giovedì 28 febbraio 2019

Una biblioteca del fumetto a Palermo




Una biblioteca, dedicata soprattutto al fumetto per di più, è un'idea con la quale Palermo ha forse poca confidenza. Eppure oggi esiste, e porta il nome di Salvatore Rizzuto Adelfio, libraio e attivista che ha lasciato un'impronta non indifferente nella storia cittadina. La biblioteca è sorta presso il TMO – Teatro Mediterraneo Occupato, realtà autogestita divenuta in cinque anni di attività uno dei palcoscenici più vivi della nostra città e volta, con questo ulteriore esperimento, allo sviluppo di nuove iniziative culturali. E se il teatro ha bisogno sempre di nuovi spazi e nuova linfa, le biblioteche, magari propositrici di letture meno convenzionali, non meritano minore attenzione.


Qualcuno a Palermo forse ricorderà Altroquando, celebre fumetteria di via Vittorio Emanuele aperta nell'ormai lontano 1991 da Salvatore Rizzuto Adelfio, diventata per anni punto d'incontro di molti creativi, lettori e operatori culturali della città. E se non si ricorda, dovrebbe. Perché tra le mura di quella libreria, frequentata da personaggi del teatro locale come Umberto Cantone e Davide Enia, futuri artisti del fumetto come Sergio Algozzino e Marco Failla, dove si assemblavano collettivi politici che hanno dato vita a numerose associazioni e manifestazioni, tra cui il primo Pride palermitano, si sono scritte più pagine della storia di questa sonnolenta città. Una storia che non vuol saperne di vedere la parola fine, e non si arrende. Infatti, scomparso Salvatore Rizzuto Adelfio, è stato naturale per l'associazione culturale, in cui Altroquando si è evoluto, e il Teatro Mediterraneo Occupato, unire le forze per dare vita a una biblioteca che ne proseguisse idealmente il cammino. 


Due esperienze che si sono incontrate per comunione di intenti e visioni. Allestita nello spazio adiacente al Teatro, la biblioteca nasce da un patrimonio fumettistico e librario posseduto dallo stesso Salvatore e cresciuto in due anni grazie alle numerose donazioni pervenute da tutta Italia. Il progetto principale consiste nella condivisione gratuita delle letture che spaziano dal fumetto di ogni genere alla narrativa, alla saggistica, al teatro e alla poesia. Ma anche nel proporsi come spazio aperto a più iniziative culturali. In due anni, la biblioteca ha già ospitato performance teatrali, presentazioni di libri, laboratori di cinema, lezioni di storia del fumetto per gli studenti dell'Accademia delle Belle Arti e sessioni di casting per spettacoli e film prodotti a Palermo. Il progetto prevede anche la promozione di una forma di teatro di narrazione che trovi proprio nel media fumetto una nuova fucina di spunti, attingendo a opere variegate per produrre esperienze artistiche intermediali, attraverso l'uso del canale Youtube intitolato ad Altroquando e collaborazioni con le nuove generazioni di attori che frequentano i laboratori del Teatro Mediterraneo Occupato. Un'esperienza che apre un orizzonte inconsueto per Palermo, che mette insieme una biblioteca, un Teatro e la controversa passione per il media fumetto. Ma soprattutto la voglia di produrre cultura oltre gli argini stabiliti.  


La biblioteca è aperta tre pomeriggi la settimana, ma può essere visitata anche su appuntamento.

TMO – Teatro Mediterrano Occupato (Via Martin Luther King 6, Padiglione Fiera n. 1)
Pagina Facebook Biblioteca: https://www.facebook.com/biblioSRApalermo/
Sito web TMO – Teatro Mediterraneo Occupato: http://www.tmopalermo.it/



mercoledì 20 febbraio 2019

Biblioteca SRA: Ecco il catalogo online!


C'è voluto un po' di tempo, molto lavoro, alcune scelte pratiche (che possibilmente avranno bisogno di aggiustare il tiro nei tempi lunghi), ma finalmente ce l'abbiamo fatta. La Biblioteca del fumetto Salvatore Rizzuto Adelfio di Palermo ha finalmente un catalogo online che può essere consultato. Per cercare una voce all'interno dell'archivio è sufficiente il classico comando CTRL-F e digitare nella casella che si aprirà il titolo o il nome dell'autore da voi cercato. Il catalogo sarà aggiornato costantemente con i nuovi arrivi a mano a mano che il patrimonio librario andrà crescendo, e potrete consultarlo sulla pagina Facebook della biblioteca e sul sito del TMO - Teatro Mediterraneo Occupato. 


