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lunedì 7 agosto 2017

The Defenders (quelli classici)


Mentre Netflix si prepara a lanciare la serie "The Defenders", che raggrupperà gli eroi della sua fetta di Marvel Cinematic Universe, torniamo indietro con la memoria a un'epoca più spensierata. Un tempo in cui Defenders era sinonimo di magia, di viaggi dimensionali e creature sovrannaturali (e di... Dottor Strange). Un capitolo del Marvel Universe che ha fatto storia e lasciato un'impronta. Un'impronta abbastanza forte da non lasciare dimenticare un nome che oggi è ereditato da un altro gruppo di personaggi. Un esempio di lenta trasformazione dell'immaginario e del gusto fumettistico.

domenica 25 giugno 2017

Quando la Pantera Nera affrontò il Klan: una lotta per tutti


Nel 1973, sulla testata "Jungle Action" lo sceneggiatore Don McGregor e i disegnatori Rich Buckler e Billy Graham, realizzarono un gioiello a fumetti destinato a distinguersi nella produzione Marvel nei decenni successivi, quasi mai raggiunto per intensità ed equilibrio tra testi e illustrazioni. Un pugno allo stomaco, in cui Pantera Nera, il primo supereroe africano in assoluto, si muoveva nella cosiddetta civiltà statunitense scontradosi contro l'ottusa violenza del Ku Klux Klan. Una rappresentazione avventurosa di un conflitto politico reale, quello tra l'organizzazione razzista americana e il partito per i diritti dei neri, gemmato dal movimento di Martin Luther King, ma caratterizzato da posizioni meno concilianti, da cui l'eroe Marvel prendeva direttamente il nome. Indimenticabile la scena in cui T'Challa, in casa dei genitori di Monica, vede attraverso il vetro chiuso di una finestra la bottiglia incendiaria volare nell'aria per colpire l'abitazione. Si tuffa in avanti infrangendo il vetro prima che la bottiglia tocchi la finestra, la afferra al volo e la scaglia lontano, nella direzione da cui è venuta. Una sequenza che oggi definiremmo cinematografica, che sulla tavola a fumetti aveva una potenza visiva incredibile. Quella storia aveva una densità politica non scontata. Gli avversari dell'eroe non erano geniali, né particolarmente potenti. Ma abbastanza numerosi, abbastanza pieni di odio da poterlo mettere ugualmente in seria difficoltà. Altra famosa scena, è la fuga di T'Challa legato alla classica croce ardente del Klan. In quel ciclo di storie, assistevamo alla rappresentazione epica e fantasiosa di una reale lotta politica e culturale. 

Da cosa nasceva il Klan, i suoi fanatismi, i suoi delitti? Da dove se non dalla paura di essere soppiantati, contaminati culturalmente, dal timore di perdere privilegi, anche da poco, a favore del popolo nero? Da dove nasceva lo slogan storico «Ammazza il negro prima che sposi tua figlia!»? 
Paura. Paura intrecciata a ignoranza, annegate in un oceano di superficialità. L'essere umano vive secondo cultura e non secondo natura (altrimenti non si sposerebbe, non sarebbe tendenzialmente monogamo, non avrebbe leggi e si guadagnerebbe il cibo e lo spazio vitale a suon di mazzate... e in effetti i trogloditi non sono del tutto estinti). La cultura genera consuetudini, norme, ma anche nazionalismi e pregiudizi. Paure che nel corso della storia allargano o spostano il loro perno di attenzione, soprattutto in momenti di crisi generale. Per questo, nel mese del Pride, voglio ricordare quando la Pantera Nera affrontò non la sua nemesi Klaw, o il Dottor Destino o un altro nemico in costume. Ma un avversario storico, reale, un avversario della sua gente, che li temeva e odiava in modo del tutto insensato. A chi in questi giorni, come tutti gli anni, va cianciando di etero Pride, o sussurra sui social che verrà il giorno che a essere discriminati saranno gli eterosessuali, e che dovrebbero essere loro a manifestare e a riaffermare la loro identità "a rischio", dedico questa tavola e il ricordo di una lotta memorabile, nella storia prima che nei fumetti. La lotta per il diritto a esistere. La lotta contro una paura che non ha ragion d'essere. Contro l'affermazione ossessiva della non appartenenza a una categoria che chiede solo un riconoscimento di diritti pari a qualunque cittadino pagante le tasse. La dedico a tutti i fratelli e sorelle LGBT, immigrati, diseredati e oggetto di discriminazione. E per ricordare che il fumetto, anche quello fracassone e bambinesco di supereroi, è riuscito a volte a essere profondamente serio. Un'altra celebre scena della saga, in una doppia splash page mostrava Pantera che agguantava due fuggitivi (un bianco e un nero) sollevandoli letteralmente da terra in un chiaro riferimenti allegorico alla bilancia della giustizia. 

