giovedì 19 luglio 2018
Arriva un bastimento carico di...
Arriva un bastimento carico di...
un'altra grande donazione fumettistica, scortata da un companion che porta il nome di un messaggero celeste, è in viaggio per Palermo, e presto raggiungerà la Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio. La donazione precedente (ancora in fase di archiviazione) si caratterizza per la prevalenza di titoli italiani e argentini. Questa per molti classici americani. Il sogno di un centro culturale che offra gratuitamente la possibilità di leggere fumetti si arricchisce sempre di più, ed è sempre più vario. Stiamo lavorando sulla struttura affinché possa ospitare al meglio tutti i nuovi titoli (sì, c'è anche l'edizione cartonata di Watchmen e tanta altra roba interessante). Siamo veramente contenti e grati. Grazie a tutti coloro che ci supportano donando fumetti e libri o con piccole somme sul conto Paypal: http://paypal.me/altroquandopalermo
Fai buon viaggio, Gabriele. Ti stiamo aspettando a braccia aperte.
Ci sarà sempre un altroquando.
venerdì 13 luglio 2018
C'era una volta... il Festino di Altroquando
Con il Festino, la festa patronale di
Palermo, ho un rapporto controverso legato a un ricordo difficile.
Per molti anni, infatti, l'affollatissima ricorrenza cittadina è
coincisa con un'incombenza lavorativa che condizionava l'intera
serata. Altroquando era ancora una fumetteria, la prima ad avere
aperto a Palermo, che si affacciava sullo storico Cassaro (via
Vittorio Emanuele), tragitto principale del grande carro che celebra
la santa patrona Rosalia e della moltitudine di palermitani che si
riversa in strada per seguire gli eventi festivi. Altroquando era sì
una fumetteria, ma era nata da un'edicola, ingrandendosi nel tempo, e
ne conservava le funzioni e gli appuntamenti. Tra questi, il
famigerato cassonetto dell'edicolante. Quel grosso baule metallico,
spesso di colore verdastro, che molte garitte hanno annesso per
ricevere le nuove uscite dei quotidiani e rendere le copie invendute
agli operatori forniti di chiavi che arrivavano alle prima ore
dell'alba (quindi con l'attività ancora chiusa). Nel nostro caso, il
cassonetto era mobile. Veniva usato come piano d'appoggio all'interno
della libreria durante le ore del giorno, riempito con il reso prima
della chiusura e dunque incatenato all'esterno per la sera, in attesa
del consueto scambio di quotidiani vecchi e nuovi. Un trantran che
durava tutto l'anno con una sola eccezione. La notte del Festino.
Quella notte, Salvatore mi aveva
spiegato sin dal primo giorno di lavoro, non si dormiva. Il
cassonetto, infatti, non poteva essere lasciato all'esterno della
bottega, per quanto saldamente incatenato alle tubature a destra
dell'ingresso. Non per timore di improbabili furti, ma per evitare
che venisse sfondato, o quanto meno gravemente ammaccato, rendendolo
inservibile.
«Diventerebbe una tribuna rialzata per
il pubblico,» mi disse. «In tanti ci salirebbero, in piedi, per
guardare meglio il carro e poi i fuochi d'artificio a mezzanotte.
Sarebbe un macello. E se qualcuno cadesse, o lo rompesse e si facesse
male, sarebbe pure nostra responsabilità.»
Così il cassonetto restava al sicuro
nel chiuso del negozio per tutta la sera. E soltanto dopo la
mezzanotte, dopo i botti, quando la folla iniziava a diradarsi,
potevamo finalmente metterlo fuori.
Le soluzioni possibili erano due.
Riposare dopo la chiusura, puntare la sveglia per scendere a tarda
ora ed eseguire l'irrinunciabile collocazione del cassonetto, pena la
mancata consegna dei quotidiani, oppure resistere al sonno e
partecipare alla festa generale, che ne avessimo voglia o no, fino
all'ora magica. Più o meno mezzanotte, come Cenerentola.
Possiamo dire che la nostra
partecipazione al Festino aveva qualcosa di forzato, eravamo
praticamente ostaggio della ricorrenza. O meglio, del nostro lavoro e
delle circostanze che la collocavano in una strada per questa
cruciale.
I primi tempi era quasi divertente. Ma i giorni, gli anni, le Estati non sono tutte uguali. La fatica del lavoro, il caldo, il non poter tornare a casa fino a notte inoltrata dopo aver superato l'orario di lavoro, a volte pesava. Qualche volta ci capitò anche di non farcela, di cadere addormentati sul divano dopo aver cenato ed essere svegliati dal fragore dei fuochi d'artificio. Tuttavia, quasi sempre, io e Salvatore eravamo in strada, a fare il bagno di folla. Cosa che personalmente odiavo (non che lui l'amasse, ma disponeva di qualche anticorpo in più) e affrontavo come un sacrificio necessario.
