Renato Tosini lo incontrai ed ebbi modo di parlargli nel 2001, durante quella che credo fosse la sua prima mostra a Palermo, sua città natale, nella Galleria d'Arte Moderna. Ricordo che oltre me e Salvatore, quel giorno, lo spazio espositivo non era particolarmente affollato. Fino a pochi giorni prima non conoscevo l'artista e le sue opere, ci trovavamo lì dietro suggerimento di un conoscente. Lui ci chiese se avevamo visitato in passato altre sue mostre, dovemmo rispondergli sinceramente di no. A incuriosirmi, facendo leva sul mio personale immaginario, era quel mondo sospeso popolato esclusivamente da omoni paffuti, spesso avvolti in un cappotto e con bombetta in testa. Rappresentati come tangibili fantasmi di un'epoca trascorsa che ancora traspariva dal tessuto del presente, incapaci di abbandonarlo. Una commistione di vecchio e nuovo, nostalgico e sognante. Una malinconia di fondo che trasmetteva comunque serenità. Renato Tosini ci ha lasciato oggi all'età di 91 anni. Tributargli il ricordo, sovrapposto con la mia storia personale, in cui le nostre strade si sono brevemente incrociate, mi sembrava opportuno.
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domenica 29 luglio 2018
Tributo a Renato Tosini
Renato Tosini lo incontrai ed ebbi modo di parlargli nel 2001, durante quella che credo fosse la sua prima mostra a Palermo, sua città natale, nella Galleria d'Arte Moderna. Ricordo che oltre me e Salvatore, quel giorno, lo spazio espositivo non era particolarmente affollato. Fino a pochi giorni prima non conoscevo l'artista e le sue opere, ci trovavamo lì dietro suggerimento di un conoscente. Lui ci chiese se avevamo visitato in passato altre sue mostre, dovemmo rispondergli sinceramente di no. A incuriosirmi, facendo leva sul mio personale immaginario, era quel mondo sospeso popolato esclusivamente da omoni paffuti, spesso avvolti in un cappotto e con bombetta in testa. Rappresentati come tangibili fantasmi di un'epoca trascorsa che ancora traspariva dal tessuto del presente, incapaci di abbandonarlo. Una commistione di vecchio e nuovo, nostalgico e sognante. Una malinconia di fondo che trasmetteva comunque serenità. Renato Tosini ci ha lasciato oggi all'età di 91 anni. Tributargli il ricordo, sovrapposto con la mia storia personale, in cui le nostre strade si sono brevemente incrociate, mi sembrava opportuno.
martedì 24 luglio 2018
Madre!
Ho finalmente visto "Madre!" ("Mother!" di Darren Aronofsky). Film fischiato dai più alla Mostra del Cinema di Venezia del 2017, chiacchieratissimo e sfortunatissimo al botteghino. Mi sento quasi in colpa a dire che nel vederlo mi sono divertito. Non nel senso che mi abbia fatto ridere (è parecchio disturbante), ma per dire che oltre ad apprezzarlo per intenti e confezione, è stato per me un piacere cogliere le tante parentele estetiche formali. Il teatro dell'assurdo di Harold Pinter, il cinema surrealista di Luis Buñuel, e da un certo momento in poi anche il Ken Russell più allucinato e rabbioso. In qualche atto del film mi sono persino identificato nel personaggio della bravissima Jennifer Lawrence, intrappolata in un menage di cui non ha il controllo. Un incubo allegorico e disperato che non può oggettivamente essere per tutti. Opera difficile da inquadrare, navigando in territori ambigui, tra la commedia nera, il dramma surreale, il thriller psicologico e persino l'horror. Un crescendo grottesco che diventa minuto dopo minuto devastante. Forse un film non perfetto, ma sicuramente un esperimento affascinante e una visione che resta a fermentare dentro dopo la visione. Una sfida cinematografica notevole, per il regista e per lo spettatore.
giovedì 19 luglio 2018
Arriva un bastimento carico di...
