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domenica 28 giugno 2015

Linea 103: Dopo il Pride...




Palermo. Linea 103. Il giorno dopo del Pride LGBT 2015.


Quello scalcinato Talk Show su quattro ruote chiamato Linea 103, "format di approfondimento" che si colloca nell'area dell'estrema destra più ignorante, mi ha veramente rotto i coglioni. 


Un tempo era "vietato parlare al conducente". Ora il conducente ha la "velina" (nei panni di maturi signori, spesso pensionati che evidentemente fanno avanti e indietro sulla vettura perché non hanno altri hobby). Ho già parlato più volte di loro: li chiamo "grilli sparlanti". Ma sono più simili a scimmie urlatrici. Non solo. Ti tirano anche addosso le loro feci.

Come sa bene chi frequenta la linea, il fatto che la vettura sia spesso quasi vuota, trasforma la linea in un salotto ambulante dove si sente di tutto e di più. Normalmente commenti su calcio e... "politica", inframezzati da osservazioni razziste, maschiliste, omofobe. 

E' il 28 Giugno 2015, il mattino dopo del Pride.

La vettura percorre via Roma, e si commenta quel che resta del Pride (anzi... "a festa ri gay" a sentire i pensatori). In realtà, niente di peggio o diverso da quel che si trova al mattino in Vucciria dopo una notte di eterissima (?) Movida. Bottiglie di birra, rifiuti... Ok, non va bene. Come non andrebbe bene dappertutto. Ma questa è un'altra storia. Qui invece sembra essere tutta colpa "ra festa ri froci". L'autista di turno è lo stesso che vorrebbe riaprire i forni crematori per i Rom. Che cosa ti vuoi aspettare? Che sia tenero con una massa di froci festanti che bevono e ballano? Pensi che le sue cellule grige siano in grado di assimilarli alle masse che popolano la Palermo by night con risultati identici? Ovviamente no.

C'è pure un sidekick aggiunto, che sta più indietro. Vicino a me. Troppo. E parla. Parla. Anzi, strilla.

«Un ci manca nenti... su gay... su vastasi... su alcolizzati... e macari puru trocati!»

Mi piacerebbe dire che non è da me. Ma non è vero. Io mi sforzo di apparire bonario, ma sono un tipo irruento. Forse addirittura violento. Mi costa fatica mantenere il controllo. Anche stavolta ho dovuto fare uno sforzo. Ma all'ennesimo raglio non ci ho visto più. Restando seduto, ho voltato la testa e ho detto al "signore" che "i gay l'aviani tutte... ma che iddu parrava assai". E iddu: "Ma parro giusto". A quel punto gli ho detto chiaro e tondo che mi aveva appena insultato quattro volte. E quando ha mostrato di non capire (ma va?!) l'ho cordialmente invitato ad andare per la sua strada e ad allontanarsi da me. Ha trotterellato fino al posto del conducente, ancora impegnato a cinguettare di bottiglie di birra abbandonate e di... "qualche malattia grave". Più vicino alla materia di cui era fatto, probabilmente si è sentito rincuorato. Avere scoperto di essere stato vicino a un gay, alcolizzato, magari pure drogato, doveva averlo sconvolto assai. Poi, per grazia di Dio, è sceso ed è andato a fare in culo dove gli tocca.

Sono stufo. 
E mi rivolgo direttamente all'azienda Amat di Palermo.

Stufo che chiunque si senta in diritto di sparare stronzate, dando per scontato di parlare di creature mostruose e mitologiche che sicuramente non possono nascondersi vicino a lui, perché le riconoscerebbe. Stanco di sentire inneggiare a forni crematori per rom e immigrati... Stanco di sentire tanta ignoranza, odio, pregiudizio esprimersi senza che nessuno intervenga per condannare la puzza di fogna che avvolge quel bus che sono costretto a prendere (da abbonato) per ragioni pratiche. 
Se questa gente ha il coraggio di sparare le sue stronzate è perché nessuno interloquisce. Nessuno manifesta dissenso. Vedere o sentire qualcosa di sbagliato e non intervenire, è un po' come legittimare. Invito l'azienda AMAT di Palermo a conversare con i suoi dipendenti autisti, a ripristinare un religioso silenzio intorno al conducente (che per inciso, tanto è impegnato a ripetere che il ruolo della donna è quello di lavare i piatti, da saltare sistematicamente fermate regolarmente richieste dai passeggeri) e a rendere le linee dei luoghi confortevoli per chiunque paghi il biglietto. Non solo per ignoranti reazionari in vena di blaterare ad alta voce come fossero in taverna. 

