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giovedì 17 ottobre 2019

E Titans continua...


Titans...
Ok, voglio Krypto. Lo so, probabilmente mi friggerebbe il gatto. Ma posso sempre provare a farli andare d'accordo.
A parte questo: Wow! Wow! Wow! Il modo di presentare Conner mi è piaciuto molto. Ed è interessante come i poteri di Superman (o di qualcuno simile a Superman) possano risultare inquietanti a seconda di come vengono raccontati. La serie Titans sta proponendo una buona caratterizzazione di eroi non sovraesposti quanto altri, e finora questo è il suo pregio maggiore. Insomma, per come la vedo io, continua a funzionare. E non vedo l'ora di sapere cosa succederà adesso.


lunedì 24 dicembre 2018

Titans: tirando le somme della prima stagione


La prima stagione di "Titans" si conclude (o meglio, s'interrompe) con un cliffhanger tesissimo, lasciando aperte molte sottotrame. Il fatto bizzarro è che lo show era stato annunciato come una stagione di 12 episodi. Invece - sorpresa - si conclude con l'undicesimo episodio. Pare che gli show runner abbiano deciso che la puntata 12 (comunque già girata) fosse più adatta ad aprire la seconda run della nuova serie dedicata al gruppo di supereroi della DC Comics. Decisione inusuale, ma forse non sbagliata. I nodi da sciogliere rimasti, infatti, sono parecchi, e una puntata in più non avrebbe cambiato molto. La scena post credits della puntata 11, inoltre, si conclude con la sortita di un nuovo personaggio fondamentale che sicuramente giocherà un ruolo importante nel prosieguo dell'avventura.

Tirando le somme di questi undici episodi, in definitiva, mi sento di confermare l'interesse di questa serie. E anche una certa dose di coraggio nell'approcciare personaggi iconici con uno spirito rispettoso ma creativo, declinandoli secondo una visione cruda e adulta, nei limiti di una storia che presenta eroi con superpoteri. "Titans" è un discreto esperimento di rilettura, capace di giocare con le aspettative degli appassionati spiazzandoli, ma anche intrigandoli. Sicuramente farà discutere. Certi elementi trapelati negli ultimi trailer hanno già fatto storcere il naso a molti appassionati, sebbene gli spunti mostrati fossero ingannevoli e da osservare in una prospettiva che richiede la conoscenza dell'intera serie per essere compresi in modo corretto. Senza entusiasmi esagerati, ma senza nessuno scandalo per vilipendio, "Titans" porta a casa un buon risultato. E apre la strada all'arrivo di "Doom Patrol" dopo l'antipasto servito in questa prima stagione.


sabato 20 ottobre 2018

Gli Amori di Altroquando: Episodio Zero


Ed ecco arrivare "Gli Amori di Altroquando". Un nuovo podcast, un esperimento, pensato che sommarsi (non sostituirsi) all'attività su Youtube e differenziare (nella forma) le comunicazioni altroquandiane. Gli "amori" al posto degli "orrori" del celebre titolo di uno speciale storico di Dylan Dog che ispirò anche il nome della nostra fumetteria, sta sempre per i fumetti e tutto quanto c'è di nerd nell'universo conosciuto e oltre. 
Dopo l'esperienza radio di "Rocket Balloon", mi cimento da solo con la comunicazione audio, ben consapevole di tutti i miei limiti tecnici. Chiamo in aiuto i miei personali fantasmi, il demone famiglio Azazelo, e tutti voi. Questo episodio zero ricicla (adattandola al format) la conferenza che ho tenuto al Palermo Comic Convention 2018. Se non c'eravate, potete scoprirla. Se c'eravate, cercate le differenze (che ci sono). Ma soprattutto, aiutatemi a scoprire se vale la pena continuare su questa strada. Se ritenete che il podcast possa essere sfruttato anche su altre piattaforme, se volete suggerire qualche modifica del format, e se Azazelo rompe troppo i maroni. Tutto è ancora in divenire. Il seguito di questa nuova avventura in un Altroquando dipende soprattutto da voi. 
A presto.

