti e fallire ancora. Fallire meglio. E restare umani.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-73810660897181500692023-08-08T10:26:00.003+02:002023-08-08T10:29:04.057+02:00Quelle classi così speciali... anzi, differenziali...<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIsFJht2Xo08nv1z6eVwMgW59O-92_Qr6Naq7DJYfgVaMMVeWIY7w6w7KDe4XleYV-YxogAB7COKZ7inGMej7i4Y8RH6hmIAUg_a9oOvbIq1FKldlntVMaulSYI0gEBr4KwAFUcIP29tjE5bX4v7Q-juzU4wJpiU17rXmNFMycIXuf_2ZpOaqk3nVqloil/s1024/550ff8d4c0624582b07378439d19377f-1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="717" data-original-width="1024" height="305" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIsFJht2Xo08nv1z6eVwMgW59O-92_Qr6Naq7DJYfgVaMMVeWIY7w6w7KDe4XleYV-YxogAB7COKZ7inGMej7i4Y8RH6hmIAUg_a9oOvbIq1FKldlntVMaulSYI0gEBr4KwAFUcIP29tjE5bX4v7Q-juzU4wJpiU17rXmNFMycIXuf_2ZpOaqk3nVqloil/w436-h305/550ff8d4c0624582b07378439d19377f-1.jpg" width="436" /></a></div><br /><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Le parole della giornalista Concita De
Gregorio, pubblicate sul quotidiano <i>La Repubblica</i>
nell'articolo intitolato <a href="https://www.tag24.it/733825-concita-de-gregorio-il-valore-di-un-selfie/" target="_blank"><i>Il valore di un selfie</i> </a>hanno fatto il
giro della rete scatenando una selva di (giuste) polemiche.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il casus belli è stata la bravata di
una comitiva di giovani turisti tedeschi a Villa Alceo, dimora
storica di Viggiù. I ragazzi avrebbero realizzato un video in cui
giocavano con la statua di una fontana ottocentesca, rimasta
gravemente danneggiata. Fatto di per sé grave, che si aggiunge a un
altro episodio recente. L'incisione dei nomi di altri giovani
stranieri sulle pietre del Colosseo a Roma. Gesti da cui emergono
inconsapevolezza, spregio del patrimonio pubblico e una sconfortante
superficialità.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Poi... c'è il commento scritto dalla
giornalista su <i>Repubblica</i>. Una sfuriata legittima, ma espressa
in termini altrettanto costernanti. Non si tratta soltanto dell'uso
di parole come “<i>decerebrati</i>” e il paragone dei
protagonisti del gesto vandalico a persone con disturbi cognitivi. De
Gregorio fa riferimento anche ai tempi delle cosiddette “classi
differenziali”, orrenda istituzione scolastica risalente ai primi
anni 70, affermando che sarebbero state il posto ideale per questi
sciocchi influencer. Un posto in cui una maestra avrebbe detto loro
<i>«vieni, tesoro, sillabiamo insieme. Prima però pulisciti la
bocca.»</i></span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">La polemica riguarda l'atteggiamento
abilista che pervade l'articolo, l'accostamento di un comportamento
sciocco al quotidiano drammatico degli individui con deficit mentali,
ma anche l'allusione a quella vecchia, fortunatamente superata,
realtà scolastica in termini che suonano quasi nostalgici.
Praticamente un recinto dove rinchiudere i cretini per trattarli con
il paternalismo (e lo spregio) che gli sarebbe dovuto.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Concita De Gregorio ha provveduto a
pubblicare delle scuse. Oddio, se vogliamo chiamarle così. Si
premura, infatti, di lamentare subito il peso del “politicamente
corretto” che appesta la sinistra italiana limitando anche la
libertà di espressione di giornalisti come lei. Più che delle
scuse, una conferma. Qualcosa che mi rammenta un episodio scolastico
del quale fui testimone ai tempi del liceo quando, dopo una lite
furiosa tra ragazzine, una delle due, costretta a scusarsi da un
insegnante, si rivolse all'altra borbottando tra le lacrime: <i>«Va
bene, ti chiedo scusa. Ma confermo che sei una puttana!»</i></span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Peggio ancora. Mi ricorda proprio le
classi differenziali. Perché io c'ero. Le ho viste, nella mia scuola
elementare, e ne rammento il profondo orrore. All'epoca, tra gli
operatori scolastici, erano chiamate “classi speciali”. La parola
“speciale” diventava dunque un eufemismo dal significato
terrificante. Un'etichetta che alludeva a una condizione triste,
malata, diversa, e a uno spazio apposito in cui essere confinati con
altri derelitti non conformi al consesso dei “normali”.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Le classi differenziali, ironia della
lingua, erano in realtà delle vere e proprie riserve in cui bambini
con problemi eterogenei erano stipati senza nessuna attenzione
specifica alle loro necessità peculiari. Luoghi in cui erano
ammassati senza criterio ragazzi down, bambini con disparate forme di
deficit psichico, ma anche altri con deformità fisiche, spastici,
gente con problemi motori e di fonazione, ma perfettamente sana dal
punto di vista mentale. Insomma, quelle classi, più che
“differenziali”, erano un indifferenziato recinto di soggetti
identificati come <i>freaks</i>, dove bambini sfortunati, spesso
provenienti da famiglie di estrazione proletaria, erano vigilati alla
maniera di animaletti da tenere al guinzaglio finché la campana non
annunciava la fine delle lezioni.<br /><br />Le ho viste quelle classi,
quando avevo otto anni, e ne rammento il clima da piccolo lager con
la faccia da clown gioviale. Nei corridoi della scuola, visto che ero
schivo e silenzioso, venivo spesso scambiato per uno dei tanti
bambini “speciali” che eludevano la sorveglianza e vagavano per
l'istituto. Ricordo la sufficienza del personale scolastico, la pietà
mista a malcelata insofferenza.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E ricordo anche altro.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ricordo Rodolfo (lo chiameremo così),
bambino di scuola elementare, più grande di me di qualche anno, che
frequentava la quinta mentre io ancora ero in terza. Rodolfo aveva
evitato di finire rinchiuso nelle classi differenziali. Non saprei
come. La logica di quella ignobile istituzione avrebbe dovuto
collocare anche lui in quegli spazi, ma la misericordia del caso gli
risparmiò questa pena accessoria. Sì, perché Rodolfo era affetto
dalla sindrome di Tourette, un disturbo raro del sistema nervoso che
rende la persona vittima di mille tic incontrollabili, movimenti
inconsulti e strani, ti costringe a urlare senza filtri quello che ti
passa per la testa e a ripetere (ecolalia) ad alta voce frasi e
parole che ti è appena capitato di ascoltare.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ovviamente, Rodolfo era tristemente
noto a scuola. Se non altro, i suoi compagni di classe, che lo
conoscevano meglio, lo trattavano in modo protettivo. Capitavano,
però, certe circostanze. L'assenza di un insegnate malato, un vuoto
che la scuola sotto organico non poteva sopperire impiegando un
supplente. La prassi, allora, era quella di smistare gli alunni del
maestro assente presso altre classi, anche di grado inferiore, in
modo che trascorressero la giornata parcheggiati altrove.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Fu così che conobbi Rodolfo e la sua
malattia, durante una di queste trasferte. Per via dell'assenza del
loro maestro, questi ragazzi più grandi finirono a sedere nei nostri
banchi. L'assenza del docente si protrasse per qualche giorno e
avemmo così modo di conoscerci un po'. Le caratteristiche di Rodolfo
suscitavano sconcerto, una punta di paura e tanta curiosità. Ai
nostri occhi infantili il ragazzo sembrava posseduto da uno spirito
maligno che si baloccava con il suo corpo come fosse una marionetta.
Succedeva di sentirlo improvvisamente urlare versi incomprensibili o
battere le mani e torcersi nel banco, fare eco alle parole del
maestro nel bel mezzo della lezione. Rodolfo era un ragazzo
intelligente, di sicuro più preparato di me. Ricordo che fu da lui
che sentii per la prima volta l'espressione “radice quadrata”.
Nella mia classe non le avremmo mai studiate e tuttora la matematica
per me, presunto normodotato, ha parecchie zone d'ombra.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Non so cosa sia stato di Rodolfo, ma
non fatico a credere che abbia portato avanti gli studi con profitto
a dispetto del caos apparente suggerito dal suo disturbo. Il peggio
era vederlo entrare nella nostra aula scortato dal bidello, rosso in
viso, umiliato e quasi in lacrime, perché un insegnante non lo aveva
voluto accogliere nella propria classe. Quel ragazzo problematico che
sembrava indemoniato, urlava, si agitava e gli faceva il verso, non
lo voleva proprio tra i piedi. Assolutamente no. Via, se ne vada al
diavolo e lo subisca qualcun'altro! Il porco non aveva fatto nulla
per nascondere la sua avversione, e le conseguenze emotive su Rodolfo
erano state devastanti. Un gesto di un'insensibilità atroce, che in
una scuola dovrebbe essere bandito, ma che all'epoca era la
squallidissima norma.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Non andava molto meglio con il nostro
maestro, quello che l'aveva accolto con apparente disponibilità.
Vecchio stronzo ignorante, fascista e assenteista, che all'ennesimo
grido irrefrenabile di Rodolfo commentò mestamente così, a voce
alta, quasi fosse una nobile dichiarazione d'intenti:</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><i><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">«Dio oggi mi ha dato questa croce.
Pazienza! L'altro maestro lo sopporta tutto l'anno. Io solo per un
giorno. Che ci vogliamo fare? Ognuno ha la sua pena.»</span></i></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Quell'uomo era una merda e un pessimo
insegnante. Lo dico con il cuore in mano.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ricordiamocelo ogni volta che siamo
tentati di dire che stavamo meglio prima, quando potevamo fottercene
della sensibilità altrui, dei diritti altrui, delle diversità e
delle condizioni sociali che non ci riguardano direttamente. Quando
potevamo sfogarci o addirittura divertirci senza doverci preoccupare
di offendere nessuno e suscitare aspre critiche a causa di questo
nuovo obbligo al rispetto, a detta di alcuni ipocrita e temporaneo...
come una stupida moda.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Quest'inclusione, questa inutile attenzione al linguaggio, a parole che feriscono e a volte uccidono
anche. <br /><br /></span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ricordiamocelo, per favore.</span></p>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-15493147464463578822023-08-05T07:52:00.001+02:002023-08-08T07:57:31.579+02:00Addio a Giuseppe Montanari<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWfEqwQ_bBu7dXjGINH-MlSw-xrRjrwx7f7TNl8v7ElybUVix0w8dyrjsmUlzzYK7ujIowgCayI4JZOYqfsvHOrBLZCJPYdZY2_JfbFzKCOk_xJDrbM1KDHG7ByvmoB3FXPyQvFGrqUujU4cPlLtHhbzwlYGqyVwx5uKV6ZHfd1chYwDagtUK0kjrM7ndf/s720/366065627_10231453884759409_1564937040709832823_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="511" data-original-width="720" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWfEqwQ_bBu7dXjGINH-MlSw-xrRjrwx7f7TNl8v7ElybUVix0w8dyrjsmUlzzYK7ujIowgCayI4JZOYqfsvHOrBLZCJPYdZY2_JfbFzKCOk_xJDrbM1KDHG7ByvmoB3FXPyQvFGrqUujU4cPlLtHhbzwlYGqyVwx5uKV6ZHfd1chYwDagtUK0kjrM7ndf/w389-h276/366065627_10231453884759409_1564937040709832823_n.jpg" width="389" /></a></div><br /><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;">Ci ha lasciati Giuseppe Montanari, disegnatore che in coppia con il collega Ernesto Grassani, ha firmato un gran numero di episodi di Dylan Dog tra la serie regolare e vari speciali. </div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;">Il suo era un tratto classico ma estremamente riconoscibile che insieme a tanti altri elementi ha contribuito a plasmare il mito dell'indagatore dell'incubo come oggi lo conosciamo. </div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;">Tra le storie più celebri ricordiamo <i>Le notti della luna piena, Killer, La zona del crepuscolo, Ossessione, Scritto <span style="font-family: inherit;"><a style="color: #385898; cursor: pointer; font-family: inherit;" tabindex="-1"></a></span>con il sangue, I segreti di Ramblyn.</i> </div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;">Un pezzo di storia del fumetto che conserveremo gelosamente nella nostra memoria.</div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;"><br /></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;">Grazie di tutto.</div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhag1FztQVrwD1VZDVlg2blGAP9DDK2oBramgpHMutzFSSmy7MJ8sB4kMchJbN2YbXsPN1GH64k5T-Zoar1a8BqiEJR2unN7hDmUtn-Xj09y_oc6mzz497P_ZE9t33G5ebVWeoDs441ilHHmIo37qdQNZqVXp8DYocgZ1QVetuAeNjQ7yT-tdkDyKTbIzUH/s800/uSe3JaxT_3003201829551gpadd.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="566" height="408" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhag1FztQVrwD1VZDVlg2blGAP9DDK2oBramgpHMutzFSSmy7MJ8sB4kMchJbN2YbXsPN1GH64k5T-Zoar1a8BqiEJR2unN7hDmUtn-Xj09y_oc6mzz497P_ZE9t33G5ebVWeoDs441ilHHmIo37qdQNZqVXp8DYocgZ1QVetuAeNjQ7yT-tdkDyKTbIzUH/w288-h408/uSe3JaxT_3003201829551gpadd.jpg" width="288" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGG9rot6MhSIK5VZsGb_dAo6DbwTWTzu4N-MZZVZHzf8L1MbvzbMJnXJaxg1OFP2fyGbax3UnB09bbQRmHimfh6duVFBlnNL9U2IuJ436w1mHhGV9NgMACZxeda7ulsENOBydZTJ1PpZD8M7plXWbkoeON9stY5fQ3ZXofKW40XZ3z2-QBlJdBml45M9FR/s931/crep.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="931" data-original-width="663" height="405" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGG9rot6MhSIK5VZsGb_dAo6DbwTWTzu4N-MZZVZHzf8L1MbvzbMJnXJaxg1OFP2fyGbax3UnB09bbQRmHimfh6duVFBlnNL9U2IuJ436w1mHhGV9NgMACZxeda7ulsENOBydZTJ1PpZD8M7plXWbkoeON9stY5fQ3ZXofKW40XZ3z2-QBlJdBml45M9FR/w289-h405/crep.PNG" width="289" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;"><br /></div><p></p>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-15043974173683096122023-08-02T11:54:00.006+02:002023-12-16T20:19:09.959+01:00Gruppo Sostegno Ragazze Sopravvissute [di Grady Hendrix]<p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhss86CQTqCGzuWn6GS0GzWqs6a8qJg9e9lwL7ZszppcnHRWlqJa6f--X3NLumuYDJokF9BcyAtr_KU8NE5FfS7sBroyRepym3VGJZDk54t5n4h7AAzr6urW1OrTSXIhyUDmtpR11Nv2plKZ1Mp38oXtTwpiI2_BPu4sbtrxIrFrBUm5W7QDAeq_vRlR4tR/s1000/61hdPHh0t5L._AC_UF1000,1000_QL80_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="664" height="513" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhss86CQTqCGzuWn6GS0GzWqs6a8qJg9e9lwL7ZszppcnHRWlqJa6f--X3NLumuYDJokF9BcyAtr_KU8NE5FfS7sBroyRepym3VGJZDk54t5n4h7AAzr6urW1OrTSXIhyUDmtpR11Nv2plKZ1Mp38oXtTwpiI2_BPu4sbtrxIrFrBUm5W7QDAeq_vRlR4tR/w340-h513/61hdPHh0t5L._AC_UF1000,1000_QL80_.jpg" width="340" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Grady Hendrix è una delle firme della
narrativa horror statunitense più quotate della scena contemporanea.
Lo stile in bilico tra umorismo nero e perturbante gli ha permesso di
emergere in mezzo a una folla di penne più standardizzate, e i suoi
romanzi, come <i>Horrostör</i> e <i>L'esorcismo della mia migliore
amica,</i> hanno scalato le vette delle classifiche di vendita
acclamati da critica e lettori. Peccato che in Italia sia tradotto
con il contagocce.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i>The Final Girl Support Group</i>,
pubblicato in America nel 2021, grosso successo editoriale e
opzionato per una serie televisiva prodotta dal canale HBO Max,
arriva da noi con un certo ritardo, pubblicato da Mondadori
con il titolo <i>Gruppo Sostegno Ragazze Sopravvissute</i>. Beh,
meglio tardi che mai. Anche perché la stessa versione originale del
libro di Hendrix aveva avuto una genesi travagliata che si presta a
riflessioni interessanti. Infatti, Hendrix aveva iniziato a lavorare
alla bozza del suo romanzo già nel 2014, ma aveva scelto di
prendersi una pausa quando il collega Riley Sager, prolifico autore
di thriller, aveva annunciato di stare scrivendo un libro che si
sarebbe intitolato <i>Final Girls</i> basato sull'archetipo della
ragazza che per ultima si confronta con l'assassino dei film slasher
e in genere è l'unica a sopravvivere. Il romanzo di Sager sarebbe
andato in stampa nel 2017, e non ci avrebbe messo neppure tanto ad
essere tradotto dalle nostre parti, pubblicato da Giunti con il
titolo <i><a href="https://altroquandopalermo.blogspot.com/2023/05/final-girls-le-sopravvissute-di-riley.html">Final Girls – Le sopravvissute</a></i>. Successivamente,
Hendrix avrebbe affermato che l'intervallo creativo, necessario per
non saturare il mercato e la percezione dei lettori con due opere
basate sul medesimo argomento, aveva giovato alla sua opera, dandogli
il tempo di maturare nuove idee e riscrivere tutta la seconda parte
con risultati a suo giudizio superiori alla prima stesura.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Beh, da appassionato di horror e di
slasher, non appena il libro è uscito da noi l'ho divorato. Giusto
qualche mese dopo aver terminato la lettura del romanzo di Sager,
curiosissimo di confrontare due diversi approcci a un tema così
iconico. </span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg-th0LjDgGAiV3uGZdCByXNaIB5mEnmAqyPMKxzu53yTYUNTX2h0fj0y-ZS5G2YScCETX-Thvh2vWmRqiKisMDSOo28rM7j654-bdNBUYMnPFvIp7UefyIOey-2g0jdnbKPynWtNIrAAMpTCYvXTBsAXM7iANN7kJ4fRNrQtWxxP2tGSpaLZ74klEcO90/s1200/friday-the-13th-part-2-adrienne-king.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="1200" height="231" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg-th0LjDgGAiV3uGZdCByXNaIB5mEnmAqyPMKxzu53yTYUNTX2h0fj0y-ZS5G2YScCETX-Thvh2vWmRqiKisMDSOo28rM7j654-bdNBUYMnPFvIp7UefyIOey-2g0jdnbKPynWtNIrAAMpTCYvXTBsAXM7iANN7kJ4fRNrQtWxxP2tGSpaLZ74klEcO90/w441-h231/friday-the-13th-part-2-adrienne-king.jpg" width="441" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit;">Prima impressione? La prosa di Riley
Sager è più incravattata. Canonica, diciamo. Senz'altro piacevole,
ma fortemente ancorata a certi stilemi del racconto poliziesco. Grady
Hendrix è invece un giullare dell'horror, consumatore bulimico di
tutte le sue sfaccettature in ambito letterario, cinematografico e
fumettistico. Qualcuno che se ne fotte dell'originalità (ormai
dovremmo saperlo, è un concetto sopravvalutato) e sguazza nel
divertimento più sfrenato senza rinunciare a interpretazioni
semiotiche (mamma mia, che parolone!) che offrono al lettore bizzarri
spunti di riflessione sui temi e le figure che lo appassionano di
più.</span></p></span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Non si può negare che i due romanzi
abbiano tra loro numerosi punti di contatto. Entrambi si basano su un
mito dell'immaginario horror: la final girl, la ragazza finale,
figura femminile che al termine di un sanguinoso viaggio nell'orrore
si dimostra più forte, astuta e resiliente di altri, reagendo e
ribaltando il suo ruolo di vittima tenendo testa a un mostro in
apparenza inarrestabile, a volte riuscendo persino a eliminarlo.
Icona di una femminilità emancipata in cui l'oggetto della violenza
evolve e diventa soggetto, prende il controllo della sua vita e
strappa lo scettro, spesso identificato con armi bianche dalla
dichiarata simbologia fallica, all'assassino di turno.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMJGIKDXeywa8toT6ozd-4bYnBfzhLrc60UxMqFOcBoYfYvR6_19LqE6c4_4QKRojvV01V-1wtjZvsdujm_HE_iGVUr_5fE4MIo5bZ33pEz-4_TIjfMC-JGd5c0yIdbmAoTitThBxkfYiYijU-HOx_ok7oQIVmzhjoYeskWgYnBKK2DV7XH5yKRiM1bucE/s2000/1_HUUFE6QnAjohjb8nI7dBiw.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1427" data-original-width="2000" height="228" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMJGIKDXeywa8toT6ozd-4bYnBfzhLrc60UxMqFOcBoYfYvR6_19LqE6c4_4QKRojvV01V-1wtjZvsdujm_HE_iGVUr_5fE4MIo5bZ33pEz-4_TIjfMC-JGd5c0yIdbmAoTitThBxkfYiYijU-HOx_ok7oQIVmzhjoYeskWgYnBKK2DV7XH5yKRiM1bucE/s320/1_HUUFE6QnAjohjb8nI7dBiw.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />Non è tutto qui. I romanzi di Sager e
Hendrix condividono anche le linee generali del plot. Il setting di
entrambe le opere è l'esistenza delle sopravvissute nel mondo reale,
la loro resistenza in un contesto mediatico che le assedia rendendo
ancora più ardua l'elaborazione dei loro traumi, e il ritorno dal
passato di un'ombra minacciosa che sembra voler fare piazza pulita
delle sopravvissute rimaste per portare a termine la catena omicida
rimasta incompleta anni prima.
