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martedì 1 ottobre 2013

Un corto su Wonder Woman



Il mondo dei corti e dei video fanmade può essere sorprendente. Da molti anni, dopo i fasti anni settanta dell'iconica Linda Carter, si specula su un possibile reboot cinematografico o televisivo dedicato all'amazzone di casa DC, la principessa Diana, Wonder Woman. Ma tutto si è finora risolto con un niente di fatto e nel progetto di una serie tv mai partita dopo la realizzazione di un pessimo pilot che suscita sghignazzi in rete. Questo corto diretto da Sam Balcomb ci permette di dare un'occhiata a come potrebbe rendere l'amazzone in carne e ossa con un po' di fantasia. L'attrice Rileah Vanderbilt (Hatchet) è statuaria, e anche se non è il massimo dell'espressività traccia l'incedere del suo personaggio in modo convincente. D'accordo, è solo un corto realizzato senza troppe pretese, ma le atmosfere ci sono eccome.



giovedì 14 febbraio 2013

Lion... Anno due: cofanetto o no?


ATTENZIONE... questa è una nota di servizio.
 

Presto, sarà un anno che la RW - Lion pubblica le serie DC nel nostro paese. Incombe, dunque, l'uscita del numero 13 (ad Aprile, inizio del secondo anno di pubblicazioni), giro di boa che l'editore ha deciso di celebrare con la medesima proposta degli esordi: allegare a un'edizione alternativa di ogni albo UN COFANETTO che possa raccogliere l'intera annata di uscite regolari che seguiranno. 
E' assolutamente indispensabile che i nostri clienti ci comunichino con congruo anticipo quale versione dell'albo numero 13 desiderano avere. Per via mail o telefono. In ogni caso, il più presto possibile, in modo che la nostra fumetteria possa procedere con i relativi ordini ed evitare di deludere qualcuno.
 
Pertanto, tutti gli abbonati (ma anche eventuali acquirenti occasionali interessati) alle serie della Dc Comics (BATMAN, FLASH, WONDER WOMAN, JUSTICE LEAGUE, LANTERNA VERDE, GIOVANI TITANI, SUPERMAN) ci contattino quanto prima per definire se desiderano il raccoglitore per la seconda annata o meno.
Una preghiera: usate un'email o il telefono, non Facebook. Per le informazioni tempestive non va bene.

Grazie per la gentile collaborazione. 



lunedì 28 gennaio 2013

Animal Man di Peter Milligan

 

Buddy Baker è in coma, già da un po', non si sa come. L'incontro con qualcosa di innominabile ha semplicemente spento la sua mente, e la famiglia Baker è quasi rassegnata a non vederlo più tornare nel regno dei vivi. Eppure a un tratto si sveglia, vigile e in discreta forma. O almeno così pare. Il mondo di Buddy, il supereroe conosciuto come Animal Man, è cambiato rispetto a come lo ricordava. Tanti piccoli dettagli, come il carattere e l'incedere dell'amata moglie Ellen, ma anche alcuni particolari storici sembrano suggerire che la realtà in cui ha aperto gli occhi non è quella da cui proviene. Inoltre sente emergere impulsi bestiali, imbarazzanti e difficili da controllare, mentre vivide allucinazioni inerenti a un passato preistorico iniziano a perseguitarlo...


Per la prima volta arriva in Italia il ciclo di Animal Man scritto da Peter Milligan (Enigma, Shade the Changing Man). Si tratta della run che cronologicamente segue quella storica firmata da Grant Morrison e che contribuì a far conoscere l'estro visionario e surreale dello sceneggiatore scozzese. Una sequenza di storie ancora oggi indimenticabile per la forza innovativa e i contenuti metafumettistici che mettevano l'eroe di fronte al suo stesso autore, vero deus ex machina e responsabile di ogni evento, di ogni singola tragedia nella vita della sua creatura di carta. Animal Man, personaggio minore del cosmo supereroistico DC, ne uscì profondamente rinnovato, dimostrando una duttilità e un'attitudine al surreale che non l'avrebbe più abbandonato del tutto, fino all'odierna versione dark, prodotta per l'evento New 52 sotto la blasonata etichetta Vertigo.