Oggi ci penso a ogni nuovo Festino. Oggi che, se scrivo queste righe, devo spiegare per bene di quale tradizione sto parlando, perché Altroquando è diventato un'idea, una filosofia di vita che mischia cultura, passione fumettistica e attivismo, orfana di una bottega che non esiste più, e tra chi mi legge ci sono molte persone che vivono fuori dalla Sicilia, e seguono le mie iniziative solo attraverso il filtro della rete, di Youtube.
I primi tempi era quasi divertente. Ma i giorni, gli anni, le Estati non sono tutte uguali. La fatica del lavoro, il caldo, il non poter tornare a casa fino a notte inoltrata dopo aver superato l'orario di lavoro, a volte pesava. Qualche volta ci capitò anche di non farcela, di cadere addormentati sul divano dopo aver cenato ed essere svegliati dal fragore dei fuochi d'artificio. Tuttavia, quasi sempre, io e Salvatore eravamo in strada, a fare il bagno di folla. Cosa che personalmente odiavo (non che lui l'amasse, ma disponeva di qualche anticorpo in più) e affrontavo come un sacrificio necessario.
Oggi ci penso a ogni nuovo Festino. Oggi che, se scrivo queste righe, devo spiegare per bene di quale tradizione sto parlando, perché Altroquando è diventato un'idea, una filosofia di vita che mischia cultura, passione fumettistica e attivismo, orfana di una bottega che non esiste più, e tra chi mi legge ci sono molte persone che vivono fuori dalla Sicilia, e seguono le mie iniziative solo attraverso il filtro della rete, di Youtube.
Il Festino ha quindi per me un sapore
agrodolce. E strano, ora che vivo lontano dal centro città che per
tanti anni è stato casa mia e di Salvatore. Forse mi piace un po'
ricordare quella fatica, quella noia, quel caldo e quella folla. Mi
piace ricordare quel fastidio, quella seccatura. Mi piace continuare
a odiare quell'onere lavorativo, anche perché, per come la natura mi
ha fatto, non dimentico quasi niente e rivedo tutto (nel bene e nel
male) come un film nella mia testa.
Se vorrei riviverlo? Vorrei poter
rispondere di sì... o di no. Difficile dirlo. In fondo lo rivivo
già. In ricordi cui non potrei rinunciare neanche se volessi. Mi
piacerebbe, però, che quanti vivono ancora in quella zona, mentre
passeggiano per il Cassaro, dietro il carro di Santa Rosalia o con il
naso all'aria per vedere i giochi di fuoco, si ricordassero del
nostro negozio quando passano di là. Si ricordassero di Salvatore e
che cosa rappresentava per lui, per noi. E ricordassero che faccio di
tutto affinché questa memoria non vada perduta. Perché i tempi
cambiano. Le strade mutano faccia, le tendenze pure, ma la forza di
certe passioni resta il carburante di tutte le cose più importanti.
Il miracolo della Santuzza che vinse la peste è in fondo una
metafora di sopravvivenza e rinascita. Rinascita di una città, ma
anche delle sue tante anime. E bisogna andare avanti nonostante
tutto.
Buon Festino, dunque. Perché ci sarà
sempre un Altroquando a Palermo.
Cittacotte: Nuovomondo
NUOVOMONDO
Nuova apertura del sipario, nuovi
applausi, un nuovo mondo e una nuova Santa Rosalia. Ulteriore
capitolo, in questa Estate 2018, per la tradizione palermitana che
ormai da molti anni impegna mastro Vincenzo Vizzari e la sua bottega
Cittacotte in via Vittorio Emanuele 120, in occasione della festa
patronale del Festino. Una santa patrona sempre trasfigurata secondo
sensibilità artistiche mutevoli, che attingono al surrealismo come
alla cultura pop e alla tendenza che oggi potremmo definire mash-up,
l'ibridazione di icone di origine eterogenea.
Un “Nuovomondo” che potremmo
considerare un augurio, un auspicio. Ma anche una sfida ai tempi bui
che viviamo, e che apre a una luce di speranza dopo le prove degli
anni passati, dove la Santuzza appariva schiacciata sotto il peso di
una Palermo in pieno degrado, soffocata dai rifiuti e dal caos, ma
anche scintilla che si appellava al senso di solidarietà dei
palermitani per la tragedia dei migranti, esortante a ritrovare una
perduta (oggi anche schernita) umanità.
