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martedì 20 marzo 2012
Powers: si ricomincia...
Dopo ben sette volumi inediti in Italia, la Panini Comics torna a proporre Chi ha ucciso Retro Girl?, ovvero il punto di partenza di quel prodotto anomalo nel panorama supereroistico che è Powers, serie uscita dalla mente prolifica (secondo alcuni anche troppo) di Brian Michael Bendis (Ultimate Spider-Man, I Nuovi Vendicatori) e disegnata dall'impareggiabile Michael Avon Oeming (Clerks). La prima apparizione italiana di Powers risale al 2002 per le edizioni Magic Press. Quattro volumi cui, dal 2005 al 2009 è seguito un lungo silenzio sul suolo italico, durante il quale la creatura di Bendis e Oeming trasmigrò dai lidi Image a quelli Marvel, sotto la neonata etichetta Icon per autori indipendenti.
Oggi, la saga dei detective Walker e Pilgrim, in azione nelle strade di una metropoli brulicante supereroi e supercriminali, riparte daccapo, dando ai lettori neofiti la possibilità di scoprire le basi di questo piccolo classico moderno, e ai veterani quella di riscoprirne le originali atmosfere. Sì, perché con il passare del tempo e dei volumi, lo stile di Powers è andato in parte cambiando. Un po' come vediamo spesso capitare a serial televisivi di successo, fulminanti nel corso delle prime stagioni ma sempre più appannati durante il tragitto successivo. Sulle tavole a fumetti non ha fatto eccezione Powers, che pur conservando un certo interesse di fondo, è andato mutando i propri binari, ridimensionandosi anche per quanto riguarda originalità e estro.
Chi ha ucciso Retro Girl?, primo episodio della serie vincitrice del premio Eisner nel 2001, è un solido noir, che gioca con gli elementi del racconto poliziesco (diciamo pure giallo) contaminandoli con gli elementi tipici del fumetto di supereroi. In verità, possiamo affermare che Powers ha rappresentato all'inizio del nuovo millennio l'esordio di un ennesimo approccio fumettistico. Quello di un mondo di supereroi visto attraverso gli occhi dei normali tutori dell'ordine pubblico, con tutti i paradossi, le complicazioni e gli sviluppi grotteschi che tale situazione comporta. Idea seminale più volte saccheggiata negli anni successivi, ma senza raggiungere quasi mai i livelli espressivi della serie di Bendis e Oeming, che in principio è riuscita a sintetizzare avventura, racconto di investigazione, supereroi, dramma e ironia. Una lunga vita editoriale (la serie procede tuttora in America) ha portato a inevitabili deviazioni dalla strada intrapresa all'inizio, e alcuni colpi di scena recenti fanno presagire ulteriori cambiamenti di rotta che potrebbero non soddisfare il palato di tutti gli appassionati. Ma sono le serie, bellezza! Sui fumetti come in tv!
Chi ha ucciso Retro Girl? rimane l'avvio di un'avventura che merita di essere letta, dove la scena degli esami del medico legale su un cadavere invulnerabile risulta ancora oggi un gioiellino di humor nero, e dove i segreti del detective Christian Walker non sono ancora appesantiti da citazioni confuse e contraddittorie. Pertanto, suggeriamo a quanti non lo avessero ancora scoperto, questo riavvio di Powers in casa Panini. Magari ci troverete dentro spunti già visti tra le pagine di altri fumetti più recenti, ma è qui che comincia la vera avventura, ed è giusto che si sappia. I poteri, ma soprattutto i poliziotti ordinari che devono mettere ordine nei loro casini, sono tornati. E noi li salutiamo con piacere.
martedì 11 gennaio 2011
Powers: Leggende
La follia di Supershock, che tante vite è costata al genere umano, ha mutato drasticamente lo status delle persone dotate di poteri. Il governo statunitense ha dichiarato illegale ogni attività superumana con risultati tutt’altro che rassicuranti. Chi serviva la legge, gli eroi, è scomparso, mentre chi ha sempre sfidato l’ordine costituito ha ora campo libero. Adesso la città è sconvolta da una sanguinosa guerra tra supercriminali, mentre il detective Deena Pilgrim cerca di rimettere insieme i pezzi della sua vita e una nuova eroina, forse Retro Girl rediviva, sembra essere l’unica luce di speranza in un mondo sempre più cupo...
