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sabato 8 luglio 2017
Maledette Nuvole - FAUST di Quinn e Vigil (il "vero" Spawn?)
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sabato 24 luglio 2010
HAUNT [su SPAWN 111]
Ci sono molti elementi, nella lettura dei primi due episodi di Haunt, recente serie Image appena lanciata in appendice allo Spawn della Panini Comics, che inducono a pensare che Robert Kirkman, pregevole per il suo lavoro su Invincible e The Walking Dead, abbia avuto nel 2009 qualche difficoltà a pagare le bollette, oppure soffrisse semplicemente di acidità di stomaco. La risposta più plausibile a questo scivolone nel kitsch più bieco del buon Robert, potrebbero essere alcune frequentazioni improvvide. Nello specifico, Todd McFarlane, corresponsabile del progetto dietro a Haunt, il cui Spawn, già concettualmente povero alle origini, è in crisi da tempo. Il vero guaio di Haunt è che potrebbe essere difficile riconoscere in questo fumetto un prodotto nel nuovo millennio, tanti sono gli ingredienti andati a male e i cliché ormai frusti di cui trasudano le sue pagine. Un sacerdote cattolico che va a puttane è trasgressivo quanto un dodicenne che rutta rumorosamente in pubblico per fare il bullo. Vederlo impartire il sacramento della confessione a suon di “cazzo” e “fottiti” a un fratello mercenario non ci sconvolge né ci diverte. Garth Ennis, sul finire del secolo scorso, ha provveduto a farci fare indigestione del turpiloquio in clergyman finché questo ha perduto ogni senso, mentre sangue, violenza e sadismo sono diventati un genere di consumo per il vasto pubblico paragonabile alle patatine industriali.
In sostanza, questo Haunt, creatura di Kirkman, benedetta da McFarlane, realizzata su bozzetti di Greg Capullo con i disegni di Ryan Ottley, è un perfetto fumetto zombi nel vero senso della parola. Tutto, dai personaggi agli espedienti che innescano il primo ciclo narrativo, ma soprattutto l’atmosfera e i toni che lo vestono, appaiono come la raschiatura del fondo di più barili, e si giunge alla fine della lettura con la sensazione di aver dato un’occhiata a un compitino svolto in fretta. Qualche tempo fa, quando la prima immagine pubblicitaria del nuovo personaggio di McFarlane e Kirkman apparve sui siti italiani dedicati al fumetto, furono in tanti a manifestare un divertito sbigottimento. Non ci voleva troppo a riconoscere in quella figura saltellante e filamentosa un cugino dello Spider-Man disegnato dall’autore di Spawn. Ma anche il look del medesimo Spawn, esibito con un’impudenza grafica disarmante. Ora che l’albo è sotto i nostri occhi, ed è possibile leggere oltre che vedere, l’impressione è anche peggiore. Haunt, l’antieroe nato dalla sintesi di un pretastro nevrastenico e di un assassino professionista, è fortemente debitore tanto a Spawn (e al marvelliano Fratello Voo-Doo) come al misconosciuto (in Italia) e dirompente Faust di David Quinn e Tim Vigil. Parliamo delle atmosfere metropolitane sordide e malate, moderne cattedrali fatiscenti in cui si annidano mostri umani assetati di sangue. Vi troviamo la solita, riscaldata crudeltà d’accatto, al servizio di scene che dovrebbero far gelare il sangue, ma che oggidì suscitano al massimo una risatina annoiata. L’autoironia annunciata nelle note all’albo, in realtà fa cilecca (numerosi i goffi parallelismi con il film “Wonder Man”, gioiello comico con Danny Kaye del 1945), e quel che arriva al lettore scafato è un indigesto pasticcio di provocazione stereotipata, orrore di cartapesta e rivisitazioni non troppo originali di modelli abusati fino allo sfinimento. Vedere riempire di botte un cadavere susciterebbe emozioni simili e sicuramente più disturbanti.
Nel Faust di David Quinn (di cui Spawn è sostanzialmente un edulcorato clone), la brutale ingenuità di alcuni
contenuti era ampiamente riscattata dalle visionarie tavole di Tim Vigil, che lo rendevano un prodotto underground di rara potenza e un fumetto anarchico, realmente amorale, blasfemo e sconcertante (considerati soprattutto gli anni in cui fu dato alle stampe). Haunt (che in italiano potremmo tradurre Covo, ma anche Infestato) non possiede la medesima carica eversiva e arriva fuori tempo massimo, finendo con l’apparire più che altro come una stiracchiatura della poetica dark sostanzialmente innocua e vendibile di cui lo stesso Spawn è stato l’alfiere.
