Visualizzazione post con etichetta fumetti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fumetti. Mostra tutti i post

sabato 28 settembre 2019

Un fumetto... un mese... un anno



Per il giorno del mio compleanno ho voluto fare un gioco.

Cercare quale fumetto era uscito lo stesso mese e anno della mia nascita, nel mio caso, quindi Settembre del 1963. Il risultato è stato il numero #4 di Spider-Man (per me l'Uomo Ragno per tutta la vita): "Nothing can stop... the Sandman". Anche se da noi in Italia sarebbe arrivato solo nel 1970, questo è il fumetto della mia nascita. Per festeggiare a modo mio, ho voluto rileggerlo. E' curioso notare che uno dei personaggi che più mi hanno influenzato uscisse nelle edicole proprio il mese in cui nascevo presentando uno dei suoi villain più iconici. L'Uomo Sabbia. L'episodio presenta un Uomo Ragno in cui sono presenti tutti i tratti fondamentali che hanno reso il protagonista un eroe fuori dagli schemi fino a quel momento canonici. Un ragazzino che commette errori (interviene per fermare dei ladri prima che commettano l'effrazione, e questi lo denunciano), che non sa che pesci pigliare davanti a un nemico potente (che lo apostrofa "E tu saresti un supereroe?"). E che alla fine vince non grazie ai suoi poteri speciali, ma all'ingegno. Insomma, una storia in cui ancora oggi posso ritrovare tutto l'Uomo Ragno che ho conosciuto e amato da giovanissimo. Come ci trovo l'amore per il fumetto che avrebbe influenzato tutta la mia vita anche da adulto, tracciando la rotto in più occasioni.
Grazie per tutti gli auguri che mi state inviando. Grazie a tutti quelli che hanno donato e che donano per sostenere la Biblioteca del Fumetto dedicata alla memoria di Salvatore. Grazie per essere presenti. Ci sarà sempre un Altroquando.

venerdì 3 maggio 2019

Doom Patrol, la serie TV



Mi sto finalmente mettendo in pari con "Doom Patrol", seconda serie TV a uscire dopo "Titans" per piattaforma streaming DC Universe.
Per cominciare, direi che si conferma l'attitudine della DC a centrare il bersaglio con produzioni seriali televisive, fallendo invece al cinema, nel seguire frettolosamente i passi della Marvel-Disney. "Doom Patrol" si presenta ufficialmente come uno spin off del già interessante "Titans", per quanto questa definizione gli venga stretta. I personaggi sono stati introdotti in una sola puntata del serial madre e oggi sono sdoganati in una serie autonoma che segue uno stile tutto suo e modifica il cast, aggiungendo un sempre carismatico Timothy Dalton nel ruolo di Niles Caulder e Brendan Fraser come Cliff Steele. In comune con "Titans" resta quel suggerimento di avventure ai margini di un mondo più vasto, dove i supereroi celebri sono nominati, ma restano invisibili. Una retrovia in cui i protagonisti, qui ancora più che in "Titans" devono sgomitare per trovare un loro ruolo. Se con i Titani si era scelta un'atmosfera ibrida tra il crime e l'horror, in "Doom Patrol" il registro è più ironico e a tratti (giustamente) demenziale. Senza escludere espliciti riferimenti al ciclo scritto da Grant Morrison, che rilanciò a suo tempo la serie a fumetti introducendo più di un personaggio che qui la fa da padrone. Il villain Mr. Nobody, interpretato dal "josswehdiano" Alan Tudyk è sicuramente uno dei punti di forza della serie, usato in modo metanarrativo, a volte come io narrante e commentatore degli eventi (anche se forse la sua resa farà storcere il naso a chi ama fare le pulci agli effetti visivi). 

