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venerdì 9 gennaio 2015

Web Series Are Dead (Episodio Pilota)


In principio erano gli zombi...

Anzi, no, in principio era Skypocalypse, una web serie naif, ideata quasi per gioco da un gruppo di giovani youtubers fantasiosi. Nel giro di un paio d'anni il gioco crebbe, si fece notare... si fece duro, insomma. E quando il gioco si fa duro...

Beh! Si può anche scegliere di mollare quando i morti viventi ti stanno mordendo il culo, si sono ormai pappati praticamente tutto e tutti, e i kit di sopravvivenza scarseggiano. Così Skypocalypse ha chiuso i battenti, irrisolta come certi cult televisivi ormai storici, affascinanti e incompleti, congelati nell'immaginario di chi si ostina a ricordarli con passione.


O no?

La notizia della scorsa Estate sulla chiusura della serie per cause di forza maggiore aveva addolorato in tanti. L'esperimento, con tutti i suoi limiti fisiologici, era appassionante, e stringeva il cuore vederlo arenarsi e perdersi così. Del resto, ha commentato qualcuno, le web serie sono morte... come Marx, come Dio e le grandi ideologie. Si è detto e fatto di tutto, e ormai ci sono solo la noia, la depressione e il piattume del quotidiano. E tu... che avevi paura dei mortacci deambulanti e dei loro denti marci... ma vaffanzappa, e trovati un lavoro serio! Poi l'annuncio. Il canale cambia nome. Si prepara il lancio una nuova web serie.
Il titolo? Guarda caso: Web series Are Dead.

Qui arriva la sorpresa...

Skypocalypse non è veramente terminato. Web series Are Dead è il vero seguito di Skypocalypse, la sua evoluzione naturale. Dalle macerie di un progetto collassato, la crew di impavidi youtubers ha estratto un cuore ancora debolmente pulsante. Con la collaborazione di ulteriori compagni di malefatte (gli agguerriti Sghilimberto Production) hanno praticato al muscolo atrofizzato un'iniezione di adrenalina e sfacciataggine. Hanno rischiato, e sono stati a guardare l'esito del loro esperimento alla Frankenstein. Pensa tu. Contro ogni previsione, quella massa molle, quasi morta, è ripartita come un assolo di batteria in acido, ancora più pimpante di Mia Wallace dopo il trattamento in Pulp Fiction. Le tombe si sono scoperte, i morti si sono levati di nuovo... e stavolta corrono, in una direzione totalmente inattesa per di più. Ecco, dunque, Web series Are Dead. Un titolo che nega se stesso. Negazione freudiana, che afferma il suo esatto contrario. Uno spunto metawebbico (...ma questa parola esiste?) che possa fare tesoro degli errori passati e recuperare l'entusiasmo che sembrava esaurito per strada. L'esito dell'episodio pilota è qualcosa di spumeggiante, che non solo consola per la prematura cancellazione della serie precedente, ma che riesce ad andare oltre promettendo una marea di divertimento. E questo sicuramente non è poco.

La nuova partenza è deliziosamente allegorica. Con la cancellazione della web serie, i morti viventi hanno trionfato, e si sono mangiati l'intera esistenza del vecchio cast. Sogni, ambizioni, entusiasmi. Oggi la desolazione regna sovrana. Radar-Victor, morsicato nelle prime due (uniche e sole) puntate della seconda stagione di Skypocalypse, è effettivamente cambiato in zombi... ma in un modo diverso da come ce lo saremmo potuto aspettare. Spento e kafkiano più che orrido e romeriano. Gli altri non hanno avuto una sorte più fortunata. Il fallimento dell'esperienza li ha provati, disillusi, e per loro la vita si trascina da un anno in uno squallido automatismo. Questo fino all'arrivo di una misteriosa lettera con sopra il marchio della web serie ormai chiusa. Il messaggio di qualcuno che vorrebbe riunire la vecchia ciurma per scopi ancora tutti da verificare...