Arriva un bastimento carico di...
un'altra grande donazione fumettistica, scortata da un companion che porta il nome di un messaggero celeste, è in viaggio per Palermo, e presto raggiungerà la Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio. La donazione precedente (ancora in fase di archiviazione) si caratterizza per la prevalenza di titoli italiani e argentini. Questa per molti classici americani. Il sogno di un centro culturale che offra gratuitamente la possibilità di leggere fumetti si arricchisce sempre di più, ed è sempre più vario. Stiamo lavorando sulla struttura affinché possa ospitare al meglio tutti i nuovi titoli (sì, c'è anche l'edizione cartonata di Watchmen e tanta altra roba interessante). Siamo veramente contenti e grati. Grazie a tutti coloro che ci supportano donando fumetti e libri o con piccole somme sul conto Paypal: http://paypal.me/altroquandopalermo
Fai buon viaggio, Gabriele. Ti stiamo aspettando a braccia aperte.
Ci sarà sempre un altroquando.
venerdì 13 luglio 2018
C'era una volta... il Festino di Altroquando
Con il Festino, la festa patronale di
Palermo, ho un rapporto controverso legato a un ricordo difficile.
Per molti anni, infatti, l'affollatissima ricorrenza cittadina è
coincisa con un'incombenza lavorativa che condizionava l'intera
serata. Altroquando era ancora una fumetteria, la prima ad avere
aperto a Palermo, che si affacciava sullo storico Cassaro (via
Vittorio Emanuele), tragitto principale del grande carro che celebra
la santa patrona Rosalia e della moltitudine di palermitani che si
riversa in strada per seguire gli eventi festivi. Altroquando era sì
una fumetteria, ma era nata da un'edicola, ingrandendosi nel tempo, e
ne conservava le funzioni e gli appuntamenti. Tra questi, il
famigerato cassonetto dell'edicolante. Quel grosso baule metallico,
spesso di colore verdastro, che molte garitte hanno annesso per
ricevere le nuove uscite dei quotidiani e rendere le copie invendute
agli operatori forniti di chiavi che arrivavano alle prima ore
dell'alba (quindi con l'attività ancora chiusa). Nel nostro caso, il
cassonetto era mobile. Veniva usato come piano d'appoggio all'interno
della libreria durante le ore del giorno, riempito con il reso prima
della chiusura e dunque incatenato all'esterno per la sera, in attesa
del consueto scambio di quotidiani vecchi e nuovi. Un trantran che
durava tutto l'anno con una sola eccezione. La notte del Festino.
Quella notte, Salvatore mi aveva
spiegato sin dal primo giorno di lavoro, non si dormiva. Il
cassonetto, infatti, non poteva essere lasciato all'esterno della
bottega, per quanto saldamente incatenato alle tubature a destra
dell'ingresso. Non per timore di improbabili furti, ma per evitare
che venisse sfondato, o quanto meno gravemente ammaccato, rendendolo
inservibile.
«Diventerebbe una tribuna rialzata per
il pubblico,» mi disse. «In tanti ci salirebbero, in piedi, per
guardare meglio il carro e poi i fuochi d'artificio a mezzanotte.
Sarebbe un macello. E se qualcuno cadesse, o lo rompesse e si facesse
male, sarebbe pure nostra responsabilità.»
Così il cassonetto restava al sicuro
nel chiuso del negozio per tutta la sera. E soltanto dopo la
mezzanotte, dopo i botti, quando la folla iniziava a diradarsi,
potevamo finalmente metterlo fuori.
Le soluzioni possibili erano due.
Riposare dopo la chiusura, puntare la sveglia per scendere a tarda
ora ed eseguire l'irrinunciabile collocazione del cassonetto, pena la
mancata consegna dei quotidiani, oppure resistere al sonno e
partecipare alla festa generale, che ne avessimo voglia o no, fino
all'ora magica. Più o meno mezzanotte, come Cenerentola.
Possiamo dire che la nostra
partecipazione al Festino aveva qualcosa di forzato, eravamo
praticamente ostaggio della ricorrenza. O meglio, del nostro lavoro e
delle circostanze che la collocavano in una strada per questa
cruciale.
I primi tempi era quasi divertente. Ma i giorni, gli anni, le Estati non sono tutte uguali. La fatica del lavoro, il caldo, il non poter tornare a casa fino a notte inoltrata dopo aver superato l'orario di lavoro, a volte pesava. Qualche volta ci capitò anche di non farcela, di cadere addormentati sul divano dopo aver cenato ed essere svegliati dal fragore dei fuochi d'artificio. Tuttavia, quasi sempre, io e Salvatore eravamo in strada, a fare il bagno di folla. Cosa che personalmente odiavo (non che lui l'amasse, ma disponeva di qualche anticorpo in più) e affrontavo come un sacrificio necessario.