</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Due romanzi sotto un certo punto di
vista gemelli, ma anche profondamente diversi per stile e intenti. In
comune, le opere di Sager e Hendrix hanno anche la componente
metatestuale, inevitabile all'interno di narrazioni che sono
fortemente debitrici a un immaginario di origine cinematografica. In
tutti e due i libri è possibile riconoscere parentele con titoli che
hanno fatto la storia del genere horror sul grande schermo. Ma se
l'approccio di Sager alla tradizione filmica è sussurrato e agisce
sottotraccia, nel romanzo di Grady Hendrix ogni riferimento assume un
carattere più esplicito e giocoso. Un lavoro che potremmo definire
“decostruzionista” di una serie sterminata di archetipi, in grado
di plasmare una mitologia indipendente, fruibile anche da chi non ha
particolare dimestichezza con le regole del genere slasher.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i>The Final Girl Support Group </i>parte
dal presupposto che le vicende narrate nella maggior parte dei più
celebri film horror siano realmente accadute. Il cinema vi ha attinto
e messo in moto una macchina commerciale voyeuristica non sempre
agevole per chi quei fatti li ha vissuti, è sopravvissuta a stento e
ora conduce una vita da riluttante celebrità. Una differenza
importante dal romanzo di Reily Segar è che le protagoniste del
libro di Hendrix sono praticamente le stesse delle storie viste in
sala. Magari le loro peripezie differiscono in qualche dettaglio (il
cinema, si sa, ci mette del suo), qualche generalità non è quella
che ricordiamo (alcune hanno il nome dell'attrice che le ha
interpretate), ma le final girls che si riuniscono una volta al mese
in un gruppo di reciproco sostegno sotto la supervisione di una
psicologa, sono quelle vere, le eroine dei principali classici del
genere.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjitr0Bc_pYApuyp9_85Hq9HiRsDWqvY1OmAKqo9bFjenZxlyed1eukrpAdzznrpI7PQCGD-juLh_92-OFMOyfDiPuCuF2SrBrlxpAO0rcsWPzx-FSdXa1oyXSw_0cnbPdOWiuf8__t9c-AQYPqhdTi2KjuD0OVRkaIxJxCe_RGs61RrjLAWVU42oiLZxG/s600/sally-hardesty.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="338" data-original-width="600" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjitr0Bc_pYApuyp9_85Hq9HiRsDWqvY1OmAKqo9bFjenZxlyed1eukrpAdzznrpI7PQCGD-juLh_92-OFMOyfDiPuCuF2SrBrlxpAO0rcsWPzx-FSdXa1oyXSw_0cnbPdOWiuf8__t9c-AQYPqhdTi2KjuD0OVRkaIxJxCe_RGs61RrjLAWVU42oiLZxG/w416-h234/sally-hardesty.jpg" width="416" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>Dani è
sopravvissuta due volte alle aggressioni del fratello evaso da una
struttura psichiatrica e tornato a cercarla durante la notte di
Halloween. Adrienne si è salvata a stento dalla furia omicida di un
folle che ha massacrato il personale di un campeggio estivo vedendo
in loro i responsabili della morte del figlio. Marilyn è sfuggita a
un clan di macellai cannibali che imperversava nella provincia rurale
americana. Julia ha dovuto vedersela con un serial killer mascherato
da fantasma risoluto a trasformare in realtà i principali topoi dei
film horror. Heater, la più incasinata, è l'unica superstite alle
gesta di un assassino paranormale che ha il potere di materializzarsi
nei sogni delle vittime, e Lynette è scampata all'eccidio della sua
famiglia, massacrata il giorno di Natale da un folle vestito da Santa
Claus.</span><p></p>
<p style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3mzg4M1qWLK22DLmGsrSAv2HOhx4XRkWx-bpEWUI17YFdJ6AXrnfk1OsVdXqboUS3zhb82_HSEc2gSY6oBqdmavsK7Wvz-ZJYlOve3WSoHioCbMddIbTsZOpSS_J4a6EmBXcf7Me9JqeR98hzVtZlQYaoqY_sOY5c_CxvA7Do9ALcIYRUCkmFXV5pbkn1/s1024/nightmare-on-elm-street-nancy.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="1024" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3mzg4M1qWLK22DLmGsrSAv2HOhx4XRkWx-bpEWUI17YFdJ6AXrnfk1OsVdXqboUS3zhb82_HSEc2gSY6oBqdmavsK7Wvz-ZJYlOve3WSoHioCbMddIbTsZOpSS_J4a6EmBXcf7Me9JqeR98hzVtZlQYaoqY_sOY5c_CxvA7Do9ALcIYRUCkmFXV5pbkn1/s320/nightmare-on-elm-street-nancy.webp" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Nella
cronologia del romanzo, gli eventi dei più famosi slasher
(<i>Halloween, Venerdì 13, Non aprite quella porta, Scream,
Nightmare on Elm Street, Silent Night, Deadly Night</i>)
si sono svolti nelle date di uscita dei singoli film. Le ragazze
sopravvissute sono andate avanti, spesso sopravvivendo a dei veri e
propri “sequel” delle loro tragedie personali. Sì, perché come
nella finzione cinematografica, anche nella realtà gli assassini
psicopatici tendono a tornare, o qualcuno si mette in testa di
emularli e la superstite è un ghiotto bersaglio che non potrà mai
smettere di guardarsi le spalle. Intanto il tempo è trascorso e le
final girls di una volta non sono più delle ragazzine. Le loro vite,
marchiate dagli orrori vissuti, sono andate avanti. Non sempre nel
migliore dei modi. Adrienne è riuscita a sfruttare al meglio i
proventi delle fiction ispirate alla sua esperienza e ha fondato
utili attività di sostegno per persone traumatizzate. Heather, la
sopravvissuta al killer dei sogni, è diventata una cinica tossica,
che si nega il sonno e ha sviluppato un rapporto molto conflittuale
con il mondo della veglia. Marilyn, scampata a stento a un gigante
armato di motosega, si è sposata con un uomo facoltoso e vive
organizzando eventi mondani. Anche Dani si è sposata e conduce una
vita ritirata in un ranch accudendo la sua compagna, oggi malata
terminale. Julia, il principale bersaglio dell'assassino chiamato
Fantasma, ha riportato lesioni alla colonna vertebrale lottando con
l'ennesima incarnazione della sua nemesi, ha scritto dei libri e si è
vista sottrarre il patrimonio da un ex marito inaffidabile.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E
poi... c'è Lynette, la cui storia è diversa da quella di tutte le
altre.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">L'incubo ricomincia
quando Adrienne è brutalmente uccisa nel suo appartamento, dopo aver
trovato nel frigorifero la testa mummificata del pazzo omicida da lei
stessa decapitato per autodifesa anni prima. E' l'inizio di un
intrigo vorticoso, in cui si susseguono eventi macabri e la rete si
stringe intorno alle non più giovanissime sopravvissute in un
morboso gioco del gatto con il topo.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwkO9X89ND9iGP5-F-44tZ3tfs8v-Vki4KZDLm9yItHwJjS9gx2Tf2eOj_HzjLnLvUKDMD3ZBdJc4fVeJBgb-QzgaL5VSI2xuHLO16DLI8N1jjNj_PQT_h_xWBUAv4Zak4WTycE7izvxMqvH-HHCuB7QxEAOMQXADbLR6XZqvzfkfll4u6n_efQ7DzOfx6/s560/friday-the-13th-2-head.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="560" height="251" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwkO9X89ND9iGP5-F-44tZ3tfs8v-Vki4KZDLm9yItHwJjS9gx2Tf2eOj_HzjLnLvUKDMD3ZBdJc4fVeJBgb-QzgaL5VSI2xuHLO16DLI8N1jjNj_PQT_h_xWBUAv4Zak4WTycE7izvxMqvH-HHCuB7QxEAOMQXADbLR6XZqvzfkfll4u6n_efQ7DzOfx6/w439-h251/friday-the-13th-2-head.webp" width="439" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>A
differenza con quanto succedeva nel romanzo di Sager, in <i>The
Final Girl Support Group </i>l'intreccio
mistery, sebbene importante, diventa quasi un pretesto per una
fantasia nerd a briglia sciolta. A Grady Hendrix preme in primo luogo
esplorare l'icona della final girl in tutte le sue possibili
declinazioni. La narrazione corale permette di rivivere (o di
scoprire per la prima volta) esperienze cinematografiche che hanno
lasciato una forte impronta nell'immaginario collettivo, ma nello
stesso tempo di studiare la filigrana culturale del tempo che le ha
generate e l'origine dei più disparati cliché. L'aspetto
“decostruzionista” è un ulteriore tassello del grande gioco di
Grady Hendrix, in cui l'autore smonta e reinventa elementi noti in
modo da renderli quanto mai veri e vitali. </span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-jIh0lWRRvjmrbNaMCTZlGm0qV5CVvfqEHPoEYWWNpjK0wzvUHiDKjJLa9mmPXGCJxmcY7hdDZO9Fi6FsuH0DyEelP5tCRkUudE3R4S_AwkG72bBynH5BqYL-VAHlSYnutfRpVoKrq6kh_nry4wg-dFLoK_hFrlvXCMWhgsUzT_mTt_x_ihIwfcuOsQZd/s600/silent-night-deadly-night-antler-kill.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="357" data-original-width="600" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-jIh0lWRRvjmrbNaMCTZlGm0qV5CVvfqEHPoEYWWNpjK0wzvUHiDKjJLa9mmPXGCJxmcY7hdDZO9Fi6FsuH0DyEelP5tCRkUudE3R4S_AwkG72bBynH5BqYL-VAHlSYnutfRpVoKrq6kh_nry4wg-dFLoK_hFrlvXCMWhgsUzT_mTt_x_ihIwfcuOsQZd/w394-h234/silent-night-deadly-night-antler-kill.jpg" width="394" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJDoAhBZaIxUY9uxwQN7tj4NWztmQLgE0GB50nYcXpqWuB9xdKd-_w3KVNEpFxuJT3wx2b8Xe32DhUYSjgCMfmMvc4veH3aIK1hIoF3Ski9ZeGAQ0P1QpmLlJc0Wq6iEXV-frcoM5w0GNDgdidR2CEP9iML-g-gvXyQHxJTJsD-BTiYFYAt11fIFDNMIi3/s1000/SidneyScream.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="562" data-original-width="1000" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJDoAhBZaIxUY9uxwQN7tj4NWztmQLgE0GB50nYcXpqWuB9xdKd-_w3KVNEpFxuJT3wx2b8Xe32DhUYSjgCMfmMvc4veH3aIK1hIoF3Ski9ZeGAQ0P1QpmLlJc0Wq6iEXV-frcoM5w0GNDgdidR2CEP9iML-g-gvXyQHxJTJsD-BTiYFYAt11fIFDNMIi3/s320/SidneyScream.jpg" width="320" /></a></div>Non è un caso che il
punto di vista principale del romanzo sia affidato a Lynette, la
final girl “apocrifa”, che non ha ucciso il killer ma si è
limitata a sopravvivere alla mattanza venendo salvata da altri.
Ispirata a un personaggio di <i>“Silent Night, Deadly Night”
[Natale di sangue]</i>, film di
Charlie E. Sellier Jr in cui la figura della ragazza finale è
assente, Lynette riporta in vita una delle vittime più memorabili
della pellicola del 1984. In questo caso, la ragazza è finale solo
in quanto unica superstite. Ferita gravemente (impalata sulle corna
di una testa di cervo esposta come trofeo) si è finta morta fino
all'arrivo dei soccorsi, assistendo impotente all'uccisione dei suoi
familiari. Lynette non è quindi l'esempio più classico di
resistenza attiva. Più che un'eroina, una vittima che fatica ad
affrancarsi da questo ruolo, come a volte le viene rinfacciato dalle
altre protagoniste. Un personaggio che a tratti può risultare
respingente tanto è nevrotica ed elusiva.</span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiec4ih1perK1ZKlJb2DQyN26gwKfOMB7A4pXjD0jHy7v3bGAKZAz1Zr5vsdmaBVbUr8l9jnIu8DNV0TrUSRY5tKlxdaZ5ZKM4I_qRt5hLXN7pD-abbwMBqh9gyP8284vuLegZW7375n2pI6YBXWaCAA2YaVVh_hpgzKZyyan__i9ocIapHj5zIJ3oftGiV/s837/nightmare-on-elm.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="452" data-original-width="837" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiec4ih1perK1ZKlJb2DQyN26gwKfOMB7A4pXjD0jHy7v3bGAKZAz1Zr5vsdmaBVbUr8l9jnIu8DNV0TrUSRY5tKlxdaZ5ZKM4I_qRt5hLXN7pD-abbwMBqh9gyP8284vuLegZW7375n2pI6YBXWaCAA2YaVVh_hpgzKZyyan__i9ocIapHj5zIJ3oftGiV/w406-h220/nightmare-on-elm.webp" width="406" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>Lynette
vive nel terrore che la storia si ripeta (e ne ha ben donde, visto
che ha subito l'aggressione del Babbo Natale assassino già due
volte). Conduce una quotidianità scandita da rituali ossessivi,
tutti volti a garantirle una possibilità di fuga se non di vera
sicurezza. Rifugge i contatti umani e si riduce a parlare con una
pianta di peperoncino che diventa la sua principale confidente. E'
chiaro che alla lunga tutti i suoi meccanismi di difesa si
riveleranno inutili. Eppure toccherà proprio a lei, la più
devastata, in apparenza la più fragile, dover diventare l'ago della
bilancia per la battaglia finale. Lo scontro in cui le final girls,
divenute donne molto diverse tra loro, a volte in aperto contrasto le
une con le altre, dovranno sopravvivere un'ultima volta. Quella
definitiva.</span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik9E6W8XpYCNfuCezyb4Sj8CXgk7lspekz_V5lRCptalGc--C9uUEZY6Yv9pGo-IcA0KfctKl8JI1wEGTXjRezreyShqZzJ4Xr_0Ydk3uIEr4ffyMyf1xNsz_tQPFbR3n4JUSxLLf5wQ_tHTM0AZ1ej11tKyNPXjucL6oTXG_bYrJER7bAjHpP9Br_2fT_/s777/Aking.PNG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="578" data-original-width="777" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik9E6W8XpYCNfuCezyb4Sj8CXgk7lspekz_V5lRCptalGc--C9uUEZY6Yv9pGo-IcA0KfctKl8JI1wEGTXjRezreyShqZzJ4Xr_0Ydk3uIEr4ffyMyf1xNsz_tQPFbR3n4JUSxLLf5wQ_tHTM0AZ1ej11tKyNPXjucL6oTXG_bYrJER7bAjHpP9Br_2fT_/w290-h215/Aking.PNG" width="290" /></span></a></div><p></p><p style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">In
America, <i>The Final Girl Support Group </i>ha
avuto un'edizione in formato audiolibro di successo, affidata alla
voce di Adrienne King, la final girl del primo, storico <i>Friday
the 13</i><sup><i>th </i></sup>del
1980. Notevole è la vicenda personale dell'attrice. Ritiratasi dopo
i primi due capitoli della saga per dedicarsi alla danza, era
diventata vittima di uno stalker che la perseguitò a lungo,
seguendola anche quando provò a cambiare stato. Un lungo incubo a
occhi aperti, fortunatamente risoltosi poi con l'arresto del
persecutore, che avrebbe pesato non poco nella scelta di Adrienne di
tenersi lontana dalle scene. Oggi Adrienne King è identificata come
una delle prime final girls apparse sullo schermo quando il ruolo non
era ancora codificato, ed è rilevante che la lettura della versione
audio del romanzo di Grady Hendrix sia stata assegnata a un
personaggio così iconico. In quanto attrice, in quanto donna e in
quanto sopravvissuta a un pericolo reale, che ha dovuto ricorrere a
una lunga terapia per superare il trauma di una persecuzione durata
circa due anni.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Un
ennesimo parallelismo tra finzione e realtà, tra figure del mondo e
vite vissute, all'interno di un gioco metanarrativo in cui i simboli
rivelano paure e sogni del nostro quotidiano. </span>
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr-sv0Ni0j5ntI25Qsyy57SqcRxxHooAb236GOgn5N9TkqQZ-5a-eCJ68UgIDf3KUnLi5puw_mbfuLf2Q9_UqcEeFqHhxTCy_yOh5tJP3cD87e0wfh26mlU38kRJGfsW2SCoV9qPIvbL3e9_4TCON2M68vg9KMku8oWylIx2DfGp6aP17VkD9TG1KbHbrm/s800/marilyn3.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="618" data-original-width="800" height="247" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr-sv0Ni0j5ntI25Qsyy57SqcRxxHooAb236GOgn5N9TkqQZ-5a-eCJ68UgIDf3KUnLi5puw_mbfuLf2Q9_UqcEeFqHhxTCy_yOh5tJP3cD87e0wfh26mlU38kRJGfsW2SCoV9qPIvbL3e9_4TCON2M68vg9KMku8oWylIx2DfGp6aP17VkD9TG1KbHbrm/s320/marilyn3.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />C'è
un altra citazione cinematografica nel romanzo di Hendrix, più
sfumata delle altre, meno gridata, ma non per questo meno incisiva.
Quella al film di Drew Goddard <i>The Cabin in the Wood</i><span style="font-style: normal;">
del 2011, altro gioiello metafilmico, in cui ogni pedina del racconto
acquistava un ruolo ermetico all'interno di un macabro rituale
fatalista. Grady Hendrix con la sua prosa densa di humor grottesco e
nello stesso tempo cattivissima, ci rammenta che le storie vivono nei
simboli e spesso contano per il significato che siamo in grado di
dare loro anche soggettivamente. </span>
</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Paradossalmente,
al di là del genere, al di là del ruolo e delle circostanze, forse
tutti possiamo riconoscerci nelle final girls. </span>
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">E in
qualche caso è magari auspicabile. </span>
</span></p>
<p style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYoK4hcRFMB_S7Wc__eqCowwxFtFk7E3a4xcsXCiPBd1AiidoOowdWppTWVa38EQf-Nck_1AJgUSO6jfGH7VwDftlRfUGAj44pwRH_l4eYv1Gq3mSp39pGyirZGwWY_SAxktWYCvjHOMMtEBZKAgEQyx9UF-l3qopH6NNQkR8d1wXwCHDWS7Bl4lKXugxF/s1920/marilyn-burns-texas-chainsaw-massacre.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYoK4hcRFMB_S7Wc__eqCowwxFtFk7E3a4xcsXCiPBd1AiidoOowdWppTWVa38EQf-Nck_1AJgUSO6jfGH7VwDftlRfUGAj44pwRH_l4eYv1Gq3mSp39pGyirZGwWY_SAxktWYCvjHOMMtEBZKAgEQyx9UF-l3qopH6NNQkR8d1wXwCHDWS7Bl4lKXugxF/w471-h265/marilyn-burns-texas-chainsaw-massacre.webp" width="471" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /><br />
</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-63913670171540507142023-07-26T09:14:00.005+02:002023-07-26T10:16:05.487+02:00Bruciare... <div style="font-family: inherit;"><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><div class="x1iorvi4 x1pi30zi x1swvt13 xjkvuk6" data-ad-comet-preview="message" data-ad-preview="message" id=":rcg:" style="font-family: inherit; padding: 4px 16px;"><div class="x78zum5 xdt5ytf xz62fqu x16ldp7u" style="display: flex; flex-direction: column; font-family: inherit; margin-bottom: -5px; margin-top: -5px;"><div class="xu06os2 x1ok221b" style="font-family: inherit; margin-bottom: 5px; margin-top: 5px;"><span class="x193iq5w xeuugli x13faqbe x1vvkbs x1xmvt09 x1lliihq x1s928wv xhkezso x1gmr53x x1cpjm7i x1fgarty x1943h6x xudqn12 x3x7a5m x6prxxf xvq8zen xo1l8bm xzsf02u x1yc453h" color="var(--primary-text)" dir="auto" style="display: block; font-family: inherit; line-height: 1.3333; max-width: 100%; min-width: 0px; overflow-wrap: break-word; word-break: break-word;"><div class="xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs x126k92a" style="font-family: inherit; margin: 0px; overflow-wrap: break-word; white-space-collapse: preserve;"><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtSLdHZCrF04JEeJZiBKeXY6rJcjiLYP1gnovpXEBA9YRHvOx-31oMS6UV5r00lDsbR75OSlUU7ZcWXFgrmL40YjcbVeMLUj9HB3jOml1wtUKNehHWFkAgrJO8lMQWpr2X3fw3vRqsqNPqdkYNP-gfhZMqUCeWJNVe2DEtCRIiuAC2O4UdB6xUatUBurb6/s720/incendio-sulle-colline-di-montello-palermo.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="405" data-original-width="720" height="249" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtSLdHZCrF04JEeJZiBKeXY6rJcjiLYP1gnovpXEBA9YRHvOx-31oMS6UV5r00lDsbR75OSlUU7ZcWXFgrmL40YjcbVeMLUj9HB3jOml1wtUKNehHWFkAgrJO8lMQWpr2X3fw3vRqsqNPqdkYNP-gfhZMqUCeWJNVe2DEtCRIiuAC2O4UdB6xUatUBurb6/w442-h249/incendio-sulle-colline-di-montello-palermo.webp" width="442" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /><span><br /></span></span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;">La Sicilia brucia, Palermo è assediata dalle fiamme. Le temperature stanno superando i 40 gradi. Non è un bello spettacolo. Non è un bel momento da attraversare.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;">Oggi avevo paura ad aprire le finestre di casa. Fino a ieri entrava puzza di bruciato e polvere di cenere. Un fenomeno impressionante che, per quanto si abiti in città, distante dai boschi, comunica con una certa chiarezza che nessuno è al sicuro.