Dopo Per sempre, interludio che narrava l’origine di Christian Walker e di una stirpe di superumani antica quanto il mondo, Brian Michael Bendis e Michael Avon Oeming riprendono le fila del ciclo precedente e mostrano le conseguenze del catastrofico finale della saga Venduti. La psicosi per i superpoteri ha generato ulteriore caos, una città dove i criminali sono fuori controllo e dove cresce, irrefrenabile, l’esigenza popolare di un nuovo vigilante. In un clima nerissimo, costellato di morti misteriose, Deena Pilgrim sfodera tutta la sua grinta e compie scelte solitarie che metteranno la sua vita in serio pericolo. Il nuovo corso di Powers recupera i ritmi e i temi che hanno imposto la serie di Bendis e Oeming, premiata con l’Eisner, un titolo di culto. E lo fa con uno snodo narrativo efficace, che mischia con la consueta abilità l’ingrediente poliziesco con quello più puramente fantastico.
La sorte di Powers in Italia è però bizzarra, e può fornire al lettore di supereroi più attento molte interessanti sorprese. La lunga permanenza della serie in un limbo editoriale (compreso il passaggio dalla Image alla più giovane etichetta Icon) fa giungere questi capitoli di Powers nel nostro paese con quasi sette anni di ritardo rispetto al debutto americano. Leggerli oggi ci fa trasalire riconoscendo spunti narrativi che altrove, negli ultimi anni, hanno caratterizzato lo sviluppo estetico e commerciale degli eroi in calzamaglia. Spunti che ci siamo abituati a chiamare “irredimibile”, “atto di registrazione”, “regno oscuro” e nuova “era degli eroi”. Si direbbe che Powers, con maggiore capacità di sintesi, abbia riassunto e in molti casi anticipato tutti questi temi. Il trend “cattivo è bello” ha acceso la miccia. Ha fatto seguito la follia distruttiva del supereroe più grande. La risposta isterica e liberticida delle istituzioni. La spaccatura ideologica tra i superumani. Una fase di tenebre disperate e quindi il ritorno della luce, con una graduale riscoperta dell’etica e del vero concetto di eroismo. L’apparizione della nuova Retro Girl chiude simbolicamente un cerchio. L’inizio di Powers era stato segnato dall’assassinio di questa supereroina, e rappresentava la morte dell’innocenza del mondo degli eroi in costume. Con Leggende, Retro Girl (ma sarà veramente lei?) torna a solcare i cieli e ripropone la figura del supereroe puro e disinteressato.
Powers può essere visto, dunque, come una moderna epica di riferimento con la quale molte altre serie popolari hanno dovuto confrontarsi. Né la questione può essere banalmente risolta rispondendo che Bendis (attualmente l’autore di punta di casa Marvel) sia abituato a vendere più volte le medesime idee. E’ più convincente pensare che Bendis (e per molti versi anche Mark Millar) siano state le firme portabandiera di una corrente sociologica che si è riflessa un po’ su tutti i media, esprimendosi con forza anche sulle pagine dei comic book più diffusi. I linguaggi restano però profondamente diversi, e Powers conserva il pregio di elevarsi su molte altre serie per spessore, per il tono maturo e per la generale qualità. Complice il delizioso contrasto tra le atmosfere terribilmente dark e lo stile essenziale e cartoonesco dei disegni di Michael Avon Oeming, vero punto di fusione tra l’apparente leggerezza dei temi e la crudezza dei contenuti narrati. Non mancano i consueti flash di orrore, la violenza esasperata alla Quentin Tarantino e i personaggi squisitamente pulp. Dopo il trauma dell’avventura precedente, Deena Pilgrim torna in scena più selvaggia che mai, e stavolta ruba decisamente la scena al detective Walker, dando inizio a una nuova, inquietante sottotrama.
Alla fine della fiera, si proprio si deve leggere una storia con dei supereroi, Powers si conferma come una delle scelte preferibili. Anche perché ormai fuori dal tempo, svincolato dalle leggi di mercato e da trend ormai in declino.
