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giovedì 29 maggio 2014

Lùmina: traguardo raggiunto!


Per una volta, una buona, anzi buonissima notizia.

Il crowfunding per il progetto Lùmina, il fumetto sperimentale di Emanuele Tenderini e Linda Cavallini, fissato sul servizio Indiegogo per la cifra ambiziosa di 45.000 euro, è stato raggiunto. Lùmina (nomen omen) vedrà quindi presto la luce, e sotto i migliori auspici. Infatti, l'appoggio della rete e dei potenziali lettori non è un dettaglio da trascurare. In tanti, è ormai chiaro, desiderano che Lùmina approdi su carta almeno quanto i suoi autori, e di questo non si può che essere contenti. Vedere una comunità di appassionati di fumetti che sostiene un progetto interessante, promuovendolo e investendo del proprio, scalda il cuore e incoraggia a cercare la luce fuori dal tunnel dell'omologazione.

Complimenti a Linda e Emanuele, per il lavoro e il risultato raggiunto.
Adesso fateci sognare.



martedì 20 maggio 2014

Lùmina, genesi di un universo


Genesi del pianeta Lùmina.

In principio fu un'emozione.
L'emozione si fece energia, e l'energia generò l'atmosfera. L'atsmosfera produsse presto miliardi di microrganismi, e dal nulla si manifestò un demiurgo indifferente a etiche o religioni, ma interessato unicamente alla creazione di una storia. La storia del pianeta Lùmina e di quanto, pian piano lo andava circondando, definendo un universo sempre più ampio. Una storia vestita di sei colori dell'iride, che cresce per abbracciare ogni confine, qualora esistessero, di quell'entità multiforme che è la fantasia.

Lùmina è un progetto fumettistico sperimentale elaborato da Emanuele Tenderini e Linda Cavallini, e attualmente affidato alle dinamiche del crowdfunding, con l'obiettivo di realizzare un titolo del tutto indipendente e libero dalle consuete, ingombranti influenze di mercato. Non a caso, il progetto di Linda e Emanuele non ha trovato ascolto tra le principali case editrici italiane, né ha avuto più fortuna in Francia. Forse perché troppo nuovo, o complesso, o comunque fuori dagli schemi precostituiti perché possa facilmente trovare casa in un mercato mosso della sola logica del profitto. L'esperimento si prefigge la realizzazione di un fumetto dal comparto grafico raffinata e insolito che sommi elementi narrativi mutuati da un immaginario vasto e variegato senza limiti mediatici. Il mondo degli anime, con particolare attenzione all'estetica di Hayao Miyazaki, ma anche i videogiochi più elaborati e all'avanguardia. Progetto editoriale ambizioso, che ignora i meccanismi commerciali del fumetto popolare per guardare a una visione artistica più matura e complessa. Qualcosa, insomma, che possa definirsi anche ricerca artistica.



La tecnica utilizzata (e creata dagli stessi autori) è stata battezzata Hyperflat. Palese omaggio alla tecnica Superflat (super piatto) dello scultore e pittore giapponese Takashi Murakami che integra, per l'appunto, svariati stili dell'arte nipponica, dalle immagini della cultura tradizionale al pop, fino ad arrivare ai celebratissimi anime. L'Hyperflat sperimentato da Emanuele e Linda consiste invece in un particolare uso di Photoshop e nella sovrapposizione di differenti livelli di colore per arrivare a generare l'illusione di una pittura su tela. Il lavoro è in esacromia, altra scelta ambiziosa, in quanto questa specifica tecnica di colorazione, di norma, è riservata a stampe non convenzionali, di solito cataloghi d'arte, e di sicuro estranea (almeno fino ad oggi) al mondo delle storie a fumetti.

