I
LOVE MILINGO. A volte ritornano. Beh, quasi. Ma sì, ritornano.
Perché come scrive Thomas Mann, anche se il titolo è passato a
qualcun altro "Faraone è sempre Faraone". E in questo
caso, il Papa è sempre il Papa. Quindi sì. Ritorna a Palermo. E di
nuovo ci troviamo in uno stato di semiassedio per la venuta
dell'ospite illustre. Non posso sapere se ci saranno contestazioni,
tentazioni di satireggiare, e se verranno messe a tacere come in quelnon troppo lontano 2010. Certo che è impossibile non ricordare
quanto accaduto nella nostra libreria in corso Vittorio Emanuele.
Quando ospitavamo la mostra "La Papamobile del futuro"
(aimé, c'erano anche opere di Vincino esposte), organizzata dal
collettivo Scomunicazione. Quel famigerato striscione appeso
all'interno della vetrina di Altroquando, quel "I Love Milingo"
che attirò l'attenzione delle forze dell'ordine, era parte
integrante della mostra allestita all'interno della nostra bottega.
In seguito all'irruzione della polizia (che ricordiamo, fu filmata da
Salvatore Rizzuto Adelfio e subito resa pubblica in rete) le
polemiche fioccarono. La frase "I Love Milingo" dirà pure
poco. Non brillerà per arguzia, ma sintetizzava un semplicissimo "Io
non ci sto". E tanto bastò a suscitare una repressione. "Io
non ci sto... I Love Milingo. Uno slogan inventato lì per lì. Una
rivendicazione al diritto di dissenso da parte di un gruppo di
persone che non si riconoscevano in una città agghindata come un
presepe, prona e adorante nei confronti del capo di stato straniero.
Un dissenso innocente che evidentemente non trovava posto nella
visione di chi dirigeva i lavori. L'intervento della polizia nella
nostra libreria non fu fisicamente violento, ma le intimidazioni non
mancarono (ci fu anche chi afferrò fisicamente i lavori esposti per
la mostra con l'intenzione di smontare tutto e proferì minacce molto
gravi quando ci mettemmo in mezzo). Il dissenso non doveva esserci,
Palermo era cattolica e plaudente. E così doveva apparire.
Oggi,
che il Papa torna a visitarci, forse è il caso di ricordare questi
episodi. E confrontarci con un passato che rischia di essere presente
e futuro. I LOVE MILINGO. Aldilà della storia del vero Milingo, al
di là dell'uso tamarro della lingua inglese con tanto di cuoricino.
Ricordiamo anche che non troppo lontano da noi, una famiglia aveva
appeso un altro striscione. E quello riportava una frase del Vangelo:
«La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti?
Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!». Bene, fu
prontamente rimosso anche quello con le medesime motivazioni.
Benvenuto,
dunque, Papa Francesco. E anche se dubito molto che tu abbia voce in
capitolo su questo genere di eventi, spero che stavolta si conservi
rispetto e tutela per la libertà anche di chi dissente. Di chi spera
in altro. Perché, vedi, nella nostra Palermo ormai è storia. E I
LOVE MILINGO, oggi significa questo. Io non ci sto. Non ci sto a
sentirmi ostaggio a casa mia.