Il mondo, sconvolto dalla follia del Plutoniano, sta vivendo la sua ora più nera. In balìa di una piaga inarrestabile che i supereroi superstiti non riescono ad arginare.
Max Damage è uno spietato criminale. L’unico, si mormora, a essere abbastanza forte da sopravvivere a uno scontro diretto con il mostro in cui l’uomo d’acciaio di questa terra alternativa si è trasformato. Max è scomparso da un po’, e i suoi sgherri, tra cui la minorenne e selvaggia Jailbait, mordono il freno. La città adesso è un luogo devastato, buono per ogni saccheggio. Almeno finché il temibile Max Damage non ricompare...
Un anno fa, sviluppando una seminale idea usata da Brian Michael Bendis all’interno del suo Powers, lo scrittore Mark Waid aveva dato vita a Irredeemable, storia di un Superman divenuto pazzo e malvagio dopo anni di militanza eroica. La nuova serie regolare, titolo di punta dell’esordiente Boom! Studios, era riuscita a dimostrare che il genere supereroistico poteva ancora dire qualcosa di interessante quando si affida al ritmo e a una suspance ben calibrata.
Adesso è il turno di Incorruttibile, nuova serie a firma di Mark Waid, che già nel titolo si presenta come contraltare della testata che ha spopolato l’anno scorso negli Stati Uniti. Le premesse sono facilmente intuibili, tanto più che lo scenario proposto è il medesimo in cui si muovono il Plutoniano e i suoi ex alleati. Una terra devastata dalla furia di un dio, esasperato da un ruolo troppo gravoso per un essere che pur dotato di immensi poteri soffre i limiti di una sensibilità umana. Se Irredimibile, dunque, descrive il lento cammino di un superuomo verso la corruzione, è giusto aspettarsi da Incorruttibile un’inevitabile specularità. Il processo di redenzione di un malvagio e lo shock generale causato da un improvviso mutamento di condotta.
Nonostante queste premesse non siano disattese, e Incorruttibile non possa pretendere di scrollarsi di dosso l’etichetta di fumetto derivativo, la nuova serie di Mark Waid non è affatto da sottovalutare. Anzi, riesce a catturare l’attenzione quanto il suo predecessore e a veleggiare verso lidi non facili da prevedere, dimostrandosi lettura d’intrattenimento piacevole e divertente.
Max Damage entra in scena in modo perfettamente simmetrico rispetto alla sua controparte, il Plutoniano. Nel primo numero e nelle prime tavole di Irredimibile, avevamo visto il Superman di Terra-Boom! compiere una strage e un infanticidio. Max, assente all’inizio, appare come deus ex machina, e inaspettatamente si comporta da eroe. Evento traumatico per chi lo ha conosciuto nella sua precedente incarnazione. Ci viene detto (e i successivi capitoli retrospettivi lo confermeranno) che Max è malvagio. Un criminale, un rapinatore e un sadico assassino. Non si esclude neppure un sospetto di pedofilia, malamente velato con il carattere dirompente della giovanissima Jailbait (il suo nome in codice è una voce gergale che, se tradotta, richiamerebbe un film erotico italiano degli anni 70 con un’acerba Gloria Guida).
La disegnatrice Jean Diaz attinge in parte alla fisiognomica (ma senza scadere nella macchietta), e Max appare come un personaggio dal look vagamente lombrosiano. E’ massiccio, il volto eternamente spruzzato di una barba mal rasata. Di età indefinibile e con lo sguardo perso di chi ha visto qualcosa di troppo orribile per non cambiare. Qualcosa che gli ha fatto toccare il male puro e rivalutare le proprie potenzialità.
Il mistero Manzoniano di questo moderno Innominato si svelerà poco per volta, mentre Max si troverà a fronteggiare minacce che un tempo avrebbe spazzato via senza darsi pensiero, ma che ora, alla luce dei suoi nuovi principi morali, risultano più pericolose che mai.
C’è qualcosa di deterministico nell’uscita di Incorruttibile a coronamento del primo decennio del secolo. Qualcosa che già si annidava nella trama di Irredimibile, fumetto supereroistico violento e provocatorio, ma non volgare e comunque introspettivo. Viene da chiedersi se con queste due serie Mark Waid non stia cantando a modo suo la parabola del Figliuol Prodigo, declinata in termini sì fumettistici, ma anche sociologici e in definitiva commerciali.
Nell’ultimo decennio abbiamo assistito al progressiva caglio del genere supereroistico. Siamo affondati fino al collo in un pantano di eroi cinici, di superuomini sboccati e viziosi, fino ad arrivare alla celebrazione, spesso pornografica e superficiale, della cattiveria fine a se stessa. Tutto purché in tuta e mantellina. Partendo dai primi, pioneristici passi mossi dal geniale Rick Veitch, fino alla monotona estetica della sgradevolezza in cui hanno finito col naufragare autori come Mark Millar e Garth Ennis, ormai pressoché indistinguibili. I tempi, sembra dirci Mark Waid, stanno cambiando. Il male non è più cool. E mentre in casa Marvel il Dark Reign si prepara a cadere per salutare una rinnovata Era degli Eroi, Incorruttibile entra in scena e guadagna la ribalta.
Ci siamo abbuffati di inutile malvagità, di volgare violenza e di banalissime turpitudini come di un cibo spazzatura, gradevole al palato ma ostile all’intestino. Le conseguenze, nel tempo, hanno preso a farsi sentire ferocemente. E ora è giunto il momento della purga. Nel senso buono, quello di medicina volta a dare sollievo. Così, dopo Irredimibile e gli orrori del Plutoniano, il cerchio è chiuso da Max Damage, divenuto Incorruttibile. La giustizia, il bene, il rispetto di determinati limiti, riacquista un senso nella nuova serie di Mark Waid. Dove ci porterà è ancora da scoprire, e non è per niente scontato. Mark Waid, attraverso il personaggio di Max Damage, spiega che anche la scelta del bene deve avere un’origine e una motivazione. Così come la crudeltà priva di scopo è mero sintomo di ignoranza, a una condotta nobile serve un obiettivo per poter perseverare. Ma anche solo la sua ricerca può essere un ottimo punto di partenza. E anche in questo caso conta più il viaggio che la destinazione finale.
Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.
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