Le opinioni sono le loro. Io non ho nessun dovere di doverle ascoltare mentre viaggio.

Una postilla.
 Per rispondere al cialtrone incontrato sul bus stamattina, quello che diceva che "le hanno tutte... gay... alcolizzati... vastasi... magari drogati... Tutte le hanno!" rispondiamo: No. Qualcosa ci manca. La tua ignoranza. La tua cattiveria. Tutti i tuoi pregiudizi. Che vuoi farci? Siamo esseri imperfetti. E meglio PORCO (e gay) CHE FASCISTA!




venerdì 19 giugno 2015

Verso il Palermo Pride 2015



Ci siamo anche quest'anno. L'onda Pride, l'Human Pride, come quest'anno sta venendo lanciato, torna ancora una volta nella nostra città. Palermo, una città per molti versi irredimibile. Una città che vuole cambiare. Una città che non vuole saperne di cambiare nella stessa identica misura in cui sogna il cambiamento. Una città che sta cambiando (in meglio, in peggio?) a prescindere dalle sue intenzioni e dai suoi progetti. Ogni anno le medesime polemiche, stavolta incrudelite dall'aberrante mistificazione progandistica sulla teoria gender. Le solite nenie anche da parte dei gay incravattati contro la "fottuta carnevalata" (come se il Pride non fosse anche un'espressione festiva, né più né meno del vero e proprio carnevale, della festa patronale del Festino e dell'acquisito, commercialmente imposto Halloween, ma senza le medesime motivazioni politiche e storiche). Di transessuali e drag queen, che "danneggerebbero" la causa con i loro lustrini, dimenticando che il movimento per i diritti LGBT è nato proprio dalla resistenza di questi soggetti e non dagli omosessuali più omologati e nascosti. Del resto... come scrive Zerocalcare nella sua "Città del decoro", in un contesto differente, ma universalmente graffiante: «...ce ne sono di bravi, che se ne stanno nascosti nelle fogne, come le Tartarughe Ninja. Non come questi, che si fanno vedere...»
E ci risiamo. Ci risiamo con le manifestazioni, con le rivendicazioni, con le polemiche.


L'importante è esserci. Farsi sentire.
Detto questo. Ormai è un rito. Altroquando c'era sin dal primo, funambolico e riuscitissimo Pride palermitano. Sin dall'inizio ha contestato il logo. Inascoltato. Ogni anno abbiamo riproposto la nostra pacifica polemica, e proposto un logo alternativo, ma sostanzialmente simile: un fiore fucsia. Oggi, in alcuni casi, anche quello ufficiale è stato per certi versi ingentilito, ma non basta ancora. La prematura scomparsa, due anni fa, di Salvatore Rizzuto Adelfio, nostro fondatore, non mette fine alla nostra posizione. Che riproponiamo come ogni anno, ormai uguale, pertinace. Perché non è solo questione di logo. Ma di incapacità di cambiare. Cosa che per un Pride (che appoggiamo comunque) a noi appare un controsenso. Quella Star of Life (simbolo internazionale dei paramedici, sfoggiato in tinta fucsia dalle associazioni paramediche femminili statunitensi) che nessuno (o comunque in pochi) sembrano percepire come qualcosa di esteticamente e contenutisticamente fuori luogo. Per coerenza, in memoria di Salvatore Rizzuto Adelfio e di un argomento sul quale non riuscì a farsi ascoltare, riproponiamo anche quest'anno l'ormai vecchia riflessione. Consapevoli di essere perdenti davanti alla maggioranza. Consapevoli di dover continuare (è il Pride, accidenti!) orgogliosi della nostra differenza.



Il logo del Palermo Pride (praticamente identico a un simbolo internazionale legato ai frangenti più spiacevoli della vita, la Paramedic Cross) è soltanto un campanello d'allarme. La nostra scelta di modificarne la sagoma è stata dettata solo dalla volontà di essere presenti con una “controfigura” che possa aprire un nuovo dialogo per i Pride futuri. Infatti, non possiamo nascondere che il Palermo Pride (bellissima novità cittadina degli ultimi anni) ha una struttura mediatica che non ci persuade. E' l'unico Pride in tutto il mondo ad avere (e a conservare in modo pertinace) un logo (peraltro semanticamente sbagliato) sempre uguale e immutabile, laddove tutte le altre città ne producono uno nuovo ogni anno.