Questa recensione è stata pubblicata anche su FantasyMagazine.
lunedì 17 maggio 2010
100% Cult Comics - Powers: Per sempre
Dopo il deflagrante finale del volume precedente, Powers: Venduti, la premiata serie di Brian Michael Bendis e Michael Avon Oeming torna con questo ciclo intitolato Per sempre. Un arco narrativo che alza molti veli sul passato dell’ispettore di polizia Christian Walker, l’ex supereroe chiamato Diamond, e narra una volta per tutte come questi abbia perso i suoi poteri. Un volume corposo e autoconclusivo per una saga che in America ha riscosso, al tempo della sua pubblicazione, un discreto successo, ed è ancora oggi accompagnata nell’edizione italiana da redazionali che ne elogiano l’originalità e gli spunti innovativi.
Peccato che non sia tutto oro quel che riluce.
Powers: Per sempre è la storyline pubblicata tra il 2003 e il 2004 con la quale Bendis concluse la sua serie creator-owned fino ad allora presentata sotto il marchio Image. Nelle intenzioni, una sorta di canto del cigno, epico e struggente, con il quale accomiatarsi... giusto per una breve vacanza editoriale. Di lì a poco, infatti, Powers sarebbe passato alla Marvel sotto la neonata etichetta Icon, pronto a ripartire sulla base di premesse rinnovate. Per i lettori italiani, la serie supereroistico-poliziesca di Bendis e Oeming, è rimasta in stato di ibernazione per diversi anni. Giunta adesso al terzo volume pubblicato dalla Panini Comics, ci invita a tirare le somme per vedere che strada prenderanno i detective Walker e Pilgrim e i loro demiurghi.
Powers: Per sempre conferma che la maturazione grafica di Michael Avon Oeming è in continua evoluzione. Dal tratto cartoonesco spigoloso ed essenziale, il suo stile ha raggiunto un apice di spettacolarità notevole che soprattutto nel primo capitolo di questo volume merita attenzione. Purtroppo, però, lo stesso non si può dire della densità della sceneggiatura, che dopo le intriganti prove dei volumi precedenti imbocca, contrariamente alle premesse, un’andatura da gambero, ripiegando sui cliché più frusti e prevedibili. Se i disegni di Oeming spiegano le ali e traghettano definitivamente il fumetto di supereroi verso lidi estetici sempre meno omologati, i contenuti di Bendis mostrano invece tutta la loro stanchezza.
Il prologo preistorico, palesemente allusivo alla scena iniziale di 2001: Odissea nello spazio, è molto suggestivo, ma funzionerebbe meglio come episodio a sé stante. L’intento di conferire epicità e fatalismo al racconto, però, impelaga da subito la sceneggiatura in una rete di espedienti stravisti che il fascino delle illustrazioni di Oeming non basta a riscattare. L’origine di Christian Walker e il resoconto della perdita dei suoi poteri risultano alla fine della fiera degli aneddoti superflui, finendo con l’allontanare troppo il tono della serie dai binari precedenti, e spingendo la trama in un territorio dove regnano atmosfere ben più ingenue e abusate.
Non è tanto importante il fatto che i lettori dalla memoria più vispa ricorderanno una dinamica abbastanza diversa, narrata dallo stesso Walker nel primo volume della serie, Chi ha ucciso Retro-Girl?, pubblicato dalla Magic Press. Una versione dei fatti più misteriosa, meno gridata, e proprio per questo più stimolante. L’aspetto davvero indigesto di questo ciclo consiste nell’eccessiva somiglianza con la mitologia del film Highlander (persino in un paio di dialoghi) e nell’inevitabile prevedibilità di cui la vicenda si veste sin dalle prime pagine.
A sei anni di distanza dalla sua pubblicazione statunitense, Powers: Per sempre arriva dunque in Italia con
molte bollicine in meno rispetto alla gasatura originale che tanto sembra averlo fatto apprezzare in patria. Sei anni non sono pochi, né per il polso del mercato né per il gusto del pubblico, bombardato in modo costante da variazioni sul tema del supereroe anche dal media televisivo, oggi il più grande rivale della tavola a fumetti. Per il Powers targato Icon, seguiranno adesso un lungo ciclo di vicende inedite in cui vedremo prendere piede l’annunciato restyling della serie. Scopriremo, allora, se la migrazione alla Marvel avrà giovato alla mitica serie di Bendis e Oeming che qui, a nostro avviso, mostra già segni di stanchezza.
Peccato che non sia tutto oro quel che riluce.
