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martedì 22 novembre 2016

Figlio di un preservativo bucato [di Howard Cruse] feat. True Colors


Un video a cui tengo molto, in quanto rappresenta una collaborazione (sia pure a distanza) con un altro Youtuber (Riccardo del canale True Colors) e che si propone di affrontare da due diversi punti di vista il tema delle diversità e della solidarietà. Riccardo è una persona disabile che testimonia coraggiosamente in video la quotidianità della sua condizione e la resistenza alle problematiche che la vita di ogni giorno mette davanti alla gente come lui. I nostri due video sono incrociati, anzi: specchiati, a partire dalle rispettive intro, pensate appositamente per collegare due tasselli che fanno parte di un'unica iniziativa. Riccardo parla di un'opera letteraria che tratta il tema della disabilità e della comunicazione. Io invito a riscoprire un classico americano (forse non abbastanza noto in Italia) che racconta di come le battaglie per i diritti civili degli afroamericani negli anni 60 si intrecciavano con la vita della comunità LGBT (ancora prima dei moti di Stonewall e la nascita di un vero e proprio movimento politico), narrando tutto dal punto di vista di un giovane gay che non ha ancora trovato un suo equilibrio. Si tratta di “Figlio di un preservativo bucato” (Stuck Rubber Baby, in originale) di Howard Cruse. Un romanzo a fumetti che andrebbe letto da tutti, e che ha molto da dire sul concetto di libertà, di lotta per il diritto di esistere, e di quel filo rosso che lega la libertà e la diversità di tutti. Quelle diversità che sono una ricchezza, e sono il motore del progresso e del cammino verso una vera forma di civiltà.




lunedì 11 marzo 2013

Verso il Pride - Supergay [di Vime]


Vime è un autore italiano ormai storico nell'ambito della Gay Art. Almeno in quella che spopola e si evolve in rete, dove i talenti non mancano. Anche Vime (come già a TheAmir con OMG) ha accettato di partecipare alla nostra campagna promozionale "fumettistica" per il Palermo Pride LGBT Nazionale 2013. Lo fa con Supergay, un fumetto web che ha già suscitato qualche piccolo dibattito, squisitamente ipocrita. Sembra, infatti, che se il personaggio di Batman (o l'ancora più estremo Punisher della Marvel) combatte il crimine commettendo a sua volta atti di violenza, vada tutto bene per la maggioranza dei lettori. Così non è per Supergay: vigilante antiomofobia che (come un Robin Hood delle gente LGBT) non si mette i guanti per raddrizzare i torti e strappare la maschera della contraddizione a chi sguazza comodamente in una palude di luoghi comuni reazionari. Siamo di fronte a una satira, e la satira per graffiare non deve avere peli sulla lingua. Può risultare scomoda, a volte disturbare, ma sarebbe opportuno chiedersi perché succede piuttosto che invocare la censura. Grazie a Vime, quindi, e buona lettura con Supergay.


















venerdì 8 marzo 2013

X-Treme X-Men: una sfumatura di... Bear


C' è qualcosa nell'aria, di questi tempi... Anzi, nei fumetti...

Northstar degli X-Men è appena convolato a giuste nozze con Kyle, il suo compagno storico (ma ricordiamo che Apollo e Midnighter di Authority lo avevano già fatto molto tempo prima, adottando subito una bambina), e Alan Scott, il Lanterna Verde-Sentinel della JSA è diventato dichiaratamente gay dopo il reboot messo in atto dalla DC Comics nei mesi scorsi (alla faccia di immaturi blogger dalla lingua lunga, del tutto inconsapevoli della loro stessa ignoranza). Sempre in casa DC, la nuova, fascinosissima e omosessuale Batwoman ha appena chiesto alla sua amata di sposarla.
Il fumetto, soprattutto quello supereroistico, giacché stiamo parlando di comics popolari e non di produzioni militanti, si sta aprendo alle tematiche LGBT più che in passato. Che sia un segno dei tempi? Sarebbe molto bello. Già tanti anni fa, sempre su X-Men, Chris Claremont, senza una parola, suggeriva l'appassionata relazione lesbo tra Mystica e Destiny e il rapporto con due madri della loro figlioletta adottiva, la futura x-girl Rogue. Ma si trattava di sfumature, e il non detto, per quanto gestito con mestiere, continuava a far percepire l'esistenza di un muro invisibile oltre il quale, in un fumetto rivolto a un pubblico generalista, non si poteva andare.


