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martedì 14 maggio 2013

Cinema Free: Evil Dead - La Casa



E' appena uscito al cinema il remake firmato dal quasi esordiente Fede Alvarez - che peraltro sembra non dispiacere troppo ai primi recensori - e noi sentiamo l'esigenza di ripassare la versione originale che tanto ci aveva divertito da ragazzi. C'è poco da dire su questo piccolo classico del cinema horror che non sia già stato più volte ripetuto. Un film nato quasi per gioco, girato con un budget irrisorio e un gruppetto di amici, con effetti speciali artigianali (ma strepitosi) da un giovane regista, Sam Raimi, il cui nome sarebbe rimasto presto associato a uno stile grottesco, giocoso e all'intrattenimento sopra le righe più compiaciuto e nerd. Insomma, l'uomo che anni dopo avrebbe diretto il primo, indimenticabile Spider-Man cinematografico.


La Casa (Evil Dead) - qui presentato in versione integrale... finché Youtube lo permetterà - influenzò non poco lo sviluppo dell'horror cinematografico negli anni ottanta, introducendo una grossa componente ironica (meglio, sardonica) e cartoonesca. I posseduti-zombi ciarlieri creati da Raimi (gli iniziati li chiamano deadites) hanno turbato i nostri sogni per molto tempo, e ormai sono come dei cari amici. Una chicca con cui tutti i nuovi modelli devono necessariamente fare i conti.


mercoledì 19 dicembre 2012

I Babbo Natale di Neill Cameron



Ci sembra simpatico, mentre si avvicina il Natale, dire due parole su Neill Cameron e la sua arte. Neill è un disegnatore professionista di fumetti, coautore di titoli come Mo-Bot High, The Pirates of Pangaea, e collabora con la rivista settimanale per bambini The Phoenix. Pare che gli stessi piccoli lettori della rivista gli suggeriscano versioni bizzarre, distorte e visionarie del personaggio di Babbo Natale, che Neill realizza con entusiasmo, quasi raccogliesse una divertente sfida grafica. La sua arte è quanto di più solare e fanciullesco si possa concepire, nell'accezione più positiva del termine. Quindi abbiamo Babbi Natale deformi o appartenenti al mondo animale, dinosauri, versioni ibride con altri personaggi iconici e altro ancora, in un carosello natalizio di versioni del tutto anticonvenzionali, ma comunque tenere e allegre, del genio del Natale caro all'infanzia. Per Natale, fate un giro sul  sito di Neill Cameron. Ne vale la pena.











mercoledì 12 dicembre 2012

Cittacotte: Christmasnow - Dicembre 2012


Sul Cassaro di Palermo, un segno che le feste natalizie si avvicinano non è rappresentato soltanto dalle tradizionali luminarie e dalle inevitabili decorazioni che illuminano quasi tutti gli esercizi commerciali nei dintorni. Cittacotte, di Vincenzo Vizzari, di nuovo (fortunatamente per la città) attivo con la creazione delle sue vetrine artistiche e provocatorie, è sicuramente uno dei segnali più forti - almeno per il quartiere - che il Natale è ormai alle porte. Come già per il Festino estivo, il sipario davanti alla vetrina di Cittacotte è caduto, ieri 11 Dicembre 2012, per rivelare due angeli dai corpi scultorei, confusi eppure rapiti dal turbinio del nevischio che avvolge una Palermo descritta per scorci. Piccole riproduzioni di noti monumenti cittadini qui resi come decorazioni natalizie, sovrastanti un delizioso giardino di palme. L'atteggiamento degli angeli (che non nascondono la componente di identità LGBT contenuta nell'arte di mastro Vizzari) è rapito, ma tradisce anche apprensione. Forse per la crisi economica che morde più del gelo. Ma le loro ali, la loro bellezza plastica trattengono, oltre ai fiocchi di neve, la speranza per un domani migliore. Per la città, per tutti. Questo è l'augurio di buon Natale offertoci quest'anno da Vincenzo Vizzari. Grazie, e continua così.