Principale punto di forza di Lùmina, quindi, parrebbe essere il suo particolare approccio figurativo. L'avventura narrata parlerà di due fratelli, di un lungo viaggio attraverso scenari fantastici e incantevoli, e di numerosi personaggi che arricchiranno il panorama di corpi, luci e suggestioni. Dai video che i due autori hanno iniziato a condividere su Youtube (alcuni dei veri e propri trailer dell'opera), scopriamo un mondo in continua espansione, e una genìa di creature che attingono a più archetipi, mixando il senso del fantastico orientale con la cultura pop statunitense, ma anche a certa narrativa fiabesca e a tanti altri archetipi (narrativi e iconografici) di origine svariata. Si dice che ogni creazione non nasce mai dal nulla, ma dal caos. Linda Cavallini e Emanuele Tenderini sembrano avere abbracciato questo insegnamento, e per prima cosa hanno fabbricato un gigantesco imbuto in cui l'immaginario collettivo più acceso viene versato e filtrato, generando un rebis filosofale mai visto che confida, ormai, solo nell'appoggio del pubblico per poter finalmente brillare. La cifra che ci si propone di raggiungere è di 44.000 euro, e nel momento in cui scriviamo la cifra raggiunta è di 23,069 euro. Il sito di crowdfunding scelto per il progetto è Indiegogo, e tutte le offerte sono benvenute, anche le più modeste per le tasche meno abbienti.


Questa è la storia della genesi del pianeta Lùmina. Una genesi in cui i lettori stessi sono chiamati a contribuire. Un esperimento fuori dal comune, certamente bizzarro e coraggioso, che rappresenta una novità nel panorama fumettistico italiano. Sarebbe un peccato ignorarlo. Auguriamo a Lùmina e ai suoi cretori di spiccare il volo, magari con il sostegno di tutti noi. 





venerdì 8 novembre 2013

Violtea: uncinetto senza confini...


Uncinetto.
Una parola che ai profani (soprattutto se di sesso maschile) evocherà poche immagini. Probabilmente leziose e superficiali. Quel che il machismo d'accatto definisce “roba da donne” e liquida come un'occupazione tutta femminile, buona per produrre centrini da tavolo e poco altro. Invece no. Se ci si sofferma, e soprattutto si sa ascoltare (e documentarsi), si può scoprire che l'uncinetto è una forma d'arte nobilissima, complessa, articolata, che può produrre gioielli, sculture e persino installazioni artistiche piuttosto elaborate.

Esiste anche una componente fumettistica. Una componente, se vogliamo... nerd, nell'accezione più versatile e simpatica dell'espressione. Ce lo dimostra Violtea, reduce dalla recente Lucca Comics and Games 2013, dove i suoi particolarissimi lavori all'uncinetto hanno letteralmente spopolato.
Violtea dimostra una competenza straordinaria nella pratica artigianale che pone in essere, e contemporaneamente una passione senza confini. Passione per il lavoro cui si dedica con perizia e per i contenuti fantasiosi che scaturiscono dal suo impegno. Lo dimostra con i portacellulari dalle fattezze cartoonesche, che adattano abilmente le figura di personaggi iconici all'uso pratico dell'oggetto creato. Il successo presso un evento come quello di Lucca non sarà stato forse scontato, ma di sicuro non sorprende. E' la sintesi di due passioni forti, di una personalità espressiva e di un'energia vitale che rinnova una pratica (quella dell'uncinetto, appunto) aprendola a nuove esperienze. Per questo, Altroquando desidera dare visibilità a Violtea e ai suoi lavori. Desidera che l'artista acquisti fiducia in se stessa e traghetti la sua arte in un campo sempre più professionale.

Il plauso lucchese ha contribuito a questo nuovo passo, e non a caso è nata la pagina Facebook dedicata alle creazioni di Violtea (Violtea - Uncinetto&Wire ). Una vetrina dove scopriremo le sue nuove produzioni, e dove potrebbe essere possibile – in un futuro non distante, come le prossime festività – acquistare oggetti da regalo, o commissionarne di specifici. Magari, come suggerisce la stessa Violtea, anche custodie per smartphone, tablet o altro. E poi... c'è l'annuncio che farà felici tanti fans della fiction britannica, e soprattutto del mitico Doctor Who, di cui tra non molto scocca il cinquantesimo anniversario del debutto. Occasione che la BBC festeggerà con l'atteso speciale che unirà i due dottori numero dieci e undici (David Tennant e Matt Smith) e li metterà a confronto con l'incarnazione misteriosa del protagonista (John Hurt) vista alla fine della scorsa stagione. Violtea promette lavori che celebrino adeguatamente il signore del tempo e il suo universo. E personalmente, noi altroquandiani, non stiamo nella pelle. Ve lo immaginate? Un Tardis realizzato all'uncincetto?
Se qualche anno fa, i lavori di Maurizio Pullarà (che ricava borselli e portafogli dalle pagine dei fumetti) avevano conquistato la nostra ribalta, oggi ci onoriamo di dare spazio a Violtea, augurandole che il suo estro spicchi il volo e si possa presto parlare di nuovi capolavori. Là dove le arti più imprevedibili (e a volte erroneamente date per scontate) incontrano l'immaginario nella sua dimensione più ampia. Là nasce la sperimentazione, il confronto e la crescita.
Facci sognare, Violtea. Buon lavoro.