</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;">Tanti, tanti anni fa (insomma, si era ragazzini), ebbi una conversazione (inutile come tante, con un mio coetaneo). L'argomento era se fosse più semplice difendersi dal freddo in inverno o dal caldo in estate (ho già detto che erano discorsi inutili). Io, da sempre temperamento invernale, affermavo che, se non sei un senzatetto, l'inverno è gestibile con coperte, maglioni e stufa. Il caldo, per me, era più insidioso e difficile da arginare.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;">L'altro, appassionato difensore <span style="font-family: inherit;"><a style="color: #385898; cursor: pointer; font-family: inherit;" tabindex="-1"></a></span>dell'estate, rispondeva che se faceva caldo bastava stendersi all'ombra di una siepe e concludeva sentenziando (era romano): «Nun morirai mai de cardo!»</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="font-family: inherit; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space-collapse: preserve;"><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;">Insomma, di freddo si poteva morire. Di caldo... non si considerava nemmeno l'ipotesi, a meno di non immaginare la situazione estrema di uno scenario desertico e di una traversata sotto il sole cocente in cui fare la fine di Manon Lescaut.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="font-family: inherit; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space-collapse: preserve;"><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;">In questi giorni ripenso a quell'inutile conversazione e in particolare a quest'ultima frase. Certo, eravamo nei primi anni 80, il mio amico non poteva sapere del riscaldamento globale e di cosa ci aspettava. </span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;">Non so che fine abbia fatto, ma ho il forte sospetto che nel frattempo abbia cambiato idea. </span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="font-family: inherit; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space-collapse: preserve;"><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;">Ora sentiamo dire che quest'estate non è niente in confronto a quelle che verranno. Come se questa affermazione non significasse, tra le righe, che abbiamo i giorni contati. </span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;">Dietro gli incendi c'è sempre la mano dell'uomo, OK, e da ex ausiliario forestale questo lo so bene. Ma sono le condizioni generali che nutrono il fuoco, che lo rendono una creatura ostile quasi senziente, difficile da combattere come un kaiju che vuole solo avanzare e distruggere. </span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="font-family: inherit; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space-collapse: preserve;"><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;"><span>Esiste </span><span style="font-family: inherit;">un'intera branca della fantascienza chiamata "Climate Fiction" basata sull'ipotesi dei cambiamenti climatici. Un tempo presentava scenari apocalittici spesso basati sulla glaciazione. Pensiamo a "Il mondo sottosopra" di Jules Verne. Al film di Robert Altman "Quintet". A "The Day After Tomorrow" e a "Le Transperceneige (Snowpiercer)" fumetto e film. In "Il mondo sommerso" J. G. Ballard ipotizzava già nel 1962 il discioglimento dei ghiacci polari a causa del riscaldamento globale. Octavia Butler con "La parabola del seminatore" parla dell'esaurimento delle risorse in un pianeta sempre più riarso.</span></span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="font-family: inherit; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space-collapse: preserve;"><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;">Insomma, sono incubi che tendono a diventare realtà. </span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;">Non ho una conclusione saggia o propositiva per questo pensiero che sto condividendo. E' soltanto ansia. E la seria preoccupazione che, alla fine della fiera, moriremo... de cardo.</span></div></div></span></div></div></div></div></div><div style="font-family: inherit;"><div class="x168nmei x13lgxp2 x30kzoy x9jhf4c x6ikm8r x10wlt62" data-visualcompletion="ignore-dynamic" style="border-radius: 0px 0px 8px 8px; font-family: inherit; overflow: hidden;"><div style="font-family: inherit;"><div style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif;"><div style="font-family: inherit;"><div class="xq8finb x16n37ib x3dsekl x1uuop16" style="border-top: 1px solid var(--divider); font-family: inherit; margin-left: 12px; margin-right: 12px; margin-top: 12px;"><div class="x9f619 x1n2onr6 x1ja2u2z x78zum5 x2lah0s x1qughib x1qjc9v5 xozqiw3 x1q0g3np x150jy0e x1e558r4 xjkvuk6 x1iorvi4 xwrv7xz x8182xy x4cne27 xifccgj" style="align-items: stretch; box-sizing: border-box; display: flex; flex-flow: row nowrap; flex-shrink: 0; font-family: inherit; justify-content: space-between; margin: -6px -2px; padding: 4px; position: relative; z-index: 0;"><div class="x9f619 x1n2onr6 x1ja2u2z x78zum5 xdt5ytf x193iq5w xeuugli x1r8uery x1iyjqo2 xs83m0k xg83lxy x1h0ha7o x10b6aqq x1yrsyyn" style="box-sizing: border-box; display: flex; flex-direction: column; flex: 1 1 0px; font-family: inherit; max-width: 100%; min-width: 0px; padding: 6px 2px; position: relative; z-index: 0;"><div aria-label="Invia questo elemento ai tuoi amici o pubblicalo sul tuo diario." class="x1i10hfl x1qjc9v5 xjbqb8w xjqpnuy xa49m3k xqeqjp1 x2hbi6w x13fuv20 xu3j5b3 x1q0q8m5 x26u7qi x972fbf xcfux6l x1qhh985 xm0m39n x9f619 x1ypdohk xdl72j9 x2lah0s xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x2lwn1j xeuugli xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x1n2onr6 x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1ja2u2z x1t137rt x1o1ewxj x3x9cwd x1e5q0jg x13rtm0m x3nfvp2 x1q0g3np x87ps6o x1lku1pv x1a2a7pz" role="button" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; align-items: stretch; background-color: transparent; border-bottom-color: var(--always-dark-overlay); border-left-color: var(--always-dark-overlay); border-radius: inherit; border-right-color: var(--always-dark-overlay); border-style: solid; border-top-color: var(--always-dark-overlay); border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline-flex; flex-basis: auto; flex-direction: row; flex-shrink: 0; font-family: inherit; list-style: none; margin: 0px; min-height: 0px; min-width: 0px; outline: none; padding: 0px; position: relative; text-align: inherit; touch-action: manipulation; user-select: none; z-index: 0;" tabindex="0"><div class="x1o1ewxj x3x9cwd x1e5q0jg x13rtm0m x1ey2m1c xds687c xg01cxk x47corl x10l6tqk x17qophe x13vifvy x1ebt8du x19991ni x1dhq9h x1wpzbip" data-visualcompletion="ignore" style="background-color: var(--hover-overlay); border-radius: 4px; font-family: inherit; inset: 0px; opacity: 0; pointer-events: none; position: absolute; transition-duration: var(--fds-duration-extra-extra-short-out); transition-property: opacity; transition-timing-function: var(--fds-animation-fade-out);"></div></div></div></div></div></div></div><div class="xzueoph" style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 12px; margin-bottom: 6px;"></div></div></div></div>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-68774273334959885402023-07-11T11:50:00.005+02:002023-07-16T19:26:03.810+02:00Cittacotte 2023: Potevononesserci<p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJzDDe_Qhll-7nLinnXazIfHyxJGg0R88dBAgRKyDPH3fWF8F4bfiUa4Tmd_YNX6Mnnr7vf_QpI5748E0m0knJndNQxAgUqkJAcdkpcMPPi45TVZzAu17UyCOEX88_9YKfVbUERmXFgmBxyXNEj3Kpwp1JV3pgwCwMkj4YZZIHxXKlFMRaVUYxO2tHeI6o/s3648/00.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3648" data-original-width="2432" height="545" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJzDDe_Qhll-7nLinnXazIfHyxJGg0R88dBAgRKyDPH3fWF8F4bfiUa4Tmd_YNX6Mnnr7vf_QpI5748E0m0knJndNQxAgUqkJAcdkpcMPPi45TVZzAu17UyCOEX88_9YKfVbUERmXFgmBxyXNEj3Kpwp1JV3pgwCwMkj4YZZIHxXKlFMRaVUYxO2tHeI6o/w363-h545/00.JPG" width="363" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /> </span><i style="font-family: inherit; font-size: large;">Palermo, 10 luglio 2023</i><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Pochi giorni al Festino di Palermo
2023. Anzi, poche ore, prima che il centro storico si affolli come di
consueto per celebrare la sua ricorrenza patronale. Il miracolo di
Rosalia Sinibaldi, vergine eremita morta in solitudine su Monte
Pellegrino, le cui ossa condotte nel 1625 per le strade del capoluogo
siciliano scacciarono la peste che affliggeva la città.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Le tradizioni contano. E nelle
tradizioni ne germogliano altre, non meno importanti in quanto
espressione dei tempi che cambiano e degli individui che osservano il
fluire degli eventi secondo la loro peculiare sensibilità. Sono
molti anni che Cittacotte, la bottega di Vincenzo Vizzari sita sul
Cassaro a pochi passi da piazza Marina, dice la sua sull'importante
ricorrenza palermitana. Sulla figura istituzionale di Santa Rosalia e
contestualmente sull'attualità dal punto di vista di chi la città
la vive senza filtri. La Santuzza del mastro della terracotta,
rinnovata ogni anno, è diventata nel tempo un termometro artistico
di ansie sociali. Voce muta, ma eloquente, di realtà scomode che nel
gridare <i>«Viva Palermo e Santa Rosalia!»</i> fanno echeggiare nel
cuore della festa pulsioni non omologate.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgji2Uzp5PTAOsWv9q5JFxiI6nAWGhdG06Zb_qqELQKYVnuH51yvmEl-LpEscr4jgiEXI_lsT8kgpuFVIMVDEsC2G6ychSJ7aA6hN63rzMkdRcVouZRg6fVOHV39IaTP-qS4JBDT1fwLyPtGnoVykb03IusUOhepdLJKurB-UEKgNhzOM1mbu9xNgj27J6V/s3648/01.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2432" data-original-width="3648" height="259" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgji2Uzp5PTAOsWv9q5JFxiI6nAWGhdG06Zb_qqELQKYVnuH51yvmEl-LpEscr4jgiEXI_lsT8kgpuFVIMVDEsC2G6ychSJ7aA6hN63rzMkdRcVouZRg6fVOHV39IaTP-qS4JBDT1fwLyPtGnoVykb03IusUOhepdLJKurB-UEKgNhzOM1mbu9xNgj27J6V/w389-h259/01.JPG" width="389" /></a></div><br /><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i>Potevononesserci</i>, il titolo
dell'installazione di questo 2023 proposta da Vincenzo Vizzari nella
vetrina della sua bottega, suona ambiguo, quasi provocatorio. In modo
coerente, del resto, con le tante anime della sua Santuzza,
multiforme e complicata come la città di cui è simbolo.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Dopo <i>Memento Mori</i>, ultima
composizione in ordine di tempo, e allegoria di una sofferta
risurrezione dalle proprie ceneri, <i>Potevononesserci</i> parla ai
corpi per elevare le anime e condurle a una dimensione trasgressiva,
mai così anticonformista. Rosalia, stavolta, sorge da una distesa di
ex voto, testimonianze materiali di grazie ricevute dai fedeli, ma
anche ricordi di una tribolazione da lasciarsi alle spalle, paesaggio
notturno su cui la Santuzza torna a splendere come un nuovo sole.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhc41nFisLOs191dC0S47FW7VNiev4lwjWiYlh_c7DDmJoM1OynG81etYyU_gUXF3O1HHjx3oyGDGclqD72la5BKi6CscXwL9o3Xsb92MGi2u_PF4Z7c6kftR-pVAHZ6qlyIRGJ9_Z26CpHewOTfbAyqZ7zr0egbIeZVtO0Kf2iAYRNtTf2s6f6PSpsbI0M/s3648/03.JPG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3648" data-original-width="2432" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhc41nFisLOs191dC0S47FW7VNiev4lwjWiYlh_c7DDmJoM1OynG81etYyU_gUXF3O1HHjx3oyGDGclqD72la5BKi6CscXwL9o3Xsb92MGi2u_PF4Z7c6kftR-pVAHZ6qlyIRGJ9_Z26CpHewOTfbAyqZ7zr0egbIeZVtO0Kf2iAYRNtTf2s6f6PSpsbI0M/s320/03.JPG" width="213" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Stavolta, grazie all'arte di Vincenzo
Vizzari, Rosalia si ammanta di più codici. Un palinsesto culturale
che si innalza dalle esperienze passate per annunciare il possibile
futuro. Rosalia è vista come una sorta di gorgone, Medusa dalle
chiome di serpente, cui in questo caso si sostituiscono gli edifici
storici di Palermo, ma in una versione sinuosa - serpeggiante,
appunto – probabile espressione dei pensieri della Santa. Lo
sguardo di Rosalia è incantato. Più che mutare in pietra chi
incrocia il suo sguardo come la Medusa, sembra pietrificata a sua
volta. E il suo viso esprime stupore, ma anche una silenziosa sfida,
mentre le labbra appena schiuse accennano quello che potrebbe
evolvere in un sorriso trionfale. Una mitologia rovesciata,
specchiata, che contempla se stessa e si reinventa, proprio come
Palermo, città contraddittoria, che alterna pulsioni autolesioniste
a irrefrenabili esplosioni creative.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i>Potevononesserci</i>, senza spazi
tra le parole, quasi un'unica formula magica, si presta a più
letture. “<i>Avrei potuto non essere qui”</i> alludendo alle
traversie della bottega dell'artista artigiano, sempre più isolata
in un quartiere storico ormai caratterizzato in prevalenza dalle
attività di ristorazione. Ma anche “<i>Sono ancora qui, nonostante
tutto”.</i> Una città, degli abitanti, sopravvissuti per un altro
anno al generale degrado, ai fallimenti della politica, a un mondo
che brucia sempre più velocemente. E infine: “<i>Non potevo
mancare”. </i>Affermazione di fedeltà alla città di Palermo da
parte della Santa che altro non è che un simbolo di ottimismo e
resistenza alle avversità.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgUZwEDtO9nR3GPds2Vx3uFEqG7V47qnTq5F_5KlQSm27IdO41FK1CDWI_zDifCUQw5QKxw7yBnGgsvIfJvE2ZOpsWHmtRntuf_4FYB1NyNKKfyCOdDd57JFvZwp7j-_P_hSSrMCCGmG4NB4i-lK5Qv4jFDa_e_xTYCS63gTzzLxN_ECYj2yn0a9gp0ogB/s3648/06.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2432" data-original-width="3648" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgUZwEDtO9nR3GPds2Vx3uFEqG7V47qnTq5F_5KlQSm27IdO41FK1CDWI_zDifCUQw5QKxw7yBnGgsvIfJvE2ZOpsWHmtRntuf_4FYB1NyNKKfyCOdDd57JFvZwp7j-_P_hSSrMCCGmG4NB4i-lK5Qv4jFDa_e_xTYCS63gTzzLxN_ECYj2yn0a9gp0ogB/w415-h276/06.JPG" width="415" /></a></div><br /><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbaRwUcMHZZOxwUu06rnjYdZfzdU-sroEbE0L-aXNjdbyYY9__21t6HptUcmTX9vjUWFPIxYKpg5G8ncal3vuC7s0xeXv8gGOPICM8O0zl3yRq0iLZU3Rnf3lvKrzid1JV8p2mA0SS3us7kX49XEMsu0TcDBkws3QfAvTJNkoBJwtRLNXl5tjBuryyXpSS/s3648/05.JPG" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="2432" data-original-width="3648" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbaRwUcMHZZOxwUu06rnjYdZfzdU-sroEbE0L-aXNjdbyYY9__21t6HptUcmTX9vjUWFPIxYKpg5G8ncal3vuC7s0xeXv8gGOPICM8O0zl3yRq0iLZU3Rnf3lvKrzid1JV8p2mA0SS3us7kX49XEMsu0TcDBkws3QfAvTJNkoBJwtRLNXl5tjBuryyXpSS/s320/05.JPG" width="320" /></a></div><span style="font-size: medium;">La Palermo viva, serpeggiante, che
cresce dalla testa di Rosalia, invita alla ragione, a meditare sulla
storia per non ripeterne gli errori, e possibilmente al cambiamento.
Da sinistra a destra, gli edifici mutano colore, dai toni lividi a
quelli più accesi fino a raggiungere lo splendore dell'oro. Il
movimento suggerito dalle sagome richiama i quattro elementi. Terra,
aria, acqua e fuoco, in una progressione che esalta il ciclo della
vita e i colori dell'arcobaleno. Quel rainbow che è simbolo del
sereno dopo la tempesta, ma anche del movimento LGBTQ+, e che si
riflette sul viso androgino di Rosalia come il proposito di prevalere
sull'arretratezza culturale. Gli ex voto dal colore triste fanno da
collana alla Santuzza, vestigia di un passato fatto di privazioni e
diritti negati. Eppure, Palermo stessa non è più corona. E' parte
di lei, e fiammeggia colorata per lambire vette più alte. La fiamma
del filosofo Eraclito, il divenire universale, in questo caso
ispirato dall'ordine che scaturisce direttamente dalla saggezza di
Rosalia. Una mente nobile, cresciuta dall'humus di più culture
intrecciate, che aspira a essere pluralista e accogliente.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un augurio e una promessa di
resistenza, che non ci lascia, e ci cammina accanto, perché non può
fare a meno di esserci. E' noi, è Palermo, e la sua irriducibile