Nato (lo sappiamo bene) con l'intento di essere un Pride fortemente politicizzato e inclusivo, quello di Palermo si è presto lasciato sedurre dalle sirene del facile consenso popolare, e il suo logo è diventato una sorta di brand commerciale, difeso ossessivamente ed esibito da tanti con la stessa passione con cui altrove si sfoggia il logo della Nike. Eppure il Pride LGBT dovrebbe essere la manifestazione-festa anticonformista per eccellenza, mutevole e in continuo sviluppo. Invece ci ostiniamo a sventolare e a dipingere sulle nostre facce, ogni anno, lo stesso identico simbolo. Forse per il bisogno ancestrale di sentirsi parte di un clan, di una crew. Pulsioni che richiamano alla mente il tipico provincialismo del nostro Sud, sempre ansioso di distinguersi, ma - sembrerebbe - non di maturare davvero. Il Pride dovrebbe simboleggiare un valore liberatorio con un milione di facce, e proprio per questo, in quanto politicamente caratterizzato, dovrebbe tendere ad andare controcorrente e non ostinarsi a sguazzare in un ripetitivo trend. Bocciare sul nascere la proposta di organizzare un concorso contest per le scuole d'arte di Palermo, alla ricerca di un nuovo logo da adottare di anno in anno (diventando, nello stesso tempo, presenti presso realtà accademiche dove di norma gli argomenti LGBT non esistono) ha lasciato il posto alla facile sbornia dell'omologazione.


Altroquando di Salvatore Rizzuto Adelfio è ancora qui, e marcerà con il Palermo Pride come già negli anni passati. Con le sue ragioni, i suoi dissensi, la sua collaborazione.
Buon Pride 2015 , e buone riflessioni, a tutti e tutte.


giovedì 12 giugno 2014

Viste Larghe - il 19 Giugno al Border Line di Palermo



Altroquando lascia la sua orma sul Palermo Pride 2014 con VISTE LARGHE, una mostra di Bear Art che recupera l'immaginario ursino, da sempre caratteristico nelle nostre attività per la cultura LGBTQ, e ripropone alla città di Palermo l'artista italiano VISTE, con una selezione di suoi lavori nuovi e classici. La Bear Art è un tag riferito all'illustrazione (ma anche alla fotografia) dedicata all'estetica gay bear, cioè la celebrazione erotica degli uomini massicci, di cui esiste una foltissima schiera di autori a livello internazionale. 


Il lombardo Viste è stato tra le prime firme nostrane a emergere in rete, e anche tra i primi illustratori bear a mettere a disposizione le sue opere per Altroquando, in occasione delle mostre da noi allestite presso la nostra libreria. Viste è un grafico professionista che, nell'ambito dell'illustrazione a tema omosessuale, ha al suo attivo anche delle collaborazioni con la rivista giapponese G-Men. I suoi uomini (che lui definisce una via di mezzo tra orsi e tori) sono tutti caratterizzati da una cifra stilistica molto riconoscibile che ha fatto dell'autore un brand popolarissimo sul web. Ambientazioni militari, venate di un erotismo spesso speziato da ironiche tensioni sadomaso, sono il palcoscenico in cui più di frequente vediamo esibirsi le icone erotiche di Viste. La forza bruta, la fatica dell'allenamento e l'ambiguità dei rapporti tra soldati e ufficiali, rappresentato in modo ruvido ma giocoso, risulta agli occhi una bizzarra miscela di temperamento rude e tenerezza. Non mancano momenti figurativi dedicati al sentimento e al gioco spensierato. Viste è un illustratore, ma è evidente che il suo lavoro si nutre molto di un immaginario a fumetti. Lo scopriamo dalle allusioni parodistiche, e dalla struttura pressocché vignettistica di molte sue opere che raccontano momenti di intensa vita militare.

