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giovedì 19 luglio 2012

Irredimibile: La fine della corsa


Irredeemable, serie supereroistica decostruzionista di Mark Waid, pubblicata nel nostro paese da Italy Comics, è iniziata col botto nel 2009, e si è da poco conclusa in America lo scorso maggio, con il numero #37. In Italia, l'edizione italiana (che presenta i capitoli con il medesimo peso di quella originale, in un parco formato da comic book statunitense) non è nemmeno a metà del tragitto, e dovrà passare ancora un po' di tempo perché i lettori italiani conoscano il destino del Plutoniano, dei suoi tanti comprimari e della terra, ridotta ormai a un pianeta devastato dalla furia di un dio impazzito. Similmente, il suo discreto spin-off, Incorruptible si è concluso con il numero #30, lasciando comunque parcheggiato un universo supereroico alternativo cui – non è escluso – Waid potrà ancora attingere in futuro. Quel che è certo è che la vicenda sconcertante del Superuomo per eccellenza impazzito e divenuto un cinico assassino di massa è finita, e potremmo tirare le somme degli entusiasmi che ci aveva suscitato quel primo, spiazzante capitolo uscito qualche anno fa.

Nessuno spoiler, tranquilli. Solo qualche riflessione sulla qualità di un fumetto che è iniziato con un ritmo da cardiopalma, rovesciando molte certezze di un pubblico abituato ad avventure fantastiche dal sapore più convenzionale, inanellando un enigma dietro l'altro e presentato una lenta ricostruzione del cammino di un eroe potentissimo divenuto un folle criminale. Una serie regolare che ha mutato registro più volte e si è conclusa... beh, con un colpo di scena che sicuramente la maggior parte dei lettori non si aspetterebbe. Come abbiamo scritto in occasione dell'uscita del primo numero di Irredeemable, il Plutoniano non è altri che Superman, al pari dell'Hyperion di Supreme Power e dell'Apollo di Authority. Una delle tante variazioni sul tema del supereroe più classico e archetipico di tutti, quell'Uomo d'Acciaio creato da Jerry Siegel e Joe Shuster nel lontano 1932. Da allora, tra riscritture e clonazioni editoriali, di Superman abbiamo visto le versioni più disparate. Mark Waid ha scelto di affrontare la variabile più crudele, l'ipotesi più sinistra: il progressivo incattivimento dell'essere più potente del pianeta e le conseguenze della sua feroce follia.


Dopo una serie di capitoli agghiaccianti, ai limiti dell'horror, incentrati sulle malefatte del Plutoniano e la progressiva impotenza dei suoi ex alleati (un corrispettivo della Justice League chiamato Il Paradigma), abbiamo scoperto poco per volta le enormi frustrazioni e le molte delusioni che hanno reso possibile la trasformazione da colomba in falco del protagonista. Abbiamo fatto la conoscenza di Modeus, la sua nemesi di sempre (un intrigante e ambiguo ibrido tra Lex Luthor e Brainiac, animato da motivazioni veramente inedite e interessanti) e visto cadere uno dopo l'altro i pochi supereroi rimasti a difendere un pianeta ormai in preda al caos e al terrore.

Il rischio principale di una serie come Irredeemable era di cadere presto nella ripetitività, e di assestarsi prevedibilmente sull'accumulo di brutalità sempre più colossali e uccisioni spettacolari. Per fortuna non è stato così. Per quanto, a metà serie, il ritmo rallenti abbastanza, l'avventura vira per lidi inaspettati, e la caratterizzazione del suo furioso antieroe si complica quanto basta perché non si guardi più a questi come al mostro senza sfumature apparso nei primissimi episodi, provando a tratti persino della compassione per lui. Il personaggio centrale di Qubit, il genio scientifico del Paradigma, difetta forse di simpatia, ma questo non gli impedisce di svolgere un ruolo determinante nel corso dell'intera saga e di tessere un complesso piano che potrebbe concludersi tra le macerie di quanto ha giurato di proteggere, ma con la possibilità di rincominciare finalmente daccapo. Il finale, deflagrante nello stile più classico del mito supereroistico, vedrà infine lo scontro tra due avversari di lunghissima data. Ma la soluzione finale del dramma, più surreale che fantastica, è una chiusa perfetta, che dopo tanto orrore accende una flebile luce calda. Triste, ma tutto sommato rassicurante.