L'eredità di Morrison non era certo facile. Lo stesso Grant, negli ultimi capitoli del suo ciclo, aveva ironizzato sul possibile seguito che le avventure di Buddy avrebbero potuto avere dopo il suo abbandono della serie. A tanti anni di distanza, anche nel nostro paese, abbiamo finalmente modo di fare la conoscenza del tessuto connettivo che ha contribuito a condurre il personaggio (erano gli anni novanta) fino alla sua incarnazione attuale, e a un ruolo che lo vede contendersi la scena con un altro eroe Vertigo di punta, il popolarissimo Swamp Thing.  Se Grant Morrison aveva fatto del surreale e dell'elemento pop una sua cifra stilistica inconfondibile, Peter Milligan non era certo l'ultimo arrivato. A suo agio con i deliri psichedelici dell'Uomo Cangiante Shade, architetto dei labirinti psicanalitici di Enigma, Milligan raccoglie la sfida del collega e parte per una nuova avventura dai toni onirici, bizzarri e grotteschi. Animal Man, eroe che attinge le proprie abilità dal mondo animale mimando le attitudini bestiali più convenienti, si prestava a diventare definitivamente un personaggio esistenzialista, legato al quotidiano e ai valori semplici (la sua grande dedizione per la moglie e i figli) come a tutto ciò che c'è di arcano e primordiale sulla nostra vecchia terra. Per certi versi, Milligan insegue Morrison sul suo territorio, ed è inevitabile riconoscere caratterizzazioni e trovate che sarebbero potute uscire dalla penna dello stesso Grant, comprese certe similitudini (la demenzialità di alcuni comprimari, ad esempio) con il suo successivo lavoro sulla serie dedicata alla Doom Patrol. 

Tuttavia, Peter Milligan non manca di una personalità propria, ed è in grado di infondere a Buddy Baker e soci il suo personale estro visionario. Ecco dunque apparire personaggi deliranti come l'Uomo Ipotetico, spaventoso villain armato di forcipe nato da una gravidanza isterica, o Nowhere Man, agente governativo che di fatto è la personificazione delle tecniche di composizione cut up, tanto nell'inafferrabile fisionomia quanto nel linguaggio ispirato alle opere di William Burroughs, e così via con una lunga serie di scoppiettanti incubi figli della Beat Generation, divertenti quanto farraginosi nella loro caleidoscopica assurdità.

Nel complesso, sia pure in tono minore, Peter Milligan riesce a non sfigurare nei confronti del suo predecessore. Sono assenti gli spunti metafumettistici e pirandelliani del ciclo precedente, ma al loro posto troviamo paradossi temporali, fisica quantistica e viaggi mentali scanditi da un ritmo sostenuto che una volta di più salva Buddy Baker dalla banalità intrinseca degli eroi in tuta. Meno mistica, forse, per una maggiore concessione a una fantascienza intellettuale, ma non per questo meno fumettistica, e una corsa a perdifiato tra stranezze assortite. Insomma, Animal Man, capace di insinuarsi nel terreno come un verme, di volare come un'aquila e manifestare la forza e la ferocia di un grande felino... Eppure eroe in quanto umano, in grado di riflettere sui propri limiti per cogliere i segreti più bizzarri dell'universo.
I disegni di Charles Truog e di uno Steve Dillon (Preacher) ancora in fase di maturazione potranno apparire datati a qualcuno, ma sono perfettamente funzionali al racconto che fila spedito verso un finale – per quanto prevedibile – che si riaggancia in modo idealmente sottile con quello del ciclo precedente.
Un Peter Milligan d'annata in ottima forma, dunque, per un Animal Man che continua a piacerci, forse anche più di tanti suoi omologhi in costume dalle imprese decisamente più convenzionali.


[Articolo di Filippo Messina]


lunedì 7 gennaio 2013

Before Watchmen - Osservazioni - Parte 2


Ok, abbiamo buttato un'altra occhiata al prequel-apocrifo che ci accompagnerà anche per la prima metà del prossimo anno. Before Watchmen va avanti... e le sensazioni iniziali, finora almeno, sono confermate. Vediamo un po'.


