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domenica 8 aprile 2018

Torna LEGION (la seconda stagione)



L'inizio della seconda stagione conferma tutte le premesse di "Legion". E cioè che ci troviamo davanti a un titolo di origine Marvel decisamente atipico per approccio ed estetica al modo di raccontare i supereroi (o a essere fiscali, i mutanti). Collocato fuori dal canone cinematografico degli X-Men (ma neppure tanto, perché alcuni riferimenti sarebbero perfettamente in linea, ma sono soltanto mantenuti ai margini del non detto), "Legion" è una serie TV che meriterebbe un'attenzione maggiore e che dimostra il vero potenziale che il genere supereroistico avrebbe se solo si mollassero gli ormeggi dell'intrattenimento più collaudato. 


L'annuncio del film sui "Nuovi Mutanti" suggerisce una chiave di lettura horror del mito fumettistico, ma la verità è che questa strada è già stata aperta da "Legion". Il tema della psicosi e della schizofrenia fornisce una chiave allucinatoria per parlare di poteri strani, di complotti labirintici e per portare in scena personaggi visivamente bizzarri, senza chiarire mai del tutto se quello cui assistiamo ha una valenza metaforica, se è reale o frutto di uno dei deliri della personalità frammentata del protagonista. Su tutto aleggia inoltre l'ombra di David Lynch (ma anche di Jodorowsky), premendo il pedale della surrealtà e del viaggio psichedelico più che su quello del superomismo. La memoria torna alla serie britannica degli anni 60 "Il Prigioniero", pur con le sue differenze, per il senso di enigma e di sogno disperato che riusciva a comunicare. Determinanti, in questo, gli ammiccamenti ai fans più attenti, con la rivisitazione delle nayadi di Stepford (personaggi inquietanti creati da Grant Morrison durante la sua run) e il filo conduttore del Re delle Ombre che getta una luce ambigua su ogni parte del racconto.
"Legion" è un prodotto coraggioso, che merita molto pubblico in più, e che ci auguriamo decolli e continui a crescere.




giovedì 19 settembre 2013

X-Men: Ritorno al Futuro





X-Men: Giorni di un Futuro Passato, seguito ideale del film X-Men: First Class (in Italia, X-Men: L'inizio), è sicuramente il progetto cinematografico più ambizioso che abbia coinvolto finora i mutanti Marvel sul grande schermo. Rappresenta una sorta di prova del nove, che si propone tra l'altro di compattare la vecchia trilogia con la nuova serie del franchise. Innanzitutto, segna il ritorno di Bryan Singer alla regia dopo la caporetto del pessimo Superman returns, e recupera buona parte dei nomi dei primi film, in alcuni casi facendoli interagire con i propri doppi più giovani.



Il film uscirà nel 2014, e il fermento tra i fans è notevole. Non a caso, la saga a fumetti da cui il film trae ispirazione (pur prevedibilmente mettendoci del suo) è una delle run più amate della gestione Claremont. Il tema del viaggio nel tempo per provare a cambiare un domani catastrofico è uno spunto classico che ha sempre un discreto impatto se gestito a dovere. Ma personalmente, la mia maggiore attesa riguarda il ritorno di due attrici da me molto amate. Mi riferisco a Ellen Page (Hard Candy, Inception, e terza, più incisiva Kitty Pride in X-Men: Conflitto Finale), ma soprattutto ad Anna Paquin, visto che Rogue è da sempre la mia x-woman preferita. Sarà innazitutto bizzarro rivederla con la mèche candida tra i capelli dopo che per tanto tempo m'ero abituato a identificarla con Sookie Stackhouse (True Blood).

Inoltre, la Rogue cinematografica è stata presentata sin dall'inizio come un carattere ibrido, che sintetizzava elementi di Rogue con attitudini e relazioni di Kitty Pride (il legame con Wolverine), personaggio relegata nei primi due film a un ruolo di contorno. Si spera che la nuova Rogue di una Paquin più matura possa, dopo aver ceduto il passo a Ellen Page nell'ultimo titolo della precedente trilogia, acquistare spazio e carattere. Come che vada, le aspettative sono alte. X-Men. First Class era un film riuscito e la strana creatura che si annuncia questo seguito, con i suoi salti temporali e l'incrocio chimerico tra i due cast, promette un certo divertimento. Staremo a vedere, mentre il nerdometro sale a mille...