Nella sua in fondo breve corsa editoriale, Irredeemable ha dimostrato di reggere abbastanza bene lo spunto scomodo che aveva scelto di cavalcare, e sia pure con qualche piccola caduta di ritmo durante il percorso, si presenta come un'opera compiuta, più metafumettistica di quanto non ci fosse parso all'inizio, e di lettura decisamente piacevole. Una volta terminata anche l'edizione italiana, sarebbe auspicabile la riscoperta di Irredeemable con una serie di pratici volumi (già iniziata, ma sacrificata da tempi di pubblicazione troppo lunghi). Un cerchio chiuso ha più fascino di qualunque serie “ongoing” dal futuro incerto. Mark Waid ha dimostrato ancora una volta di sapere il fatto suo, e la tensione palpabile negli ultimissimi episodi della saga del Plutoniano merita una lettura (o riscoperta) più compatta e agevole.


giovedì 22 luglio 2010

Incorruttibile


Il mondo, sconvolto dalla follia del Plutoniano, sta vivendo la sua ora più nera. In balìa di una piaga inarrestabile che i supereroi superstiti non riescono ad arginare.
Max Damage è uno spietato criminale. L’unico, si mormora, a essere abbastanza forte da sopravvivere a uno scontro diretto con il mostro in cui l’uomo d’acciaio di questa terra alternativa si è trasformato. Max è scomparso da un po’, e i suoi sgherri, tra cui la minorenne e selvaggia Jailbait, mordono il freno. La città adesso è un luogo devastato, buono per ogni saccheggio. Almeno finché il temibile Max Damage non ricompare...

Un anno fa, sviluppando una seminale idea usata da Brian Michael Bendis all’interno del suo Powers, lo scrittore Mark Waid aveva dato vita a Irredeemable, storia di un Superman divenuto pazzo e malvagio dopo anni di militanza eroica. La nuova serie regolare, titolo di punta dell’esordiente Boom! Studios, era riuscita a dimostrare che il genere supereroistico poteva ancora dire qualcosa di interessante quando si affida al ritmo e a una suspance ben calibrata.
Adesso è il turno di Incorruttibile, nuova serie a firma di Mark Waid, che già nel titolo si presenta come contraltare della testata che ha spopolato l’anno scorso negli Stati Uniti. Le premesse sono facilmente intuibili, tanto più che lo scenario proposto è il medesimo in cui si muovono il Plutoniano e i suoi ex alleati. Una terra devastata dalla furia di un dio, esasperato da un ruolo troppo gravoso per un essere che pur dotato di immensi poteri soffre i limiti di una sensibilità umana. Se Irredimibile, dunque, descrive il lento cammino di un superuomo verso la corruzione, è giusto aspettarsi da Incorruttibile un’inevitabile specularità. Il processo di redenzione di un malvagio e lo shock generale causato da un improvviso mutamento di condotta.

Nonostante queste premesse non siano disattese, e Incorruttibile non possa pretendere di scrollarsi di dosso l’etichetta di fumetto derivativo, la nuova serie di Mark Waid non è affatto da sottovalutare. Anzi, riesce a catturare l’attenzione quanto il suo predecessore e a veleggiare verso lidi non facili da prevedere, dimostrandosi lettura d’intrattenimento piacevole e divertente.
Max Damage entra in scena in modo perfettamente simmetrico rispetto alla sua controparte, il Plutoniano. Nel primo numero e nelle prime tavole di Irredimibile, avevamo visto il Superman di Terra-Boom! compiere una strage e un infanticidio. Max, assente all’inizio, appare come deus ex machina, e inaspettatamente si comporta da eroe. Evento traumatico per chi lo ha conosciuto nella sua precedente incarnazione. Ci viene detto (e i successivi capitoli retrospettivi lo confermeranno) che Max è malvagio. Un criminale, un rapinatore e un sadico assassino. Non si esclude neppure un sospetto di pedofilia, malamente velato con il carattere dirompente della giovanissima Jailbait (il suo nome in codice è una voce gergale che, se tradotta, richiamerebbe un film erotico italiano degli anni 70 con un’acerba Gloria Guida).
La disegnatrice Jean Diaz attinge in parte alla fisiognomica (ma senza scadere nella macchietta), e Max appare come un personaggio dal look vagamente lombrosiano. E’ massiccio, il volto eternamente spruzzato di una barba mal rasata.  Di età indefinibile e con lo sguardo perso di chi ha visto qualcosa di troppo orribile per non cambiare. Qualcosa che gli ha fatto toccare il male puro e rivalutare le proprie potenzialità.


