25 Agosto. Tre anni senza Salvatore Rizzuto Adelfio. Una vita spesa per la cultura, per la politica, per la solidarietà, i fumetti, le arti tutte e la divulgazione. Una grossa impronta lasciata sulla storia di Palermo e nella memoria (e nelle passioni) di quanti gli erano più vicino. Una presenza che al di là di qualunque facile retorica rimane viva, nel momento in cui ispira ancora oggi creatività e condivisione. Un'influenza sulle vite di molti il cui valore deve consolare. Perché c'è sempre un Altroquando. Anche se la storica, prima fumetteria di Palermo non esiste più (se lo mettano in testa i più distratti), c'è ancora una famiglia che porta quel nome e si sforza, con i necessari adattamenti, di proseguire il cammino iniziato. Per questo è il giorno giusto per riparlare della Biblioteca Autogestita del Teatro Mediterraneo Occupato a Palermo che porta il nome di Salvatore Rizzuto Adelfio. Una spazio nuovo, che affonda le radici nel passato affinché l'albero possa continuare oggi a crescere e ramificare. Ciao, Salvatore. Il tuo sogno - come promesso - non si è fermato.
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giovedì 25 agosto 2016
venerdì 3 giugno 2016
Biblioteca Autogestita Salvatore Rizzuto Adelfio: una nuova realtà a Palermo
«C'è aria di casa...»
«Intendi dire che...»
«Sì, della vecchia vita!»
Le parole più belle ascoltate oggi. Dette da una ragazza che visitava spesso il vecchio Altroquando, quando questa parola era il nome della prima fumetteria sorta a Palermo nel lontano 1991. Parole che oggi, 3 Giugno 2016, sono state pronunciate durante l'inaugurazione della Biblioteca Autogestita Salvatore Rizzuto Adelfio, presso il Teatro Mediterraneo Occupato di via Martin Luther King a Palermo.
Le parole più belle ascoltate oggi. Dette da una ragazza che visitava spesso il vecchio Altroquando, quando questa parola era il nome della prima fumetteria sorta a Palermo nel lontano 1991. Parole che oggi, 3 Giugno 2016, sono state pronunciate durante l'inaugurazione della Biblioteca Autogestita Salvatore Rizzuto Adelfio, presso il Teatro Mediterraneo Occupato di via Martin Luther King a Palermo.
La targa dedicata da Zerocalcare alla
memoria di Salvatore è stata scoperta. Un pezzo dell'anima di chi ha
fatto tanto per la cultura spontanea, vera e viva, quella degli
umili, e per la sua condivisione, è stata restituita alla città,
con la donazione della sua biblioteca personale, libri e un gran
numero di fumetti. Uno spazio autogestito all'interno di un teatro
antagonista, politicamente schierato come lo era il fondatore di
Altroquando. Un peculio di libri non ancora esposto nella sua
interezza (grande è la mole), ma già prezioso e accogliente, cui ha
fatto da cornice la presentazione di “Kobane Calling”, la
più recente fatica di Zerocalcare che racconta, nel suo linguaggio
fatto di fumetti e fantasia a briglia sciolta, i suoi viaggi in
Kurdistan e le testimonianze di vita rivoluzionaria raccolte.
Un bel momento per Palermo, che ha
bisogno più che mai di controcultura e attività artistiche
indipendenti. Bisogno di persone come Salvatore Rizzuto Adelfio, nato
intellettuale ribelle, divenuto artista quasi suo malgrado, e
operatore culturale oltre i suoi stessi progetti iniziali. Dedicargli
questa Biblioteca autogestita è stato un atto dovuto in una città
che spesso dimostra una memoria troppo corta, e che se ricorda,
ricorda solo la superficie delle cose, trascurandone il cervello e il
cuore. Ma come ripetono gli Uomini delle Isole di Ferro nel “Trono
di Spade”: «Ciò che è morto non muoia mai!»