Per il Palermo Pride 2014, l'arte di Viste torna a Palermo. Tanti anni fa, quando Altroquando produsse la fanzine WOOF!, dedicata alla divulgazione della cultura degli orsi, il sottobosco LGBTQ ursino locale era ancora sommerso. Oggi cammina a testa alta, partecipa al Pride e organizza i suoi eventi. VISTE LARGHE è un'occasione per ricordare quella tappa nella nostra evoluzione culturale, nella nostra consapevolezza, e per guardare al futuro del movimento LGBTQ palermitano, delle sue declinazioni mediatiche e della frangia sua ursina.
Nel corso della mostra, sarà messa a disposizione dei visitatori la giacenza della fanzine WOOF!, rivista gay bear autoprodotta da Altroquando per cinque anni, e oggi un piccolo classico nella storia del movimento LGBTQ palermitano.


domenica 18 maggio 2014

Verso il Palermo Pride 2014 (...e Altroquando è ancora qui)


2014: nella nostra Palermo torna il Pride, per il quinto anno di seguito, dopo il partecipatissimo evento nazionale dello scorso 2013. Festa che ricorda il primo atto di dignità e ribellione del popolo lgbt avvenuta nel locale americano Stonewall, nel 1969. Manifestazione politica, volta a compattare le diversità e a sottolinearne il valore, nella costante rivendicazione di diritti fondamentali, ancora ignorati se non calpestati in Italia come in altri paesi, in un insensato braccio di ferro con un progresso civile che sembra invece riguardare altre aree del mondo.


Il Pride torna ancora una volta a Palermo, quindi, e sarebbe ingenuo non attendersi il consueto codazzo di polemiche, detrazioni, provocazioni. Noi di Altroquando (un tempo fumetteria sul Cassaro, oggi associazione culturale volta a integrare il mondo fumettistico con contenuti sociali tra cui l'identità lgbt) saremo anche stavolta in strada, a marciare con tutti gli altri, a contribuire, nel nostro piccolo, alla buona riuscita di un evento che ha sia la funzione di una festa, sia di un atto politico, sia di un termometro dello stato di salute di una democrazia. Il Pride è (o dovrebbe essere) anche strumento di maturazione, confronto, volto a sdoganare, con la sua ciclicità, più realtà umane solitamente sommerse nel corso dell'anno.

 

Sin dal 2010, noi di Altroquando ci siamo distinti per una pacifica polemica con il Pride di Palermo. Quello riguardante il simbolo scelto. Quell'asterisco troppo simile (identico!) alla Star of Life, logo internazionale dei paramedici, colorato di rosa dalle associazioni paramediche femminili statunitensi (e oggetto di fitto merchandising). La sovrapposizione tra un simbolo che da decenni è associato al mondo della sanità ci ha sempre dato un certo fastidio, e le cose – in cinque anni – non sono cambiate. Sono, forse, peggiorate, ed è per questo, che per essere presenti, anche oggi, come già nello scorso 2013, adotteremo una “controfigura” dell'asterisco scelto dal collettivo che organizza il Palermo Pride. Un asterisco con il medesimo colore, il medesimo numero di punte, ma differente nella sua sagoma. Chi ha pensato che la polemica si estinguesse con l'assenza nel nostro fondatore, il compianto Salvatore Rizzuto Adelfio, si sbagliava. Siamo ancora qui, con la nostra opinione “inutile” (come in tanti hanno voluto definirla) e continueremo a ricordarla Pride dopo Pride. Francamente, non ci soddisfa sentirci dire che l'asterisco che noi non apprezziamo è applaudito dalle masse. Ce ne strasbattiamo che qualcuno lo ha proiettato sulla facciata della cattedrale. Avrebbe fatto lo stesso con la Pukka se questa fosse stata adottata come simbolo del Palermo Pride. Inoltre, ricordiamoci che in Italia migliaia di persone continuano a sostenere Sivlio Berlusconi nonostante tutto. Migliaia di persone acquistano i dischi di Gigi D'Alessio. Migliaia di persone fanno sbancare al botteghino i cinepanettoni con Boldi e De Sica, e migliaia di persone visualizzano su Youtube i video di Rosario Muniz. Pertanto, da soggetti abituati a fare della politica il loro mestiere, gradiremmo delle argomentazioni un po' più articolate del banale “viva cu vince!”. Ci spiace, non consideriamo la voce del popolo come la voce di dio. Ma andiamo oltre. Riteniamo la polemica sulla forma dell'asterisco ormai consumata alla luce di un altro fatto, a nostro parere più grave. Ed è questo secondo punto (per noi, oggi, divenuto il primo) che intendiamo portare avanti. Per questo riproponiamo, senza cambiare una virgola, un intero paragrafo del nostro post dell'anno scorso. Ormai una lettera aperta a chi cura il Palermo Pride e alla città tutta.