lunedì 21 febbraio 2011

Anime Marvel


Sono sempre loro, alcuni degli eroi Marvel più amati di sempre. Solo che parlano giapponese, e le tecniche per animarli sono il risultato di un ambizioso progetto della Madhouse, studio  nipponico cui già si devono gioielli come Paprika, l'ultimo film del compianto Satoshi Kon, e la serie televisiva di Death Note. Le reinterpretazioni orientali di celebri personaggi Marvel e DC non sono una novità, ma stavolta sembra di essere davanti a un lavoro particolarmente ambizioso, graficamente spettacolare e decisamente interessante. I progetti della Madhouse attualmente sono quattro.  Il primo, il cui episodio pilota è andato in onda sul canale satellitare giapponese Animax lo scorso 1 Ottobre 2010, è Iron Man, personaggio reduce dai successi cinematografici statunitensi. La vigilia di Natale è stato invece il turno di Wolverine, e adesso tocca agli X-Men, che debutteranno il primo Aprile 2011 (e non è uno scherzo). In seguito, toccherà a Blade, il cacciatore di vampiri marvelliano, affrontare il restyling nipponico e affrontare il giudizio dei suoi fans internazionali.
I promo suggeriscono che la sensibilità orientale degli artisti Madhouse infonda dirompenza a personaggi già amatissimi, e sicuramente contribuirà a un'ulteriore diffusione di questi ultimi presso il pubblico televisivo internazionale. Tutte e quattro le serie previste saranno composte di 12 episodi e presto andranno in onda anche negli Stati Uniti, sul network via cavo G4. Nulla è dato sapere se vedremo mai questi anime Marvel targati Madhouse anche in Italia. Nel frattempo, l'episodio pilota di Iron Man può essere liberamente visto sul sito di video sharing  rutube.ru. Il sito ufficiale è http://www.animax.co.jp/marvelanime/.







venerdì 11 febbraio 2011

X-Men: First Class - Il trailer


Ecco il primo trailer diffuso dalla 20th Century Fox del nuovo, atteso film dedicato ai mutanti Marvel. X-Men: First Class è diretto da Matthew Vaughn e uscirà il prossimo Giugno 2011. Non è tratto dall'omonimo spin off della serie a fumetti pubblicato qualche anno fa, ma si propone come prequel della trilogia cinematografica, e come quella rivisiterà situazioni e personaggi presentando uno scenario passato, in cui Xavier e Magneto erano ancora amici, i mutanti non si erano ancora rivelati al mondo e le basi per la creazione di X-Men stavano prendendo forma. Torna il personaggio di Mystica (ringiovanito), rivediamo Emma Frost (distrutta dallo spin off su Wolverine), e facciamo la conoscenza di Azazel, un personaggio recuperato da un ciclo a fumetti di dubbia qualità e che dovrebbe supplire un eroe invece assente: Nightcrawler. L'estetica generale del film sembra richiamare quella delle prime pellicole dirette da Bryan Singer. I mezzi ci sono. Tutto il resto è da scoprire. 

giovedì 20 gennaio 2011

X-Men: First Class - un'occhiata al cast


Come abbiamo scritto in passato, ormai la fase di lavorazione dei film, specie dei cinefumetti, si svolge quasi interamente sotto gli occhi della comunità internautica, e a parte l'eccezione di qualche titolo particolarmente blindato, i fans in attesa possono gustare (o deplorare) numerose immagini e indiscrezioni che trapelano molto prima dell'uscita dei film in questione. E' così anche per X-Men: First Class, il prequel (o riavvio?) del franchising cinematografico dedicato ai mutanti Marvel, diretto dal regista Matthew Vaughn che vede, tra gli altri, l'attore James McAvoy, protagonista della serie TV inglese Shameless, nella parte di un giovane Charles Xavier (che ha ancora tutti i capelli). Come sempre, il sito BadTaste è sulla notizia in tempo record, e ci permette di dare un'occhiata al cast, nonché di farci un'idea della direzione estetica che il film potrebbe prendere.