Il mistero Manzoniano di questo moderno Innominato si svelerà poco per volta, mentre Max si troverà a fronteggiare minacce che un tempo avrebbe spazzato via senza darsi pensiero, ma che ora, alla luce dei suoi nuovi principi morali, risultano più pericolose che mai.
C’è qualcosa di deterministico nell’uscita di Incorruttibile a coronamento del primo decennio del secolo. Qualcosa che già si annidava nella trama di Irredimibile, fumetto supereroistico violento e provocatorio, ma non volgare e comunque introspettivo. Viene da chiedersi se con queste due serie Mark Waid non stia cantando a modo suo la parabola del Figliuol Prodigo, declinata in termini sì fumettistici, ma anche sociologici e in definitiva commerciali.
Nell’ultimo decennio abbiamo assistito al progressiva caglio del genere supereroistico. Siamo affondati fino al collo in un pantano di eroi cinici, di superuomini sboccati e viziosi, fino ad arrivare alla celebrazione, spesso pornografica e superficiale, della cattiveria fine a se stessa. Tutto purché in tuta e mantellina. Partendo dai primi, pioneristici passi mossi dal geniale Rick Veitch, fino alla monotona estetica della sgradevolezza in cui hanno finito col naufragare autori come Mark Millar e Garth Ennis, ormai pressoché indistinguibili. I tempi, sembra dirci Mark Waid, stanno cambiando. Il male non è più cool. E mentre in casa Marvel il Dark Reign si prepara a cadere per salutare una rinnovata Era degli Eroi, Incorruttibile entra in scena e guadagna la ribalta.


Ci siamo abbuffati di inutile malvagità, di volgare violenza e di banalissime turpitudini come di un cibo spazzatura, gradevole al palato ma ostile all’intestino. Le conseguenze, nel tempo, hanno preso a farsi sentire ferocemente. E ora è giunto il momento della purga. Nel senso buono, quello di medicina volta a dare sollievo. Così, dopo Irredimibile e gli orrori del Plutoniano, il cerchio è chiuso da Max Damage, divenuto Incorruttibile. La giustizia, il bene, il rispetto di determinati limiti, riacquista un senso nella nuova serie di Mark Waid. Dove ci porterà è ancora da scoprire, e non è per niente scontato. Mark Waid, attraverso il personaggio di Max Damage, spiega che anche la scelta del bene deve avere un’origine e una motivazione. Così come la crudeltà priva di scopo è mero sintomo di ignoranza, a una condotta nobile serve un obiettivo per poter perseverare. Ma anche solo la sua ricerca può essere un ottimo punto di partenza. E anche in questo caso conta più il viaggio che la destinazione finale.


Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.


[Articolo di Filippo Messina]


lunedì 18 maggio 2009

Irredeemable (Irredimibile)