domenica 2 settembre 2018

Batgirl: del sessismo e altri demoni



La storia, i cambiamenti culturali, sono tanti e possono essere strani. E certi episodi di oggi richiamano alla memoria episodi di ieri. A volte simili, a volte diametralmente opposti. Può capitare, nell'ambito del fumetto americano, pensando al personaggio di Batgirl. Protagonista, qualche tempo fa, di una polemica sorta in rete a causa della cover (ritirata in seguito alle accuse di sessismo) disegnata da Rafael Albuquerque che raffigurava Barbara (Batgirl) in balìa del Joker, intento a disegnarle il suo iconico ghigno sulla faccia. La copertina intendeva essere un rimando al classico racconto “A killing Joke” di Alan Moore, in cui il Joker storpiava l'eroina condannandola a una sedia a rotelle sulla quale sarebbe rimasta per molti anni. Dopo la sua guarigione e il rilancio della sua serie, Batgirl si sarebbe di nuovo confrontata con il terribile criminale, e tutti i suoi traumi sarebbero (come è normale che sia) riemersi. 

La cover di Albuquerque non faceva che sintetizzare questo, oltre a collocarsi in una tradizione classica di copertine supereroistiche che vedono l'eroe (o l'eroina) in difficoltà, spesso alla mercé di un avversario che appare vincente per ragioni di climax.
Nello stesso periodo, analoghe polemiche sorsero per uno dei poster pubblicitari del film “X-Men: Apocalypse” che vedeva il personaggio di Mystica (interpretato da Jennifer Lawrence) strozzato dal villain del film. I significati erano i medesimi di sopra. Le copertine degli albi di supereroi tendono a mostrare il protagonista (o alcuni tra essi) in seria difficoltà, per sottolineare la drammaticità dello scontro e la loro possibilità di perdere. Anche nel caso del poster promozionale scoppiò la polemica, e si sentì dire che istigava alla violenza sulle donne. Ma torniamo a Batgirl.

E' buffo ricordare come nel 1968, su “Detective Comics 371 (episodio pubblicato anche in Italia nei primi anni 70), Batgirl sia stata protagonista di una scena davvero ferocemente sessista. Passata inosservata tanto nell'America degli anni sessanta che da noi, dove gag del genere (aimé) tendono pericolosamente a riemergere. La situazione era classica. Batman e Robin stanno lottando contro un gruppo di criminali. I malfattori sono tanti e i due giustizieri rischiano di avere la peggio. Sopraggiunge Batgirl, ma... la sua tuta attillata si scuce e la donzella sconvolta si sente persa. Sulla copertina originale, Batman chiede esplicitamente l'aiuto della ragazza dicendo «Qui abbiamo un problema!». La risposta di lei lascia di stucco: «Ne ho uno più grande. Mi si è scucita la tuta!»


Pertanto, anziché correre i aiuto dei colleghi, la ragazza pipistrello si china a contemplare preoccupata la lunga smagliatura sulla sua gamba, flettendola come solo una star del Crazy Horse saprebbe fare. Il risultato (altrettanto grottesco) è la reazione dei maschi criminali, subito distratti dalle grazie della femmina (e infatti gridano: «Che gambe!»), e per questo sopraffatti dal dinamico duo.

L'episodio, realizzato da Carmine Infantino e Gil Kane, è davvero imbarazzante. E dimostra il suo contenuto sessista con una circolarità a suo modo esemplare. La storia si apre con un flashforward fuorviante (all'epoca era una pratica diffusa), cioè un anticipazione della trama in cui però le cose non andranno esattamente così (un po' come in certe copertine). Nella prima, emblematica, vignetta vediamo già Batman e Robin combattere contro i criminali, e Batgirl, in disparte, passarsi serenamente il rossetto sulle labbra mentre si guarda civettuola in uno specchietto. La didascalia di apertura recita così: “Quando una donna è una donna? In ogni momento del giorno e della notte. Persino Batgirl. Anche quando combatte il crimine, si preoccupa del suo aspetto.”

Quando l'incidente del costume strappato (e della rissa con i criminali) si sarà concluso, la pietra tombale sulla parità dei sessi sarà messa dai commenti di Batman.
«Stavolta la tua femminilità si è risolta a nostro vantaggio e a discapito dei delinquenti. E' stata una fortuna che il tuo costume si sia strappato proprio in quel momento.»