Le cose stanno forse lentamente cambiando, e oggi qualche segnale arriva dalla serie X-treme X-Men, ancora inedita nel nostro paese, e prossima alla chiusura negli Stati Uniti. Al di là delle vendite scarse, sembrà però che la serie abbia guadagnato in poco tempo un discreto numero di estimatori. E anche qui, tra le innovazioni, troviamo una storia d'amore omosessuale, ma con una declinazione ancora differente, che punta oltre gli stereotipi più diffusi. La componente Gay Bear.


Per i puristi e non addetti ai lavori, è opportuna una precisazione tutta nerd. L'attuale X-treme X-Men non ha niente a che vedere con la serie omonima uscita qualche anno fa come spin off della serie madre (Uncanny X-Men) e che raccontava le vicende di un drappello di mutanti alla ricerca dei diari della defunta veggente Destiny. Il perché del riciclaggio di un titolo già utilizzato è da cercare nei consueti meccanismi commerciali della Marvel. Fatto sta che ci troviamo davanti a uno scenario completamente diverso, e soprattutto in un universo parallelo a quello classico, dove incontriamo versioni alternative di eroi che conosciamo da tempo.
Lo scoop LGBT (e molto Bear) consiste nella passione che all'interno di questa serie lega i personaggi di Wolverine (qui chiamato semplicemente Howlett) e il semidio Ercole. Un bacio appassionato tra i due nerboruti e villosi eroi sta facendo il giro della rete, e fioccano gli esperimenti di Fan Art, alcuni discretamente spinti (e non per questo meno divertenti). 


Se ancora oggi, vedere sposarsi due flessuosi giovanotti può sembrare sovversivo a qualche mente ristretta, vedere due omacci pelosissimi e massici scambiarsi effusioni affettuose, forse, lo è ancora di più. Sappiamo già che il dibattito sulle implicazioni commerciali di questi elementi inseriti nei fumetti è lontano dal terminare. Resta il fatto che una pubblicazione popolare (e un fumetto di supereroi lo è) può trasformarsi in un megafono per realtà sommerse a prescindere dalle sue intenzioni iniziali, e se il matrimonio di Northstar ha regalato grande visibilità alla comunità LGBT americana, iscrivendosi nel solco degli attuali progetti politici di Barack Obama, il bacio tra l'Ercole e il Wolverine alternativi potrebbe contribuire ad abbattere un'altra barriera. Quella che spinge molti a vedere il mondo omosessuale come se fosse un salottino dai colori pastello, popolato solo da fatine e da elfi. La relazione tra i due titani Marvel presenta una verità diversa. La realtà LGBT ha radici nel mondo reale, nei corpi reali e in tutte le età, e può esprimersi anche attraverso i feticci più virili, in apparente contraddizione con la volgata ancora così diffusa.
Tutto questo lo riassumiamo spesso con la parola Bear, etichetta che a sua volta è stata cannibalizzata dal commercio (in particolar modo in America) producendo talvolta insofferenza e scetticismo presso la sua stessa comunità. Ma quello che importa davvero è lo sdoganamento delle differenze come valore positivo, la rottura dei cliché e l'allargamento degli orizzonti. Sia pure in una dimensione alternativa a quella ufficiale, con il sapore dell'esperimento, del potrebbe essere... Affidato a una di quelle che nei fumetti sono definite “storie immaginarie”, cioè slegate dalla continuità delle serie regolari, dove ci si può permettere di fare accadere qualunque cosa a personaggi altrove considerati intoccabili.
Eppure, come ha scritto una volta il grande Alan Moore a proposito di storie immaginarie: «Non lo sono tutte?»