NITE OWL #1 (DI 4): Un ritmo lento che non fa sperare in una veloce ripresa. Il senso di già visto impera, e soprattutto sono in agguato paragoni scomodi (ma necessari) con altre opere che per riffa o per raffa si sono rapportate, negli ultimi decenni, con il capolavoro di Alan Moore. Vedere il giovanissimo Daniel tampinare Hollis Mason, il primo Nite Owl, e cantargli le lodi dei suoi gadget, non può che far pensare all'inizio del film Gli Incredibili. Il gioco di riprendere scene madri dell'opera originale e mostrarla attraverso la soggettiva di eroi singoli non aggiunge un'atmosfera veramente fresca. Anzi, dà rilievo a quanto il soggetto sia derivativo. Insomma, questo Nite Owl non ci ha entusiasmato gran che. J.M. Straczynski ha brillato altrove di luce più intensa, e la sola vera ragione di sfogliare questa miniserie (a giudicare dal primo numero, almeno) sono i disegni del grande Joe Kubert (affiancato dal figlio Andy). Qui alla sua ultima prova prima della recente scomparsa.





OZYMANDIAS #1 (DI 6): L'origine di uno dei più enigmatici tra i protagonisti dell'originale Watchmen, e del quale - in effetti - abbiamo sempre saputo poco (se non per linee molto generali). Il sapore della pietanza non cambia in modo sostanziale. Ma per una volta, l'eroe è poco convenzionale, come le sue abilità e le sue motivazioni. Non è facile provare empatia per un protagonista cosiderato l'uomo più intelligente del mondo, che per scelta narcisistica segue le orme di Alessandro Magno e dei faraoni. Qualche curiosità da gossip sulla sua giovinezza e sulla sua singolare origine di vigilante. Ma Len Wein, alla sceneggiatura, non si sforza più di tanto per brillare di luce propria, e una delle principali ragioni per leggere questo albo - anche in questo caso - sono i disegni di un sempre suggestivo Jae Lee. Una curiosità. Da tempo immemore, gli esegeti del Watchmen di Moore hanno sempre suggerito l'omosessualità di Adrian, indicandolo come uno dei primi supereroi esplicitamente gay. Noi ci siamo sempre chiesti quali fossero gli indizi cruciali (forse lo spiccato senso estetico del personaggio?). Ad ogni modo, questo Before Wahtchmen, sin dal primo capitolo, ci rivela che si trattava solo di gossip.


MINUTEMEN #2 (di 6): Senza impegno, ok? Non significa che leggeremo le miniserie per intero. Ma giusto un'occhiata ai secondi numeri, per avere un quadro d'insieme più preciso, ci può stare. La marcia ingranata non cambia rispetto al primo capitolo (e ci sono ben altre quattro uscite, eh!). Si pretende di fornire qualche dettaglio in più sul passato di Hollis Mason e dei vigilanti che lo circondavano nella prima fase delle loro apparizioni. Episodi imbarazzanti, torbidi segreti. Nostalgico, d'accordo, ma anche noioso e fondamentalmente inutile.
C'è veramente poco da fare, e la prima osservazione che viene in mente è: Ok, vuoi produrre un prequel omaggio a Watchmen. Scrivi una miniserie. UNA. E fatti venire un'idea decente per celebrare queste icone, piuttosto che pretendere di approfondire qualcosa che ha già detto tutto. Mah! Vedremo che cosa hanno da offrire gli altri numeri uno in uscita, ma le aspettative - a questo punto - sono davvero basse.

Alla prossima.




martedì 4 dicembre 2012

Before Watchmen: osservazioni - Parte 1

    

Before Watchmen è qui. E' arrivato, o meglio... «E' incominciato!» come dice il Numero 6, il gelido Cylone biondo all'inizio della miniserie che fa da prologo a Battlestar Galactica. Calendario Maya e meteroriti in cerca di compagnia permettendo, questa ulteriore calamità commerciale sta attraversando anche il nostro paese, e già lascia tracce di devastazione, suscitando caos più che clamore. Del resto, come si poteva supporre, questo prequel attira la curiosità anche di quanti hanno appena sbirciato il capolavoro di Alan Moore attraverso la riduzione cinematografica diretta da Zak Snyder. Pubblico che – spesso – non ha mai maneggiato un fumetto (e si vede!). Così la confusione seguente (credeteci) non è da sottovalutare. Le numerose miniserie e i due speciali stanno mietendo vittime anche tra i nostri già ammaccati neuroni. Curiosità? Malattia? Necessità professionale? Nerdaggine acuta?