La storia si conclude con Barbara in borghese che ripensa all'accaduto, e ci rivela di avere strappato deliberatamente la sua tuta per distrarre i criminali e dare ai suoi alleati la possibilità di sopraffarli. Non è che la sostanza cambi molto. Anzi, conferisce epicità e ragion d'essere a fumetti successivi, esplicitamente grotteschi e provocatori come la Kekko Kamen di Go Nagai, la guerriera che nasconde il volto, ma mostra il corpo, combattendo nuda. Il sessismo di base si taglia con il coltello. Ma erano altri tempi. O forse no?

Da un lato oggi potremmo scandalizzarci nel vedere la donna guerriera troppo presa dalla cura del suo aspetto, o usare le sue forme femminili per confondere dei criminali evidentemente guidati solo dagli ormoni (che succedeva se tra questi c'era un gay, magari armato di pistola?). Da un altro, assistiamo a un'alzata di scudi causata da una copertina come quella di Albuquerque, in cui l'eroina subisce un trattamento paritario (peraltro già visto) con quello suoi omologhi maschili. E' paradossale considerare come alla fine degli anni sessanta, una descrizione decisamente inopportuna del personaggio sia passata inosservata (del resto erano quegli anni lì) mentre oggi, una lettura contestualizzata e codificata dell'eroe in tuta (sia uomo che donna) sia stata vista da alcuni come qualcosa da condannare.

Questa specifica polemica risale già a qualche tempo fa, ma è rappresentativa di un sentire che ultimamente riguarda sempre più spesso i comics americani, e soprattutto quelli supereroistici. Recentemente, in una storia di Superman su Action Comics, lo sceneggiatore Brian Michael Bendis, dopo un'onda polemica, è stato costretto a modificare il termine “autistico” usato da un villain per insultare un sottoposto. Ripulire il linguaggio dei personaggi negativi lascia perplessi, in quanto condurrebbe a un impoverimento delle caratterizzazioni. Ma evidentemente sta succedendo qualcosa. L'industria che produce certo fumetto sta cambiando e si adatta a un sentimento popolare indifferenziato che ormai, nell'era di Internet, trova ovunque bersagli cui mirare. Non si parla di politicamente corretto, espressione abusata e spesso confusa con scelte di marketing volte a catturare nuove fette di lettori (e spettatori) presso etnie un tempo poco rappresentate. Non c'entra neppure la cura del linguaggio, ma una trasformazione dell'intrattenimento influenzata dal megafono (democratico?) della rete. C'è da chiedersi se la rete non abbia dato forma (anche) a forme isteriche, che insieme ad altre logiche di mercato stanno plasmando l'industria del comics popolare come un prodotto per famiglie, anestetizzato e purgato da tutto ciò che può suscitare discussione.
E' solo un interrogativo, non un elogio del politicamente scorretto. Altra questione e altra etichetta, spesso a sua volta mitizzata.

sabato 11 agosto 2018

Riscoprire "52"

 

Ho appena finito di rileggere "52", la saga settimanale che copre le 52 settimane seguenti all'evento DC "Crisi Infinita", e che sostanzialmente reintroduce il concetto di multiverso (cancellato anni prima da "Crisi nelle Terre Infinite"). Pubblicato nel 2006, scritta da Geoff Johns, Mark Waid, Grant Morrison, Greg Rucka e Keith Giffen, "52" illustrava l'anno del cosmo DC durante il quale i personaggi fondamentali di Superman, Batman e Wonder Woman erano scomparsi. I protagonisti, infatti, sono le retroguardie dell'universo narrativo, personaggi secondari o addirittura marginali, alcuni dei quali ripescati dal dimenticatoio editoriale. Un'operazione bizzarra, che si dipana come un grande feuilleton fitto di enigmi ben congegnati, in cui villains storici acquistano un definitivo spessore (soprattutto Black Adam) e nuovi eroi ricevono la loro consacrazione (la nuova Question e la nuova Batwoman). Un dipanarsi di trame e sottotrame intricate, complotti complessi, risvolti fantapolitici e squarci di space opera. Un mistery dove spionaggio e soprannaturale si mischiano, seguendo il cammino del detetive Ralph Dibny (l'ex Elongated Man) che cerca un modo per riportare in vita la moglie defunta, mentre il signore del tempo Rip Hunter (anche lui scomparso) muove dietro le quinte le fila di una machiavellica resistenza. Un storia supereroistica dedicata ai comprimari che è anche un ottima occasione per i neofiti di studiare un compendio di storia DC, e imparare ad amarla. In fondo, un gran bel lavoro nella sua particolarità. Peccato sia difficile recuperare tutti e 52 gli albetti (uno per settimana) che compongono la saga. Ma una ricerca che vale la pena di fare per chi non ha avuto occasione di leggerla.