Un ennesimo, enorme grazie a tutti quelli che hanno reso e rendono possibile questo sogno di condivisione, affinché il ricordo di Salvatore Rizzuto Adelfio, e quanto ha fatto per la nostra città non scompaia, e il suo Altroquando, inteso come idea culturale e creativa, continui a esistere nella forma a lui più cara: come condivisione e resistenza culturale.


sabato 16 febbraio 2019

Bruno Ganz 1941 - 2019



Quando Mr. Ripley era Dennis Hopper. E Bruno Ganz... era Bruno Ganz.
L'amico americano
La marchesa Von O
Nosferatu
Il principe di Homburg (teatro televisivo da Henrich Von Kleist)
Il cielo sopra Berlino
Così lontano così vicino
Pane e tulipani
e tanto altro.

... ce ne vuole a ricordarselo solo per "La caduta".

martedì 12 febbraio 2019

Umbrella Academy [di Gerard Way e Gabriel Ba']


C'era una volta una scuola, anzi: un accademia. C'erano una volta i mutanti. Anzi, no: dei bambini nati per virtù di... non si sa bene cosa. C'era uno scienziato telepate... no, era un alieno miliardario in incognito. “Umbrella Academy” è un fumetto di supereroi che non è un fumetto di supereroi. Cioè... lo è. Ma nello stesso tempo no. E... insomma... un casino. Un casino fottutamente divertente. Dalla mente del cantante dei My Chemical Romance e dalla matita di Gabriel Bà, il surreale fumetto (vincitore del premio Eisner) che ha ispirato l'omonima serie Netflix.

lunedì 11 febbraio 2019

Amarcord: L'Isola degli Uomini Pesce (qualcuno ha detto Trench?)

"L'isola degli Uomini Pesce" è un film horror/fantasy italiano del 1978 diretto da Sergio Martino e interpretato, oltre che da Claudio Cassinelli, dal rottamato in terra italica Joseph Cotten, ormai alla fine della carriera, e da Barbara Bach, ancora fresca del successo di pubblico di "La spia che mi amava".
La pellicola è palesemente girata sull'onda del coevo (e fallimentare) "L'isola del dottor Moreau" di Don Taylor, remake poco ispirato del film del 1962 "Island of Lost Souls" diretto da Erle K. Kenton. Qui abbiamo una nave che sta trasportando dei detenuti alla Cayenna che affonda nei pressi di un'isola che non appare sulle mappe. I naufraghi sopravvissuti scoprono un misterioso maneggio che coinvolge un genetista scomparso, un avventuriero cacciatore di tesori nascosti, una macumba che pratica il voodoo, un'affascinante dark lady... e uomini pesce in stile "Il mostro della laguna nera" di Jack Arnold, ma forniti di affilatissimi artigli.
Sorpresa! I pesciuomini sono quel che resta della perduta civiltà di Atlantide mutati e coinvolti loro malgrado in un complotto volto a recuperare i tesori della leggendaria città sprofondata. Niente di nuovo sotto il sole. Praticamente sotto nessun punto di vista. Ma noi ragazzi degli anni 70 ce lo bevemmo al cinema senza troppi perché. Succede. Succedeva. Succede ancora.
Una cosa è sicura. Quentin Tarantino si farebbe la pipì addosso.

venerdì 1 febbraio 2019

L'immortale Hulk [di Al Ewing e Joe Bennet]


Il dottor Bruce Banner è tornato. Anzi, è risorto. E con lui l'incredibile Hulk. Meglio. L'immortale Hulk. Protagonista di una nuova serie che sta spopolando, donando al gigante verde di casa Marvel una nuova primavera. Ma stavolta, accanto ai raggi gamma è di casa l'orrore, e un'ulteriore lettura su bene e male che potrebbe portare ovunque. Ripercorriamo i passi del mostro atomico e le sue varie incarnazioni fino a questo suo ultimo (per ora) inquietante ritorno.

domenica 20 gennaio 2019

Suspiria di Luca Guadagnino (Spoiler)