 





mercoledì 31 ottobre 2012

I mostri di Facebook


Facebook. Un grande progresso nelle comunicazioni per alcuni, un vizio tecnologico e una distrazione dalla vita reale per altri. Un potente strumento di divulgazione o un'idra a mille teste che si nutre dei nostri dati? Prezioso veicolo per nuove amicizie o per cocenti delusioni? Il dibattito, tutt'altro che vicino a una risposta definita, va avanti. In ogni caso, c'è chi ci scherza su. E chi lo ha fatto (ignoriamo la fonte, o l'avremmo riportata con piacere) ideando dei memi: una serie di immagini parlanti che definiscono in modo ironico (ma tagliente e verosimile) molte tipologia di comportamento sul social network più popolare del momento. Potremmo definirli mostri informatici, personaggi grotteschi generati dalla rete e dalle sue tentazioni, spesso in grado di amplificare le debolezze come i narcisismi di persone altrimenti normalissime, a prescindere dalla reale qualità degli individui che si trovano dall'altra parte del computer. Vi presentiamo questi quadretti satirici dopo averli liberamente tradotti in italiano (la fonte è anglofona) e averne (ebbene sì) aggiunto qualcuno di inedito (gli infomostri sono prolifici, e soprattutto sui social network hanno frequenti upgrade). Per quanto riguarda la traduzione: alcuni giochi di parole e riferimenti hanno richiesto una modifica per risultare comprensibili, ma ci siamo sforzati di conservarne lo spirito umoristico. Tanti tra noi, almeno una volta, affacciandosi su Facebook si sono trasformati in una di queste caricature. Ridiamone per un momento. Giusto per rammentare che la comunicazione immediata di un social network è potenzialmente una cosa utile, mentre il senso del limite, l'educazione e il rispetto degli altri, sono gli unici elementi che meriteranno sempre di essere conservati ovunque andremo. I soli a poter impedire la nostra graduale trasformazione in patetici pagliacci, su Facebook come per la strada.


















giovedì 18 ottobre 2012

Freaks! - seconda stagione: Episodio 1

 

Ed ecco la prima, attesissima puntata della seconda stagione di Freaks!, la webserie fantastica tutta italiana che ha spopolato l'anno scorso, facendo incetta di consensi, fans e premi. La parte tecnica è (com'era facile aspettarsi) ulteriormente migliorata (anche se la recitazione in qualche caso difetta di chiarezza nella compitazione, e il volume a volte basso non aiuta), e la confezione si fa sempre più professionale.
Se la parentela con il britannico Misfits (molto più che con Heroes) era chiara sin dalla prima serie, stavolta l'omaggio si fa dichiarato (non aggiungiamo altro per non spoilerare) e si addensa il tema (già sfiorato) dei paradossi temporali e delle possibili realtà alternative, mentre si delinea l'ombra di un misterioso complotto che potrebbe essere alla radice di tutto. Rivedremo lo spaventoso Uomo senza Volto, mentre i piani narrativi si confondono (Lost docet!) e i poteri dei ragazzi s'incasinano ulteriormente generando nuovi interrogativi.


Quel che ci lascia un pochino perplessi non sono le tante domande ancora irrisolte poste dal racconto, ma il tono generale che risulta poco chiaro in quanto a impostazione. Le atmosfere, inizialmente surreali e virate di ironia, hanno lasciato posto a uno stile sempre più dark, e ancora non si nota un reale equilibrio tra i due elementi, come se la serie stesse ancora cercando una propria identità definitiva. Nondimeno, Freaks! continua a essere un affascinante esperimento di fiction autoprodotta, e merita tutta l'attenzione che riceve. Buona visione!

  



giovedì 4 ottobre 2012

Tornano i Freaks!