Non c'è bisogno di cadere in esagerati lecchinaggi con parole come... “geniale”. La voglia di lodare, quando si fa stucchevole, rischia di banalizzare i meriti piuttosto che premiarli. Diciamo solo che le menti dietro alla sceneggiatura del pilota di Web series Are Dead (quelli che ormai alcuni tra noi chiamano affettuosamente i Mattia Bis) dimostrano che sarebbe bene non sottovalutarle mai. Le due web serie (almeno in questo gancio iniziale) sono assolutamente interconnesse, e giocando con fantasmi pirandelliani (e vagonate di citazionismo nerd) riescono a colmare il vuoto nel cuore del loro pubblico, regalando a sorpresa quello che è a tutti gli effetti un imprevedibile sequel e nello stesso tempo una divertente trasformazione. Senza soffermarci sulla maturazione tecnica (che non ci compete, ma è comunque evidente) scopriamo con piacere che anche la recitazione dell'intero cast sta subendo una piacevole evoluzione. Mattia Pozzoli (Matioski) si sbarazza finalmente della caratterizzazione sopra le righe di White Dragon, e presenta una naturalezza imbronciata del tutto convincente. Mattia Ferrari (Victorlaszlo88) si definisce sempre più come un potenziale comico-serio di grande talento, e tutti gli altri non sono da meno. I puristi arriccino il naso quanto vogliono, ma qui la creatività si vede, si taglia con il coltello e scalda il cuore. E' facile sorvolare sui dettagli più ingenui e lasciarsi contagiare (...esatto!) dall'allegria della crew. I dialoghi funzionano senza troppe cadute e la presenza in scena della maggior parte dei volti conosciuti in Skypocalypse (Benzrog, DavePlissken e gli altri) dà una piacevole sensazione di rimpatriata. Prevedibile, ma non per questo meno godibile, il cameo di Karim Musa (Yotobi). La sua sortita-uscita nell'episodio pilota è a sua volta un cliché ben gestito. Addirittuta epico nei suoi richiami mitologici alla fine di Orfeo sbranato dalle baccanti. Ma anche citazione (forse involontaria, ma non importa) del Cristo soffocato dai bisognosi affamati in Jesus Christ Superstar. Certo, a suggerire la gustosa parentesi è stata palesemente una necessità pratica. La probabile impossibilità di Yotobi a partecipare con continuità al progetto. Ma va bene così, sono le regole (in perenne riscrittura) della narrazione seriale. E ci rammenta anche il famoso webisode che fa da ponte tra la seconda e la terza stagione del serial britannico Misfits, dove ci veniva spiegato perché mai il personaggio di Nathan, uno dei protagonisti principali, non fosse presente nel seguito della serie. Lo spirito di Web series Are Dead è pertanto il medesimo di Skypocalypse, giusto con un tocco di surrealismo in più, e una goliardia maturata, ma fortunatamente ancora lontana dall'esaurirsi. Lo dimostra un divertente siparietto allegorico in cui Victorlaszlo88 sembra prendere consapevolezza di essere ormai diventato un personaggio iconico nella comunità di Youtube, e (a modo suo) apre la camicia come Clark Kent per mostrare a tutti lo stemma di Superman. Un po' come dire... «Siamo tornati! Siamo ancora in ballo e... balleremo!»


Sghilimberto Production, collettivo di giovani cineasti rampanti, rappresentano sicuramente una marcia in più di questa nuova avventura seriale sul tubo. Il montaggio dell'episodio pilota sfoggia infatti una grande pulizia, senza fronzoli, e proprio per questo diligente, non invasivo e al servizio della storia che intende raccontare. Che cosa ci aspetta dopo il flash iniziale? L'attesa, a questo punto, è tanta. Quel che è facile immaginare è che si parlerà ancora dei meccanismi (a volte demenziali) dietro le produzioni di web serie, del mezzo Youtube e di dove vanno a finire i sogni di quanti oggi affidano alla rete i propri entusiasmi. Il nocciolo narrativo deve ancora prendere forma, ma la premessa fa ben sperare, e un «Bravi!» ci sta tutto.
Webseries Are Dead (come già sua mamma Skypocalypse) sono i prodotti che vorremmo vedere sul tubo più spesso. Esplosioni di creatività spontanea, slegata da interessi commerciali e animata dalla pura voglia di divertirsi e confrontarsi. Anche per questo, Youtube come mezzo va difeso e tutelato da meccanismi perversi che potrebbero annacquarlo e tendere a omologarlo al panorama sempre più piatto del media televisivo. Difeso dai veri zombi, insomma, quelli da cui scappavamo rifugiandoci su Skype, sforzandoci di inventare un modo per superare i nostri limiti, e produrre contenuti che dessero un senso alla giornata. Un applauso, quindi, all'intera crew di Sky... Pardon! Web series Are Dead. E un augurio di spaccare tutto, stavolta.