"Suspiria” di Luca Guadagnino è un film discretamente discusso, ma che evidentemente ha suscitato la curiosità di pochi. Non si capirebbe, altrimenti, la pessima distribuzione nelle sale italiane e i risultati poco confortanti al botteghino. Ci sarebbe da dire “peccato”. E non perché siamo davanti a un film imprescindibile, ma perché l'esperimento si dimostra interessante e stimola una riflessione trasversale sul cinema e la narrazione in generale.
Per parlarne davvero sarà necessario qualche spoiler, e questo dovrebbe già segnalare quanto sia ampia la distanza tra il lavoro di Guadagnino e l'opera di Dario Argento cui si ispira. Ma per iniziare è opportuno spendere prima qualche parola sul concetto di remake, termine che nel corso dei decenni è andato cambiando significato, diventando sempre più vago e a volte ingannevole.

La pratica del remake è in realtà vecchia quanto il cinema stesso. Hollywood ha sfornato un'infinità di riletture in cui registi e star di grido gareggiavano con le precedenti versioni per carisma e allestimento. Per molto tempo, per remake si è intesa una nuova narrazione della medesima storia, magari aggiornata ai propri tempi, ma portando in scena gli stessi personaggi e seguendo dinamiche molto simili al prototipo. Nella maggioranza dei casi, rigirando anche le scene salienti del film precedente, solo fornendone una diversa interpretazione dal punto di vista tecnico e registico. Un differente approccio, insomma, a una narrazione in cui si rimaneva comunque discretamente fedeli al soggetto originale se non alla sceneggiatura. Nel tempo, la pratica del remake si è andata gradualmente allontanando da questa ricetta per esplorare altri stili di rinarrazione. In molti casi a rimanere riconoscibile è solo lo spunto, mentre i personaggi e la trama prendono strade indipendenti. Negli ultimi decenni, con qualche eccezione, abbiamo visto arrivare sullo schermo sempre meno esempi della prima tipologia di rifacimenti e prendere piede la pratica della più libera variazione sul tema.


Sarebbe questo il caso del “Suspiria” di Luca Guadagnino? Beh, sì e no.

Consideriamo, per cominciare, che rifare un film di Dario Argento è praticamente impossibile oltre che particolarmente inutile. E questo non per una presunta sacralità dell'opera originale, ma per la natura stessa del cinema argentiano. Un cinema dove nella maggior parte dei casi la sceneggiatura è esile ai limiti dell'inconsistenza, dove lo spettacolo mira a sorprendere con invenzioni visive che realizzano scenari da incubo suggestivi ma spesso privi di vera logica narrativa. La violenza coreografica e la sua estetica, al servizio di emozioni non razionali, non potrebbe essere rifilmata se non tentando (a che pro?) di intraprendere una sfida a colpi di virtuosismi per immagini che produrrebe inevitabilmente una copia sbiadita di qualcosa che è ormai storia.
Luca Guadagnino non fa questo. E se di remake si tratta, o di variazione sul tema, il suo esperimento cammina su strade ben diverse. E' stato detto, tra le tante cose, che l'uso del titolo del film di Argento sia arbitrario. Non sono proprio d'accordo. Le parentele esistono, per quanto labili, e non si possono negare. Esiste la scuola di danza, trasportata da Friburgo alla Berlino ancora divisa in due dal muro ancora in piedi negli anni 70. Esiste Susy (anche se nel film di Guadagnino si scrive Susie), la nuova studentessa americana giunta a scoprire i misteri dell'accademia. Esiste la congrega di streghe che ha nella scuola di danza il suo quartier generale. Esiste persino una studentessa che mentre Susie-Susy arriva, fugge dalla scuola per andare incontro a un destino funesto. Esiste una compagna di stanza che porterà avanti una propria indagine pagandone il prezzo...

E poco altro. Sì, ma direi che è sufficiente. Uno spunto e delle icone che bastano a fare del film di Guadagnino una personale fantasia che prende le mosse da un'opera precedente, ma per dire altro. O meglio, per portare a casa uno spettacolo cinematografico di tipo diverso.