Ricordate Freaks! La bizzarra webserie di fantascienza prodotta con budget limitatissimo direttamente per Youtube, premiata al Telefilm Festival del 2011 come migliore serie italiana dopo aver raggiunto otto milioni di visualizzazioni sul web, e trasmessa successivamente anche da Deejay TV?
La prima stagione (sette episodi della durata di dieci minuti circa) ci aveva lasciato con mille domande e la sensazione di avere assistito a uno strano, labirintico incubo. Beh, Guglielmo Scilla (Willwoosh), Claudio Di Biagio, Ilaria Giachi e tutta la compagnia di scherzi della natura metropolitani stanno per tornare. Ci attendono ulteriori misteri, viaggi nel tempo, vampiri e altre stramberie.
La nuova stagione partirà il 16 ottobre prossimo, sempre su Youtube, e pare che ne vedremo delle belle. I Misfits italiani dai poteri più balordi del mondo hanno acquistato sicurezza, l'esperimento tecnico è riuscito e l'attesa di scoprire che cosa accadrà (e soprattutto come ci verrà mostrato) è tanta.
Restate sintonizzati, dunque. I supersgorbi sono ancora tra noi, e stanno per scatenarsi di nuovo. Nell'attesa, ecco il teaser della seconda stagione.




lunedì 24 settembre 2012

Grit! Devil secondo Alan Moore


Il nome di Alan Moore fa certamente suonare un campanello nella memoria di molti appassionati di fumetti. Il fondamentale Watchmen, certo. Il geniale V for Vendetta, ovvio. L'ambizioso e inquietante From Hell, il giocoso La Lega degli Straordinari Gentlemen. I lettori più onnivori e attenti ricorderanno anche piccole gemme firmate dal bardo di Northampton, come la storia immaginaria (non lo sono tutte?) dedicata a Superman, Che cosa è successo all'Uomo del Domani? Batman, The Killing Joke. La saga di Capitan Bretagna, le brevi run sullo Spawn di Todd McFarlane e altro ancora. Ma in quanti penserebbero a Devil? Ebbene, non sono molti a ricordarlo in Italia, ma l'avvocato cieco protettore di Hell's Kitchen è passato, in qualche modo, anche sotto il pennino fatato di Moore. 

E' avvenuto negli anni ottanta, sulla rivista britannica intitolata proprio The Daredevils (Gli Spericolati), dove apparirono per la prima volta gli episodi di Capitan Bretagna firmati da Moore e disegnati da Alan Davis, e dove fu ristampata anche lo storico, fortunato ciclo di Devil scritto da Frank Miller che ridefinì del tutto il personaggio del vigilante cieco e del suo mondo.
Alan Moore pubblicò sulla rivista questa breve parodia tutta dedicata alla versione milleriana di Devil, al suo tono da romanzo hard boiled, alle sue ambientazioni cupe e ai suoi personaggi ruvidi. Non a caso il breve racconto si intitola GRIT (praticamente, Il Grinta), canzonatura sul tono da scuola dei duri che Frank Miller aveva impresso alla serie sul diavolo rosso. Atmosfere malsane, oscure ambientazioni metropolitane, villain mai così crudeli e morti improvvise. Un vero spartiacque stilistico che avrebbe influenzato, nel bene e nel male, molte celebri icone a fumetti, fino alla ridondanza e alle sue applicazioni più estreme e commerciali (come ha fatto notare l'autore Mark Waid, recentemente trionfante agli Eisner Awards proprio per la sua gestione di Daredevil). GRIT, la parodia di Moore gioca esattamente con le spigolosità del racconto che si propone come noir a ogni costo, e le mette alla berlina con humor britannico proprio nel loro periodo di maggiore popolarità. Le didascalie hanno un tono sarcastico, quasi provocatorio nei confronti del lettore, mentre il disegnatore Mike Collins offre a sua volta una gustosa citazione dello stile di Miller, delle sue ombre e dei suoi manierismi. Daredevil, l'Uomo senza Paura, diventa così Dour (Cupo, Tetro) Devil, l'Uomo senza il senso dell'Umorismo, e la sua crociata contro il crimine di New York è sbeffeggiata con il medesimo spirito di casa su riviste come Mad, magazine noto anche per le sue parodie supereroistiche. E' probabile che questo breve scherzo sarebbe caduto nel dimenticatoio se a firmarlo non fosse stato l'autore di così tanti classici moderni. Ma una delle arti più seducenti del mago Alan Moore è sempre stata anche la sua duttilità, la capacità di cambiare pelle e sorprendere. E' con piacere, dunque, che riscopriamo questo suo divertito, grintoso, esercizio di stile.