Ricordiamo, inoltre, che nei fumetti, Doom Patrol e X-Men nacquero insieme, influenzandosi su parecchi punti (compresa una certa sedia a rotelle). Ma se i mutanti Marvel hanno preso la strada della critica sociale e della metafora della diversità che lotta per i suoi diritti alla vita, la Patrol è forse ancora più inquietante. Simbolo di una diversità sì mostruosa, ma che può alludere anche a un disadattamento psicologico, uno scollamento dalla realtà che tende più alla crisi esistenziale e a una lotta per restare in vita e in piedi in un mondo privo di vero senso. Gli antieroi della Doom Patrol, nella serie TV come nei fumetti, non sono supereroi reietti. Sono reietti con superpoteri, presentati come una sorta di famiglia Addams chiamata dal caso a occuparsi di faccende bizzarre che sono decisamente troppo pazze, troppo oltre perché gli eroi canonici possano gestirle.
Mentre la prima stagione marcia verso la conclusione, l'esperimento sembra riuscito e ci da motivo di attendere il prossimo arrivo di "Swamp Thing", per la stessa piattaforma streaming, che recupererà (così pare) temi e atmosfere del celebre ciclo di Alan Moore.
Un altro modo di intendere gli eroi super dei fumetti e un altro modo di tradurli in live action. Curioso anzicheno. Peccato che di queste serie, almeno finora, se ne parli così poco.


martedì 26 marzo 2019

Rughe [di Paco Roca]


Rughe” di Paco Roca è un coraggioso viaggio nel territorio impervio della vecchiaia. Quando i punti fermi della vita si incrinano e il morbo di Alzeimher mina tutte le certezze. Una storia leggera e commovente su una condizione poco esplorata dal fumetto. Perché il passato è una ricchezza. E la memoria si identifica con l'essere umano. Ma anche quel senso di umanità che sopravvive nonostante tutto.

martedì 12 febbraio 2019

Umbrella Academy [di Gerard Way e Gabriel Ba']


C'era una volta una scuola, anzi: un accademia. C'erano una volta i mutanti. Anzi, no: dei bambini nati per virtù di... non si sa bene cosa. C'era uno scienziato telepate... no, era un alieno miliardario in incognito. “Umbrella Academy” è un fumetto di supereroi che non è un fumetto di supereroi. Cioè... lo è. Ma nello stesso tempo no. E... insomma... un casino. Un casino fottutamente divertente. Dalla mente del cantante dei My Chemical Romance e dalla matita di Gabriel Bà, il surreale fumetto (vincitore del premio Eisner) che ha ispirato l'omonima serie Netflix.

venerdì 1 febbraio 2019

L'immortale Hulk [di Al Ewing e Joe Bennet]


Il dottor Bruce Banner è tornato. Anzi, è risorto. E con lui l'incredibile Hulk. Meglio. L'immortale Hulk. Protagonista di una nuova serie che sta spopolando, donando al gigante verde di casa Marvel una nuova primavera. Ma stavolta, accanto ai raggi gamma è di casa l'orrore, e un'ulteriore lettura su bene e male che potrebbe portare ovunque. Ripercorriamo i passi del mostro atomico e le sue varie incarnazioni fino a questo suo ultimo (per ora) inquietante ritorno.

giovedì 20 dicembre 2018

Natale 2018: The Believer - di Budd Lewis e Richard Corben


Ci scommetto, è Natale. E l'universo cospira per farmi dire la mia sulla festa più attesa, detestata, commercializzata, respinta, satireggiata, e nonostante tutto... da qualcuno ancora amata... dell'anno. Beh, da che lo scrivo a fare? Tanto queste righe non le legge nessuno. Potrei scrivere pure parolacce. Ma siccome sono nonostante tutto un professionista, ecco qua. Raccontiamo e commentiamo insieme “The Believer” (Il Credente), breve racconto natalizio di Budd Lewis e Richard Corben apparso per la prima volta su “Creepy” nelle prima metà degli anni settanta. Un Natale cupo e forse... diseducativo, come piace a noi. Una morale (natalizia, antinatalizia...) ci scappa sempre. Buone feste, terrestri.


