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domenica 5 febbraio 2017

Teknophage [di Neil Gaiman, Rick Veitch, Bryan Talbot]


Una perla nascosta, sepolta dal boom commerciale del fumetto nell'America degli anni 90 e dal suo successivo ridimensionamento. Una piccola casa editrice ha un'idea, e una trinità di artisti a livelli eccelsi: Neil Gaiman, Rick Veitch e Bryan Talbot, porta in scena una parabola fantascientifica dall'aspro sapore satirico. Divertente e disturbante nello stesso tempo, Teknophage è una metafora d'eccezione che non tramonterà mai. La dimostrazione di quanto il fumetto possa essere veicolo di argomenti forti, e di simboli scomodi. Un tesoro cui dare la caccia e da recuperare al più presto.


Aquista “Teknophage” (in inglese) su Amazon: http://amzn.to/2k96jCR

sabato 10 settembre 2016

The ONE - L'ultima parola sui supereroi [di Rick Veitch]


Rick Veitch, un fumettista underground innamorato dei supereroi. Talmente estroso e in gamba da subentrare al timone di Swamp Thing subito dopo il celebrato ciclo del bardo Alan Moore, e di andare via (dalla testata e dalla casa editrice) quando si vede bocciare un progetto considerato troppo ardito per i tempi. Autore di opere iconoclaste, stravaganti, profonde, divertenti. E di The One, che si propone (a metà degli anni 80) come "l'ultima parola sui supereroi". Per lo stesso Alan Moore, che firma la prefazione all'edizione in volume, The One e Veitch hanno anticipato l'ondata di rinascimento supereroistico che vede il suo picco di maggiore visibilità in Watchmen. Ma The One, pur parlando di supereroi, va molto oltre. Quando il fumetto è figlio dei suoi tempi, ma è capace anche di crescere e camminare sulle sue gambe, senza data di scadenza. Ed è satira, fantasia, divertimento. E ci parla di noi, di quanto potremmo o dovremmo essere migliori. 

venerdì 27 marzo 2015

Fumetti in soffitta: Brat Pack di Rick Veitch


Ci sono fumetti che o non arrivano in Italia o - nella migliore delle ipotesi - fanno una fugace apparizione per poi sparire, affondando nei meandri dell'editoria nostrana come in una palude, e restando relegati a tempo indeterminato in una sorta di soffitta virtuale. Un limbo dove sono ammucchiati oggetti dismessi, senza che questo li renda necesariamente meno pregiati.

Questa sorte, nel nostro paese, è toccata a gran parte della produzione di quell'autore straordinario che è Rick Veitch, autore di The One e Abraxas e il terrestre, solo per citare due dei titoli ancora reperibili sul suolo italico.


Spendiamo due parole a proposito di Brat Pack, uno dei capolavori assoluti di Rick Veitch. Un fumetto pubblicato in America nel 1990, prima dei fasti dissacranti di Garth Ennis e Mark Millar. Prima di The Boys e di tutte le letture trasgressive del genere supereroistico che oggi tirano tanto. Rick Veitch, ispirandosi in parte all'evento mediatico che fece da cornice alla morte di Robin-Jason Todd sulle pagine di Batman, dice la sua sul rapporto tra vigilante e sidekick. E lo fa con un affresco a tinte fortissime, direi acide, dell'intero cosmo degli eroi in tuta, portando in scena una versione mai così perversa e corrotta della Justice League. 

Vanità, commercio, fanatismo, perversione, profitto... e l'antico sospetto di pedofilia tanto caro a moralisti superficiali, grandi avversari del fumetto come fu Fredric Wertham, qui sono raccontati come la norma nel quotidiano di quello che siamo abituati a chiamare "supereroe". In questa visione pessimista, gli eroi non esistono. Esistono solo gli idoli. E forse la cosa migliore da fare per essere liberi, sarebbe abbatterli. Non a caso il misterioso villain, motore del racconto si chiama Doctor Blasphemy (in italiano: Dottor Bestemmia).

Un autore notevole (qui nella sua veste totale di sceneggiatore e illustratore) ingiustamente poco noto nel nostro paese. Brat Pack fu pubblicato molti anni fa dalla defunta etichetta indipendente Phoenix, curata da Daniele Brolli. Più recentemente (ma parliamo di almeno cinque anni fa), era stata annunciata una ristampa in volume dalla Comma 22 (sempre lo zampino del buon Brolli). Purtroppo da allora, per ragioni ignote, non se n'è saputo più nulla. Un vero peccato. In un mercato che gira su se stesso ungendo gli ingranaggi con i nomi dei soliti noti, avremmo un gran bisogno di recuperare Rick Veitch e la sua visione disillusa (e graffiante) sui nostri sogni ancora fin troppo ingenui.



