mercoledì 28 marzo 2018
Otouto No Otto - Il marito di mio fratello: la miniserie
giovedì 26 ottobre 2017
Il marito di mio fratello [di Gengoroh Tagame]
giovedì 5 marzo 2015
domenica 8 novembre 2009
Racconti estremi, di Gengoroh Tagame
Il volume Racconti estremi di Gengoroh Tagame edito dalla Black Velvet, è finalmente uscito nel nostro paese. Come abbiamo annunciato, si tratta di una raccolta di racconti brevi in bianco e nero. Una spigolatura della vasta produzione del maestro giapponese, noto in patria per il mix di sensualità in chiave bear e la rappresentazione truculenta di situazioni sadomaso.
Questo prima pubblicazione italiana (che si presenta, intanto, come volume unico) ci lascia però un po' perplessi. Avevamo scritto che trovavamo bizzarro che del vasto mondo del fumetto gay bear (anche quello del Sollevante) fossero proprio gli incubi erotici di Tagame i primi a valicare i confini dell'editoria italiana. Ci aspettavamo, bisogna dirlo, una scelta ragionata dei capitoli meno sanguinosi e provocatori (per quanto si parli sempre di Gengoroh Tagame, e quindi sempre di contenuti molto forti), e così è stato. Ma la vera delusione (così come la sensazione che si sia ricorsi a una purga) non traspare tanto dalla scelta dei brevi, e crudelissimi, racconti che compongono il sommario, quanto dalla presentazione dei contenuti di un Tagame marginale e poco riconoscibile nelle sue linee estetiche fondamentali. In parole povere, la tipologia maschile ursina, vero feticcio del mondo spietato del mangaka gay bear, è ridotta in questo libro a poco più che una comparsa. I muscoli, i corpi massicci di uomini barbuti e coperti da una fitta peluria, sono quasi del tutto assenti, relegati a brevi intermezzi. Emerge la scelta di episodi con protagonisti imberbi e implumi, forse più in sintonia con i gusti di un acquirente italiano medio. Su Wikipedia, alla voce dedicata a Gengoroh Tagame, si legge: "Nella rappresentazione grafica data da Tagame di uomini muscolosi e irsuti, è stato riconosciuto un importante catalizzatore per il superamento degli stereotipi omosessuali delle figure rasate e snelle, mutando il trend degli uomini gay degli anni 90 e aprendo la strada alla moda della mascolinità e del fisico massiccio o paffuto."
Peccato. Perché nonostante l'edizione sia curata, fornita di un'acuta prefazione e accompagnata da una lunga intervista all'autore, poco o nulla di tutto questo rimane in Racconti estremi della Black Velvet. Tagame stesso ci informa che i racconti qui raccolti appartengono alla sua produzione più recente, scelti tra quelli meno estremi e meno caratterizzati in senso bear. Quel che balza agli occhi di chi ha letto in originale l'opera di Tagame, è una rappresentazione quindi fuorviante dell'estetica classica dell'autore, in realtà prevalentemente al servizio dell'immaginario erotico ursino. Un'estetica che il prodotto editoriale italiano presenta in modo ben più edulcorato rispetto alla componente violenta. Insomma, pare che orsi e orsofili italici, movimento bear e tutti i cultori della parafernalia ursina, possano mettersi il cuore in pace. Per questa prima sortita nel bel paese, è stato scelto il Tagame più fashion, più scontato, sicuramente più commerciale per il pubblico occidentale. Non possiamo affermare con certezza che tanto derivi da un lavoro svolto a tavolino dagli editor della Black Velvet e non sia piuttosto il risultato di una casualità (ma anche di una lente culturale) malaugurata. Certo è, che pur volendo pescare nel repertorio più soft di Gengoroh Tagame, racconti imperniati sulle figure ursine ce ne sarebbero stati parecchi. Invece ci ritroviamo a veder sfilare i soliti ragazzotti dal fisico levigato, pescati con cura meticolosa dalla faretra di un arciere noto per cercare altrove le sue prede. Dal nostro punto di vista, è una piccola delusione. E un ulteriore segnale che in Italia l'immaginario degli Orsi ha ancora molta strada da percorrere.
Racconti estremi
di Gengoroh Tagame
Collana “Kinjiki”.
Autunno 2009, (volume unico).
Pagine 208, fumetti in bianco e nero, formato cm 14,5 x 21.
Una produzione [nu] Black Velvet.
Distribuzione libraria.
Prezzo: euro 15,00
ISBN 978-88-96197-01-1
[Articolo di Filippo Messina]
sabato 17 ottobre 2009
"Racconti Estremi" Tagame arriva in Italia
Potremmo commentare che l'eros violento, anzi estremo, è in parte estraneo alla nostra cultura quanto presente in quella orientale. Ma se questo era vero fino ieri, oggi, forse, lo scenario è cambiato. Come spiegare altrimenti il trend cinematografico dei cosiddetti "torture porn", sottogenere horror che ha goduto di un discreto successo durante le ultime stagioni e che tuttora è in discreta salute. Basti pensare a pellicole come "Saw" o "Hostel" per comprendere che la poetica violenta di Tagame non è poi tanto aliena.
martedì 6 gennaio 2004
Gengoroh Tagame: Orsi all'inferno
Per parlare dell'opera di Gengoroh Tagame, è inevitabile contestualizzarla alla cultura erotica e popolare del Giappone, con tutto ciò che questo approccio comporta. Tagame è sicuramente un grande illustratore, padrone dell'anatomia e dei chiaroscuri come pochi mangaka sono. I suoi disegni spaziano dalla computer art, all'illustrazione a matita, al dipinto, per non parlare di una cospicua produzione fumettistica (della quale il nostro paese ha visto tradurre solo una minima parte) che colloca l'autore tra gli artisti più apprezzati nell'ambito di quell'espressione artistica che ama ritrarre la bellezza maschile. In questo caso dedicata al genere definito "bear" (orso), tipologia di uomo massiccio e irsuto. Alla passione per gli orsi, però, Tagame sposa un elemento estremo che nelle sue tavole acquista una particolare crudezza: la componente sadomaso, sconfinando in un settore dell'erotismo che nel paese del Sollevante ha un notevole spessore ed è molto seguito a livello popolare.