venerdì 30 novembre 2018

Gli Amori di Altroquando: Episodio 1


Primo (ma secondo, dopo lo sperimentale numero Zero) episodio del Podcast "Gli Amori di Altroquando". 
Stavolta a essere proposto in questo formato, è un adattamento della mia conferenza sulla violenza di genere, tenuta ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo nell'ambito della manifestazione "Lame di Non Amore", in occasione della Giornata contro la violenza sulla donna. Dai fumetti neri degli anni 60 a Watchmen, passando dai supereroi Marvel e DC, tra morti che camminano e topi immaginari... per riflettere su come la violenza sulle donne sia stata rappresentata nel tempo e con differenti linguaggi nella nona arte. 

lunedì 12 novembre 2018

The Heap: dalle radici...



C'è poco da dire. Andando alla ricerca di archetipi fumettistici, non si smette mai di imparare.
Che nulla si crea e nulla si distrugge, ma che tutto ha origine da qualcos'altro, ormai dovremmo saperlo. E anche in uno studio recente ho definito L'Uomo Cosa marvelliano e lo Swamp Thing della DC Comics, nati lo stesso anno, come il paradigma di quelle creazioni gemelle che negli anni hanno caratterizzate i due colossi editoriali concorrenti. Se è difficile dire quale delle due case abbia “copiato” l'altra, è interessante puntualizzare che entrambi i personaggi si rifacevano a una oggi dimenticata creazione della golden age del fumetto, edita negli anni 40 dalla Hillman Periodicals. Un personaggio chiamato The Heap (il “mucchio” o se vogliamo il “pagliaio”), che a tutti gli effetti è l'antenato sia di Swampy che della “Cosa Umana”. Precedente di decenni anche alla breve storia di House of Secrets che avrebbe fatto da prologo al mostro della palude creato da Len Wein e Bernie Wrightson per la DC.

The Heap, creato da Harry Stein e Mort Leav sulle pagine di “Air Fighter Comics”, è stato dunque il primo punto di riferimento per tutte le cose paludose dei fumetti che sarebbero arrivati. E a sua volta ha avuto più incarnazioni. Anche lui, come Alec Holland e Ted Sallis era un'essere umano prima di mutare in un mucchio di fango e alghe. Era un soldato della Grande Guerra, il barone Eric Von Emmelman, asso dell'aviazione tedesca, abbattuto e caduto con il suo aereo in una palude, ma tenuto in vita per intervento della dea Cerere, che ne conserva l'essenza mescolata alle sostanze primordiali della madre terra. The Heap è una creatura fortissima, ma sostanzialmente benevola, che vaga per il mondo, costantemente fraintesa, aiutando chi può. Il suo aspetto fangoso e vegetale è quello di un pagliaio verde ambulante, dalla sagome rozzamente antropomorfa. Da notare la radice che gli attraversa la faccia come un lungo naso. Dettaglio che sarà ereditato e perfezionato graficamente dal successivo Uomo Cosa della Marvel.

The Heap entra in seguito nel cast della serie Airboy e vi rimane fino alla chiusura della serie. Negli anni 80, la Eclipse Comics acquista i diritti del personaggio (Swamp Thing e Man Thing sono nati nel 1974) e lo ricicla nella serie The New Wave. Altre sporadiche apparizioni non ufficiali del personaggio, con origini e identità modificate, sono avvenute nel corso degli anni su riviste della Skywald Pubblications (in quel revival c'entrava lo zampino dello sceneggiatore Roy Thomas, che in Marvel aveva contribuito a creare Man Thing). Ripreso dalla Image Comics per la serie di Spawn, The Heap diventa una delle creature metafisiche combattute dalla progenie infernale, un barbone chiamato Eddie che entra in contatto con la materia oscura che costituisce il corpo di Spawn, fondendosi con la spazzatura e diventando un nuovo Heap. Quest'ultimo, però, sfoggia poteri mistici simili a quelli di Swamp Thing, e cioè la connessione con un universo verde, legato alla vita vegetale del pianeta.



