lunedì 11 ottobre 2010

Di striscioni, pubblicità e contrappassi...


A distanza di una settimana dalla visita del Papa alla città di Palermo, imbellettata dall’autorità affinché apparisse agli occhi dell’ospite illustre quanto più cattolica, plaudente e prona fosse possibile, sentiamo l’esigenza di fare qualche ulteriore osservazione in merito ai fatti che hanno visto protagonista la nostra fumetteria.

Gli eventi sono ormai noti a tutti. L’irruzione della digos nella libreria, il sequestro illegittimo dello striscione con la scritta I Love Milingo, l’inquietante video che documenta l’episodio e una lunga lista di commenti solidali o avversi. Si è giunti a due interrogazioni parlamentari, una delle quali presentata al parlamento europeo da Sonia Alfano. Si è discusso anche tanto della scritta in questione e del suo significato vero o presunto. Si è parlato di trovata pubblicitaria a nostro vantaggio e si sono sprecate analisi superficiali sulla dinamica degli eventi. Dopo circa sette giorni, vorremmo ora dire la nostra con serenità, giusto per chiarire alcuni punti che in rete sono stati oggetto di discussione in modo spesso fuorviante.

Iniziamo da questo: da dove è venuto lo striscione e la scritta I Love Milingo, che tanto clamore sta suscitando?

E’ bene ricordare che la libreria Altroquando di Palermo, pur essendo in primo luogo un esercizio commerciale volto alla vendita di fumetti, riviste e libri, nei suoi vent’anni di attività si è sempre sforzata di svolgere un ruolo di centro culturale. La fumetteria ha ospitato mostre fotografiche e pittoriche, presentazioni di libri, opere a fumetti e autoproduzioni di vario genere. Snobbata da alcuni, magari perché legati a meccanismi di promozione più convenzionali, è stata invece eletta a spazio preferenziale da altri, che forse vedono un messaggio più forte nel presentare le loro opere presso una fumetteria, luogo insolito e decisamente alternativo per la cultura nazionale. Nel corso degli anni, Altroquando ha dato visibilità a giovani artisti, divulgato nella città la cultura lgbt,  appoggiato numerose iniziative legate alla controinformazione e a battaglie per diritti fondamentali. Che la nostra libreria sia una realtà commerciale e culturale schierata a sinistra non è mai stato un segreto. Può piacere o meno, ma è così. Così com’è naturale che in certe persone le passioni sociali ardano e trovino spazio anche in quello che nasce come mero esercizio commerciale.

Detto questo, è il momento di restituire a Cesare quel che è di Cesare, confermando che qualunque iniziativa trovi ospitalità presso la nostra libreria avrà sempre e comunque la nostra irriducibile solidarietà. Dal 30 Settembre 2010 la fumetteria AltroQuando ospitava la mostra satirica intitolata La Papamobile del Futuro. Un’esposizione di vignette firmate da un gruppo di artisti noti o emergenti, come Vincino, Gianni Allegra, Roberto Perini e molti altri. La mostra, allestita dall’associazione Scomunicazione con il comitato Tutti Pazzi per il Papa, era una delle poche iniziative di pacifico dissenso organizzate in città in vista della visita del pontefice. Alla mostra erano legati gadget come magliette appositamente stampate e un video proiettato presso il nostro locale durante l’inaugurazione dei lavori. E’ da considerare naturale che in quella particolare Domenica mattina ci sia stato proposto di tenere aperto lo spazio espositivo. Proposta che la nostra libreria ha accettato di buon grado, con le conseguenze che oggi tutti conoscono.

Lo striscione con la scritta I Love Milingo era in realtà un’ulteriore installazione che integrava la mostra satirica esposta all’interno. Sul significato di questo slogan, i commenti si sono sprecati. Alla luce dei fatti di questi ultimi giorni, a noi interessa poco dibattere sull’efficacia della frase (che qualcuno ha definito “stupida e inutile”). Certo esprimeva un dissenso generico, forse approssimativo. Il medesimo significato avrebbe potuto averlo una frase come “Io sto con Galileo” o “I Love Giordano Bruno”. Non importa. O almeno non conta più. Quel che lo striscione voleva dire, con buona pace del vescovo zambiano (del quale, peraltro, oggi molti si sono dimenticati) era semplicemente un educato e generico “Io non ci sto”. E’ probabile che qualcuno (compreso chi scrive) si sarebbe magari scervellato per scovare una frase più incisiva, ma dibattere su questo è del tutto inutile. Quel che conta è la gravità dei fatti, e l’ingenuità dello slogan non fa che gettare benzina sul fuoco facendo apparire la reazione ancora più fuori luogo. La scritta I Love Milingo (di per sé innocua e goliardica) è stata trasformata proprio dagli eventi che l’hanno travolta. Come un meme che muta diventando un elemento di comunicazione che ha vita a sé. Dopo il sequestro, lo slogan I Love Milingo ha fatto il giro della rete, ed ha acquistato un nuovo significato: No alla censura della libera espressione. In sostanza, se il personaggio Milingo c’entrava poco all’inizio, c’entra ancora meno adesso. Il suo nome è entrato a far parte di un segno che veicola un significato cruciale, e il popolo antagonista della rete, d’ora in avanti, ne farà l’uso che vorrà.