Se i sogni (e le storie) influenzano e modellano la realtà, diamo il benvenuto a questa nuova coppia omosessuale a fumetti, non ci importa in quale universo vivano. Noi, dal canto nostro, viviamo ancora in una dimensione (e in un paese) dove uscire allo scoperto e chiedere a volto scoperto di aver riconosciuti dei diritti sacrosanti è definito “datato” e “controproducente” da chi ancora si rifiuta di capire le ragioni e le origini profonde del frastagliato popolo LGBT. Se i fumetti potranno giocare un piccolo ruolo in un auspicabile cambiamento sociale, non lo sappiamo. Ovviamente ci auguriamo di sì, che le cose stiano pian piano cambiando. E anche questa è una storia immaginaria.
Ma in fondo... non lo sono tutte?

lunedì 21 gennaio 2013

AltroQuando: un fiore per il Palermo Pride 2013



Sia chiaro una volta per tutte: non siamo malati.

Questa affermazione iniziale, aggressiva e per qualcuno (non tutti, temiamo) forse datata, ha una sua ragion d'essere che sarà presto chiara. Parliamo del Pride, anzi, del Palermo Pride LGBT, che dal 2010 la nostra città, amata e ferita, ospita con un successo che fino a pochi anni fa quasi nessuno osava sperare. Lo sforzo concentrato di più associazioni lgbt, pur con qualche fisiologica incertezza, è riuscito a produrre un piccolo miracolo catartico. Se Palermo oggi è un po' cresciuta oltre l'orizzonte del suo provincialismo cronico è anche grazie all'impegno di tutti questi uomini e donne, capaci di sfidare la secolare immobilità cittadina e persino i propri limiti. Perché il Pride è una festa per tutti e nello stesso tempo una marcia per dei diritti fondamentali. Occasione per ricordare la resistenza alle arbitrarie persecuzioni della polizia da parte degli avventori del club gay americano Stonewall nell'ormai lontano 1969, e continuare - oggi più che mai - a reclamare un'uguaglianza sociale tuttora inesistente nel nostro paese. Il Pride è uno strumento di lotta politica in quanto evento popolare, fatto per coinvolgere, nel tempo, i cuori prima ancora delle menti con la sua componente gioiosa, contribuendo a plasmare una cultura delle differenze e quindi della crescita culturale e civile. Un evento che in questo 2013 avrà la qualifica di nazionale e rappresenterà un'ennesima tappa per il movimento lgbt siciliano.


Detto questo, è il momento di spendere qualche parola sul ruolo di AltroQuando nelle vicende legate al Pride, e spiegare in sintesi le ragioni del nostro parziale allontanamento. Una dissidenza che, sia ben chiaro, riguarda solo alcuni aspetti formali e certi atteggiamenti circoscritti, non la sostanza della manifestazione e tanto meno le sue finalità profonde. Pertanto, AltroQuando appoggerà oggi come ieri il Palermo Pride, e contribuirà come può alla sua promozione. Solo, lo farà a modo proprio, con un approccio personale.

Perché?

Perché i simboli per noi sono importanti e vanno considerati con cura. Fare attivismo politico sottovalutando (o gestendo con superficialità) la componente mediatica, è a nostro avviso un errore serio che nei lunghi tempi potrebbe presentare il conto. Ed è proprio in questo che troviamo un retrogusto amaro nella bella avventura che il Pride lgbt di Palermo ha iniziato tre anni fa. Un evento politico pienamente riuscito, ma bacato da un dettaglio che, per quanto all'apparenza insignificante, è per noi campanello d'allarme di una debolezza formale che non riusciamo proprio a digerire.

Ci disturba il fatto che di tutto l'atlante degli asterischi sia stato scelto proprio quello. Quello che per tre anni ha spopolato su striscioni, spille, sulla pelle dipinta dei partecipanti in festa. Ignari o indifferenti del suo significato basico. Sì, giacché è la Storia (quella con la maiuscola) a fare della croce uncinata l'orrido ricordo di un'immensa tragedia, e non certo il simbolo buddista che oggi, in occidente, sono pochissimi a ricordare. Parliamo di quell'asterisco, oggi color fuxia, quello che già dagli anni sessanta è stato adottato per essere la Star of Life, simbolo internazionale dei paramedici presente su ogni ambulanza del pianeta, in ogni ambulatorio, sul camice di ogni infermiere, di ogni ausiliario addetto al trasporto delle salme, spesso anche nelle insegne delle farmacie. Colorato di rosa negli Stati Uniti come marchio dell'impegno femminile nelle forze paramediche, con sfondo rainbow dagli infermieri gay durante i Pride americani, ma sempre e comunque riferito al mondo degli operatori sanitari, di cui rappresenta il simbolo per antonomasia ormai da decenni.


