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mercoledì 11 marzo 2015

Gennaio, di Luca Vanzella e Giopota

Gennaio: un racconto breve scritto da Luca Vanzella e disegnato da Giopota. Potete leggerlo online su ISSUU, scaricarlo... condividerlo. Leggero come un fiocco di neve, delicato e potentissimo nella sua semplicità. L'inizio di una relazione omosessuale sullo sfondo di una realtà fantastica, sognante... come il mondo potrebbe essere... o forse è, quando una certa corda nel cuore inizia a vibrare. Un esperimento narrativo e grafico di grande freschezza che speriamo sinceramente abbia presto un seguito.

martedì 6 gennaio 2015

Auguri per l'Epifania di Malacopia da Radio Orsa


Malacopia è un collettivo bolognese (ma ha collaboratori sparsi su parecchie zolle del suolo italico) che si occupa di tutto quanto faccia arte, cultura, spettacolo, intrattenimento. E lo fa in modo leggero, dissacrante e piacevolmente informale. Radio Orsa, invece, è una giovane realtà mediatica con la quale il collettivo culturale (giocosamente ammantato di Bear Culture) collabora da un po'. Attingiamo agli auguri del simpatico Marco Melluso (volto pubblico di Malacopia) per associarvi i nostri lazzi altroquandiani. Sopravvissuti alle feste? Vi sentite abbastanza cattivi per tirare la testa fuori dalle macerie e affrontare il nuovo anno? Avete mangiato troppo? Non avete mangiato abbastanza? Come che sia... ci sarà sempre un altro quando. Spaccate tutto.

lunedì 29 dicembre 2014

Vime, Altroquando e l'anno che è trascorso...



Dobbiamo proprio fare il punto dell'anno che si sta concludendo? Per forza? Magari qualcuno pensa sia meglio dar per scontato che per tutti sia stato "un anno eccezionale", e propone applicazioni invasive e ottuse. E' il trend del momento su Facebook, la raccolta delle foto (anche quelle più tristi, le più truculenti, le più amare), assemblate in automatico per imporre una visione festiva forzosa, omologante, dall'encefalogramma piatto.

Beh, alle volte qualcosa di simpatico viene fuori lo stesso. Uno stato di Facebook a commento di questa irritante applicazione ha colpito la fantasia del nostro amico Vime, fumettista amatoriale attivo contro l'omofobia con il fumetto satirico Supergay, che sbeffeggia l'italietta arretrata e tuttora fanalino di coda in Europa sul versante dei diritti delle coppie di fatto. Lo stato Facebook del sottoscritto (ridotto e sfrondato da qualche parolaccia di troppo) è diventato quindi il testo di una tavola che ha per protagonista il superpaladino dei diritti LGBT (ma anche occhio critico delle derive culturali italiane). Che dire al riguardo? Grazie per l'attenzione, grazie per il lavoro e per esserci. E per il nuovo anno, tra le altre cose, auguriamoci che Supergay trovi l'editore che sta cercando.






«...ecco come è stato il tuo anno!»
Ma che cavolo vuoi saperne TU, stupido, ottuso, invadente software?! Per quattro foto del menga, molte delle quali sono immagini di estranei, illustrazioni scaricate dalla rete e cazzate varie? Ma si può sapere come ti permetti di fare le pulci all'anno che ho passato? Nel bene come nel male. E' vero che c'è gente che si scatta selfie pure al cesso. E' vero che c'è gente che ormai vive sul social più che per la strada. E' vero che tanti si nutrono della disinformazione bufalica (con indignazioni annesse) più che con i buoni, vecchi quotidiani. Come hai passato il tuo anno significherebbe "lo hai passato tutto su Facebook, coglionazzo!". Più che un invito a festeggiare mi sembra uno sberleffo, un marameo. Un urlo alla Tarzan del social che celebra la sua vittoria su di noi. E forse, in fondo in fondo, tanto lontano non ci va.



giovedì 12 giugno 2014

Viste Larghe - il 19 Giugno al Border Line di Palermo



Altroquando lascia la sua orma sul Palermo Pride 2014 con VISTE LARGHE, una mostra di Bear Art che recupera l'immaginario ursino, da sempre caratteristico nelle nostre attività per la cultura LGBTQ, e ripropone alla città di Palermo l'artista italiano VISTE, con una selezione di suoi lavori nuovi e classici. La Bear Art è un tag riferito all'illustrazione (ma anche alla fotografia) dedicata all'estetica gay bear, cioè la celebrazione erotica degli uomini massicci, di cui esiste una foltissima schiera di autori a livello internazionale. 