Nella foto in alto vediamo Michael Fassbender nei panni di un Magneto che non ha ancora intrapreso il sentiero oscuro. Moira, la genetista nei fumetti amante di Xavier (Rose Byrne), e una giovanissima, ma riconoscibile Emma Frost interpretata da January Jones (pare che la vedremo trasformarsi in diamante come nelle sue avventure più recenti). Quel che lascia perplessi è la presenza di uno strano personaggio, l'attore Jason Flemyng (Primeval) indicato come Azazel. I lettori degli X-Men ricorderanno (in tanti con orrore) la pessima run dei mutanti intitolata Draco, dove il personaggio di Azazel (un confuso mix tra alieno, mutante e demone) rivelava il suo legame genitoriale con l'X-Man Nightcrawler. Il guaio è che i film "mutanti" degli ultimi anni si sono distinti per un citazionismo selvaggio, volto a riempire occhi e memoria dei lettori, ma senza vera sostanza narrativa (la pensiamo così sullo spin off dedicato a Wolverine). E le commistioni tra vecchio e nuovo di questo prequel (per quanto sia ancora tutto da scoprire) fanno temere che questo trend non sia stato abbandonato.


La seconda foto sembra confermare il mescolamento delle carte e l'alto rischio di contraddizione (e ci chiediamo ancora, ma è un prequel o un reboot?). Tuttavia ci incoraggia vedere un make up curato e alcuni personaggi potenzialmente interessanti. Altri sono invece dei graditi ritorni (retrospettivi). Ritroviamo la Mystica squamosa e blu, qui interpretata da Jennifer Lawrence, e Hank McCoy-Bestia, Nicholas Hoult. Il già citato McAvoy come giovane Xavier e, a sorpresa, Havock (il fratello minore di Ciclope, l'attore Lucas Till, con tanto di cerchi concentrici come stemma) e Angel, la ragazza insetto creata da Grant Morrison nel suo ormai celeberrimo ciclo.


Un interprete di lusso è stato reclutato per quello che sarà il villain del film. Kevin Bacon, attore duttile ed espressivo, non è mai diventato propriamente una delle star più celebrate da Hollywood, ma rimane indiscutibilmente uno dei volti cinematografici più amati degli ultimi decenni. Dagli esordi nella soap Sentieri e nel prototipo slasher Venerdì 13, Bacon ha fatto una gavetta di tutto rispetto, spesso accanto ad attori del calibro di Meryl Streep (Il Fiume della Paura), Gary Oldman (Legge criminale), e Julia Roberts (Linea mortale). In X-Men: First Class, Kevin sarà Sebastian Shaw, uno dei villain più popolari della storica gestione di Chris Claremont sulla testata Uncanny X-Men. Tutto fa arguire, quindi, che questi Uomini X appena formati dovranno vedersela con il Club Infernale, un esclusivo circolo borghese i cui soci amano vestire all'antica e ispirarsi, per i loro ruoli, ai pezzi degli scacchi (come la Regina Bianca, inizialmente loro alleata), ma che in realtà nasconde una società mutante criminale.
Comunque vada, gli X-Men stanno per tornare al cinema, e sarà interessante scoprire se la loro popolarità sul grande schermo reggerà il confronto con la pletora di altri eroi in tuta pronti ad assaltare le sale.

lunedì 21 dicembre 2009

Supereroi - Le grandi saghe: X-Campus

I lettori italiani lo hanno atteso a lungo con curiosità. In tanti, su Facebook e sui forum, trepidavano per  vedere sbarcare nel nostro paese la versione italiana dei mutanti protagonisti di "X-Campus", la serie commissionata dalla Marvel alla Red Whale, medesimo studio cui si deve il successo storico di "Monster Allergy", sempre a opera di Francesco Artibani. Un'attesa di qualche anno terminata in un modo forse  inatteso, con la pubblicazione della miniserie nella collana da edicola "Super-Eroi – Le Grandi Saghe". Scelta bizzarra, visto che "X-Campus" è attualmente l'unico titolo inedito finora pubblicato in questa collana, risultando anche discretamente fuori asse, per tono e contenuti, rispetto alle uscite precedenti. Soprattutto considerato il target cui la miniserie è destinata.