Quanto la Panini ci ha appena servito, riguardo The Haunt, può anche essere considerato un antipasto. Ma se il buon giorno si vede dal mattino, c’è motivo di temere che ci troveremo davanti una tavola imbandita con gli avanzi del giorno prima.
[Articolo di Filippo Messina]
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mercoledì 4 ottobre 2006
SPAWN, OVVERO... FAUST ALLO SPECCHIO
Nella recente ondata di monografie a fumetti sponsorizzate dai periodici e destinate al pubblico delle edicole, non era ancora comparso. Un’assenza che balzava agli occhi, visto che è stato uno dei personaggi di maggiore successo degli ultimi anni. Infatti era solo questione di tempo. Il vuoto è stato colmato dalla collana “Dark Side – il lato oscuro dei fumetti”, targata Gazzetta dello Sport. Stiamo parlando di “Spawn”, l'antieroe creato da Todd McFarlane. Personaggio che qualche anno fa spopolò letteralmente in America per poi approdare nel nostro paese, conquistare anche qui una consistente fetta di lettori e iniziare, nel tempo, il lento, inevitabile declino.
Ma fu vera gloria, quella del soldato dell'inferno creato da Todd McFarlane?
Il volume ”Dark Side”, undicesimo della collana, ripresenta il primo ciclo di storie del personaggio, quelle scritte e disegnate interamente dal suo creatore. Nei redazionali leggiamo che Spawn realizzò a suo tempo una piccola rivoluzione nell'ambito del fumetto. Se il mondo dei supereroi si stava tingendo di tinte fosche, il mondo di Spawn più che cupo era horror. L'intreccio prevedeva un patto col diavolo, un ritorno dalla morte, intrighi spionistici e violenza a profusione. Il tutto narrato mediante tavole di grande impatto visivo, dove l'eroe incarnava una versione estrema, ancora più oscura e inquietante del cavaliere nero dei fumetti per antonomasia: Batman.
Quel che non si legge abbastanza spesso, almeno sulla stampa italiana, è che Spawn è un diretto discendente di un altro personaggio a fumetti, altrettanto infernale e trasgressivo, ma figlio del circuito dell'underground, e praticamente sconosciuto nel nostro paese: Faust.
Creato dallo scrittore David Quinn e dal disegnatore Tim Vigil nel 1987 per un'etichetta indipendente (la Northstar) che ne pubblicò pochi numeri, successivamente ripreso dalla Rebel Studios e quindi dalla Avatar Press, Faust fa il suo debutto qualche tempo prima dello Spawn di McFarlane. Ed è un debutto che lascia il segno. La sua trama, liberamente basata sul mito di Faust, è una sarabanda lisergica di patti diabolici, scene splatter di una forza sconvolgente, sesso esplicito, amore e incubi grafici di rara potenza. L'eroe della serie, il pittore John Jaspers (il nome Faust lo troviamo solo nel titolo della serie) subisce il peggiore dei soprusi quando una banda di balordi violenta e uccide la sua donna. Alla sua sete di vendetta risponde il misterioso gangster M (una versione metropolitana di Mefistofele) che gli fornisce poteri demoniaci e una letale arma da samurai. Due lame che usate come artigli (molto simili a quelli di Wolverine) lasceranno sul cammino del protagonista una lunga scia di cadaveri. Il prezzo da pagare è che Jaspers, consumata la sua vendetta, diventerà il maestro cerimoniere del diavolo in terra. Un artista della violenza che, usando le sue lame come un tempo i pennelli sulla tela, aprirà la strada all'Armageddon celebrandone l'inizio con un immenso affresco di sangue. O forse John è semplicemente impazzito di dolore, e il potere di riconoscere ed eliminare creature diaboliche celate sotto le spoglie di criminali di ogni genere fa solo parte del suo inferno interiore.
E' facile riconoscere nei presupposti del racconto gli stessi elementi che sono alla base de “Il Corvo” di James O'Barr (anche questo di prossima pubblicazione nella collana “Dark Side”). Ma le caratteristiche fondamentali della serie sono strettamente imparentate con quello che pochi anni dopo sarebbe diventato noto ai lettori americani come il mondo di Spawn.