lunedì 18 luglio 2011

Abraxas e il Terrestre


Anche chi non l’ha letto, ne avrà certamente sentito parlare, dato che è uno dei romanzi più famosi della letteratura mondiale. Sto parlando di Moby Dick di Herman Melville, di cui nel tempo le riedizioni illustrate, animate e cinematografiche sono state tante da non potersi contare. L’ho letto parecchi anni fa, ma ne ricordo ancora bene alcune scene cardine. Chi pensa che sia solo un libro di avventure per ragazzi si sbaglia di grosso. È opinione unanime dei critici letterari che l’opera di Melville sia una metafora del comportamento umano, in particolare di quell’aspetto tutto proprio della nostra razza che va sotto il nome di ossessione. La balena bianca è quel qualcosa di  angosciosamente irraggiungibile cui tutti tendono nella vita, chi più chi meno, e che arriva a dominare la mente dell’uomo al punto che ogni altro pensiero passa in secondo piano. Perché sto parlando tanto di Moby Dick? Perché questo fumetto, interamente scritto e disegnato da Rick Veitch, ne è una brillante reinterpretazione contemporanea. Ma se fosse solo questo magari non ne avrei parlato. È ovvio che c’è di più.
Il giovane Isaac, scienziato che studia il verso delle balene come forma di comunicazione, viene rapito da una sorta di astronave a forma di albero, guidata da strani individui che dell’essere umano hanno poco o niente. In breve, Isaac scopre che si tratta di una nave il cui equipaggio va a caccia di balene, solo che questa nave e queste balene non si trovano in un comune oceano, ma nello spazio. Tutta la vita del mare come la conosciamo è riportata alla dimensione spaziale. Ci sono porti, attracchi, cantieri, taverne, marinai e storie. Ma c’è anche qualcosa di diverso. Degli strani medici (chirurghi, per essere precisi) chiamati Xlexu, che hanno l’aspetto di enormi mantidi verdi, hanno la capacità di modificare gli esseri viventi facendo acquisire loro proprietà straordinarie. Isaac è stato rapito perché i chirurghi Xlexu lo modifichino sfruttando le sue doti di ascoltatore del canto delle balene. Questo perché lo scopo del capitano è quello di trovare e uccidere Abraxas, una gigantesca balena rossa con due corni ai lati della testa. Ma nel destino di Isaac c’è di più che diventare un brutale strumento di caccia nelle mani del capitano. Secondo un piano ordito dagli Xlexu, Isaac è il prescelto per arrivare ad un nuovo stadio evolutivo, in cui l’anima, e non il corpo, acquisisce rilevanza nella determinazione dell’esistenza dell’essere vivente. L’anima di Isaac dovrà entrare in contatto e fondersi con Abraxas, per liberare finalmente la sua vera potenzialità e aiutarlo a condurre le anime di tutti coloro che lo meritano verso la fusione con altre balene, preservandone la specie e salvandole da un destino di annullamento.

Nell’opera di Veitch troviamo quindi tutti gli elementi classici di Moby Dick, sia figurativi che concettuali, ma c’è anche qualcosa di più. Al motivo della ricerca ossessiva del mostro da uccidere e a quella della denuncia di una pratica violenta come la caccia alle balene, Veitch aggiunge il tema dell’evoluzione umana. Tema che forse gli è caro più di ogni altro, dato che è anche uno dei principali della graphic novel The One. Qui, invece che all’evoluzione di un’intera razza, come avevamo visto in The One, assistiamo all’evoluzione di singoli individui, guidati da un essere che, attraverso diverse fasi, fisiche e metafisiche, raggiunge la completezza dell’essere e si dimostra pronto a guidare i suoi simili meritevoli nel suo stesso nuovo paradiso.

Un romanzo ricco di significati, questo, non privo di aspetti comici (penso alle due aliene ninfomani!) e romantici (come l’attrazione sentimentale tra Falco e Sfinge), ma che sostanzialmente ci propone il tema del viaggio e della ricerca non come qualcosa di fisico ma in una dimensione metafisica e interiore. Se siete stanchi di scazzottate e turpiloquio gratuiti, o di perdervi nei meandri di continuty ormai praticamente senza significato, Abraxas e il Terrestre è un fumetto che vi consiglio, magari potrebbe risvegliare una passione sopita per la letteratura disegnata.