Ne vogliamo proprio parlare? Fare paragoni con il Watchmen classico di Moore è ovviamente la cosa più inutile del mondo. Possiamo spigolare tra i primi numeri delle miniserie finora giunte in Italia e commentare quanto l'operazione nostalgia stia dando i suoi frutti. Anche perché, in un certo senso, l'attesa nei confronti di questo Before Watchmen non era molto dissimile da quella creatasi quando la scrittrice americana Alexandra Ripley annunciò che stava scrivendo un seguito di Via col vento per regalare ulteriori tribolazioni a Rossella O'Hara e ai lettori di Margaret Mitchell.
Ok, il paragone farà storcere il naso a molti, ma torniamo a Watch... a Before Watchmen.

Vediamo un po'...

MINUTEMEN #1 (DI 6): Mason Hollis, il primo Nite Owl, sta già scrivendo il libro di memorie che strapperà la maschera agli uomini del mistero e narrerà la nascita della supersquadra per antonomasia nell'universo di Watchmen: i Minutemen. Darwyn Cooke ha esperienza come pochi per evocare atmosfere retrò, e avergli affidato sia i testi che le illustrazioni per questo segmento celebrativo della saga si rivela un'idea azzeccata. Tuttavia, di nuovo non c'è nulla. Solo la volontà di guardare indietro, a un Hollis più giovane, ma non abbastanza, affinché svolga il medesimo ruolo di memoria storica già rivestito nell'opera di Moore. L'effetto nostalgia presente nel classico Watchmen è qui riproposto con un tentativo di imitazione parzialmente riuscito, ma anche privo di una propria identità. L'effetto è quello di un'eco più che di un'opera autonoma. Riuscito come la copia pittorica che un talentoso imitatore può realizzare del pezzo di bravura di un artista dal carisma immenso. Chissà cosa avranno da dirci le uscite successive.

 

IL COMICO #1 (di 6): Il personaggio di Edward Blake, il vigilante conosciuto come il Comico, non è ancora stato in Vietnam. Le esperienze belliche sono di là da venire, non porta dunque ancora lo sfregio che lo deturperà fino alla fine della sua vita. Eppure la sua anima è già nera e segnata in profondità. Il suo ruolo è perlomeno ambiguo. Difensore della patria o semplice sicario? Le sue relazioni amichevoli con la famiglia Kennedy ci suggeriranno qualcosa in più sui suoi trascorsi di “eroe” governativo, sul suo rapporto con Jacqueline Kennedy e... una celebre, misteriosa morte. Sfiorando (a nostro parere) il ridicolo, Brian Azzarello tenta in questo primo numero la carta della dietrologia, ma i disegni corposi di J.G. Jones non lo aiutano a confezionare una partenza convincente. Certo, siamo soltanto al primo numero... ma se il buon giorno si vede dal mattino...


SILK SPECTRE #1 (DI 4): Il passaggio di consegne tra una controversa ex supereroina, Sally Jupiter, e la sua riluttante figlia, Laurie. Un conflitto familiare che porterà alla genesi di una nuova eroina, sicuramente diversa e forse migliore. Silk Spectre, almeno in questo primo numero, sembrerebbe il tassello più riuscito dell'operazione commerciale targata Before Watchmen. Forse perché le dinamiche tra una madre prigioniera di un passato glorioso (e pieno di segreti torbidi) e una giovane figlia che vorrebbe soltanto vivere la propria vita, riesce ad affascinare per le sue atmosfere crepuscolari, che potrebbero funzionare anche se svincolate dall'ingombrante parentela con il capolavoro di Alan Moore. Due caratteri forti a confronto, due differenti modi di intendere l'eroismo. Due donne di epoche diverse... Insomma, non ce l'aspettavamo. Ma aspettiamo di leggere il secondo capitolo di Silk Spectre con più impazienza degli altri. Darwyn Cooke tesse dialoghi leggeri e Amanda Conner è in ottima forma. 


Il resto è da vedere. Non parleremo de La Maledizione del Corsaro Cremisi, il racconto in stile Vascello Nero che farcisce ulteriormente la frittata commerciale con la sua programmazione (identica a quella statunitense) spezzettata (e incasinata) tra le varie uscite. Becchettare briciole di qua e di là, forse, un giorno ci farà sentire sazi. Ma allo stato delle cose non sappiamo ancora che cosa stiamo mangiando, e la pietanza non ha destato il nostro interesse più di tanto. Il brodo è troppo, troppo allungato.