La Biblioteca Autogestita Salvatore
Rizzuto Adelfio avrà i medesimi orari del TMO. Aperta con cadenza
pressocché quotidiana, fino a sera inoltrata. Non saranno effettuati
prestiti. Troppo complesso gestire volumi in uscita. Ma sarà
possibile la consultazione e la lettura presso la stessa biblioteca,
che sarà anche spazio di conversazione, spazio per la presentazione
di libri, incontri e scambio culturale. Sarà possibile anche fissare
appuntamenti per la fruizione della biblioteca.
Per l'occasione, il collettivo del TMO
ha aperto un'area finora inutilizzata del padiglione occupato,
costruito mensole e tavolini in modo del tutto autarchico, decorato
le pareti con materiale grafico underground (in parte anche questo di
proprietà di Salvatore se non firmato da lui stesso).
Oggi, a Palermo, è nata una cosa bella. Che speriamo cresca e tanti possano apprezzare. La targa realizzata affettuosamente da Zerocalcare fa suo quello che è diventato il nostro grido di battaglia. Certo, lo sappiamo. La parola “Altroquando” in Italia è ormai abusata, ed esistono tante realte differenti che la usano a modo proprio. Ma a Palermo ci sarà sempre un solo Altroquando. Quello legato al nome di chi per primo ha usato questa parola nella sua città: Salvatore Rizzuto Adelfio. Più che un libraio. Un uomo grande, capace di trasmettere vitalità ed essere catalizzatore di impulsi creativi per quanti erano in grado di coglierli.
Oggi, a Palermo, è nata una cosa bella. Che speriamo cresca e tanti possano apprezzare. La targa realizzata affettuosamente da Zerocalcare fa suo quello che è diventato il nostro grido di battaglia. Certo, lo sappiamo. La parola “Altroquando” in Italia è ormai abusata, ed esistono tante realte differenti che la usano a modo proprio. Ma a Palermo ci sarà sempre un solo Altroquando. Quello legato al nome di chi per primo ha usato questa parola nella sua città: Salvatore Rizzuto Adelfio. Più che un libraio. Un uomo grande, capace di trasmettere vitalità ed essere catalizzatore di impulsi creativi per quanti erano in grado di coglierli.
Quindi oggi, più che mai, a Palermo
(ma ovunque) «...ci sarà sempre un Altroquando!»
E sarà quello sognato e fortemente
voluto da Salvatore Rizzuto Adelfio.
Grazie al TMO, grazie a Zerocalcare,
grazie a tutti quelli che non si arrendono.
lunedì 11 aprile 2016
Zerocalcare, da Kobane al TMO di Palermo (e la biblioteca in memoria di Salvatore Rizzuto Adelfio)
Ci
sono voluti due lunghi anni, e molti sacrifici (anche economici). Rimandare
a lungo il trasloco e faticare. Un lento e certosino lavoro di ricerca, valutazione, scelta. Ma ne è valsa la pena. Ora si
avvicina il momento di raccogliere i frutti. Il 3 Giugno 2016, al Teatro
Mediterraneo Occupato, via Martin Luther King a Palermo,
contestualmente alla visita di Zerocalcare e alla presentazione di
"Kobane Calling", si inaugura la Biblioteca autogestita
"Salvatore Rizzuto Adelfio". Nata dal recupero della sua
biblioteca personale. Un grosso peculio di libri (narrativa,
saggistica, poesia e teatro) e fumetti, lasciati da qualcuno che
amava la cultura, e ancora di più amava condividerla. La donazione
al TMO e la targa che Zerocalcare dedicherà a Salvatore Rizzuto
Adelfio va vissuta come una conferma in questa città. I grandi
uomini non ci lasciano mai davvero, e ci ispirano per il cammino a
venire. Per Salvatore, la fusione di linguaggi diversi e l'apertura
delle arti ad ambienti non necessariamente dedicati, la divulgazione
e l'umiltà del fare cose importanti con risorse limitatissime, e
sempre per il puro piacere della collaborazione, era un percorso di
vita, vissuto con coerenza fino alla sua trasformazione finale. Ci
auguriamo che la presenza della città a questo evento renda onore al
merito di chi ha regalato tanto. Grazie, Salvatore. Grazie, TMO.