Bravi, McGregor, Buckler e Graham. Viva la Pantera Nera e tutti coloro che resistono.



lunedì 15 maggio 2017

Secret Empire: Rivelazioni, cambiamenti e post-verità...


Secret Empire. E' appena iniziato. E gli albi a fumetti... bruciano. Come la bocca di Marilyn Monroe in un famoso film? No, come le streghe a Salem. Una solenne incazzatura dei lettori americani, rivolta più che alla qualità della saga in sé (ancora alle prime battute), a ogni accenno di tiepida, ovviamente temporanea sovversione. Esistono dei tabù e dei punti fermi da non toccare anche nei fumetti? O esistono semplicemente dei trucchi mediatici volti a farci sbavare come cani di Pavlov? Il fuoco di un rogo, dopotutto, lo si vede anche da lontano, e fa una gran pubblicità. Ma niente si crea e niente si distrugge. E il segreto del titolo è davvero un segreto per i lettori di vecchia data? Proviamo ad azzardare qualche piccola riflessione.

giovedì 16 marzo 2017

Rocket Balloon - Episodio 6: Questione d'Image...


Dopo un'assenza dovuta a fattori di forza maggiore, ecco tornare Rocket Balloon con la sua sesta puntata della prima stagione. Già andata in onda su Runtimeradio.it  e ora disponibile in formato podcast su Spreaker. Gli argomenti sono densi: l'avventura della Image, dall'esodo di alcuni artisti Marvel e delle anatomie impossibili di Rob Liefeld, all'invasione dei Morti che Camminano passando per Invincible. Si bighellona un po' tra fumetto, cinema e TV, parlando anche di Lego Batman, Legion e naturalmente... Logan. Finalmente dialoghiamo con chi ci ha scritto, e si discute anche de L'attacco dei giganti e delle opere controverse di Miguel Angel Martin. Insomma, una puntata di ritorno abbastanza cicciosa.
Ricordo a tutti che potete scriverci, porci domande e fornire spunti scrivendo una mail all'indirizzo: rocketballoonruntime@gmail.com. 
Difendete sempre i vostri sogni e restate con noi. Perché c'è sempre un Altroquando.


mercoledì 9 novembre 2016

Doctor Strange e i supereroi magici

Parliamo un po' del Doctor Strange, oggi protagonista al cinema di un film diretto da Scott Derrickson, che arricchisce ulteriormente il variegato cosmo del Marvel Cinematic Universe. Ma anche di altri supereroi magici, venuti prima e dopo di lui. Che lo hanno ispirato e ne sono stati ispirati, in un magico gioco di vasi comunicanti. Perché in fondo, anche il fumetto è una forma di magia.

sabato 15 ottobre 2016

Marvel's Luke Cage


E siamo arrivati alla terza serie d'ispirazione marvelliana targata Netflix. La qualità rimane alta, ma stavolta il pubblico si è diviso. Riflettiamo sulle origini anni 70 del personaggio di Cage, di come si è evoluto mentre il mondo intorno a lui cambiava (e cambiava il modo di fare fumetto). Un viaggio nel passato guardando avanti. Sempre. E una riflessione sui ciclici cambiamenti dell'immaginario.

mercoledì 27 luglio 2016

Civil War II (...Bis, Revival, Cosplayer?)