Powers: Per sempre è la storyline pubblicata tra il 2003 e il 2004 con la quale Bendis concluse la sua serie creator-owned fino ad allora presentata sotto il marchio Image. Nelle intenzioni, una sorta di canto del cigno, epico e struggente, con il quale accomiatarsi... giusto per una breve vacanza editoriale. Di lì a poco, infatti, Powers sarebbe passato alla Marvel sotto la neonata etichetta Icon, pronto a ripartire sulla base di premesse rinnovate. Per i lettori italiani, la serie supereroistico-poliziesca di Bendis e Oeming, è rimasta in stato di ibernazione per diversi anni. Giunta adesso al terzo volume pubblicato dalla Panini Comics, ci invita a tirare le somme per vedere che strada prenderanno i detective Walker e Pilgrim e i loro demiurghi.
Powers: Per sempre conferma che la maturazione grafica di Michael Avon Oeming è in continua evoluzione. Dal tratto cartoonesco spigoloso ed essenziale, il suo stile ha raggiunto un apice di spettacolarità notevole che soprattutto nel primo capitolo di questo volume merita attenzione. Purtroppo, però, lo stesso non si può dire della densità della sceneggiatura, che dopo le intriganti prove dei volumi precedenti imbocca, contrariamente alle premesse, un’andatura da gambero, ripiegando sui cliché più frusti e prevedibili. Se i disegni di Oeming spiegano le ali e traghettano definitivamente il fumetto di supereroi verso lidi estetici sempre meno omologati, i contenuti di Bendis mostrano invece tutta la loro stanchezza.
Il prologo preistorico, palesemente allusivo alla scena iniziale di 2001: Odissea nello spazio, è molto suggestivo, ma funzionerebbe meglio come episodio a sé stante. L’intento di conferire epicità e fatalismo al racconto, però, impelaga da subito la sceneggiatura in una rete di espedienti stravisti che il fascino delle illustrazioni di Oeming non basta a riscattare. L’origine di Christian Walker e il resoconto della perdita dei suoi poteri risultano alla fine della fiera degli aneddoti superflui, finendo con l’allontanare troppo il tono della serie dai binari precedenti, e spingendo la trama in un territorio dove regnano atmosfere ben più ingenue e abusate.
Non è tanto importante il fatto che i lettori dalla memoria più vispa ricorderanno una dinamica abbastanza diversa, narrata dallo stesso Walker nel primo volume della serie, Chi ha ucciso Retro-Girl?, pubblicato dalla Magic Press. Una versione dei fatti più misteriosa, meno gridata, e proprio per questo più stimolante. L’aspetto davvero indigesto di questo ciclo consiste nell’eccessiva somiglianza con la mitologia del film Highlander (persino in un paio di dialoghi) e nell’inevitabile prevedibilità di cui la vicenda si veste sin dalle prime pagine.
A sei anni di distanza dalla sua pubblicazione statunitense, Powers: Per sempre arriva dunque in Italia con
molte bollicine in meno rispetto alla gasatura originale che tanto sembra averlo fatto apprezzare in patria. Sei anni non sono pochi, né per il polso del mercato né per il gusto del pubblico, bombardato in modo costante da variazioni sul tema del supereroe anche dal media televisivo, oggi il più grande rivale della tavola a fumetti. Per il Powers targato Icon, seguiranno adesso un lungo ciclo di vicende inedite in cui vedremo prendere piede l’annunciato restyling della serie. Scopriremo, allora, se la migrazione alla Marvel avrà giovato alla mitica serie di Bendis e Oeming che qui, a nostro avviso, mostra già segni di stanchezza.
martedì 26 gennaio 2010
100% Cult Comics - Powers: Venduti
Uno scandalo sessuale. Dei mass media mai così rapaci. Supereroi in disarmo, ormai più inclini a sfruttare i proventi commerciali della propria immagine che a combattere il crimine. E naturalmente un delitto. Strano. Misterioso. Inquietante.
Powers: Venduti, arriva in Italia nei primi giorni di questo 2010, a ben sei anni di distanza dalla pubblicazione in patria della saga originale. Per i lettori italiani rappresenta il secondo volume (sesto contando i precedenti della Magic Press) del nuovo corso della premiata serie di Brian Michael Bendis e Michael Avon Oeming dopo anni di limbo editoriale dovuto a passaggi da un etichetta all’altra e a una ridefinizione dei diritti d’uso. Sei anni che, curiosamente, si fanno sentire durante tutta la lettura di questo Venduti, in modo sorprendente.
