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mercoledì 25 marzo 2015
venerdì 9 gennaio 2015
Web Series Are Dead (Episodio Pilota)
Anzi, no, in principio
era Skypocalypse, una web serie naif, ideata quasi per gioco
da un gruppo di giovani youtubers fantasiosi. Nel giro di un paio
d'anni il gioco crebbe, si fece notare... si fece duro, insomma. E
quando il gioco si fa duro...
Beh! Si può anche
scegliere di mollare quando i morti viventi ti stanno mordendo il
culo, si sono ormai pappati praticamente tutto e tutti, e i kit di
sopravvivenza scarseggiano. Così Skypocalypse ha chiuso i
battenti, irrisolta come certi cult televisivi ormai storici,
affascinanti e incompleti, congelati nell'immaginario di chi si
ostina a ricordarli con passione.
O no?
La notizia della scorsa
Estate sulla chiusura della serie per cause di forza maggiore aveva
addolorato in tanti. L'esperimento, con tutti i suoi limiti
fisiologici, era appassionante, e stringeva il cuore vederlo arenarsi
e perdersi così. Del resto, ha commentato qualcuno, le web serie
sono morte... come Marx, come Dio e le grandi ideologie. Si è detto
e fatto di tutto, e ormai ci sono solo la noia, la depressione e il
piattume del quotidiano. E tu... che avevi paura dei mortacci
deambulanti e dei loro denti marci... ma vaffanzappa, e trovati un
lavoro serio! Poi l'annuncio. Il canale cambia nome. Si prepara il
lancio una nuova web serie.
Il titolo? Guarda caso:
Web series Are Dead.
Qui arriva la sorpresa...
Skypocalypse non è
veramente terminato. Web series Are Dead è il vero
seguito di Skypocalypse, la sua evoluzione naturale. Dalle
macerie di un progetto collassato, la crew di impavidi youtubers ha
estratto un cuore ancora debolmente pulsante. Con la collaborazione
di ulteriori compagni di malefatte (gli agguerriti Sghilimberto
Production) hanno praticato al muscolo atrofizzato un'iniezione di
adrenalina e sfacciataggine. Hanno rischiato, e sono stati a guardare
l'esito del loro esperimento alla Frankenstein. Pensa tu. Contro ogni
previsione, quella massa molle, quasi morta, è ripartita come un
assolo di batteria in acido, ancora più pimpante di Mia Wallace dopo
il trattamento in Pulp Fiction. Le tombe si sono scoperte, i
morti si sono levati di nuovo... e stavolta corrono, in una direzione
totalmente inattesa per di più. Ecco, dunque, Web series Are
Dead. Un titolo che nega se stesso. Negazione freudiana, che
afferma il suo esatto contrario. Uno spunto metawebbico
(...ma questa parola esiste?) che possa fare tesoro degli errori
passati e recuperare l'entusiasmo che sembrava esaurito per strada.
L'esito dell'episodio pilota è qualcosa di spumeggiante, che non
solo consola per la prematura cancellazione della serie precedente,
ma che riesce ad andare oltre promettendo una marea di divertimento.
E questo sicuramente non è poco.
La nuova partenza è
deliziosamente allegorica. Con la cancellazione della web serie, i
morti viventi hanno trionfato, e si sono mangiati l'intera esistenza
del vecchio cast. Sogni, ambizioni, entusiasmi. Oggi la desolazione
regna sovrana. Radar-Victor, morsicato nelle prime due (uniche e
sole) puntate della seconda stagione di Skypocalypse, è
effettivamente cambiato in zombi... ma in un modo diverso da come ce
lo saremmo potuto aspettare. Spento e kafkiano più che orrido e
romeriano. Gli altri non hanno avuto una sorte più fortunata. Il
fallimento dell'esperienza li ha provati, disillusi, e per loro la
vita si trascina da un anno in uno squallido automatismo. Questo fino
all'arrivo di una misteriosa lettera con sopra il marchio della web
serie ormai chiusa. Il messaggio di qualcuno che vorrebbe riunire la
vecchia ciurma per scopi ancora tutti da verificare...