Oggi ci penso a ogni nuovo Festino. Oggi che, se scrivo queste righe, devo spiegare per bene di quale tradizione sto parlando, perché Altroquando è diventato un'idea, una filosofia di vita che mischia cultura, passione fumettistica e attivismo, orfana di una bottega che non esiste più, e tra chi mi legge ci sono molte persone che vivono fuori dalla Sicilia, e seguono le mie iniziative solo attraverso il filtro della rete, di Youtube.
I primi tempi era quasi divertente. Ma i giorni, gli anni, le Estati non sono tutte uguali. La fatica del lavoro, il caldo, il non poter tornare a casa fino a notte inoltrata dopo aver superato l'orario di lavoro, a volte pesava. Qualche volta ci capitò anche di non farcela, di cadere addormentati sul divano dopo aver cenato ed essere svegliati dal fragore dei fuochi d'artificio. Tuttavia, quasi sempre, io e Salvatore eravamo in strada, a fare il bagno di folla. Cosa che personalmente odiavo (non che lui l'amasse, ma disponeva di qualche anticorpo in più) e affrontavo come un sacrificio necessario.
Oggi ci penso a ogni nuovo Festino. Oggi che, se scrivo queste righe, devo spiegare per bene di quale tradizione sto parlando, perché Altroquando è diventato un'idea, una filosofia di vita che mischia cultura, passione fumettistica e attivismo, orfana di una bottega che non esiste più, e tra chi mi legge ci sono molte persone che vivono fuori dalla Sicilia, e seguono le mie iniziative solo attraverso il filtro della rete, di Youtube.
Il Festino ha quindi per me un sapore
agrodolce. E strano, ora che vivo lontano dal centro città che per
tanti anni è stato casa mia e di Salvatore. Forse mi piace un po'
ricordare quella fatica, quella noia, quel caldo e quella folla. Mi
piace ricordare quel fastidio, quella seccatura. Mi piace continuare
a odiare quell'onere lavorativo, anche perché, per come la natura mi
ha fatto, non dimentico quasi niente e rivedo tutto (nel bene e nel
male) come un film nella mia testa.
Se vorrei riviverlo? Vorrei poter
rispondere di sì... o di no. Difficile dirlo. In fondo lo rivivo
già. In ricordi cui non potrei rinunciare neanche se volessi. Mi
piacerebbe, però, che quanti vivono ancora in quella zona, mentre
passeggiano per il Cassaro, dietro il carro di Santa Rosalia o con il
naso all'aria per vedere i giochi di fuoco, si ricordassero del
nostro negozio quando passano di là. Si ricordassero di Salvatore e
che cosa rappresentava per lui, per noi. E ricordassero che faccio di
tutto affinché questa memoria non vada perduta. Perché i tempi
cambiano. Le strade mutano faccia, le tendenze pure, ma la forza di
certe passioni resta il carburante di tutte le cose più importanti.
Il miracolo della Santuzza che vinse la peste è in fondo una
metafora di sopravvivenza e rinascita. Rinascita di una città, ma
anche delle sue tante anime. E bisogna andare avanti nonostante
tutto.
Buon Festino, dunque. Perché ci sarà
sempre un Altroquando a Palermo.
venerdì 18 maggio 2018
Grazie, Fumettisti (In)contro Youtubers
Sono contentissimo. Uno stratosferico GRAZIE a tutti gli artisti del divertentissimo volume "Fumettisti contro Youtubers" edito da Blatta Productions, che hanno voluto dedicarmi il volume ognuno con un suo pensiero. E dedicarlo ad Altroquando (nome storico che porto umilmente avanti) come intento di divulgazione culturale. Sono commosso e vorrei poter documentare questo bel momento. Solo che il formato del libro è piccolo e io con lo smartphone sono una chiavica. Le intenzioni, però, ci sono tutte. GRAZIE. Un fumetto e uno Youtube migliori sono possibili quando si vuole.