fantasia.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><i><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">«Viva Palermo e Santa Rosalia!»</span></i></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b><i><span style="color: #2b00fe; font-size: large;"><a href="https://www.facebook.com/profile.php?id=100064820525433">CITTACOTTE su Facebook</a></span></i></b></p></blockquote></blockquote></blockquote></blockquote></blockquote>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3IYaJvZFLw9UUZwfBacSJOFzYVA0RTy2DXM8r2MZvwfew78T0AIG-xUxvAEssE8k1ZvpC4pPXaWWFDujmTknTccYlzND2hAoDS9PaoweQj1pLeoCwbxPOsRLar-Frg0OiJqSGw4fouQH_nG6trjK6fDrG1eF4USjO0MZl_acvcQNsV_Xq94fLsUoEOyyD/s3648/P1080453.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2432" data-original-width="3648" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3IYaJvZFLw9UUZwfBacSJOFzYVA0RTy2DXM8r2MZvwfew78T0AIG-xUxvAEssE8k1ZvpC4pPXaWWFDujmTknTccYlzND2hAoDS9PaoweQj1pLeoCwbxPOsRLar-Frg0OiJqSGw4fouQH_nG6trjK6fDrG1eF4USjO0MZl_acvcQNsV_Xq94fLsUoEOyyD/w384-h256/P1080453.JPG" width="384" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrnxVIb7Zm9FxvaPCx8NwHe3Z4SJ3XBTL4F12XBXL8zpoqIHuwePX1Bni-QOb0D-_-7gPXBbPZVxOMOqjM4WK4HmyImcGhVuLd3ZqQJurWa8YcJJHYrgnsah507v-Ex6oYGM3ykFkBmjNO9RB2Ol-Qcxsbzsh_4aQMpG2Mhr1yxZYW8LnU6QAiESP5My6l/s3648/P1080456.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2432" data-original-width="3648" height="250" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrnxVIb7Zm9FxvaPCx8NwHe3Z4SJ3XBTL4F12XBXL8zpoqIHuwePX1Bni-QOb0D-_-7gPXBbPZVxOMOqjM4WK4HmyImcGhVuLd3ZqQJurWa8YcJJHYrgnsah507v-Ex6oYGM3ykFkBmjNO9RB2Ol-Qcxsbzsh_4aQMpG2Mhr1yxZYW8LnU6QAiESP5My6l/w375-h250/P1080456.JPG" width="375" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipjsWpRxBmUNX4vKVMGZJ3I9X_55ddrctcVmfsr2s2L6je6QmtTPqSYIKFCLxLKuBFIdk42HV8Asq3M32AQ48DfDZDvWIMLxjVjFtloy9NpftxWJkU3elRyq7f_Xjh19vunnhTuUOpi7zpWL1-4okibQhJaEOrwXb3rulSfypCOKeK_YvyMtZmFbz3fDds/s3648/P1080479.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2432" data-original-width="3648" height="243" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipjsWpRxBmUNX4vKVMGZJ3I9X_55ddrctcVmfsr2s2L6je6QmtTPqSYIKFCLxLKuBFIdk42HV8Asq3M32AQ48DfDZDvWIMLxjVjFtloy9NpftxWJkU3elRyq7f_Xjh19vunnhTuUOpi7zpWL1-4okibQhJaEOrwXb3rulSfypCOKeK_YvyMtZmFbz3fDds/w366-h243/P1080479.JPG" width="366" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-Run5THTpp7c2lnEBvGmW_EX0AX4GkdfJ0NURX642Dejp1e_yZSMRKpolgcSZWT81XUhhgytV8uy7oMx2Xh36hcTDuDC4Tb8U89BFd9J0AkmrsqDpnNYDH8iCqzdP8fMPznL2rJfppaXxmr4ytRcUFcCTjJF34IfeSpkGaRQzs3sBgCnrU-TR4fPfYzp4/s3648/P1080475.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2432" data-original-width="3648" height="241" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-Run5THTpp7c2lnEBvGmW_EX0AX4GkdfJ0NURX642Dejp1e_yZSMRKpolgcSZWT81XUhhgytV8uy7oMx2Xh36hcTDuDC4Tb8U89BFd9J0AkmrsqDpnNYDH8iCqzdP8fMPznL2rJfppaXxmr4ytRcUFcCTjJF34IfeSpkGaRQzs3sBgCnrU-TR4fPfYzp4/w361-h241/P1080475.JPG" width="361" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzByTDKeO09LmTRMVF4J-ETvTONcy4vlPFbS1XEKrDlDamBbX-TNSccTGKivYzaywKtKU89QlG1mL74T4iGT-PMKGKbSAcyOu1IWRWvsF_tja4y6qfAlEwri4G3zVRmBvInb3l_X3rHooJxXnnQ5wqc2Qd9OwFCLZwLmSBb_wRheOTxaiwYzchtEfhLPKS/s3648/P1080480.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2432" data-original-width="3648" height="246" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzByTDKeO09LmTRMVF4J-ETvTONcy4vlPFbS1XEKrDlDamBbX-TNSccTGKivYzaywKtKU89QlG1mL74T4iGT-PMKGKbSAcyOu1IWRWvsF_tja4y6qfAlEwri4G3zVRmBvInb3l_X3rHooJxXnnQ5wqc2Qd9OwFCLZwLmSBb_wRheOTxaiwYzchtEfhLPKS/w369-h246/P1080480.JPG" width="369" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFY6SCQrDlnenxoluMsDOUBBwVnwKldBUqufVn8N3eZNa1NY-mIpxKkmsyo4iuZev_wFzCScn86u6ZknJ6shuH7B9_oollZUgjxqwDBEd1Oy_klAGVoMboV_vbGl2WFDkJJ6-KTbpuCRGiyogKEdymmRlckpy2AIskYbVMiYwJWP9wVVX1zfeEJqLIoJTe/s3648/P1080485.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2432" data-original-width="3648" height="246" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFY6SCQrDlnenxoluMsDOUBBwVnwKldBUqufVn8N3eZNa1NY-mIpxKkmsyo4iuZev_wFzCScn86u6ZknJ6shuH7B9_oollZUgjxqwDBEd1Oy_klAGVoMboV_vbGl2WFDkJJ6-KTbpuCRGiyogKEdymmRlckpy2AIskYbVMiYwJWP9wVVX1zfeEJqLIoJTe/w370-h246/P1080485.JPG" width="370" /></a></div><br />Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-21770803105233734152023-05-22T11:44:00.006+02:002023-05-23T17:48:32.050+02:00Final Girls - Le sopravvissute [di Riley Sager]<div class="separator"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihlrHrSbhrXBh-3V-I5nRMEUKvUpY0mo2FaLu5IwzfKyv_sRTFfkdOOghohkuMsPRf1xw7D1DSPf7OGZteUucQpBQob5g9GkrFQbsGyCreiwSkTGa4GPj4Sr3zPjX17sP532wTiGfLZ7hath1YdiYNbzyQrceQEHkdz_mS9vRYI9nOrF4pSiTVgAZgpg/s268/cover.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="268" data-original-width="188" height="452" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihlrHrSbhrXBh-3V-I5nRMEUKvUpY0mo2FaLu5IwzfKyv_sRTFfkdOOghohkuMsPRf1xw7D1DSPf7OGZteUucQpBQob5g9GkrFQbsGyCreiwSkTGa4GPj4Sr3zPjX17sP532wTiGfLZ7hath1YdiYNbzyQrceQEHkdz_mS9vRYI9nOrF4pSiTVgAZgpg/w317-h452/cover.jpg" width="317" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span><br />Quello della <i>final girl</i>, la
ragazza finale, è ormai un topos che contende la ribalta alla figura
del mostro o del serial killer, suo avversario per definizione, come
protagonista. </span>E' un'icona, motivo di venerazione da
parte dei fans della cultura horror che dibattono quale tra le
protagoniste di tanti titoli cinematografici definiti slasher possa
essere celebrata come la final girl perfetta.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjX01Bciz7k1kXFoq_ZCyMTF0FvpTw2R_38Sm-ZfMLD8ZIjiOWX-r10LdY1t_444nupoQGjUQnuxATqBbXUcod-xaxmRCW9kkD2xDEP5Ka0kLtM-oPo2FY-wzVGfu2cF6Rj3DqVIXKfcuv4svQchPEKRoweHODzMbhDn5yGZsnU2kMOXxvxRIP9q6B1pg/s600/18halloween1978-articleLarge-v2.png" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="315" data-original-width="600" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjX01Bciz7k1kXFoq_ZCyMTF0FvpTw2R_38Sm-ZfMLD8ZIjiOWX-r10LdY1t_444nupoQGjUQnuxATqBbXUcod-xaxmRCW9kkD2xDEP5Ka0kLtM-oPo2FY-wzVGfu2cF6Rj3DqVIXKfcuv4svQchPEKRoweHODzMbhDn5yGZsnU2kMOXxvxRIP9q6B1pg/s320/18halloween1978-articleLarge-v2.png" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Slasher è quel sottogenere di racconto del terrore che ha per tema un massacro eseguito in un luogo isolato da un assassino inesorabile, solitamente mascherato e munito di un'arma da taglio. Uno degli elementi di norma imprescindibili è il confronto finale tra il maniaco omicida e una figura femminile che gli resiste, gli sfugge e a volte riesce da sola a eliminarlo. Unica superstite della strage, simbolo di un istinto di sopravvivenza irriducibile quanto la furia sanguinaria dell'assassino. L'ultima ragazza, personaggio rigorosamente di sesso femminile tranne rarissime eccezioni, è in genere caratterizzata da qualche riga di dialogo che la fa spiccare in mezzo alla carne da macello dei comprimari per un minimo senso di responsabilità. Diciamo che di solito è la figura più umana in mezzo a una ciurma di manichini odiosi che non vediamo l'ora di vedere abbattere a colpi di ascia, machete o motosega. Si dice che la ragazza finale debba anche essere illibata, perché si sa, le regole del cinema horror condannano a morte chi è sessualmente attivo. Una delle ragioni per cui <i>Venerdì 13</i>, uscito nel 1980 sull'onda di <i>Halloween</i> (1978), fu accusato da qualche critico di essere un film dai pericolosi contenuti moralisti e sessuofobici.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicvKT7kOlWmJopeSDCAciuGHJU6VN7H49aroTTt-bEnr8HDwvUrIV6v9JnHTi_7T4rIltC8XDo5DyPq7XxpMviPAbiuRQDhOlvwcI1f_irP7yrDWyO5glKZmxDdH0oGtgbh-ApNcq6gLJZ3i6OZnIO-gUcqSY7BZ0pCFIf0bWvnk2SnDIyIQ3lT0GG7A/s600/18halloween1978-articleLarge-v2.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></span></div><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpTUAjVL6G2vWK2lLr3Sv1Gq_5WTVGnh8r_g7tIh2tDeAo8eaGaa29PPwuO0vhvbWA8-fhZRw2pW0Gd1HPRAaz_XleKLKvLS3B70b4NhfWpQO5HjTuDRtTeFVWGHbwtlELV0mtYlC8OrFt-W4xYoHzqRzVvdtDyc-CkReCwT554WImz45mStV6eC4-HA/s2048/MV5BMjI1NDYwNDkxMl5BMl5BanBnXkFtZTcwNzE5MTkxNA@@._V1_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="259" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpTUAjVL6G2vWK2lLr3Sv1Gq_5WTVGnh8r_g7tIh2tDeAo8eaGaa29PPwuO0vhvbWA8-fhZRw2pW0Gd1HPRAaz_XleKLKvLS3B70b4NhfWpQO5HjTuDRtTeFVWGHbwtlELV0mtYlC8OrFt-W4xYoHzqRzVvdtDyc-CkReCwT554WImz45mStV6eC4-HA/w390-h259/MV5BMjI1NDYwNDkxMl5BMl5BanBnXkFtZTcwNzE5MTkxNA@@._V1_.jpg" width="390" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">La studiosa di cinema Carol J. Clover,
nel suo saggio del 1992 intitolato <i>Men, Women and Chainsaws</i>
[<i>Uomini, Donne e Motoseghe</i>] utilizzò il termine <i>final girl</i>
per la prima volta, affermando che nella lunga serie dei film horror
prodotti negli anni settanta, da molti considerati un prodotto per
pettinare le fantasie violente del pubblico maschile, lo spettatore
non era in verità indotto a identificarsi con la figura
dell'assassino, quanto con la giovane donna sopravvissuta,
personaggio resistente e destinato alla riscossa.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2LKkQddVEwkxR8Y9Utek7gaK3UoU3MbBwSP3cjEvuxntiAbqZ8VaEoro5Echmg75mlDrRJFko_gFlYQ2fmOdW2VbnfLI8WGdT1weQJMExG3ItcJOWnyuWDJOvUbvX7yfQtw9fs20Z7RKKeZBed5dSIRfrR2Dp-fyq_Ric4tl_Z_jUyfyWx7CTrWmxjA/s1516/a-nightmare-on-elm-street-heather-langenkamp.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="910" data-original-width="1516" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2LKkQddVEwkxR8Y9Utek7gaK3UoU3MbBwSP3cjEvuxntiAbqZ8VaEoro5Echmg75mlDrRJFko_gFlYQ2fmOdW2VbnfLI8WGdT1weQJMExG3ItcJOWnyuWDJOvUbvX7yfQtw9fs20Z7RKKeZBed5dSIRfrR2Dp-fyq_Ric4tl_Z_jUyfyWx7CTrWmxjA/w280-h168/a-nightmare-on-elm-street-heather-langenkamp.jpg" width="280" /></span></a><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i>Final Girls </i>è anche il titolo
del romanzo dello scrittore americano Riley Sager, uno dei nomi di
penna di Todd Ritter, già autore di una serie di thriller pubblicati
con le sue vere generalità, e di un altro (<i>Things Half in the
Shadow</i>, del 2014) sotto lo pseudonimo di Alan Finn. Non sarà un
caso se <i>Final Girls</i> è il primo libro (pubblicato in America
nel 2017) che Ritter ha firmato usando un nome riconducibile sia a
un uomo che a una donna, e che da allora sembri avere adottato in via
definitiva lo pseudonimo di Sager per le sue ulteriori produzioni
letterarie.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i>Final Girls</i> (da noi pubblicato
con il titolo <i>Final Girls – Le sopravvissute</i>) non va confuso
con il quasi omonimo <i>The Final Girl Support Group</i> di Grady
Hendrix, romanzo ancora inedito in Italia che parte da premesse
simili, e con il film del 2015 <i>Final Girls</i>, commedia horror
metacinematografica diretta da Todd Strauss-Schulson con Taissa
Farmiga e Malin Akerman. Tutti titoli che dimostrano ampiamente che
quello della final girl è diventato un vero mito contemporaneo.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmV92nJvOm1NUsIOdg_IYGcW2WIrpfmk8hUrb0FulvIaHnIaC0VXHneyEPb6D09GGNyqmYWDyClu-m5LkkhGeXlxo-g_ebn9PyDJriQRQBIkclZAa6beOr-7RAROeImun-iPT_0_yOEXC5288xtUG7JS4OWL1SqBoxIcofYKl50-MdgAY4ljZUOPwtwg/s1600/marilynburnstcm.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmV92nJvOm1NUsIOdg_IYGcW2WIrpfmk8hUrb0FulvIaHnIaC0VXHneyEPb6D09GGNyqmYWDyClu-m5LkkhGeXlxo-g_ebn9PyDJriQRQBIkclZAa6beOr-7RAROeImun-iPT_0_yOEXC5288xtUG7JS4OWL1SqBoxIcofYKl50-MdgAY4ljZUOPwtwg/w396-h223/marilynburnstcm.jpeg" width="396" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span><br /></span><span>Il romanzo di Riley Sager è un
thriller-mystery che prende dichiaratamente spunto dall'immaginario
cinematografico per costruire un racconto di suspense con venature
poliziesche imprevedibili. Potrebbe essere considerato un ideale
sequel apocrifo di tanti slasher ormai ritenuti classici e un'analisi
di uno dei suoi feticci più popolari: le ragazze finali del titolo.
Sopravvissute, ma anche ferite dalla loro terribile esperienza,
oggetto di curiosità morbosa da parte dei media e assediate
dall'angoscia che l'incubo che si sono lasciate alle spalle possa a
un tratto ricominciare. Cosa che al cinema, peraltro, succede
puntualmente.</span></span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1j_YmGHs8Pjay-HsWXekxQhbjQZbkdCqzQhBZvQID9N2lhg3W6Nmh8pQlXfIPbduxMyru9BH24PFtmDGXpPilvsgNo8d5zMtgMfFtszaCpOakJTuRB8kJBVCWo9UZZP2xnNROR5MBIt68ulStPG-fqv1j8brUjBKqsn2wdYMIADBSairzWHJ5VxpRow/s856/image-w856.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="482" data-original-width="856" height="166" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1j_YmGHs8Pjay-HsWXekxQhbjQZbkdCqzQhBZvQID9N2lhg3W6Nmh8pQlXfIPbduxMyru9BH24PFtmDGXpPilvsgNo8d5zMtgMfFtszaCpOakJTuRB8kJBVCWo9UZZP2xnNROR5MBIt68ulStPG-fqv1j8brUjBKqsn2wdYMIADBSairzWHJ5VxpRow/w295-h166/image-w856.jpg" width="295" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />Lisa, Samantha e Quincy sono tre
ragazze sopravvissute a eventi traumatici simili. Tre stragi avvenute
in diverse parti degli Stati Uniti con modalità che ricordano in
modo impressionante quelle di celebri titoli cinematografici. Tutte e tre sono state battezzate dalla stampa final girls, ma le loro
reazioni a quanto hanno vissuto sono state differenti. Lisa, unica superstite alla mattanza
in un convitto di studentesse, ha scritto un libro sulla sua
esperienza, ha una vita social molto attiva e appare frequentemente
nei talk show. Samantha, sopravvissuta alla strage perpetrata
nell'alberghetto in cui lavorava, si è invece chiusa a riccio,
finendo col fare perdere del tutto le sue tracce. Quincy si è
salvata a stento dal massacro dei suoi amici, radunati per celebrare
il compleanno di una di loro in uno chalet in mezzo ai boschi, e ora
cura un blog di cucina, convive con un giovane avvocato e ha
sviluppato una dipendenza dagli ansiolitici. </span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvf5rq21AT-Mclp0IXZtKitvm_yxixigNPYWnDlt2i5PZqwYV4_kKpvVQNOlQAnMz7ay7aZfnUi9nG71QFhrJAm8g4nHdDu0L922SY9oESat44_8TRfPrwXdeK6-tzcJyAKf35hoeIoFEgocFYSlvosN9m9f7iSNV0n-spYgmbyPbdas9P-nDjuk2Q5g/s1000/h!venerdi___13_cover_cinefacts_diritto_d_autore_victor_miller.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="618" data-original-width="1000" height="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvf5rq21AT-Mclp0IXZtKitvm_yxixigNPYWnDlt2i5PZqwYV4_kKpvVQNOlQAnMz7ay7aZfnUi9nG71QFhrJAm8g4nHdDu0L922SY9oESat44_8TRfPrwXdeK6-tzcJyAKf35hoeIoFEgocFYSlvosN9m9f7iSNV0n-spYgmbyPbdas9P-nDjuk2Q5g/w299-h185/h!venerdi___13_cover_cinefacts_diritto_d_autore_victor_miller.jpg" width="299" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">A dieci anni dai fatti di sangue che le
hanno poste sotto i riflettori, la pressione mediatica sulle tre
giovani donne non ha accennato a diminuire, ma la vera svolta
consiste nell'improvviso suicidio di Lisa, in apparenza la più forte
tra loro, trovata morta nella vasca da bagno del suo appartamento con
i polsi tagliati. Quincy, sconvolta dalla morte di Lisa con cui aveva
avuto sporadici contatti telefonici, riceve a un tratto la visita di
Samantha, la terza sopravvissuta scomparsa anni prima per sottrarsi
alle attenzioni della stampa. Nell'aria c'è qualcosa di strano. Lisa
si è davvero suicidata? O qualcuno ha intenzione di terminare il
lavoro lasciato incompiuto?</span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></p><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1mhALokYNmPkQ-akFMRJw4gnivuZVD8rXf8cTmArtHoa5kdAwUSFDICCrXYW0cOnBmHnztJ8HtemkHoFBhY7soyiw1NobEO93XfQrdSZk9-0k4DU2Hmw3f4KKEcWEC6MjYsPNNRIebaog3HY34QqTlZB0MQ9hR_wQwOrjxdFn9j7vEoIs2zozbG_kyA/s1280/Neve-Campbell-Scream-tech-princess.jpg.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="207" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1mhALokYNmPkQ-akFMRJw4gnivuZVD8rXf8cTmArtHoa5kdAwUSFDICCrXYW0cOnBmHnztJ8HtemkHoFBhY7soyiw1NobEO93XfQrdSZk9-0k4DU2Hmw3f4KKEcWEC6MjYsPNNRIebaog3HY34QqTlZB0MQ9hR_wQwOrjxdFn9j7vEoIs2zozbG_kyA/w368-h207/Neve-Campbell-Scream-tech-princess.jpg.png" width="368" /></span></a></p></blockquote></blockquote></blockquote><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i>Final Girls</i> è un gioco
letterario che intriga soprattutto gli appassionati di cinema horror
e in particolar modo di slasher. Sottogenere fortemente codificato
che, alla fine degli anni novanta, il regista Wes Craven con la serie
di <i>Scream</i> ha saputo decostruire e nello stesso rilanciare nel
nuovo secolo. Sin dalle prime pagine del romanzo di Sager è chiaro
per il lettore che qualcosa non quadra e che quello che sembra
presentarsi quasi come un sequel lo porterà inevitabilmente anche a
visitare il passato. Nello specifico, quello di Quincy Carpenter (sì,
come John Carpenter, regista di <i>Halloween</i>) che ha perso la
memoria e ricorda solo alcuni sprazzi della terribile notte trascorsa
nei boschi intorno a Pine Cottage, quando tutti i suoi amici sono
stati massacrati.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCMd94na2KQ0WFrafzpzWvgFAMKw8iO7seke5NAGMSQSQhpseaAU4-d35AnbO5hQNrmr4uaomAdIEqSPzGLxO6a8cGWxqmkyzv69aYyZN1JnqoCD0Dc1tp6n8jukXfhe6swRBrykpUv27WJUtPEfH55mBDwBfYt2vSYI-mfhWY17ZR_A-Yfi22ILaiaQ/s1214/3756510-f132.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="933" data-original-width="1214" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCMd94na2KQ0WFrafzpzWvgFAMKw8iO7seke5NAGMSQSQhpseaAU4-d35AnbO5hQNrmr4uaomAdIEqSPzGLxO6a8cGWxqmkyzv69aYyZN1JnqoCD0Dc1tp6n8jukXfhe6swRBrykpUv27WJUtPEfH55mBDwBfYt2vSYI-mfhWY17ZR_A-Yfi22ILaiaQ/w274-h211/3756510-f132.jpg" width="274" /></span></a></p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ogni storia retrospettiva che ha
generato una final girl è un dichiarato omaggio alla filmografia di
genere. La strage cui è sopravvissuta Lisa, quella nel convitto
femminile, echeggia il classico <i>Black Christmas</i> (1974) di Bob
Clark, ritenuto uno dei titoli fondatori dello slasher. Il massacro
dell'hotel che vede come protagonista Samantha è un ibrido di più
cliché, ed evoca nella figura dell'uomo mascherato sotto un sacco di
iuta la prima apparizione di Jason Voorhees, il killer di <i>Friday
the 13</i><sup><i>th</i></sup>, nel secondo episodio della saga. Così
come l'esperienza di Quincy, circondata da amici adolescenti dediti
all'alcol, alla marijuana e al sesso facile sullo sfondo di un
campeggio tra i boschi allude all'iconico Crystal Lake in cui a un
tratto si presenta qualcuno armato di coltellaccio.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Stavolta, però, la scena è tutta
dedicata alle sopravvissute. Donne che hanno già attraversato
l'inferno e ne portano ancora addosso le cicatrici fisiche e
psicologiche. La figura della final girl, pertanto, guadagna
ulteriore spazio e tempo per essere approfondita. Non è più la
ragazza terrorizzata, sporca di sangue, urlante e in fuga o
disperatamente risoluta a sopravvivere vista sullo schermo. Non solo
almeno. E'... sono soggetti che soffrono un disturbo post traumatico
e si affannano per sopravvivere a un quotidiano in cui la prospettiva
di un'esistenza normale è solo un'illusione, spazzata via da ricordi
angoscianti e dall'inesauribile curiosità morbosa di chi le
circonda. Un bersaglio, forse un premio da conquistare. Qualcosa di
oggettivato che lotta disperatamente per affrancarsi, diventare
soggetto e riprendere il controllo della propria vita, in antitesi
con il simbolo fallico del pugnale e le tante insidie di un mondo
superficiale, rapace, non meno violento dell'assassino che le bracca.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE2JZdhtHjkd7-pXKe19zv2RdvWXl8rKzXF49YXnDXdrSSUgHbYwXVhaFg4PIf9XhssSFBc5w4AoWzALE1FctHbMq7npzs8ycwKbbAu4PysAF7F6C9-0Pnx9Q1BjeFC4MFmzTf_GQaiS3-zUf8VhkR1FGgvCRenLbNnn61ZGfGNk_Qc7eEY3CEU3bPdQ/s640/5ae2fe_445e62f6cfd143669110a9a776514245~mv2.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="640" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE2JZdhtHjkd7-pXKe19zv2RdvWXl8rKzXF49YXnDXdrSSUgHbYwXVhaFg4PIf9XhssSFBc5w4AoWzALE1FctHbMq7npzs8ycwKbbAu4PysAF7F6C9-0Pnx9Q1BjeFC4MFmzTf_GQaiS3-zUf8VhkR1FGgvCRenLbNnn61ZGfGNk_Qc7eEY3CEU3bPdQ/w378-h212/5ae2fe_445e62f6cfd143669110a9a776514245~mv2.png" width="378" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i><p style="margin-bottom: 0cm;"><i><br /></i></p>Final Girls </i>di Riley Sager è un
romanzo tutt'altro che perfetto. Divertente per gli appassionati,
intrigante per chi cerca un mystery in cui perdersi, soffre però di
