martedì 20 febbraio 2018

Purché siano pantere...


Ieri ho visto "Black Panther". Arrivo al cinema, scorgo da lontano una lunga fila che arriva fino all'esterno e mi sento gelare. Poi scopro che è tutta per "50 sfumature di rosso" e mi rassicuro un po' (per la mia fobia della folla in sala. Per l'umanità, meno). Noto che molte sono donne che hanno superato la mezza età, ma non ho voglia di perdermi in analisi sociologiche. In sala (guarda tu) mi trovo seduto accanto a una coppia di coniugi settantenni. Mi scopro a pensare "Non avranno sbagliato ingresso?". Lui attende il film giocando a solitario sullo smartphone. Poi partono i trailer. Soprattutto quello di "Avengers: Infinity War". Quando lo spot finisce lui commenta tra i denti "Minchia, fino ad Aprile dobbiamo aspettare". Alla fine inizia il film. Lui ripone lo smart e segue diligentemente. La moglie ogni tanto commenta qualcosa e lui "Sì, sì. Ma ora stai zitta.". Hanno seguito il film attentamente e con passione, ridacchiando tra loro e commentando qualche scena. Il film? Caruccio. Vagamente atipico. L'ambientazione africana e il contrasto tribale-tecnologico gli conferisce una curiosità in più. Ma la ricetta (ameno per me) mostra la corda, e risulta comunque fin troppo prevedibile. Presentazione dell'eroe. Inizio dell'avventura. Lo scontro centrale. La caduta. La rivincita. Il trionfo. Magari sto invecchiando. Ma accanto ho seduti due esempi di irriducibile nerdaggine. Quindi alla fine: Viva le pantere. Grigie.

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