sabato 24 luglio 2010

HAUNT [su SPAWN 111]


Ci sono molti elementi, nella lettura dei primi due episodi di Haunt, recente serie Image appena lanciata in appendice allo Spawn della Panini Comics, che inducono a pensare che Robert Kirkman, pregevole per il suo lavoro su Invincible e The Walking Dead, abbia avuto nel 2009 qualche difficoltà a pagare le bollette, oppure soffrisse semplicemente di acidità di stomaco. La risposta più plausibile a questo scivolone nel kitsch più bieco del buon Robert, potrebbero essere alcune frequentazioni improvvide. Nello specifico, Todd McFarlane, corresponsabile del progetto dietro a Haunt, il cui Spawn, già concettualmente povero alle origini, è in crisi da tempo. Il vero guaio di Haunt è che potrebbe essere difficile riconoscere in questo fumetto un prodotto nel nuovo millennio, tanti sono gli ingredienti andati a male e i cliché ormai frusti di cui trasudano le sue pagine. Un sacerdote cattolico che va a puttane è trasgressivo quanto un dodicenne che rutta rumorosamente in pubblico per fare il bullo. Vederlo impartire il sacramento della confessione a suon di “cazzo” e “fottiti” a un fratello mercenario non ci sconvolge né ci diverte. Garth Ennis, sul finire del secolo scorso, ha provveduto a farci fare indigestione del turpiloquio in clergyman finché questo ha perduto ogni senso, mentre sangue, violenza e sadismo sono diventati un genere di consumo per il vasto pubblico paragonabile alle patatine industriali.

In sostanza, questo Haunt, creatura di Kirkman, benedetta da McFarlane, realizzata su bozzetti di Greg Capullo con i disegni di Ryan Ottley, è un perfetto fumetto zombi nel vero senso della parola. Tutto, dai personaggi agli espedienti che innescano il primo ciclo narrativo, ma soprattutto l’atmosfera e i toni che lo vestono, appaiono come la raschiatura del fondo di più barili, e si giunge alla fine della lettura con la sensazione di aver dato un’occhiata a un compitino svolto in fretta. Qualche tempo fa, quando la prima immagine pubblicitaria del nuovo personaggio di McFarlane e Kirkman apparve sui siti italiani dedicati al fumetto, furono in tanti a manifestare un divertito sbigottimento. Non ci voleva troppo a riconoscere in quella figura saltellante e filamentosa un cugino dello Spider-Man disegnato dall’autore di Spawn. Ma anche il look del medesimo Spawn, esibito con un’impudenza grafica disarmante. Ora che l’albo è sotto i nostri occhi, ed è possibile leggere oltre che vedere, l’impressione è anche peggiore. Haunt, l’antieroe nato dalla sintesi di un pretastro nevrastenico e di un assassino professionista, è fortemente debitore tanto a Spawn (e al marvelliano Fratello Voo-Doo) come al misconosciuto (in Italia) e dirompente Faust di David Quinn e Tim Vigil. Parliamo delle atmosfere metropolitane sordide e malate, moderne cattedrali fatiscenti in cui si annidano mostri umani assetati di sangue. Vi troviamo la solita, riscaldata crudeltà d’accatto, al servizio di scene che dovrebbero far gelare il sangue, ma che oggidì suscitano al massimo una risatina annoiata. L’autoironia annunciata nelle note all’albo, in realtà fa cilecca (numerosi i goffi parallelismi con il film “Wonder Man”, gioiello comico con Danny Kaye del 1945), e quel che arriva al lettore scafato è un indigesto pasticcio di provocazione stereotipata, orrore di cartapesta e rivisitazioni non troppo originali di modelli abusati fino allo sfinimento. Vedere riempire di botte un cadavere susciterebbe emozioni simili e sicuramente più disturbanti.

Nel Faust di David Quinn (di cui Spawn è sostanzialmente un edulcorato clone), la brutale ingenuità di alcuni
contenuti era ampiamente riscattata dalle visionarie tavole di Tim Vigil, che lo rendevano un prodotto underground di rara potenza e un fumetto anarchico, realmente amorale, blasfemo e sconcertante (considerati soprattutto gli anni in cui fu dato alle stampe). Haunt (che in italiano potremmo tradurre Covo, ma anche Infestato) non possiede la medesima carica eversiva e arriva fuori tempo massimo, finendo con l’apparire più che altro come una stiracchiatura della poetica dark sostanzialmente innocua e vendibile di cui lo stesso Spawn è stato l’alfiere.

Quanto la Panini ci ha appena servito, riguardo The Haunt, può anche essere considerato un antipasto. Ma se il buon giorno si vede dal mattino, c’è motivo di temere che ci troveremo davanti una tavola imbandita con gli avanzi del giorno prima.

[Articolo di Filippo Messina]

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