Alla prossima!



lunedì 19 novembre 2012

Batman - Terra Uno



Gotham City: una città che per i suoi abitanti è sinonimo di corruzione e marciume. Un luogo dove l'ingiustizia regna e ogni ombra nasconde insidie spaventose. Ora, un misterioso personaggio mascherato da pipistrello ha preso ad aggirarsi per le strade della metropoli degradata, assetato di vendetta, furioso e confuso. La rabbia lo acceca, non sembra molto pericoloso, ma le sue apparizioni concitate suscitano caos.  La stampa locale ha battezzato questo pazzo fuori controllo... Batman.

La genesi di Batman – Terra Uno è la medesima che ha prodotto la miniserie Superman – Terra Unofirmata da J. Michael Straczynski e disegnata da Shane Davis, del quale è in uscita, negli Stati Uniti, l'atteso seguito. L'etichetta Terra Uno era stata concepita dalla DC Comics come speculare alla linea Ultimate della concorrente Marvel. Un universo alternativo, dove personaggi classici potevano essere ridefiniti partendo da zero, con l'aggiunta di varianti più o meno significative rispetto alle versioni ufficiali. Il recente reboot del cosmo DC, quel New 52 che ha rimodellato l'intero olimpo supereroistico che conoscevamo, non ha intaccato l'espandersi del progetto Terra Uno, che va avanti e già annuncia un seguito anche per il Batman riveduto e corretto da Geoff Johns e Gary Frank in questo primo volume. Niente di rivoluzionario, certo. Ci troviamo di fronte al consueto aggiornamento di icone ormai ben salde nell'immaginario collettivo di molte generazioni, e neppure il recente riavvio dell'intero parco testate deve far pensare che ci sarà mai alcunché di definitivo al riguardo. Nonostante tutto, però, questa ennesima rilettura delle origini dell'Uomo Pipistrello non manca di spunti interessanti, e pur non suscitando particolari entusiasmi offre forse più occasioni di divertimento del Superman rivisitato da Straczynski. 


La città di Gotham, col trascorrere del tempo e l'avvicendarsi degli autori, si è fatta sempre più torbida e  amaramente plausibile. La Gotham descritta da Geoff Johns è un inferno urbano dal quale si può sopravvivere solo fuggendo o strisciando nella condizione di servi. Le forze dell'ordine sono colluse o pavide di fronte al potere criminale che pervade le istituzioni da cima a fondo, mai così impudente e saldo. Simbolo della decadenza morale della città è il fatiscente edificio di Arkham, disabitato e temuto come luogo stregato, segreta profonda dove si celano scheletri su cui nessuno osa indagare. In città si mormora che tutti i membri della famiglia Arkham fossero portatori di una linea di follia, compresa l'ultima discendente della stirpe: la moglie del miliardario Thomas Wayne, ultimo rampollo dell'altra facoltosa dinastia che contribuì a fondare Gotham e che ora si prepara a concorrere come candidato a sindaco. Questi spunti non servono solo a suggerire che in Bruce Wayne-Batman potrebbe ardere oggettivamente una scintilla di psicosi, ma anche a collocare la genesi dell'Uomo Pipistrello in un'architettura più ampia, al centro di un'ambigua ragnatela di complotti e coincidenze che non esclude neppure una parziale responsabilità del piccolo Bruce nella morte violenta dei suoi genitori.


Il Batman di questa Terra Uno è sempre il vigilante nato per portare giustizia là dove questa è assente, ma ossessionato, stavolta, da una vendetta personale molto più incanalata. Non è frequente, nei fumetti, vedere Batman, giovane e irascibile, perdere il controllo della situazione. Ancora meno vederlo fallace e goffo ai limiti del ridicolo, mentre le sue armi s'inceppano, l'addestramento lo tradisce e le sue prime, impacciate sortite non lasciano certo presagire la reputazione del Cavaliere Oscuro che conosciamo. Ma la vera innovazione di Batman – Terra Uno è il personaggio cardine di Alfred Pennyworth, qui trasformato in un maturo reduce dalle potenzialità letali, maggiordomo soltanto di nome e reale mentore del futuro Uomo Pipistrello. Ridefinito con un look e un temperamento nuovi di zecca, Alfred è il principale sensei chiamato a forgiare il crociato mascherato. Ad avere la responsabilità di crescerlo, di frenarlo e persino di sgridarlo nei modi più aspri. E' liberatorio, per i lettori di vecchia data, vedere finalmente qualcuno mettere in discussione la scelta di vestire un costume da pipistrello supponendo che i propri avversari (criminali pronti a tutto) subiscano la stessa suggestione che Bruce sperimentò da bambino. Neppure all'ingombrante mantello (elemento iconico ormai irrinunciabile del personaggio) è risparmiata una gustosa frecciata (subito rovesciata in modo inusualmente brutale per gli standard del Cavaliere Oscuro).
Anche il lifting di James Gordon sembra funzionare abbastanza bene. Gordon diventa la sintesi dell'ufficiale di polizia disilluso e inerte, ridotto a marionetta priva di significato che troverà occasione di redenzione non tanto nell'avvento dell'Uomo Pipistrello quanto nelle peripezie di sua figlia Barbara e nell'esuberante nuovo collega Harvey Bullock, davvero distante dalla sua ruvida controparte canonica. 


