Rick Veitch, un fumettista underground innamorato dei supereroi. Talmente estroso e in gamba da subentrare al timone di Swamp Thing subito dopo il celebrato ciclo del bardo Alan Moore, e di andare via (dalla testata e dalla casa editrice) quando si vede bocciare un progetto considerato troppo ardito per i tempi. Autore di opere iconoclaste, stravaganti, profonde, divertenti. E di The One, che si propone (a metà degli anni 80) come "l'ultima parola sui supereroi". Per lo stesso Alan Moore, che firma la prefazione all'edizione in volume, The One e Veitch hanno anticipato l'ondata di rinascimento supereroistico che vede il suo picco di maggiore visibilità in Watchmen. Ma The One, pur parlando di supereroi, va molto oltre. Quando il fumetto è figlio dei suoi tempi, ma è capace anche di crescere e camminare sulle sue gambe, senza data di scadenza. Ed è satira, fantasia, divertimento. E ci parla di noi, di quanto potremmo o dovremmo essere migliori.
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sabato 10 settembre 2016
giovedì 1 settembre 2016
Il Pazzo Mondo a Stelle e Strisce di Tom Tomorrow (progetto crowdfunding)
Appoggiamo il crowdfunding per "Il Pazzo Mondo a Stelle e Strisce": un volume che raccoglierà il lavoro satirico firmato da Tom Tomorrow nell'arco di anni (ed eventi storici) di lavoro. Un'impietosa caricatura del volto oscuro dell'America negli ultimi decenni, alla vigilia delle prossime, discusse, elezioni presidenziali.
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martedì 26 maggio 2015
Gesù: l'affare Chiesa - Islam
Giuseppe
Polliceli su Libero, 18 maggio 2015:
"Oggi sbeffeggiare Gesù non è da temerari, ma da pavidi e da conformisti: ci si dedichi piuttosto all’islam o all’ebraismo. Poi quest’immotivata acredine nei confronti della religione che è uno dei cardini della nostra civiltà - e quindi della nostra identità di italiani e di europei - è una spia inquietante del vuoto morale e culturale di cui l’Occidente è preda, e dietro a cui si cela un inesplicabile e ingiusto odio verso di sé"
Stavolta
non ci preme parlare
di fumetti, ma piuttosto
dei toni di una polemica
innescata da un fumetto. La pubblicazione di “Gesù”,
miniserie
di Stefano
Antonucci e Daniele Fabbri edita
da
Made in Kina, ha
suscitato un commento sul quotidiano “Libero” che torna
ciclicamente in rete quando si parla di satira e religione cattolica.
Le parole “...ci
si dedichi all'Islam o all'ebraismo”
ispirano una risposta circostanziata.
Il
nostro intento, dunque, in questa sede, non è recensire l'opera di
Antonucci e Fabbri, né prendere posizione sulla qualità del
prodotto e neppure sviscerare il controverso concetto di satira.
Proviamo
soltanto
a riflettere sui toni e parole usate da “Libero”
e ampiamente diffuse sui social network, e a spiegare perché
–
a nostro parere –
gli
argomenti usati non siano accettabili al pari (per qualcuno) di una
presunta offesa alla religione.
Le
parole usate dal giornalista Giuseppe
Polliceli, in
realtà, sono già sentite. L'eco di una formula che si affaccia in
rete ogni qual volta nel nostro paese è pubblicata un'opera (a
fumetti o altro) ritenuta blasfema o comunque irridente alle figure
cardine del cattolicesimo (un esempio su tutti, la prima edizione
italiana del fumetto “Dicks”
di Garth Ennis, oggetto sul forum del sito ComicUS di aspre
polemiche). Formula che potremmo riassumere in poche parole che
sintetizzano il pensiero espresso su Libero
e che afferma: “Oggi
in Italia è “figo” scherzare in modo volgare sulla religione
cattolica... mentre non vi
azzardate a toccare
l'Islam perché vi
farebbero la pelle.”
(sic!)
Tenteremo,
qui, di esprimerci nel modo più urbano possibile. Troviamo questa
formula molto discutibile se non del tutto fuori luogo.
L'affermazione “è facile ridicolizzare Cristo piuttosto che
l'Islam!” non solo semplifica in modo eccessivo la questione, ma
risulta addirittura controproducente per chi si propone di muovere
una critica al contenuto satirico-blasfemo in esame. E questo perché
appare come l'intreccio di due atteggiamenti non brillanti:
vittimismo e una velata minaccia mafiosa.