I detective Christian Walker e Deena Pilgrim non hanno perso smalto. Quello di Powers rimane (finora) uno degli universi supereroistici decostruzionisti più intriganti, e la qualità di Venduti mantiene le promesse fatte dal precedente volume, Anarchia, sviluppando uno scenario sempre più complesso e sconcertante.
Gli ingredienti sono noti. Una comunità di superumani spesso corrotti e dai segreti torbidi. Vittime e carnefici di sé stessi come dell’uomo comune che a volte li teme e li odia. Una polizia fallace, non troppo dissimile dai vigilanti in costume per le sue dinamiche interpersonali, ma tuttavia resa più nobile proprio dalla sua irriducibile normalità, elemento che li rende comunque uomini e donne con i piedi ben piantati per terra. Una squadra che adombra la Justice League, traboccante conflitti e inveterati rancori, che sfoggia un nome emblematico nella sua contraddittorietà: Unity. Powers è la serie che più di altre è riuscita a riportare i supereroi al livello del marciapiede senza mai scadere nella volgarità fine a se stessa, e conservando, pur con alti e bassi, un livello qualitativo più che discreto.
Ma il reale punto di interesse, a proposito di Powers: Venduti, potrebbe essere un altro. Più filologico, volto a comprendere i meccanismi commerciali che regolano cifre stilistiche e trend del media fumettistico. Una scoperta probabilmente già nota a quanti seguono la serie di Bendis e Oeming in lingua originale, ma abbastanza sorprendente per i nostrani appassionati di supereroi che hanno atteso così a lungo il ritorno di Powers sugli scaffali italiani, consolandosi nel frattempo con molte altre letture di stampo affine. Negli ultimi anni abbiamo visto esordire molte nuove serie di successo, spesso firmate da autori blasonati. Il mito del supereroe è stato ormai passato al tritacarne, ridotto a migliaia di minuscoli pezzetti e cucinato con tutte le spezie esistenti, dolci e piccanti. Il lettore ha, per così dire, finito col perdere la visione di insieme. O meglio, questa gli è stata sottratta, frammentata in un’interminabile serie di prodotti derivativi pensati per incontrare il gradimento di tutte le età e di tutti i gusti possibili.
Gli ingredienti sono noti. Una comunità di superumani spesso corrotti e dai segreti torbidi. Vittime e carnefici di sé stessi come dell’uomo comune che a volte li teme e li odia. Una polizia fallace, non troppo dissimile dai vigilanti in costume per le sue dinamiche interpersonali, ma tuttavia resa più nobile proprio dalla sua irriducibile normalità, elemento che li rende comunque uomini e donne con i piedi ben piantati per terra. Una squadra che adombra la Justice League, traboccante conflitti e inveterati rancori, che sfoggia un nome emblematico nella sua contraddittorietà: Unity. Powers è la serie che più di altre è riuscita a riportare i supereroi al livello del marciapiede senza mai scadere nella volgarità fine a se stessa, e conservando, pur con alti e bassi, un livello qualitativo più che discreto.
Ma il reale punto di interesse, a proposito di Powers: Venduti, potrebbe essere un altro. Più filologico, volto a comprendere i meccanismi commerciali che regolano cifre stilistiche e trend del media fumettistico. Una scoperta probabilmente già nota a quanti seguono la serie di Bendis e Oeming in lingua originale, ma abbastanza sorprendente per i nostrani appassionati di supereroi che hanno atteso così a lungo il ritorno di Powers sugli scaffali italiani, consolandosi nel frattempo con molte altre letture di stampo affine. Negli ultimi anni abbiamo visto esordire molte nuove serie di successo, spesso firmate da autori blasonati. Il mito del supereroe è stato ormai passato al tritacarne, ridotto a migliaia di minuscoli pezzetti e cucinato con tutte le spezie esistenti, dolci e piccanti. Il lettore ha, per così dire, finito col perdere la visione di insieme. O meglio, questa gli è stata sottratta, frammentata in un’interminabile serie di prodotti derivativi pensati per incontrare il gradimento di tutte le età e di tutti i gusti possibili.
Powers: Venduti è un fumetto del 2004 cui oggi non è possibile accostarsi se non con questa chiave di lettura. Sin dalle prime pagine si ha la sensazione del già visto. Del già letto, della trasgressione già consumata. Ma non è tutto. Procedendo nella lettura, giunti al colpo di scena fondamentale, ci si accorge di stare seguendo la prova generale di uno dei fumetti supereroistici di maggior successo dell’anno appena concluso. Uno spunto (qui taciuto per evitare fastidiose anticipazioni) che sin dal principio non appariva come una novità assoluta, ma che oggi possiamo vedere come un’estrapolazione (e lievitazione in serie regolare) del nucleo centrale di questo Powers: Venduti, uscito in America con ben sette anni di anticipo.