Il lombardo Viste è stato tra le prime firme nostrane a emergere in rete, e anche tra i primi illustratori bear a mettere a disposizione le sue opere per Altroquando, in occasione delle mostre da noi allestite presso la nostra libreria. Viste è un grafico professionista che, nell'ambito dell'illustrazione a tema omosessuale, ha al suo attivo anche delle collaborazioni con la rivista giapponese G-Men. I suoi uomini (che lui definisce una via di mezzo tra orsi e tori) sono tutti caratterizzati da una cifra stilistica molto riconoscibile che ha fatto dell'autore un brand popolarissimo sul web. Ambientazioni militari, venate di un erotismo spesso speziato da ironiche tensioni sadomaso, sono il palcoscenico in cui più di frequente vediamo esibirsi le icone erotiche di Viste. La forza bruta, la fatica dell'allenamento e l'ambiguità dei rapporti tra soldati e ufficiali, rappresentato in modo ruvido ma giocoso, risulta agli occhi una bizzarra miscela di temperamento rude e tenerezza. Non mancano momenti figurativi dedicati al sentimento e al gioco spensierato. Viste è un illustratore, ma è evidente che il suo lavoro si nutre molto di un immaginario a fumetti. Lo scopriamo dalle allusioni parodistiche, e dalla struttura pressocché vignettistica di molte sue opere che raccontano momenti di intensa vita militare.

Per il Palermo Pride 2014, l'arte di Viste torna a Palermo. Tanti anni fa, quando Altroquando produsse la fanzine WOOF!, dedicata alla divulgazione della cultura degli orsi, il sottobosco LGBTQ ursino locale era ancora sommerso. Oggi cammina a testa alta, partecipa al Pride e organizza i suoi eventi. VISTE LARGHE è un'occasione per ricordare quella tappa nella nostra evoluzione culturale, nella nostra consapevolezza, e per guardare al futuro del movimento LGBTQ palermitano, delle sue declinazioni mediatiche e della frangia sua ursina.
Nel corso della mostra, sarà messa a disposizione dei visitatori la giacenza della fanzine WOOF!, rivista gay bear autoprodotta da Altroquando per cinque anni, e oggi un piccolo classico nella storia del movimento LGBTQ palermitano.


domenica 18 maggio 2014

Verso il Palermo Pride 2014 (...e Altroquando è ancora qui)


2014: nella nostra Palermo torna il Pride, per il quinto anno di seguito, dopo il partecipatissimo evento nazionale dello scorso 2013. Festa che ricorda il primo atto di dignità e ribellione del popolo lgbt avvenuta nel locale americano Stonewall, nel 1969. Manifestazione politica, volta a compattare le diversità e a sottolinearne il valore, nella costante rivendicazione di diritti fondamentali, ancora ignorati se non calpestati in Italia come in altri paesi, in un insensato braccio di ferro con un progresso civile che sembra invece riguardare altre aree del mondo.


Il Pride torna ancora una volta a Palermo, quindi, e sarebbe ingenuo non attendersi il consueto codazzo di polemiche, detrazioni, provocazioni. Noi di Altroquando (un tempo fumetteria sul Cassaro, oggi associazione culturale volta a integrare il mondo fumettistico con contenuti sociali tra cui l'identità lgbt) saremo anche stavolta in strada, a marciare con tutti gli altri, a contribuire, nel nostro piccolo, alla buona riuscita di un evento che ha sia la funzione di una festa, sia di un atto politico, sia di un termometro dello stato di salute di una democrazia. Il Pride è (o dovrebbe essere) anche strumento di maturazione, confronto, volto a sdoganare, con la sua ciclicità, più realtà umane solitamente sommerse nel corso dell'anno.

 

