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lunedì 28 gennaio 2013

Animal Man di Peter Milligan

 

Buddy Baker è in coma, già da un po', non si sa come. L'incontro con qualcosa di innominabile ha semplicemente spento la sua mente, e la famiglia Baker è quasi rassegnata a non vederlo più tornare nel regno dei vivi. Eppure a un tratto si sveglia, vigile e in discreta forma. O almeno così pare. Il mondo di Buddy, il supereroe conosciuto come Animal Man, è cambiato rispetto a come lo ricordava. Tanti piccoli dettagli, come il carattere e l'incedere dell'amata moglie Ellen, ma anche alcuni particolari storici sembrano suggerire che la realtà in cui ha aperto gli occhi non è quella da cui proviene. Inoltre sente emergere impulsi bestiali, imbarazzanti e difficili da controllare, mentre vivide allucinazioni inerenti a un passato preistorico iniziano a perseguitarlo...


Per la prima volta arriva in Italia il ciclo di Animal Man scritto da Peter Milligan (Enigma, Shade the Changing Man). Si tratta della run che cronologicamente segue quella storica firmata da Grant Morrison e che contribuì a far conoscere l'estro visionario e surreale dello sceneggiatore scozzese. Una sequenza di storie ancora oggi indimenticabile per la forza innovativa e i contenuti metafumettistici che mettevano l'eroe di fronte al suo stesso autore, vero deus ex machina e responsabile di ogni evento, di ogni singola tragedia nella vita della sua creatura di carta. Animal Man, personaggio minore del cosmo supereroistico DC, ne uscì profondamente rinnovato, dimostrando una duttilità e un'attitudine al surreale che non l'avrebbe più abbandonato del tutto, fino all'odierna versione dark, prodotta per l'evento New 52 sotto la blasonata etichetta Vertigo.


L'eredità di Morrison non era certo facile. Lo stesso Grant, negli ultimi capitoli del suo ciclo, aveva ironizzato sul possibile seguito che le avventure di Buddy avrebbero potuto avere dopo il suo abbandono della serie. A tanti anni di distanza, anche nel nostro paese, abbiamo finalmente modo di fare la conoscenza del tessuto connettivo che ha contribuito a condurre il personaggio (erano gli anni novanta) fino alla sua incarnazione attuale, e a un ruolo che lo vede contendersi la scena con un altro eroe Vertigo di punta, il popolarissimo Swamp Thing.  Se Grant Morrison aveva fatto del surreale e dell'elemento pop una sua cifra stilistica inconfondibile, Peter Milligan non era certo l'ultimo arrivato. A suo agio con i deliri psichedelici dell'Uomo Cangiante Shade, architetto dei labirinti psicanalitici di Enigma, Milligan raccoglie la sfida del collega e parte per una nuova avventura dai toni onirici, bizzarri e grotteschi. Animal Man, eroe che attinge le proprie abilità dal mondo animale mimando le attitudini bestiali più convenienti, si prestava a diventare definitivamente un personaggio esistenzialista, legato al quotidiano e ai valori semplici (la sua grande dedizione per la moglie e i figli) come a tutto ciò che c'è di arcano e primordiale sulla nostra vecchia terra. Per certi versi, Milligan insegue Morrison sul suo territorio, ed è inevitabile riconoscere caratterizzazioni e trovate che sarebbero potute uscire dalla penna dello stesso Grant, comprese certe similitudini (la demenzialità di alcuni comprimari, ad esempio) con il suo successivo lavoro sulla serie dedicata alla Doom Patrol. 

Tuttavia, Peter Milligan non manca di una personalità propria, ed è in grado di infondere a Buddy Baker e soci il suo personale estro visionario. Ecco dunque apparire personaggi deliranti come l'Uomo Ipotetico, spaventoso villain armato di forcipe nato da una gravidanza isterica, o Nowhere Man, agente governativo che di fatto è la personificazione delle tecniche di composizione cut up, tanto nell'inafferrabile fisionomia quanto nel linguaggio ispirato alle opere di William Burroughs, e così via con una lunga serie di scoppiettanti incubi figli della Beat Generation, divertenti quanto farraginosi nella loro caleidoscopica assurdità.

Nel complesso, sia pure in tono minore, Peter Milligan riesce a non sfigurare nei confronti del suo predecessore. Sono assenti gli spunti metafumettistici e pirandelliani del ciclo precedente, ma al loro posto troviamo paradossi temporali, fisica quantistica e viaggi mentali scanditi da un ritmo sostenuto che una volta di più salva Buddy Baker dalla banalità intrinseca degli eroi in tuta. Meno mistica, forse, per una maggiore concessione a una fantascienza intellettuale, ma non per questo meno fumettistica, e una corsa a perdifiato tra stranezze assortite. Insomma, Animal Man, capace di insinuarsi nel terreno come un verme, di volare come un'aquila e manifestare la forza e la ferocia di un grande felino... Eppure eroe in quanto umano, in grado di riflettere sui propri limiti per cogliere i segreti più bizzarri dell'universo.
I disegni di Charles Truog e di uno Steve Dillon (Preacher) ancora in fase di maturazione potranno apparire datati a qualcuno, ma sono perfettamente funzionali al racconto che fila spedito verso un finale – per quanto prevedibile – che si riaggancia in modo idealmente sottile con quello del ciclo precedente.
Un Peter Milligan d'annata in ottima forma, dunque, per un Animal Man che continua a piacerci, forse anche più di tanti suoi omologhi in costume dalle imprese decisamente più convenzionali.


[Articolo di Filippo Messina]