mercoledì 19 settembre 2012

Pontypool: Parla come Mangi!


Pontypool è una sonnolenta  cittadina dell'Ontario dove non succede mai niente di significativo. Lo sa bene Grant Mazzy, maturo conduttore radiofonico che per animare la sua trasmissione del mattino ricorre a un tono volutamente provocatorio e sopra le righe, causando spesso il malumore di Sidney, la produttrice di rete. Le giornate di lavoro in radio seguono scalette monocordi, ravvivate da piccoli trucchi del mestiere. Un livido mattino, però, a Pontypool inizia ad accadere qualcosa di strano. Le notizie che giungono alla radio sono confuse e parziali. Si parla di improvvise esplosioni di violenza, di morti incomprensibili, e di episodi di cannibalismo...


Pontypool è un film canadese del 2009 snobbato dalle sale italiane, e soltanto recentemente (alla fine del 2011) giunto nel nostro paese direttamente in dvd in un'edizione decisamente spartana (e con il prescindibile sottotitolo "Zitto o Muori" già presente come semplice tag nell'edizione originale). Le ragioni che hanno portato la distribuzione italiana a ignorare questo titolo non sono un mistero. Nessun nome di richiamo nel cast, nessuna cifra da capogiro nel budget e nessuna campagna virale volta a sdoganarlo come un evento presso il vasto pubblico. Parliamo di cinema minimale, fatto di pochi attori che con i loro corpi e le loro voci danno vita a un racconto claustrofobico e carico di tensione. Parliamo anche di zombi (o se preferiamo pseudozombi), di quelli più ambigui, che non hanno neppure bisogno di morire e risorgere per farsi venir voglia di addentare a sangue il proprio prossimo. Quella follia collettiva, insomma, cui il cinema degli ultimi decenni applica  un'unica etichetta horror, ma declinata con numerose e spesso confuse varianti. Virus creati in laboratorio, possessioni diaboliche, forme estreme di idrofobia. Denominatore comune resta l'incontrollabile ferocia antropofaga che si allarga rapidamente come un'epidemia.
A firmare la sceneggiatura del film (esordendo così nel cinema) è Tony Burgess, medesimo autore del romanzo Pontypool changes everything (1998), tuttora inedito nel nostro paese. 


Ma il vero protagonista, in questo bizzarro zombi-movie del nuovo millennio, è la sorprendente modalità di trasmissione del mostruoso virus: il linguaggio. William S. Burroughs diceva: «Il linguaggio è un virus». Parole e concetti passano da un individuo all'altro, mutando e radicandosi non appena scatta la comprensione tra individui.  Le culture nascono dai linguaggi e dalle loro evoluzioni in forme sempre più sottili e veloci da diffondere. Ricordiamo il concetto filosofico di meme, un'entità informativa riconoscibile da mente umana, quale potrebbe essere una parola, un simbolo, un'idea, che si comporta come un'unità in grado di autopropagarsi, germinando nella cultura e nella mente degli uomini. Non esiste, a pensarci bene, via di contagio più pericolosa e nello stesso tempo più emblematica. Non a caso, i protagonisti di Pontypool, essendo il personale di una stazione radio, lavorano essenzialmente con le loro voci, e quindi in prima linea sul fronte dell'epidemia. Una calamità che si diffonde sinistra e invisibile intorno a Grant, Sidney e i loro collaboratori.