Sin dal 2010, noi di Altroquando ci siamo distinti per una pacifica polemica con il Pride di Palermo. Quello riguardante il simbolo scelto. Quell'asterisco troppo simile (identico!) alla Star of Life, logo internazionale dei paramedici, colorato di rosa dalle associazioni paramediche femminili statunitensi (e oggetto di fitto merchandising). La sovrapposizione tra un simbolo che da decenni è associato al mondo della sanità ci ha sempre dato un certo fastidio, e le cose – in cinque anni – non sono cambiate. Sono, forse, peggiorate, ed è per questo, che per essere presenti, anche oggi, come già nello scorso 2013, adotteremo una “controfigura” dell'asterisco scelto dal collettivo che organizza il Palermo Pride. Un asterisco con il medesimo colore, il medesimo numero di punte, ma differente nella sua sagoma. Chi ha pensato che la polemica si estinguesse con l'assenza nel nostro fondatore, il compianto Salvatore Rizzuto Adelfio, si sbagliava. Siamo ancora qui, con la nostra opinione “inutile” (come in tanti hanno voluto definirla) e continueremo a ricordarla Pride dopo Pride. Francamente, non ci soddisfa sentirci dire che l'asterisco che noi non apprezziamo è applaudito dalle masse. Ce ne strasbattiamo che qualcuno lo ha proiettato sulla facciata della cattedrale. Avrebbe fatto lo stesso con la Pukka se questa fosse stata adottata come simbolo del Palermo Pride. Inoltre, ricordiamoci che in Italia migliaia di persone continuano a sostenere Sivlio Berlusconi nonostante tutto. Migliaia di persone acquistano i dischi di Gigi D'Alessio. Migliaia di persone fanno sbancare al botteghino i cinepanettoni con Boldi e De Sica, e migliaia di persone visualizzano su Youtube i video di Rosario Muniz. Pertanto, da soggetti abituati a fare della politica il loro mestiere, gradiremmo delle argomentazioni un po' più articolate del banale “viva cu vince!”. Ci spiace, non consideriamo la voce del popolo come la voce di dio. Ma andiamo oltre. Riteniamo la polemica sulla forma dell'asterisco ormai consumata alla luce di un altro fatto, a nostro parere più grave. Ed è questo secondo punto (per noi, oggi, divenuto il primo) che intendiamo portare avanti. Per questo riproponiamo, senza cambiare una virgola, un intero paragrafo del nostro post dell'anno scorso. Ormai una lettera aperta a chi cura il Palermo Pride e alla città tutta.

Il logo (praticamente identico a un simbolo internazionale legato ai frangenti più spiacevoli della vita) è soltanto un campanello d'allarme. La nostra scelta di modificarne la sagoma è stata dettata solo dalla volontà di essere presenti con una “controfigura” che possa aprire un nuovo dialogo per i Pride futuri. Infatti, non possiamo nascondere che il Palermo Pride (bellissima novità cittadina degli ultimi anni) ha una struttura mediatica che non ci persuade. E' l'unico Pride in tutto il mondo ad avere (e a conservare in modo pertinace) un logo (peraltro semanticamente sbagliato) sempre uguale e immutabile, laddove tutte le altre città ne producono uno nuovo ogni anno.
Nato (lo sappiamo bene) con l'intento di essere un Pride fortemente politicizzato e inclusivo, quello di Palermo si è presto lasciato sedurre dalle sirene del facile consenso popolare, e il suo logo è diventato una sorta di brand commerciale, difeso ossessivamente ed esibito da tanti con la stessa passione con cui altrove si sfoggia il logo della Nike. Eppure il Pride LGBT dovrebbe essere la manifestazione-festa anticonformista per eccellenza, mutevole e in continuo sviluppo. Invece ci ostiniamo a sventolare e a dipingere sulle nostre facce, ogni anno, lo stesso identico simbolo. Forse per il bisogno ancestrale di sentirsi parte di un clan, di una crew. Pulsioni che richiamano alla mente il tipico provincialismo del nostro Sud, sempre ansioso di distinguersi, ma - sembrerebbe - non di maturare davvero. Il Pride dovrebbe simboleggiare un valore liberatorio con un milione di facce, e proprio per questo, in quanto politicamente caratterizzato, dovrebbe tendere ad andare controcorrente e non ostinarsi a sguazzare in un ripetitivo trend. Bocciare sul nascere la proposta di organizzare un concorso contest per le scuole d'arte di Palermo, alla ricerca di un nuovo logo da adottare di anno in anno (diventando, nello stesso tempo, presenti presso realtà accademiche dove di norma gli argomenti LGBT non esistono) ha lasciato il posto alla facile sbornia dell'omologazione.

Quel che vorremmo vedere, è la forza di un cambiamento, il coraggio di andare oltre, la possibilità di interagire con realtà finora escluse.
Detto questo, viva il Pride. Buon lavoro a tutti gli operatori. E come in tutti gli anni passati, ci si vede in piazza.



domenica 19 gennaio 2014

Arriva Chozen! (e anche i sub in italiano)

 

Chozen, sitcom animata fresca di esordio negli Stati Uniti (l'episodio pilota è andato in onda il 13 Gennaio 2013 sul canale FX) è probabilmente una delle serie animate più innovative e particolari degli ultimi anni, o perlomeno avrebbe tutte le carte in regola per diventarlo.
Ambientata nel controverso mondo del rap, con tutto il corollario di malavita, droga, virilità in eccesso e provocazioni assortite, si colloca sin da subito fuori dagli schemi presentando un protagonista omosessuale. Primo punto di distanza, laddove la cultura rap (di cui Eminem è la caricatura estrema) vive spesso di omofobia e machismo ostentato. Altro elemento dissonante è la connotazione Bear dell'eroe e dell'eros che propone la sua estetica alternativa attraverso le oniriche cavalcate rap (di grande impatto la scena del ballo nella fontana).
 