Affrontare
l'annosa questione che anche la satira può essere valutata in base a
qualità e livello, ci porterebbe in questa sede a parlare d'altro.
Esaminiamo, invece, gli argomenti usati per muovere la critica. Tanto
per cominciare, l'Islam non è mai stato al riparo da intenti
satirici. C'è stato e c'è chi si dedica a quella fetta di realtà,
come purtroppo c'è anche chi è stato ucciso per averlo fatto. Se in
Italia prevale la satira sul cattolicesimo non è un fatto casuale o
di comodo. In Italia, il cattolicesimo continua di fatto a essere la
religione di stato, e in quanto tale è un cardine del quotidiano con
il quale ogni cittadino deve fare i conti, che sia di fede cattolica
o meno. L'Italia è un paese dove troviamo il crocifisso appeso nella
maggior parte dei luoghi pubblici, dal momento che si tende a dare
per scontato che la maggioranza sia cattolica o semplicemente non dia
troppa importanza a questa consuetudine. Però, se qualcuno manifesta
la proposta di toglierlo per dare voce a un'istanza di maggiore
pluralità delle idee, scattano immediatamente dei meccanismi di
difesa. La satira ha sempre riguardato le dinamiche di potere e i
messaggi forti volti a veicolare la cultura dominante presso un dato
popolo in un determinato momento storico. In Italia c'è il Vaticano,
non la Mecca. La fede professata dalla maggioranza è quella
cattolica, non quella musulmana. Dire “prova a
prendertela con l'Islam” è come dire: «Ti
permetti di bullizzarmi perché non è mia abitudine
reagire in modo violento. Ma se vai dal uno più
grande, più grosso e abituato a menare le mani,
quello di farà nero. Vai a punzecchiare lui se ti senti così
forte... così poi mi sai dire.»
C'è
palesemente del vittimismo, ma emerge (per quanto tra le righe) anche
qualcosa di minaccioso (e sottilmente portatore di pregiudizio, dal
momento che non tutti gli islamici vivono la loro religioni in
termini integralisti e sono dediti alla violenza). Ma se proprio
vogliamo stabilire chi è David e chi è Golia sul ring della satira
e della lettura goliardica della figure religiose, il ruolo del
gigante, del più potente, spetta alla Chiesa Cattolica. E'
innegabile che siano realtà di matrice cattolica a condurre campagne
contro determinati diritti e a schierarsi a fianco di determinate
logiche di potere. Solo per citare un'immagine mediatica rimasta
nella storia: a suo tempo, l'arcivescovo di Santiago del Cile non ha
mai negato la pubblica comunione al dittatore criminale Pinochet, il
quale non aveva remore ad affermare che “lo Spirito Santo era
anticomunista”. Tornando a bomba nel nostro paese e nel nostro
tempo, quello dei social. Oggi ci si imbatte anche in una forma di
negazionismo che afferma l'assoluta ininfluenza dell'istituzione
ecclesiastica nei confronti delle scelte terribilmente conservatrici
dei nostri politici. Eppure viviamo in un paese dove il Papa fa
notizia anche solo affacciandosi alla finestra. Un paese dove destra,
sinistra e centro sono state frullate, shakerate e mescolate in un
cocktail dagli ingredienti ormai indistinguibili, ma nel quale non è
difficile riconoscere il sapore della cultura cattolica e i fantasmi
irriducibili delle logiche democristiane.
Nel
1869, poco prima della breccia di Porta Pia, Papa Pio IX si affrettò
a rafforzare il potere temporale del pontificato promulgando,
nell'ambito del Concilio Vaticano I, il dogma di infallibilità del
pontefice in materia di fede. Non era una questione peregrina,
giacché la maggior parte delle famiglie regnanti nell'Italia del
Risorgimento erano cattolicissime. Di conseguenza, essere considerato
infallibile, per il pontefice, significava dettare l'agenda morale a
una larga fetta del quadro geopolitico del suo tempo. Inoltre, i
raporti tra Chiesa e Stato non sono mai stati indipendenti, ma
regolati da complessi e discussi rapporti diplomatici. La relazione
regolata dalla Legge delle Guarentigie continuò la sua corsa con i
Patti Lateranensi sottoscritti nel 1929 da Benito Mussolini,
riconosciuti in seguito, con la nascita della Repubblica, anche
nell'articolo 7 della Costituzione Italiana. E' del 1984 la revisione
dello stesso firmata dall'allora presidente del consiglio Bettino
Craxi con l'istituzione del famoso Otto per Mille alla Chiesa
Cattolica. Il cammino della chiesa, insomma, è sempre stato
intrecciato con quello della politica italiana, e questo per
oggettivi motivi storici. Negare l'influenza più o meno diretta
sulle dinamiche politiche odierne sarebbe pertanto una grossa
ingenuità.