Nel 2010, mentre il primo, fortunato Pride palermitano prendeva forma, ci accorgemmo dell'ambiguità inopportuna del simbolo che stava venendo acclamato e consultammo a nostra volta un grafico professionista (la cui schietta opinione sul logo scelto terremo per noi, per non scatenare inutili risse). Chiedemmo più volte che la silhouette dell'asterisco fosse modificata, in modo che si allontanasse dal suo omologo blu sui mezzi di soccorso pubblico, ma evidentemente... non riuscimmo a essere abbastanza persuasivi.

La questione non si esaurisce semplicemente qui. Innanzitutto perché un simbolo dovrebbe unire,  non dividere in base alle emozioni che suscita, ma anche per via dell'approccio dialettico al problema. D'accordo, eravamo... siamo una minoranza. Ma la verità non può essere ridotta a una mera questione di gradimento. Non è che quel logo non ci piaccia. In realtà, ci offende, in quanto troppo vicino per forma e rimandi concettuali (è da sempre identificato con la sintesi grafica del caduceo: il bastone di Ermes con i serpenti attorcigliati, vessillo della scienza farmaceutica) a temi inerenti la salute che stridono ideologicamente con le lotte per i diritti lgbt.
Ma come? ci siamo detti. Abbiamo trascorso decenni a gridare che non siamo malati... e per il Pride di Palermo, la prima volta che la nostra città ospita la manifestazione, si sceglie proprio un simbolo con echi storici e culturali così dissonanti? Né ci consola (anzi, ci irrita) sentirci rispondere che tanto nessuno sembra farci caso. Per la nostra mentalità, chi si propone di fare politica e si avvede che il proprio uditorio ha un immaginario collettivo così fragile, dovrebbe prendersi il disturbo di svegliarlo, non mettersi comodo sulla generale distrazione. Ci spiace doverlo dire, ma questo atteggiamento ci ricorda più una strategia di marketing volta a vendere un prodotto che una campagna mirata alla maturazione sociale della propria gente. 

La storia della grafica è zeppa di simboli nati con un significato e divenuti strada facendo tutt'altro. Ed è in base alla storia se la croce runica, eletta a simbolo delle SS naziste, oggi non può che evocare ricordi sinistri. Se la croce celtica è oggi indiscutibilmente uno dei vessilli della destra estrema, si dovrebbe riflettere prima di riutilizzarla per scopi differenti. Ci sono impronte storiche indelebili, che nessuna dissertazione può lavare via. Esistono, inoltre, simboli assai generici e del tutto innocui. Come, ad esempio, lo stemma sul petto di Superman, che privato della S si rivela un comunissimo scudo araldico, non dissimile da quello di molte famiglie nobiliari anche italiane, e persino dal vecchio logo della Democrazia Cristiana. Tuttavia, nessun simbolo araldico – neppure quello dei Savoia – è mai stato accostato a medici e malati. Questo è toccato in sorte a omosessuali, lesbiche e transessuali per molto, troppo tempo. E così è per  l'asterisco squadrato e a sei punte scelto dall'assemblea che ha dato vita al primo Palermo Pride. Non un piccolo segno di interpunzione, arrotondato dal canonico corpo tipografico, ma un logo associato alla sanità a livello internazionale e visibile con cadenza quotidiana nei luoghi e momenti meno felici della vita. E' vero che la maggior parte delle persone non hanno realizzato subito questa (per noi) sciagurata sovrapposizione. Ma è vero anche che ci sarà sempre, in mezzo alla folla del Pride, qualcuno che ha da poco lasciato un ospedale, messo un infermo su un'ambulanza, visto trasportare la salma di un congiunto da barellieri con quel logo sulla divisa.  Sempre. E' inevitabile. E tale difetto di sensibilità (e di attenzione) è a nostro parere una mancanza non da poco.