sabato 7 luglio 2018

Steve Ditko: In Memoriam


L'ennesimo coccodrillo. Stavolta, in questa Estate del 2018, è scomparso Steve Ditko. Disegnatore particolare, spigoloso, psichedelico, visionario. In realtà abbastanza distante dal canone estetico dei supereroi americani. E più vicino alle anatomie surreali della pittura di Egon Schiele. Creatore grafico (e molto di più) dell'Uomo Ragno. Eroe in tuta che mai, come nelle sue tavole, sarebbe stato reso come un aracnide umano, con la sua sagoma sottile e rapace. Autore sommerso, artefice di trame cui spesso Stan Lee si limitava ad aggiungere dialoghi, commettendo anche frequenti strafalcioni. Artefice del mondo mistico del Dottor Strange, e alla DC Comics delle avventure fantastico-noir del Creeper e successivamente del fantascientifico Shade. Ditko, ancora oggi, non è compreso da tutti. Le sue licenze grafiche, il suo stile peculiare che poteva permettersi di reinventare l'anatomia, è in alcuni casi liquidato dai lettori più giovani e spietati con la contestabile sentenza "non sapeva tenere in mano una matita" (Padre, perdona loro...). In verità, era un artista seminale e fondamentale. Sempre al di fuori dalle logiche del trend di mercato, e per questo più grande. Una figura gigantesca cui guardare solo con nostalgia e ammirazione.









martedì 16 gennaio 2018

DC comics, Bronze Age e Vecchi ganci...


Nel corso del tempo, le copertine dei fumetti supereroistici hanno spesso barato (bonariamente) con il lettore, dandogli in pasto qualcosa di ambiguo, in cui un semplice dettaglio può cambiare tutto. "Batman walks the last mile" (vale a dire Batman condotto alla sedia elettrica) uscì in America alla fine degli anni 60 e da noi nei primi 70, ingannando e sconvolgendo il bambino che ero. La storia, scritta da Frank Robbins e disegnata da Irv Novick, introduceva un villain nuovo, fuori di testa e dalla vita editoriale molto corta. 
Certo, era già facile pensare che alcuni eventi in una storia di supereroi non si sarebbero verificati mai, o che le cose non erano quelle che sembravano. Eppure certi ganci effettistici funzionavano, come nel caso di questa cover, pensandoci bene poco plausibile in ogni caso.


Era anche un periodo in cui fioccavano tante storie immaginarie (non ancora definite così), e il lettore abituale sapeva che poteva aspettarsi di tutto. Insomma, erano altri tempi, e la nostra ingenuità era premiata da facili espedienti che esaltavano quello che oggi definiamo hype. In questo caso svolti da una storia che si poneva tra una copertina (che in un certo senso fungeva da flashforword, altra espressione non ancora in uso) e la tavola finale che svelava i giochi. Con un pizzico di cerebralità perversa. Giusto per dire che i fumetti cambiano come andiamo cambiando noi, e che storie e lettori sono in fondo vasi comunicanti.



venerdì 1 dicembre 2017

Doomsday Clock #1: ...è il seguito di Watchmen?


Qualche riflessione sull'inizio di "Doomsday Clock", di Johns e Frank. La rinascita del cosmo DC partita con "Rebirth" entra nel vivo, e si parla di (blasfemo) seguito del capolavoro di Alan Moore: Watchmen. Raffreddiamo il bollenti spiriti, esaminiamo le premesse di questo primo capitolo e cerchiamo di capire dove potrebbe portarci nei mesi a venire...

martedì 22 agosto 2017

DC Comics - L'orologio dell'apocalisse rintocca (ancora l'ombra di Watchmen)

 