Non c'è bisogno di
cadere in esagerati lecchinaggi con parole come... “geniale”. La
voglia di lodare, quando si fa stucchevole, rischia di banalizzare i
meriti piuttosto che premiarli. Diciamo solo che le menti dietro alla
sceneggiatura del pilota di Web series Are Dead (quelli che
ormai alcuni tra noi chiamano affettuosamente i Mattia Bis)
dimostrano che sarebbe bene non sottovalutarle mai. Le due web serie
(almeno in questo gancio iniziale) sono assolutamente interconnesse,
e giocando con fantasmi pirandelliani (e vagonate di citazionismo
nerd) riescono a colmare il vuoto nel cuore del loro pubblico,
regalando a sorpresa quello che è a tutti gli effetti un
imprevedibile sequel e nello stesso tempo una divertente
trasformazione. Senza soffermarci sulla maturazione tecnica (che non
ci compete, ma è comunque evidente) scopriamo con piacere che anche
la recitazione dell'intero cast sta subendo una piacevole evoluzione.
Mattia Pozzoli (Matioski) si sbarazza finalmente della
caratterizzazione sopra le righe di White Dragon, e presenta una
naturalezza imbronciata del tutto convincente. Mattia Ferrari
(Victorlaszlo88) si definisce sempre più come un potenziale
comico-serio di grande talento, e tutti gli altri non sono da meno. I
puristi arriccino il naso quanto vogliono, ma qui la creatività si
vede, si taglia con il coltello e scalda il cuore. E' facile
sorvolare sui dettagli più ingenui e lasciarsi contagiare
(...esatto!) dall'allegria della crew. I dialoghi funzionano senza
troppe cadute e la presenza in scena della maggior parte dei volti
conosciuti in Skypocalypse (Benzrog, DavePlissken e gli altri)
dà una piacevole sensazione di rimpatriata. Prevedibile, ma non per
questo meno godibile, il cameo di Karim Musa (Yotobi). La sua
sortita-uscita nell'episodio pilota è a sua volta un cliché ben
gestito. Addirittuta epico nei suoi richiami mitologici alla fine di
Orfeo sbranato dalle baccanti. Ma anche citazione (forse
involontaria, ma non importa) del Cristo soffocato dai bisognosi
affamati in Jesus Christ Superstar. Certo, a suggerire la
gustosa parentesi è stata palesemente una necessità pratica. La
probabile impossibilità di Yotobi a partecipare con continuità al
progetto. Ma va bene così, sono le regole (in perenne riscrittura)
della narrazione seriale. E ci rammenta anche il famoso webisode che
fa da ponte tra la seconda e la terza stagione del serial britannico
Misfits, dove ci veniva spiegato perché mai il personaggio di
Nathan, uno dei protagonisti principali, non fosse presente nel
seguito della serie. Lo spirito di Web series Are Dead è
pertanto il medesimo di Skypocalypse, giusto con un tocco di
surrealismo in più, e una goliardia maturata, ma fortunatamente
ancora lontana dall'esaurirsi. Lo dimostra un divertente siparietto
allegorico in cui Victorlaszlo88 sembra prendere consapevolezza di
essere ormai diventato un personaggio iconico nella comunità di
Youtube, e (a modo suo) apre la camicia come Clark Kent per mostrare
a tutti lo stemma di Superman. Un po' come dire... «Siamo tornati!
Siamo ancora in ballo e... balleremo!»
Sghilimberto Production,
collettivo di giovani cineasti rampanti, rappresentano sicuramente
una marcia in più di questa nuova avventura seriale sul tubo. Il
montaggio dell'episodio pilota sfoggia infatti una grande pulizia,
senza fronzoli, e proprio per questo diligente, non invasivo e al
servizio della storia che intende raccontare. Che cosa ci aspetta
dopo il flash iniziale? L'attesa, a questo punto, è tanta. Quel che
è facile immaginare è che si parlerà ancora dei meccanismi (a
volte demenziali) dietro le produzioni di web serie, del mezzo
Youtube e di dove vanno a finire i sogni di quanti oggi affidano alla
rete i propri entusiasmi. Il nocciolo narrativo deve ancora prendere
forma, ma la premessa fa ben sperare, e un «Bravi!» ci sta tutto.
Webseries Are Dead
(come già sua mamma Skypocalypse) sono i prodotti che
vorremmo vedere sul tubo più spesso. Esplosioni di creatività
spontanea, slegata da interessi commerciali e animata dalla pura
voglia di divertirsi e confrontarsi. Anche per questo, Youtube come
mezzo va difeso e tutelato da meccanismi perversi che potrebbero
annacquarlo e tendere a omologarlo al panorama sempre più piatto del
media televisivo. Difeso dai veri zombi, insomma, quelli da cui
scappavamo rifugiandoci su Skype, sforzandoci di inventare un modo
per superare i nostri limiti, e produrre contenuti che dessero un
senso alla giornata. Un applauso, quindi, all'intera crew di Sky...
