Nella recente ondata di monografie a fumetti sponsorizzate dai periodici e destinate al pubblico delle edicole, non era ancora comparso. Un’assenza che balzava agli occhi, visto che è stato uno dei personaggi di maggiore successo degli ultimi anni. Infatti era solo questione di tempo. Il vuoto è stato colmato dalla collana “Dark Side – il lato oscuro dei fumetti”, targata Gazzetta dello Sport. Stiamo parlando di “Spawn”, l'antieroe creato da Todd McFarlane. Personaggio che qualche anno fa spopolò letteralmente in America per poi approdare nel nostro paese, conquistare anche qui una consistente fetta di lettori e iniziare, nel tempo, il lento, inevitabile declino.
Ma fu vera gloria, quella del soldato dell'inferno creato da Todd McFarlane?
Il volume ”Dark Side”, undicesimo della collana, ripresenta il primo ciclo di storie del personaggio, quelle scritte e disegnate interamente dal suo creatore. Nei redazionali leggiamo che Spawn realizzò a suo tempo una piccola rivoluzione nell'ambito del fumetto. Se il mondo dei supereroi si stava tingendo di tinte fosche, il mondo di Spawn più che cupo era horror. L'intreccio prevedeva un patto col diavolo, un ritorno dalla morte, intrighi spionistici e violenza a profusione. Il tutto narrato mediante tavole di grande impatto visivo, dove l'eroe incarnava una versione estrema, ancora più oscura e inquietante del cavaliere nero dei fumetti per antonomasia: Batman.
Quel che non si legge abbastanza spesso, almeno sulla stampa italiana, è che Spawn è un diretto discendente di un altro personaggio a fumetti, altrettanto infernale e trasgressivo, ma figlio del circuito dell'underground, e praticamente sconosciuto nel nostro paese: Faust.
Creato dallo scrittore David Quinn e dal disegnatore Tim Vigil nel 1987 per un'etichetta indipendente (la Northstar) che ne pubblicò pochi numeri, successivamente ripreso dalla Rebel Studios e quindi dalla Avatar Press, Faust fa il suo debutto qualche tempo prima dello Spawn di McFarlane. Ed è un debutto che lascia il segno. La sua trama, liberamente basata sul mito di Faust, è una sarabanda lisergica di patti diabolici, scene splatter di una forza sconvolgente, sesso esplicito, amore e incubi grafici di rara potenza. L'eroe della serie, il pittore John Jaspers (il nome Faust lo troviamo solo nel titolo della serie) subisce il peggiore dei soprusi quando una banda di balordi violenta e uccide la sua donna. Alla sua sete di vendetta risponde il misterioso gangster M (una versione metropolitana di Mefistofele) che gli fornisce poteri demoniaci e una letale arma da samurai. Due lame che usate come artigli (molto simili a quelli di Wolverine) lasceranno sul cammino del protagonista una lunga scia di cadaveri. Il prezzo da pagare è che Jaspers, consumata la sua vendetta, diventerà il maestro cerimoniere del diavolo in terra. Un artista della violenza che, usando le sue lame come un tempo i pennelli sulla tela, aprirà la strada all'Armageddon celebrandone l'inizio con un immenso affresco di sangue. O forse John è semplicemente impazzito di dolore, e il potere di riconoscere ed eliminare creature diaboliche celate sotto le spoglie di criminali di ogni genere fa solo parte del suo inferno interiore.
E' facile riconoscere nei presupposti del racconto gli stessi elementi che sono alla base de “Il Corvo” di James O'Barr (anche questo di prossima pubblicazione nella collana “Dark Side”). Ma le caratteristiche fondamentali della serie sono strettamente imparentate con quello che pochi anni dopo sarebbe diventato noto ai lettori americani come il mondo di Spawn.
Il Faust disegnato da Tim Vigil si staglia sulla tavola con l'irruenza di un Batman senza controllo. E' un uomo che ha firmato un patto col diavolo, o nella migliore delle ipotesi un folle sanguinario. Ma il suo look è squisitamente supereroistico, esattamente come quello di Spawn. Prima di Spawn lo abbiamo visto risorgere dalla tomba confuso e allucinato. Abbiamo ammirato la sua sagoma abbarbicata a cupi grondoni sui tetti di metropoli sferzate dalla pioggia. Il mantello gonfiato dal vento, uno stormo di pipistrelli a fargli da fedeli cortigiani. Più di Spawn, lo abbiamo visto in preda a un delirio infernale in tavole fantasmagoriche palpitanti di uno spettacolare bianco e nero. E come avvenuto per Spawn, lo abbiamo seguito mentre rompeva il patto di sangue, diventando il principale avversario del suo diabolico mentore. Entrambi vestono come un vigilante in tuta e mantello. Entrambi hanno indossato una maschera che diventa simbolo del patto infernale. Sono entrambi antieroi scaldati da una fiamma romantica, il ricordo di un amore perduto. Senza dimenticare che in tutte e due le serie, gli avversari dell’eroe sono spesso rappresentati come grotteschi gnomi ghignanti.
