Un video a cui tengo molto, in quanto
rappresenta una collaborazione (sia pure a distanza) con un altro
Youtuber (Riccardo del canale True Colors) e che si propone di
affrontare da due diversi punti di vista il tema delle diversità e
della solidarietà. Riccardo è una persona disabile che testimonia
coraggiosamente in video la quotidianità della sua condizione e la
resistenza alle problematiche che la vita di ogni giorno mette
davanti alla gente come lui. I nostri due video sono incrociati,
anzi: specchiati, a partire dalle rispettive intro, pensate
appositamente per collegare due tasselli che fanno parte di un'unica
iniziativa. Riccardo parla di un'opera letteraria che tratta il tema
della disabilità e della comunicazione. Io invito a riscoprire un
classico americano (forse non abbastanza noto in Italia) che racconta
di come le battaglie per i diritti civili degli afroamericani negli
anni 60 si intrecciavano con la vita della comunità LGBT (ancora
prima dei moti di Stonewall e la nascita di un vero e proprio
movimento politico), narrando tutto dal punto di vista di un giovane
gay che non ha ancora trovato un suo equilibrio. Si tratta di “Figlio
di un preservativo bucato” (Stuck Rubber Baby, in
originale) di Howard Cruse. Un romanzo a fumetti che andrebbe letto
da tutti, e che ha molto da dire sul concetto di libertà, di lotta
per il diritto di esistere, e di quel filo rosso che lega la libertà
e la diversità di tutti. Quelle diversità che sono una ricchezza, e
sono il motore del progresso e del cammino verso una vera forma di
civiltà.
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martedì 22 novembre 2016
lunedì 11 marzo 2013
Verso il Pride - Supergay [di Vime]
Vime è un autore italiano ormai storico nell'ambito della Gay Art. Almeno in quella che spopola e si evolve in rete, dove i talenti non mancano. Anche Vime (come già a TheAmir con OMG) ha accettato di partecipare alla nostra campagna promozionale "fumettistica" per il Palermo Pride LGBT Nazionale 2013. Lo fa con Supergay, un fumetto web che ha già suscitato qualche piccolo dibattito, squisitamente ipocrita. Sembra, infatti, che se il personaggio di Batman (o l'ancora più estremo Punisher della Marvel) combatte il crimine commettendo a sua volta atti di violenza, vada tutto bene per la maggioranza dei lettori. Così non è per Supergay: vigilante antiomofobia che (come un Robin Hood delle gente LGBT) non si mette i guanti per raddrizzare i torti e strappare la maschera della contraddizione a chi sguazza comodamente in una palude di luoghi comuni reazionari. Siamo di fronte a una satira, e la satira per graffiare non deve avere peli sulla lingua. Può risultare scomoda, a volte disturbare, ma sarebbe opportuno chiedersi perché succede piuttosto che invocare la censura. Grazie a Vime, quindi, e buona lettura con Supergay.
venerdì 8 marzo 2013
X-Treme X-Men: una sfumatura di... Bear
C' è qualcosa nell'aria, di questi
tempi... Anzi, nei fumetti...
Northstar degli X-Men è appena
convolato a giuste nozze con Kyle, il suo compagno storico (ma
ricordiamo che Apollo e Midnighter di Authority lo avevano già
fatto molto tempo prima, adottando subito una bambina), e Alan Scott,
il Lanterna Verde-Sentinel della JSA è diventato
dichiaratamente gay dopo il reboot messo in atto dalla DC Comics nei
mesi scorsi (alla faccia di immaturi blogger dalla lingua lunga, del
tutto inconsapevoli della loro stessa ignoranza). Sempre in casa DC,
la nuova, fascinosissima e omosessuale Batwoman ha appena chiesto
alla sua amata di sposarla.
Il fumetto, soprattutto quello
supereroistico, giacché stiamo parlando di comics popolari e non di
produzioni militanti, si sta aprendo alle tematiche LGBT più che in
passato. Che sia un segno dei tempi? Sarebbe molto bello. Già tanti
anni fa, sempre su X-Men, Chris Claremont, senza una parola,
suggeriva l'appassionata relazione lesbo tra Mystica e Destiny e il
rapporto con due madri della loro figlioletta adottiva, la futura
x-girl Rogue. Ma si trattava di sfumature, e il non detto, per quanto
gestito con mestiere, continuava a far percepire l'esistenza di un
muro invisibile oltre il quale, in un fumetto rivolto a un pubblico
generalista, non si poteva andare.