Pare che Tony Burgess, mentre scriveva il suo romanzo, pensasse alla Guerra dei Mondi, e alla celebre beffa messa in atto alla radio dal giovane Orson Welles. In Pontypool i ruoli sono rovesciati. I protagonisti, intrappolati nella loro piccola stazione radio, non hanno modo di conoscere quanto avviene nel mondo esterno se non attraverso i loro canali convenzionali, potenzialmente infetti in quanto propagatori di parole. Cosa che li induce più volte a chiedersi se non sono vittime di un crudele scherzo, almeno finché la terribile epidemia non stringe le sue spire intorno all'edificio dell'emittente. Né basta tenere fuori i mostri affamati, perché la radio continua a trasmettere e bisogna pur parlare... parlare... parlare... parlare... finché qualcuno non inciampa in una parola qualsiasi, e una luce di sgomento nei suoi occhi tradisce la confusione dei suoi pensieri, l'incapacità a dire altro e l’inizio di un loop selvaggio. Un'incapacità a comunicare che prelude a una furia incontrollabile, a una disperata pulsione distruttiva che spinge a divorare l'individuo che hai di fronte, percepito come un essere ormai alieno, con cui non riesci più a identificarti. 


La seconda sfida di Pontypool consiste nel raccontare una storia di zombi (pseudozombi!) senza mostrarli praticamente mai. Le creature dislessiche e fameliche appaiono di sfuggita, nell'ombra e per poche veloci scene. Per lo più se ne avverte la presenza e... per una volta se ne sentono le voci. Voci spettrali, che cantilenano ossessivamente fonemi senza senso mentre mani rabbiose premono contro le mura della fragile stazione radio. Vederli (sentirli) avventarsi sulla preda facendo eco alle sue ultime parole come un macabro coro è uno dei momenti più inquietanti del film. L'unicità del set richiama suggestioni di tipo teatrale e ci ricorda quando lo spettacolo volto a spaventare il suo uditorio si svolgeva al teatro del Grand Guignol. E' impossibile non ricordare il dramma di André de Lorde intitolato “Al telefono”, dove l'ancora recente invenzione di Antonio Meucci permetteva al protagonista di ascoltare impotente gli ultimi momenti della sua famiglia trucidata da una banda di criminali mentre egli si trova in un'altra città. Stessa fissità della scena, stessa suspence mediata da un mezzo di comunicazione meccanico, stesso senso del crescendo drammatico affidato alla voce umana. Non è casuale che l'attore Stephen McHattie (visto in Fringe) regga gran parte della pellicola sulle proprie spalle, anzi sulle proprie corde vocali. Una voce metallica e sfrontata, insinuante e musicale che il pur volenteroso doppiaggio italiano dell'edizione home video non può soppiantare. Tra un sanguinoso attacco dei feroci dislessici, il tentativo di ricorrere a lingue straniere per aggirare il contagio che sembra infestare
alcuni vocaboli inglesi, e  il timoroso uso di messaggi scritti, il dj Grant Mazzy non getterà la spugna, e continuerà a trasmettere, combattendo la sua guerra personale con la lingua impazzita fino alla fine. Una fine che potrebbe mostrare come il senso delle cose, e quindi della vita, è la prima vittima del nuovo male incombente. Un male che sembra dimostrare che il sistema fondamentale scelto dall'essere umano per comunicare è la violenza. E che il senso stesso della realtà è estremamente fragile una volta che ci si è affidati alle sfuggenti e mutevoli convenzioni del linguaggio. Persa la capacità di comunicare, perdiamo anche la nostra umanità, e diventiamo belve rabbiose.