E alla fine ci stiamo arrivando. Doomsday Clock, il cui primo numero uscirà in America il prossimo Novembre, segnerà l'apice del Rinascimento (o Restaurazione?) in casa DC Comics. Evento che sarà segnato dall'interazione, annunciata da tempo, tra gli eroi della Distinta Concorrenza con l'universo di Watchmen. Per usare le parole dello sceneggiatore Geoff Johns, non si tratterà di un crossover, ma di una storia a sé stante che ridefinirà il cosmo DC. Il nocciolo della questione dovrebbe essere il confronto (anche simbolico) tra Superman e Dottor Manhattan. In sostanza, l'alieno che ha imparato a essere più umano degli umani e l'umano nativo che ha progressivamente perso la propria umanità diventando sempre più alieno e distante. Siamo in presenza di uno di quegli eventi fumettistici destinati a fare discutere. I semi piantati da Johns sembrano interessanti. E neppure scontati come può sembrare. C'è un tempo per ogni cosa. Watchmen rappresentò non tanto l'ingresso dei supereroi nell'età adulta, quanto un punto di arrivo. Il brusco risveglio da un sogno nell'incubo di una realtà dove non esistevano veri eroi e dove poteva non esserci un lieto fine. Da quel momento, i punti cardine del mercato sono andati cambiando. E l'opera di Alan Moore ha suscitato una lunga serie di varianti, omaggi, e presunte evoluzioni di un discorso che l'autore inglese considerava già concluso quando aveva messo la parola fine al suo lavoro.
Ormai da anni, il genere supereroistico soffre il peso di una pietanza mal digerita. Un trend scaturito da un'opera (Watchmen) che non aveva mai voluto essere una ricetta per sfornare altri piatti, ma solo un punto di vista, storico e culturale. Per quanto i prodotti derivati interessanti non siano mancati, l'elemento del dark coatto ha finito col diventare a sua volta macchietta, spesso affossando le tematiche che si proponeva di elevare. Quel che Geoff Johns sembra prepararsi a fare è portare in scena una sorta di cortocircuito estetico dal quale ripartire con le successive narrazioni. Non sappiamo ancora in che misura funzionerà, ma il progetto di sicuro incuriosisce. La maturità, del resto, non s'identifica necessariamente con la truculenza, con l'amarezza e una visione pessimista del futuro (per quanto i tempi che corrono non ci incoraggino esattamente nel senso opposto). Se Geoff Johns riuscirà nella sua opera di livellamento, operando scelte narrative intelligenti, potremmo trovarci davanti a un'opera metafumettistica particolare come non la vedevamo dai tempi della prima Crisis. Una lettura antropologica dei corsi e ricorsi storici applicati a un genere fumettistico. Ne sentiremo tante, nei prossimi mesi. Prima, durante e dopo l'uscita di questa ennesima miniserie. 
Chissà!






giovedì 16 marzo 2017

Rocket Balloon - Episodio 6: Questione d'Image...


Dopo un'assenza dovuta a fattori di forza maggiore, ecco tornare Rocket Balloon con la sua sesta puntata della prima stagione. Già andata in onda su Runtimeradio.it  e ora disponibile in formato podcast su Spreaker. Gli argomenti sono densi: l'avventura della Image, dall'esodo di alcuni artisti Marvel e delle anatomie impossibili di Rob Liefeld, all'invasione dei Morti che Camminano passando per Invincible. Si bighellona un po' tra fumetto, cinema e TV, parlando anche di Lego Batman, Legion e naturalmente... Logan. Finalmente dialoghiamo con chi ci ha scritto, e si discute anche de L'attacco dei giganti e delle opere controverse di Miguel Angel Martin. Insomma, una puntata di ritorno abbastanza cicciosa.
Ricordo a tutti che potete scriverci, porci domande e fornire spunti scrivendo una mail all'indirizzo: rocketballoonruntime@gmail.com. 
Difendete sempre i vostri sogni e restate con noi. Perché c'è sempre un Altroquando.


mercoledì 9 novembre 2016

Doctor Strange e i supereroi magici

Parliamo un po' del Doctor Strange, oggi protagonista al cinema di un film diretto da Scott Derrickson, che arricchisce ulteriormente il variegato cosmo del Marvel Cinematic Universe. Ma anche di altri supereroi magici, venuti prima e dopo di lui. Che lo hanno ispirato e ne sono stati ispirati, in un magico gioco di vasi comunicanti. Perché in fondo, anche il fumetto è una forma di magia.