L'incupimento progressivo cui il personaggio di Batman è andato incontro negli ultimi anni, influenzato anche dalla lettura cinematografica di Christopher Nolan, gioca da sempre sul filo sottile del grottesco. Così è in Terra Uno in cui è la novità e l'inesperienza a caratterizzare un protagonista ancora lontano dalla sua piena maturità. Un'ironia suggerita che si alterna a sottotesti horror, dove all'ossessione di Bruce Wayne fa eco una realtà spigolosa e poco incline a premiare le azioni di vigilanti in costume. L'approccio noir ci presenta inoltre un Oswald Cobblepot-Pinguino forse più maligno del solito, cuore nero di Gotham e paradigma di tutti i mali che il nuovo Batman potrebbe affrontare in futuro. Geoff Johns (Lanterna Verde), profondo conoscitore del cosmo DC, orchestra la sua personale cover sulle origini dell'Uomo Pipistrello in modo intrigante, eseguendo ogni deviazione dai cliché tradizionali con ritmo adeguato. Il disegnatore Gary Frank (Supreme Power) dona ulteriore carattere ai personaggi rinnovati con le sue matite classiche e nello stesso tempo moderne, tratteggiando un Batman dinamico nella sua immaturità e forse più umano nella sua ossessiva risolutezza. Quel che manca è forse un vero twist finale, e il sapore da episodio gancio per uno o più seguiti è un po' troppo standardizzato. Nel complesso, Batman – Terra Uno è comunque un divertente gioco di citazioni e stravolgimenti. Derivativo, in quanto prevede da parte del lettore una complicità e una conoscenza preesistenti, ma efficace nel mescolare le carte di quello che è ormai un mito moderno in continua trasformazione. Il Batman di Johns e Frank regala qualche brivido e fa sorridere sotto i baffi, con un contrasto agrodolce che probabilmente piacerà alla maggior parte dei fans del multiforme, intramontabile Uomo Pipistrello.


 
Questa recensione è stata pubblicata anche su FantasyMagazine.


[Articolo di Filippo Messina]


lunedì 22 ottobre 2012

Animal Man vol. 1


Buddy Baker, l'uomo conosciuto come Animal Man, in grado di mimare le capacità di qualunque animale del pianeta, ha abbandonato già da un po' l'attività di supereroe. I suoi poteri hanno fatto di lui il portavoce ideale per la causa animalista, attivo in battaglie per la protezione dell'ambiente e persino attore in una pellicola underground dove veste ancora una volta, ma per pura finzione scenica, una tuta sgargiante. Buddy è anche un marito e padre devoto, la cui famiglia è più importante di qualsiasi successo personale. Ma l'occasionale ritorno di Animal Man nel ruolo di vigilante coincide con eventi inquietanti e incontrollabili. Una spirale di mistero e morte che travolgerà l'intera famiglia Baker senza escludere nessuno. Sarà l'inizio di un viaggio alle radici stesse dell'esistenza, dove tutto è possibile e niente è scontato...

In principio era Alan Moore.

Alan Moore riplasmò Swamp Thing, la Cosa della Palude creata anni prima da Len Wein e Berni Wrightson, costruendo intorno al protagonista un complesso labirinto magico e mitologico che gettò le basi, insieme al Sandman di Neil Gaiman, per la neonata etichetta Vertigo della DC Comics.
Quindi venne Grant Morrison, e anche Animal Man, eroe minore nato nel 1965 e mai veramente decollato, visse la sua sospirata palingenesi. L'autore scozzese introdusse temi sociali come l'animalismo, affine per definizione al personaggio, nonché elementi surreali per l'epoca provocatori, e il suo ciclo dedicato a Buddy Baker è tuttora ricordato per le numerose innovazioni e i suggestivi spunti metafumettistici. Di autori e di eventi, da allora, nell'esistenza di Animal Man se ne sono avvicendati parecchi, ma è oggi che assistiamo a un nuovo sviluppo degno di nota. Il generale reboot dell'universo DC, con l'evento editoriale chiamato New 52, riassesta ulteriormente il personaggio ideato da Dave Wood e Carmine Infantino negli anni sessanta dello scorso secolo, e nel farlo attinge parecchio agli esperimenti più riusciti della fase intermedia. Felicemente, integrando più che citando, ed espandendo ulteriormente il cosmo esoterico-ecologico ideato da Moore.