Il logo (praticamente identico a un simbolo internazionale legato ai frangenti più spiacevoli della vita) è soltanto un campanello d'allarme. La nostra scelta di modificarne la sagoma è stata dettata solo dalla volontà di essere presenti con una “controfigura” che possa aprire un nuovo dialogo per i Pride futuri. Infatti, non possiamo nascondere che il Palermo Pride (bellissima novità cittadina degli ultimi anni) ha una struttura mediatica che non ci persuade. E' l'unico Pride in tutto il mondo ad avere (e a conservare in modo pertinace) un logo (peraltro semanticamente sbagliato) sempre uguale e immutabile, laddove tutte le altre città ne producono uno nuovo ogni anno.
Nato (lo sappiamo bene) con l'intento di essere un Pride fortemente politicizzato e inclusivo, quello di Palermo si è presto lasciato sedurre dalle sirene del facile consenso popolare, e il suo logo è diventato una sorta di brand commerciale, difeso ossessivamente ed esibito da tanti con la stessa passione con cui altrove si sfoggia il logo della Nike. Eppure il Pride LGBT dovrebbe essere la manifestazione-festa anticonformista per eccellenza, mutevole e in continuo sviluppo. Invece ci ostiniamo a sventolare e a dipingere sulle nostre facce, ogni anno, lo stesso identico simbolo. Forse per il bisogno ancestrale di sentirsi parte di un clan, di una crew. Pulsioni che richiamano alla mente il tipico provincialismo del nostro Sud, sempre ansioso di distinguersi, ma - sembrerebbe - non di maturare davvero. Il Pride dovrebbe simboleggiare un valore liberatorio con un milione di facce, e proprio per questo, in quanto politicamente caratterizzato, dovrebbe tendere ad andare controcorrente e non ostinarsi a sguazzare in un ripetitivo trend. Bocciare sul nascere la proposta di organizzare un concorso contest per le scuole d'arte di Palermo, alla ricerca di un nuovo logo da adottare di anno in anno (diventando, nello stesso tempo, presenti presso realtà accademiche dove di norma gli argomenti LGBT non esistono) ha lasciato il posto alla facile sbornia dell'omologazione.

Quel che vorremmo vedere, è la forza di un cambiamento, il coraggio di andare oltre, la possibilità di interagire con realtà finora escluse.
Detto questo, viva il Pride. Buon lavoro a tutti gli operatori. E come in tutti gli anni passati, ci si vede in piazza.



mercoledì 5 giugno 2013

Verso il Pride: Professor Godoy - Cortometraggio Sub ITA


Professor Godoy è un cortometraggio brasiliano firmato da Gui Ashcar, giovane pubblicitario di talento già esordiente nel 2007 con il corto Beyond the Veins, e che ha realizzato proprio con Godoy la sua tesi di laurea nel 2009, guadagnandosi un ottimo successo di critica. Godoy è un austero professore di algebra che esercita la professione senza particolari entusiasmi da ben venticinque anni. La sua vita cambia quando Felipe, un suo studente, peraltro non brillante in matematica, inizierà a manifestare interesse per la sua persona, e a lanciargli messaggi seducenti, adombrati in quelle stesse formule algebriche con cui è solito comunicare con il suo insegnante. Turbato e intimorito nello stesso tempo dalla possibilità di essere amato da un ragazzo tanto più giovane di lui, Godoy mette in pratica una resistenza intessuta di austerità ma soprattutta di paura, mentre l’incognita sul loro rapporto acquista sempre più fascino e inquieta le notti del severo professore.