sabato 20 agosto 2016

Dave McKean vs i Supereroi


Batman - Arkhm Asylum. L'innovativo graphic novel scritto da Grant Morrison e disegnato da Dave McKean compie 25 anni dalla sua prima apparizione nel nostro paese. E gli anniversari sono spesso anche spunto di polemiche. Il grande Dave McKean, che dell'opera di Morrison firmò le spettacolari illustrazioni, oggi sembra non ricordare con troppo affetto quei suoi trascorsi lavorativi. Anzi, a suo dire pare il genere supereroistico sia addirittura dannoso, un gorgo culturale che potrebbe portare anche alla deriva politica degli Stati Uniti. Ma siamo sicuri che volesse dire questo? E soprattutto... quanto dobbiamo prenderlo sul serio?

sabato 13 agosto 2016

Reading Comics: The Killing Joke - Scena Finale [letta da Altroquando]


Mi sono accorto che questi miei primi esperimenti di drammatizzazione fumettistica (chiamo così le mie letture) sono rimasti un po' in disparte, sommersi dalla produzione video successiva. Inoltre fanno parte di video più lunghi e articolati, e di conseguenza sono stati ancora meno visibili. Dal momento che riciclandoli in "pillole" sulla piattaforma Vimeo sembrano essere graditi, ho deciso di creare una nuova playlist che poco per volta li raccoglierà. Il tag scelto è "Reading Comics". Piccoli esempi di lettura, spunti per immaginare come potrebbe essere ascoltare certi dialoghi topici nella nona arte. Anche se da un lettore modesto e imperfetto come me. E anche dei piccoli (e medi) trailer per il canale di Altroquando. Non so, io ci provo. Tenendo conto che alcuni di questi lavori hanno già un paio d'anni (ma altri sono seguiti e seguiranno). Comunque, ecco ancora (stavolta strategicamente posizionata sul Tubo) la mia versione della scena finale di "A Killing Joke" di Alan Moore e Brian Bolland.

venerdì 10 giugno 2016

Rebirth: una prima occhiata alle singole serie...


Lo so. Da qualche parte, sui social, avevo detto che non ne avrei più parlato. Ma sono un risaputo brunello. Quindi...

Insomma, Rebirth, il crossover che rilancerà il DC Universe e che vede come grande architetto lo sceneggiatore Geoff Jhones, procede... lentamente sulle singole serie, ma si fa sentire un po' di più su Flash (come si poteva immaginare dal prologo) e Wonder Woman.

Se Green Arrow inizia a recuperare qualcosa del suo rapporto sentimentale (azzerato dagli eventi di Flashpoint e dai New 52) con Black Canary, il vecchio Superman (quello che ha avuto un figlio da Lois Lane) inizia a fare i conti con una realtà che non sembra seguire le regole che credeva di aver riconosciuto. Dal canto suo, sulla sua serie personale, Batman ha ben altre gatte da pelare, e la vicenda lasciata in sospeso al termine del prologo è ancora in alto mare. O meglio, si collega direttamente alla storyline di Flash, probabilmente una delle sorprese più riuscite di questa ennesima (e sicuramente non ultima) revisione di uno dei cosmi supereroistici più famosi al mondo. Carmine di Giandomenico è in ottima forma, e ci regala un velocista scarlatto carismatico, scattante e umanissimo. Il suo tratto non realistico, libero, ma lontano da facili derive grottesche, si presta molto a interpretare il mondo ipercinetico di Barry Allen, e mostra un biglietto da visita che è una festa per gli occhi nella storia sceneggiata da Joshua Williamson. Una trama densa di riferimenti iconici che ripercorrono l'origine di Barry e i suoi principali traumi. Quindi Wally ora è tornato. Un altro Wally seguirà il suo destino, e il passato ritornerà a mordere (o accarezzare) le chiappe di tutti i personaggi. E' sulle pagine di Flash che s'infittisce il mistero della spilla smiley ritrovata da Batman nella Bat-Caverna (in realtà è stata “sputata” dallo stesso fulmine in cui era apparso per pochi istanti Wally West). Per il resto, dovremo aspettare le prossime uscite.


