Ho
visto oggi (?) “Blade Runner 2049”. Non parlerò della
trama del film, ma di un'altra esperienza e di quali riflessioni mi
ha suscitato. Perciò tranquilli. Nessuno spoiler.
Visione
in cinema multisala. Ormai il film è alle battute finali, si
capisce. Momento topico, la musica incalza. A un tratto... l'immagine
si frizza e tutto si ferma. Gli istanti passano, ma la sequenza
rimane lì, congelata. Poi le luci in sala iniziano a riaccendersi.
Per un lungo istante ho pensato (lo giuro): «Ma che razza di trovata
per concludere!» Non sarebbe stato poi tanto strano. Chi ha visto la
prima edizione di “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola
in sala, con il film privo di titoli di testa e di coda, che iniziava
e finiva così, brutalmente... capirà il senso di straniamento.
Dunque
arriva la voce di un membro dello staff del cinema.
«Signori,
c'è un problema in cabina di proiezione. Solo pochi minuti e
risolveremo.»
Invece
no. Poco dopo, un altro impiegato del cinema, stavolta una ragazza
sorridente, si presenta e informa il pubblico che il guasto non è
rimediabile in tempi brevi. Qualcuno, in mezzo al pubblico, mormora
che non l'aveva mai visto succedere, e la ragazza, continuando a
sorridere con imbarazzo, conferma che non era mai successo neppure a
lei. Purtroppo un filo da qualche parte si è bruciato. Alla fine del
film mancava solo un minuto, forse due e poi titoli di coda. Non può
neppure raccontarcelo, perché non l'ha visto. Ma i nostri biglietti
saranno siglati, e uno dei prossimi giorni potremo tornare per
assistere, in via straordinaria, agli ultimi minuti di proiezione.
Sempre in sala, un ragazzo mormora tra un'imprecazione e l'altra: «Ma
io sono di Milano!»
Uscendo
dal cinema con il biglietto siglato per una (parziale) visione
successiva, mi rendo conto che proprio oggi pensavo al fenomeno dei
multisala, e a come stanno soppiantando i cinema convenzionali di una
volta. Né più né meno di come le fumetterie private, come quella
che ho contribuito a gestire per anni, stanno sparendo, sostituite da
store del fumetto collegati commercialmente a marchi editoriali o a
catene di distribuzione. Mi scopro a ricordare i cinema frequentati
nei decenni passati, e a quante volte ho visto la pellicola rompersi
durante la proiezione, e quanto questo inconveniente fosse
velocemente risolvibile. Tutto a un tratto non penso più al cinema,
e al film di cui non ho potuto vedere il finale. Penso che il futuro
e il progresso non sono mai scontati. Che tutto ciò che è nuovo non
lo è. Non importa se parliamo di tecnologia o di risorse umane.
Penso a quanti figli, scherzando con i genitori, parlano di ospizio,
di quanto spesso sentiamo parlare di chi è anziano come se non
contasse più. E, con un misto di crudeltà e rammarico, penso a
quanti giovani ho visto scivolare su una buccia di banana per poi far
molta fatica a rialzarsi. Fermati nella loro corsa da una disgrazia o
da una malattia, che poi è lo stesso. Aldilà di questa
trascurabilissima disdetta, mi trovo a pensare che il passato è
sempre più importante. Come una radice salda, a cui dobbiamo restare
aggrappati per costruire un futuro che abbia senso. Che il nuovo che
soppianta il vecchio non è sempre affidabile, e può franare senza
preavviso. Che è per questo che dobbiamo sempre rispetto agli
anziani, ai nostri ricordi, alla nostra storia. E che dobbiamo
conservarci lucidi per non scambiare il nuovo con l'affidabile. Non è
sempre così. La memoria è importante, il passato siamo noi, in
tutte le fasi della nostra vita. Se non lo siamo oggi, lo saremo
domani. Per questo, raccontare storie è così importante. Per questo
va fatto sempre. Per questo va fatto bene.
Sapevi che esiste un progetto, con una sua piattaforma video, che si chiama Memoro? Raccoglie le storie di parecchie persone di età matura, che d'avanti la video camera raccontano storie, storie reali che gli appartengono.
RispondiEliminaSu Fb hanno una fan page: Memoro bank of Memories.
In realtà oggi ho provato a connettermi al sito, ma ho avuto difficoltà a connettermi.
No, non lo conoscevo. Grazie, mi informerò.
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