Le cose stanno forse lentamente
cambiando, e oggi qualche segnale arriva dalla serie X-treme
X-Men, ancora inedita nel nostro paese, e prossima alla chiusura
negli Stati Uniti. Al di là delle vendite scarse, sembrà però che
la serie abbia guadagnato in poco tempo un discreto numero di
estimatori. E anche qui, tra le innovazioni, troviamo una storia
d'amore omosessuale, ma con una declinazione ancora differente, che
punta oltre gli stereotipi più diffusi. La componente Gay Bear.
Per i puristi e non addetti ai lavori,
è opportuna una precisazione tutta nerd. L'attuale X-treme X-Men
non ha niente a che vedere con la serie omonima uscita qualche
anno fa come spin off della serie madre (Uncanny X-Men)
e che raccontava le vicende di un drappello di mutanti alla ricerca
dei diari della defunta veggente Destiny. Il perché del riciclaggio
di un titolo già utilizzato è da cercare nei consueti meccanismi
commerciali della Marvel. Fatto sta che ci troviamo davanti a uno
scenario completamente diverso, e soprattutto in un universo
parallelo a quello classico, dove incontriamo versioni alternative di
eroi che conosciamo da tempo.
Lo scoop LGBT (e molto Bear) consiste
nella passione che all'interno di questa serie lega i personaggi di
Wolverine (qui chiamato semplicemente Howlett) e il semidio Ercole.
Un bacio appassionato tra i due nerboruti e villosi eroi sta facendo
il giro della rete, e fioccano gli esperimenti di Fan Art, alcuni
discretamente spinti (e non per questo meno divertenti).
Se ancora oggi, vedere sposarsi due
flessuosi giovanotti può sembrare sovversivo a qualche mente
ristretta, vedere due omacci pelosissimi e massici scambiarsi
effusioni affettuose, forse, lo è ancora di più. Sappiamo già che
il dibattito sulle implicazioni commerciali di questi elementi
inseriti nei fumetti è lontano dal terminare. Resta il fatto che una
pubblicazione popolare (e un fumetto di supereroi lo è) può
trasformarsi in un megafono per realtà sommerse a prescindere dalle
sue intenzioni iniziali, e se il matrimonio di Northstar ha regalato
grande visibilità alla comunità LGBT americana, iscrivendosi nel
solco degli attuali progetti politici di Barack Obama, il bacio tra
l'Ercole e il Wolverine alternativi potrebbe contribuire ad abbattere
un'altra barriera. Quella che spinge molti a vedere il mondo
omosessuale come se fosse un salottino dai colori pastello, popolato
solo da fatine e da elfi. La relazione tra i due titani Marvel
presenta una verità diversa. La realtà LGBT ha radici nel mondo
reale, nei corpi reali e in tutte le età, e può esprimersi anche
attraverso i feticci più virili, in apparente contraddizione con la
volgata ancora così diffusa.
Tutto questo lo riassumiamo spesso con
la parola Bear, etichetta che a sua volta è stata
cannibalizzata dal commercio (in particolar modo in America)
producendo talvolta insofferenza e scetticismo presso la sua stessa
comunità. Ma quello che importa davvero è lo sdoganamento delle
differenze come valore positivo, la rottura dei cliché e
l'allargamento degli orizzonti. Sia pure in una dimensione
alternativa a quella ufficiale, con il sapore dell'esperimento, del
potrebbe essere... Affidato a una di quelle che nei fumetti sono
definite “storie immaginarie”, cioè slegate dalla
continuità delle serie regolari, dove ci si può permettere di fare
accadere qualunque cosa a personaggi altrove considerati intoccabili.
Eppure, come ha scritto una volta il
grande Alan Moore a proposito di storie immaginarie: «Non lo sono
tutte?»
Se i sogni (e le
storie) influenzano e modellano la realtà, diamo il benvenuto a
questa nuova coppia omosessuale a fumetti, non ci importa in quale
universo vivano. Noi, dal canto nostro, viviamo ancora in una
dimensione (e in un paese) dove uscire allo scoperto e chiedere a
volto scoperto di aver riconosciuti dei diritti sacrosanti è
definito “datato” e “controproducente” da chi ancora si
rifiuta di capire le ragioni e le origini profonde del frastagliato
popolo LGBT. Se i fumetti potranno giocare un piccolo ruolo in un
auspicabile cambiamento sociale, non lo sappiamo. Ovviamente ci
auguriamo di sì, che le cose stiano pian piano cambiando. E anche
questa è una storia immaginaria.