Purtroppo, Pontypool non è un film riuscito a pieno. E non certo per i suoi fisiologici limiti di budget. La formidabile idea alla base del racconto è sviluppata in modo piuttosto superficiale, e si arena presto sul consueto modello della casa sotto assedio. Il finale può risultare affrettato e per certi versi confuso nelle sue intenzioni allegoriche, ma nel complesso Pontypool rappresenta già una piccola pietra miliare, di cui i futuri zombi-movie faranno meglio a tenere conto. Pontypool dimostra una volta di più come il senso dell’orrore non risiede esclusivamente negli effetti visivi, e come la voce di un attore di classe possa rappresentare il cardine di un’opera di suspence e di un'inquietante metafora sulle insidie del linguaggio.
«Parla come mangi!» ci verrebbe da dire, e consigliando la visione di questa chicca a quanti amano le orde di creature cannibali affamate, suggeriamo anche di schivare il contagio verbale affidandosi alla parola scritta, selezionando la traccia audio originale e ricorrendo al sempre pratico uso dei sottotitolititolititolititolititoliiiiii... Emmm... sssssoporiferi-riferi-riferi? Cioè... ssssodomiticiiticimitici! No, ssssottotivoliolivolitoli! Ssssottraibililibilililbi... sott..tra.. sot... ol... 
ti... so...
 ti... so... ti... 
li... to...

martedì 4 settembre 2012

Avvistato Uomo Piccione a Verona



Prima o poi doveva succedere. Anzi, da qualche parte forse era già successo, ma stavolta si esagera davvero. Che qualche scoppiato indossasse una calzamaglia e iniziasse a giocare al supereroe causando più o meno trambusto, è qualcosa che in questi tempi cupi ci attendevamo un po’ tutti. Eppure la realtà supera sempre l’immaginazione, nei toni grotteschi se non altro, presentandoci uno spettacolo che difficilmente avremmo creduto di vedere.

E’ accaduto a Verona, città nota per le sue bellezze architettoniche e per essere stata teatro dell’immortale tragedia di Romeo e Giulietta. Oggi, con buona pace di Shakespeare e del Sanmicheli, sono i fumetti e le loro deliranti influenze sulla realtà quotidiana a fare storia. Nelle scorse settimane, infatti, sono stati in molti a notare le apparizioni di un misterioso Uomo Piccione (sì, avete capito bene). Una sagoma alata avvolta da un abito dal colore sfuggente. Una sorta di Cavaliere Grigio-Topo abbastanza incosciente da saltare da un tetto all’altro. Un Batman italiota un po’ trasandato e anche… poco pulito. E già, perché (non è ancora chiaro se lo usi come arma o semplicemente come firma) l’uomo del mistero sembra lasciarsi dietro inequivocabili tracce di guano. O meglio, una sostanza biancastra e maleodorante, probabilmente artificiale, che ricorda maledettamente il tipico guano dei volatili sia nel colore che nell’afrore e persino negli effetti corrosivi (ne hanno fatto le spese, pare, le carrozzerie delle auto di numerosi passanti). Un vero Kick-Ass (o se preferiamo un Rat-Man) in carne e ossa che ha deciso di infestare i tetti di Verona con una missione tuttora ignota. I veronesi interpellati non sanno bene se essere più divertiti o infastiditi dalle sortite dell’enigmatico figuro che qualcuno ha già battezzato Pigeon Man. Le forze dell’ordine minimizzano riducendo il tutto allo scherzo di un buontempone, ma gli avvistamenti continuano.

La Cyrano Comics, associazione culturale che di fumetti (e di conseguenza di eroi in costume) mastica più di un po’, non s’è lasciata sfuggire l’occasione, e si è prontamente improvvisata cronista di questi bizzarri eventi, realizzando le interviste ai passanti che potrete ascoltare nel video che segue. In attesa di scoprire qualcosa di più sul misterioso Uomo Piccione e sulle ragioni della sua crociata personale in quel di Verona, vi rimandiamo al sito che la Cyrano Comics ha dedicato a questo nuovo, insolito fenomeno metropolitano.