Lo sceneggiatore canadese Jeff Lemire (Sweet Tooth) allontana Buddy Baker dal contesto più dichiaratamente supereroistico nel quale il personaggio era finora rimasto a stagnare, e ambienta il suo racconto nel medesimo contesto dello Swamp Thing ridefinito dal bardo di Northampton. L'atmosfera non è più quella canonica delle storie degli eroi in tuta, ma vira decisamente sull'horror, nella declinazione panica e mistica che attraversa già da anni tante serie targate Vertigo. Se nelle avventure della Cosa della Palude avevamo imparato a conoscere il parlamento degli alberi e sopratutto il Verde (una dimensione metafisica da dove ha origine e da cui trae forza ogni entità vegetale del pianeta), il nuovo Animal Man ci condurrà a conoscere il Rosso. Una dimensione sovrannaturale speculare al Verde, ma interfacciata con la vita animale, con tutto ciò che è organico, pulsante e in movimento. In altre parole, la carne viva, che si relazione con la parte verde della terra sul filo di un delicato equilibrio.



Se lo scenario, come concetto, sa inevitabilmente di già visto, la conduzione e le suggestioni sono ottimamente gestite, presentando un Buddy Baker che pur non negando le proprie evoluzioni passate, è ormai maturo per cambiare ruolo e trasformarsi una volta per tutte in un personaggio magico, pronto a essere traghettato in un territorio narrativo imprevedibile. Ponte emblematico tra il suo ruolo umano (quello di padre) e di paladino di una causa ben più cruciale di quanto possa sembrare. Non a caso la famiglia di Buddy, già rilevante nella memorabile gestione di Morrison, svolge un ruolo di primo piano nella saga appena iniziata. Maxine, l'innocente figlioletta di quattro anni, i cui poteri sul mondo materiale si manifestano nel peggiore dei modi possibili. L'amore incondizionato e l'energia di Ellen, madre e moglie fuori dal comune. L'irruenza giovanile di Cliff, testimone entusiasta di eventi la cui gravità sembra non percepire del tutto. Si direbbe che Animal Man, l'Uomo Animale, capace di assorbire la forza di un orso, la capacità rigenerante di un verme, le qualità anfibie dei pesci, sia un personaggio corale, risultato della somma di più elementi tra i quali ci sono i suoi stessi familiari. Lungi dall'essere dei meri comprimari, Ellen, Cliff e Maxine sono descritti come parte integrante di ciò che rende Buddy Baker un essere speciale e non un banale vigilante in costume. Era già così per Grant Morrison, e in Jeff Lemire la simbiosi metaforica della famiglia Baker si accentua ancora di più. Buddy è chiamato a svolgere un ruolo fatale nel destino del mondo, in quanto padre, in quanto eroe, in quanta sintesi del mondo animale (essere umano compreso, con tutte le sue sfaccettature e contraddizioni). 


I disegni di Travel Foreman, a suo agio nel descrivere scenari onirici e grottesche metamorfosi, si sposano perfettamente con il ritmo insinuante di Lemire, dove l'inizio da classica storia di supereroi cede presto il passo a un vortice di invenzioni metafisiche e lampi splatter. Un viaggio psichedelico che con criminali dai bizzarri poteri e minacce dallo spazio non ha niente a che spartire. Tutto nasce dalla terra, anzi dalla carne, e prospetta un conflitto dalle sorti incerte in cui il personaggio di Alec Holland non potrà che fare, presto o tardi, la sua apparizione trionfale.
Il nuovo Animal Man, nel panorama caotico delle testate legate a New 52, si dimostra dunque uno dei titoli più interessanti e particolari. Uno dei pochi che realmente rifonda in larga parte la materia di partenza, e merita una lettura attenta.

Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.

[Articolo di Filippo Messina]