Si sono levate anche più voci che ci hanno accusato di furbizia e di stare cavalcando questo spiacevole episodio per ottenere una facile pubblicità. Bene. Non si può negare che la fumetteria Altroquando abbia avuto di ritorno una certa visibilità. In primo luogo, però, il frangente che l’ha generata non è stato piacevole per nessuno dei presenti, e tanto meno era programmato. In seconda istanza, benché un vasto movimento di solidarietà si sia stretto intorno alla nostra attività, a questo non corrisponde alcun vantaggio economico. Magari perché gli eventi e le passioni suscitate non coincidono esattamente con il target della nostra clientela abituale, quella che legge fumetti. La polizia non lavora certo per noi, e l’associazione Scomunicazione non è un’agenzia di marketing. Se pure al mondo esistono individui che possono provare entusiasmo vivendo nell’occhio del ciclone, sicuramente non è così per un’attività commerciale, la quale non ha nessun vantaggio a mettersi sotto scopa come è successo, e potrebbe in futuro subire serie ripercussioni.

A proposito della nostra disavventura sono state dette tante cose. Belle e brutte. Pertinenti e prive di senso. Qualcuno, sul suo sito, ha parlato persino di un “contrappasso dantesco” che la nostra fumetteria avrebbe meritatamente patito giacché colpevole, un tempo, di avere imbavagliato un piccolo editore e aver stoppato la presentazione del suo prodotto. Nella fattispecie, un fumetto fantapolitico veicolo di una palese apologia del fascismo. Un prodotto che c’entrava con la nostra attività e il nostro orientamento politico come il diavolo con l’acqua santa.
Vogliamo davvero parlarne?

Provate a immaginare un personaggio che propone ai sacerdoti salesiani dell’istituto religioso Don Bosco di Palermo di ospitare presso il loro cineforum una rassegna di film di Tinto Brass.  Oppure un editore che per promuovere un nuovo libro celebrativo della resistenza partigiana lo propone a un centro sociale di estrema destra. Chi ha una percezione realistica del mondo e delle sue sfaccettature, non avrà difficoltà a comprendere che l’eventuale rifiuto da parte delle strutture in questione, prima ancora che legittimo, sarebbe prevedibile se non scontato. Ed è questo che è successo tra la fumetteria Altroquando e l’editore in questione. Niente di più. In realtà esiste un’enorme differenza tra invadere d’autorità lo spazio altrui imponendo il silenzio e il normale rifiuto di ospitare a casa propria un prodotto non conforme all’ideologia che si professa. Prodotto che resta comunque libero di esprimersi negli spazi a lui favorevoli. Secondo la logica applicata dal nostro detrattore, invece, qualunque casa editrice potrebbe essere accusata di censura liberticida nel momento in cui respinge legittimamente un manoscritto che giudica inadeguato alla propria griglia editoriale. Quel che sembra logico e naturale ad alcuni, pur militando in aree politiche diverse, evidentemente risulta di difficile comprensione per altri. E i rancori personali ingoiano tutto il resto, inducendo a parlare di contrappassi e quant’altro. Anche questo non ci interessa affatto.

Quel che conta davvero non è la libreria Altroquando o la scritta I Love Milingo. E neppure il conseguente strascico di commenti e insulti su Internet. La città di Palermo è stata presidiata affinché apparisse qualcosa che non è, in alcuni casi con spregio della Costituzione. Dalla rimozione occasionale della spazzatura alla “bonifica” maniacale (e controproducente) del dissenso. Le poche voci fuori dal coro che non volevano tacere sono state zittite anche perché lasciate sole dal mondo politico. Ben vengano, adesso, le interrogazioni parlamentari, la solidarietà a chi ha visto violare il proprio spazio privato e tutto il resto. Temiamo però non sia sufficiente e che l’attenzione di noi tutti farebbe a meglio rimanere desta.
Noi per vivere vendiamo fumetti, è vero. E anche i fumetti sono considerati da qualcuno una cosa “stupida e inutile” come certi striscioni. Tuttavia, la Costituzione italiana e prima ancora il senso di giustizia non lo sono. Svegliamoci, dunque. E proviamo a fare in modo, per una volta, che ciò che è giusto e onesto non trionfi soltanto nel mondo delle nuvole parlanti.