Raccontato in modo delicatissimo e magistralmente interpretato dai due protagonisti, Professor Godoy è una storia d’amore omosessuale che si presta a più letture. Lo scoglio della distanza generazionale, la differenza di ruoli sociali e la conseguente diffidenza. Quesiti emotivi cui non è possibile trovare una risposta matematica, inquadrabile tecnicamente, ma che possono soltanto essere affrontati per ciò che sono e vissuti finché fanno battere il cuore. L’attore Roney Fachinni, un daddy bear austero e affascinante, presta il volto a Godoy e ai suoi turbamenti con grande sensibilità, senza cedere di un millimetro ai manierismi più scontati. Nello stesso modo, il giovane Kauê Telolli è un Felipe insinuante, una presenza fisica eppure quasi trascendente, giunta a donare al maturo insegnante quella felicità finora esclusa da una condotta di vita fin troppo rigorosa. Professor Godoy è un corto a tema gay di una bellezza esemplare nella sua commovente sobrietà, in grado di rappresentare nel modo più spontaneo un fatto della vita così naturale eppure così immenso. Perché, se - come recita un citatissimo adagio - innamorarsi è sempre una cosa bella, questo è anche sempre un’incognita. Proprio come in un’espressione algebrica, per qualunque età, sesso e ruolo. L’unica incognita, però, cui non è necessario trovare sempre una risposta, quanto accettarla come tale, con tutti i rischi che vivere comporta per poter conquistare la propria  meritata porzione di felicità.


Professor Godoy ha vinto 4 premi al 17° Festival Mix Brasil.
Il corto, qui presentato, è in lingua originale portoghese con sottotitoli in italiano.

Signori, Professor Godoy.












lunedì 18 marzo 2013

Verso il Pride - OMG [di TheAmir] 2

OMG ("Oh mio Dio!") torna per accompagnarci nel cammino verso il Palermo Pride LGBT Nazionale di questo 2013 con una nuova serie di brillanti strip firmate da The Amir. Pochi elementi, tutti azzeccati, una grafica spartana, ma efficace, e tanta ironia. La satira del mondo delle chat (e del cattolicesimo più ottuso) attraverso quella che potremmo definire una divertita rilettura postmoderna (e gay) di Don Camillo e delle sue celebri chiacchierate con l'ente supremo. Buon divertimento e buon Pride.










mercoledì 6 marzo 2013

Verso il Pride: Vecchie storie...


Il concetto di "Pride vecchio" (usato di recente in un articolo de La Repubblica di Palermo) ci fa un po' ridere. Le stesse motivazioni usate da chi firma l'articolo sono affrontate (da un personaggio gay) nel film Stonewall del 1995, che narra proprio la nascita del movimento LGBT e le origini delle sue caratteristiche di manifestazione festiva che raduna colori diversi, orientamenti diversi ed esuberanze liberate da condizionamenti. Continuare a supporre che ai colori dovrebbe sostituirsi la "sobrietà" di giacche e tailleur non è guardare al futuro, semmai tutto il contrario. La paura delle verità e delle spontaneità, identificate come soli spunti di scherno, è una palla al piede che pesa una tonnellata. E' come dire che il Natale rischia di essere vecchio se si continua a festeggiare il bambinello nella mangiatoia. La sostanza storica (e il ricordo degli eventi) non sono bruscolini, ma parte integrante di ogni celebrazione, politica, sociale o religiosa che sia. La litania sulla sobrietà accompagna il Pride sin dalla sua nascita come un irriducibile tormentone. Per non parlare del fatto che non esiste una "regia" del Pride (e guai se esistesse) che stabilisca il look dei partecipanti. Quindi se proprio vogliamo parlare di aria fritta e di cose datate... 


martedì 5 marzo 2013

Verso il Pride - OMG [di The Amir] 1

 

OMG (cioè «O My God! Oh mio Dio!» nel linguaggio internautico) è un fumetto on line a tematica LGBT firmato da TheAmir, artista dal grande talento e attivo soprattutto nel settore Bear. OMG è concepito come una strip dai toni surreali e satirici, che utilizza il linguaggio delle chat e un misterioso interlocutore (sarà veramente Dio?) per esplorare i territori degli incontri virtuali. Non mancano nemmeno frecciate che centrano argomenti sociali attualissimi e di ben altro spessore. Il tutto reso con garbo e un tratto pulito, al servizio del dialogo. Un gioiellino di creatività, a partire dall'irriverente logo, simbolo della falsa sensazione di onnipotenza che spesso investe chi si rifugia dietro un monitor per cercare compagnia. Un sincero ringraziamento a TheAmir che ha accettato di prestare la sua opera a noi di AltroQuando per la nostra campagna per il prossimo Palermo Pride Nazionale 2013. Una campagna "verso il Pride" che per noi, che lavoriamo con i fumetti, viene naturale far passare per questo media. Signori e signore, buon divertimento con OMG.