Le web serie sono morte?
Lunga vita alle web serie.


[Articolo di Filippo Altroquando Messina]


martedì 23 settembre 2014

Movie Minds: Cinematografica... Mente!


Riccardo lavora come maschera in un cinema multisala, macinando giorno dopo giorno un'esistenza senza vere prospettive, vissuta in modo automatico ai limiti della depressione. A dargli ogni tanto una staffilata di energia sono però le sue allucinazioni, risultato di anni di visioni cinematografiche coatte, e ormai plasmate dal suo subconscio come grilli parlanti che fanno da contraltare alla devastante distrazione che lo distingue. Icone uscite dallo schermo e modellate dalla fantasia di Riccardo in provocatori sussulti di vitalità...

Movie Minds, di cui ha appena esordito in rete il primo episodio, è una cine-web-serie (nel senso che viene prima proiettata in sala e soltanto dopo rilasciata in rete) pensata come (ovvia) promozione del multisala Movie Planet di Bellinzago Novarese e sceneggiata da Mattia Ferrari, noto su Youtube come Victorlaszlo88 (youtuber che già da un po' collabora con la suddetta catena di cinema). Nel ruolo di Riccardo troviamo un promettente Massimiliano Sonsogno, Antonio Converti nella parte del serial killer (forse senza la fisicità che il ruolo avrebbe richiesto, ma comunque non spregevole) supportati da Giulia Pozzi e Alberto Milanesi qui in ruoli ancora marginali.


Il primo episodio, intitolato La collanina, presenta una regia diligente e un'idea non nuovissima ma sempre intrigante. Seguendo l'attività di youtuber di Mattia Ferrari, non è difficile figurarsi un'ombra autobiografica nella caratterizzazione del protagonista e negli effetti collaterali della sua professione. La bulimia cinematografica (e televisiva, e fumettistica, eccetera) di Mattia si esprime in modo schietto sin dalle prima battute, magari un po' clichettose, ma riconducibili a una ricetta “nerd” (in senso buono) collaudata e riconoscibile. Sono facili i rimandi a Scrubs (ma anche a Wilfred e a tante altre serie TV, per non parlare di Zerocalcare e del suo armadillo), con l'immaginario che irrompe nella realtà del protagonista per trasfigurare un quotidiano altrimenti grigio e routinario. La durata brevissima dell'episodio non fornisce materiale sufficiente a una vera valutazione, e soltanto il tempo potrà rivelarci se il tritatutto mediatico ubicato nella mente di Mattia Ferrari riuscirà a imprimere una forma caratteristica e personale alla materia cui attinge. L'esperienza (ahimé conclusa troppo in fretta) di Skypocalypse, ci rammenta che a Victorlaszlo88 non manca certo la vis narrativa, e attendiamo di vedere quali e quante visioni (e mostri, e angeli) la fantasia di Riccardo-Mattia sarà in grado di proiettare. Prima sugli schermi dei cinema della catena Movie Planet, quindi sul web e sulla sensibilità di un pubblico sempre più vasto.
Sicuramente, dal punto di vista mediatico, la trovata di una serie di brevi episodi fulminanti, fatta per precedere il film che vedremo in sala, e ambientato in uno dei cinema del network, è accattivante e avrà fortuna. Il ponte lanciato tra cinema e tubo ha le carte in regola per funzionare, e l'entusiasmo di chi è al timone, unito al suo non indifferente bagaglio cinematografico, stimola la nostra curiosità e ci induce ad aspettarci molto da Movie Minds.
Oddio! Magari non troppo, ma un po' sì.
DecisaMente... CinematograficaMente parlando.

[Recensione di Filippo Messina]

martedì 8 luglio 2014

Skypocalypse: la chiusura

 

L'apocalisse era nell'aria. Si sentiva arrivare, eppure non ce ne siamo accorti.