lunedì 30 aprile 2018
Logo Mono: Ripensando a Infinity War
Un vlog (non una recensione) a ruota (più o meno) libera sul cinecomic del momento: “Avengers – Infinity War”. La costruzione del Marvel Cinematic Universe ha raggiunto il suo apice. Se una fetta di pubblico applaude, l'altra sembra molto perplessa. Perché? Forse è il caso di tirare qualche somma e chiedersi che cosa si propone davvero un progetto di universo cinematografico condiviso.
giovedì 8 marzo 2018
Asterix: le origini alla Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio
Un altro nuovo arrivo alla Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio. Antologia Mondadori già fuori catalogo da qualche anno. In rete, di seconda mano, c'è chi lo vende a prezzi che superano le 200 euro. Ma anche no. Lo abbiamo trovato tra le giacenze di una libreria e subito acquistato al prezzo di copertina. Adesso potete leggere gratuitamente presso la nostra biblioteca: "Asterix il gallico", primissima storia dell'eroe di Goscinni e Uderzo nella storica traduzione di Marcello Marchesi, più "Asterix e il falcetto d'oro" e "Asterix e il duello dei capi". Un classico del fumetto francese e non solo, amato da più generazioni di lettori.
Grazie a quanti ci sostengono donando fumetti e libri, o versando qualche euro sul conto http://paypal.me/altroquandopalermo.
Ci sarà sempre un altroquando.
martedì 6 marzo 2018
Born Naked di Guido Fiato
BORN NAKED è un progetto grafico realizzato dal disegnatore Guido Fiato. Consiste in una collezione di nudi integrali cui i modelli si prestano spontaneamente, e il messaggio da far passare è la serena convivenza con il proprio corpo, come che sia. L'artista è bravissimo, e mi ha migliorato sotto molti punti di vista. Visitate la sua pagina, seguitelo, supportatelo.
"Born Naked" is a collection of naked illustrations.
You can see censored versions on my Facebook, Instagram and Tumblr.
To see the uncensored full versions you can support my work on www.patreon.com/gufiart
If you are interested in joining this project, and get your own portrait for free, contact me.
Don't be shy! 😉
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[ITA]
Born Naked #43
"Born Naked" è una raccolta di ritratti completamenti nudi.
Trovate le versioni censurate sul mio Facebook, Instagram e Tumblr.
Per vedere le versioni integrali potete supportare il mio lavoro su www.patreon.com/gufiart
Se siete interessati ad entrare a far parte di questo progetto, ed a ricevere il vostro ritratto gratuitamente, contattatemi in privato.
Non siate timidi! 😉
Born Naked #43
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lunedì 5 marzo 2018
sabato 24 febbraio 2018
giovedì 22 febbraio 2018
Daniel Pennac: Il Caso Malaussène (...la prima parte)
Daniel Pennac ormai è per me come un caro amico. Lo ricordo ancora durante il suo primo incontro con i lettori al Teatro Biondo di Palermo. Sono passati diversi anni. Presentava "Signori Bambini", e il ciclo della tribù Malaussène sembrava concluso (non ci credeva nessuno neanche allora) con la sbornia letteraria di "Signor Malaussène". In realtà seguirono il racconto "Cristianos Y Moros" e "La passione secondo Terèse", in cui la dinastia si allungava ulteriormente. E ora Pennac e la sua tribù tornano (ancora) con "Il caso Malaussène: Mi hanno mentito". Ennesimo ultimo (maddai!) capitolo della saga. Un ultimo capitolo diviso in due parti alla maniera di "Kill Bill", con tanto di esasperante "CONTINUA..." nell'ultima pagina.