mercoledì 12 dicembre 2012

Cittacotte: Christmasnow - Dicembre 2012


Sul Cassaro di Palermo, un segno che le feste natalizie si avvicinano non è rappresentato soltanto dalle tradizionali luminarie e dalle inevitabili decorazioni che illuminano quasi tutti gli esercizi commerciali nei dintorni. Cittacotte, di Vincenzo Vizzari, di nuovo (fortunatamente per la città) attivo con la creazione delle sue vetrine artistiche e provocatorie, è sicuramente uno dei segnali più forti - almeno per il quartiere - che il Natale è ormai alle porte. Come già per il Festino estivo, il sipario davanti alla vetrina di Cittacotte è caduto, ieri 11 Dicembre 2012, per rivelare due angeli dai corpi scultorei, confusi eppure rapiti dal turbinio del nevischio che avvolge una Palermo descritta per scorci. Piccole riproduzioni di noti monumenti cittadini qui resi come decorazioni natalizie, sovrastanti un delizioso giardino di palme. L'atteggiamento degli angeli (che non nascondono la componente di identità LGBT contenuta nell'arte di mastro Vizzari) è rapito, ma tradisce anche apprensione. Forse per la crisi economica che morde più del gelo. Ma le loro ali, la loro bellezza plastica trattengono, oltre ai fiocchi di neve, la speranza per un domani migliore. Per la città, per tutti. Questo è l'augurio di buon Natale offertoci quest'anno da Vincenzo Vizzari. Grazie, e continua così.

 





venerdì 13 luglio 2012

Cittacotte 2012: La caduta degli dei


12 Luglio 2012 ore 21, inaugurazione della vetrina di Cittacotte, di Vincenzo Vizzari. Una piccola bottega in corso Vittorio Emanuele 120 che è già storia, e rappresenta (con le sue cicliche inaugurazioni) un appuntamento curioso e decisamente diverso dal solito. Una tradizione (interrotta per un po' e ora fortunatamente ripresa) che giustamente, quest'anno, si è voluto inserire come parte integrante nel programma del Festino, la festa patronale che impazza ogni estate nella città di Palermo spesso, purtroppo, con manifestazioni ben più pacchiane.


Il titolo scelto dall'artista Vincenzo Vizzari, stavolta, è La caduta degli dei. Frase che echeggia il cinema di Luchino Visconti e fantasmi di guerra, ma che nelle intenzioni del mastro terracottaio è emblema del degrado cittadino e di un generale senso di disfacimento. Nell'opera dell'artista, Santa Rosalia appare umiliata piuttosto che glorificata. Il suo carro principesco lascia posto a cassonetti dell'immondizia, eletti a ricettacoli del suo corpo esanime, sconfitto, e di noti monumenti di una Palermo mai così bella eppure così malata. Un concetto provocatorio di grande potenza e significato. Un momento di festa, quello dedicato alla Santuzza, che non deve (e non può) nascondere la reale miseria in cui la città sta sprofondando. Una denuncia artistica che affida alla bellezza e all'inventiva la critica sociale contro l'ubriacatura festiva, fortemente voluta, ma di frequente espressione ipocrita di una città in costante stato di abbandono.
Anche stavolta, tutto si è svolto come in un piccolo teatro. Un doveroso ricordo a Rosario La Duca, storico dell'arte scomparso nel 2008, fino alla fine ospite puntuale e sostenitore dell'arte insolita e ipnotica che si forgia nella bottega delle Cittacotte. La musica drammatica, il sipario che si apre lentamente, gli effetti visivi, e l'arte plastica e potente di Vincenzo Vizzari a illuminare quella che oggi è probabilmente la vetrina più affascinante del cassaro di Palermo.