Vedendo nel logo ciò che realmente è, noi di AltroQuando abbiamo sofferto per non poter essere più presenti nella promozione dell'evento negli anni trascorsi. Scusateci, ma a noi l'idea di mettere addosso la spilla con la paramedic cross ricolorata, dà i brividi. Lo troviamo macabro e decisamente inopportuno se accostato con le tematiche lgbt. Uno scivolone semantico che si sarebbe potuto evitare, soprattutto quando (come sembra) si vuol fare del logo una costante negli anni per il Pride cittadino. Non ce la sentiamo di esporre materiale promozionale con quel marchio, che oltretutto se girato assume la sagoma crudele di una croce di Sant'Andrea. Qualcuno ci ha detto che ormai è impossibile tornare indietro. Sarà, ma si può ancora andare avanti, e raddrizzare il tiro.
Crediamo profondamente nel significato dei simboli. Pensiamo che la gente vada avvertita, non abbandonata nella propria distrazione. E a dispetto di tutto, vogliamo, oggi più che mai, essere parte di questa festa, di questa lotta, di questo Pride...


Per questo, in attesa del Palermo Pride Nazionale 2013, AltroQuando ha deciso di promuovere la manifestazione a modo proprio, utilizzando materiale alternativo (non usiamo più la parola dissidente, per favore) ed elaborando un asterisco che -  pur richiamando per colore e angoli il logo degli anni passati - possa essere un simbolo pacifico e distante da temi imbarazzanti: un fiore.
Nel corso del 2013, quindi, useremo i nostri strumenti di lavoro (i fumetti) e il nostro asterisco-fiore (anch'esso scelto nell'affollato atlante degli asterischi) per spingere e divulgare le attività preparatorie per il Palermo Pride Nazionale e la manifestazione finale. A modo nostro, senza sentirci costretti a ricordare momenti dolorosi, malattie e accostamenti offensivi. Non ci aspettiamo nulla, se non l'indifferenza che ci ha circondato sin dall'inizio. Eppure saremo qui, a parlare del Pride, a contribuire idealmente alla manifestazione e a incoraggiare tutti e tutte a parteciparvi. Nel nostro piccolo, nel nostro “non professionismo”, con i nostri brutti caratteri che ci fanno, secondo alcuni, tenere il broncio come bambini... Noi ci saremo, come ci siamo sempre stati.
Il Pride, tra le altre cose, è una festa delle differenze. Differenze senza le quali l'umanità non avrebbe potuto evolversi, perché spesso sono le mosche bianche che si azzardano a volare più lontano. Andremo avanti, fieri del nostro essere diversi, fieri di partecipare a un evento come il Pride. Fieri di offrire un fiore a chiunque vorrà accettarlo.






lunedì 3 dicembre 2012

Lanterne Rainbow: Fumetti contro l'omofobia


Da un bellissimo lavoro grafico creato da SerG (http://www.3dserg.be/) che elenca e qualifica ogni simbolo e colore del Corpo delle Lanterne della DC Comics (la più famosa ovviamente è quella verde), compresa l'emozione cui si lega la loro forza. Noi ci siamo limitati ad aggiungere simbolicamente il color fucsia e l'orgoglio, nell'accezione inglese che comprende anche la sfumatura della "dignità". Il simbolo non poteva essere che l'asterisco "dissidente" adottato da noi di AltroQuando, affinché orgoglio, dignità, tolleranza e lotta per i diritti civili, possano legarsi a un marchio che suggerisce pace, come un fiore. E non ricordare troppo da vicino l'ambiente di medici e malati (con i quali, le persone lgbt non hanno direttamente niente a che fare), prendendo le distanze da un logo la cui silhouette - sia pure con un colore differente - vediamo ogni giorno su tutte le ambulanze, su tutti i camici, e nelle circostanze più tristi delle nostre vite. Non essendo riusciti ad avere peso nella scelta del marchio, e provando un senso di repulsione a tenerci vicino qualcosa che giudichiamo sbagliato (e sintomo di un immaginario collettivo fragile, che l'impegno politico dovrebbe piuttosto contribuire a svegliare), per non restare con le mani in mano, abbiamo scelto un asterisco alternativo (sempre sei punte, sempre color fucsia) che rappresenti e sostenga il Pride secondo la nostra visione personale. Per questo adopereremo il linguaggio dei fumetti e della fantasia che a questi si lega. Contro l'omofobia, e per il Palermo Pride, ma con un simbolo che possa essere gaio e festoso anche per noi. Grazie a chi ci sostiene. Fumetti contro l'omofobia (e per il Palermo Pride), va avanti.