Pardon! Web series Are Dead. E un augurio di spaccare tutto,
stavolta.
Le web serie sono morte?
Lunga vita alle web
serie.
[Articolo di Filippo Altroquando Messina]
martedì 23 settembre 2014
Movie Minds: Cinematografica... Mente!
Riccardo lavora
come maschera in un cinema multisala, macinando giorno dopo giorno
un'esistenza senza vere prospettive, vissuta in modo automatico ai
limiti della depressione. A dargli ogni tanto una staffilata di
energia sono però le sue allucinazioni, risultato di anni di visioni
cinematografiche coatte, e ormai plasmate dal suo subconscio come
grilli parlanti che fanno da contraltare alla devastante distrazione
che lo distingue. Icone uscite dallo schermo e modellate dalla
fantasia di Riccardo in provocatori sussulti di vitalità...
Movie Minds, di cui ha appena
esordito in rete il primo episodio, è una cine-web-serie (nel
senso che viene prima proiettata in sala e soltanto dopo rilasciata
in rete) pensata come (ovvia) promozione del multisala Movie Planet
di Bellinzago Novarese e sceneggiata da Mattia Ferrari, noto su
Youtube come Victorlaszlo88 (youtuber che già da un po'
collabora con la suddetta catena di cinema). Nel ruolo di Riccardo
troviamo un promettente Massimiliano Sonsogno, Antonio Converti
nella parte del serial killer (forse senza la fisicità che il ruolo
avrebbe richiesto, ma comunque non spregevole) supportati da Giulia
Pozzi e Alberto Milanesi qui in ruoli ancora marginali.
Il primo episodio, intitolato La
collanina, presenta una regia diligente e un'idea non nuovissima
ma sempre intrigante. Seguendo l'attività di youtuber di Mattia
Ferrari, non è difficile figurarsi un'ombra autobiografica nella
caratterizzazione del protagonista e negli effetti collaterali della
sua professione. La bulimia cinematografica (e televisiva, e
fumettistica, eccetera) di Mattia si esprime in modo schietto sin
dalle prima battute, magari un po' clichettose, ma riconducibili a
una ricetta “nerd” (in senso buono) collaudata e riconoscibile.
Sono facili i rimandi a Scrubs (ma anche a Wilfred e a
tante altre serie TV, per non parlare di Zerocalcare e del suo
armadillo), con l'immaginario che irrompe nella realtà del
protagonista per trasfigurare un quotidiano altrimenti grigio e
routinario. La durata brevissima dell'episodio non fornisce materiale
sufficiente a una vera valutazione, e soltanto il tempo potrà
rivelarci se il tritatutto mediatico ubicato nella mente di Mattia
Ferrari riuscirà a imprimere una forma caratteristica e personale
alla materia cui attinge. L'esperienza (ahimé conclusa troppo in
fretta) di Skypocalypse, ci rammenta che a Victorlaszlo88
non manca certo la vis narrativa, e attendiamo di vedere quali
e quante visioni (e mostri, e angeli) la fantasia di Riccardo-Mattia
sarà in grado di proiettare. Prima sugli schermi dei cinema della
catena Movie Planet, quindi sul web e sulla sensibilità di un
pubblico sempre più vasto.
Sicuramente, dal punto di vista
mediatico, la trovata di una serie di brevi episodi fulminanti, fatta
per precedere il film che vedremo in sala, e ambientato in uno dei
cinema del network, è accattivante e avrà fortuna. Il ponte
lanciato tra cinema e tubo ha le carte in regola per funzionare, e
l'entusiasmo di chi è al timone, unito al suo non indifferente
bagaglio cinematografico, stimola la nostra curiosità e ci induce ad
aspettarci molto da Movie Minds.
Oddio! Magari non troppo, ma un po' sì.
DecisaMente... CinematograficaMente
parlando.
[Recensione di Filippo Messina]
[Recensione di Filippo Messina]
martedì 8 luglio 2014
Skypocalypse: la chiusura
L'apocalisse era nell'aria. Si sentiva
arrivare, eppure non ce ne siamo accorti.
