sabato 14 ottobre 2017

Blade Runner 2049: Passato e Futuro (Non è una recensione)


Ho visto oggi (?) “Blade Runner 2049”. Non parlerò della trama del film, ma di un'altra esperienza e di quali riflessioni mi ha suscitato. Perciò tranquilli. Nessuno spoiler.

Visione in cinema multisala. Ormai il film è alle battute finali, si capisce. Momento topico, la musica incalza. A un tratto... l'immagine si frizza e tutto si ferma. Gli istanti passano, ma la sequenza rimane lì, congelata. Poi le luci in sala iniziano a riaccendersi. Per un lungo istante ho pensato (lo giuro): «Ma che razza di trovata per concludere!» Non sarebbe stato poi tanto strano. Chi ha visto la prima edizione di “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola in sala, con il film privo di titoli di testa e di coda, che iniziava e finiva così, brutalmente... capirà il senso di straniamento.

Dunque arriva la voce di un membro dello staff del cinema.
«Signori, c'è un problema in cabina di proiezione. Solo pochi minuti e risolveremo.»
Invece no. Poco dopo, un altro impiegato del cinema, stavolta una ragazza sorridente, si presenta e informa il pubblico che il guasto non è rimediabile in tempi brevi. Qualcuno, in mezzo al pubblico, mormora che non l'aveva mai visto succedere, e la ragazza, continuando a sorridere con imbarazzo, conferma che non era mai successo neppure a lei. Purtroppo un filo da qualche parte si è bruciato. Alla fine del film mancava solo un minuto, forse due e poi titoli di coda. Non può neppure raccontarcelo, perché non l'ha visto. Ma i nostri biglietti saranno siglati, e uno dei prossimi giorni potremo tornare per assistere, in via straordinaria, agli ultimi minuti di proiezione. Sempre in sala, un ragazzo mormora tra un'imprecazione e l'altra: «Ma io sono di Milano!»

Uscendo dal cinema con il biglietto siglato per una (parziale) visione successiva, mi rendo conto che proprio oggi pensavo al fenomeno dei multisala, e a come stanno soppiantando i cinema convenzionali di una volta. Né più né meno di come le fumetterie private, come quella che ho contribuito a gestire per anni, stanno sparendo, sostituite da store del fumetto collegati commercialmente a marchi editoriali o a catene di distribuzione. Mi scopro a ricordare i cinema frequentati nei decenni passati, e a quante volte ho visto la pellicola rompersi durante la proiezione, e quanto questo inconveniente fosse velocemente risolvibile. Tutto a un tratto non penso più al cinema, e al film di cui non ho potuto vedere il finale. Penso che il futuro e il progresso non sono mai scontati. Che tutto ciò che è nuovo non lo è. Non importa se parliamo di tecnologia o di risorse umane. Penso a quanti figli, scherzando con i genitori, parlano di ospizio, di quanto spesso sentiamo parlare di chi è anziano come se non contasse più. E, con un misto di crudeltà e rammarico, penso a quanti giovani ho visto scivolare su una buccia di banana per poi far molta fatica a rialzarsi. Fermati nella loro corsa da una disgrazia o da una malattia, che poi è lo stesso. Aldilà di questa trascurabilissima disdetta, mi trovo a pensare che il passato è sempre più importante. Come una radice salda, a cui dobbiamo restare aggrappati per costruire un futuro che abbia senso. Che il nuovo che soppianta il vecchio non è sempre affidabile, e può franare senza preavviso. Che è per questo che dobbiamo sempre rispetto agli anziani, ai nostri ricordi, alla nostra storia. E che dobbiamo conservarci lucidi per non scambiare il nuovo con l'affidabile. Non è sempre così. La memoria è importante, il passato siamo noi, in tutte le fasi della nostra vita. Se non lo siamo oggi, lo saremo domani. Per questo, raccontare storie è così importante. Per questo va fatto sempre. Per questo va fatto bene.


lunedì 9 ottobre 2017

Ultimate Spider-Man e Ultimates alla Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio


"Ultimate Spider-Man" da nr. 1 a 40 e "Ultimates" - Prima Stagione completa. Brian Michael Bendis e Mark Bagley il primo, Mark Millar e Bryan Hitch il secondo. All'inizio degli anni 2000, la Marvel lanciò la linea "Ultimate". Un'etichetta che proponeva una serie di remake delle avventure dei suoi personaggi di punta secondo i linguaggi del nuovo millennio. In questo caso Spider-Man e gli Avengers ripartivano da zero, e le loro storie sviluppavano atmosfere e snodi narrativi citazionisti, ma sotto molti aspetti indipendenti dalle loro controparti classiche. Queste due serie sono entrate a far parte della Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio, e presto potrete leggerli gratuitamente. Una realtà palermitana che continua a crescere, in un ambiente che va somigliando sempre più al nostro amato, vecchio Altroquando. Grazie a chi ci sostiene e lo rende possibile.
Per sostenere la biblioteca autogestita potete donare libri e fumetti (contattateci alla mail altroquandopalermo@gmail.com) o fare una piccola donazione monetaria sul nostro conto Paypal: http://paypal.me/altroquandopalermo
Ma potete anche scegliere di acquistare un titolo ancora assente dallo scaffale e farlo pervenire alla nostra associazione. Grazie a tutti per l'affetto e la solidarietà che dimostrate. Ci sarà sempre un Altroquando.

martedì 3 ottobre 2017

E intanto la biblioteca cresce...


Oggi, mentre sono preso dalle mie cose, il citofono suona in modo imperioso, tanto che sul momento mi sembra un grido.
- Pronto?
- Ci sono due colli. Qualcuno scenda a ritirarli.
Due colli? Non sentivo questa frase dai tempi delle consegne in fumetteria. Alla fine, chiarito anche il suono del citofono che sembrava un urlo.
E' arrivato Dylan Dog. In due colli. Direttamente da Bergamo. Un dono per la Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio all'associazione Altroquando.
GRAZIE. Di cuore. Alla faccia di chi ritiene morto e sepolto Altroquando e il sogno di Salvatore a Palermo. Altroquando e il suo fondatore vivono ancora, e crescono grazie a voi anche in altre parti di Italia. Siete grandi.
Per sostenere la biblioteca autogestita potete donare libri e fumetti (contattateci alla mail altroquandopalermo@gmail.com) o con una piccola donazione monetaria sul nostro conto Paypal: http://paypal.me/altroquandopalermo
Ma potete anche scegliere di acquistare un titolo ancora assente dallo scaffale e farlo pervenire alla nostra associazione. Grazie a tutti per l'affetto e la solidarietà che dimostrate. Ci sarà sempre un Altroquando.

#Like4Like [di Marco Rincione e Prenzy]


#Like4Like. Dopo "Paperi", Marco Rincione torna, stavolta supportato ai disegni da Prenzy, con un'altra inquietante allegoria esistenziale. La ricerca di senso nel mondo dei social può prestarsi a più interpretazioni. Semplice mezzo di comunicazione? Palestra del narcisismo? Megafono di un ES di massa che dà voce a pensieri ed emozioni non filtrate dalla ragione? Il risultato a fumetti è comunque raggellante. E la distopia che fa da cornice apre i battenti a un incubo tecnologico cui tanti media stanno dedicando spazio.

venerdì 29 settembre 2017

A proposito di supereroi, di messia e di stregoni...


L'idea di supereroe inteso come versione laica e commerciale della concezione di messia, è antica quanto il fumetto supereroistico stesso. Superman per primo è la rappresentazione più classica di una creatura superiore venuta dal cielo e cresciuta da una famiglia umile per “salvare” l'umanità. Gli autori Jerry Siegel e Joe Shuster, entrambi ebrei, scelsero per il loro personaggio kryptoniano il nome di Kal-El, che in ebraico sarebbe traducibile come “Voce di Dio” (insomma, il riferimento al Verbo è praticamente dichiarato). Un messia più vicino alle aspettative del popolo ebreo del tempo di Cristo, che attendeva un condottiero che li guidasse a un riscatto terreno più che un maestro morale. La storia del fumetto supereroistico è zeppa di letture mistiche simili, tralasciando le versioni più satiriche, come il “Son of God” di Neil Adams, che riprendeva proprio la figura di Gesù ammantandola di rimandi al Capitan Marvel-Shazam della Fawcett (e in seguito della DC Comics). Tuttavia, negli anni settanta la Marvel sbaragliò tutti con il personaggio di Adam Warlock. Mentre attendiamo di scoprire quale trasfigurazione ci verrà mostrata dal Marvel Cinematic Universe (abbiamo visto il suo bozzolo in una delle scene post credits del secondo film dedicato ai Guardiani della Galassia), ripercorriamone brevemente gli esordi cartacei.