Civil War, l'evento orchestrato nel 2006 dallo sceneggiatore Mark Millar che ha scosso il mondo dei supereroi Marvel è oggi materia di un revival, tuttora in corso di uscita negli Stati Uniti. Pregi e difetti di un'operazione che - come già la trascorsa Secret Wars - si propone di rilanciare il Marvel Universe, prendendo - a sorpresa - le distanze dalle ormai popolarissime versioni cinematografiche. Ma è tutto oro quel che luccica? Quali differenze ci sono tra queste due "guerre civili". Scopriamolo insieme.

venerdì 28 agosto 2015

Oggi... The King

 

Diario del Capitano. Data bestiale 28 Agosto 1917...

Di solito non lo faccio. Ma oggi sì.

Perché?

Perché oggi, quasi cento anni fa (ne avrebbe compiuti 98) nasceva Jack Kirby (28 Agosto 1917). E vale sempre la pena di cogliere le occasioni per ricordare gli artisti innovativi, che hanno fatto più che lasciare un segno nell’ambito in cui operano, ma che hanno praticamente inventato un linguaggio personale, che dalla loro consacrazione sarebbe stato sempre imitato e mai eguagliato. Quando ero giovanissimo, sentivo qualche lettore Marvel (era il tempo dell’editoriale Corno) commentare che il disegno di Kirby tendeva a generare confusione. Beh, anche il commento più superficiale può contenere una briciola di verità. Jack Kirby aveva il gusto del dettaglio. Di più, Kirby era un feticista maniaco del dettaglio, e le sue proverbiali ombre, crepe, rughe, le leggendarie macchine complicate e barocche, oggi fanno parte del linguaggio Pop. Kirby rappresenta ancora oggi una firma che non si è limitata a illustrare il fumetto, ma che ha contribuito a rifondarlo e a codificare soprattutto il genere fantascientifico e supereroistico.


Poche le icone che non sono state baciate dalla sua matita. E non è un caso se, in una storia di qualche anno fa dei Fantastici Quattro, a Jack è stato affidato il ruolo del dio demiurgo, durante un viaggio metafisico del quartetto. Insomma, Jack Kirby è Storia. E la storia va ricordata e onorata. Per una sola ragione. Senza di essa non siamo niente. Senza di essa non andiamo avanti.







domenica 12 aprile 2015

Daredevil Netflix - Pilota: prime impressioni



I trailer avevano fatto ben sperare, ma la visione dell'episodio pilota ha spazzato via gli ultimi dubbi. La vera "casa" di Daredevil (noto in Italia dai primi anni settanta solo come Devil) è la dimensione televisiva, seriale. Un teatro articolato in più atti brevi che possa permettere una graduale costruzione della sua ramificata e affascinante mitologia. Era solo questione di tempo prima che i supereroi di nuova generazione (parliamo di moda e mezzi, non di classe) sbarcassero in Tv. Anzi, in qualche modo lo avevano già fatto con la serie Agents of Shield. Netflix ha realizzato un colpaccio. Prendere uno dei personaggi meno riusciti sul grande schermo, ma molto amato sui fumetti (sia pure da un pubblico che rispetto a quello di Spider-Man e X-Men è quasi di nicchia) e infondergli vita, stavolta in modo credibile. Non solo fedele alla sua controparte cartacea, ma credibile.

Per quanti ancora non lo sapessero, Netflix è la piattaforma che ha legalizzato e sdoganato (almeno in terra statunitense) il concetto di visione in streaming. Un'offerta dietro abbonamento di numerose serie trasmesse on demand, molte delle quali prodotte in proprio, e anche con tutti le carte al posto giusto (ci si perdoni il gioco di parole con House of Cards, il political drama interpretato da Kevin Spacey che è uno dei titoli di punta dell'azienda in questione).