Dopo oltre un anno di attesa, due
puntate dallo stile molto differente, come tono e mezzi, da quello della prima (sperimentale) stagione, Skypocalyse annuncia la
sua definitiva chiusura. Lo fa battendo sul consueto tamburo, Youtube
Italia, con un video in cui Mattia Ferrari (Victorlaszlo88), Mattia
Pozzoli (Matioski) e Davide Rovelli spiegano per sommi capi le
ragioni del deragliamento del progetto. Troppa gente coinvolta,
troppi conflitti, progetto divenuto ingestibile e troppo stress per
giustificare uno sforzo immane.
Un peccato... è il commento più
ovvio, ma anche più pertinente.
Che qualcosa non stesse funzionando
come sperato, si intravedeva tra le maglie di un'attesa divenuta
troppo lunga. Ma era stato suggerito anche da uno sviluppo della
web serie che – in verità – non ci stava convincendo del tutto.
Noi di Altroquando stavamo aspettando
con ansia la ripresa della seconda stagione (interrotta mesi fa dopo
il debutto online dei primi due episodi). Lo attendevamo accarezzando
a nostra volta il proposito di dedicare a Skypocalyse un post
molto più festoso di quello che ci troviamo a scrivere oggi. Invece
c'è toccato in sorte comporre un coccodrillo. Mannaggia! Il
dispiacere è grande. Anche perché l'idea di partenza della web
serie c'era piaciuta un sacco e aveva destato tutta la nostra
simpatia, citandola persino in un nostro (ormai vecchio) video.
Per i pellegrini distratti, riassumiamo
brevemente la storia del progetto. La web serie nasce circa tre anni
fa da un'idea condivisa da un pugno di youtuber italiani tra cui
Yotobi, Victorlaszlo88 e Matioski. In seguito, Karim Musa (Yotobi) si
defilò in parte per dedicarsi ad altro, e il progetto fu preso in
mano da Ferrari e Pozzoli, decollando con un'esplosione di goliardia
degna di Renzo Arbore e una galleria di personaggi che non è facile
dimenticare. Lo spunto è semplice e funzionale. Un'epidemia zombi ha
falcidiato la popolazione mondiale, ma per qualche ragione Internet è
ancora funzionante. Un gruppo di giovani nerdacchiosi, in contatto
tra loro su Skype, si scambiano informazioni e passano il tempo come
possono. Questo finché nuovi, misteriosi figuri cominciano a fare il
loro ingresso nel gruppo di conversazione, fatalmente chiamato
“Skypocalypse”...
Quel che c'era di affascinante nella
prima stagione di Skypocalypse, anzi, nel suo format
originale, era proprio la dimensione claustrofobica dei personaggi
che comunicavano attraverso le rispettive webcam, impossibilitati ad
avventurarsi nel mondo esterno senza rischiare la vita. Pensato come
espediente per far interagire e recitare insieme soggetti residenti
in zone geografiche distanti tra loro, questo rigido schema mediatico
funzionava alla grande. Il limite tecnico era una sorta di
benedizione che permetteva di ideare soluzioni “fuori scena” e
confronti “a distanza” di forte impatto emotivo. Una nuova
frontiera narrativa che sorpassava a destra l'ormai frusto meccanismo
del found footage, e conduceva la narrazione e le soluzioni di
fantasia a espedienti di matrice teatrale o radiofonica, ibridandoli
con lo strumento visivo messo a disposizione dalla rete. In parole
povere, Skypocalypse doveva tutto al suo format originale. Un
teatrino allucinato dove venivano buttate in scena citazioni nerd a
mai finire, personaggi estremamente caratterizzati (non mi riesce di
non citare di nuovo le creature di Arbore e le sue invenzioni come
Alto Gradimento). Il tutto tenuto insieme da una trama
orizzontale che si andava dipanando lentamente, mentre l'azione si
realizzava fuori dallo schermo (o dal monitor, in questo caso) e la
suspence cresceva insieme al divertimento. Il divertimento del poter
immaginare ciò che non si vedeva, il divertimento di potersi
immedesimare con uno qualunque dei personaggi confinati davanti al computer, il trip mentale di un
microcosmo demenziale racchiuso tra le mura virtuali di un gruppo di
conversazione su Skype. Quest'idea di base, straordinaria proprio
perché gravida di qualcosa di potenzialmente sovversivo rispetto ai
consueti canoni della fiction, aveva finito con l'inquinarsi proprio
con la premiere della seconda stagione. Un dittico di puntate che
sarebbe (oggi sappiamo) stato il canto del cigno della serie per la sconfinata
delusione dei fans. Un ponte (sospeso?) tra il vecchio e il nuovo,
tecnicamente più curato, ma sostanzialmente dissonante con il filo
conduttore (leggero, ma di grande appeal) della prima stagione. Lo
spazio donato agli esterni e alle riprese “non in webcam”, non
aggiungeva, a nostro parere, davvero molto alla sostanza già nota.