Grazie, Zerocalcare. La Biblioteca di quartiere Salvatore Rizzuto
Adelfio sta diventando realtà. Per questo ci piace ripetere che... ci sarà sempre un Altroquando. E a Palermo non potrà essere che quello creato da Salvatore Rizzuto Adelfio.
domenica 1 marzo 2015
mercoledì 27 agosto 2014
L'Ice bucket challenge: variazioni sul tema
Il
leit-motiv di questi giorni, in tutto il mondo - ve ne sarete accorti - è stato
la doccia gelata a favore della ricerca sulla SLA, la terribile malattia
degenerativa che costringe le sue vittime a un’immobilità da incubo e sulla
quale ci sono ancora molti punti oscuri (non si sa come curarla, non se ne
conoscono neppure ancora le cause).L’iniziativa,
partita da Corey Griffin[1] che – paradossalmente – è morto annegato qualche giorno
dopo averla fatta diventare “il tormentone di fine estate”, ha coinvolto un po’
tutti, grazie al suo “effetto domino” (simile ai messaggi a catena che fino a
qualche anno fa circolavano sui cellulari) e grazie al nobile scopo per la
quale è nata. Che tu sia un personaggio celebre o meno, se vieni nominato, fai
la tua bella donazione e ti filmi mentre ti cali una secchiata d’acqua
ghiacciata sulla testa.
Tante
le variazioni sul tema, dal video del comico giordano Mohammed Darwaza per Gaza
alla tavola di Zerocalcare.
Proprio una vignetta della tavola di Zero mi permette di amplificare la polemica che lui già introduce e che si trova, precisamente, nel terzo riquadro: il presidente del Consiglio si fa la doccia gelata anziché stanziare fondi. Potrebbe essere populista, come discorso, ma non lo è perché nasconde un paradosso sul quale non è corretto sorvolare.
Ieri
sera sul tg di La7 anche Mentana ha fatto una variazione sul tema ice bucket
challege, mandando in onda un video in cui si vedeva una bellissima scuola per
bambini, pubblica, prossima all’apertura e di nuova costruzione. Si tratta di
una scuola costruita a Cavezzo, in Emilia, dopo il terremoto di due anni fa,
con i soldi dei cittadini che hanno preso parte all’iniziativa di raccolta
fondi di La7 e del Corriere della Sera. Sono riusciti a raccogliere tre milioni
di euro.
Fin qui tutto bene, ma ecco la doccia fredda cui accennava il
conduttore del tg: sui tre milioni il 10% se lo prende lo stato tramite le
tasse.
Una tassa sulla generosità prevista con l’Iva: trecentomila euro. Mentre si prepara la riforma del non profit, nessuno pensa a rimuovere un balzello che pesa sulla beneficenza: oggi in Italia lo deve pagare l’azienda che decide di ristrutturare a sue spese un padiglione d’ospedale e l’associazione che regala un’ambulanza al pronto soccorso. Un’assurdità. Accade ai Rotary, ai Lyons, alle associazioni e alle fondazioni che decidono di farsi carico di opere o lavori destinati alla pubblica utilità. Si paga l’Iva per la biblioteca restaurata dopo l’alluvione di Aulla, per la Casa del volontariato di Milano, per realizzare il centro sportivo di Scampia gestito gratuitamente dai volontari. Si paga l’Iva su tutto, calamità (ovviamente) comprese.[2]
Ecco
il paradosso. Dei cittadini decidono di donare dei soldi ad altri cittadini
perché il welfare non funziona (ci sono paesi alluvionati e terremotati che non
hanno avuto il benché minimo sostegno da parte del governo) o perché sperano di
dare man forte alla ricostruzione, di aggiungere aiuto a un aiuto che lo stato
si suppone stanzi in casi di emergenza: allo stato pare non bastino i soldi
prelevati con le tasse, tassa persino le donazioni delle quali non ci sarebbe
bisogno se facesse il proprio dovere.[3]
Sempre
sull’onda del paradosso, sarebbe bello chiedere ai cittadini cosa vorrebbero
tagliare dalla spesa pubblica: sanità? Fondi per le emergenze? Scuola? O
stipendi e pensioni d’oro, per esempio?