qualche lungaggine che a metà libro provoca una battuta d'arresto e
fa temere il definitivo spiaggiamento della trama. Un intoppo
evitabile, comunque riscattato da una successiva ripresa, quando il
romanzo ingrana la marcia, il velo sul passato inizia a lacerarsi, e
le rivelazioni incalzano.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">In definitiva, consigliabile a chi ama
il thriller e certo cinema horror. In attesa che l'editoria italiana
ci proponga in traduzione anche <i>The Final Girl Support Group</i>,
tra l'altro già opzionato per una serie TV, gli appassionati di
slasher troveranno pane per i loro denti nel romanzo di Sager. Una
lettura facile, rapida, che magari inciampa, ma sa tirarsi su e
arrivare (sanguinante) a tagliare il traguardo. Proprio come una
final girl da manuale.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiI8-LT-TUDHz5XneKKZ9gOSKG_80FqQPoQDJDaDAmY6UmDs6Us_lGAvgmv1-iYX-cuCa-fOjo8RYYaV7GMFPS9XkvFoMWQmCh2hXjbmSXOofcMMRWO-c5s2iHNMxzL5y_UMWIEa8xk9k-caZHKoEN5Iq0ZgAtVU_y1c-2MkbdweLudxOSbYipMpPi3zQ/s2560/scr612623r-scaled.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="1707" data-original-width="2560" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiI8-LT-TUDHz5XneKKZ9gOSKG_80FqQPoQDJDaDAmY6UmDs6Us_lGAvgmv1-iYX-cuCa-fOjo8RYYaV7GMFPS9XkvFoMWQmCh2hXjbmSXOofcMMRWO-c5s2iHNMxzL5y_UMWIEa8xk9k-caZHKoEN5Iq0ZgAtVU_y1c-2MkbdweLudxOSbYipMpPi3zQ/w385-h256/scr612623r-scaled.jpg" width="385" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><br /></span><p></p>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-80440583096822371462023-04-29T11:48:00.003+02:002024-02-07T12:57:06.021+01:00Ecco... Azazelo. Un podcast sulle storie<p><span style="font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSC2gH1X-DG1N6Y0vzAaQfJgFx-00AhAq9tWwdkyUxjcgxNCCYsIMOv95O7xYa4uoW32v3tyYUJkQ8Ag-mh4Gn_5B41fiYaYGlzP0IwdDoHivmq9lGZmWgeel__92ww2knSHb6eMDFqbOfe3GVqtJ_BG1komsaprT09PrrqetItqSdHyHICBAXGILqDQ/s2772/AzazeloPOD.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2772" data-original-width="2772" height="413" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSC2gH1X-DG1N6Y0vzAaQfJgFx-00AhAq9tWwdkyUxjcgxNCCYsIMOv95O7xYa4uoW32v3tyYUJkQ8Ag-mh4Gn_5B41fiYaYGlzP0IwdDoHivmq9lGZmWgeel__92ww2knSHb6eMDFqbOfe3GVqtJ_BG1komsaprT09PrrqetItqSdHyHICBAXGILqDQ/w413-h413/AzazeloPOD.png" width="413" /></a></span></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><p></p><p><span style="font-size: medium;"><span face="Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #1b1b1b;">E' passato un po' di tempo da quando ho pubblicato un podcast. Intendo un classico podcast audio, di quelli che si scaricano e si ascoltano mentre fai altro.</span></span></p><span style="font-size: medium;"><span face="Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #1b1b1b;">Mi mancava parlare a ruota libera dei miei interessi. Di fumetti, di libri, di cinema, di immaginario. Così ho pensato di tornare a mettermi in gioco.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #1b1b1b; font-family: Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif;" /><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #1b1b1b; font-family: Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif;" /><span face="Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #1b1b1b;">Il mio podcast precedente si intitolava </span><i style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #1b1b1b; font-family: Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif;"><a href="https://www.spreaker.com/show/gli-amori-di-altroquando" rel="nofollow noopener noreferrer" style="background-color: transparent; border-bottom: 1px dotted rgb(214, 71, 88); box-sizing: border-box; color: #d64758; cursor: pointer; text-decoration-line: none;" target="_blank">Gli Amori di Altroquando</a></i><span face="Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #1b1b1b;">, ed è stata una bella avventura. Realizzarlo, però, era un po' laborioso, giacché interagivo con la voce di un amico immaginario, il diavoletto Azazelo, e creare un audio dialogato tutto da solo alla lunga mi aveva sfiancato.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #1b1b1b; font-family: Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif;" /><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #1b1b1b; font-family: Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif;" /><span face="Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #1b1b1b;">Oggi vi propongo </span><a href="https://spotifyanchor-web.app.link/e/77zDoVJ6hzb" rel="nofollow noopener noreferrer" style="background-color: white; border-bottom: 1px dotted rgb(214, 71, 88); box-sizing: border-box; color: #d64758; cursor: pointer; font-family: Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; text-decoration-line: none;" target="_blank">AZAZELO</a><span face="Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #1b1b1b;">. Sì, il mio amico immaginario torna, ma in una forma diversa. Come folletto che parla al posto mio, interpreta voci dal passato e contribuisce ironicamente alla narrazione. Azazelo conquista il titolo, insomma, e diventa un podcast dedicato alle storie. Tutti i tipi di storia. Fumetti, narrativa, cinema, storie personali. Tutto.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #1b1b1b; font-family: Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif;" /><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #1b1b1b; font-family: Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif;" /><span face="Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #1b1b1b;">Partiamo con un episodio zero per rompere il ghiaccio e definire il format. Mi farebbe piacere ricevere i vostri commenti, sapere se vi diverte e cosa secondo voi può essere migliorato.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #1b1b1b; font-family: Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif;" /><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #1b1b1b; font-family: Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif;" /><span face="Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #1b1b1b;">AZAZELO avrà anche la sua playlist sul canale Youtube, ma potete trovarlo principalmente sulla piattaforme dedicata <a href="https://podcasters.spotify.com/pod/show/azazelo">Podcaster Spotify</a> (ex Anchor) e sulla maggior parte dei podcast player</span><span face="Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #1b1b1b;">. </span></span><div><span style="font-size: medium;"><span face="Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #1b1b1b;"><br /></span></span></div><div><span face="Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #1b1b1b;"><span style="font-size: medium;">Grazie per l'attenzione e che le storie (e Azazelo) siano con voi.</span></span></div><div><span face="Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #1b1b1b;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div><span face="Raleway, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #1b1b1b;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: center;"><iframe frameborder="0" height="102px" scrolling="no" src="https://podcasters.spotify.com/pod/show/azazelo/embed/episodes/Azazelo---Episodio-Zero---Parliamo-di-storie-e22vmmr" width="400px"></iframe></div>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-42077053261852492002023-02-17T20:32:00.003+01:002023-02-20T11:47:26.940+01:00Un'altra serialità è possibile<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQnfIQ3u8nZqXonFNiYIBq_pYZ44w56BmadAXMDbU8Iec6CDnAwP0XPT1_waRGcUrX5HYbmdWzYtATYDWJR20NRnaXnnmjHzabT-Nw6TIvEMHi-Q2tFCfx_0g8OH-5Kseqc05ERDAx6kzyNT2MoyhtaJg7e2d2FvV2_fiZvXvbfPQCnLaUurxVMWr7nw/s2370/article_full@3x.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="1350" data-original-width="2370" height="248" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQnfIQ3u8nZqXonFNiYIBq_pYZ44w56BmadAXMDbU8Iec6CDnAwP0XPT1_waRGcUrX5HYbmdWzYtATYDWJR20NRnaXnnmjHzabT-Nw6TIvEMHi-Q2tFCfx_0g8OH-5Kseqc05ERDAx6kzyNT2MoyhtaJg7e2d2FvV2_fiZvXvbfPQCnLaUurxVMWr7nw/w436-h248/article_full@3x.jpg" width="436" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><div class="separator"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigfFHEsK4f193FsseI3nKgAOlGolyRJ6Ldn8D_C5UN5crG9pquporXzK3dwlCoBQQTFIva5Q5Orrlu4Teweylqw-GU7ZsjD6jfOpf1FSVKJT48c5l6nLh8SQT1kIrR4XbtWBPzjfRE4CLIilfd4vEf28htjhEA6b6BDpTP99Iy4Y7JR8RMfXkbgCMhfw/s1073/devilshour.PNG" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="849" data-original-width="1073" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigfFHEsK4f193FsseI3nKgAOlGolyRJ6Ldn8D_C5UN5crG9pquporXzK3dwlCoBQQTFIva5Q5Orrlu4Teweylqw-GU7ZsjD6jfOpf1FSVKJT48c5l6nLh8SQT1kIrR4XbtWBPzjfRE4CLIilfd4vEf28htjhEA6b6BDpTP99Iy4Y7JR8RMfXkbgCMhfw/w282-h223/devilshour.PNG" width="282" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br />I serial televisivi (o streaming, ormai
non fa più differenza) sono diventati compagni di strada nel
quotidiano per molti di noi. Per me sono un rito serale, che in
genere non mi trattiene più di un'ora prima di abbandonarmi alla
lettura e quindi al sonno. L'offerta è vastissima e se in mezzo c'è
tanto materiale che a volte emerge con clamore, in altri casi rimane
più o meno sommerso.</span></div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Questo mio post si propone di elencare
alcune di quelle serie meritevoli di essere viste che per una ragione
o per l'altra non hanno goduto della stessa eco mediatica riservati a
prodotti più celebrati.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Quanto spesso sui social abbiamo letto
elogi di titoli come <i>House of the Dragon</i><span style="font-style: normal;">?</span>
Quante volte ci siamo imbattuti nell'isterismo di massa (di segni
opposti) a proposito della serie <i>The Lord of the Rings: The Rings
of Power</i>? Nel visibilio relativo a <i>The Boys,</i><span style="font-style: normal;">
a</span><i> Mercoledì</i> e più recentemente a <i>The Last of Us</i>?</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj096SWZXzEzg6qunM7FzU6d0lL7SNkMTPXN9o_IGjlgXHZn0WiQHdwVI_IX2YcCCskVzz045r1sIk90j-BWHhmdgmUNCVgtGZBVuWRQk9e-zt1eC-MCluYEKf-pW7k34zKJA7tMAp9dkFNO15PhWkrVuHePiEdNftnc-eh6oq42n3SBaqB70c9F4mnSw/s1200/tenn.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj096SWZXzEzg6qunM7FzU6d0lL7SNkMTPXN9o_IGjlgXHZn0WiQHdwVI_IX2YcCCskVzz045r1sIk90j-BWHhmdgmUNCVgtGZBVuWRQk9e-zt1eC-MCluYEKf-pW7k34zKJA7tMAp9dkFNO15PhWkrVuHePiEdNftnc-eh6oq42n3SBaqB70c9F4mnSw/s320/tenn.jpg" width="320" /></span></a></div><span style="font-size: medium;">Insomma, esistono dei prodotti che più
di altri possono essere definiti mainstream, o se preferiamo...
popolari. Titoli in grado di catalizzare l'attenzione e monopolizzare
la ribalta, in qualche caso a discapito di prodotti seriali
interessanti che risultano spinti in una zona d'ombra dai riflettori
puntati sui serial più gettonati.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Vediamo di scoprire qualcosa di meno
dirompente, non per qualità, ma per riscontro mediatico. Una
serialità “altra”, che non punta su brand arcinoti e grosse
campagne promozionali pur avendo molto da dire, o semplicemente
rivelandosi un valido intrattenimento. Quella che segue non è da
intendere come una classifica, ma solo una casuale raccolta delle mie
più recenti visioni preferite. Quindi, fatene un uso consapevole.
Sono solo consigli.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHOVziBakyzhm0LM6KdFu5PpFiTOEAQgwW0y26syl7CE2SO1OmkhUUARQyi38w0kS3L7JWjkM6rovqr_1NRplKaDqV6fFa4a1M0getwyGUFJAmNv4tgjgJtgwW0LcqGu9IX123EXm08X-EeMxYeOCwIGPEbeclgyZp38nG8AwRHxKISnqQQF4mDH5tGQ/s1500/MV5BNjc2ZWY3NjYtM2Q5OS00YTI1LTk5MDktYjYwYTk2Yzc4YTc4XkEyXkFqcGdeQXVyMTEyMjM2NDc2._V1_.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="1000" height="306" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHOVziBakyzhm0LM6KdFu5PpFiTOEAQgwW0y26syl7CE2SO1OmkhUUARQyi38w0kS3L7JWjkM6rovqr_1NRplKaDqV6fFa4a1M0getwyGUFJAmNv4tgjgJtgwW0LcqGu9IX123EXm08X-EeMxYeOCwIGPEbeclgyZp38nG8AwRHxKISnqQQF4mDH5tGQ/w204-h306/MV5BNjc2ZWY3NjYtM2Q5OS00YTI1LTk5MDktYjYwYTk2Yzc4YTc4XkEyXkFqcGdeQXVyMTEyMjM2NDc2._V1_.jpg" width="204" /></span></a></b></div><span style="font-size: medium;"><b><br />Bad Sisters </b>– Grace Garvey è
sposata con un uomo orribile. Un individuo insopportabile che non è
il classico marito violento, ma che ha un'influenza nefasta sulla
vita della moglie, stroncando in lei ogni minima gratificazione
personale. Grace ha anche quattro sorelle molto legate tra loro,
ciascuna delle quali ha subito una conseguenza negativa dalla
condotta dell'infame cognato. John Paul ora è morto, apparentemente
per cause fortuite. Ma se non fosse così? E come sono andate
esattamente le cose? Nel frattempo, un agente assicurativo sull'orlo
della bancarotta indaga per non essere costretto a pagare la cospicua
polizza sulla vita del defunto. Succederà di tutto in un crescendo
da cardiopalma.</span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i>Bad Sisters</i> è una serie
irlandese (basata su una produzione belga inedita da noi) prodotta da
Apple TV, una piattaforma che negli ultimi tempi ha sfornato diversi
titoli davvero interessanti. Ideata da Sharon Horgan, che nella serie
interpreta il personaggio di Eva, è una commedia nera come la pece e
frizzante come lo champagne. Seguendo le peripezie delle cinque
ineffabili sorelle Garvey si ride e si inorridisce nello stesso
tempo, in un balletto tra presente e passato che svela poco alla
volta i segreti di una famiglia tutt'altro che esemplare. Un thriller
al femminile appassionante, grottesco e divertentissimo.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibNa1byZAZ7MxQyDIGRKTNZmF5mDudfDbuo925ma9Y5pVM0nrZiTBnVfXJhos_7ywUWiexyY6_y4JHw5ShYOzN21o6bd5CSzLkYtrYJq1iYOxKJHgbrHaNuMp__7iurWp8eESs4MFsCLgYhg_19uqa6EdtDgzNwo1cXyMTKWIcH6K1qSibFX9o0BjaCg/s2560/Bad_Sisters_Photo_010103-scaled.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="1707" data-original-width="2560" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibNa1byZAZ7MxQyDIGRKTNZmF5mDudfDbuo925ma9Y5pVM0nrZiTBnVfXJhos_7ywUWiexyY6_y4JHw5ShYOzN21o6bd5CSzLkYtrYJq1iYOxKJHgbrHaNuMp__7iurWp8eESs4MFsCLgYhg_19uqa6EdtDgzNwo1cXyMTKWIcH6K1qSibFX9o0BjaCg/w415-h276/Bad_Sisters_Photo_010103-scaled.jpg" width="415" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><span style="font-size: medium;"><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsRd9Pz0xQcIuVu_UTCVUy4fSBkmyv6NwSbhxZuRgQqoff-okzqd7i0tDMDh8DaueygYpAO5ygAyTNf44ANEEXm10qKAvwvGMd1mzK6zBKg_e9gtTm5ql2ICp9OCqc0c5-FWLa5Ve2fnyjMDg26wRIR4HI_As8253qNupHH0qthOEGQ6rtlHcL4tBd5g/s615/n.PNG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="615" data-original-width="461" height="311" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsRd9Pz0xQcIuVu_UTCVUy4fSBkmyv6NwSbhxZuRgQqoff-okzqd7i0tDMDh8DaueygYpAO5ygAyTNf44ANEEXm10qKAvwvGMd1mzK6zBKg_e9gtTm5ql2ICp9OCqc0c5-FWLa5Ve2fnyjMDg26wRIR4HI_As8253qNupHH0qthOEGQ6rtlHcL4tBd5g/w233-h311/n.PNG" width="233" /></a></div>Inside Man</b> – Un detenuto nel
braccio della morte di un carcere statunitense riceve visite da
persone che gli sottopongono quesiti di vario genere. Grieff ha
ucciso la moglie in modo efferato e nessuno sa perché né dove abbia
nascosto la testa del cadavere. L'uomo, che è stato un criminologo
professionista, possiede qualità deduttive pari a quelle di Sherlock
Holmes, e si presta a risolvere enigmi dal chiuso della prigione
quasi fosse un modo per pareggiare i conti con il proprio senso
etico. Nel frattempo, in Inghilterra, un sacerdote protestante si
trova di fronte a un dilemma morale apparentemente insolubile. Le
vicende dei due uomini si intrecceranno a distanza in modo
imprevedibile.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Scritto da Steven Moffat, autore di
<i>Sherlock</i> e per anni show runner di <i>Doctor Who</i>,<i>
Inside Man</i> si basa moltissimo sulle performance dei due attori
protagonisti: David Tennant e Stanley Tucci. Solo quattro puntate, ma
serratissime e dal ritmo indiavolato. Un senso di angoscia crescente
e un meccanismo a orologeria che funziona come una trappola.
Difficile non cedere alla tentazione del binge watching e divorarlo
in un'unica seduta. Si trova nel catalogo Netflix.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVubShMRkq376rdcKldfbXoRxzAOVLa8i3ltgTZKZNrwROZAjiFLebX0ozWF1JqC7t1NOJ3LjX5ObM4bzdXeKZ4rQaq5c-3lQLkjJTpgaAN5m4YrTLCmqIu5BceERne1fqW1w-z-kO9U2Fg82WX1vRoEc6rR5b6ta0dAMtvApMUuAxq5VL9OtAc7545A/s1399/insm.PNG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="888" data-original-width="1399" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVubShMRkq376rdcKldfbXoRxzAOVLa8i3ltgTZKZNrwROZAjiFLebX0ozWF1JqC7t1NOJ3LjX5ObM4bzdXeKZ4rQaq5c-3lQLkjJTpgaAN5m4YrTLCmqIu5BceERne1fqW1w-z-kO9U2Fg82WX1vRoEc6rR5b6ta0dAMtvApMUuAxq5VL9OtAc7545A/w400-h253/insm.PNG" width="400" /></span></a></div><p></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b><br /></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b><br /></b></span></div><span style="font-size: medium;"><b><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglISk_hT-QP6dMDU0s3XUNN1d9cPPXxulx-FkzBHn0WWhi2NBS3qGG3pIr72-1gZ-dQliezkYyNwBbyvJFGRiJivueRDp1p0qy8WFQZSVwM6RAHtJQXs-Jw7JE3DXsSQKD1dtaP3uOqgApLjiZAjfeqnczwUke9VGc60cVgr7GM61B4F3o6DdLEj8QPA/s1170/Scissione-poster.jpg" style="clear: left; float: left; font-weight: 700; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1170" data-original-width="780" height="259" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglISk_hT-QP6dMDU0s3XUNN1d9cPPXxulx-FkzBHn0WWhi2NBS3qGG3pIr72-1gZ-dQliezkYyNwBbyvJFGRiJivueRDp1p0qy8WFQZSVwM6RAHtJQXs-Jw7JE3DXsSQKD1dtaP3uOqgApLjiZAjfeqnczwUke9VGc60cVgr7GM61B4F3o6DdLEj8QPA/w172-h259/Scissione-poster.jpg" width="172" /></a></b></span><span style="font-size: medium;"><b>Severance – Scissione</b> –
Altra serie prodotta da Apple TV e altro titolo di alto profilo del
quale, sia pure all'interno di una nicchia, si è parlato un po' di
più. Il paradosso con <i>Scissione</i>, serie ideata da Dan Erickson
e diretta tra gli altri dall'attore Ben Stiller, è che per
consigliarla sarebbe meglio parlarne il meno possibile. Il suo
incipit è fulminante e sarebbe un peccato rovinarlo ai neofiti.