Se per altri mangaka a tema LGBTQ+ l'uomo-orso è identificato con il "chubby", l'uomo paffuto che offre al mondo il suo grosso corpo affinché se ne possa trarre piacere, per Tagame l'Orso è invece il simbolo della forza bruta. Un uomo possente, barbuto, dai muscoli scultorei, le natiche sode e irto di peli. Nei sogni, liberi da qualunque condizionamento morale, la forza (in questo caso simbolo anche di bellezza) può essere posseduta carnalmente in molti modi. Il pennello abile di Tagame sembra suggerire che la potenza del corpo maschile è più eccitante quanto più è sottomessa. Incatenata, umiliata nel modo più crudele. E' necessario ricordare che in Giappone la censura segue binari molto particolari rispetto all'occidente. Nella pornografia è consentito quasi di tutto, purché i genitali restino nascosti. Da qui, il frequente uso dell'effetto mosaico nei porno orientali, o la regola (cui non sfugge lo stesso Tagame, sia pure imbrogliandola con grande malizia) del pene stilizzato e bianco negli hentai (i fumetti erotici giapponesi).
Gengoroh Tagame |
C'è da dire che al sadismo rappresentato non sempre corrisponde un masochismo, elemento che permetterebbe di considerare il tutto come un gioco tra amanti. No, il sadismo è spesso assoluto e devastante (chi godrebbe nel farsi schiacciare i testicoli con un enorme maglio?). Anche questo è da ricondurre a una tradizione pornografica tutta nipponica. «L'SM è diverso in Giappone...» dice il musicista e film maker Masami Akita, sempre nel libro di Jack Hunter. «Non c'è un reciproco darsi piacere. In Giappone il mondo dell SM ha spesso a che fare con le uniformi militari... Il potere e l'autorità sadomasochista sono presentati come tematiche paranoiche. L'SM rende manifesta la crudeltà del potere assoluto mostrandola con violenza allo spettatore». Infatti, le ambientazioni militari sono frequenti nell'opera di Tagame. Se l'italianissimo Viste infonde blande atmosfere sadiche alle sue illustrazioni mostrando massicci soldati sottomessi da rudi addestratori, Tagame è un figlio dell'Oriente e non va tanto per il sottile. Gli atti ritenuti aberranti dalla società occidentale non incontrano alcun tabù nella cultura mainstream giapponese. La violenza sessuale e la tortura sono temi molto presenti nell'immaginario popolare, soprattutto per motivi storici (la tortura come strumento per estorcere confessioni è stata usata molto a lungo in Giappone), e i consumatori abituali di pornografia sono avvezzi a convivere con questa forma di fiction estrema come da noi, in Italia, lo siamo con le performance di Jessica Rizzo. Lasciandosi alle spalle facili moralismi etnocentrici (giacché si parla pur sempre di fiction), e superato lo shock che la particolare violenza di certe tavole può suscitare, l’opera di Tagame è apprezzabilissima, quasi geniale. Pur nella ripetitività delle trame di stampo sadomaso, non possiamo fare a mene di essere affascinati dalla maestria di Gengoroh nel disegnare corpi maschili statuari e grondanti sensualità. Quello che nel gergo ursino è chiamato “muscle bear” trova nell’opera di Tagame la sua rappresentazione paradigmatica. L’uomo perfetto, grosso, forte e bellissimo. Talmente bello da non poter esistere, da dover essere distrutto. Alla base delle fantasie sadiche, dopotutto, c’è sempre un barlume di ambigua tenerezza. Quanto spesso, coccolando qualcuno ci affiorano sulle labbra le classiche parole “...ti mangerei”?
L’idea (anche solo quella) dell’assoggettamento di un corpo massiccio al quale virtualmente può essere fatto di tutto, può suscitare in qualcuno emozioni conturbanti. Non per ultima, una sensazione di potenza in quanti rivestono nei propri sogni il ruolo di dominatore. Un padrone il cui potere svanisce, però, nello stesso momento in cui la vittima è stata annientata. Da qui l’incubo ossessivo e masturbatorio di infinite novelle sadiche, che si differenziano solo in pochi elementi, raccontate da Gengoroh Tagame con una freddezza carnale che non può lasciare indifferente il lettore. Un pugno nello stomaco, che ci costringe a guardare negli occhi fantasmi erotici che infestano anche le anime più innocenti. L’inquietante confine tra tenerezza e violenza, desiderio e brama di distruzione, è superato sulla pagina disegnata, e la matita dell’artista Tagame ci accompagna nei meandri di un inferno dantesco, pessimista, oscuro, forse ispirato da un’irriducibile misantropia. Ci chiediamo se l’erotismo di Tagame non sia specchio di un disagio sociale più profondo della mera voglia di sesso. Espressione di un malessere dell’esistere che si traduce nella sua opera in un’eterna mortificazione della carne, rappresentando piacere e dolore come entità speculari: il giorno e la notte, la vita e l’inevitabile morte che metterà fine a ogni edonismo. Non resta, per tirare il fiato, che soffermarsi sull’affascinante bellezza di quei corpi che l’autore sembra amare quanto il sangue di cui li copre. Quella bellezza che, ci piace ricordare le parole di Dostoevskij, può ancora salvare il mondo.