Insomma, sia Man Thing (che ne ha ereditato il naso) che Swamp Thing sono nipoti di The Heap. Personaggio che li ha ispirati per poi citare i “nipoti” molti anni dopo in successive apparizioni.
L'industria (e i sogni) del fumetto è tanto vasta quanto piena di parentele più o meno evidenti. Ed è scoprendo il passato (come dovrebbe essere con la nostra Storia) che potremo guardare al presente con maggiore comprensione. E divertimento, perché no?













martedì 30 ottobre 2018

Witch Doctor: tra Lovecraft e Harry Potter


Buon Halloween, terrestri. Ecco a voi Witch Doctor, di Brandon Seifert e Lukas Ketner. Un fumetto horror caciarone che realizza un curioso cocktail, mixando atmosfere alla Lovecraft con un mondo soprannaturale che ricorda quello immaginato da Joanne K. Rowling per Harry Potter. Ecco a voi il medico stregone per la cura delle malattie soprannaturali. Tra le malattie che cura ci sono la possessione demoniaca, il vampirismo e... l'Apocalisse.

sabato 20 ottobre 2018

Gli Amori di Altroquando: Episodio Zero


Ed ecco arrivare "Gli Amori di Altroquando". Un nuovo podcast, un esperimento, pensato che sommarsi (non sostituirsi) all'attività su Youtube e differenziare (nella forma) le comunicazioni altroquandiane. Gli "amori" al posto degli "orrori" del celebre titolo di uno speciale storico di Dylan Dog che ispirò anche il nome della nostra fumetteria, sta sempre per i fumetti e tutto quanto c'è di nerd nell'universo conosciuto e oltre. 
Dopo l'esperienza radio di "Rocket Balloon", mi cimento da solo con la comunicazione audio, ben consapevole di tutti i miei limiti tecnici. Chiamo in aiuto i miei personali fantasmi, il demone famiglio Azazelo, e tutti voi. Questo episodio zero ricicla (adattandola al format) la conferenza che ho tenuto al Palermo Comic Convention 2018. Se non c'eravate, potete scoprirla. Se c'eravate, cercate le differenze (che ci sono). Ma soprattutto, aiutatemi a scoprire se vale la pena continuare su questa strada. Se ritenete che il podcast possa essere sfruttato anche su altre piattaforme, se volete suggerire qualche modifica del format, e se Azazelo rompe troppo i maroni. Tutto è ancora in divenire. Il seguito di questa nuova avventura in un Altroquando dipende soprattutto da voi. 
A presto.

martedì 11 settembre 2018

Conferenza al Palermo Comic Convention 2018 - Questa l'abbiamo già sentita!


Terrestri, il 14 Settembre prossimo sarò ospite del Palermo Comic Convention 2018. Sarò in giro per tutta la durata della fiera (che ha luogo dal 14 al 16), ma il primo giorno terrò una conferenza intitolata "Questa l'abbiamo già sentita!". Un'occasione per parlare di alcune delle più evidenti citazioni, imitazioni e in qualche caso spudorati plagi che il mondo del fumetto ha prodotto nel corso della sua lunga storia. Un duello durato molti anni soprattutto tra Marvel e DC, che insieme hanno prodotto una quantità di figli... bastardi e no. Potrete venire a trovarmi nell'area New Media alle ore 15:30 il prossimo 14 Settembre.

domenica 2 settembre 2018

Batgirl: del sessismo e altri demoni



La storia, i cambiamenti culturali, sono tanti e possono essere strani. E certi episodi di oggi richiamano alla memoria episodi di ieri. A volte simili, a volte diametralmente opposti. Può capitare, nell'ambito del fumetto americano, pensando al personaggio di Batgirl. Protagonista, qualche tempo fa, di una polemica sorta in rete a causa della cover (ritirata in seguito alle accuse di sessismo) disegnata da Rafael Albuquerque che raffigurava Barbara (Batgirl) in balìa del Joker, intento a disegnarle il suo iconico ghigno sulla faccia. La copertina intendeva essere un rimando al classico racconto “A killing Joke” di Alan Moore, in cui il Joker storpiava l'eroina condannandola a una sedia a rotelle sulla quale sarebbe rimasta per molti anni. Dopo la sua guarigione e il rilancio della sua serie, Batgirl si sarebbe di nuovo confrontata con il terribile criminale, e tutti i suoi traumi sarebbero (come è normale che sia) riemersi. 