Limitiamoci pertanto a dire che siamo nei territori di una
fantascienza sociale che sconfina nel thriller, dove le domande si
succedono l'una all'altra sia per lo spettatore che per i
protagonisti. Il contesto paranoico e claustrofobico, un vero e
proprio incubo, pur narrando una storia completamente diversa, ai più
anziani tra noi potrebbe ricordare alcune atmosfere del classico
serial inglese <i>Il prigioniero</i>. Un mondo del lavoro distopico,
dove l'essere umano è ridotto a un mero ingranaggio e le coscienze
non sono mai state così manipolabili. Un gioiello di cui si attende
con impazienza la seconda stagione.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhL4YII3lbIAkmD_CfCQUcjcUb-YZTXHMtqzedbAK9xSFBer_92Up_AAyZwEFrwJHBpmK67h_JFE2r2-WOU13ydsz1zi7vv2pfQO6rx4cRQZgxe_1KUYk56K7sypgiHmhXlnO011fwIQPRCRiXJNhYmkm5yA7A_MiqRdfwxa2MZBwAj-LUG7yAxjQa6BA/s1360/severance.PNG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="930" data-original-width="1360" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhL4YII3lbIAkmD_CfCQUcjcUb-YZTXHMtqzedbAK9xSFBer_92Up_AAyZwEFrwJHBpmK67h_JFE2r2-WOU13ydsz1zi7vv2pfQO6rx4cRQZgxe_1KUYk56K7sypgiHmhXlnO011fwIQPRCRiXJNhYmkm5yA7A_MiqRdfwxa2MZBwAj-LUG7yAxjQa6BA/w392-h268/severance.PNG" width="392" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br />
</span><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><b></b></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrnaqZeXBh2lTPWyHFbUnQbON4EmNBaqau6MOM3XgOOajsQc3CBlU1Uo0qWTN7c3u15iYE1rV92OZt_NLdjI7eGFdYB9OVwJml8SktvK5VJbo5D8uXkeTQt1l-8ynMZSzQRUvtVLDN-yF-1Cimdo9y-AKUhSAO_E7p1O6pCuCYiXwGTT4i_3VXaNhB7Q/s945/yljk.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="945" data-original-width="630" height="231" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrnaqZeXBh2lTPWyHFbUnQbON4EmNBaqau6MOM3XgOOajsQc3CBlU1Uo0qWTN7c3u15iYE1rV92OZt_NLdjI7eGFdYB9OVwJml8SktvK5VJbo5D8uXkeTQt1l-8ynMZSzQRUvtVLDN-yF-1Cimdo9y-AKUhSAO_E7p1O6pCuCYiXwGTT4i_3VXaNhB7Q/w154-h231/yljk.jpg" width="154" /></a></b></span></div><span style="font-size: medium;"><b><br />Yellowjackets</b> – L'aereo su cui
viaggia una squadra di calcio femminile cade in una remota zona
montuosa lontana dalla civiltà. Un pugno di superstiti sono
ritrovate molti mesi dopo. Ma non sono più le stesse. Venticinque
anni più tardi, oscuri segreti tornano a perseguitare le giovani
sportive ormai divenute donne ciascuna con la propria storia. Che
cosa è successo nel misterioso eremo in cui la squadra si era
trovata a sopravvivere, e chi sta giocando oggi con le loro
esistenze?<br />Tra passato e presente, gioventù e maturità,
<i>Yellowjackets</i> potrebbe essere definito un lontano parente del
leggendario <i>Lost</i>. Una vicenda enigmatica che si dipana come un
mosaico da formare un pezzo alla volta in base ai continui salti
temporali. Un po' mistery un po' teen drama, un po' crime e un po'
horror con pennellate di grottesco, lo show è arricchito da una
ciurma di attrici notevoli tra cui si distinguono Melanie Linksey,
Juliette Lewis e la sempre impagabile Christina Ricci. La prima
stagione (già confermata la seconda) presenta numerosi enigmi e non
è ancora chiaro in che misura il mistery centrale presenti venature
soprannaturali. Come che sia, <i>Yellowjackets</i> è uno spasso. Se
si ama farsi domande e giocare a indovinare le risposte (proprio come
facevamo con <i>Lost</i>), il divertimento è assicurato. La serie è
ideata da Ashley Lyle, Bart Nickerson e in Italia è andata in onda
su Sky.</span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsspMetaruVrCZ8xQ5ViMUijDtHFrchRxG02F4BBkK_Om5TL9cFuF0BeSi-edGKT6kubt0aY0URjZhI9hJ0u4VH6Qz0YOCcB-chLGy9QNHApDsTEOMyaNeP7zdYcNJwJ9UxLlISaLZYQvQEhs6kt_dE5IFnxN_qFcAH1GEzbeMt_V2iO3LCpC7o2BtCQ/s1039/cricci.PNG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="871" data-original-width="1039" height="315" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsspMetaruVrCZ8xQ5ViMUijDtHFrchRxG02F4BBkK_Om5TL9cFuF0BeSi-edGKT6kubt0aY0URjZhI9hJ0u4VH6Qz0YOCcB-chLGy9QNHApDsTEOMyaNeP7zdYcNJwJ9UxLlISaLZYQvQEhs6kt_dE5IFnxN_qFcAH1GEzbeMt_V2iO3LCpC7o2BtCQ/w376-h315/cricci.PNG" width="376" /></span></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b><br /></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b><br /></b></span></div><span style="font-size: medium;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhUBGOKP-BpSscOrdMaoUQZew_TAW9mNhfk5JBpeJX7ooJopJ8xwSb9xV4L5O_lBFG3Yqg4McjRADNiKEzx7b5iT0Vy3Ld4cGWj3fk6jznGRsw0d_4jxekFaweEcukcid-sfmRMSCDQblsfioC_H7A28uix74wdAYmgX9NYr91iwrTl31Hd1a3-mE8zQ/s1481/MV5BNmZhMTFkN2MtMTg0OS00NGQ4LWI5ZmYtMjZhYzVhMWE1ZjRkXkEyXkFqcGdeQXVyMDM2NDM2MQ@@._V1_FMjpg_UX1000_.jpg" style="clear: left; float: left; font-weight: 700; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1481" data-original-width="1000" height="247" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhUBGOKP-BpSscOrdMaoUQZew_TAW9mNhfk5JBpeJX7ooJopJ8xwSb9xV4L5O_lBFG3Yqg4McjRADNiKEzx7b5iT0Vy3Ld4cGWj3fk6jznGRsw0d_4jxekFaweEcukcid-sfmRMSCDQblsfioC_H7A28uix74wdAYmgX9NYr91iwrTl31Hd1a3-mE8zQ/w167-h247/MV5BNmZhMTFkN2MtMTg0OS00NGQ4LWI5ZmYtMjZhYzVhMWE1ZjRkXkEyXkFqcGdeQXVyMDM2NDM2MQ@@._V1_FMjpg_UX1000_.jpg" width="167" /></a></b></span><span style="font-size: medium;"><b>The Afterparty –</b> Il
giallo-rosa (un tempo li chiamavano così) è stato rilanciato di
recente da <i>Only Murders in the building </i><span style="font-style: normal;">riscuotendo
un certo gradimento</span><i>.</i> La stessa etichetta sarebbe da
applicare a <i>The Afterparty</i>, serial di Apple TV scritto da
Christopher Miller. Gradevole nella sua visione di insieme, <i>The
Afterparty </i><span style="font-style: normal;">presenta un approccio
specifico potenzialmente affascinante che però non ha il coraggio di
andare fino in fondo, risultando alla fine uno show simpatico, ma
anche lasciando una sensazione di possibilità sprecata. Almeno così
è stato per me. Una classe di ex studenti si incontrano per una
rimpatriata in cui emergono inevitabili i bilanci esistenziali di
ognuno, i vecchi amori e rancori. Alla fine ci scappa il morto ed è
subito </span><i>millenial whodunnit</i><span style="font-style: normal;">,
come dicono oggi quelli bravi. Una commedia poliziesca, direbbero
altri senza troppi fronzoli, in cui ogni episodio è concentrato sul
differente punto di vista di un ospite della festa e potenziale
colpevole. L'intenzione era quella di proporre attraverso la
soggettiva dei vari protagonisti un tono narrativo diverso per ogni
puntata, passando dalla commedia sentimentale all'horror, all'action,
al musical e persino al cartone animato. L'idea è tanto carina e
intrattiene il giusto. Peccato, però, che l'atmosfera di base
rimanga sempre quella della commedia, smorzando un po' la trovata
sperimentale e riducendo il gioco a semplici allusioni parodistiche.
Se ogni episodio, oltre al genere avesse mutato anche chiave e tono
narrativo, avremmo potuto trovarci davanti a un evento. Ciò non
toglie che </span><i>The Afterparty</i><span style="font-style: normal;">
sia un giallo simpatico, che se non altro prova a essere diverso
dagli altri e merita la visione.</span></span><p></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjU8mMxdoyQKvqhhimna6dH7wBGJbLzw7qeyxTqpREeYJvUkSTcxvi8AG3Jv5tcpq_wIa56tUB5dJy82_Ui5y3SJIxHSqGhnS6rH0-uK5tQHnzPo9yhHSbUl_CPrvwZTqEf3c7JCYJo07m14RN_xdhXHnncwlSjW15GurPOb2efIs4rZvL5-Pt36oSo8g/s1274/tap.PNG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="749" data-original-width="1274" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjU8mMxdoyQKvqhhimna6dH7wBGJbLzw7qeyxTqpREeYJvUkSTcxvi8AG3Jv5tcpq_wIa56tUB5dJy82_Ui5y3SJIxHSqGhnS6rH0-uK5tQHnzPo9yhHSbUl_CPrvwZTqEf3c7JCYJo07m14RN_xdhXHnncwlSjW15GurPOb2efIs4rZvL5-Pt36oSo8g/w399-h234/tap.PNG" width="399" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b><b style="text-align: left;"> </b></b></span></div><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOSMnUxfldvcLsu000Uzy_3y9SNw-40baSbr-ZTTK1pwtq307niwT2DrRTuZM-BcM6Rv_NdQPQa82JkPOqHQ2L2DuJN0w6TVJMiX8EpL9cKr6ITWxWxLWzaNBjrHNk4JyNs34Gl2s7Z-_nhYlRv-IGFEj4gqJ5XTtoTN9m5p77uCDwPUGViok_DTUOSA/s3413/8c42ffa1d093fb36615b0563ac4e49b983a5c295ea9f9bc46a4652cc67a7c82a.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1920" data-original-width="3413" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOSMnUxfldvcLsu000Uzy_3y9SNw-40baSbr-ZTTK1pwtq307niwT2DrRTuZM-BcM6Rv_NdQPQa82JkPOqHQ2L2DuJN0w6TVJMiX8EpL9cKr6ITWxWxLWzaNBjrHNk4JyNs34Gl2s7Z-_nhYlRv-IGFEj4gqJ5XTtoTN9m5p77uCDwPUGViok_DTUOSA/s320/8c42ffa1d093fb36615b0563ac4e49b983a5c295ea9f9bc46a4652cc67a7c82a.jpg" width="320" /></a></div><br />The
Devil's Hour</b></span><span style="font-style: normal;"> – Prodotto
da Steven Moffat e scritto da Tom Moran come original su Amazon Prime
Video, </span><i>The Devil's Hour</i><span style="font-style: normal;">
è una piccola (grande) sorpresa. Lucy si sveglia ogni notte alla
stessa ora, tra le 3 e le 4 antimeridiane, reduce sempre dallo stesso
incubo. Non un minuto prima né dopo. L'orario è implacabilmente
preciso. La sua vita non è certo un letto di fiori. Ha ripreso da
poco a frequentarsi con il marito da cui è separata, ma il loro
rapporto continua a non convincerla. L'uomo non riesce proprio a
relazionarsi affettivamente con il figlioletto. Isaac, un bambino
strano che appare indifferente a qualunque stimolo, che non ride, non
piange e a tratti appare simile a un guscio vuoto inclassificabile
anche per la scienza medica. Intorno a Lucy, intanto, si verificano
una serie di brutali omicidi e fenomeni indecifrabili che la
porteranno a incrociare il cammino di un misterioso serial killer. </span>
</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><i>The Devil's Hour</i><span style="font-style: normal;">
è un oggetto enigmatico e di fruizione non proprio facilissima.
Trama labirintica, dinamiche narrative sfuggenti che confondono lo
spettatore fino alla conclusione risolutiva nella sua complessità.
Un horror mistery britannico che invita a comporre un nuovo mosaico
dalle tessere tremendamente ambigue. Narrazione tesa, tenebrosa
eppure affascinante grazie ai numerosi colpi di scena, all'ottimo
ritmo e alle interpretazioni di Peter Capaldi e Jessica Raine.
Disorientante e proprio per questo appassionante nella sua
spietatezza. </span>
</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><br /></span></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioSWvIcRPoiWLx2qbTrT8NGpyyoYcszmfF-l6P7nhyX57-ThQsd1fk7_Is2UKxNblYsF6dYQw9ExBy0QbwdMT5rFZxXY973qJoBbj4PpArdL24Hx5UiUCa0qk5R7IdjTBlFwfdM3ZUPX2u0dW7jxXW_SaQB1begLM-0fD125DNbewG1iNjjRhkL7Y5dw/s1280/the-devils-hour-prime-video.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="244" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioSWvIcRPoiWLx2qbTrT8NGpyyoYcszmfF-l6P7nhyX57-ThQsd1fk7_Is2UKxNblYsF6dYQw9ExBy0QbwdMT5rFZxXY973qJoBbj4PpArdL24Hx5UiUCa0qk5R7IdjTBlFwfdM3ZUPX2u0dW7jxXW_SaQB1begLM-0fD125DNbewG1iNjjRhkL7Y5dw/w433-h244/the-devils-hour-prime-video.jpg" width="433" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /><span style="font-style: normal;"><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="text-align: left;"> </b></div></b></span></span><div><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><b> </b></span><b> </b></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6JqMqS8-dkEDhg7heAKcOgzl3XfC7DstKUmonLOFxKt4FBvPgLZELYNz2hJ22HF6jX8_LP8RSx3hjgAgFV4kNCFpARJGP8ReJ9TPWTdAiUfTKncJGnygC_wClTfuo-p7N1osGrI8pegdi5U48-rgT-EY51Mb34QkZ5WZQlrZpTbgmRBfb4uWd-1hmqg/s735/600e68c7adcaa.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="735" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6JqMqS8-dkEDhg7heAKcOgzl3XfC7DstKUmonLOFxKt4FBvPgLZELYNz2hJ22HF6jX8_LP8RSx3hjgAgFV4kNCFpARJGP8ReJ9TPWTdAiUfTKncJGnygC_wClTfuo-p7N1osGrI8pegdi5U48-rgT-EY51Mb34QkZ5WZQlrZpTbgmRBfb4uWd-1hmqg/s320/600e68c7adcaa.jpg" width="218" /></a></div><br />Servant
</b></span><span style="font-style: normal;">– Ormai giunta alla
conclusiva quarta stagione, la serie ideata da Tony Bassgallop,
prodotta da M. Night Shyamalan, che ha pure diretto alcuni episodi,
non è sicuramente roba per tutti. Eppure, tra le tante serie
proposte da Apple TV (che sembra averne imbroccata una dietro
l'altra), fa bella mostra di sé per originalità e il modo personale
con cui affronta temi abusatissimi.</span></span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Sì,
perché </span><i>Servant</i><span style="font-style: normal;"> è
praticamente una storia supereroistica, di quelle in chiave dark e
decostruzioniste. Può suonare strano, ma di questo si tratta,
considerato che il personaggio centrale ha molti punti di contatto
con quello marvelliano di Scarlet Witch, o perlomeno con la sua
versione a fumetti più classica. Aggiungere altri dettagli
sconfinerebbe nello spoiler.</span></span></p>
<p style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Una famiglia
americana formata da uno chef specializzato in cucina molecolare e da
una giornalista televisiva rampante perde il figlioletto appena nato
in circostanze drammatiche che non saranno subito chiarite. Per
aiutare Dorothy, la madre, psicologicamente provata dal lutto, il
marito accetta di ricorrere a un trattamento terapeutico sperimentale
che prevede l'uso di una bambola che riproduce le fattezze del
neonato defunto. Dorothy però sta varcando la soglia della follia, e
mette sul giornale un'inserzione alla ricerca di una tata per il
figlio artificiale. All'annuncio risponde Leanne, una misteriosa
ragazza dal passato oscuro che viene subito assunta per assecondare
le illusioni della madre confusa. Da quel momento, nella casa gli
eventi sembrano non seguire più le leggi della natura, ma
distorcersi in modo imponderabile.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><i>Servant</i><span style="font-style: normal;">
è una serie strana, probabilmente non per tutti. Qualcuno potrebbe
trovarla ostica. Tuttavia mi sento di consigliarla, in quanto siamo
davanti a un fantastico esempio di narrativa non lineare, un efficace
thriller da camera e di un'ottima prova di attori. Nel cast, accanto
a Toby Kebbell (</span><i>Black Mirror</i><span style="font-style: normal;">),
Lauren Ambrose (</span><i>Six Feet Under</i><span style="font-style: normal;">)
e Nell Tiger Free (</span><i>Games of Thrones</i><span style="font-style: normal;">),
troviamo anche Rupert Grint, l'ex Ron Wesley della saga di Harry
Potter, in un ruolo sfaccettato che lo fa svettare su tutto il cast.</span></span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><br /></span></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBSzv77BOhcGveWiFbzAyTEvPk4gEORkyFIM9ncmYmTASQS4NfpbnJOrIQWPhfi_AU5AyUEtO4ML9fePcYSaUhOjWkXJOSFhIiydlJQVv__L4m87nqY6tTFQxIXxEy-gLRPSTjuEDCIgs0ajq0Y3cMoWZCRo2tlp1pLzOd-jlNojC0lIdTXoW4LjkXuQ/s1200/servant-quarta-stagione-apple-tv-plus.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="298" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBSzv77BOhcGveWiFbzAyTEvPk4gEORkyFIM9ncmYmTASQS4NfpbnJOrIQWPhfi_AU5AyUEtO4ML9fePcYSaUhOjWkXJOSFhIiydlJQVv__L4m87nqY6tTFQxIXxEy-gLRPSTjuEDCIgs0ajq0Y3cMoWZCRo2tlp1pLzOd-jlNojC0lIdTXoW4LjkXuQ/w447-h298/servant-quarta-stagione-apple-tv-plus.jpg" width="447" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /><div class="separator" style="clear: both; font-style: normal; font-weight: bold; text-align: center;"><br /><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><b><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCBuE6ZWvgy0-v2B9Tx5v54XkZK_4iUWJikQTtM7XbwoOKcOwteYND5szyJGr8V9JY4WhFBQ7ed-MIOniG0Xizbzk9TbTeUqMAe0iyZq7bPzjIsYVkNnZBjpa0TE9t7z2yRHLKkptDLclvzZ6pIjnLXsZZKHt_6j5tReKwXpu8bmZ9a2YFGGlTefo0XQ/s794/Cattura.PNG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="794" data-original-width="578" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCBuE6ZWvgy0-v2B9Tx5v54XkZK_4iUWJikQTtM7XbwoOKcOwteYND5szyJGr8V9JY4WhFBQ7ed-MIOniG0Xizbzk9TbTeUqMAe0iyZq7bPzjIsYVkNnZBjpa0TE9t7z2yRHLKkptDLclvzZ6pIjnLXsZZKHt_6j5tReKwXpu8bmZ9a2YFGGlTefo0XQ/w186-h256/Cattura.PNG" width="186" /></a></div><br /> The
Bear</i></b></span><span style="font-style: normal; text-align: left;"> – Carmy è uno
chef stellato che ha appena ereditato dal fratello defunto una tavola
calda in un quartiere popolare di Chicago. Il locale è assediato dai
debiti, il personale fuori controllo e rimettere l'attività in
carreggiata sembra un'impresa impossibile. Carmy farà di tutto per
comunicare con i suoi nuovi collaboratori, aiutarli a dare il meglio
di sé e fare i conti con il rapporto mai del tutto risolto con il
fratello ormai scomparso. </span><i style="font-style: normal; text-align: left;">The Bear </i></div></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
è una serie che osa ignorare gli schemi più battuti e porta la
serialità in un territorio raramente esplorato. Gli episodi, tutti
molto brevi, sono ambientati in una cucina incasinatissima e
chiassosa. Una vera zona di guerra dove si urlano istruzioni cui
fanno eco proteste per tutto il tempo e ci si tuffa tra corpi che
sgobbano, ingredienti miscelati, fornelli accesi e pietanze cotte con
disperato senso di urgenza. La serie, scritta da Christopher Storer,
a tratti può ricordare alcune pellicole di Spike Lee per il taglio
realistico, la vicinanza ai personaggi e la narrazione ellittica in
cui alcuni eventi sono suggeriti più che mostrati. Qualcosa di
insolito che parla di umanità attraverso il rapporto con il cibo e
la sua preparazione. Un gioiellino imperfetto, ma lucente da
scoprire. Su Disney+ come Star Original.</span></span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><br /></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwCU1GDlt_oTgaOWEJLvtQ6Wy9gJ4cj_rsgRwMG-XJhwnHiDkf4goBEgO7v_mP4KrzBgjMyuYvA5Q5si2KmlrstiVqfqQHdWnKYJl_Ou4TDZMVTihx7wXsyG8o3bievwH4XYKreqiiDoQXeSfl3WLHBYW9ZEbbUZwL6cH2hH5_MRNgkhx79egDSPQ9hQ/s1200/633b0dca4d754.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="287" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwCU1GDlt_oTgaOWEJLvtQ6Wy9gJ4cj_rsgRwMG-XJhwnHiDkf4goBEgO7v_mP4KrzBgjMyuYvA5Q5si2KmlrstiVqfqQHdWnKYJl_Ou4TDZMVTihx7wXsyG8o3bievwH4XYKreqiiDoQXeSfl3WLHBYW9ZEbbUZwL6cH2hH5_MRNgkhx79egDSPQ9hQ/w432-h287/633b0dca4d754.jpeg" width="432" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><b></b></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrVCrFeoooAYkiluG1V_NSjOMEa3Hq-wTVA7vvIduOV_cR9VX3wYFrAxjXxCesLVhhty3PivDW6sz6KjWWJxLR1qOGt6w7Z9NyF9H1iMUVX3pnfy_atI2IoPvqmmPjQLHnypre97O7Ok-4UXZ1a68Rkd3eS_ne_Tq64G0zWetV-YhuED0jH9ZieqNnkg/s630/locandina.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="420" height="275" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrVCrFeoooAYkiluG1V_NSjOMEa3Hq-wTVA7vvIduOV_cR9VX3wYFrAxjXxCesLVhhty3PivDW6sz6KjWWJxLR1qOGt6w7Z9NyF9H1iMUVX3pnfy_atI2IoPvqmmPjQLHnypre97O7Ok-4UXZ1a68Rkd3eS_ne_Tq64G0zWetV-YhuED0jH9ZieqNnkg/w183-h275/locandina.jpg" width="183" /></a></b></span></div><span style="font-size: medium;"><b>Black Bird</b> – Ispirato a una
storia vera, come specifica un tag a inizio di ogni episodio, <i>Black
Bird</i> è un thriller psicologico e nello stesso tempo una prova di
attori a lenta ebollizione.