Ma a dispetto delle tante somiglianze, Faust rimane un prodotto profondamente legato all’underground americano. Fuori dai canoni e decisamente troppo poco commerciale perché gli editori nostrani possano interessarsene. La sua unica e fugace apparizione in terra italica si deve a un'oscura casa editrice che ha presto chiuso i battenti della serie lasciandola incompleta.
Faust è un fumetto che si basa moltissimo (ma anche Spawn, nevvero?) sulla forza di un disegno virtuosistico. Un gorgo di immagini vertiginose e ipnotiche, pregne di emozioni estreme ai limiti del porno e della blasfemia. Non a caso, in Canada la serie è stata censurata. E ogni nuova uscita in patria è stata accompagnata da clamore se non da vere e proprie denunce. In Italia, qualche editor puritano lo ha definito un fumetto da condannare, e difficilmente (temo) lo vedremo tornare nelle nostre librerie.
Spawn nasce dunque come una sorta di remake patinato e commerciale del controverso Faust di Vigil e Quinn. Una versione che (pur presentandosi come trasgressiva) edulcora moltissimo i contenuti disturbanti del prototipo, vestendolo con i cliché di un superomismo colorato e superficiale. La violenza in Spawn è di maniera, e la complessità onirica, l'ambiguità psicanalitica presente in Faust cede il posto a un interminabile (e ripetitivo) sfoggio di superpoteri.
Un'ultima, trascurabile, somiglianza. Tutti e due i personaggi hanno avuto l’onore di una mediocre lettura cinematografica, indugiante nel kitsch, a discapito del potenziale visionario presente nei fumetti. Questo nonostante il regista del film “Faust” fosse Bryan Yuzna, autore del leggendario “Society”. Spawn, se non altro, si è giovato di una discreta serie animata che ha contribuito ad alimentarne il successo planetario.
Che dire? In Italia, in molte circostanze, arriviamo a conoscere i miti (anche solo quelli del pulp) per mero riflesso.
E patti col diavolo-commercio a parte, questo è davvero un peccato mortale.
[Articolo di Filippo Messina]
Ma fu vera gloria, quella del soldato dell'inferno creato da Todd McFarlane?
Il volume ”Dark Side”, undicesimo della collana, ripresenta il primo ciclo di storie del personaggio, quelle scritte e disegnate interamente dal suo creatore. Nei redazionali leggiamo che Spawn realizzò a suo tempo una piccola rivoluzione nell'ambito del fumetto. Se il mondo dei supereroi si stava tingendo di tinte fosche, il mondo di Spawn più che cupo era horror. L'intreccio prevedeva un patto col diavolo, un ritorno dalla morte, intrighi spionistici e violenza a profusione. Il tutto narrato mediante tavole di grande impatto visivo, dove l'eroe incarnava una versione estrema, ancora più oscura e inquietante del cavaliere nero dei fumetti per antonomasia: Batman.
Quel che non si legge abbastanza spesso, almeno sulla stampa italiana, è che Spawn è un diretto discendente di un altro personaggio a fumetti, altrettanto infernale e trasgressivo, ma figlio del circuito dell'underground, e praticamente sconosciuto nel nostro paese: Faust.
Creato dallo scrittore David Quinn e dal disegnatore Tim Vigil nel 1987 per un'etichetta indipendente (la Northstar) che ne pubblicò pochi numeri, successivamente ripreso dalla Rebel Studios e quindi dalla Avatar Press, Faust fa il suo debutto qualche tempo prima dello Spawn di McFarlane. Ed è un debutto che lascia il segno. La sua trama, liberamente basata sul mito di Faust, è una sarabanda lisergica di patti diabolici, scene splatter di una forza sconvolgente, sesso esplicito, amore e incubi grafici di rara potenza. L'eroe della serie, il pittore John Jaspers (il nome Faust lo troviamo solo nel titolo della serie) subisce il peggiore dei soprusi quando una banda di balordi violenta e uccide la sua donna. Alla sua sete di vendetta risponde il misterioso gangster M (una versione metropolitana di Mefistofele) che gli fornisce poteri demoniaci e una letale arma da samurai. Due lame che usate come artigli (molto simili a quelli di Wolverine) lasceranno sul cammino del protagonista una lunga scia di cadaveri. Il prezzo da pagare è che Jaspers, consumata la sua vendetta, diventerà il maestro cerimoniere del diavolo in terra. Un artista della violenza che, usando le sue lame come un tempo i pennelli sulla tela, aprirà la strada all'Armageddon celebrandone l'inizio con un immenso affresco di sangue. O forse John è semplicemente impazzito di dolore, e il potere di riconoscere ed eliminare creature diaboliche celate sotto le spoglie di criminali di ogni genere fa solo parte del suo inferno interiore.