La cover di Albuquerque non faceva che sintetizzare questo, oltre a collocarsi in una tradizione classica di copertine supereroistiche che vedono l'eroe (o l'eroina) in difficoltà, spesso alla mercé di un avversario che appare vincente per ragioni di climax.
Nello stesso periodo, analoghe polemiche sorsero per uno dei poster pubblicitari del film “X-Men: Apocalypse” che vedeva il personaggio di Mystica (interpretato da Jennifer Lawrence) strozzato dal villain del film. I significati erano i medesimi di sopra. Le copertine degli albi di supereroi tendono a mostrare il protagonista (o alcuni tra essi) in seria difficoltà, per sottolineare la drammaticità dello scontro e la loro possibilità di perdere. Anche nel caso del poster promozionale scoppiò la polemica, e si sentì dire che istigava alla violenza sulle donne. Ma torniamo a Batgirl.

E' buffo ricordare come nel 1968, su “Detective Comics 371 (episodio pubblicato anche in Italia nei primi anni 70), Batgirl sia stata protagonista di una scena davvero ferocemente sessista. Passata inosservata tanto nell'America degli anni sessanta che da noi, dove gag del genere (aimé) tendono pericolosamente a riemergere. La situazione era classica. Batman e Robin stanno lottando contro un gruppo di criminali. I malfattori sono tanti e i due giustizieri rischiano di avere la peggio. Sopraggiunge Batgirl, ma... la sua tuta attillata si scuce e la donzella sconvolta si sente persa. Sulla copertina originale, Batman chiede esplicitamente l'aiuto della ragazza dicendo «Qui abbiamo un problema!». La risposta di lei lascia di stucco: «Ne ho uno più grande. Mi si è scucita la tuta!»


Pertanto, anziché correre i aiuto dei colleghi, la ragazza pipistrello si china a contemplare preoccupata la lunga smagliatura sulla sua gamba, flettendola come solo una star del Crazy Horse saprebbe fare. Il risultato (altrettanto grottesco) è la reazione dei maschi criminali, subito distratti dalle grazie della femmina (e infatti gridano: «Che gambe!»), e per questo sopraffatti dal dinamico duo.

L'episodio, realizzato da Carmine Infantino e Gil Kane, è davvero imbarazzante. E dimostra il suo contenuto sessista con una circolarità a suo modo esemplare. La storia si apre con un flashforward fuorviante (all'epoca era una pratica diffusa), cioè un anticipazione della trama in cui però le cose non andranno esattamente così (un po' come in certe copertine). Nella prima, emblematica, vignetta vediamo già Batman e Robin combattere contro i criminali, e Batgirl, in disparte, passarsi serenamente il rossetto sulle labbra mentre si guarda civettuola in uno specchietto. La didascalia di apertura recita così: “Quando una donna è una donna? In ogni momento del giorno e della notte. Persino Batgirl. Anche quando combatte il crimine, si preoccupa del suo aspetto.”

Quando l'incidente del costume strappato (e della rissa con i criminali) si sarà concluso, la pietra tombale sulla parità dei sessi sarà messa dai commenti di Batman.
«Stavolta la tua femminilità si è risolta a nostro vantaggio e a discapito dei delinquenti. E' stata una fortuna che il tuo costume si sia strappato proprio in quel momento.»