</span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">James, ex campione di football figlio
di poliziotto in pensione, ricco, spavaldo e sicuro di sé, campa
facendo affari con la cocaina finché non lo incastrano con una
condanna durissima. Per avere un condono e potere stare vicino al
padre malato nei suoi ultimi giorni, gli viene proposta una missione
sotto copertura. Dovrà infiltrarsi in un carcere di massima
sicurezza riservato a criminali con turbe mentali e usare le sue
capacità di socializzazione per estorcere informazioni a Larry, un
uomo accusato di essere un presunto serial killer di ragazzine che
potrebbe essere presto liberato in appello data l'assenza di prove
schiaccianti. Larry è mentalmente disturbato, mitomane, bugiardo...
perverso. Jim dovrà trovare il modo di fare breccia nella psiche del
vicino di cella, carpirgli informazioni cruciali, e assicurarsi che
il mondo rimanga al sicuro dal suo delirio omicida...</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Prodotto da Apple TV, scritto da Dennis
Lehane e basato sul saggio <i>In with the Devil</i>, <i>Black Bird</i>
non è un giallo in cui scoprire l'identità del colpevole, sebbene
alcuni elementi possano a tratti far sorgere qualche incertezza sul
reale andamento dei fatti. Tutto si basa sul confronto tra due
personalità complesse. Una lucida, potenzialmente redimibile, e
un'altra torbida, sfuggente, in cui bugie e verità possono diventare
indistinguibili. A entrambi i protagonisti, Taron Egerton (<i>Kingsman</i>)
e Paul Walter Hauser (<i>Richard Jewell</i>) sono stati candidati al
Golden Globe (poi vinto da Hauser) per le loro interpretazioni. <i>Black
Bird </i>è il crescendo ansiogeno di una partita a scacchi
psicologica che si dipana per sei puntate tese come corde di violino
mentre si sprofonda sempre più nella palude di una mente malata. Nel
cast vediamo per l'ultima volta Ray Liotta, scomparso poco dopo il
termine della serie, in una prova recitativa che ce lo farà
ulteriormente rimpiangere. </span></p></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwsk7oP1o8E5b7ajKaWtIXOGbZRI32uBvGNGGuH3ueZBMWk1YzJ7IRtc7uRLczRU4s-Ks22xeceYuuOdyHe-n92pZ93uiOwcdNaTTiT1JlU42ADAi1OlQ3giNSjD19afXD_u79kavK4I-Raw6s3EkzKNL9AbhTqK09MS1yk5zXtuT6nILU_juucTDDFw/s838/MV5BZjRiYjU4NWYtMTVmMy00ZDE4LWEwZmItYWM2OGI1ODU0YzFlXkEyXkFqcGdeQXVyMjkwOTAyMDU@._V1_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="473" data-original-width="838" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwsk7oP1o8E5b7ajKaWtIXOGbZRI32uBvGNGGuH3ueZBMWk1YzJ7IRtc7uRLczRU4s-Ks22xeceYuuOdyHe-n92pZ93uiOwcdNaTTiT1JlU42ADAi1OlQ3giNSjD19afXD_u79kavK4I-Raw6s3EkzKNL9AbhTqK09MS1yk5zXtuT6nILU_juucTDDFw/w394-h223/MV5BZjRiYjU4NWYtMTVmMy00ZDE4LWEwZmItYWM2OGI1ODU0YzFlXkEyXkFqcGdeQXVyMjkwOTAyMDU@._V1_.jpg" width="394" /></a></div><br />Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-67047403049810010022023-02-01T20:15:00.002+01:002023-02-01T20:16:27.666+01:00The Last of Us 1x03: Long Long Time... una riflessione<p><span style="font-size: medium;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj34zjC6upqZ2jhV5B4qVHU1aH_uWq_XvP6LgFmVH8rsxjOknm_Fr25KIhkK-e3t455OumRYj7BN8bemAvCyZt5Kpc817GlEK78-KI0rpwzfYyt1IDn63EuVu0CGeVcbKfK_sqwnTuOVHgcMzFL13RGw-S-H-aJXtERcOYli2xtT14hfyrnZ-1N8gA0Rg/s1200/7e29fdf0-a05c-11ed-8297-c3a575a5840c_1200_630.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="1200" height="255" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj34zjC6upqZ2jhV5B4qVHU1aH_uWq_XvP6LgFmVH8rsxjOknm_Fr25KIhkK-e3t455OumRYj7BN8bemAvCyZt5Kpc817GlEK78-KI0rpwzfYyt1IDn63EuVu0CGeVcbKfK_sqwnTuOVHgcMzFL13RGw-S-H-aJXtERcOYli2xtT14hfyrnZ-1N8gA0Rg/w486-h255/7e29fdf0-a05c-11ed-8297-c3a575a5840c_1200_630.jpeg" width="486" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">In genere non mi piace partecipare a
certi cori mediatici. Mi riferisco a eventi della cultura pop, film e
serie TV che fanno clamore e generano in rete applausi o urla di
biasimo da più parti, con tutto il corredo di critiche, analisi,
incensi o roghi. Ancora meno mi piace partecipare al sezionamento
sistematico di ogni episodio di una serie in fase di programmazione.
Lo trovo noioso, inutile e anche fuorviante come può esserlo la
contemplazione di una mano, un piede, l'orecchio o l'occhio di un
individuo che non hai ancora potuto percepire nella sua visione
d'insieme. Ma è la rete, bellezza! Sono i social e soprattutto il
lavoro di quelli che oggi si chiamano influencer. La necessità di
battere sul ferro incandescente delle news più cliccate per
raccogliere visualizzazioni e relativi benefici economici.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Dicevo, non mi piace... di solito. In
questo caso non riesco a farne a meno. Forse perché non sono immune
come credevo a certe dinamiche omologanti. Oppure perché sento il
bisogno di dire la mia davanti a qualcosa che non mi ha lasciato
indifferente, sento di avere in corpo qualcosa che vuole uscire... e
quindi, eccoci qua.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Il terzo episodio della serie HBO
dedicata alla versione in live action del popolarissimo
action-adventure <i>The Last of Us</i>, già acclamata per le prime
due puntate, sta facendo discutere tantissimo. I giudizi sono
prevalentemente positivi, commossi ed entusiasti. Finora, i
detrattori si posizionano ai margini di quello che sembra un grosso
successo di pubblico e critica. <i>Long Long Time</i>, questo il
titolo dell'episodio, sta trionfando mentre una bassa percentuale di
spettatori arriccia il naso bollandolo come insulso filler e prodotto
della cultura woke.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Devo ammettere che ho iniziato a
seguire <i>The Last of Us</i> con una certa prevenzione, e che lo
show sceneggiato da Craig Mazin e Neil Druckman mi sta conquistando
un passo alla volta. Da non giocatore, ma avvertito sulle tematiche
dalla popolarità pervasiva del brand, sto scoprendo poco per volta
un racconto post apocalittico diverso dal solito, forse meno
prevedibile dei tanti già visti, e l'episodio intitolato <i>Long
Long Time</i> possiede quel tocco in più che lo renderebbe fruibile
anche come mediometraggio avulso dal suo contesto. Quasi, se non
altro.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7c1G05HVjWeem_6Ubm34VfDa0zNe8FB5P_2Q4HXsEVgNJ5vWhuFULIgnyNgG8SThFzp4Xa0x8cfSJXTJ0T1bCPhKwQs300iJpG5myrhPZkQ3hsv0M1KEGtiaJodBJKnTPjR_6P4d6l48REJeg6PnKqwhkRkmwezwM469NJMSxQWE1SI2z4NeIEqKXuQ/s1200/the-last-of-us-episode-3-long-long-time.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="628" data-original-width="1200" height="226" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7c1G05HVjWeem_6Ubm34VfDa0zNe8FB5P_2Q4HXsEVgNJ5vWhuFULIgnyNgG8SThFzp4Xa0x8cfSJXTJ0T1bCPhKwQs300iJpG5myrhPZkQ3hsv0M1KEGtiaJodBJKnTPjR_6P4d6l48REJeg6PnKqwhkRkmwezwM469NJMSxQWE1SI2z4NeIEqKXuQ/w433-h226/the-last-of-us-episode-3-long-long-time.jpg" width="433" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Glissiamo, dunque, sugli stolidi
mugugni contro l'inclusione, quell'orticaria reattiva alle tematiche
LGBTQ+ che, presenti nella realtà quotidiana di tanti uomini e
donne, a qualcuno sembrano così fuori posto nelle storie che ci
raccontiamo. Nemmeno si volesse reclutarli per giocare in una squadra
avversaria o forzarli a mangiare una pietanza che aborriscono.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Lasciamo da parte anche il fattore
commozione, che con me vince facile per mille motivi, che è sempre
soggettivo e non è prescritto da nessun medico a chi semplicemente
non lo vive.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Il post è pieno di spoiler, quindi se
foste tra i pochi che ancora non sono in pari con la serie, fermatevi
qui.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Per cominciare, parliamo di filler,
cioè quegli episodi considerati dei riempitivi nel contesto di una
serie, che possono essere più o meno riusciti, ma che per la loro
struttura rappresentano un intervallo nel progredire della trama
generale e che a tanti danno bruciori di stomaco. Come molte parole
usate di frequente nella cultura pop in ambito social, “filler” è
diventato una parolaccia. Un etichetta dispregiativa da affibbiare a
qualcosa di sgradevole che ci si è trovati in bocca mentre si
pensava di assaggiare altro e che va sputata con fastidio se non
disgusto.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">E' anche una parola abusata, spesa a
volte con una certa superficialità. Infatti, nel caso di <i>Long
Long Time</i> non siamo in presenza di un filler, ma piuttosto di una
digressione dal percorso narrativo principale. Espedienti che se ben
gestiti non tolgono nulla alla narrazione, riuscendo addirittura ad
arricchirla. Il punto è che se <i>Long Long Time</i> fosse davvero
un filler... beh, ad averne.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br />
</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgc901RhHbJXhj58b1-WtSWADY5V1BDKME0VVkWqRITB2Lz-AqlWp-XLUue9rMiSOOdRORi2iVKQ4LYdqh4hkw2teP3KwBiF3Yj3eNuO2sisM4ufpQ0yT1OFN0ZpRFk01l_RVQxcjd8CBVZdj2Sluz5oqpONlfLNHTjsD0Crl6xU13ApMdFcYoScZXnQg/s1026/Cattura2.PNG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="578" data-original-width="1026" height="159" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgc901RhHbJXhj58b1-WtSWADY5V1BDKME0VVkWqRITB2Lz-AqlWp-XLUue9rMiSOOdRORi2iVKQ4LYdqh4hkw2teP3KwBiF3Yj3eNuO2sisM4ufpQ0yT1OFN0ZpRFk01l_RVQxcjd8CBVZdj2Sluz5oqpONlfLNHTjsD0Crl6xU13ApMdFcYoScZXnQg/w283-h159/Cattura2.PNG" width="283" /></span></a></div><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">La storia d'amore omosessuale tra Bill
e Frank è collocata in mezzo a schegge narrative con cui risulta
speculare. Il mondo di <i>The Last of Us</i> è ancora in formazione
e quel che l'episodio ci propone sono modi differenti di reagire a
una catastrofe planetaria. I gruppi istituzionali formatisi dopo la
diffusione del letale fungo sono retti da un sistema autoritario che
non esita a eliminare fisicamente non solo chi è infetto, ma anche
chi è giudicato di troppo o non gestibile per i nuovi standard di
sopravvivenza. Altrove succede qualcosa di diverso. Le reazioni
umane, potenzialmente altrettanto feroci e spietate, lasciano spazio
all'accoglienza e alla possibilità di una convivenza da cui può
nascere l'amore di una vita. La differenza, in sostanza, tra
sopravvivenza e vivere davvero.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">C'è un altro aspetto di cui si
dovrebbe tenere conto. E cioè che le storie non sono fatte soltanto
di un insieme di eventi e neppure del grado di logica che contengono.
Le storie, spesso, vanno considerate anche in base ai loro aspetti
simbolici. Sono fatte per comunicare non per essere inattaccabili
costrutti geometrici. Se poi sono ben scritte, e <i>Long Long Time</i>
lo è a dispetto dei detrattori, e interpretata da attori in gamba
quali Nick Offerman e Murray Bartlett, sono senz'altro le benvenute.</span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Bill è un <i>prepper</i>, uno di quei
soggetti che fondano la propria esistenza sul complottismo e la
preparazione maniacale a qualunque tipo di emergenza, sia essa una
guerra, un attacco nucleare, un'epidemia. Per questo ha organizzato
la sua casa e il terreno circostante in modo da poter sopravvivere in
piena autonomia, fornito di potenti generatori di elettricità,
scorte di viveri ingenti, ma soprattutto armi di ogni forma e
dimensione, e tessendo tutto intorno una fitta rete di trappole.
L'emergenza micotica che ha spazzato via gran parte della civiltà
umana non lo trova quindi impreparato. L'evacuazione forzata della
cittadina in cui vive gli dona uno splendido isolamento che gli
permette di tenere lontana l'avanzata del contagio, ma soprattutto
un'umanità di cui non si è mai fidato. Questo fino all'arrivo di
Frank, sopravvissuto al collasso di una delle zone di quarantena e
caduto, esausto e affamato, in una delle trappole di Bill.</span></p><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEji3x7bl3rsCEHpZFD9i-hHgjEsnLav985-wszaOUcskeQKcDswmMvAz-F6gOhhtjSQs7P3sLHV_8HbLxxEAbSPnii5JCbmyPTkczG2-hkAWiVRVboklRJq1zKjtUg8e2HC3BL42Xzq6H2bgewPvhJl1jPZqPLGKRkSRsQ_yIQPcmQYLEtkOWB68jsRuw/s1198/Cattura.PNG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="802" data-original-width="1198" height="263" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEji3x7bl3rsCEHpZFD9i-hHgjEsnLav985-wszaOUcskeQKcDswmMvAz-F6gOhhtjSQs7P3sLHV_8HbLxxEAbSPnii5JCbmyPTkczG2-hkAWiVRVboklRJq1zKjtUg8e2HC3BL42Xzq6H2bgewPvhJl1jPZqPLGKRkSRsQ_yIQPcmQYLEtkOWB68jsRuw/w393-h263/Cattura.PNG" width="393" /></span></a></p></blockquote></blockquote>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Accogliere Frank, anche solo per poche
ore e accettare di sfamarlo produce un'incrinatura nella barriera che
Bill aveva innalzato intorno a sé prima ancora che la catastrofe
iniziasse. Frank possiede una facilità di comunicazione che al
ruvido survivalista è sempre mancata. E' arguto, creativo, amante
delle cose belle e pieno di iniziativa.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Ci viene lasciato intendere che lo
stesso Bill non è proprio un pozzo arido. Conserva ancora il
pianoforte appartenuto alla madre, sa anche suonarlo un po' e sa
leggere la musica scritta. Anche Frank strimpella il piano e la
condivisione della musica rappresenta la svolta romantica di quello
che è stato un incontro fatale e l'inizio di un amore che durerà
tutta la vita, suggellato dalla canzone di una folk singer del
passato, quella <i>Long Long Time</i> cantata da Linda Ronsdat che dà
il titolo all'episodio.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Quel che c'è di coraggioso in <i>Long
Long Time</i> è la scelta di affidare la luce di speranza di
un'umanità allo sbando a una coppia omosessuale, un genere di
relazione per molti ancora fuori dagli schemi, e in particolar modo a
due uomini. Infatti, il plot dell'episodio non sarebbe nuovissimo in
sé non fosse per questo dettaglio. La fiction ha preso a fare molto
uso dell'amore omosessuale, ma gli spettacoli indirizzati al grande
pubblico hanno spesso scelto di mettere in scena relazioni tra
donne. Non è neanche difficile capire il perché. La cultura
patriarcale tuttora forte è più propensa a tollerare la
rappresentazione dell'omosessualità femminile, da sempre presente
anche in tanta pornografia destinata a maschi etero. Portare in scena
l'amore tra uomini, in un mondo dove ancora permane tanto sentire
maschilista, si può definire un atto sovversivo. Ancora di più se,
come nel caso di <i>Long Long Time</i>, vengono abbandonati
determinati stereotipi e i protagonisti che si amano non sono giovani
efebi, ma uomini maturi, ordinari e senza la corporatura di
fotomodelli. Caratteristica che oltre a conferire maggiore verità al
racconto ha portato all'immediata adozione dell'episodio da parte
della comunità Bear internazionale.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">La scena del primo momento di intimità
tra Bill e Frank è un ulteriore atto di scardinamento. Di rado,
forse mai, si era visto in televisione qualcosa del genere. Almeno
non in un prodotto destinato al vasto pubblico. Due uomini barbuti,
dall'aria rude, avvicinarsi nudi l'uno all'altro e scoprire le
rispettive vulnerabilità. Bill è quasi vergine. Ha fatto sesso solo
una volta, tanto tempo prima, con una ragazza. Probabilmente solo per
scoprire che la cosa non faceva per lui. E ora, in un mondo al
crepuscolo dove le sovrastrutture culturali sono crollate, rivela per
la prima volta le sue vere pulsioni. Frank, più esperto ed
estroverso lo guiderà, in una scena che riesce a essere sensuale e
tenerissima nello stesso tempo. Una palingenesi per il personaggio di
Bill, e una possibile strada di rinascita per l'umanità tutta, che
all'indomani della sua caduta può scegliere di aprire la propria
anima ad aspetti prima rinnegati.
</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1XQ6htXU-8G1SB3LYfQ8EVr3sdW-JsyvenF6o0XOsZ1jBjcugz-jwg0NczVinr2LjfPc9Aw0U7WqREUms96ftZJOEtX2WdHRmsu6fj4oIlyMc3gH7_Nk0PWrL-8BrwN5nG_FZWvRBW4hRjeJ5QktKllQvBygw_8Wrjq3c_NcTa0fc57DKl1ob4dUmxQ/s1200/Fn1_Au3XwAAZ-hV.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1200" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1XQ6htXU-8G1SB3LYfQ8EVr3sdW-JsyvenF6o0XOsZ1jBjcugz-jwg0NczVinr2LjfPc9Aw0U7WqREUms96ftZJOEtX2WdHRmsu6fj4oIlyMc3gH7_Nk0PWrL-8BrwN5nG_FZWvRBW4hRjeJ5QktKllQvBygw_8Wrjq3c_NcTa0fc57DKl1ob4dUmxQ/w399-h200/Fn1_Au3XwAAZ-hV.jpg" width="399" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">L'episodio, dicevamo, non è un filler,
ma un'espansione dei punti di vista. Nel corso di <i>Long Long Time</i>
veniamo a conoscenza di come è nato il codice radio con cui Tess
comunicava negli episodi precedenti, frutto dell'inventiva di Frank.
Un salto temporale ci mostra che il rapporto tra i due uomini si è
evoluto in qualcosa di duraturo e che la presenza del nuovo venuto ha
finito con l'allargare un poco gli orizzonti del solitario
survivalista. Bill continua a diffidare dagli altri. Frank invece è
collaborativo e pieno di fervore. All'insaputa del compagno è
entrato in contatto via radio con Tess e la frangia di resistenza al
nuovo ordine mondiale. Il ménage dei due eremiti si apre dunque a
due ospiti.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Tess (l'attrice Anna Torv), morta
nell'episodio precedente, torna in scena in un significativo
flashback in cui la vediamo in compagnia di Joel pranzare nella
dimora fortificata di Bill. Quest'ultimo conserva il suo carattere
ombroso, ma è chiaro che sta cambiando. Contagiato non dal fungo
mortale, ma dalla vitalità che l'esuberanza di Frank ha saputo
infondergli. E' l'inizio di una riluttante amicizia, qualcosa di
assolutamente non previsto, ma che porterà a costruttivi baratti e a
un'esistenza migliore per tutte le parti coinvolte.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Il racconto, svolto su piani temporali
diversi, ci mostra Joel e Ellie nel presente, in cammino verso la
casa di Bill e Frank. Un altro motivo per cui non si può considerare
il capitolo un mero riempitivo, ma una cronaca a incastro che
acquisterà senso compiuto nel finale.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">La casa di Bill e Frank è di sicuro
diventata un'oasi felice in mezzo all'apocalisse. Nemmeno l'attacco
di una squadra di predoni riesce a spezzarne l'incanto. A farlo,
molti anni più tardi sarà la vecchiaia e una malattia degenerativa,
forse il morbo di Parkinson, che due uomini soli in mezzo al nulla,
per quanto organizzati, non possono fronteggiare.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Nel gioco le cose andavano molto
diversamente. Frank si allontanava, esasperato dalle manie
complottiste di Bill e finiva con l'essere contagiato dal fungo.
S'impiccava prima di trasformarsi mettendo fine a un rapporto che non
aveva avuto lo stesso spazio della serie TV per essere compreso. In
definitiva, lasciando un messaggio nettamente agli antipodi.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">I tempi cambiano. Magari non proprio in
meglio, ma qualcosa evolve. Mazin e Druckman lo hanno capito e hanno
scelto una via diversa e un finale ottimista pur nella sua
drammaticità.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-qosW9H976zX8I-UcBjYv3i7hQ5WzqIW4Mu1cLyBmu92Skv8zmvprc6wtEn2ev2uSLzD5VNn0cKg_kvRJH76UniO5g-g4VzP9cLGwKyywtR88R7piZPU0QIMPU83t2BpSh3Fc6eiM3qJBc0TcWSHdztO5CJ8Hc9j9WuA6_UFco4wVXLNOrW9eP8cMdw/s676/Cattura3.PNG" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="513" data-original-width="676" height="173" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-qosW9H976zX8I-UcBjYv3i7hQ5WzqIW4Mu1cLyBmu92Skv8zmvprc6wtEn2ev2uSLzD5VNn0cKg_kvRJH76UniO5g-g4VzP9cLGwKyywtR88R7piZPU0QIMPU83t2BpSh3Fc6eiM3qJBc0TcWSHdztO5CJ8Hc9j9WuA6_UFco4wVXLNOrW9eP8cMdw/w228-h173/Cattura3.PNG" width="228" /></span></a></div><span style="font-size: medium;">Le vite di Frank e Bill finiranno
insieme nel modo più romantico possibile. Frank decide di morire per
non soccombere alla malattia invalidante che prolifera nel suo corpo
al posto del fungo che lo ha infettato nel videogioco, ma che in
sostanza rappresenta la medesima condanna in termini metaforici.
Tuttavia, stavolta non morirà solo, ma in compagnia del marito. I
due decidono di sposarsi e scambiarsi gli anelli al termine di una
cena consumata in un'atmosfera quasi festosa. Frank ingerirà un
quantitativo letale di pillole sbriciolate in una coppa di quello
stesso vino che Bill gli ha offerto il giorno del loro primo incontro
e si addormenterà tra le sue braccia. Bill, però, ha avvelenato
l'intera bottiglia e rassicura il compagno affermando che è meglio
così. Anche lui ormai è anziano e non può rimanere da solo. Ha
vissuto una vita piena, grazie a Frank, e ora è il momento di
andarsene insieme.</span><p></p>
<span style="font-size: medium;"><br /></span><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Potremmo dire che la vita di Bill prima
dell'arrivo di Frank non era da uomo realmente vivo. Chiuso in una
prigione dorata e nelle sue manie complottiste, si limitava a
sopravvivere. Frank gli ha insegnato a vivere veramente, condividendo
l'esistenza con qualcuno che amava e a essere se stesso fino in
fondo. Dietro tutto questo non c'è soltanto una storia d'avventura
apocalittica o una storia d'amore fine a se stessa, ma un
insegnamento morale. Se vogliamo didascalico. E come nel teatro di
Bertolt Brecht i personaggi sono maschere dell'esistenza cui si
affidano dei significati. Significati che vanno colti.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">L'isolamento di Bill è allegoria di
una solitudine dettata dalla sua cultura d'appartenenza, fatta di
sovrastrutture, paura e pregiudizio, non da una possibile apocalisse.