 

  [La vignetta in questo post è di Makkox]



4 commenti:

  1. Concordo al 99% con voi.
    L'1% che mi lascia perplesso è che, ribadisco che sì, avevate tutto il diritto di non vendere editori non affini al vostro schieramento politico. Tenete però presente che in una scala ipotetica dei paladini della libertà di espressione voi sareste al secondo posto, ossia dietro a chiunque pur avendo un esercizio commerciale preferibilmente schierato, o idee proprie, non ha paura a vendere e ospitare sui suoi scaffali anche voci opposte e non congeniali.

    io come acquirente preferirei entrare nella seconda libreria che nella vostra, potendo scegliere. poi se è il caso vado nelle librerie di destra per trovare cose di destra e in quelle di sinistra per cose di sinistra. i libri e i fumetti non mi fanno puzza ideologica e frequento allegramente senza problemi ogni ambiente pur essendo anche io politicamente molto schierato.

    come dire: avreste fatto miglior figura a ospitare anche quel fumetto di destra. tutto lì. per il resto naturalmente concordo con voi. in bocca al lupo e coraggio.

    cercate di essere più aperti anche a quello che vi piace meno. è un consiglio, non un ordine.

    solidarietà comunque.

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  2. Viviamo in un periodo triste, sempre più triste.
    Capire come vanno le cose è sempre più difficile.
    Rinnovo la mia solidarietà e se devo sperare in qualcosa, per il mio e nostro futuro, lo faccio nelle parole, nei pensieri, nell'arte.

    I miei saluti.

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  3. @Furio Detti

    I consigli sono bene accetti e ti ringraziamo. Ma la questione non è così schematica. Perché vedi: non tutto quello che si trova da AltroQuando può essere classificato come di sinistra. Non a caso da noi può essere acquistato Libero, Il Giornale, persino La Padania, e anche altro materiale. Ma certe cose proprio non superano il vaglio, e il prodotto in esame era davvero troppo distante dalla nostra concezione del mondo. Inoltre, una risposta a chi paragona due episodi così differenti andava data. Il rifiuto (perdonami la precisazione) non è stato dato all'editore nella sua genericità, ma al fumetto nello specifico. La perfezione (anche politica e democratica) è un'utopia che va perseguita come si può, siamo d'accordo. Ma nella fattispecie, come ho scritto, le griglie editoriali e di attività esistono. Ed è sia umano che pratico che queste vengano applicate, perché la conseguenza immediata sarebbe una grande confusione di intenti. Negarlo sarebbe come negare il proprio cammino e i propri obiettivi. Nessuno tocchi la massima di Voltaire (anche se spesso usata a sproposito) di lasciare spazio a ognuno di dire la sua. Capisco e apprezzo il tuo punto di vista (consiglio certo, non ordine). Ma ti invito a riflettere anche su un altro aspetto. Quella che proponi - sulla carta una proposta altamente democratica - potrebbe dimostrarsi facilmente il primo passo verso il qualunquismo e l'appiattimento culturale. Per non parlare della perdita della propria identità, in un paese dove monta il revisionismo storico. Noi a questo non abbiamo voluto adeguarci, e non ne siamo pentiti. La libertà di espressione va difesa a tutti i costi, così come le scelte individuali. Nello stesso modo, ognuno ha il diritto di darsi il colore politico (e il format) che vuole e rifiutare di proporre ai propri clienti qualcosa che non gradisce per più motivi. Il tuo ragionamento (che rispetto) potrebbe essere applicato anche alle griglie editoriali di case editrici e giornali in nome di una democrazia simile a un grande imbuto dove, in virtù di un principio di libertà nobile ma senza regole, andrebbe dentro di tutto in modo indifferenziato. E poi... il punto è quello. La censura d'autorità violando la Costituzione è una cosa. Dire: non appoggio perché non condivido, rivolgiti altrove, è ben altra. A proposito: sarebbe bello anche se in Vaticano e nelle parrocchie organizzassero rassegne di cinema a luci rosse. Non sarebbe anche quello un esempio di grande apertura, carità e pluralismo? Non andresti forse a messa più volentieri là dove proiettano oltre a "Marcellino pane e vino" anche "Gola profonda"? Sarebbe bello, concordo.

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  4. Apprezzo le discussioni filosofiche circa la libertà di espressione, ma per favore, passiamo ai fatti concreti (di cui non si ha traccia):
    1) il sequestro è stato convalidato dal PM entro 48 ore?
    2) se sì, per quale reato si procede? esiste un fascicolo di indagini preliminari contro ignoti o persona nota? ci sono indagati?

    Se potete gentilmente rispondere, così chiariamo la faccenda, che ovviamente non si è esaurita con l'irruzione della DIGOS (è solo il preambolo)

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