Il Faust disegnato da Tim Vigil si staglia sulla tavola con l'irruenza di un Batman senza controllo. E' un uomo che ha firmato un patto col diavolo, o nella migliore delle ipotesi un folle sanguinario. Ma il suo look è squisitamente supereroistico, esattamente come quello di Spawn. Prima di Spawn lo abbiamo visto risorgere dalla tomba confuso e allucinato. Abbiamo ammirato la sua sagoma abbarbicata a cupi grondoni sui tetti di metropoli sferzate dalla pioggia. Il mantello gonfiato dal vento, uno stormo di pipistrelli a fargli da fedeli cortigiani. Più di Spawn, lo abbiamo visto in preda a un delirio infernale in tavole fantasmagoriche palpitanti di uno spettacolare bianco e nero. E come avvenuto per Spawn, lo abbiamo seguito mentre rompeva il patto di sangue, diventando il principale avversario del suo diabolico mentore. Entrambi vestono come un vigilante in tuta e mantello. Entrambi hanno indossato una maschera che diventa simbolo del patto infernale. Sono entrambi antieroi scaldati da una fiamma romantica, il ricordo di un amore perduto. Senza dimenticare che in tutte e due le serie, gli avversari dell’eroe sono spesso rappresentati come grotteschi gnomi ghignanti.
Ma a dispetto delle tante somiglianze, Faust rimane un prodotto profondamente legato all’underground americano. Fuori dai canoni e decisamente troppo poco commerciale perché gli editori nostrani possano interessarsene. La sua unica e fugace apparizione in terra italica si deve a un'oscura casa editrice che ha presto chiuso i battenti della serie lasciandola incompleta.
Faust è un fumetto che si basa moltissimo (ma anche Spawn, nevvero?) sulla forza di un disegno virtuosistico. Un gorgo di immagini vertiginose e ipnotiche, pregne di emozioni estreme ai limiti del porno e della blasfemia. Non a caso, in Canada la serie è stata censurata. E ogni nuova uscita in patria è stata accompagnata da clamore se non da vere e proprie denunce. In Italia, qualche editor puritano lo ha definito un fumetto da condannare, e difficilmente (temo) lo vedremo tornare nelle nostre librerie.
Spawn nasce dunque come una sorta di remake patinato e commerciale del controverso Faust di Vigil e Quinn. Una versione che (pur presentandosi come trasgressiva) edulcora moltissimo i contenuti disturbanti del prototipo, vestendolo con i cliché di un superomismo colorato e superficiale. La violenza in Spawn è di maniera, e la complessità onirica, l'ambiguità psicanalitica presente in Faust cede il posto a un interminabile (e ripetitivo) sfoggio di superpoteri.
Un'ultima, trascurabile, somiglianza. Tutti e due i personaggi hanno avuto l’onore di una mediocre lettura cinematografica, indugiante nel kitsch, a discapito del potenziale visionario presente nei fumetti. Questo nonostante il regista del film “Faust” fosse Bryan Yuzna, autore del leggendario “Society”. Spawn, se non altro, si è giovato di una discreta serie animata che ha contribuito ad alimentarne il successo planetario.
Che dire? In Italia, in molte circostanze, arriviamo a conoscere i miti (anche solo quelli del pulp) per mero riflesso.
E patti col diavolo-commercio a parte, questo è davvero un peccato mortale.
[Articolo di Filippo Messina]
Ma fu vera gloria, quella del soldato dell'inferno creato da Todd McFarlane?
Il volume ”Dark Side”, undicesimo della collana, ripresenta il primo ciclo di storie del personaggio, quelle scritte e disegnate interamente dal suo creatore. Nei redazionali leggiamo che Spawn realizzò a suo tempo una piccola rivoluzione nell'ambito del fumetto. Se il mondo dei supereroi si stava tingendo di tinte fosche, il mondo di Spawn più che cupo era horror. L'intreccio prevedeva un patto col diavolo, un ritorno dalla morte, intrighi spionistici e violenza a profusione. Il tutto narrato mediante tavole di grande impatto visivo, dove l'eroe incarnava una versione estrema, ancora più oscura e inquietante del cavaliere nero dei fumetti per antonomasia: Batman.
Quel che non si legge abbastanza spesso, almeno sulla stampa italiana, è che Spawn è un diretto discendente di un altro personaggio a fumetti, altrettanto infernale e trasgressivo, ma figlio del circuito dell'underground, e praticamente sconosciuto nel nostro paese: Faust.