Chozen è a suo modo una sorta di moderno e ironico conte di Montecristo tornato per prendersi la sua vendetta. Giovane ciccione dal cuore d'oro e aspirante rapper che finisce vittima dei maneggi di un collega, poi gangsta rapper affermato e senza scrupoli, che gli rovina la vita spedendolo in prigione innocente come capro espiatorio dei propri eccessi. Ma dopo dieci anni, Chozen emerge dalla detenzione trasformato. Da ingenuo cicciotto a orsone risoluto e carismatico, pronto a prendersi la rivincita contro il mondo dello spettacolo e quello che è diventato il suo principale nemico e concorrente. Chozen è un rapper fuori dagli schemi consueti, alternativo, che infrange i cliché principali del mondo di cui va alla conquista episodio dopo episodio. A dargli voce è il comico Bobby Moynihan che ricordiamo per la partecipazione a Saturday Night Live. In America, la comunità gay bear ha accolto la serie con simpatia, facendo in fretta di Chozen una nuova icona Bear che rompe gli argini e si presenta come un nuovo veicolo per sdoganare contenuti alternativi. Almeno in potenza. L'esordio è simpatico, e procederà su FX ogni lunedì. Non siamo certi che lo vedremo in Italia tanto presto. Pertanto, godetevelo in lingua originale... con i nostri sottotitoli in italiano. Li potete scaricare facendo clic sul link qui sotto, direttamente dal sito opensubtitle.org.  Tenete presente che lo slang, in questa serie, è la norma, e tradurre certi dialoghi, comprese le performance rap dell'eroe principale - infarcite di lazzi e oscenità fantasiose - non è affatto semplice. In alcune parti si è scelto di rendere il senso generale laddove una traduzione letterale non avrebbe aiutato la comprensione. 
Buon divertimento.
RIVALSA!



 

martedì 5 novembre 2013

Il Condom Assassino (il film... e i nostri sottotitoli in italiano)

Non è facile trovarlo, ma la visione vale la fatica della ricerca. E' "Kondom des Grauens" ("Killer Condom" il titolo per l'edizione internazionale) tratto ovviamente da "Il Condom Assassino", divertente romanzo a fumetti di Ralf Konig, edito in Italia da Mare Nero. Il film è una produzione tedesca del 1996, diretto da Martin Walz e interpretato, tra gli altri, da Udo Samel (bravo attore dal curriculum di tutto rispetto, presente anche in "Palermo Shooting" di Wim Wenders) che incarna il personaggio dell'ispettore Luigi Mackeroni in modo semplicemente perfetto. Il film, che racconta la lotta di un rude poliziotto siculo-americano gay contro un misterioso e vorace preservativo carnivoro, fu distribuito sul mercato internazionale dalla famigerata Troma, che lo diffuse anche nel nostro paese direttamente in videocassetta con sottotitoli in inglese. Inutile dire che reperirlo non è facilissimo.
Oggi, dopo qualche giorno di fatica del sottoscritto, i sottotitoli italiani di questo bizzarro film hanno visto la luce. Finalmente ho potuto gustarlo, e posso dire che il giudizio è positivo. La pellicola è briosa, Udo Samel carismatico quanto sexy e tutto il cast affiatato. La curiosità più succulenta consiste nel fatto che il "mostro" e parte delle scenografie portano addirittura la firma illustre di H.R. Giger, artista noto anche per essere il "creatore" del mitico Alien.
La pellicola ripropone abbastanza fedelmente le situazioni e i personaggi visti nel fumetto di Konig, ma si prende nello stesso tempo delle significative libertà, approfondendo l'origine della creatura (cosa che nel fumetto rimane avvolta nel mistero) e impostando il racconto come un pamphlet contro l'omofobia, sia pure attraverso la lente della commedia grottesca. Sforzo apprezzabile anche oggi, visti i tempi di intransigenza cattolica e di moralismo d'accatto, che fanno risultare questo film degli anni 90 una pellicola incredibilmente attuale. L'ambiente gay e del sesso estremo è descritto con toni surreali e farseschi che infondono alle trasgressioni mostrate un tocco di divertita innocenza.
Una menzione particolare merita il protagonista, l'attore Udo Samel, volto noto del cinema tedesco. Bravo, intenso, ironico e affascinante. Leggete il fumetto, vedete il film, e non riuscirete più a immaginare un detective Mackeroni diverso. Il portale del cinema "MyMovies", nella biografia dedicata all'attore, a proposito di "Killer Condom" si esprime così: "...nel 1996 prende parte a uno dei film peggiori di tutta la storia del cinema: Killer Condom / storia di un preservativo assassino (sob!)". Il tono del commento, compreso quell'irritante "sob!" tra parentesi, tradisce un sottotesto decisamente snob per non dire omofobo (successivamente, viene detto che l'attore per "ripulire" la sua immagine torna a girare film d'autore). Ne emerge anche una discreta superficialità. E' evidente che chi scrive non ha idea di chi sia Ralf Konig, dell'importanza del suo ruolo nell'ambito della cultura fumettistica (non solo a tema gay) e dei contenuti sociali celati nell'opera. Viene sottovalutato il messaggio metaforico del racconto grottesco (la paura dell'Aids, la paura del sesso, il fanatismo puritano, l'odio irrazionale contro i diversi) per arenarsi in un atteggiamento intellettualoide che equipara "Killer Condom" a prodotti molto più modesti come "Il ritorno dei pomodori assassini". Triste.
"Kondom des Grauens" non sarà un capolavoro, ma è un film godibilissimo, che diverte e si fa ricordare.
Consigliato, in questo periodo zeppo di remake inutili e pomposi action movie statunitensi.