Dopo oltre un anno di attesa, due puntate dallo stile molto differente, come tono e mezzi, da quello della prima (sperimentale) stagione, Skypocalyse annuncia la sua definitiva chiusura. Lo fa battendo sul consueto tamburo, Youtube Italia, con un video in cui Mattia Ferrari (Victorlaszlo88), Mattia Pozzoli (Matioski) e Davide Rovelli spiegano per sommi capi le ragioni del deragliamento del progetto. Troppa gente coinvolta, troppi conflitti, progetto divenuto ingestibile e troppo stress per giustificare uno sforzo immane.


Un peccato... è il commento più ovvio, ma anche più pertinente.
Che qualcosa non stesse funzionando come sperato, si intravedeva tra le maglie di un'attesa divenuta troppo lunga. Ma era stato suggerito anche da uno sviluppo della web serie che – in verità – non ci stava convincendo del tutto.

Noi di Altroquando stavamo aspettando con ansia la ripresa della seconda stagione (interrotta mesi fa dopo il debutto online dei primi due episodi). Lo attendevamo accarezzando a nostra volta il proposito di dedicare a Skypocalyse un post molto più festoso di quello che ci troviamo a scrivere oggi. Invece c'è toccato in sorte comporre un coccodrillo. Mannaggia! Il dispiacere è grande. Anche perché l'idea di partenza della web serie c'era piaciuta un sacco e aveva destato tutta la nostra simpatia, citandola persino in un nostro (ormai vecchio) video. 

Per i pellegrini distratti, riassumiamo brevemente la storia del progetto. La web serie nasce circa tre anni fa da un'idea condivisa da un pugno di youtuber italiani tra cui Yotobi, Victorlaszlo88 e Matioski. In seguito, Karim Musa (Yotobi) si defilò in parte per dedicarsi ad altro, e il progetto fu preso in mano da Ferrari e Pozzoli, decollando con un'esplosione di goliardia degna di Renzo Arbore e una galleria di personaggi che non è facile dimenticare. Lo spunto è semplice e funzionale. Un'epidemia zombi ha falcidiato la popolazione mondiale, ma per qualche ragione Internet è ancora funzionante. Un gruppo di giovani nerdacchiosi, in contatto tra loro su Skype, si scambiano informazioni e passano il tempo come possono. Questo finché nuovi, misteriosi figuri cominciano a fare il loro ingresso nel gruppo di conversazione, fatalmente chiamato “Skypocalypse”...