Qualche
giorno fa una mia piccola amica quattordicenne, dopo aver studiato la
differenza tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa, mi ha chiesto:
«che senso ha che noi votiamo chi deve votare per noi?». Le ho spiegato che la
differenza fondamentale tra l’antica Atene e l’Italia consiste nelle
dimensioni: è difficile chiedere il parere direttamente a sessanta milioni di
cittadini. Siccome la sua espressione di perplessità non mutava e siccome a
quattordici anni è giusto alimentare speranze e ottimismo, ho aggiunto:
«esistono però i referendum e comunque la democrazia rappresentativa non è
sempre stata così brutta, o almeno non ovunque…è che stai vivendo, tuo
malgrado, in un’oclocrazia, ricordati questo termine, significa “il governo dei
peggiori”. Ma non è detto che le cose non cambino, sta a noi».
Il
welfare si nutre sempre più di iniziative civili e private, si regge sul
volontariato e sulle donazioni. Noi credevamo in uno stato per lo stato, in
quella che a scuola ci dicevano essere “economia mista”, né capitalistica né
comunista. La direzione che uno dopo l’altro stanno prendendo i governi,
Berlusconi – Monti – Renzi, è quella capitalistica.
L’ice
bucket challenge è un’iniziativa partita degli Stati Uniti, un Paese in cui
tutto è privatizzato, dalla sanità alla scuola, una bella iniziativa che
funziona perché gioca con il narcisismo di politici e celebrità, catturati
dalla rete “social”: se vuoi apparire e vuoi essere social, devi dare il tuo
contributo alla ricerca.
Se
si fosse chiesto agli stessi un semplice assegno, la richiesta sarebbe finita "cestinata" come da routine.
[1] Ma
inventata da Pete Frates, ex giocatore di baseball che vive a Genova,
ammalatosi di SLA.
[2] http://sociale.corriere.it/2014/08/26/una-doccia-gelata-liva-dovuta-sugli-aiuti/
[3] A tal
proposito, cito un esempio paradossale: nel 2010 il sindaco di Palermo,
Cammarata, insieme alla sua giunta, decise di usare i fondi per le emergenze
per finanziare il 386° festino della santa patrona della città.
lunedì 12 novembre 2012
Zerocalcare - Un polpo alla gola
La bravata di tre
ragazzini, in fuga dal quotidiano e da una realtà scolastica
soffocante, conduce a una scoperta che rappresenterà per le
tre piccole anime un vero e proprio giro di boa. Soprattutto per il
giovane Zero, incline a rimuginare sulle proprie debolezze e a
trasfigurare le asperità della vita in modo surreale
attraverso la lente di una fantasia sbrigliata e del proprio bagaglio
di sogni e timori. L'inattesa esperienza nel bosco intorno alla
scuola, infatti, innescherà una reazione a catena nella quale,
tra eventi misteriosi e scomode scelte adolescenziali, Zero dovrà
imparare a convivere con un ingombrante fardello, simbolo stesso di
un'infanzia irrisolta. Qualcosa di simile a un nodo alla gola, ma
tenace e opprimente come la stretta di un polpo...
Scommettiamo?
Come negarlo? Zerocalcare è già un cult.
Grazie al web, la sua
ironia tagliente, in grado di attingere a esperienze autobiografiche
rendendole universali in tavole satiriche di grande impatto
espressivo è ormai un piccolo classico. Patrimonio delle nuove
generazioni e dei centri sociali cui è stato vicino sin dagli
esordi. Interprete scanzonato di gioie e dolori che non sono
peculiari della sola gioventù, ma rappresentano un tutt'uno
con quella parte dell'individuo che non crescerà mai, e
puntualmente si presenta a riscuotere il conto proprio quando ci si
crede ormai maturi e scafati. Il suo primo libro La Profezia
dell'Armadillo, autoprodotto non a caso da quel Makkox che tanto
ha saputo innovare nel fumetto italiano degli ultimi anni, è
stato un successo clamoroso, presto bissato dalla versione a colori
pubblicata dalla Bao Publishing. Una sarabanda di storie brevi e
vivacissime, visionarie ed esilaranti, dove le miserie dell'animo
umano sono sbeffeggiate (ma anche sviscerate) con lo spirito
allegorico di un Kafka sorpreso in un raro momento di euforia.