Tornando a Daredevil, l'episodio pilota funziona alla grande. Senza avere nessuna pretesa di completezza (cosa ottima, in quanto rimanda spiegoni che sarebbero risultati fin troppo frettolosi), introduce lo spettatore a una conoscenza graduale del protagonista e dei suoi comprimari, tenendo (almeno all'inizio) il villain principale fuori scena. E' probabile che scopriremo poco per volta la genesi di questo eroe, il funzionamento delle sue capacità, le esperienze che ne hanno forgiato il carattere. Gli interpreti, Charlie Cox su tutti, rendono benissimo. Deborah Ann Wool, reduce da True Blood, sembra davvero brava, e tratteggia una Karen Page non scontata, un personaggio che potrà crescere e prendere qualunque direzione. Attendiamo ancora con ansia la sortita di Vincent D'Onofrio nella parte della nemesi del protagonista (il gangster Kingpin) e Rosario Dawson (l'Infermiera di notte). Insomma, se il buon giorno si vede dal mattino, Daredevil, la serie Netflix, potrebbe rivelarsi uno dei migliori adattamenti di sempre da un fumetto supereroistico.

La scena di apertura, nella sua essenzialità, è un colpo da maestro. Una sequenza di "origine dell'eroe" interrotta sul più bello. Fatta per agganciare, per suggerire, non per sbalordire sul momento. E mentre la vista del giovanissimo Matt si appanna e si oscura del tutto, percepiamo la tenebra che sta invadendo New York e il quartiere di Hell's Kitchen. I semi di un'epica metropolitana che sarà un piacere vedere maturare e prendere vita.

giovedì 5 febbraio 2015

Le Quattro Fantastiche Mosche... di Josh Trank


Può avere senso discutere di un film non ancora uscito?

Ma sì, dai, che non si fa male a nessuno. Al limite si spreca un po' di tempo... si punzecchia qualcuno sui social network, oppure ci si esalta con aspettative alte o basse. E' Internet, bellezza! Ma non è stato sempre così, è storia recente. E con i cinefumetti sta andando anche peggio. Certo, il cinema attinge a letteratura e teatro sin dalle sue origini, ma vuoi mettere la nona arte? La storia del cinema è zeppa di adattamenti, ma i lettori di fumetti sanno sempre quello che vogliono. Ti aspettano al varco e non perdonano. Ogni film è preceduto da una lunga novena, e – confessiamolo – il rituale dell'attesa fa parte del piacere. Sono come gli esercizi spirituali che precedono la Pasqua cattolica. A quanti piace spulciare quelle notiziole, spesso imprecise se non del tutto false, che abbiamo imparato a chiamare rumors? Vuoi mettere il delizioso, quasi mistico, piacere che danno al nerd che è in noi quando annunciano che il film in lavorazione conterrà questo o quell'elemento? E sbirciare quelle prime immagini... i concept, i bozzetti, e i casting... Wow! Applaudire o restare senza saliva a forza di sputi contro l'attore/attrice di turno è uno sport tutto nuovo e decisamente in fase di espansione. Importa poco se tutto è pura teoria, tutto rimandato all'uscita effettiva della pellicola. Dopotutto che possiamo saperne, si chiacchiera di aria fritta. E alla resa dei conti, i giudizi sbagliati non sono neppure mancati. Ricordate il dissenso per la statura di Hug Jackman, troppo alto per incarnare Wolverine, quando vedemmo le prime immagini del casting relativo al primo X-Men di Bryan Singer? E della valanga di pomodori lanciati alla foto di Quicksilver interpretato da Ewan Peters, ne vogliamo parlare?



Stavolta però il discorso è diverso. Parliamo del nuovo film dedicato ai Fantastici Quattro per la regia di Josh Trank, regista che si è fatto notare per l'esperimento Chronicle, pellicola girata in POV che esplorava il mondo dei superpoteri senza attingere a nessuna fonte fumettistica cartacea. I Fantastici Quattro, al cinema, hanno avuto finora poca fortuna. Non impelaghiamoci sui titoli precedenti, e non per cieco disprezzo, ma perché ci porterebbero fuori strada. Parliamo di Trank e del suo film, del quale è da poco uscito il trailer, e delle aspettative che, contro ogni previsione, è riuscito a conquistare. Sì, perché fino a poche settimane fa, il film sulla prima famiglia Marvel diretto da Trank era tra le produzioni più ignorate, dileggiate, sottovalutate dal fandom. Il concetto di reboot (nel senso di nuovo punto di partenza senza legami con le pellicole precedenti) è sempre spinoso. Sicuramente l'annuncio che il personaggio chiave di Johnny Storm, la scoppiettante Torcia Umana, il membro più spettacolare del gruppo, non sarebbe stato un giovane guascone biondo, ma l'attore Michael B. Jordan, che essendo di colore si colloca molto distante dalla figura conservata per decenni nell'immaginario dei lettori di mezzo mondo, aveva gettato parecchia acqua sul fuoco. La ribattezzata Torcia Nera è stata la pietra dello scandalo che ha suscitato prima un'ondata di indignazione generale (e giù a premettere di non essere razzisti, ma...), poi la rimozione del film di Trank dall'agenda dei progetti più attesi, quasi non esistesse neppure più.


