mercoledì 7 gennaio 2015

Charlie Hebdo: cancellare con il sangue


Per Charb, Cabu, Wolinski, Tignous... e tutte le altre vittime dell'ennesima, insensata strage. 

L'ultima vignetta firmata da Charb sta facendo in queste ore il giro del mondo. Una scritta recita "Ancora nessun attentato in Francia". Al centro dell'illustrazione, un uomo armato dice: "Aspettate! Abbiamo ancora tutto Gennaio per porgere i nostri auguri!".
Sembra quasi una risposta. O un meccanismo profetico. O è soltanto la beffarda dinamica di eventi che rotolano come i macigni in una frana, all'interno di un quadro politico internazionale sempre più fuori controllo, dove spesso si ripete che le ideologie sono morte. O che dovrebbero esserlo. Ma dove a non essere morta è soltanto la capacità umana di odiare, di nuocere e seminare ingiustizia, a prescindere da quale sia il punto di partenza che si ritiene di avere intrapreso.


Oggi il settimanale satirico francese Charlie Hebdo è stato teatro di una vera azione di guerra, dove si è consumata una strage che conta (finora) dodici morti e diversi feriti. A cadere, tra gli altri, ci sono stati il direttore della rivista (lo stesso Charb) e i noti vignettisti Wolinski, Tignous, Cabu. Nelle ultime ore è stata confermata anche la morte dell'economista francese Bernard Maris. Un gesto barbaro e inutile, che qualcuno - giustamente - già definisce "un bel regalo alla destra antislamica".
Se questo gesto si proponeva di cancellare il sorriso in nome di qualcosa o qualcuno, lo ha cancellato dalla faccia di quella parte di mondo che ancora si ferma a pensare. E d'un tratto i cieli di questo 2015 appena iniziato si fanno ancora più bui di quelli di ieri. Per tutti. Anche per chi non apprezza la satira e non si sofferma a leggere vignette.

Carlo Gubitosa, direttore della rivista satirica italiana Mamma! ha commentato sulla sua pagina Facebook: «La strage delle matite spezzate a Parigi è il nostro ground zero. Letteralmente il livello più basso raggiunto dall'incultura e dall'inciviltà in Europa nel dopoguerra.»
E' vero. Dopo i fatti di oggi, la satira non potrà essere più vissuta come prima. Il fanatismo religioso (forse) o un'altra devianza ancora più contorta, ha fatto fuoco contro chi viveva di pensieri condivisi, cercando di tenere alto l'umore, e contro la manifestazione pacifica di dissenso. In poche, banali parole, si è sparato contro una libertà fondamentale. Quella di esprimere le idee per immagini, uno strumento di confine tra il sentire intellettuale e quello popolare. Spesso capace di germinare nelle menti più di mille parole, e forse proprio per questo disprezzato e temuto da alcuni. Sicuramente ci attendono giorni di discussione, di scontri, confronti, polemiche... e retorica. Già si parla di martiri della nona arte. E chissà, forse è vero. O è semplicemente inaccettabile (dolorosamente demenziale) che si debba morire così, con una matita in mano... e che l'assassinio debba essere ricondotto a uno scenario politico che si colloca oggettivamente tra i più drammatici e gravidi di follia che la storia contemporanea conosca. Scenario che oggi si fa, se possibile, ancora più cupo, ancora più alieno e impervio da affrontare. Troppo profondo è il pozzo di ignoranza e di oscurantismo che ha cancellato in un attimo tante vite. Che ha spezzato, tra quelle esistenze, delle matite da sempre antagoniste e al servizio di un'informazione non scontata.




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