Ma
torniamo a parlare di satira,
e di simboli.
Una
celebre vignetta del cartoonist americano Don Addis porta in scena un
personaggio (simbolo dell'estremismo cattolico) che brandisce una
grande croce con la quale, come fosse una mazza, picchia
selvaggiamente sulla testa un altro personaggio (simbolo
dell'ateismo) e lo insulta, dandogli dell'idiota, del pervertito,
bastardo... immorale... spazzatura... comunista! Il
secondo quadro della vignetta ci mostra l'ateo che, persa la
pazienza, ha strappato di mano la croce usata come dall'altro per
picchiarlo e fa per spezzarla. Il cattolico grida subito: «Porta
un po' di rispetto!»
Qualcuno
ha detto anche che è ipocrita dire che usare la figura di Gesù non
è necessariamente un'offesa alla sua persona o ai suoi insegnamenti,
ma il vero obiettivo è l'istituzione cattolica e l'uso che fa delle
sue icone. Che incidentalmente sono Gesù e la sua croce, questo è
un dato di fatto.
Se
vogliamo parlare di ipocrisia ci addentriamo in un territorio
delicato. Proviamo a consideriamo una cosa.
A
volte s'incontra e chi dice che i Vangeli sarebbero portatori di
istanze “maschiliste”. In realtà è vero il contrario. Al tempo
di Gesù, la donna aveva uno status giuridico molto simile a quello
di un bestia. Poteva persino essere ceduta, regalata, venduta. Se una
donna commetteva adulterio veniva lapidata. L'uomo era lapidato
soltanto se commetteva adulterio con la moglie di qualcun altro. Ma
se la donna con cui andava era nubile, nessuno ci faceva troppo caso.
Nei Vangeli si riscontra una grossa rivalutazione della figura
femminile. E non solo per la presenza della Madonna, madre del
messia, ma per numerosi personaggi significativi. La Samaritana, cui
Gesù rivolge la rivelazione sull'acqua di vita. La vedova che dona
l'obolo ed è elogiata da Gesù perché a differenza degli uomini si
è privata di qualcosa, mentre gli altri hanno donato il superfluo.
L'episodio di Marta e Maria. Marta si occupa delle faccende
domestiche, mentre Maria, ai piedi di Gesù, ascolta i suoi
insegnamenti. Marta si rivolge a Gesù chiedendogli di esortare sua
sorella ad aiutarla nei lavori di casa. La risposta di Gesù è:
Maria ha scelto la parte migliore. Cioè, Maria non vuole limitarsi
alle faccende di casa, ma desidera capire, ascoltare, studiare e
progredire.
Quindi,
nei Vangeli, la figura della donna è trattata in un modo per il suo
tempo addirittura rivoluzionaria. Fa riflettere che nella struttura
della chiesa cattolica, alla donna sia precluso lo stesso cammino
ministeriale dell'uomo. Alla donna suora è riservato un ruolo di
ausiliaria e non può amministrare i sacramenti, non potrà mai
diventare un sacerdote a prescindere dalle sue qualità e
attitudini... in quanto donna. La chiesa cattolica è rimasta
ancorata a dei limiti culturali che gli stessi Vangeli cercavano di
superare. Quindi stiamo attenti quando parliamo di simboli e di
ipocrisie, e impariamo a distinguere Cristianesimo da Cattolicesimo
istituzionale, evolutosi dall'opera di San Paolo e sviluppato
successivamente dai padri della chiesa. Ciascuno è libero di
accettare le norme morali che ritiene più giuste e la fede è un
fatto privato degno di rispetto. Ma nel momento in cui un'istituzione
religiosa pretende di sconfinare e mettere becco nei diritti di chi
ha scelto una fede diversa o di non averne nessuna, pur pagando
onestamente le tasse come qualunque cittadino italiano osservante...
è allora che scatta il diritto di satira. Non puoi darmi
dell'idiota, del pervertito, dell'immorale e pretendere che non ci
sia una risposta. A volte risposta che a volte può suonare
esasperata, volgare, ma che va comunque contestualizzata. La formula:
“non te la prendi con l'Islam perché quelli ti
ammazzerebbero”... non rende migliori di chi ti critica.