Altri sottotitoli ITA by Altroquando per film a tematica LGBT inediti in Italia:

- Cachorro
- Chuecatown
- Bearcity


lunedì 12 agosto 2013

Lettera dell'attore Stephen Fry contro le Olimpiadi a Mosca.



Lettera dell'attore Stephen Fry contro le Olimpiadi a Mosca. 

“Gentile Primo Ministro, M Rogge, Lord Coe e membri del Comitato Olimpico Internazionale,Scrivo nella più sincera speranza che tutti quelli di voi con un minimo di spirito olimpico e amore per lo sport terranno a mente la macchia sui cinque Anelli Olimpici che venne lasciata quando gli stessi Giochi Olimpici di Berlino del 1936 proseguirono sotto l’esultante egida di un tiranno che, appena due anni prima, aveva tramutato in legge un decreto che isolava e perseguiva una minoranza sociale la cui unica colpa era quella di essere venuti al mondo. Nel suo caso, egli probì agli ebrei di ricoprire ruoli pubblici o accademici, si assicurò che la polizia fosse pronta a chiudere un occhio sopra ogni eventuale pestaggio, furto o umiliazione che venisse loro inflitto, bruciò e vietò libri scritti dagli stessi ebrei. Dichiarò che essi “inquinavano” la purezza e la tradizione di quello che doveva essere tedesco, che essi stessi erano una minaccia per lo stato, per i bambini e per il futuro del Reich. Incolpò loro simultaneamente per i crimini del Comunismo che si escludevano a vicenda e per voler controllare i capitali internazionali e le banche. Li incolpò di voler rovinare la cultura con il loro liberalismo e diversità. Il comitato olimpico del tempo prestò nessuna attenziona a questo male e diede il via alle note Olimpiadi di Berlino, con il solo risultato di fornire un palco ad un glorioso Führer e accrescere il suo prestigio in casa e all’estero. Gli diede confidenza. Tutti gli storici sono d’accordo su questo. Quello che poi egli fece con tale confidenza è noto a tutti noi.

Putin sta ripetendo questi crimini insani in maniera subdola, questa volta contro la comunità LGBT russa. Pestaggi, assassinii e umiliazioni sono ignorati dalla polizia. Ogni forma di difesa o di sana discussione dell’omosessualità è contro la legge. Ogni affermazione, per esempio, che Tchaikovsky fosse gay e che la sua arte e la sua vita riflettono la sua sessualità e sono di ispirazione per altri artisti gay verrebbe punita con la galera. Semplicemente non è abbastanza dire che gli olimpionici gay potrebbero o non potrebbero essere sicuri nel loro villaggio. Il Comitato Olimpico Internazionale deve, nella maniera più assoluta, prendere una ferma posizione a nome di tutta l’umanità che è chiamato a rappresentare contro tali leggi barbare e fasciste che Putin è riuscito a spingere nella Duma. Non ci dimentichiamo che gli eventi olimpici erano soliti essere non solo di natura atletica, ma includevano anche competizioni a livello culturale. Lo sport, ammettiamolo, è cultura. Lo sport non vive in una bolla al di fuori della società e della politica. L’idea che lo sport e la politica non siano connessi è peggiore dell’ipocrisia, peggiore della stupidità. È malvagiamente e volutamente sbagliato. Tutti sanno che la politica è legata a tutto per il significato stesso del termine “politica” dal grego “fare con il popolo”.

Un divieto assoluto ai Giochi Olimpici russi del 2014 a Sochi è semplicemente necessario. Fateli da qualche altra parte, in Utah, Lillyhammer, ovunque voi vogliate. Ad ogni costo, Putin non può essere visto come se avesse l’approvazione di tutto il mondo civilizzato.