La storia si conclude con Barbara in borghese che ripensa all'accaduto, e ci rivela di avere strappato deliberatamente la sua tuta per distrarre i criminali e dare ai suoi alleati la possibilità di sopraffarli. Non è che la sostanza cambi molto. Anzi, conferisce epicità e ragion d'essere a fumetti successivi, esplicitamente grotteschi e provocatori come la Kekko Kamen di Go Nagai, la guerriera che nasconde il volto, ma mostra il corpo, combattendo nuda. Il sessismo di base si taglia con il coltello. Ma erano altri tempi. O forse no?

Da un lato oggi potremmo scandalizzarci nel vedere la donna guerriera troppo presa dalla cura del suo aspetto, o usare le sue forme femminili per confondere dei criminali evidentemente guidati solo dagli ormoni (che succedeva se tra questi c'era un gay, magari armato di pistola?). Da un altro, assistiamo a un'alzata di scudi causata da una copertina come quella di Albuquerque, in cui l'eroina subisce un trattamento paritario (peraltro già visto) con quello suoi omologhi maschili. E' paradossale considerare come alla fine degli anni sessanta, una descrizione decisamente inopportuna del personaggio sia passata inosservata (del resto erano quegli anni lì) mentre oggi, una lettura contestualizzata e codificata dell'eroe in tuta (sia uomo che donna) sia stata vista da alcuni come qualcosa da condannare.

Questa specifica polemica risale già a qualche tempo fa, ma è rappresentativa di un sentire che ultimamente riguarda sempre più spesso i comics americani, e soprattutto quelli supereroistici. Recentemente, in una storia di Superman su Action Comics, lo sceneggiatore Brian Michael Bendis, dopo un'onda polemica, è stato costretto a modificare il termine “autistico” usato da un villain per insultare un sottoposto. Ripulire il linguaggio dei personaggi negativi lascia perplessi, in quanto condurrebbe a un impoverimento delle caratterizzazioni. Ma evidentemente sta succedendo qualcosa. L'industria che produce certo fumetto sta cambiando e si adatta a un sentimento popolare indifferenziato che ormai, nell'era di Internet, trova ovunque bersagli cui mirare. Non si parla di politicamente corretto, espressione abusata e spesso confusa con scelte di marketing volte a catturare nuove fette di lettori (e spettatori) presso etnie un tempo poco rappresentate. Non c'entra neppure la cura del linguaggio, ma una trasformazione dell'intrattenimento influenzata dal megafono (democratico?) della rete. C'è da chiedersi se la rete non abbia dato forma (anche) a forme isteriche, che insieme ad altre logiche di mercato stanno plasmando l'industria del comics popolare come un prodotto per famiglie, anestetizzato e purgato da tutto ciò che può suscitare discussione.
E' solo un interrogativo, non un elogio del politicamente scorretto. Altra questione e altra etichetta, spesso a sua volta mitizzata.

lunedì 27 agosto 2018

Reminisc[i]enza - Yellow Kid e Buster Brown



Torna l'asincrona rubrica "Reminisc[i]enza" (la storia della TV non l'hanno fatta solo gli Anime e Raffaella Carrà, ragazzi. C'è stato anche Enrico Ghezzi, per quanto... fuori orario). Pillole di storia del fumetto tanto per gradire. Yellow Kid è praticamente il simbolo del fumetto, ma Buster Brown è suo fratello minore e non le manda a dire. Nati entrambi dal pennello di Richard Felton Outcault per fare storia.

sabato 11 agosto 2018

Riscoprire "52"

 