Piuttosto dava sentore di uno snaturamento sospetto. Non siamo del
tutto convinti da alcune delle ragioni discusse nel video di
commiato. Il vecchio meccanismo – dicono gli autori – andava
superato giacché certi personaggi non avrebbero avuto senso come
semplici apparizioni in webcam, e così il conflitto tra i personaggi
non avrebbe potuto essere risolto senza l'abbandono del confronto via
Skype. Sarà, ma si potrebbe ribattere che certi personaggi non
avrebbero funzionato per come si è scelto di scriverli (più come
personaggi action che figure enigmatiche che operano dietro le
quinte, insomma) e non per il format in sé. Quello che abbiamo
definito “limite benedetto” del format originale, era
sicuramente un banco di prova notevole, da affrontare più come una
sfida che come problema. Del resto, The Blair Witch Project
non piace a tutti, ma il conflitto c'è, e in qualche modo si
risolve, e la strega qualcosa di brutto combina davvero, anche se non
la si vede mai. Lo comprende la fetta di pubblico che ha seguito i
dialoghi, laddove gli altri (che si sono dati di gomito per tutto il
film) si chiederanno per sempre cosa significava la scena finale
della pellicola. Per Skypocalypse il discorso poteva non
essere diverso. Era partito osando, e – secondo noi – avrebbe
potuto continuare a osare sempre di più, giocando con il suo limite
e sfuttandolo per centellinare un concentrato di fantasia il cui
gusto ubriacava lo spettatore inducendo dipendenza.
Lo ammettiamo. La partenza del
nuovo corso non ci aveva persuaso. Troppa “normalità”. Troppa
azione convenzionale, per quanto filmata e montata con maggiore
perizia, sottraeva ampi pezzi di anima alla serie, rendendola
qualcosa dal sapore molto più omologato e prevedibile rispetto ai
suoi esordi. Non possiamo fare a meno di chiederci se, tentando di
crescere, Skypocalypse non abbia finito col collassare, come
un bambino che non ha ancora imparato a stare in piedi e cerca a un
tratto di mettersi a correre. Non ci permettiamo, ovviamente, di
formulare alcun giudizio o ipotesi sulle ragioni che hanno condotto
chi stava al timone a rinunciare al progetto. Esprimiamo tutto il
nostro rammarico per il potenziale rimasto inespresso, e speriamo in
un ripensamento, magari alla luce di qualcosa di simile a un reboot.
Qualcosa che possa riportare lo stesso Skypocalypse a una
dimensione forse più umile sul versante tecnico, ma anche più
stabile e più dirompente dal punto di vista dei contenuti.
Proponiamo ai deus ex machina della web serie di riflettere su
questo. E, qualora possibile, di non considerare la rinuncia agli
esterni o alle trasferte o alle location spaziose, un passo indietro.
E' già talmente difficile far fare passi avanti ai nostri pensieri,
alla nostra fantasia. E con la prima, leggera e travolgente, stagione
di Skypocalypse, ce l'avevate fatta. Potete farlo ancora.
Sicuramente.
Skypocalypse, nel bene e nel
male, fa oggi parte dell'immaginario di Youtube Italia, e questo non
è un caso. Per alcuni (come il sottoscritto) è stata una serie più
incisiva di Freaks!, nella sua freschezza e con tutte le
pecche naif della prima stagione. Ha creato un suo cosmo che sarebbe
davvero un peccato enorme lasciar cadere nel vuoto.
Vediamoci su Skype, ragazzi. Là,
magari, troviamo una soluzione insieme. Anche all'apocalisse, perché
no? Lasciatevi contagiare dall'entusiasmo che avevate all'inizio.
Solo così non sarà mai finita.
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