Le acque sono tornate a bollire quando è stato annunciato l'intero cast e sono state pubblicate le foto. Un vero tornado nelle menti dei marvel fans, funestate da un casting a base di attori giovanissimi e tutti clamorosamente fuori ruolo. Non hanno aiutato neppure il rumor riguardo una Sue Storm che probabilmente non amerà Reed Richards ma (forse) Ben Grimm (interpretato stranamente da Jamie Bell, l'ex bambino danzante di Billy Elliot) e l'origine totalmente riscritta del Dottor Destino, qui un giovane e arrogante blogger. Meno scalpore ha suscitato il riferimento alla Zona Negativa e al suo ruolo nell'acquisto dei poteri da parte del quartetto. Niente raggi cosmici, sorry. Del resto, “raggi cosmici” significa poco, visto che quando Fantastici Quattro iniziò le pubblicazioni i viaggi nello spazio erano appena iniziati e di cosa c'era effettivamente là fuori non si sapeva praticamente nulla. E poi c'è la versione Ultimate a fare da capro espiatorio. La serie era brutta, ma l'espediente della Zona come fonte delle origini non era proprio da scartare. Mettiamoci i volti giovani e poco empatici degli altri interpreti e la frittata è stata fatta. Fantastici Quattro di Josh Trank era il male, e nessuno lo aspettava proprio più, se non per vituperarlo ancora e pure svogliatamente.

Che cosa è cambiato, allora, nelle ultime settimane? Due cose, fondamentalmente.


Intanto, Josh Trank ha rotto il silenzio e ha parlato diffusamente della sua idea del film e di come intende rivisitare il quartetto. In un'intervista succosa ha affermato che per approcciare a questi quattro supereroi e alla loro nemesi si è ispirato al cinema “del corpo” di David Cronenberg. Il racconto avrà un tono cupo e molto spazio sarà dato alle mutazioni mostruose e shockanti che i protagonisti dovranno subire. «Alcune scene» ha affermato Trank, «vi ricorderanno film come Scanners e La Mosca

Il secondo evento è stata l'uscita del primo trailer. Un video di pochi minuti che per atmosfere ricorda recenti colossi della fantascienza d'autore (Interstellar, Gravity), una colonna sonora cui ha contribuito nientemeno che Philip Glass, ma soprattutto alcune scene, velocissime e seminali, che sembrerebbero confermare la lettura fantascientifica e cronenberghiana annunciata da Josh Trank.

I Fantastici Quattro come Scanners e La Mosca, quindi.

Sarà vero?


Certo, se a Trank riesce di mandare la palla in buca sarebbe uno sballo.
Resta il fatto che i Fantastici Quattro marvelliani ne uscirebbero snaturati. Ma sarebbe così grave?
L'idea base, il tono della serie (soprattutto all'inizio della gestione di Lee e Kirby) erano tra le più leggere, ingenue, e quindi tra le più difficili da traghettare nel linguaggio cinematografico senza scadere in un prodotto infantile, oppure senza tradirne gli aspetti iconici.

La sensazione che suscita questa campagna mediatica è strana. Come se ogni mossa pubblicitaria avesse giocato con gli umori del fandom a bella posta, quasi ci si stesse divertendo a provocarli.
Adesso è abbastanza chiaro che il film di Trank (a prescindere sia bello o brutto) si propone come un esperimento fuori dal coro. In una fase commerciale in cui l'aderenza alla fonte fumettistica si dimostra vincente, questo titolo sembra imboccare deliberatamente la strada opposta, e presentarsi come una rivisitazione che prenderà spunto dall'essenza dei personaggi, ma che si riserva di sviluppare atmosfere e contenuti tutti suoi.