Durante l'incontro palermitano con i lettori di tanti anni fa, una signora tra il pubblico gli disse «E' colpa sua. Ci ha fatto amare troppo i Malaussène. E' normale che oggi noi se ne voglia ancora, e se racconta di altro le chiediamo di tornare sui suoi passi.» In realtà la tribù non è mai stata abbandonata. Daniel Pennac ha edificato un mondo e un linguaggio tutti suoi. Bizzarro il suo successo popolare considerata la prosa non proprio lineare. Una ricetta che a suo modo a conquistato tutti e continua a farlo. E' una delizia e un po' una pena, ricordare la nascita di Verdun negli anni 80 e ritrovarla oggi, quasi trentenne, nel ruolo di giudice istruttore. Inquietante upgrade del bebè inquietante che è stata. Così come vedere gli altri piccoli Malaussène, molti dei quali nati sotto gli occhi dei lettori, cresciuti e promossi al ruolo di protagonisti. Protagonisti di un'epica umoristica e fantastica, poliziesca e sociale che difficilmente si può trovare in altre pagine. Perché nel mondo dei Malaussène è possibile di tutto, ed è possibile trovare di tutto. Compreso l'orrore che suscita una risata, o la denuncia più sferzante, quella che si ammanta di ironia. E Benjamin, il Caprio Espiatorio per antonomasia, ingrigisce ma non invecchia. Ormai è un archetipo, una maschera. Come il nome Malussène è una fucina di personaggi dirompenti, che non deludono mai e ne generano sempre di nuovi. Una vera mitologia moderna, sarcastica e profondissima.
Non farci aspettare troppo la seconda parte, monsieur Pennac.
martedì 20 febbraio 2018
Purché siano pantere...
Ieri ho visto "Black Panther". Arrivo al cinema, scorgo da lontano una lunga fila che arriva fino all'esterno e mi sento gelare. Poi scopro che è tutta per "50 sfumature di rosso" e mi rassicuro un po' (per la mia fobia della folla in sala. Per l'umanità, meno). Noto che molte sono donne che hanno superato la mezza età, ma non ho voglia di perdermi in analisi sociologiche. In sala (guarda tu) mi trovo seduto accanto a una coppia di coniugi settantenni. Mi scopro a pensare "Non avranno sbagliato ingresso?". Lui attende il film giocando a solitario sullo smartphone. Poi partono i trailer. Soprattutto quello di "Avengers: Infinity War". Quando lo spot finisce lui commenta tra i denti "Minchia, fino ad Aprile dobbiamo aspettare". Alla fine inizia il film. Lui ripone lo smart e segue diligentemente. La moglie ogni tanto commenta qualcosa e lui "Sì, sì. Ma ora stai zitta.". Hanno seguito il film attentamente e con passione, ridacchiando tra loro e commentando qualche scena. Il film? Caruccio. Vagamente atipico. L'ambientazione africana e il contrasto tribale-tecnologico gli conferisce una curiosità in più. Ma la ricetta (ameno per me) mostra la corda, e risulta comunque fin troppo prevedibile. Presentazione dell'eroe. Inizio dell'avventura. Lo scontro centrale. La caduta. La rivincita. Il trionfo. Magari sto invecchiando. Ma accanto ho seduti due esempi di irriducibile nerdaggine. Quindi alla fine: Viva le pantere. Grigie.
martedì 13 febbraio 2018
Significati che tornano: omosessuale è un insulto?
Vado subito al dunque. Non è per la
mia persona. Ma non vorrei fosse il sintomo di un clima generale.
In un momento storico in cui imperversa
la caccia al diverso e le destre rialzano la testa, mi chiedo se devo
tacere o se la mia lotta quotidiana deve imporsi oggi con maggiore
forza.
Era da molto tempo che non mi sentivo
dare del “frocio” in termini realmente offensivi.
Sia chiaro. Io SONO omosessuale. E
ormai da parecchi anni, anche accanto al mio compagno oggi scomparso, ho fatto la scelta di vivere il mio orientamento alla luce del sole e
farne una testimonianza civile. Cosa della quale non mi pento in
nessun modo.
Ora, da qualche giorno, in un video su
Youtube vengo definito “omosessuale” con un tono marcato,
ripetuto ossessivamente e in modo ridicolo (non ho potuto fare a meno
di pensare allo sketch della coppia omosessuale all'interno della
striscia TV de “I soliti idioti”). Non sono le accuse
sottintense. Ho la coscienza pulita, e sono consapevole che Internet
produce diatribe infantili come questa ogni giorno. Nella
fattispecie, non la comprendo. Non mi interessa, mi sento estraneo. E
mi sono chiesto se dovevo restare in silenzio. Ma alla fine no. E non
si tratta di rispondere all'ennesima, insulsa faida da social. Si
tratta di quella parola (omosessuale), rigirata in bocca con gusto e
cantata più volte come se fosse un insulto. Una qualifica volta a
deprezzare la mia persona e la mia credibilità. Questo è quello che
mi fa infuriare. Quel (neppure tanto) sottinteso che significa “come
puoi andare dietro a una creatura simile?”.