«Sai chi sono io? Sono un supereroe.»
Meglio. Lui è IL supereroe. Il primo. Il più forte. Il personaggio che più di tutti rappresenta l’icona degli eroi dai poteri straordinari al servizio della giustizia.
Il Plutoniano, come impareremo a chiamarlo stavolta, è Superman. Lo è quanto Apollo di “Authority”, Hyperion di “Supreme Power”, quanto Supreme e MiracleMan. La controfigura di un eroe classico, sempre uguale a se stesso pur attraverso infinite declinazioni.
O almeno, questo è quello che era.
Irredeemable”, la nuova serie firmata da Mark Waid per la Boom! Studios, inizia in un modo che fa gelare il sangue. E lo fa giustificando subito il suo titolo. Per l’appunto: Irredimibile. Altre volte, in passato, avevamo visto il buon Superman cadere sotto il controllo di un avversario, o sbroccare a causa della kriptonite e commettere marachelle che sarebbe in seguito riuscito a riparare. Stavolta non sarà così. Per i crimini del Plutoniano, quali che siano le sue motivazioni, non potrà esserci perdono. Forse l’eroe è impazzito. O il suo animo è stato corrotto da anni di frustrazione. Non c’è dato ancora sapere perché. Ma questo essere potentissimo, un tempo eroico e affabile, è diventato un mostro assetato di sangue, e sta distruggendo uno dopo l’altro i suoi alleati di un tempo. Non puoi nasconderti. Lui sente il battito del tuo cuore, il tuo respiro, il tuo odore, ovunque ti trovi, lui sa dove sei. Superman, adesso, è malvagio. E questo è l’inizio di un incubo.
Lo scorso “Free Comic Book Day” del 16 Maggio, l’ormai consueta giornata del fumetto gratuito, è stata l’occasione per un primo lancio delle nuove proposte della casa editrice ItalyComics, che a Giugno 2009 presenterà per la prima volta in Italia le serie della Boom! Studios, casa editrice indipendente che si sta segnalando per una serie di proposte molto interessanti. Il primo numero di “Irreddemable”, reperibile gratuitamente in tutte le fumetterie che hanno aderito all’iniziativa, è stato subito un grosso successo. E c’è da aspettarsi che i futuri capitoli (che ItalyComics pubblicherà quasi in contemporanea con le uscite statunitensi) andranno anch’essi a ruba.
Mark Waid, autore il cui nome è legato a molte storie supereroistiche oggi di culto, torna ad affrontare il tema della corruzione dell’eroe che era stato alla base della sua saga più famosa: “Kingdome Come”. E lo fa secondo l’ormai collaudata tecnica della decostruzione. Estraendo, cioè, dettagli dall’ormai classico canovaccio narrativo e immaginando sviluppi improponibili, per ragioni commerciali, sulle serie classiche. A onor del vero, l’idea del supereroe buono e assennato che cede al lato oscuro, non è proprio nuovissima. La saga di Fenice Nera degli X-Men ne è un esempio storico, per quanto condizionata dalle imposizioni del “comics code” e dal suo inserimento in una serie mainstream. Ma Mark Waid, dopo “Empire” e una lunga gestione della serie regolare di “Flash”, mostra di sapere ancora una volta il fatto suo. E cioè che nella narrazione non conta tanto la nuda trama, quanto la forma e il ritmo che plasmano il racconto. Il lettore è messo sin dalla prima pagina davanti agli occhi ardenti del superuomo inferocito. Si assiste agli effetti della sua furia, e all’impotenza degli eroi superstiti. Ma soprattutto ci si domanda: perché? Infatti, il vero punto di forza di “Irredeemable” è il quesito che ne scandisce gli eventi tragici. Domanda che anche i terrorizzati supereroi di questo nuovo cosmo fittizio si pongono fuggendo come formiche all’avanzata del loro predatore. Mark Waid promette di rispondere un poco per volta. Con una narrazione che procede su due diversi piani temporali, alternando la minaccia del Plutoniano infuriato con la descrizione delle sue esperienze trascorse, dei suoi rapporti affettivi, della sua solitudine. E come citava il giovane Lex Luthor in una delle primissime stagioni di “Smallville”: Nella vita, la strada che porta all'oscurità è un viaggio, non un lampo.
Seguiremo, pertanto, l’eroe lungo tutte le fasi del suo inesorabile incattivimento, scoprendo quali delusioni e traumi lo hanno trasformato nel mostro inarrestabile che oggi abbiamo di fronte. Il Plutoniano del passato è molto diverso anche nel look. I cortissimi capelli da nazi erano un tempo una gioviale zazzera bionda. La tuta bianca e rossa ha lasciato posto a colori cupi e a un incedere sinistro. I disegni di Peter Krause (“Power of Shazam”) hanno uno stile piacevolmente classico e riescono ad alternare una luminosa atmosfera da “silver age” nei numerosi flash back a un tratto più oscuro e nervoso quando si tratta di mostrare il presente dell’angelo ormai mutato in demone.
Come antipasto, il primo – gratuito – numero di “Irredeemable” funziona alla grande. Il mistero e l’azione sono dosati in modo efficace. Peccato per il formato da comic book americano, che presenta ai lettori italiani una razione di pietanza forse troppo parca per le loro abitudini. Ma il gusto della lettura è sapido. Lascia un pizzicore sulla lingua e stuzzica l’attesa della portata successiva. La provocazione di Mark Waid centra il bersaglio, e non ci resta che aspettare e vedere se il prossimo lancio sarà all’altezza del primo. ItalyComics proporrà la serie con cadenza mensile a partire dal prossimo Giugno, con albetti spillati di 24 pagine al costo di 3 euro. In alternativa, “Irredeemable” sarà pubblicato anche sulla rivista antologica “Boom! Magazine”, accanto alle ulteriori nuove serie degli studi Boom!, come “Caped”, “Hero Squared” e “Planetary Brigade”, tutte serie supereroistiche nel solco dell’ironia e della trasgressione.


Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.

[Articolo di Filippo Messina]

 

giovedì 1 gennaio 2009

Hero Squared - Eroe al quadrato

«Nya-Ha-Haaaa!!!»
«...non rideva davvero così...?»
«Oh, assolutamente. Quando i criminali ridono, è sempre ‘Nya-Ha-Haaaa!!!’. E quando ridono gli eroi è ‘Bwah-Ha-Haaa!’. E’ una specie di regola non scritta.»


I lettori rideranno a modo loro. Secondo l’umore e il carattere. Ma rideranno. Parola della premiata ditta Keith Giffen e J.M. DeMatteis, che sembra non sbagliare un colpo. Quanti avevano apprezzato quel gioiellino di demenza intitolato Quelli che un tempo erano la Justice League, scopriranno in Hero Squared – Eroe al quadrato un ulteriore sviluppo del potenziale comico di questi autori che potremmo definire i Monty Python del fumetto supereroistico. Prodotto dalla neonata e rampante Boom! Studios, cui già si deve il truce Irredeemable, e pubblicato nel nostro paese da ItalyComics, Hero Squared è la dimostrazione che gli eroi in tuta possono ancora divertire. E farlo in modo arguto, intrecciando l’omaggio affettuoso con un irrefrenabile umorismo.


Milo Stone è un giovane loser che vive a New York. Sciatto, privo di ambizioni. Trascorre le sue giornate giocando ai videogames e coltiva il sogno di realizzare un film, ma è arenato da tempo sul progetto di un improbabile cortometraggio sulla vita di uno zio operatore ecologico. La sua vita cambia quando nel suo appartamento irrompe Capitan Valor, eroe in calzamaglia dai sorprendenti poteri. Un personaggio che Milo era abituato a vedere sulle inoffensive pagine dei suoi fumetti preferiti. Solo che questo Capitan Valor è reale, ha il suo stesso volto, e soprattutto afferma di essere anche lui Milo Stone. L’universo da cui proviene, dice, è stato totalmente distrutto dal terribile Caliginous, sua nemesi. L’avversario assetato di vendetta lo sta braccando, e il mondo in cui si trova adesso rischia di fare la stessa fine. Peccato che il suo alter ego in questo universo abbia avuto una vita differente, sia privo di poteri e anche piuttosto riluttante all’idea di diventare un eroe. In verità, sono in pochi a pensare che il Milo Stone di questa terra non sia un perfetto idiota. Tra questi c’è Stephie, la sua pragmatica e innamoratissima ragazza. Il fatto inquietante è che il terribile Caliginous è proprio la Stephie di una realtà alternativa, furiosa con Valor per ragioni ancora tutte da scoprire.

L’idea di base deve molto a un sottogenere che la fantascienza ha praticato a lungo. Quella degli universi possibili o paralleli. Il tono scanzonato ricorda alcune pagine di Assurdo Universo, celebre romanzo di Fredric Brown, dove il protagonista, redattore di un magazine di science fiction, veniva proiettato in un mondo generato dalla mente infantile e fantasiosa di un giovane lettore, ed era messo a confronto con la versione tangibile di tutti i cliché con i quali aveva sempre lavorato. Qui abbiamo l’ennesima controfigura di Superman, il più grande eroe del suo mondo (come spesso egli ama immodestamente definirsi) specchiato nella negazione di tutto ciò che rappresenta. L’anonimato, la quotidianità e l’apatia. Gli esilaranti dialoghi da commedia di Hero Squared varrebbero da soli la lettura della serie. Tuttavia, andando avanti ci si accorge che la carne al fuoco è ben più consistente di quanto sembrasse all’inizio. Hero Squared è un fumetto che riesce a formalizzare nella propria cornice i veri intenti del suo narrare. Se i primi botti sono dovuti al confronto tra le due diverse versioni del medesimo protagonista, i veri giochi di fuoco sono rappresentati dal costante omaggio al genere supereroistico e ai tanti mutamenti che questo ha subito nel corso degli anni. Si inizia parlando di universi paralleli e di sensibili variazioni al loro interno. Valor spiega la sua presenza nei fumetti come una lontana influenza della propria realtà, un flusso di informazioni che raggiunge il mondo di Milo come manifestazione dell’inconscio collettivo. Ma i diversi punti di vista di più personaggi possono rappresentare una realtà pirandelliana altrettanto alternativa. I racconti di Capitan Valor evocano tavole a fumetti dallo stile classicheggiante e dal piglio ingenuo. Una realtà avventurosa piena di falle logiche che suscita in chi lo ascolta fondatissimi dubbi.