Qualche parentela (ideale) con l'Hulk di Ang Lee? Anche quel film fu disprezzato da molti, né mancarono spettatori infuriati che affermarono che con Hulk la pellicola di Lee non aveva niente a che vedere.

Sorge il sospetto che persino la scelta di un attore afro per il ruolo tradizionalmente biondoocchioceruleoragazzobiancoammerigano di Johnny Storm abbia poco a che fare con il politically correct imperante. Si è scritto tanto, si è detto tanto, della scelta mediatica di un attore nero solo per ragioni politicamente inclusive. Si è parlato del rapporto fratello-sorella con Sue, del fatto che saranno fratelli adottivi (ed è Sue, la ragazza bianca, a essere stata adottata). Ci si è pure chiesti (legittimamente) perché non fare di loro due fratelli dalle madri diverse... e tutto potrebbe starci. Quello che irrita è la difesa fuori luogo (miope, e probabilmente involontaria) del concetto di famiglia naturale (ebbene sì). C'è persino chi ha detto che Johnny e Sue non possono essere fratelli adottivi, giacché una delle caratteristiche fondanti dei Fantastici Quattro è il loro essere famiglia, e che sarebbe un peccato rinunciare a questo legame fondamentale tra i personaggi.

Perdonate. Sorvolando sul fatto che essere stati adottati non rende meno famiglia... ricordiamoci di Ben Grimm. Nel quartetto ha sempre svolto il ruolo dello zio, un po' come se fosse il fratello di Reed. Ma non lo è. E' solo un vecchio, carissimo amico. Eppure nessuno si è mai sognato di dire che la Cosa non facesse parte della Prima Famiglia Marvel. E non credo si comincerà adesso.
E sì, i fumetti non saranno più una cosa per bambini, ma a volte certe cose vanno ricordate ugualmente.


Tornando alla Torcia Nera, esiste una minuscola possibilità che il politically correct sia solo un pretesto, e che in realtà si tratti di un gancio mediatico che si sta rivelando anche piuttosto efficace. Oltre a far tanto parlare, il Johnny Storm afro era solo l'apripista di un intero cast che a un lettore accanito non può che apparire disastroso. Sì, disastroso, se quello che ci si aspetta, che si desidera, è una trasposizione su schermo pedissequa e rassicurante del fumetto che abbiamo sempre letto.

Il trailer ci mostra (per pochissimi secondi) una Cosa esplodere da una massa rocciosa apparentemente informe. Una torcia infiammarsi da lontano per un istante e un braccio protendersi fuori scena (forse allungandosi) con grande fatica. Niente di tutto questo garantisce che alla fine della fiera vedremo un film riuscito, o realmente in linea con l'estetica fantascientifica e “corporale” di David Cronenberg. Ma se si voleva giocare sul contrasto, sulla variante di icone amatissime, penso che il progetto sia ormai scoperto.
E il titolo? La grafica del logo originale si presenta così: FANT4STIC. Come se il vero titolo fosse, insomma "Fantastico" e il numero "4" fosse in qualche modo suggerito, implicito, ammiccante.
I Fantastici Quattro di Josh Trank, comunque vada, non sembra proporsi come un cinefumetto convenzionale, ma come una fantasia arbitraria su un modello di cui resteranno soltanto alcune tracce essenziali. Questo ci induce ad attenderlo con curiosità, se non altro per scoprire cosa diavolo hanno combinato, e se magari tante deroghe al fumetto non possano produrre alla fine uno spettacolo cinematografico perlomeno interessante.


Giusto? Sbagliato? Chi lo sa? E ancora una volta abbiamo parlato e scritto di aria fritta. Quello di cui discorriamo veramente, noi nerd, quando ci avventuriamo in queste congetture, sono le nostre passioni, quello che ci piacerebbe vedere e quello che temiamo di trovarci davanti. Niente di più.
Il resto è solo attesa e speranza di riuscire ancora a stupirsi.


[Articolo di Filippo Messina]