Creato dallo scrittore David Quinn e dal disegnatore Tim Vigil nel 1987 per un'etichetta indipendente (la Northstar) che ne pubblicò pochi numeri, successivamente ripreso dalla Rebel Studios e quindi dalla Avatar Press, Faust fa il suo debutto qualche tempo prima dello Spawn di McFarlane. Ed è un debutto che lascia il segno. La sua trama, liberamente basata sul mito di Faust, è una sarabanda lisergica di patti diabolici, scene splatter di una forza sconvolgente, sesso esplicito, amore e incubi grafici di rara potenza. L'eroe della serie, il pittore John Jaspers (il nome Faust lo troviamo solo nel titolo della serie) subisce il peggiore dei soprusi quando una banda di balordi violenta e uccide la sua donna. Alla sua sete di vendetta risponde il misterioso gangster M (una versione metropolitana di Mefistofele) che gli fornisce poteri demoniaci e una letale arma da samurai. Due lame che usate come artigli (molto simili a quelli di Wolverine) lasceranno sul cammino del protagonista una lunga scia di cadaveri. Il prezzo da pagare è che Jaspers, consumata la sua vendetta, diventerà il maestro cerimoniere del diavolo in terra. Un artista della violenza che, usando le sue lame come un tempo i pennelli sulla tela, aprirà la strada all'Armageddon celebrandone l'inizio con un immenso affresco di sangue. O forse John è semplicemente impazzito di dolore, e il potere di riconoscere ed eliminare creature diaboliche celate sotto le spoglie di criminali di ogni genere fa solo parte del suo inferno interiore.
E' facile riconoscere nei presupposti del racconto gli stessi elementi che sono alla base de “Il Corvo” di James O'Barr (anche questo di prossima pubblicazione nella collana “Dark Side”). Ma le caratteristiche fondamentali della serie sono strettamente imparentate con quello che pochi anni dopo sarebbe diventato noto ai lettori americani come il mondo di Spawn.
Il Faust disegnato da Tim Vigil si staglia sulla tavola con l'irruenza di un Batman senza controllo. E' un uomo che ha firmato un patto col diavolo, o nella migliore delle ipotesi un folle sanguinario. Ma il suo look è squisitamente supereroistico, esattamente come quello di Spawn. Prima di Spawn lo abbiamo visto risorgere dalla tomba confuso e allucinato. Abbiamo ammirato la sua sagoma abbarbicata a cupi grondoni sui tetti di metropoli sferzate dalla pioggia. Il mantello gonfiato dal vento, uno stormo di pipistrelli a fargli da fedeli cortigiani. Più di Spawn, lo abbiamo visto in preda a un delirio infernale in tavole fantasmagoriche palpitanti di uno spettacolare bianco e nero. E come avvenuto per Spawn, lo abbiamo seguito mentre rompeva il patto di sangue, diventando il principale avversario del suo diabolico mentore. Entrambi vestono come un vigilante in tuta e mantello. Entrambi hanno indossato una maschera che diventa simbolo del patto infernale. Sono entrambi antieroi scaldati da una fiamma romantica, il ricordo di un amore perduto. Senza dimenticare che in tutte e due le serie, gli avversari dell’eroe sono spesso rappresentati come grotteschi gnomi ghignanti.
Ma a dispetto delle tante somiglianze, Faust rimane un prodotto profondamente legato all’underground americano. Fuori dai canoni e decisamente troppo poco commerciale perché gli editori nostrani possano interessarsene. La sua unica e fugace apparizione in terra italica si deve a un'oscura casa editrice che ha presto chiuso i battenti della serie lasciandola incompleta.
Faust è un fumetto che si basa moltissimo (ma anche Spawn, nevvero?) sulla forza di un disegno virtuosistico. Un gorgo di immagini vertiginose e ipnotiche, pregne di emozioni estreme ai limiti del porno e della blasfemia. Non a caso, in Canada la serie è stata censurata. E ogni nuova uscita in patria è stata accompagnata da clamore se non da vere e proprie denunce. In Italia, qualche editor puritano lo ha definito un fumetto da condannare, e difficilmente (temo) lo vedremo tornare nelle nostre librerie.
Spawn nasce dunque come una sorta di remake patinato e commerciale del controverso Faust di Vigil e Quinn. Una versione che (pur presentandosi come trasgressiva) edulcora moltissimo i contenuti disturbanti del prototipo, vestendolo con i cliché di un superomismo colorato e superficiale. La violenza in Spawn è di maniera, e la complessità onirica, l'ambiguità psicanalitica presente in Faust cede il posto a un interminabile (e ripetitivo) sfoggio di superpoteri.
Un'ultima, trascurabile, somiglianza. Tutti e due i personaggi hanno avuto l’onore di una mediocre lettura cinematografica, indugiante nel kitsch, a discapito del potenziale visionario presente nei fumetti. Questo nonostante il regista del film “Faust” fosse Bryan Yuzna, autore del leggendario “Society”. Spawn, se non altro, si è giovato di una discreta serie animata che ha contribuito ad alimentarne il successo planetario.
Che dire? In Italia, in molte circostanze, arriviamo a conoscere i miti (anche solo quelli del pulp) per mero riflesso.
E patti col diavolo-commercio a parte, questo è davvero un peccato mortale.
[Articolo di Filippo Messina]
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