Infatti, ci troviamo davanti a un progetto del tutto diverso e per alcuni versi più ambizioso dei primi esperimenti italici svolti dalla Marvel negli anni trascorsi. “L'Uomo Ragno: Il Segreto del Vetro” e “Devil e Capitan America: Doppia Morte”, erano stati concepiti come racconti autoconclusivi, piccoli divertissemant firmati da autori nostrani di alto profilo (Tito Faraci ai testi, Giorgio Cavazzano e Claudio Villa ai disegni). Esperimenti interessanti, ma troppo circoscritti per lasciare un'impronta profonda. "X-Campus" nasce, invece, per poter crescere. Per svilupparsi di capitolo in capitolo, presentando alla fine un'architettura elaborata le cui radici affondano in una tradizione narrativa e grafica tutta italiana. Inoltre, a differenza dei già citati Devil e Spider-Man, affidati a Faraci, Cavazzano e Villa, i giovani mutanti di "X-Campus" sono stati immaginati per parlare a un pubblico di adolescenti, che conosce la saga degli X-Men soltanto attraverso le versioni cinematografiche o che vi si accosta per la primissima volta.

Francesco Artibani è uno sceneggiatore che non ha bisogno di presentazioni. Già con “Monster Allergy” si è ritagliato la sua fetta di popolarità, dimostrando di essere uno degli autori italiani più duttili, capace di gestire con disinvoltura un linguaggio di confine, dove l’avventura per ragazzi è scandita da invenzioni non scontate. Su "X-Campus", Artibani si è giovato della collaborazione di Michele Medda (Nathan Never, Legs Weaver), che firma alcune delle sceneggiature. Il risultato è un piacevole otto volante, in cui il vecchio e il nuovo si incontrano e si intrecciano con divertimento portando in scena i personaggi più carismatici della saga mutante. Artibani e Medda rielaborano il mito degli X-Men in modo da farlo ripartire da zero, pur seminando lungo il racconto una quantità di elementi iconici che strizzano costantemente l’occhio ai fans meno giovani. Un’ambientazione scolastica, popolata da mutanti adolescenti totalmente reinventati, e anche un nuovo teatro per l’azione. Sede di questi futuri X-Men non è la famosa “Scuola per giovani dotati” del professor Xavier, ma l’istituto della fondazione Worthington, che fa capo all’abbiente padre del giovane Warren, a sua volta mutante dalle ali d’angelo.

Davvero interessante l’idea di presentare Xavier e Magnus-Magneto (da sempre contrapposti) come due
docenti dalle diverse visioni educative. Insegnante di biologia e teorico della pacifica convivenza, il primo. Insegnante di storia e cinico manipolatore il secondo. Da notare il cambiamento di Magneto rispetto alla sua figura classica. Non più ideologo della lotta armata mutante contro ogni illusione integrazionista, ma rappresentante di un’élite che in virtù dei suoi poteri aspira a formare una nuova e spregiudicata classe dirigente. Altra curiosa variazione riguarda la macchina cerca-mutanti Cerebro (qui ribattezzata Cyberno) che nelle mani di Magneto anziché di Xavier, diventa il simbolo di un famelico potere orwelliano. La contrapposizione ideologica tra Xavier e Magnus, benché rivista secondo un’ottica più schematica, è descritta in modo vivace, e le scaramucce tra i due schieramenti di studenti contrapposti scandiscono con brio il procedere della saga.  Rogue conserva l’essenza del suo personaggio, prende qualcosa in prestito dal suo corrispettivo cinematografico, e si rivela un buon testimone per lo sviluppo della storia. Divertente la caratterizzazione impacciata di Ororo (“sembra il nome di un pappagallo!”) e delizioso il pingue e geniale Hank, forse il personaggio più vicino alla sua matrice originale.