Egli sta facendo della popolazione gay un capro espiatorio, proprio come Hitler fece con gli ebrei. Non possiamo permettergli di farla franca. So di cosa parlo. Ho visitato la Russia, ho fronteggiato il deputato che introdusse la prima di queste leggi, nella sua città di San Pietroburgo. Ho guardato in faccia quell’uomo e, di fronte ad una telecamera, ho provato a ragionare con lui, contraddirlo, fargli capire quello che stava per fare. Ciò che vidi in ritorno fu quello che Hannah Arendt chiamò, memorabilmente, “la banalità del maligno”. Un uomo stupido ma, così come tanti altri tiranni, uno con un naturale istinto per sfruttare una popolazione scontenta dando loro capri espiatori. Putin forse non è così brutale e stupido come il deputato Milonov ma i loro istinti sono gli stessi. Può anche affermare che i “valori” della Russia non sono i “valori” dell’occidente ma questo è in totale disaccordo con la filosofia di Pietro il Grande e contro le speranze di milioni di russi, quelli che non sono nella morsa di quella mistura tossica fatta della violenza delle teste rasate e religioni bigotte, quelli che stanno agonizzando mentre vedono la democrazia retrocedere e il sorgere di nuove autarchie, proprio nella stessa madre terra che già ne ha sofferto così tanto (e la cui musica, letteratura e teatro, tra l’altro, amo con passione).

Sono gay. Sono ebreo. Mia madre ha visto cadere più di una dozzina di parenti sotto l’anti-semitismo di Hitler. Ogni volta che in Russia (e ciò accade constantemente) un adolescente gay è costretto a suicidarsi, una ragazza lesbica violentata a fini “correttivi”, uomini e donne gay picchiati a morte dai nuovi delinquenti Nazi mentre la polizia russa se ne sta a guardare, il mondo si riduce e io, tra tutti, mi ritrovo a piangere ancora una volta nel vedere la storia che si ripete.

“Tutto quello di cui il male ha bisogno per trionfare sono uomini buoni che non facciano nulla”, così scrisse Edmund Burke. Uomini e donne del COI, siete voi quei “buoni” che permettono al male di trionfare?

Le Olimpiadi Estive del 2012 sono state uno dei momenti più gloriosi della mia vita e quella del mio Paese. Ci fossero i Giochi Olimpici russi, ciò macchierebbe per sempre l’intero movimento e spazzerebbe via tutta quella gloria. I Cinque Anelli ne rimarrebbero macchiati per sempre, imbrattati e rovinati agli occhi del mondo civilizzato.

Vi sto supplicando di resistere all pressioni del pragmatismo, dei soldi, della codardia oleosa dei diplomatici e innalzarvi risolutamente e con fierezza per l’umanità del mondo, come il vostro movimento è chiamato a fare. Sventolate la vostra bandiera olimpica con orgoglio proprio come noi uomini e donne gay sventoliamo la nostra bandiera arcobaleno con lo stesso orgoglio. Siate abbastanza coraggiosi da essere all’altezza dei giuramenti e dei protoccolli del vostro moviento, che ci terrei a ricordarvi di seguito:

Regola 4: Cooperare con le oganizazioni pubbliche o private competenti e le autorità nell’intento di mettere lo sport al servizio dell’umanità e di conseguenza di promuovere la pace.
Regola 6: Agire contro ogni forma di discriminazione che possa turbare il Movimento Olimpico
Regola 15: Incoraggiare e supportare le iniziative atte ad unire lo sport con la cultura e l’istruzione

Mi rivolgo specialmente a lei, Primo Ministro, uomo di cui ho il più alto rispetto. Nonostante leader di un partito a cui mi sono opposto e che ho instintivamente respinto per quasi tutta la mia vita, ha mostrato un determinato, appassionato e chiaro impegno in fatto di diritti della comunità LGBT e ha aiutato a spingere la legge per i matrimoni gay in entrambe le camere del nostro parlamento nonostante la veemente opposizione di parecchi membri della sua stessa fazione. Per questo l’ammirerò per sempre, nonostante tutte le altre differenze che possano esserci tra noi due. Alla fine, credo fermamente che lei sappia quando qualcosa è sbagliato o giusto. La prego, adesso agisca sulla base di quell’istinto.