In verità, sono almeno due gli spunti di questo ciclo di Bendis cui negli ultimi anni si è attinto per lanciare ulteriori testate. Una più leggera e generica, che Bendis usa come pretesto per innescare una vicenda noir dagli esiti apocalittici. L’altra molto più corposa, che ci dona in un solo volume la sintesi epica di un’altra popolare serie attualmente in uscita, e persino ci anticipa in modo efficace quale potrebbe essere la sua conclusione. In altre parole, per il lettore italiano del 2010, la lettura di Powers: Venduti è quasi surreale. Se certi elementi decostruzionisti trovavano il loro germe in lavori poco noti e di grande caratura come l’underground Bratpack di Rick Veitch, la tavola imbandita stavolta da Bendis e Oeming sembra suggerirci che in questi anni ci eravamo nutriti esclusivamente di merendine confezionate. Un po’ come perdersi nella lettura del ciclo di Dune di Frank Herbert e scoprirvi l’esistenza di simbionti alieni, computer umani, poteri persuasivi della voce e così via. Non si tratta di perorare la causa dell’originalità a tutti i costi, concetto spesso sopravvalutato a discapito della buona forma del racconto, ma della scoperta di un’opera a suo modo ambiziosa che integra in un unico ciclo narrativo più tracce riprese e rielaborate al dettaglio dalla macchina commerciale dell’industria fumettistica statunitense. Esperienza un po’ sconcertante per il lettore dalla memoria lunga, come masticare polpette per anni e poi trovarsi d’un tratto davanti a una mucca che ti osserva in modo torvo, e che sembra dire: «Dai, lo sapevi che ero io. Credevi davvero che fossi solo quelle palline di carne lì?!»
Ne consegue una sensazione molto positiva e un plauso nei confronti del lavoro di Bendis e Oeming, che si confermano pionieri nell’ardua impresa di svecchiare il genere supereroistico, contaminandolo col noir e altre sperimentazioni. C’è posto anche per una provocazione sociopolitica piuttosto aspra, che se realizzata nel nostro paese avrebbe di certo fatto gridare allo scandalo. Una condanna ideologica suggellata da una drammatica (e splatter!) splashpage firmata da un grande Oeming. Una zampata narrativa che, visto soprattutto il clima politico italiano degli ultimi mesi, potrebbe essere oggetto di duri attacchi ed essere accusata di fomentare
Ne consegue una sensazione molto positiva e un plauso nei confronti del lavoro di Bendis e Oeming, che si confermano pionieri nell’ardua impresa di svecchiare il genere supereroistico, contaminandolo col noir e altre sperimentazioni. C’è posto anche per una provocazione sociopolitica piuttosto aspra, che se realizzata nel nostro paese avrebbe di certo fatto gridare allo scandalo. Una condanna ideologica suggellata da una drammatica (e splatter!) splashpage firmata da un grande Oeming. Una zampata narrativa che, visto soprattutto il clima politico italiano degli ultimi mesi, potrebbe essere oggetto di duri attacchi ed essere accusata di fomentare
odio e violenza. Ma nel nostro paese i fumetti vivono in sordina, e raramente raccolgono l’attenzione di chi ci governa. Che sia un male o un bene non è dato sapere. Quel che sappiamo alla fine di Powers: Venduti è che il mondo non sarà più lo stesso. E che stavolta non ci sono trucchi. Gli eventi cataclismatici di questa saga ridefiniscono il mondo dei detective Walker e Pilgrim, e le loro avventure dovranno prendere necessariamente una direzione diversa in futuro.
Nuove promesse, dunque, e l’inizio di una nuova attesa. Sperando di non dover aspettare un altro lustro, centellinando dagli epigoni gli sviluppi drammatici di una serie che finora riesce a emergere e a volare una spanna più in alto rispetto alla piattezza generale.
Nuove promesse, dunque, e l’inizio di una nuova attesa. Sperando di non dover aspettare un altro lustro, centellinando dagli epigoni gli sviluppi drammatici di una serie che finora riesce a emergere e a volare una spanna più in alto rispetto alla piattezza generale.
giovedì 10 settembre 2009
100% Cult Comics - Powers: Anarchia
Poteri.