lunedì 9 maggio 2011

L'arte tridimensionale di Kurt Wenner


Mentre sugli schermi cinematografici impazza il 3D, proposto come valore aggiunto ai più recenti blockbuster hollywoodiani, altre meraviglie grafiche, più artigianali e affascinanti, tornano alla ribalta esigendo l’attenzione che meritano. Parliamo della tecnica pittorica dell’anamorfismo, una particolare forma di illusione ottica generata da un’immagine concepita in modo tale da essere riconoscibile dall’occhio umano solo se guardata da una determinata angolatura, con un effetto rilievo a volte molto pronunciato. Già Leonardo Da Vinci utilizzava tale tecnica, ed è da questa particolare forma di pittura, attraverso le varie trasformazioni tecnologiche, che deriva il “vestito della festa” degli attuali kolossal proiettati sul grande schermo. Ma oggi vogliamo parlare di Kurt Wenner, artista americano dal talento straordinario. Madonnaro per nascita – potremmo dire così – ma artista anamorfico di grandissima caratura, Kurt realizza veri e propri affreschi orizzontali (esattamente come i madonnari tradizionali) dagli strabilianti effetti tridimensionali. Appassionato conoscitore dello stile rinascimentale, ha prodotto numerose opere seducenti e ipnotiche, elegante mix di uno stile pittorico classico, che recupera suggestioni e cromatismi d’epoca, con una tecnica anamorfica modernissima e spettacolare, che conquista per plasticità e perfezione. Osservate nei dettagli il suo Dies Irae e ne sarete affascinati. Un 3D che ha certamente intenti diversi, ma che forse lo supera come meraviglia prodotta dall’uomo con il semplice aiuto di qualche colore. Un talento e una produzione artistica che letteralmente bucano il video e il cuore di chi le contempla.






mercoledì 24 giugno 2009

Dopo le ombre... Xander Beaverhousen

Un omino calvo, soffuso di un timido colore azzurrino, muove un passo incerto. Il capo chino, come a suggerire la profonda incertezza della sua andatura e una fragilità di fondo. La vulnerabilità dell’essere umano. Eppure è ancora diritto, e procede per la sua strada, tempestato dallo stesso azzurro che modella la sua sagoma. Un mondo ostile che è parte di lui. Di cui lui è parte. Una selva luminosa quanto oscura, che dovrà comunque attraversare.

Lo stesso omino. Qualche passo più avanti. O forse qualche passo fa. Il verde che lo illumina potrebbe richiamare la gioventù e l’inizio della vita. Momento di grandi promesse, ma anche tunnel irto delle peggiori paure. Il capo, sempre chino, è in parte violaceo, in parte bianco gesso. E’ il momento delle domande e della ricerca di un’identità. Istante possente e lacerante, che sembra far esplodere un’anima di sangue intorno al pellegrino. Egli si muove in un contesto illuminato da un chiarore dorato, ma sembra non curarsene. Forse perché è al principio che si teme di più l’arrivo della fine. Eppure va. Il suo passo umile continua a spingerlo avanti.

Il passo successivo tocca la tragedia, e la memoria a essa collegata.
I colori si fanno cupi intorno all’omino che avanza stoicamente. Un triangolo rosa si è acceso sul suo petto come una ferita dai colori delicati, ma non per questo meno sanguinante. Testimonianza di una piaga storica da non dimenticare. La sua figura è ora di un triste blu che non manca però di luce, segno di una speranza irriducibile. Le vampe color ruggine che lo assediano contribuiscono a definirne i contorni, e gli donano un incedere epico. Inarrestabile. Muto. Dignitoso.

E’ uno straordinario ciclo sequenziale del giovane artista sardo che si firma Xander Beaverhousen. I temi che tratta nelle sue opere appaiono profondi e serissimi. Le tecniche miste, che integrano la pittura canonica con l’assemblaggio di materiali di scarto, dimostrano che Xander ha già alle spalle un percorso artistico vissuto con grande consapevolezza.