Warlock (all'epoca chiamato genericamente “Lui”) nasce sulle pagine dei Fantastici Quattro a opera di Stan Lee e Jack Kirby, ed è un essere creato artificialmente da un'enclave di scienziati che mirano a produrre una versione perfezionata della vita senziente. La situazione, però, sfugge loro di mano, e il risultato è per l'appunto... Lui. Definito misteriosamente per un po' “La creatura della chiusa 41”. Un giovanotto biondo dalla pelle dorata e dai poteri enormi quanto indecifrabili. Compare per la prima volta in forma prenatale, chiuso in un bozzolo che in seguito diventerà il suo caratteristico rifugio ogni qual volta ha bisogno di rigenerarsi. Poi in forma umanoide per poche vignette alla fine del racconto, quando neutralizza (in modo veterotestamentario e anche un po' sprezzante) gli scienziati che hanno avuto l'arroganza di crearlo per scopi non all'altezza del suo potenziale, e abbandona il pianeta giudicandolo troppo immaturo per ospitare un essere evoluto come... Lui.


Ma siccome nelle storie Marvel niente è mai come sembra (gli scienziati dell'enclave, per esempio, non sono davvero morti e continueranno a fare pasticci), Lui ricompare in un episodio di Thor. La terra non era pronta a riceverlo, ma si sa che cos'è che tira più di una fune di bastimento. E in questo caso si identifica con la dea Sif, della quale Lui si invaghisce, rapendola alla maniera di King Kong (anche lo scimmione gigante era venerato come un dio) per farne la sua compagna (in modo innocente, ma anche un po' troglodita). Thor, che in quel periodo era affetto da una sindrome asgardiana che lo mandava in berserk oltre misura, gliele suona di santa ragione (rivelando che gli immensi poteri della creatura sono estremamente variabili, e si riducono o si espandono a seconda delle esigenze della trama), inducendolo a rinchiudersi nel suo bozzolo protettivo e a fuggire di nuovo nello spazio.

Qui inizia il casino mistico vero e proprio.

Pare, si dice, si mormora, che lo sceneggiatore Roy Thomas fosse rimasto affascinato da “Jesus Christ Superstar”, il musical di Andrew Lloyd Webber reso celebre in tutto il mondo dal film di Norman Jewison del 1973. L'opera rock di Webber era però popolarissima negli Stati Uniti già nel 1972, e Thomas si mise in testa di portare sulle pagine dei fumetti il supereroe messianico definitivo. La scelta cadde su Lui, personaggio già esistente, ma ancora bisognoso di una vera caratterizzazione (fino a quel momento era stato poco più di un espediente narrativo per innescare le avventure di altri eroi) che fu recuperato e trasformato in... Warlock.

Lo scenario scelto fu la Contro-Terra, un mondo parallelo creato dall'Alto Evoluzionario (detto anche “Grande Evoluzionista” viste le traduzioni ballerine dell'Editoriale Corno). Personaggio già canonizzato nell'universo Marvel, apparso su più testate (Thor, Hulk) e presentato come genetista supremo, dedito alla sperimentazione e creazione di varie forme di vita. La Contro-Terra era sostanzialmente un mondo parallelo identico alla terra se non per alcune differenze storiche (pieno quindi di doppelganger di personaggi iconici, ciascuno con una sua variante). Qualcosa che oggi, per comodità espositiva, potremmo paragonare all'universo gemello della serie televisiva “Fringe”. Prima ancora, nell'episodio di Thor intitolato “I generatori di vita”, avevamo incontrato un'altra creazione dell'Alto Evoluzionario. Una genia di animali antropomorfi (esattamente come ne “L'isola del dottor Moreau” di Wells, ma più evoluti) e il loro crudele leader, un lupo (e sì!) chiamato genericamente Uomo Bestia (Uomo Lupo era già preso).