Sono tornati. E tutto brucia. Anche gli eroi.
Dopo cinque anni di assenza nel nostro paese, il detective Christian Walker e la sua partner Deena Pilgrim sono di nuovo in strada, a frugare nel marcio di una metropoli dove esseri misteriosi e potenti sfrecciano tra i grattacieli. Paladini mascherati della giustizia per qualcuno. Motore di azioni criminali e caos per altri. Powers, premiata serie di Brian Michael Bendis e Michael Avon Oeming aveva interrotto le uscite italiane con il passaggio dell’autore dalla Image Comics alla Marvel, che per l’occasione creò appositamente l’etichetta Icon. Il letargo è durato a lungo, e oggi tocca alla Panini Comics riprendere il filo del racconto là dove la Magic Press era stata constretta a fermarsi.
Nel volume intitolato Supergruppo (il quarto della serie edita dalla Magic), Christian Walker denunciava pubblicamente le responsabilità governative nella morte violenta di una squadra di supereroi (o “poteri” come Bendis ha scelto di chiamarli) rinunciando al distintivo e sparendo dalla circolazione. Se per i lettori italiani è trascorso un lustro da quell’ultima avventura, per i protagonisti di Powers è passato solo un anno. Un tempo sufficiente perché tutti i pezzi tornino sulla scacchiera e si chiedano quale ruolo è stato loro assegnato. Qualcuno ha ripreso a uccidere i vigilanti. E il suo modus operandi si va definendo sempre più come una vera e propria strategia terroristica. Il marchio Kaotic Chic, dipinto sul luogo di tutte le uccisioni, suggerisce l’esistenza di un piano preciso. E come nel caso di Retro-Girl, prima vittima eccellente di questa mattanza di eroi, indagare è compito di chi tiene i piedi sull’asfalto e una pistola in pugno. L’ordinaria forza di polizia, spesso adombrata dalle imprese di personaggi in calzamaglia. L’assenza di Christian Walker non ha giovato al caratteraccio dell’agente Deena Pilgrim, più acida che mai. E quando un sospettato dichiara che confesserà soltanto in presenza del detective Walker, Deena non aspetterà un istante per correre a cercarlo.
Powers: Anarchia, si propone di inaugurare un secondo corso del ciclo vitale della serie firmata da Bendis e Oeming. Almeno nelle intenzioni degli autori. Negli Stati Uniti la serie è tuttora in corso di pubblicazione, e si parla insistentemente di un suo adattamento televisivo. Powers sembra quindi godere di ottima salute, e anche se il gioco narrativo iniziale ormai comincia a ripetersi, quanti erano rimasti orfani di Walker e Pilgrim per cinque lunghi anni, sono comunque contenti di vederli tornare al lavoro.
Il punto di forza iniziale di Powers consisteva nell’aver spostato il punto di vista dell’azione dallo straordinario all’ordinario. Ai coloratissimi supereroi, stavolta, sarebbe toccato muoversi sullo sfondo, mentre la ribalta sarebbe stata dominata da disincantati agenti di polizia. Anche se il personaggio di Walker rivelava di essere appartenuto, in passato, alla categoria dei vigilanti in tuta, la sua perdita di poteri e il riciclaggio come poliziotto lo rendevano un interessante ponte tra due mondi. Una partenza atipica, quindi, e decisamente controtendenza rispetto alla pletora di storie con supereroi in uscita all’inizio del nuovo secolo.
Discendente diretto della miniserie (quasi omonima) Marvels, di Kurt Busiek e Alex Ross, che si proponeva appunto di mostrare i supereroi attraverso gli occhi della gente comune, Powers centrava il bersaglio proprio perché presentava al lettore personaggi con cui condividere la meraviglia e il senso di mistero che avvolgerebbe, per i profani, le creature dotate di poteri. Riportava, in sostanza, l’avventura sulla terra, tra cemento armato, automobili ammaccate e vicoli maleodoranti, dove i cosiddetti eroi avevano il ruolo di comparse se non di vittime.