Ma in fondo... non
lo sono tutte?
sabato 2 marzo 2013
giovedì 21 febbraio 2013
lunedì 18 febbraio 2013
venerdì 15 febbraio 2013
giovedì 24 gennaio 2013
Palermo Pride LGBT 2013 - le date ufficiali
Palermo Pride LGBT Nazionale 22 Giugno 2013
Pride Village 14-23 Giugno 2013
lunedì 21 gennaio 2013
AltroQuando: un fiore per il Palermo Pride 2013
Sia chiaro una volta per tutte: non siamo malati.
Questa affermazione iniziale, aggressiva e per qualcuno (non
tutti, temiamo) forse datata, ha una sua ragion d'essere che sarà presto
chiara. Parliamo del Pride, anzi, del Palermo Pride LGBT, che dal 2010 la
nostra città, amata e ferita, ospita con un successo che fino a pochi anni fa
quasi nessuno osava sperare. Lo sforzo concentrato di più associazioni lgbt,
pur con qualche fisiologica incertezza, è riuscito a produrre un piccolo
miracolo catartico. Se Palermo oggi è un po' cresciuta oltre l'orizzonte del
suo provincialismo cronico è anche grazie all'impegno di tutti questi uomini e
donne, capaci di sfidare la secolare immobilità cittadina e persino i propri
limiti. Perché il Pride è una festa per tutti e nello stesso tempo una marcia
per dei diritti fondamentali. Occasione per ricordare la resistenza alle
arbitrarie persecuzioni della polizia da parte degli avventori del club gay americano
Stonewall nell'ormai lontano 1969, e continuare - oggi più che mai - a
reclamare un'uguaglianza sociale tuttora inesistente nel nostro paese. Il Pride è uno strumento di lotta politica in quanto evento popolare, fatto per
coinvolgere, nel tempo, i cuori prima ancora delle menti con la sua componente
gioiosa, contribuendo a plasmare una cultura delle differenze e quindi della
crescita culturale e civile. Un evento che in questo 2013 avrà la qualifica di
nazionale e rappresenterà un'ennesima tappa per il movimento lgbt siciliano.
Detto questo, è il momento di spendere qualche parola sul
ruolo di AltroQuando nelle vicende legate al Pride, e spiegare in
sintesi le ragioni del nostro parziale allontanamento. Una dissidenza che, sia
ben chiaro, riguarda solo alcuni aspetti formali e certi atteggiamenti
circoscritti, non la sostanza della manifestazione e tanto meno le sue finalità
profonde. Pertanto, AltroQuando appoggerà oggi come ieri il Palermo
Pride, e contribuirà come può alla sua promozione. Solo, lo farà a modo
proprio, con un approccio personale.
Perché?
Perché i simboli per noi sono importanti e vanno considerati
con cura. Fare attivismo politico sottovalutando (o gestendo con
superficialità) la componente mediatica, è a nostro avviso un errore serio che
nei lunghi tempi potrebbe presentare il conto. Ed è proprio in questo che
troviamo un retrogusto amaro nella bella avventura che il Pride lgbt di Palermo
ha iniziato tre anni fa. Un evento politico pienamente riuscito, ma bacato da
un dettaglio che, per quanto all'apparenza insignificante, è per noi campanello
d'allarme di una debolezza formale che non riusciamo proprio a digerire.
Ci disturba il fatto che di tutto l'atlante degli asterischi
sia stato scelto proprio quello. Quello che per tre anni ha spopolato su
striscioni, spille, sulla pelle dipinta dei partecipanti in festa. Ignari o
indifferenti del suo significato basico. Sì, giacché è la Storia (quella con la
maiuscola) a fare della croce uncinata l'orrido ricordo di un'immensa tragedia,
e non certo il simbolo buddista che oggi, in occidente, sono pochissimi a
ricordare. Parliamo di quell'asterisco, oggi color fuxia, quello che già dagli
anni sessanta è stato adottato per essere la Star of Life, simbolo
internazionale dei paramedici presente su ogni ambulanza del pianeta, in ogni
ambulatorio, sul camice di ogni infermiere, di ogni ausiliario addetto al
trasporto delle salme, spesso anche nelle insegne delle farmacie. Colorato di rosa negli Stati Uniti come marchio dell'impegno femminile nelle forze paramediche, con sfondo rainbow dagli infermieri gay durante i Pride americani, ma sempre e comunque riferito al mondo degli operatori sanitari, di cui rappresenta il simbolo per antonomasia ormai da decenni.