«Un intero isolato di edifici abbandonati... nel cuore di New York? Lo trovo estremamente difficile da credere.»
«Oh, saresti sorpresa di quanto spesso succedeva. Praticamente ogni volta che mi ritrovavo in una battaglia mortale con qualche folle supercriminale, in qualche modo finivamo per scontrarci attraverso un isolato di edifici abbandonati.»

Il passaggio di Capitan Valor nel mondo “reale” è quindi occasione per elencare e sbeffeggiare le tante ingenuità del fumetto supereroistico più classico. Ma il punto di vista può cambiare, e mostrarci una realtà ancora differente. Un mondo di supereroi cinici, violenti e moralmente controversi. Dichiarata strizzata d’occhio a titoli come Authority, Ultimates e al cattivismo che tutt’oggi tiene banco su alcune serie dedicate agli eroi in tuta. Potremmo dire che con Hero Squared, Giffen e DeMatteis mettono il supereroe a nudo, come provetti dermatologi individuano ogni neo sul corpo e ne canzonano le forme bislacche. Il disegnatore Joe Abraham, mette il suo tratto giocoso al servizio di una storia che vive soprattutto nei dialoghi. Particolare che potrebbe scoraggiare qualche lettore più avvezzo a tavole pirotecniche che a un buon crescendo narrativo. Lo stile di Abraham è semplice e geniale nello stesso tempo. Comunica all’istante che Milo e Valor non sono la stessa persona pur assomigliandosi come gocce d’acqua. La caratterizzazione di Caliginous, la Stephie malvagia, e del suo lacchè Sloat è deliziosamente cartoonesca. Il tono generale della serie potrebbe ricordare, per certi versi, una versione politicamente più scorretta de Gli Incredibili. Stesso vortice di citazioni e felice cocktail di avventura e ironia.


Una precisazione. Il primo numero della testata Hero Squared - Eroe al quadrato pubblicata dalla ItalyComics presenta le avventure dei due Milo a partire dal primo numero della miniserie in tre albi che in America ha seguito l’uscita di quello che si può definire il numero zero della serie. Edita negli Stati Uniti dalla Atomeka Press, la primissima storia di Hero Squared (quella che mostra l’incontro tra Milo e Valor) è uscita nel 2004 ed è stata pubblicata in Italia dalla Star Comics sul numero 15 della rivista Star Magazine New, tutt’ora disponibile come arretrato. Due anni più tardi, la Boom! Studios fa suo il progetto di Giffen e DeMatteis, dando il via alla miniserie attualmente in corso di pubblicazione nel nostro paese. A questa seguirà la serie regolare, che vedremo sempre sotto il marchio ItalyComics. Le fila del racconto sono ben riassunte nelle prime tavole della miniserie, dove è possibile vedere la reazione allibita dei media del nostro mondo davanti l’improvvisa apparizione di un uomo volante e di strampalate minacce aliene.

La Boom! Studios conferma dunque il suo approccio alternativo ai supereroi e il modo fresco di realizzare fumetti. Un altro mondo rispetto a titoli storici che ultimamente languono nel ripetersi di situazioni già viste e in uno stile frusto, spesso ammantato di falsa trasgressione. Hero Squared ci rivela una volta di più che il garbo e la verve possono ancora essere carte vincenti.

Anche nel nostro stanco universo annoiato.



Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.


[Articolo di Filippo Messina]