Come molti figli degli anni 80, Xander ha scoperto la sua attitudine al disegno imitando lo stile degli anime giapponesi e intraprendendo gli studi superiori presso il Liceo Artistico. Quindi ha cominciato molto presto ad allestire mostre nella sua città. Tra queste ricordiamo, nel 2008 presso il Vintage Club di Cagliari, “Placatis umbris” (“Dopo aver placato le ombre”), collettiva in cui cinque artisti erano chiamati a esprimersi sul tema dell’avversità e della sopravvivenza.
«Ho partecipato anche a un importante concorso nazionale», racconta lo stesso Xander. «Il Premio Terna per l’Arte Contemporanea. Non posso dire di aver vinto. Ma considerando che mi sono classificato al 162esimo posto su 3156, ricevendo tra l’altro ben 200 voti... Beh. Credo di aver ragione nel sentirmi incoraggiato.»

E la sua arte, in effetti, è in crescita. L’uso dei materiali assemblati, trattato a volte alla stregua di palinsesto su colorazioni acriliche, permette a Xander di squarciare la pelle della sua stessa opera, spezzarne i sigilli più superficiali e mostrarne a tutti l’aspetto profondo. Il pasto nudo metaforizzato da William Burroughs. L’idea spogliata dalle convenzioni ed esibita nella sua forma più intima. La plastica deformata, lo spago attorcigliato apparentemente alla rinfusa, diventano finestre spalancate sulle idee dell’artista. Non manca una vena surrealista, che echeggia in alcune delle opere forse meno sperimentali, ma di sicura suggestione. Colori caldi per rischiarare ambienti dalle architetture aliene, e tocchi fumosi per celebrare la relazione tra pianta e essere umano. Entrambi radicati nella terra, entrambi aspiranti al cielo. Un destino comune incerto, suggerito dalla luce di un tramonto (o è un’alba?) caliginoso.

Dopo aver firmato anche scenografie per spettacoli teatrali, attualmente Xander sta portando avanti un nuovo progetto.
"Xander Beaverhousen for Radiohead", una serie di lavori ispirati alle canzoni della band Radiohead. Ma è in fase di preparazione anche una serie di illustrazioni destinate a libri per ragazzi e altro ancora.
«Sto pensando a una nuova mostra, stavolta personale», racconta con entusiasmo. «Intendo stravolgere la concezione canonica di quadro. Non sempre è necessaria o sufficiente una tela per rappresentare quel che si ha dentro. Vedrete. Sarà un’installazione che mixerà pittura, musica e scultura. Un’espressione artistica oltre i limiti.»
Gli auguriamo di cuore di raggiungere presto il traguardo che si propone. Finora le sue opere hanno mostrato una capacità di maturazione molto veloce e una passione pittorica dirompente. Teniamo le dita incrociate affinché la sua stella cominci a brillare, e nonostante le asperità culturali del nostro paese, possa portare una ventata d’aria fresca in un panorama artistico mai come adesso bisognoso di talenti in crescita.

venerdì 1 maggio 2009

Roland Topor

Roland Topor (1938-1997) è stato uno scrittore e pittore francese di origine polacca, dalla personalità notevole e multiforme. In Italia (come per molti altri grandi) non se ne conserva un grande ricordo, ma la sua arte ha germinato in più campi lasciando segni indelebili e suggestivi. Topor è l'autore del romanzo "Le locataire chimérique ", da cui è tratto il film di Roman Polanski "L'inquilino del terzo piano". Cruciale anche la sua collaborazione al film di René Laloux "Il Pianeta Selvaggio", di cui ha firmato la sceneggiatura (insieme al regista) e le scenografie.
Tra i fondatori del movimento "Panico", con Fernando Arrabal e Alejandro Jodorowsky, Topor è stato un surrealista totale e appassionato, capace di fondere espressioni artistiche differenti in un unico affascinante flusso. Ha giocato a fare l'attore in qualche breve cameo, interpretando Renfield nel "Nosferatu" di Werner Herzog e partecipando anche a "Ratataplan" di Maurizio Nichetti. Questo breve documentario (in lingua francese) scovato per caso su Youtube, ne illustra in modo seducente le doti di pittore.