Ho appena finito di rileggere "52", la saga settimanale che copre le 52 settimane seguenti all'evento DC "Crisi Infinita", e che sostanzialmente reintroduce il concetto di multiverso (cancellato anni prima da "Crisi nelle Terre Infinite"). Pubblicato nel 2006, scritta da Geoff Johns, Mark Waid, Grant Morrison, Greg Rucka e Keith Giffen, "52" illustrava l'anno del cosmo DC durante il quale i personaggi fondamentali di Superman, Batman e Wonder Woman erano scomparsi. I protagonisti, infatti, sono le retroguardie dell'universo narrativo, personaggi secondari o addirittura marginali, alcuni dei quali ripescati dal dimenticatoio editoriale. Un'operazione bizzarra, che si dipana come un grande feuilleton fitto di enigmi ben congegnati, in cui villains storici acquistano un definitivo spessore (soprattutto Black Adam) e nuovi eroi ricevono la loro consacrazione (la nuova Question e la nuova Batwoman). Un dipanarsi di trame e sottotrame intricate, complotti complessi, risvolti fantapolitici e squarci di space opera. Un mistery dove spionaggio e soprannaturale si mischiano, seguendo il cammino del detetive Ralph Dibny (l'ex Elongated Man) che cerca un modo per riportare in vita la moglie defunta, mentre il signore del tempo Rip Hunter (anche lui scomparso) muove dietro le quinte le fila di una machiavellica resistenza. Un storia supereroistica dedicata ai comprimari che è anche un ottima occasione per i neofiti di studiare un compendio di storia DC, e imparare ad amarla. In fondo, un gran bel lavoro nella sua particolarità. Peccato sia difficile recuperare tutti e 52 gli albetti (uno per settimana) che compongono la saga. Ma una ricerca che vale la pena di fare per chi non ha avuto occasione di leggerla.


giovedì 19 luglio 2018

Arriva un bastimento carico di...


Arriva un bastimento carico di...
un'altra grande donazione fumettistica, scortata da un companion che porta il nome di un messaggero celeste, è in viaggio per Palermo, e presto raggiungerà la Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio. La donazione precedente (ancora in fase di archiviazione) si caratterizza per la prevalenza di titoli italiani e argentini. Questa per molti classici americani. Il sogno di un centro culturale che offra gratuitamente la possibilità di leggere fumetti si arricchisce sempre di più, ed è sempre più vario. Stiamo lavorando sulla struttura affinché possa ospitare al meglio tutti i nuovi titoli (sì, c'è anche l'edizione cartonata di Watchmen e tanta altra roba interessante). Siamo veramente contenti e grati. Grazie a tutti coloro che ci supportano donando fumetti e libri o con piccole somme sul conto Paypal: http://paypal.me/altroquandopalermo
Fai buon viaggio, Gabriele. Ti stiamo aspettando a braccia aperte.
Ci sarà sempre un altroquando.

sabato 7 luglio 2018

Steve Ditko: In Memoriam


L'ennesimo coccodrillo. Stavolta, in questa Estate del 2018, è scomparso Steve Ditko. Disegnatore particolare, spigoloso, psichedelico, visionario. In realtà abbastanza distante dal canone estetico dei supereroi americani. E più vicino alle anatomie surreali della pittura di Egon Schiele. Creatore grafico (e molto di più) dell'Uomo Ragno. Eroe in tuta che mai, come nelle sue tavole, sarebbe stato reso come un aracnide umano, con la sua sagoma sottile e rapace. Autore sommerso, artefice di trame cui spesso Stan Lee si limitava ad aggiungere dialoghi, commettendo anche frequenti strafalcioni. Artefice del mondo mistico del Dottor Strange, e alla DC Comics delle avventure fantastico-noir del Creeper e successivamente del fantascientifico Shade. Ditko, ancora oggi, non è compreso da tutti. Le sue licenze grafiche, il suo stile peculiare che poteva permettersi di reinventare l'anatomia, è in alcuni casi liquidato dai lettori più giovani e spietati con la contestabile sentenza "non sapeva tenere in mano una matita" (Padre, perdona loro...). In verità, era un artista seminale e fondamentale. Sempre al di fuori dalle logiche del trend di mercato, e per questo più grande. Una figura gigantesca cui guardare solo con nostalgia e ammirazione.









lunedì 2 luglio 2018

Shirtless Bear-Fighter


Sul filo del trash... e del trend mash-up. Orsi, porci e umani... senza troppe distinzioni. E un eroe in costume. Il più antico costume della storia.