[Articolo di Filippo Longo]

Questa recensione è stata pubblicata anche su Cose Preziose

mercoledì 13 luglio 2011

The One

 

Me ne avevano parlato degli amici che potrei definire intenditori di fumetti. Io non sapevo niente, non avevo mai nemmeno sentito nominare Rick Veitch. Mi dissero che è praticamente il successore concettuale di Alan Moore. Caspita! A dire il vero, mi sembrò un po’ un’esagerazione. Però il fatto che lo stesso Moore gli aveva affidato la gestione di Swamp Thing dopo che lui l’aveva lasciato per dedicarsi ad altri lavori, qualcosa doveva pur dire. Come ho detto, non ne sapevo niente. Il che è sempre una cosa buona. Molti si spaventano a leggere qualcosa che non conoscono, neanche per sentito dire. Per esempio, comprano un libro solo se hanno letto una recensione o hanno parlato con qualcuno che l’ha già letto e del cui giudizio si fidano. Per me questa cosa non vale, o vale molto poco. Se ne so qualcosa e mi intriga, bene, altrimenti, bene lo stesso. La maggior parte dei miei libri è stata comprata e letta nella più totale ignoranza. Non avevo idea di chi fossero Jonathan Coe, Kurt Vonnegut o Domenico Starnone prima di comprare i loro romanzi. Allo stesso modo, nessuno mi aveva mai detto niente di Promethea o di Sandman, prima di iniziare a leggerli. Così è stato con The One. Mi è bastato sentir dire che Veitch è uno degli autori più innovativi che ci siano per ora in circolazione.

Definire The One non è facile. Il sottotitolo dice “L’ultima parola sui supereroi”, quindi dovrebbe essere un fumetto sui supereroi. E in effetti, ce ne sono, nella storia. Ma ci sono anche i "normali", gli esseri umani, che forse sono ancora più interessanti. Potrei dire che è un romanzo di fantapolitica, molto calato nel periodo storico in cui è stato scritto. Nel 1984 Rick Veitch si siede alla scrivania e scrive The One. E cosa c’era nel mondo, a quell’epoca (ridendo e scherzando sono passati venticinque anni!)? Beh, semplice: da un lato USA, dall’altro URSS. In mezzo? Tutto il resto. Vale a dire tutti gli uomini, le donne e i bambini che vivevano all’ombra della guerra fredda, in quella costante paura innominabile del disastro nucleare. Il 1945 e il Giappone erano serviti a dimostrare al mondo il potere della bomba. Ma molto più grande della devastazione scatenata a Hiroshima e Nagasaki era stata la paura che la bomba aveva sparso per tutto il mondo. I russi ce l’avevano, gli americani ce l’avevano. Cosa poteva succedere? Partendo da questo presupposto, Veitch va avanti, introducendo l’elemento sovrannaturale. Visto che entrambi avevano le armi nucleari, gli scienziati dei due governi furono impiegati per trovare qualcosa che potesse conferire un vantaggio. Si dovevano creare dei supersoldati. Ma il caso vuole che sia l’uno che l’altro dei giocatori della scacchiera riescano ad avere anche questa nuova arma. Solo che nessuno dei due si preoccupa del resto dell’umanità. Senza che nessuno se ne renda conto, l’evoluzione ha compiuto un balzo in avanti. La coscienza degli uomini, vissuti per anni in un clima di terrore silenzioso, ha agito da catalizzatore, e le azioni dei superesseri russi e americani hanno acceso la scintilla che porterà l’umanità al nuovo stadio evolutivo. Ma non tutta l’umanità.

Approfondendo la psicologia dell’esistenza umana, Veitch dissocia le due parti che si contendono l’animo, dando loro forma in due concetti antitetici: l’Uno e l’Altro. L’Uno è la manifestazione del bene, della forza dell’amore puro, dell’altruismo, del rispetto di chi ci sta accanto, simile e meno simile. L’Altro è il suo esatto contrario, la concretizzazione degli istinti più bassi scatenati dalla paura, il desiderio di prevaricare come unica risorsa di sopravvivenza.
Ma la cosa davvero interessante è che alla fine vincono entrambi. L’Uno riesce a portare tutti coloro che sono riusciti a scegliere, a vedere oltre gli occhi, in un paradiso dove i desideri e i sogni costituiscono la realtà. L’Altro si ritrova a dominare quello che resta del pianeta Terra, spogliato della sua anima pura, all’insegna della sofferenza e della morte come unici mezzi di esistenza. In questo scenario, i due supereroi americani, Charles e Amelia, forti di una ritrovata passione l’uno per l’altra, e ormai liberi dai falsi divieti che erano stati loro imposti dal governo per controllarli, dovranno cominciare un nuovo ciclo vitale, come nuovi Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden purificato dal male. Fino a quando anche loro non giungeranno ad un vicolo cieco evolutivo in cui sarà di nuovo necessario l’intervento dell’Uno e dell’Altro per salvare chi sceglie di vivere per gli altri e condannare chi vive solo per se stesso.


Grande romanzo di fantapolitica, satira, fantascienza e sentimento, che mi ha sorpreso molto piacevolmente per la sua novità, e che consiglio a tutti quelli che vogliono leggere storie diverse da quelle in cui i supereroi hanno la pretesa di trasmettere messaggi adulti e impegnati continuando a comportarsi da bambini che si picchiano per le caramelle. Che magari saranno pure caramelle cosmiche, ma sempre caramelle sono!




[Articolo di Filippo Longo]

Questa recensione è stata pubblicata anche su Cose Preziose