Ebbene, dopo il successo sul web, dopo le demenziali conversazioni
con il suo spirito guida-armadillo, dopo le collaborazioni con
riviste come XL, Canemucco e Mamma!, la domanda residua
era: l'umorismo narrativo di Zerocalcare funzionerà in un
romanzo a fumetti di respiro più ampio?
«Scommettiamo?
Nun t'arregge!»
La risposta è Un
polpo alla gola, pubblicato
sempre dalla Bao, che
guarda caso... regge eccome. Certamente ci sarà
anche chi affermerà che l'estro di Zerocalcare funziona al
meglio nella brevità di una tavola e nell'estetica da strip
allargata con la quale si è fatto le ossa. Può darsi
che in questo ci sia una briciola di verità, ma è
altrettanto vero che Un polpo alla gola rappresenta
un'importante svolta nel cammino di un artista capace di
metabolizzare i tratti salienti dell'immaginario della proprio
generazione e trasformarli in una comicità agrodolce che buca
la pagina, generando un cortocircuito emotivo in cui possono
riconoscersi lettori di tutte le età. E scusate se è
poco.
Un polpo alla gola,
romanzo grottesco più che comico, con atmosfere che ammiccano
al noir, ma anche racconto di formazione semiserio, è un'opera
discretamente ambiziosa, che somma ai lampi di umorismo, già
rodati con la saga dell'armadillo, nodi narrativi ben più
corposi e strutturati. Ad ogni modo, la scommessa si può
ritenere ampiamente vinta, giacché tutti i feticci seminati da
Zerocalcare in una produzione ormai cospicua di gag surreali, sono
qui felicemente adunati per formare un'unica epica coerente che copre
le tre grandi fasi della crescita. E il quadro completo è
spettacolare. Personaggi tridimensionali, allucinazioni alla Scrubs,
citazioni nerdissime e gustose. Insomma, Zerocalcare all'ennesima
potenza, per il piacere di tutti coloro che sono in grado di
apprezzare un umorismo sottile, non scontato.
Teatro di questo “scherzo
epico” non poteva essere che la scuola: luogo deputato dove per
la prima volta le relazioni umane si scontrano con la complessità
di un'esistenza mai libera da contraddizioni e incertezze. Ma anche
luogo magico, dove più mondi infantili convivono,
s'influenzano, e facilmente generano leggende pittoresche che
potrebbero nascondere sinistre verità. Qualcuno ha già
paragonato Zerocalcare ad Andrea Pazienza, per via dei temi
biografici e dei riferimenti all'attualità del suo tempo.
Senza bisogno di scomodare Pazienza - autore in realtà
abbastanza distante per contenuti e forma - possiamo dire che
Zerocalcare è riuscito a creare un proprio linguaggio dalle
caratteristiche fresche, capace di insediarsi nella fantasia del
lettore e di portarne a galla ogni totem e tabù. Uno degli
ingredienti fondamentali della sua cifra artistica è il
talento di digerire una quantità enorme di memi, simboli,
personaggi e rimembranze, per poi frullarli in una personale
mitologia. Mode, icone televisive, musica, fumetti e prodotti per
l'infanzia, sono tritati e assemblati con una valenza metaforica che
è nostalgica e beffarda nello stesso tempo. Altro importante
elemento è quello di saper calibrare un umorismo mai fine a se
stesso, di frequente amaro, ma sostanzialmente refrattario alla vera
tristezza. Qualcosa di simile agli incubi ironici di Italo
Calvino quando faceva muovere il suo Marcovaldo in scenari
cupi dove l'inquietudine assumeva aspetti talmente paradossali da
causare nel lettore una risata liberatoria. Così avviene in Un
polpo alla gola, che sotto molti aspetti ci ha ricordato anche
alcune pagine de Il corpo, racconto di Stephen King da cui è
tratto il bellissimo film di Rob Reiner Stand by Me, che
illustra la complicità di un gruppo di ragazzi alle prese con
il mistero della vita e della morte. Quel momento incantato che è
il passaggio dall'infanzia a un'età di mezzo, che non è
ancora quella adulta, ma che pretende sfrontatamente di disegnarne la
caricatura.