Horror sì? Horror no? Siamo sicuri che questa domanda oggi abbia ancora senso? La maggior parte degli horror più riusciti, ultimamente, sono quelli che riescono a travalicare il genere e a ibridarne più d'uno. In “Suspiria” di Guadagnino abbiamo del sangue e alcuni lampi di orrore, ma più concettuali che prettamente visivi come nel prototipo di Dario Argento. Inoltre, qui la storia, per quanto criptica e piena di sottintesi forse non del tutto centrati, c'è e si fa sentire. Come si fanno sentire e hanno corpo e anima le streghe, che nel film di Argento svolgevano solo un ruolo di McGuffin volto a portare in scena i loro spettacolari delitti. Qui c'è la danza, molto più presente e tematica che nel “Suspiria” del 77. Una danza che diventa anche strumento di stregoneria, usata per dare la morte.



In sostanza, potremmo dire che forse Guadagnino suggerisce questo. Ecco la trama che mi sarebbe piaciuto scoprire dentro l'ossatura del film di Argento. Film, ricordiamo, che per quanto cult, per quanto celebrato (successivamente, ai suoi esordi la critica lo distrusse), è un'opera che vive di puro virtuosismo formale, laddove il film di Guadagnino punta su simboli, recitazione, e trama. Una trama non nuovissima, per carità. Anzi, già vista e riconoscibile come palinsesto in mille altre occasioni. Le lotte intestine a una congrega di streghe che si contendono la leadership e l'identificazione di una prescelta è discretamente sfruttata. Al punto che qualche parentela potremmo individuarla anche nella terza stagione della serie TV “American Horror Story: Coven” o nel film “The Craft” (in italiano “Giovani streghe”). Anche lì (SPOILER) a emergere trionfante e a rivelare il crisma di strega suprema è il personaggio presentato inizialmente come il più innocente. Nel caso di “Suspiria” è Susie, che se nel film di Dario Argento è l'artefice della sconfitta della strega Markos, qui si dimostra essere la vera incarnazione dell'antica parca venuta a rivendicare il titolo che le spetta di diritto. Ma anche qui, come spesso succede con le storie, a contare non sono tanto i fatti quanto la forma che li esprime. E Guadagnino confeziona un film forse non perfetto, ma a suo modo riuscito, grazie anche alle ottime performance (su tutti una camaleontica Tilda Swinton impegnata in ben tre ruoli) e ai sottotesti (confusi ma intriganti) che echeggiano la stagione del terrorismo tedesco di estrema sinistra. Alle azioni della Rote Armee Fraktion, si contrappone infatti l'intellighenzia (altrettanto truce, ma più occulta e meditata) delle streghe, a loro modo portatrici di un pensiero anarchico, svincolato dai concetti di bene e di male come li conosciamo, e rivolti a una visione tutta femminile dell'esistenza. Più che perverse, le streghe di Guadagnino sono amorali, e sfidano il sistema (e il potere maschile) a modo loro, pur scadendo nell'eterna lotta per la supremazia, Eva contro Eva, vero punto debole della congrega che sarà (forse) risolto dalla rivelazione della vera prescelta. E' la rappresentazione di un potere antico che potrebbe fare tantissimo, ma che in mani umane cede inevitabilmente al peccato originale dell'individualismo. Una deriva che solo la natura stessa, unico vero potere incrollabile, potrà arrestare.


A questo punto, anche la domanda “remake o no?” perde importanza. Luca Gudagnino ha attinto alle suggestioni di un film che evidentemente lo ha colpito, ispirandogli la sua storia e la sua rappresentazione filmica del concetto di strega. Le storie e il modo di raccontarle, al cinema e in altri media, funzionano spesso come un virus. Si attaccano alla fantasia, e spesso mutano generando qualcosa di simile e nello stesso tempo peculiare. Non è male questo. Storie e immaginari si parlano, fanno l'amore e a volte generano pure dei figli. Anche dei nipoti se è per questo. E mi piace ricordare che Dakota Johnson, riscattata in questo film dal ruolo rivestito nella serie cinematografica di “50 sfumature”, è la figlia dell'attrice Melanie Griffith, e quindi la nipote di Tippy Hedren, indimenticabile protagonista de “Gli Uccelli” di Alfred Hitchcock.
 

Per concludere, fare paragoni tra i due film non sarebbe sano. Non parliamo solo di due diversi registi e di due pellicole dallo stesso titolo, ma con intenti diversi. Parliamo anche di tempi diversi. Di concezioni diverse non soltanto dell'horror, ma del cinema stesso. Ma di cinema si tratta. Sempre e comunque. E per una volta l'intento è una sperimentazione artistica, una personale rivisitazione di una suggestione storica, e non un progetto meramente commerciale.