E questo a prescindere dalla qualità della critica. Anzi, tradisce
una povertà di argomenti.
Per questo, a nostro umile
avviso, eviteremmo questa formula, a sua volta e a suo modo volgare e
violenta, e cercheremmo argomenti più profondi. Il diritto di
replica è sacrosanto, ma per funzionare necessita di argomenti
ragionevoli, e farlo suonare come una puerile e minacciosa
recriminazione non è mai d'aiuto quando si vuole avere un dialogo.
Se... si vuole avere un dialogo.
E per concludere: forse (solo
forse) la satira, anche la più grassa, la più goliardica e
scomposta, svolge pure questa funzione. Causare l'emergere di
contraddizioni, di riflessioni e possibilmente di confronti più
costruttivi.
[Articolo di Filippo Messina]
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mercoledì 7 gennaio 2015
Charlie Hebdo: cancellare con il sangue
Per Charb, Cabu, Wolinski, Tignous... e tutte le altre vittime dell'ennesima, insensata strage.
L'ultima vignetta firmata da Charb sta facendo in queste ore il giro del mondo. Una scritta recita "Ancora nessun attentato in Francia". Al centro dell'illustrazione, un uomo armato dice: "Aspettate! Abbiamo ancora tutto Gennaio per porgere i nostri auguri!".
Sembra quasi una risposta. O un meccanismo profetico. O è soltanto la beffarda dinamica di eventi che rotolano come i macigni in una frana, all'interno di un quadro politico internazionale sempre più fuori controllo, dove spesso si ripete che le ideologie sono morte. O che dovrebbero esserlo. Ma dove a non essere morta è soltanto la capacità umana di odiare, di nuocere e seminare ingiustizia, a prescindere da quale sia il punto di partenza che si ritiene di avere intrapreso.
Oggi il settimanale satirico francese Charlie Hebdo è stato teatro di una vera azione di guerra, dove si è consumata una strage che conta (finora) dodici morti e diversi feriti. A cadere, tra gli altri, ci sono stati il direttore della rivista (lo stesso Charb) e i noti vignettisti Wolinski, Tignous, Cabu. Nelle ultime ore è stata confermata anche la morte dell'economista francese Bernard Maris. Un gesto barbaro e inutile, che qualcuno - giustamente - già definisce "un bel regalo alla destra antislamica".
Se questo gesto si proponeva di cancellare il sorriso in nome di qualcosa o qualcuno, lo ha cancellato dalla faccia di quella parte di mondo che ancora si ferma a pensare. E d'un tratto i cieli di questo 2015 appena iniziato si fanno ancora più bui di quelli di ieri. Per tutti. Anche per chi non apprezza la satira e non si sofferma a leggere vignette.
Carlo Gubitosa, direttore della rivista satirica italiana Mamma! ha commentato sulla sua pagina Facebook: «La strage delle matite spezzate a Parigi è il nostro ground zero. Letteralmente il livello più basso raggiunto dall'incultura e dall'inciviltà in Europa nel dopoguerra.»
E' vero. Dopo i fatti di oggi, la satira non potrà essere più vissuta come prima. Il fanatismo religioso (forse) o un'altra devianza ancora più contorta, ha fatto fuoco contro chi viveva di pensieri condivisi, cercando di tenere alto l'umore, e contro la manifestazione pacifica di dissenso. In poche, banali parole, si è sparato contro una libertà fondamentale. Quella di esprimere le idee per immagini, uno strumento di confine tra il sentire intellettuale e quello popolare. Spesso capace di germinare nelle menti più di mille parole, e forse proprio per questo disprezzato e temuto da alcuni. Sicuramente ci attendono giorni di discussione, di scontri, confronti, polemiche... e retorica. Già si parla di martiri della nona arte. E chissà, forse è vero. O è semplicemente inaccettabile (dolorosamente demenziale) che si debba morire così, con una matita in mano... e che l'assassinio debba essere ricondotto a uno scenario politico che si colloca oggettivamente tra i più drammatici e gravidi di follia che la storia contemporanea conosca. Scenario che oggi si fa, se possibile, ancora più cupo, ancora più alieno e impervio da affrontare. Troppo profondo è il pozzo di ignoranza e di oscurantismo che ha cancellato in un attimo tante vite. Che ha spezzato, tra quelle esistenze, delle matite da sempre antagoniste e al servizio di un'informazione non scontata.
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