La sintesi evangelica ideata da Roy Thomas e realizzata graficamente dal grande Gil Kane fu praticamente questa. L'Alto Evoluzionario ha creato sia gli animaluomini (New-Men) che la Contro-Terra. L'intento dell'Alto Evoluzionario era risparmiare al pianeta fotocopia le tribolazioni della terra originale, ma tutto è mandato in vacca (praticamente per dispetto) dall'Uomo Bestia e dalla sua stirpe di animali antromorfi, che subito dopo si rifugiano sulla Contro-Terra per impadronirsene secondo i canoni più consueti della narrazione supereroistica. Davanti a questa deriva, il genetista vorrebbe disfare il proprio lavoro, ma qui subentra Lui, che in seguito assumerà il nome di Adam Warlock. Warlock (che nel frattempo ha rubato la divisa di Capitan Marvel-Shazam, tagliando via maniche e gambali per stare più fresco) ferma la mano del Creatore e si offre come protettore del pianeta (comodamente separato dalla vera terra e quindi dalla continuity ufficiale di casa Marvel), per salvare capra e cavoli dalle mire del lupacchiotto. L'Alto Evoluzionario-Dio padre (putativo, in questo caso, quanto San Giuseppe) accetta di partecipare a questa performance in cosplay basata sul Vangelo, e invia Warlock sul pianeta, donandogli il nome con cui sarà conosciuto e una delle gemme dell'infinito (incastonata sulla fronte di Lui come su quelle del dio Vishnu nell'iconografia induista) che in futuro si rivelerà molto importante (soprattutto quando il personaggio sarà preso in mano da Jim Starlin).

Inizia così l'avventura messianica di Adam Warlock, con un ciclo di storie supereroistiche ambientate fuori dal cosmo Marvel canonico, in lotta con la Bestia che si annida tra gli uomini. Una lieta novella fatta di super-risse che poco hanno a che vedere con gli insegnamenti etici cristiani, mostrando la corda di un parallelismo religioso eccessivamente dichiarato. Ma la serie intitolata “The Power of Warlock” ha vita breve e chiude per la scarsità delle vendite.


La saga della Contro-Terra terminerà sulle pagine dell'Incredibile Hulk (in trasferta per l'occasione sul mondo parallelo), e lo farà nel modo più stucchevole possibile. Sempre Roy Thomas, in questo caso in collaborazione con Gerry Conway, conclude la saga metafisica di Adam Warlock con una narrazione ai limiti del parodistico, ripercorrendo quasi pedissequamente le ultime pagine dei Vangeli. In un certo senso, Hulk rivestirà un ruolo simile a quello di Giuda, sia pure sotto il controllo del malvagio diavolo-Uomo Bestia. Partecipiamo a una rappresentazione supereroistica dell'ultima cena, ascoltiamo l'invito a ripetere il rituale in memoria del supermessia, e assistiamo soprattutto alla cattura e all'esecuzione di Warlock su un macchinario simile a una croce egizia. Nemmeno l'urlo «Alto Evoluzionario, perché mi hai abbandonato?!» ci viene risparmiato. E Warlock, come ogni Gesù Cristo che si rispetti, muore, ma solo per tre giorni. Risorge infatti dal suo bozzolo più potente che mai e dotato di una nuova forma di consapevolezza astrale. Fa involvere l'Uomo Bestia riportandolo alla sua natura lupesca, ne debella definitivamente la minaccia e vola via nello spazio (come aveva già fatto anni prima sulle pagine dei Fantastici Quattro) verso un nuovo, enigmatico destino.

Qualche tempo dopo, Jim Starlin avrebbe recuperato il personaggio di Warlock mettendo “tra parentesi” la sua parabola messianica sulla Crontro-Terra, facendo evolvere le sue avventure in una direzione cosmica e trasformandolo in un personaggio schizofrenico, in lotta con la sua futura evoluzione malvagia: il Magus, fondatore di un culto spaziale totalitario. Una metaformosi concettuale che conserva le implicazioni mistiche, ma spostandole su un piano più filosofico, e mettendo in scena un conflitto allegorico sulla destinazione finale cui un grande potere può condurre. Il bene e il male rappresentati come il conflitto interiore (e non solo) di un unico personaggio, impegnato a salvare l'universo non da un demone giunto dall'esterno, ma da se stesso.
La precedente visione messianica di Roy Thomas aveva finito con l'impantanarsi in una serie di parallelismi biblici fin troppo evidenti per essere realmente intriganti, sconfinando alla fine nella citazione più banale. Paradossalmente, toccando forse il punto più basso nell'interpretazione metafisica dell'icona supereroistica. A quel punto Warlock doveva veramente morire e risorgere a nuova vita. Editorialmente parlando. Il personaggio ha conservato da allora il suo ruolo misticheggiante, ma secondo una sensibilità più sfumata, potremmo dire più “new age”, più fantasy e di conseguenza funzionale. Uno dei casi supereroistici più bizzarri e mutevoli che l'evoluzione marvelliana ci ha donato nel corso della sua lunga storia editoriale.