Quel che c'era di affascinante nella prima stagione di Skypocalypse, anzi, nel suo format originale, era proprio la dimensione claustrofobica dei personaggi che comunicavano attraverso le rispettive webcam, impossibilitati ad avventurarsi nel mondo esterno senza rischiare la vita. Pensato come espediente per far interagire e recitare insieme soggetti residenti in zone geografiche distanti tra loro, questo rigido schema mediatico funzionava alla grande. Il limite tecnico era una sorta di benedizione che permetteva di ideare soluzioni “fuori scena” e confronti “a distanza” di forte impatto emotivo. Una nuova frontiera narrativa che sorpassava a destra l'ormai frusto meccanismo del found footage, e conduceva la narrazione e le soluzioni di fantasia a espedienti di matrice teatrale o radiofonica, ibridandoli con lo strumento visivo messo a disposizione dalla rete. In parole povere, Skypocalypse doveva tutto al suo format originale. Un teatrino allucinato dove venivano buttate in scena citazioni nerd a mai finire, personaggi estremamente caratterizzati (non mi riesce di non citare di nuovo le creature di Arbore e le sue invenzioni come Alto Gradimento). Il tutto tenuto insieme da una trama orizzontale che si andava dipanando lentamente, mentre l'azione si realizzava fuori dallo schermo (o dal monitor, in questo caso) e la suspence cresceva insieme al divertimento. Il divertimento del poter immaginare ciò che non si vedeva, il divertimento di potersi immedesimare con uno qualunque dei personaggi confinati davanti al computer, il trip mentale di un microcosmo demenziale racchiuso tra le mura virtuali di un gruppo di conversazione su Skype. Quest'idea di base, straordinaria proprio perché gravida di qualcosa di potenzialmente sovversivo rispetto ai consueti canoni della fiction, aveva finito con l'inquinarsi proprio con la premiere della seconda stagione. Un dittico di puntate che sarebbe (oggi sappiamo) stato il canto del cigno della serie per la sconfinata delusione dei fans. Un ponte (sospeso?) tra il vecchio e il nuovo, tecnicamente più curato, ma sostanzialmente dissonante con il filo conduttore (leggero, ma di grande appeal) della prima stagione. Lo spazio donato agli esterni e alle riprese “non in webcam”, non aggiungeva, a nostro parere, davvero molto alla sostanza già nota. Piuttosto dava sentore di uno snaturamento sospetto. Non siamo del tutto convinti da alcune delle ragioni discusse nel video di commiato. Il vecchio meccanismo – dicono gli autori – andava superato giacché certi personaggi non avrebbero avuto senso come semplici apparizioni in webcam, e così il conflitto tra i personaggi non avrebbe potuto essere risolto senza l'abbandono del confronto via Skype. Sarà, ma si potrebbe ribattere che certi personaggi non avrebbero funzionato per come si è scelto di scriverli (più come personaggi action che figure enigmatiche che operano dietro le quinte, insomma) e non per il format in sé. Quello che abbiamo definito “limite benedetto” del format originale, era sicuramente un banco di prova notevole, da affrontare più come una sfida che come problema. Del resto, The Blair Witch Project non piace a tutti, ma il conflitto c'è, e in qualche modo si risolve, e la strega qualcosa di brutto combina davvero, anche se non la si vede mai. Lo comprende la fetta di pubblico che ha seguito i dialoghi, laddove gli altri (che si sono dati di gomito per tutto il film) si chiederanno per sempre cosa significava la scena finale della pellicola. Per Skypocalypse il discorso poteva non essere diverso. Era partito osando, e – secondo noi – avrebbe potuto continuare a osare sempre di più, giocando con il suo limite e sfuttandolo per centellinare un concentrato di fantasia il cui gusto ubriacava lo spettatore inducendo dipendenza.


Lo ammettiamo. La partenza del nuovo corso non ci aveva persuaso. Troppa “normalità”. Troppa azione convenzionale, per quanto filmata e montata con maggiore perizia, sottraeva ampi pezzi di anima alla serie, rendendola qualcosa dal sapore molto più omologato e prevedibile rispetto ai suoi esordi. Non possiamo fare a meno di chiederci se, tentando di crescere, Skypocalypse non abbia finito col collassare, come un bambino che non ha ancora imparato a stare in piedi e cerca a un tratto di mettersi a correre. Non ci permettiamo, ovviamente, di formulare alcun giudizio o ipotesi sulle ragioni che hanno condotto chi stava al timone a rinunciare al progetto. Esprimiamo tutto il nostro rammarico per il potenziale rimasto inespresso, e speriamo in un ripensamento, magari alla luce di qualcosa di simile a un reboot. Qualcosa che possa riportare lo stesso Skypocalypse a una dimensione forse più umile sul versante tecnico, ma anche più stabile e più dirompente dal punto di vista dei contenuti. Proponiamo ai deus ex machina della web serie di riflettere su questo. E, qualora possibile, di non considerare la rinuncia agli esterni o alle trasferte o alle location spaziose, un passo indietro. E' già talmente difficile far fare passi avanti ai nostri pensieri, alla nostra fantasia. E con la prima, leggera e travolgente, stagione di Skypocalypse, ce l'avevate fatta. Potete farlo ancora. Sicuramente.

Skypocalypse, nel bene e nel male, fa oggi parte dell'immaginario di Youtube Italia, e questo non è un caso. Per alcuni (come il sottoscritto) è stata una serie più incisiva di Freaks!, nella sua freschezza e con tutte le pecche naif della prima stagione. Ha creato un suo cosmo che sarebbe davvero un peccato enorme lasciar cadere nel vuoto.

Vediamoci su Skype, ragazzi. Là, magari, troviamo una soluzione insieme. Anche all'apocalisse, perché no? Lasciatevi contagiare dall'entusiasmo che avevate all'inizio.
Solo così non sarà mai finita.