E' fin troppo facile minimizzare. Ma
come ho detto all'inizio, non è l'episodio in sé a essere grave. E'
l'uso generico di quella parola, sfrondata dal tempo e
dall'evoluzione dei costumi del suo retrosignificato negativo,
restituita alla valenza di offesa. Di minimizzazione. Al sottinteso:
“chiunque è migliore di uno così”.
Spero fortemente che sia davvero un
episodio isolato, non influenzato da una mentalità che morde il
freno per tornare. Ma un momento di riflessione, credo, fosse
necessario.
martedì 16 gennaio 2018
DC comics, Bronze Age e Vecchi ganci...
Nel corso del tempo, le copertine dei fumetti supereroistici hanno spesso barato (bonariamente) con il lettore, dandogli in pasto qualcosa di ambiguo, in cui un semplice dettaglio può cambiare tutto. "Batman walks the last mile" (vale a dire Batman condotto alla sedia elettrica) uscì in America alla fine degli anni 60 e da noi nei primi 70, ingannando e sconvolgendo il bambino che ero. La storia, scritta da Frank Robbins e disegnata da Irv Novick, introduceva un villain nuovo, fuori di testa e dalla vita editoriale molto corta.
Certo, era già facile pensare che alcuni eventi in una storia di supereroi non si sarebbero verificati mai, o che le cose non erano quelle che sembravano. Eppure certi ganci effettistici funzionavano, come nel caso di questa cover, pensandoci bene poco plausibile in ogni caso.
Era anche un periodo in cui fioccavano tante storie immaginarie (non ancora definite così), e il lettore abituale sapeva che poteva aspettarsi di tutto. Insomma, erano altri tempi, e la nostra ingenuità era premiata da facili espedienti che esaltavano quello che oggi definiamo hype. In questo caso svolti da una storia che si poneva tra una copertina (che in un certo senso fungeva da flashforword, altra espressione non ancora in uso) e la tavola finale che svelava i giochi. Con un pizzico di cerebralità perversa. Giusto per dire che i fumetti cambiano come andiamo cambiando noi, e che storie e lettori sono in fondo vasi comunicanti.
mercoledì 6 dicembre 2017
Una lezione di Storia del Fumetto: l'Accademia di Belle Arti di Palermo nella nostra Biblioteca
Una bella esperienza, oggi, ospitando alla Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio presso il TMO - Teatro Mediterraneo Occupato, una lezione di Storia del Fumetto del Professore Camillo Bosco (che ringraziamo) per il corso di Fumetto dell' Accademia di Belle Arti di Palermo. Non potevamo sperare in un inizio più promettente. Grazie a tutti gli studenti che hanno partecipato. Il sogno di Salvatore Rizzuto Adelfio di far vivere il suo progetto oltre la chiusura della sua libreria si è definitivamente realizzato. Un progetto di condivisione e sinergie tra più forme di creatività.
Nuova vita. Nuovo Tardis. Nuovi companions. Nuovi viaggi.
Ci sarà sempre un Altroquando a Palermo.
lunedì 27 novembre 2017
Riapertura della Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio
La serata di rilancio della Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio è stata un evento partecipato, interessante e per me commovente. Grazie a tutti. Lo spazio sta già continuando a crescere, nello spirito che era quello dell'Altroquando di Salvatore. Speriamo di riuscire a farne un nuovo luogo di cultura e condivisione a Palermo. Grazie al TMO - Teatro Mediterraneo Occupato, grazie a AniMa Nerd Family - Palermo, a Claudio Iemmola, ad Arcigay Palermo, ad L'Abattoir... e scusate se mi sfugge qualcuno. Grazie per i bellissimi doni, libri, fumetti e anche altro, che avete continuato a portare durante la serata. Siete stati grandi. E' bello crescere insieme a voi.
La biblioteca è aperta il pomeriggio nei giorni di Giovedì, Venerdì e Sabato dalle ore 16:30 alle ore 20:00. E' comunque possibile convenire visite su appuntamento anche per le Domeniche o nelle mattinate contattandoci con la messaggistica di questa pagina o inviando una mail a altroquandopalermo@gmail.com.
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