Nel 2010, mentre il primo, fortunato Pride palermitano
prendeva forma, ci accorgemmo dell'ambiguità inopportuna del simbolo che stava
venendo acclamato e consultammo a nostra volta un grafico professionista (la
cui schietta opinione sul logo scelto terremo per noi, per non scatenare
inutili risse). Chiedemmo più volte che la silhouette dell'asterisco fosse
modificata, in modo che si allontanasse dal suo omologo blu sui mezzi di
soccorso pubblico, ma evidentemente... non riuscimmo a essere abbastanza
persuasivi.
La questione non si esaurisce semplicemente qui. Innanzitutto
perché un simbolo dovrebbe unire, non
dividere in base alle emozioni che suscita, ma anche per via dell'approccio
dialettico al problema. D'accordo, eravamo... siamo una minoranza. Ma la verità
non può essere ridotta a una mera questione di gradimento. Non è che quel logo
non ci piaccia. In realtà, ci offende, in quanto troppo vicino per forma e
rimandi concettuali (è da sempre identificato con la sintesi grafica del
caduceo: il bastone di Ermes con i serpenti attorcigliati, vessillo della
scienza farmaceutica) a temi inerenti la salute che stridono ideologicamente
con le lotte per i diritti lgbt.
Ma come? ci siamo detti. Abbiamo trascorso decenni a gridare
che non siamo malati... e per il Pride di Palermo, la prima volta che la nostra
città ospita la manifestazione, si sceglie proprio un simbolo con echi storici
e culturali così dissonanti? Né ci consola (anzi, ci irrita) sentirci
rispondere che tanto nessuno sembra farci caso. Per la nostra mentalità, chi si
propone di fare politica e si avvede che il proprio uditorio ha un immaginario
collettivo così fragile, dovrebbe prendersi il disturbo di svegliarlo, non
mettersi comodo sulla generale distrazione. Ci spiace doverlo dire, ma questo
atteggiamento ci ricorda più una strategia di marketing volta a vendere un prodotto
che una campagna mirata alla maturazione sociale della propria gente.
La storia
della grafica è zeppa di simboli nati con un significato e divenuti strada
facendo tutt'altro. Ed è in base alla storia se la croce runica, eletta a
simbolo delle SS naziste, oggi non può che evocare ricordi sinistri. Se la
croce celtica è oggi indiscutibilmente uno dei vessilli della destra estrema,
si dovrebbe riflettere prima di riutilizzarla per scopi differenti. Ci sono
impronte storiche indelebili, che nessuna dissertazione può lavare via.
Esistono, inoltre, simboli assai generici e del tutto innocui. Come, ad esempio, lo stemma sul
petto di Superman, che privato della S si rivela un comunissimo scudo
araldico, non dissimile da quello di molte famiglie nobiliari anche italiane, e
persino dal vecchio logo della Democrazia Cristiana. Tuttavia, nessun
simbolo araldico – neppure quello dei Savoia – è mai stato accostato a medici e
malati. Questo è toccato in sorte a omosessuali, lesbiche e transessuali per molto, troppo
tempo. E così è per l'asterisco squadrato
e a sei punte scelto dall'assemblea che ha dato vita al primo Palermo Pride. Non un piccolo segno di interpunzione, arrotondato dal canonico corpo
tipografico, ma un logo associato alla sanità a livello internazionale e visibile con cadenza
quotidiana nei luoghi e momenti meno felici della vita. E' vero che la maggior
parte delle persone non hanno realizzato subito questa (per noi) sciagurata
sovrapposizione. Ma è vero anche che ci sarà sempre, in mezzo alla folla del
Pride, qualcuno che ha da poco lasciato un ospedale, messo un infermo su
un'ambulanza, visto trasportare la salma di un congiunto da barellieri con quel
logo sulla divisa. Sempre. E'
inevitabile. E tale difetto di sensibilità (e di attenzione) è a nostro parere
una mancanza non da poco.