Certo, "X-Campus" è un prodotto pensato per sdoganare presso lettori giovanissimi personaggi ormai entrati nell’immaginario popolare, e alcune soluzioni di comodo forse erano commercialmente inevitabili. Wolverine, qui chiamato semplicemente Logan, risulta la figura più stereotipata del cast. Trasfigurato in un adolescente dal carattere spavaldo e incline alla rissa, il personaggio conserva gli aspetti più superficiali del suo omologo adulto, ma senza mai brillare, neanche quando sfodera gli artigli, finendo alla fine della fiera col recitare il ruolo stravisto del bullo arrogante ma eroico. Il racconto, peraltro, inciampa alle volte in passaggi poco chiari che potrebbero risultare fastidiosi per il lettore meno giovane. Risulta nebulosa l’organizzazione della scuola, che si pensa fondata appositamente per i mutanti, ma nella quale sembrano comparire a volte anche studenti ordinari, del tutto inconsapevoli dei poteri dei compagni (la scena di Rogue in palestra). Alcuni passaggi hanno una dinamica oscura (se Scott non controlla i suoi raggi ottici, perché quando sente arrivare una crisi si toglie gli occhiali che dovrebbero schermarli?) e altri possono apparire gratuiti (il segreto di Jean Grey, che finisce col banalizzare un personaggio che già esibiva un restyling molto interessante). Ma è probabile che il target predestinato, quello degli adolescenti, non patirà alcun disagio da questi piccoli nei, giacché la vicenda si sviluppa in modo frizzante, e anche se alcune battute sono di grana un po’ grossa, la lettura rimane godibile. Bella la rivisitazione dell'esordio del Fenomeno, intrigante la caratterizzazione del giovane Kurt e divertente la sottotrama legata alle Sentinelle e al diabolico Trask.

I disegnatori Denis Medri, Roberto Di Salvo, Alessandro Vitti,  Gianluca Gugliotta e Marco Failla, riescono nel compito non facile di tradurre delle notissime icone Marvel in un linguaggio grafico che possa risultare gradevole tanto al quattordicenne che al lettore scafato, e pur conservando una riconoscibilità stilistica affatto personale, producono otto capitoli piacevolmente armonici. La colorazione di Sergio Algozzino, Fabio Bonechi, Cecilia Giumento, Giovanna Niro e Davide Amici, suggella un lavoro di squadra di per sé riuscito.
In Francia, dove è stato pubblicato in modo seriale, "X-Campus" è stato premiato alla diciottesima edizione del festival Bulles en fureur come miglior fumetto per ragazzi del 2008 nella categoria preadolescenti. Il premio è stato attribuito da una giuria composta da 600 ragazzi provenienti da tutti i distretti francesi. In Inghilterra ha già avuto un’edizione in volume, e così giunge oggi anche in Italia, in un formato in realtà penalizzante per il pubblico cui si rivolge, mentre in America (altro paradosso) non ha ancora visto la luce. Voci non confermate parlano di un ulteriore edizione italiana, sempre (e inutilmente) in versione paperback. Dall'introduzione dello stesso Artibani al volume si evince che l’intero progetto abbia avuto una gestazione travagliata, con molte modifiche alla trama in corso d’opera. Nella prima versione della miniserie, l’occhio alieno della vicenda avrebbe dovuto essere il giovane Scott Summers, protagonista della storia assieme al fratello Alex. Nella versione definitiva è diventato centrale il personaggio di Rogue. E' probabile che in quegli anni, poiché nei cinema di tutto il mondo stava uscendo "X-Men 2", la Marvel abbia chiesto espressamente che la giovane mutante, centrale nel film, diventasse la protagonista della serie. Detto fatto. E non è neppure un gran male. Quel che lascia sicuramente perplessi, è la scelta di presentare "X-Campus" nella collana "Supereroi – Le Grandi Saghe", in mezzo a opere già edite e dai contenuti rivolti decisamente a un pubblico diverso. Quasi ci si volesse cavare un dente, e zittire senza troppo impegno le tante voci che da tempo chiedevano la pubblicazione italiana di questo fumetto. Un peccato non poter scoprire l’effetto che "X-Campus" potrebbe avere sul suo pubblico naturale se presentato con la giusta cadenza e nella giusta veste. Una pubblicazione in albi che segua il modello di "Monster Allergy", e possa costruire nel tempo la sua vera base di lettori.


Nel secolo trascorso, il fumetto italiano ha dimostrato di saper dire la sua e di potere arricchire di sensibilità peculiari i personaggi iconici creati da Walt Disney. I quarantenni italiani di oggi sono cresciuti leggendo le avventure di Paperino e soci scandite al ritmo di un cuore autoctono. Sarebbe bello se la Panini Comics non lasciasse bruciare un’occasione per il rilancio in chiave italiana di un franchise ormai mitico. Un mito, quello degli Uomini X, oggi anche un po’ italiano, che aspetta solo – come il giovane Warren – di poter spiegare le sue ali.

Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.


[Articolo di Filippo Messina]