Quel che affascina nella
poesia umoristica di Zerocalcare è il dono invidiabile di
saper mutare in burla momenti oscuri dell'esistenza umana senza mai
scadere nella trasgressione d'accatto, ma piuttosto infondendo a
questi un'inattesa tenerezza. Il rimorso, il rimpianto, la paura di
non essere accettati e persino i propri fallimenti, diventano
argomenti per sorridere... e tirare avanti con irriducibile
ottimismo. Il polpo che simbolicamente stringe tra le sue spire il
collo del giovane protagonista, questo Vecchio dei Sette Mari
saldamente seduto sulle spalle dell'essere umano chino sotto il peso
dei suoi errori, è l'ambiguo fantasma di una colpa soggettiva.
Per alcuni ingenuo, ma nondimeno gravoso. Per altri assai più
torvo e destinato a convivere con il suo ospite per sempre. Immagine
giocosa e opprimente che ben sintetizza lo sfaccettato umorismo del
racconto.
Ironico manuale di
sopravvivenza alle mille trappole del vivere quotidiano, Un polpo
alla gola assolve bonariamente i tanti magoni dell'adolescenza
per ricordarci, nel suo nerissimo finale, che là fuori il
mondo è feroce, insensato e ingiusto. Ma che da sempre si
nutre di storie, di invenzioni, e della possibilità di ridere
di fronte alle avversità. Forse non ancora perfetto, ma
sicuramente prezioso, il libro di Zerocalcare è un gioiello
che merita di figurare accanto ad altre blasonate opere che hanno come tema il tribolato viaggio verso l'età adulta. Un polpo che agguanta il
lettore non soltanto alla gola, ma ne cattura il cervello e ne
strizza il cuore, mentre solletica senza pietà ogni suo punto
sensibile per suscitare il riso. Un'alchimia a fumetti di rara
intelligenza, che non necessita di forzati paragoni con giganti del
passato per essere apprezzata. Zerocalcare è il nostro
presente, figlio naturale dei decenni trascorsi. E chissà,
potrebbe rappresentare anche un luminoso futuro, fatto di nuove sfide
a fumetti, di sorprese e inaspettate conquiste.
A questo proposito, l'ultimo commento non può che essere la stessa parola che suggella le
avventure del giovane Zero e dei suoi amici scavezzacollo. Una parola
magica che è un grugnito di spavalderia infantile, ma
impregnata da un'irresistibile voglia di emergere, di diventare
grandi...
[Articolo di Filippo Messina]
sabato 19 novembre 2011
Zerocalcare - La profezia dell'armadillo - Il booktrailer
Zerocalcare - La profezia dell'armadillo è una delle produzioni su cui l'eclettico Makkox ha steso la sua ala, consentendo a un giovane artista ancora poco noto (Zerocalcare, appunto) di raggiungere una più vasta fetta di pubblico dopo gli assaggi apparsi nell'antologico (e rimpianto!) Canemucco. Preparatevi a ridere a ogni pagina, seguendo le vicende quotidiane (eppure surreali) di un incasinato giovane artistoide e del suo amico immaginario. Una sorta di Harvey di hollywoodiana memoria, solo che al posto del gigantesco coniglio troviamo un malizioso armadillo, nel ruolo non sempre facilmente distinguibile di coscienza o suggeritore di soluzioni a volte feroci per i mille problemi di ogni giorno. Con un tratto essenziale e caratteristico, Zerocalcare crea così un proprio microcosmo comico, spesso grottesco e di forte impatto visivo. Zerocalcare - La profezia dell'armadillo può essere richiesto direttamente all'autore presso il suo sito http://ink4riot.altervista.org/, o acquistato presso le rivendite cui è stato distribuito (sempre nel sito troverete l'elenco). Per chi vive a Palermo e dintorni, poi... lo trovate da AltroQuando, che diamine!
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