Vedendo nel logo ciò che realmente è, noi di AltroQuando
abbiamo sofferto per non poter essere più presenti nella promozione dell'evento
negli anni trascorsi. Scusateci, ma a noi l'idea di mettere addosso la spilla
con la paramedic cross ricolorata, dà i brividi. Lo troviamo macabro e
decisamente inopportuno se accostato con le tematiche lgbt. Uno scivolone
semantico che si sarebbe potuto evitare, soprattutto quando (come sembra) si
vuol fare del logo una costante negli anni per il Pride cittadino. Non ce la
sentiamo di esporre materiale promozionale con quel marchio, che oltretutto se
girato assume la sagoma crudele di una croce di Sant'Andrea. Qualcuno ci ha
detto che ormai è impossibile tornare indietro. Sarà, ma si può ancora andare
avanti, e raddrizzare il tiro.
Crediamo profondamente nel significato dei simboli. Pensiamo
che la gente vada avvertita, non abbandonata nella propria distrazione. E a
dispetto di tutto, vogliamo, oggi più che mai, essere parte di questa festa, di
questa lotta, di questo Pride...
Per questo, in attesa del Palermo Pride Nazionale 2013, AltroQuando
ha deciso di promuovere la manifestazione a modo proprio, utilizzando materiale
alternativo (non usiamo più la parola dissidente, per favore) ed elaborando un
asterisco che - pur richiamando per
colore e angoli il logo degli anni passati - possa essere un simbolo pacifico e
distante da temi imbarazzanti: un fiore.
Nel corso del 2013, quindi, useremo i nostri strumenti di
lavoro (i fumetti) e il nostro asterisco-fiore (anch'esso scelto nell'affollato
atlante degli asterischi) per spingere e divulgare le attività preparatorie per
il Palermo Pride Nazionale e la manifestazione finale. A modo nostro, senza
sentirci costretti a ricordare momenti dolorosi, malattie e accostamenti
offensivi. Non ci aspettiamo nulla, se non l'indifferenza che ci ha circondato
sin dall'inizio. Eppure saremo qui, a parlare del Pride, a contribuire
idealmente alla manifestazione e a incoraggiare tutti e tutte a parteciparvi.
Nel nostro piccolo, nel nostro “non professionismo”, con i nostri brutti
caratteri che ci fanno, secondo alcuni, tenere il broncio come bambini... Noi
ci saremo, come ci siamo sempre stati.
Il Pride, tra le altre cose, è una festa delle differenze.
Differenze senza le quali l'umanità non avrebbe potuto evolversi, perché spesso
sono le mosche bianche che si azzardano a volare più lontano. Andremo avanti,
fieri del nostro essere diversi, fieri di partecipare a un evento come il
Pride. Fieri di offrire un fiore a chiunque vorrà accettarlo.
lunedì 3 dicembre 2012
Lanterne Rainbow: Fumetti contro l'omofobia
Da un bellissimo lavoro grafico creato da SerG (http://www.3dserg.be/) che elenca e qualifica ogni simbolo e colore del Corpo delle Lanterne della DC Comics (la più famosa ovviamente è quella verde), compresa
l'emozione cui si lega la loro forza. Noi ci siamo limitati ad aggiungere simbolicamente il color fucsia e l'orgoglio,
nell'accezione inglese che comprende anche la sfumatura della "dignità". Il simbolo non poteva essere che l'asterisco "dissidente" adottato da noi di AltroQuando, affinché orgoglio, dignità, tolleranza e lotta per i diritti civili, possano legarsi a un marchio che suggerisce pace, come un fiore. E non ricordare troppo da vicino l'ambiente di medici e malati (con i quali, le persone lgbt non hanno direttamente niente a che fare), prendendo le distanze da un logo la cui silhouette - sia pure con un colore differente - vediamo ogni giorno su tutte le ambulanze, su tutti i camici, e nelle circostanze più tristi delle nostre vite. Non essendo riusciti ad avere peso nella scelta del marchio, e provando un senso di repulsione a tenerci vicino qualcosa che giudichiamo sbagliato (e sintomo di un immaginario collettivo fragile, che l'impegno politico dovrebbe piuttosto contribuire a svegliare), per non restare con le mani in mano, abbiamo scelto un asterisco alternativo (sempre sei punte, sempre color fucsia) che rappresenti e sostenga il Pride secondo la nostra visione personale. Per questo adopereremo il linguaggio dei fumetti e della fantasia che a questi si lega. Contro l'omofobia, e per il Palermo Pride, ma con un simbolo che possa essere gaio e festoso anche per noi. Grazie a chi ci sostiene. Fumetti contro l'omofobia (e per il Palermo Pride), va avanti.
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