Frank, che arriva dall'esterno, è la voce della novità, della
capacità di rischiare, di osare e di aprirsi a una parte di umanità
che potrebbe anche farti del bene se solo glielo permettessi.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><i>Long Long Time</i> è il racconto di
un'epifania e di una nuova vita possibile in un mondo in rovina. La
costruzione di un proprio paradiso che parte dall'accettazione non
solo di se stessi, ma anche dell'altro. Sì, <i>Long Long Time</i> è
una parabola pacifista.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdWQv6ffBNeCmF9vn9I85a3DGs7yBRho-4Zl_TKerh-00nUj4knOmZ2IhLQ8mSSUUTxuFacAbLgrrUYDlXcTQd8Z3li4q2IFMSfVt8Jr5N-bAmGMk6VZ2AKzXtkZrObu5tZq_-V17p9yME6U4t7WMUGI9cyQ7UwHDrU-GM-VeKyEatzQAtRrneqaYtbA/s1200/nick-offerman-murray-bartlett-2-1675093121.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1200" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdWQv6ffBNeCmF9vn9I85a3DGs7yBRho-4Zl_TKerh-00nUj4knOmZ2IhLQ8mSSUUTxuFacAbLgrrUYDlXcTQd8Z3li4q2IFMSfVt8Jr5N-bAmGMk6VZ2AKzXtkZrObu5tZq_-V17p9yME6U4t7WMUGI9cyQ7UwHDrU-GM-VeKyEatzQAtRrneqaYtbA/w352-h264/nick-offerman-murray-bartlett-2-1675093121.jpeg" width="352" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">L'ultima parte del racconto, mostra
l'arrivo dei due protagonisti della serie, lasciati in disparte per
la maggior parte del minutaggio. La lettera di Bill a Joel in cui gli
affida le sue armi, le sue cose e lo invita a usarle a proteggere
l'ormai defunta Tess spazza via ogni dubbio sulla natura di filler
dell'episodio. Tutto quello che abbiamo visto, il ricordo che Joel
conserverà dei suoi amici e quelle ultime parole finali, svolgeranno
una funzione importante nella sua maturazione di personaggio e nel
suo rapporto con Ellie. Joel si era chiuso ai sentimenti e alla vita
dopo la morte di sua figlia Sarah, uccisa dai militari nei primi
giorni dell'emergenza. Chiuso allegoricamente come Bill, in una
fortezza psicologica in cui nemmeno il rapporto con Tess era riuscito
a fare breccia. Ma qualcosa sta cambiando. Il ritorno in scena di
Tess in una scena ambientata nel passato non è casuale, ma
rappresenta l'importanza dei ricordi e della persistenza degli
affetti perduti.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><i>The Last of Us</i>, dopo questo
episodio, potrebbe rivelarsi nel tempo una serie antologica sui
diversi modi di sopravvivere in un mondo finito. Quando si sceglie la
via dell'isolamento rinunciando alla propria umanità e quando la
ritrovata empatia dà un verso senso al nostro respirare.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><i>Long Long Time</i> non sarà il
capolavoro che tanti dicono. Possibilmente non è neppure un racconto
perfetto. Ma le storie non hanno bisogno di essere perfette per
essere belle, per emozionare e arricchire chi le ascolta. Non ne
hanno bisogno neppure le persone. E se per mille ragioni non
riusciamo a commuoverci... beh, non è un dramma. Purché a
emozionarsi sia il cervello se non il cuore, e ci si apra a un mondo
di possibilità che possono aiutarci tutti a vivere davvero.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Chissà, se siamo fortunati, per lungo,
lungo tempo.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Bravi, Mazin e Druckman.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p>
<blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/GKAtM9xS-fA" title="YouTube video player" width="560"></iframe></span></blockquote>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-76360172807915032142022-11-23T13:05:00.001+01:002022-11-23T13:05:08.234+01:00Elogio dell'ebook reader<p><span style="font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeUcWhRXB3lIfB_rbWTzb_QR328vy7imgNZoa6y8-3iZq8SxcXGp-X_9vqW0S-DES_ZrB7K1BNWp0oVuhV7liFAuf_5YQOblXZQlQ6-gLNh7H9NE56EsXGkn0kgrpxNCfPkKjwpOZO1bAK6ABvI8Rz2NXj86wkVG_qL8E6rgOF-mQB43foOAN_hJoTmQ/s1280/Bebook_Neo.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="960" height="517" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeUcWhRXB3lIfB_rbWTzb_QR328vy7imgNZoa6y8-3iZq8SxcXGp-X_9vqW0S-DES_ZrB7K1BNWp0oVuhV7liFAuf_5YQOblXZQlQ6-gLNh7H9NE56EsXGkn0kgrpxNCfPkKjwpOZO1bAK6ABvI8Rz2NXj86wkVG_qL8E6rgOF-mQB43foOAN_hJoTmQ/w388-h517/Bebook_Neo.png" width="388" /></a></span></div><span style="font-size: medium;"><br />Il mio BeBook è vecchio, fuori
produzione. L'azienda olandese che lo produceva ha dichiarato
fallimento molti anni fa, pertanto il mio BeBo appartiene a una
stirpe in via di estinzione come l'ultimo dei Moicani.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">E' un modello basico piuttosto modesto.
Non ha neppure la funzione touch per voltare pagina. Quando lo
acquistai ero in ristrettezze, e per risparmiare scelsi la versione
con due pratici pulsanti per andare avanti e indietro. Mi abituai in
fretta al nuovo dispositivo, leggendo soprattutto sul bus mentre
andavo al lavoro. Poi iniziò un brutto periodo e una lunga
permanenza in ospedale in cui il BeBook rappresentò una preziosa via
di fuga. Lo tenevo nello zaino, dentro una busta di finta pelle che
aveva contenuto una bottiglia di Pampero. All'epoca mi era sembrata
una buona idea, ma l'alloggiamento fece male alla <span style="font-style: normal;">sua</span>
epidermide sintetica, o almeno così sembrò. Il telaio nero divenne
appiccicoso da morire e prese a screpolarsi. Era come se sul
dispositivo fosse stato spalmato del miele. Usarlo dava la sensazione
di stare maneggiando un torrone di Natale. Il tentativo di pulirlo
con alcol denaturato fallì. La superficie restava inesorabilmente
collosa. Il mio fedele amico si era ammalato e non conoscevo nessun
dermatologo della plastica.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Provai a farlo vivere in condizioni più
salutari, tirandolo fuori dalla zainetto, rinunciando alla busta e
lasciandolo all'aria per la maggior parte della giornata. La natura
sembrò fare il suo benevolo corso. La plastica iniziò a desquamare
copiosamente come se il dispositivo stesse facendo la muta. Un mese
più tardi, il mio amico si era liberato della pelle morta ed era
tornato al suo aspetto nero lucente. La sensazione di attaccaticcio
sotto le dita era scomparsa. BeBo era guarito, e <br />durante tutto il
tempo trascorso non avevo mai smesso di adoperarlo. Sono passati gli
anni, il mio amico si è infortunato cadendo sul pavimento, sfuggito
alle mie dita mentre mi addormentavo. Non si è fatto troppo male.
L'apertura laterale causata dall'urto non si chiudeva più, ma uno
strato di nastro adesivo telato, rigorosamente nero, lo ha restituito
se non all'antico splendore alla sua piena abilità.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Ancora oggi BeBook è con me. Funziona,
vive e lotta insieme a noi, con i suoi due anacronistici pulsanti per
avanzare o retrocedere di pagina, e oggi voglio spendere due parole
su di lui. Anzi, sulle letture elettroniche in generale.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Oltre all'ordinario uso per la lettura,
i libri possono essere uno strumento per identificare tanti diversi
tipi di persona. Quelli come me, che li vedono come gioielli da
lustrare e custodire gelosamente e quanti ti guardano come un pazzo
depravato dedito a chissà quale vizio disgustoso. Ma anche come un
debosciato, incurante del valore dei soldi, che sperpera per
acquistare oggetti insulsi. Questi occhi hanno visto esseri più o
meno umani scandalizzarsi davanti a biblioteche cariche di libri come
se si fossero trovati di fronte a una vetrina di costosi sexy toys.
Purtroppo non è uno scherzo, è un orrore che esiste e circola per
il mondo. Ma tra gli stessi lettori, amanti delle storie e dei libri,
possono verificarsi spaccature di una certa rilevanza.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiA_PAh1mi6xSuXQfp6O8LVNG_Yhsz1cXf2TQ_yQYnU92v8iZlBMRI2ir8WWQ5YGHSgik_MhkqMaGKLSX0ecUK7XNmkRTSQE27mFwZl6dTOzQwOguxJJgc_KqL55THD8TMB-B6GK5YdziuMkijppCMtKSSIUX2ipd0lQZjpjhjCjzwvHEDbp2pLztZA5Q/s978/phil-hearing-EphlvubK7co-unsplash-978x630.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="978" height="314" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiA_PAh1mi6xSuXQfp6O8LVNG_Yhsz1cXf2TQ_yQYnU92v8iZlBMRI2ir8WWQ5YGHSgik_MhkqMaGKLSX0ecUK7XNmkRTSQE27mFwZl6dTOzQwOguxJJgc_KqL55THD8TMB-B6GK5YdziuMkijppCMtKSSIUX2ipd0lQZjpjhjCjzwvHEDbp2pLztZA5Q/w488-h314/phil-hearing-EphlvubK7co-unsplash-978x630.jpg" width="488" /></span></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><span style="font-size: medium;">L'avvento del digitale ha originato
un'ulteriore diatriba culturale. Quella del cartaceo contro il
supporto elettronico. Il libro, si dice, va toccato, sfogliato,
annusando il suo afrore di carta, palpeggiando la sua morbidezza
tagliente, sostenendo il suo dolce peso. E' un oggetto favoloso. Puoi
portatelo dietro dove vuoi. Il libro è caldo, rassicurante. Sacro.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Beh, tutto vero. Tutto giusto. Viva i
libri, come oggetti e come veicolo di conoscenza.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Parlando di lettura digitale, sono in
tanti a vedere i libri elettronici come il male assoluto, senza se e
senza ma. La negazione di un bene tradizionale e nobilissimo. Un
luogo comune molto battuto, che vede le parole a schermo come lo
spettro di un amante defunto, o se non altro una sua pallida
fotografia, che ci fa rimpiangere il calore del suo abbraccio. E il
lettore di ebook come un congegno del diavolo, l'ennesimo bad miracle
di un progresso perverso, venuto a sottrarci una delle ultime
consolazioni alla nostra portata. Il contatto, fisico e rassicurante,
di un buon libro. Un libro vero.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Giusto?</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Ni.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Le nuove leve tendono a liquidare ogni
diffidenza nei confronti delle nuove tecnologie con un <i>«Ok,
boomer»</i> che ormai ha travalicato i confini generazionali dei
sixties per diventare una sputo in faccia a qualunque dissenso.
Eppure non ho rilevato (forse per mia distrazione) posizioni nette
del pubblico giovanile riguardo il tema degli ebook readers. Forse
perché la lettura rimane una pratica esoterica, in cui i dissidi
generazionali si rarefanno, e i dibattiti al suo interno riguardano
pochi iniziati la cui età anagrafica non conta più nulla.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Ed è da boomer che vorrei spezzare una
lancia sulla pratica della lettura elettronica. Questa piaga così
vituperata dai bibliofili, categoria cui peraltro appartengo.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Quando si parla di libri elettronici,
in genere, il primo aspetto pratico che viene menzionato è il
risparmio di spazio. Il lettore di ebook è in grado di contenere
migliaia di libri, una biblioteca sterminata che in un appartamento
potrebbe finire col causare disagio. Sempre a seconda della casa in
cui si vive, delle proprie possibilità ed esigenze. Al fascino degli
scaffali affollati si contrappone la comodità di un trasporto agile,
che non teme traslochi e può offre un catalogo vastissimo di facile
accessibilità. Senza necessità di inerpicarsi su una scala, senza
polvere, senza infinite guerre alle tarme delle carta.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Ok, è un pro interessante. Ma non
basta. Non ancora.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEid1H5QUIaue9Mf5El2l0CXDKb8neDLMvY0tLA8nZYjSJDZpj_t3nd-pc0BG6ORaN148oppeCO5c7aP9jH-yXjZOW1qHJ4FNFTyD7SpJZYjjX6-MxMcJoaa9bkKoWVDXByzzJwBDXSNuLmEI5S_SSBFVnvwkhU-Fp25vTdiELIt89RIvpPSY7bQdnUz8Q/s680/kobo-forma-680x350.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="350" data-original-width="680" height="236" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEid1H5QUIaue9Mf5El2l0CXDKb8neDLMvY0tLA8nZYjSJDZpj_t3nd-pc0BG6ORaN148oppeCO5c7aP9jH-yXjZOW1qHJ4FNFTyD7SpJZYjjX6-MxMcJoaa9bkKoWVDXByzzJwBDXSNuLmEI5S_SSBFVnvwkhU-Fp25vTdiELIt89RIvpPSY7bQdnUz8Q/w458-h236/kobo-forma-680x350.jpg" width="458" /></span></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><span style="font-size: medium;">Un altro argomento potrebbe essere di
stampo ambientalista. Il risparmio di carta e la conseguente
salvaguardia degli alberi. Sì, perché i nostri amati libri sono
fatti di carta e (sia questa riciclata o meno) la loro pubblicazione
si traduce in una puntuale sottrazione alle risorse del verde. Non se
ne parla gran che, eppure è vero. Insomma, gli odiati libri
elettronici, fatti di bit e plastica (quindi non troppo ecologici
neppure loro), sono a loro modo piccoli baluardi a tutela
dell'ambiente.</span><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Ma il vero punto è un altro.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">La mia vista comincia a soffrire, ma il
desiderio di leggere, quando sei abituato a farlo, non si estingue
mai. Il lettore di ebook ti permette di ingrandire il testo a tuo
piacimento e immergerti nella narrazione senza ridurre gli occhi a
due strette fessurine arrossate.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Già non è poco, ma consideriamo la
questione del peso. Sono frequenti i volumi di una certa consistenza,
opere mastodontiche difficili da adattare in edizioni maneggevoli. E
ci sono lettori che invecchiano, che si acciaccano, e magari hanno
problemi a tenere sulla pancia un tomo da un quintale, o a curvarsi
sulle pagine aperte sopra una scrivania.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Ricordo mio nonno, ormai novantenne ma
sempre affamato di lettura, insaziabile consumatore di romanzi
storici, alle prese con edizioni cartonate pesanti parecchi chili. E
rammento il sogno, mai realizzato, di un leggio da montare accanto
alla sua poltrona preferita, qualcosa di mobile e pratico che potesse
permettergli di fruire dei suoi libri rimanendo comodamente seduto.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Penso anche uno zio, uomo di lettere
affetto da un precoce e infame abbassamento di vista che gli proibì
il piacere della lettura per il resto dei suoi anni. Rammento il suo
rammarico quando spiegava che l'unico rimedio suggerito dai medici
consisteva in un paio di lenti costosissime che non aveva modo di
acquistare. Conobbi anche un maturo studioso, anche lui con seri
problemi alla vista, che utilizzava un visore da tavolo in grado di
ingigantire i caratteri di libri e giornali. Si trattava comunque di
un dispositivo ingombrante, qualcosa che non potevi portarti a letto
o in bagno, e neppure in treno o in aereo, in una sala d'aspetto o
semplicemente in poltrona.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">I problemi alla vista sono diffusi e
non riguardano soltanto chi invecchia. Il lettore di ebook non
risolverà tutti i disagi possibili, ma una grossa fetta
probabilmente sì. Il peso ridottissimo e la possibilità di adattare
il corpo dei caratteri non sono funzioni da sottovalutare.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">I libri sono oggetti magici, è vero.
Ma la magia scaturisce quando è possibile leggerli. Altrimenti si
trasformano in un supplizio di Tantalo, la visione beffarda del cibo
per un affamato che non ha modo di afferrarlo e mangiare.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Adoro la mia biblioteca, sia chiaro, ma
sono legatissimo anche al mio BeBook, vegliardo tenace e ormai
compagno di mille avventure, che mi permette di leggere ovunque senza
neppure sforzarmi troppo.
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">I libri, siano stampati su carta o
appaiano su uno schermo, restano quello che sono. Rispettabili,
amabili dispensatori di intrattenimento o istruzione. Cibo necessario
per l'anima di molti tra noi. Contano poco le posate con cui si porta
alla bocca. Tutto il resto è solo una questione pratica, e gli
integralismi una gran rottura di zebedei.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br />
</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6700250668105298996.post-76843060725493771512022-10-26T17:02:00.002+02:002022-10-26T19:16:15.946+02:00La mia Lucca (anche se non ci sarò)<p><span style="font-family: inherit;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieNmFDM1v0RMns3gOGjpyGMFsqeZy5yljI_jUcljzki6SV36KwOg4_rxs-UUeSC9GANJAOxee0CPsZC3zizwTfYSDg8JkAw3auoIOjRACGYefH5rczbp3wDrdrUaPS7Zusb-nji_79-85iOG1U0DDpN0GRN3Xji5X31lKQW73filbsP91VTSc6weWs_Q/s2067/LUCCA2022.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2067" data-original-width="2067" height="516" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieNmFDM1v0RMns3gOGjpyGMFsqeZy5yljI_jUcljzki6SV36KwOg4_rxs-UUeSC9GANJAOxee0CPsZC3zizwTfYSDg8JkAw3auoIOjRACGYefH5rczbp3wDrdrUaPS7Zusb-nji_79-85iOG1U0DDpN0GRN3Xji5X31lKQW73filbsP91VTSc6weWs_Q/w516-h516/LUCCA2022.png" width="516" /></a></span></div><span style="font-family: inherit;"><br /></span><p></p><p><span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpWdUHqPppegPVhrT2kfPhzPOVRuPclAacG988ObEJ0wFIVJfdPDh9athpm3O-nEugyiUhyBYWH9pmLMDL31Sj_E38FLhVmx7xEmxZsyb-JARTF8dZeJsN74tLeOfve5paqWGBO3W8N1CRtMUWbr1159udUVSbmL93Vft0LK2hIPKW87ZJcumRhQyUUg/s2048/91cdafed-d273-4b4d-9372-9849254f1c08.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1152" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpWdUHqPppegPVhrT2kfPhzPOVRuPclAacG988ObEJ0wFIVJfdPDh9athpm3O-nEugyiUhyBYWH9pmLMDL31Sj_E38FLhVmx7xEmxZsyb-JARTF8dZeJsN74tLeOfve5paqWGBO3W8N1CRtMUWbr1159udUVSbmL93Vft0LK2hIPKW87ZJcumRhQyUUg/w125-h223/91cdafed-d273-4b4d-9372-9849254f1c08.jpg" width="125" /></a></span></div><span style="font-family: inherit;"><br /><span style="font-size: medium;">Purtroppo non potrò a essere a Lucca. Sarò impegnato a sottopormi a esami medici impegnativi (e periodici, gli stessi di tre anni fa) che non potevano essere rimandati. La buona notizia, però, è che <span style="color: #2b00fe;">IL MIO LIBRO SARA' A LUCCA 2022</span>, e potrete toccarlo, sfogliarlo, e se vorrete acquistarlo. I titoli di <span style="background-color: white; white-space: pre-wrap;"><a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1qq9wsj xo1l8bm" href="https://www.facebook.com/bissoedizioni?__cft__[0]=AZVJdkvAiRuGD2aNo_O1jmXTNCL3CKL8ompBXr4_0eOpoZAqzrCjvHVcDANzJnbyoWr80QZJriU_bXDGlMkD0F_J61HEN7K3kHBV3z1SPEKamhcAweX7N4GrQiq1dIPcbLjsRgvZjDsK9U-6x01L6OHfKVVx-4F34YQD2kcTwfDRwRIZJYYekgowRnMkgoy2_Cw&__tn__=-]K-R" role="link" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; background-color: transparent; border-color: initial; border-style: initial; border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration-line: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0"><span class="xt0psk2" style="display: inline;">Bisso Edizioni</span></a></span><span style="background-color: white; white-space: pre-wrap;"> saranno reperibili <span style="color: #2b00fe;">presso lo stand di </span></span><span style="background-color: white; white-space: pre-wrap;"><span style="color: #2b00fe;">Tabularasa Edizioni, stand NAP214 del Padiglione Napoleone</span></span><span style="background-color: white; white-space: pre-wrap;">. In questo post trovate la mappa per scovarlo e farlo vostro.</span></span></span><p></p><div class="xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs x126k92a" style="background-color: white; margin: 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Che <a style="cursor: pointer;" tabindex="-1"></a>altro posso aggiungere? Sarò lì in spirito, con "Un'Altra Storia di Cinema e Fumetti" e tutto il prezioso sostegno che mi date.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="background-color: white; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">P. S. Mattia Ferrari (<a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1qq9wsj xo1l8bm" href="https://www.youtube.com/user/victorlaszlo88" role="link" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; background-color: transparent; border-color: initial; border-style: initial; border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration-line: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0"><span class="xt0psk2" style="display: inline;">Victorlaszlo88</span></a>) a Lucca ci sarà. Perciò, se volete, potete farvi firmare il volume da lui che ha scritto la prefazione.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Buona Lucca 2022. </span></div><div dir="auto" style="color: #050505;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></div><div dir="auto" style="color: #050505;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjW2FHwWY4ZaqBACSzgHYbOJIGS7Aa_yd1yWuBl9xyaQKynQFjr6A4e4aA0edUejEz-zHlOOpAY1HE5xzYgHjpq9FmYdgIQ-3SVS9EbR9yiqE80OaKIGSk7NOoqVdRY-cs2QWCXTJwwA7Xb7dumOa0sfV360znwzb6aY_mRA5SZ-3CAQlJkVkvwgdbeGg/s1024/1b44e954-fa31-4663-9f1f-257c9fb39beb.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="371" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjW2FHwWY4ZaqBACSzgHYbOJIGS7Aa_yd1yWuBl9xyaQKynQFjr6A4e4aA0edUejEz-zHlOOpAY1HE5xzYgHjpq9FmYdgIQ-3SVS9EbR9yiqE80OaKIGSk7NOoqVdRY-cs2QWCXTJwwA7Xb7dumOa0sfV360znwzb6aY_mRA5SZ-3CAQlJkVkvwgdbeGg/w495-h371/1b44e954-fa31-4663-9f1f-257c9fb39beb.jpg" width="495" /></a></div><br /><span style="font-family: inherit;"><br /></span></div></div>Altroquandohttp://www.blogger.com/profile/13937474386348326493noreply@blogger.com0