Così per Wonder Woman (nuovamente affidata allo sceneggiatore Greg Rucka), che ci appare in crisi. E sappiamo che questa non è una parola da prendere alla leggera in casa DC. Confusa, spaesata, tormentata da ricordi che non comprende, e dalla frase che continua a ripetersi ossessivamente, e cioè che “il passato continua a cambiare”. Wonder Woman, forse più di altri personaggi DC, ha subito modifiche retrospettive, e il rimaneggiamento dei New 52 non è stato esattamente da poco. La sua prima avventura sotto l'ombrello di Rebirth è fortemente onirica, non può non esserlo. Diana è una creatura mitologica la cui origine è stata più volte riscritta. Bizzarro vederle fare qualcosa che forse non ha mai fatto prima... o che almeno, io non le avevo mai visto fare: legare se stessa con il suo lazo che induce a dire solo la verità. Le risposte sono tante. Sono tutte vere. Ma qualcuna forse è più vera delle altre. Chissà.


Insomma, a piccoli passi, inizia a svilupparsi questo “raddrizzamento” della continuity. Pare che molto riguarderà la memoria dei personaggi, che riacquisteranno gradualmente i ricordi di cosa è successo prima degli eventi che hanno modificato il corso della loro storia, ma senza riplasmare il loro mondo come avvenuto alla fine di Flashpoint. Non per ora, almeno. La direzione sembra questa. L'idea non è da buttare se funzionale a ripristinare concetti cestinati con troppa leggerezza (e tuttora rimpianti da molti lettori di vecchia data). Ma i risultati a lungo termine restano ancora tutti da scoprire.  


martedì 7 giugno 2016

Crisi e Rinascita... anzi, REBIRTH (l'ennesima)

C'è grossa Crisis... e allora: Rebirth! Ripercorriamo le trasformazioni editoriali del cosmo DC attraverso le principali saghe che ne hanno riplasmato la continuity per meglio osservare l'attuale DC Universe Rebirth. Evento che rilancerà uno dei più famosi e amati universi supereroistici dopo l'avventura (finita male?) dei New 52. Crisi cosmiche, interventi (forse) divini, enigmi e teorie. Ma ricordate: niente si crea e niente si distrugge. Qui si ricicla tutto. Un video che mi ha letteralmente sfiancato. Per inciso... Alfred Hitchcock appariva nei suoi film. Nei miei video appare qualcun altro, che alle mie spalle ha fatto uno sbadiglione spettacolare. Non l'ho censurato. Buona visione, from Altroquando with Love.

venerdì 28 agosto 2015

Oggi... The King

 

Diario del Capitano. Data bestiale 28 Agosto 1917...

Di solito non lo faccio. Ma oggi sì.

Perché?

Perché oggi, quasi cento anni fa (ne avrebbe compiuti 98) nasceva Jack Kirby (28 Agosto 1917). E vale sempre la pena di cogliere le occasioni per ricordare gli artisti innovativi, che hanno fatto più che lasciare un segno nell’ambito in cui operano, ma che hanno praticamente inventato un linguaggio personale, che dalla loro consacrazione sarebbe stato sempre imitato e mai eguagliato. Quando ero giovanissimo, sentivo qualche lettore Marvel (era il tempo dell’editoriale Corno) commentare che il disegno di Kirby tendeva a generare confusione. Beh, anche il commento più superficiale può contenere una briciola di verità. Jack Kirby aveva il gusto del dettaglio. Di più, Kirby era un feticista maniaco del dettaglio, e le sue proverbiali ombre, crepe, rughe, le leggendarie macchine complicate e barocche, oggi fanno parte del linguaggio Pop. Kirby rappresenta ancora oggi una firma che non si è limitata a illustrare il fumetto, ma che ha contribuito a rifondarlo e a codificare soprattutto il genere fantascientifico e supereroistico.


Poche le icone che non sono state baciate dalla sua matita. E non è un caso se, in una storia di qualche anno fa dei Fantastici Quattro, a Jack è stato affidato il ruolo del dio demiurgo, durante un viaggio metafisico del quartetto. Insomma, Jack Kirby è Storia. E la storia va ricordata e onorata. Per una sola ragione. Senza di essa non siamo niente. Senza di essa non andiamo avanti.