Nuovomondo, si discosta dalle prove
degli anni precedenti. Ma senza fare passi indietro. Scegliendo
stavolta colori pastello alle tinte forti (in senso sia plastico che
emotivo) delle trascorse rappresentazioni. Affidandosi a un registro
più intimista e classico e proponendo un ponte concettuale tra
passato e un auspicabile futuro. Il fondale, con Monte Pellegrino
separato dalla santa dal mare, non va sottovalutato. Suggerisce un
viaggio, un percorso, e il superamento di un limite. Quel mare,
stavolta calmo, ma anche deserto in modo inquietante, pare collegarsi
sottotraccia all'opera precedente, intitolata “Per Terra e per
Mare...”. Quasi a dire che l'apparente quiete nasconde in realtà
una profonda tristezza. Rammarico per quello che dovrebbe essere e
non è. Lo leggiamo negli occhi chiari di Rosalia, stavolta ritratta
con il volto di Franca Florio, figura storica ed emblematica della
memoria siciliana. Moglie dell'armatore Florio, donna di cultura
(quella cultura che oggi è spesso spregiata a favore delle pulsioni
meno ponderate). Amante dell'arte e adorata per il suo fascino e la
sua intelligenza da artisti come Gabriele D'Annunzio, Ruggero
Leoncavallo, Giacomo Puccini. Protagonista, in questo 2018, con il
ritorno in patria del celebre ritratto realizzato dal pittore
Giovanni Boldini, opera che l'artista modificò più volte tra il
1901 e il 1924.
Il ritorno del quadro a Palermo,
esposto la scorsa Primavera a Villa Zito, la storia della lunga
genesi del dipinto con le sue svariate trasformazioni, il noto amore
di Franca Florio per la bellezza, la natura e le arti, la sua
relazione con il mare e l'imprenditoria a questo legata, nelle mani
dell'artista Vincenzo Vizzari realizzano un simbolo complesso che
cuce letteralmente i fasti perduti della Belle Epoque palermitana con
una speranza di cambiamento e di pace. Coronato da un manto floreale
fatto di pomelie, gelsomini e rose. Fiori molto diversi tra loro,
eppure perfettamente integrati come cornice di un esempio di bellezza
intelligente (o bellezza dell'intelligenza, se vogliamo). Le farfalle
sono da sempre simbolo di rinascita, e non potevano mancare nella
rappresentazione di un nuovo mondo ideale. Magari posate su una mano
accogliente, che si protende per proteggere una città-pianeta
tuttora compressa, chiusa, a suo modo blindata e soffocata pur nella
sua potenziale bellezza. Protetta, da un gesto morbido che la sfiora
senza però toccarla. Una simbologia ambigua, che unita allo sguardo
malinconico e sostanzialmente rivolto atrove della santa patrona,
sembra esprimere anche un lamento. Lamento per una bellezza ancora
prigioniera, non del tutto redenta, che si presenta gloriosa ma
metallica, bellicosa e spietata come una palla di cannone. Forse
incandescente, magari sul punto di esplodere, che Rosalia non osa
toccare, meditando sul nuovo mondo che verrà. Chiedendosi chi mai
saprà riconoscere la vera bellezza, e realmente oserà liberarla,
andando oltre la fierezza ottusa di un fortino ancora chiuso in se
stesso.
Auspichiamo, tra tanti possibili
cambiamenti in un mondo che più che nuovo arranca nei suoi errori
passati, che l'arte di Vincenzo Vizzari possa infine toccare le corde
delle sensibilità giuste e guadagni, oltre a ispirare sempre
riflessione, uno spazio dove le sue opere possano essere ammirate e
studiate come meritano.
Viva Palermo e Viva Santa Rosalia.
giovedì 12 luglio 2018
E la biblioteca cresce...
Una meravigliosa e cospicua donazione alla Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio di Palermo. Collezione di Frigidaire e Cannibale. La Compagnia della Forca, prima edizione. Cybersix edizione Eura. Ed è solo l'inizio di un grosso arrivo che sta raddoppiando il nostro patrimonio fumettistico che sveleremo un poco alla volta. Stiamo lavorando per ridefinire lo spazio con nuovi scaffali. La nostra biblioteca continua a crescere. Grazie a chi ci crede. Ci sarà sempre un altroquando.
sabato 7 luglio 2018
Steve Ditko: In Memoriam
mercoledì 4 luglio 2018
Giovedi 5 luglio: biblioteca chiusa per lavori
Avviso ai naviganti: domani, Giovedì 5 Luglio, la Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio resterà chiusa per lavori. In arrivo nuovo materiale a fumetti interessante, che richiederà cura e attenzione per essere incamerato, archiviato e disposto. Ne daremo notizia e ringrazieremo chi dona a tempo debito. Nel frattempo, si prospettano anche nuovi appuntamenti per il prossimo autunno. Stay tuned, folks. Ci sarà sempre un Altroquando.
lunedì 2 luglio 2018
Shirtless Bear-Fighter
Sul filo del trash... e del trend mash-up. Orsi, porci e umani... senza troppe distinzioni. E un eroe in costume. Il più antico costume della storia.
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