E' facile riconoscere nei presupposti del racconto gli stessi elementi che sono alla base de “Il Corvo” di James O'Barr (anche questo di prossima pubblicazione nella collana “Dark Side”). Ma le caratteristiche fondamentali della serie sono strettamente imparentate con quello che pochi anni dopo sarebbe diventato noto ai lettori americani come il mondo di Spawn.
Il Faust disegnato da Tim Vigil si staglia sulla tavola con l'irruenza di un Batman senza controllo. E' un uomo che ha firmato un patto col diavolo, o nella migliore delle ipotesi un folle sanguinario. Ma il suo look è squisitamente supereroistico, esattamente come quello di Spawn. Prima di Spawn lo abbiamo visto risorgere dalla tomba confuso e allucinato. Abbiamo ammirato la sua sagoma abbarbicata a cupi grondoni sui tetti di metropoli sferzate dalla pioggia. Il mantello gonfiato dal vento, uno stormo di pipistrelli a fargli da fedeli cortigiani. Più di Spawn, lo abbiamo visto in preda a un delirio infernale in tavole fantasmagoriche palpitanti di uno spettacolare bianco e nero. E come avvenuto per Spawn, lo abbiamo seguito mentre rompeva il patto di sangue, diventando il principale avversario del suo diabolico mentore. Entrambi vestono come un vigilante in tuta e mantello. Entrambi hanno indossato una maschera che diventa simbolo del patto infernale. Sono entrambi antieroi scaldati da una fiamma romantica, il ricordo di un amore perduto. Senza dimenticare che in tutte e due le serie, gli avversari dell’eroe sono spesso rappresentati come grotteschi gnomi ghignanti.
Ma a dispetto delle tante somiglianze, Faust rimane un prodotto profondamente legato all’underground americano. Fuori dai canoni e decisamente troppo poco commerciale perché gli editori nostrani possano interessarsene. La sua unica e fugace apparizione in terra italica si deve a un'oscura casa editrice che ha presto chiuso i battenti della serie lasciandola incompleta.
Faust è un fumetto che si basa moltissimo (ma anche Spawn, nevvero?) sulla forza di un disegno virtuosistico. Un gorgo di immagini vertiginose e ipnotiche, pregne di emozioni estreme ai limiti del porno e della blasfemia. Non a caso, in Canada la serie è stata censurata. E ogni nuova uscita in patria è stata accompagnata da clamore se non da vere e proprie denunce. In Italia, qualche editor puritano lo ha definito un fumetto da condannare, e difficilmente (temo) lo vedremo tornare nelle nostre librerie.
Spawn nasce dunque come una sorta di remake patinato e commerciale del controverso Faust di Vigil e Quinn. Una versione che (pur presentandosi come trasgressiva) edulcora moltissimo i contenuti disturbanti del prototipo, vestendolo con i cliché di un superomismo colorato e superficiale. La violenza in Spawn è di maniera, e la complessità onirica, l'ambiguità psicanalitica presente in Faust cede il posto a un interminabile (e ripetitivo) sfoggio di superpoteri.
Un'ultima, trascurabile, somiglianza. Tutti e due i personaggi hanno avuto l’onore di una mediocre lettura cinematografica, indugiante nel kitsch, a discapito del potenziale visionario presente nei fumetti. Questo nonostante il regista del film “Faust” fosse Bryan Yuzna, autore del leggendario “Society”. Spawn, se non altro, si è giovato di una discreta serie animata che ha contribuito ad alimentarne il successo planetario.
Che dire? In Italia, in molte circostanze, arriviamo a conoscere i miti (anche solo quelli del pulp) per mero riflesso.
E patti col diavolo-commercio a parte, questo è davvero un peccato mortale.
[Articolo di Filippo Messina]
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