Vostro, in disperata speranza di umanità

Stephen Fry“

Putin sta ripetendo questi crimini insani in maniera subdola, questa volta contro la comunità LGBT russa. Pestaggi, assassinii e umiliazioni sono ignorati dalla polizia. Ogni forma di difesa o di sana discussione dell’omosessualità è contro la legge. Ogni affermazione, per esempio, che Tchaikovsky fosse gay e che la sua arte e la sua vita riflettono la sua sessualità e sono di ispirazione per altri artisti gay verrebbe punita con la galera. Semplicemente non è abbastanza dire che gli olimpionici gay potrebbero o non potrebbero essere sicuri nel loro villaggio. Il Comitato Olimpico Internazionale deve, nella maniera più assoluta, prendere una ferma posizione a nome di tutta l’umanità che è chiamato a rappresentare contro tali leggi barbare e fasciste che Putin è riuscito a spingere nella Duma. Non ci dimentichiamo che gli eventi olimpici erano soliti essere non solo di natura atletica, ma includevano anche competizioni a livello culturale. Lo sport, ammettiamolo, è cultura. Lo sport non vive in una bolla al di fuori della società e della politica. L’idea che lo sport e la politica non siano connessi è peggiore dell’ipocrisia, peggiore della stupidità. È malvagiamente e volutamente sbagliato. Tutti sanno che la politica è legata a tutto per il significato stesso del termine “politica” dal grego “fare con il popolo”.
Un divieto assoluto ai Giochi Olimpici russi del 2014 a Sochi è semplicemente necessario. Fateli da qualche altra parte, in Utah, Lillyhammer, ovunque voi vogliate. Ad ogni costo, Putin non può essere visto come se avesse l’approvazione di tutto il mondo civilizzato.
Egli sta facendo della popolazione gay un capro espiatorio, proprio come Hitler fece con gli ebrei. Non possiamo permettergli di farla franca. So di cosa parlo. Ho visitato la Russia, ho fronteggiato il deputato che introdusse la prima di queste leggi, nella sua città di San Pietroburgo. Ho guardato in faccia quell’uomo e, di fronte ad una telecamera, ho provato a ragionare con lui, contraddirlo, fargli capire quello che stava per fare. Ciò che vidi in ritorno fu quello che Hannah Arendt chiamò, memorabilmente, “la banalità del maligno”. Un uomo stupido ma, così come tanti altri tiranni, uno con un naturale istinto per sfruttare una popolazione scontenta dando loro capri espiatori. Putin forse non è così brutale e stupido come il deputato Milonov ma i loro istinti sono gli stessi. Può anche affermare che i “valori” della Russia non sono i “valori” dell’occidente ma questo è in totale disaccordo con la filosofia di Pietro il Grande e contro le speranze di milioni di russi, quelli che non sono nella morsa di quella mistura tossica fatta della violenza delle teste rasate e religioni bigotte, quelli che stanno agonizzando mentre vedono la democrazia retrocedere e il sorgere di nuove autarchie, proprio nella stessa madre terra che già ne ha sofferto così tanto (e la cui musica, letteratura e teatro, tra l’altro, amo con passione).
Sono gay. Sono ebreo. Mia madre ha visto cadere più di una dozzina di parenti sotto l’anti-semitismo di Hitler. Ogni volta che in Russia (e ciò accade constantemente) un adolescente gay è costretto a suicidarsi, una ragazza lesbica violentata a fini “correttivi”, uomini e donne gay picchiati a morte dai nuovi delinquenti Nazi mentre la polizia russa se ne sta a guardare, il mondo si riduce e io, tra tutti, mi ritrovo a piangere ancora una volta nel vedere la storia che si ripete.
“Tutto quello di cui il male ha bisogno per trionfare sono uomini buoni che non facciano nulla”, così scrisse Edmund Burke. Uomini e donne del COI, siete voi quei “buoni” che permettono al male di trionfare?
Le Olimpiadi Estive del 2012 sono state uno dei momenti più gloriosi della mia vita e quella del mio Paese. Ci fossero i Giochi Olimpici russi, ciò macchierebbe per sempre l’intero movimento e spazzerebbe via tutta quella gloria. I Cinque Anelli ne rimarrebbero macchiati per sempre, imbrattati e rovinati agli occhi del mondo civilizzato.
Vi sto supplicando di resistere all pressioni del pragmatismo, dei soldi, della codardia oleosa dei diplomatici e innalzarvi risolutamente e con fierezza per l’umanità del mondo, come il vostro movimento è chiamato a fare. Sventolate la vostra bandiera olimpica con orgoglio proprio come noi uomini e donne gay sventoliamo la nostra bandiera arcobaleno con lo stesso orgoglio. Siate abbastanza coraggiosi da essere all’altezza dei giuramenti e dei protoccolli del vostro moviento, che ci terrei a ricordarvi di seguito:
Regola 4: Cooperare con le oganizazioni pubbliche o private competenti e le autorità nell’intento di mettere lo sport al servizio dell’umanità e di conseguenza di promuovere la pace.Regola 6: Agire contro ogni forma di discriminazione che possa turbare il Movimento OlimpicoRegola 15: Incoraggiare e supportare le iniziative atte ad unire lo sport con la cultura e l’istruzione
Mi rivolgo specialmente a lei, Primo Ministro, uomo di cui ho il più alto rispetto. Nonostante leader di un partito a cui mi sono opposto e che ho instintivamente respinto per quasi tutta la mia vita, ha mostrato un determinato, appassionato e chiaro impegno in fatto di diritti della comunità LGBT e ha aiutato a spingere la legge per i matrimoni gay in entrambe le camere del nostro parlamento nonostante la veemente opposizione di parecchi membri della sua stessa fazione. Per questo l’ammirerò per sempre, nonostante tutte le altre differenze che possano esserci tra noi due. Alla fine, credo fermamente che lei sappia quando qualcosa è sbagliato o giusto. La prego, adesso agisca sulla base di quell’istinto.
Vostro, in disperata speranza di umanità
Stephen Fry“

domenica 23 giugno 2013

Palermo Pride 2013

 


E mentre ancora si stanno posando coriandoli e palloncini... qualche brevissimo commento a caldo. Ieri si è svolto il Pride Nazionale nella città di Palermo. Una città che – pur avendo dato i natali all'associazione Arcigay e contando numerosi personaggi e capitoli rilevanti nella storia del movimento per i diritti omosessuali in Italia – era rimasta congelata in una bolla (in realtà tipica di certe resistenze del Sud) per decenni, impermeabile a una manifestazione tanto discussa quanto – soprattutto oggi – necessaria. Necessaria perché il Pride è un esercizio di democrazia, una piazza dove ogni diversità è accolta. Necessaria in quanto scuola di tolleranza e non palcoscenico di scandalo come pensano alcuni. Indispensabile come appuntamento politico in un movimento che conosce anche i suoi punti di contrasto, ma che sotto le bandiere di una festa (nata per ricordare un primo, coraggioso atto di resistenza) finiscono col riunirsi. Da quattro anni, la catena invisibile si è spezzata e il Pride si svolge a Palermo come in tante altre città d'Italia. Il tempo in cui pensavamo che il capoluogo siciliano non fosse maturo per queste esperienze ce lo siamo lasciato alle spalle. Certo, la perfezione per quanto auspicabile non esiste, e le polemiche non sono mancate. Ma non parliamo di miracoli, bensì di un evento gioioso in grado di essere catartico e incoraggiante per molti, giovani e meno giovani. E questo a prescindere dai vari spiriti con i quali è vissuto. Perché il Pride è dimostrazione vivente... un quadro vivente e in movimento... della convivenza delle differenze e del loro peso sul sociale.

A Palermo abbiamo avuto anche un Family Day, confortato – pare – da pochissime adesioni. La tristezza emerge dalle dichiarazioni che ci raggiungono attraverso la rete, e dalle parole insensate che ancora oggi non riconoscono l'evidenza della loro stessa pochezza. «Precisiamo che la nostra manifestazione non intende assolutamente essere in contrapposizione con il Pride...» ci sentiamo dire... Dopodiché ha inizio la consueta e banalissima litania. Cioè... la Natura... quel paradiso dove le creature per sopravvivere si mangiano a vicenda, quel groviglio di amoralità, zeppo di bellezza come di caos e di orrore. Eppure idolatrata in modo ottuso. Sì, perché la Famiglia Naturale è composta da Uomo e Donna (sorvolando sul fatto che la monogamia è un evento culturale e non certo naturale). La Natura non si può violare... Insomma, tale e quale che dire: «Io non sono razzista... solo non mi piacciono i negri!» Contenti loro di apparire così. Gonfino il petto e buon pro gli faccia.
Oggi, l'omofobia porta la maschera. Si trucca quanto e più delle drag queen, e per esprimere il proprio odio si traveste da benaltrismo. Nella fattispecie: la gente perde il lavoro! E tu approvi questa pagliacciata del Pride?! Di tali commenti balza agli occhi l'assoluta incapacità di informarsi... o se preferiamo... la volontà di vedere e comprendere. Come se il Pride palermitano (pur con tutti i suoi difetti e gli aspetti criticabili) non si sia sforzato sin dall'inizio di essere un Pride politico e fare sue le battaglie di altre categorie: in primis quelle dei lavoratori. Ma con certe persone non può esistere dialogo. Si esprimono solo per slogan e sono incapaci di elaborare veramente un pensiero articolato. 


Ad ogni modo... un bellissimo Pride nazionale. E un benvenuto agli Orsi Siculi, finalmente visibili con il loro striscione e le loro pittoresche, simpaticissime presenze. Un'affluenza veramente notevole, tanto che muovendoci nella folla ci siamo accorti di non aver incrociato, quest'anno, persone in cui di solito ci troviamo gomito a gomito, e che sono pure appariscenti. Non perché non ci fossero, ma perché la densità delle partecipazioni rendeva tutto molto più ricco e vario. Anche l'asterisco (che abborriamo per motivi estetici e semiotici) era quasi invisibile. Annegato in un oceano di simboli e di identità differenti. Come è giusto che sia.
Viva il Pride! Viva noi tutti e tutte!