Sotto questo aspetto, l’importanza di Powers nell’evoluzione del genere supereroistico è notevole. Certamente, quasi tutti i semi narrativi trattati erano già presenti nel fondamentale Watchmen, ma il definitivo sdoganamento dell’occhio alieno (in questo caso diverso in quanto privo di poteri) è da attribuire alla serie ideata da Bendis. Non a caso, Powers ha dato il la a una folta generazione di epigoni (non ultimo Gotham Central della Dc Comics), e ha contribuito a imporre la lettura hard-boiled delle avventure supereroistiche.
Esiste, tuttavia, un Ma.
Powers: Anarchia riprende egregiamente il filo di tutte le trame lasciate in sospeso. La caratterizzazione dei personaggi già noti non delude, così come il tratto particolare di Michael Avon Oeming si evolve in modo interessante pur restando riconoscibile. Il ritmo è impeccabile, e il ritorno in scena di Walker è raccontato in modo intenso, con un taglio cinematografico spettacolare. Il vero neo, comune a molte serie di supereroi dalla vita interminabile, è quello fatale della logica che inizia ad appannarsi. Se è divertente seguire i passi di ordinari uomini e donne di polizia alle prese con situazioni incredibili tanto al di sopra delle loro possibilità, è anche inevitabile chiedersi perché gli eroi (o poteri) non reagiscano a loro volta contro la mano che li sta uccidendo. I ragionamenti di stampo sociologico, qui affidati alla gente della strada, intrigano. Ma non si può fare a meno di restare perplessi davanti a potenti eroi volanti, capaci di mettere fuori combattimento pericolosi supernemici, che soccombono al più banale degli attacchi: una bottiglia molotov. Così come viene spontaneo chiedersi come mai la comunità dei superesseri non reagisca con le proprie risorse a una minaccia serpeggiante che li riguarda da vicino. E’ un po’ come se Bendis volesse dirci che, in fondo, gli eroi con poteri non sono altro che boy scout fisicamente cresciuti. Appariscenti, forti, ma fondamentalmente ingenui e quindi vulnerabili. Al di fuori delle loro regole (peraltro nebulose), annaspano e affogano in un mondo corrotto. Un territorio dove la polizia è l’unico vero baluardo possibile contro il crimine.
Non è chiaro se la metafora è questa, o se semplicemente il punto di vista scelto abbia finito con l’indebolire le logiche di un racconto che forse avrebbe bisogno di un sottotesto più solido. L’avventura, ad ogni modo, rimane. E il divertimento è assicurato. Sono trascorsi cinque anni... Pardòn, soltanto uno. Ed è il momento che Christian Walker torni al lavoro. Nessuno aveva mai creduto a una sua definitiva defezione. Men che meno Deena, uno dei personaggi meglio caratterizzati della serie.
Con tutti i suoi difetti, Powers rimane un titolo che si difende bene. Se invecchierà in gloria o si affloscerà del tutto, è un’incertezza che i fans italiani, da oggi grazie alla Panini Comics, dissiperanno poco per volta.
Sono tornati. E tutto brucia. Anche gli eroi.
Dopo cinque anni di assenza nel nostro paese, il detective Christian Walker e la sua partner Deena Pilgrim sono di nuovo in strada, a frugare nel marcio di una metropoli dove esseri misteriosi e potenti sfrecciano tra i grattacieli. Paladini mascherati della giustizia per qualcuno. Motore di azioni criminali e caos per altri. Powers, premiata serie di Brian Michael Bendis e Michael Avon Oeming aveva interrotto le uscite italiane con il passaggio dell’autore dalla Image Comics alla Marvel, che per l’occasione creò appositamente l’etichetta Icon. Il letargo è durato a lungo, e oggi tocca alla Panini Comics riprendere il filo del racconto là dove la Magic Press era stata constretta a fermarsi.
Nel volume intitolato Supergruppo (il quarto della serie edita dalla Magic), Christian Walker denunciava pubblicamente le responsabilità governative nella morte violenta di una squadra di supereroi (o “poteri” come Bendis ha scelto di chiamarli) rinunciando al distintivo e sparendo dalla circolazione. Se per i lettori italiani è trascorso un lustro da quell’ultima avventura, per i protagonisti di Powers è passato solo un anno. Un tempo sufficiente perché tutti i pezzi tornino sulla scacchiera e si chiedano quale ruolo è stato loro assegnato. Qualcuno ha ripreso a uccidere i vigilanti. E il suo modus operandi si va definendo sempre più come una vera e propria strategia terroristica. Il marchio Kaotic Chic, dipinto sul luogo di tutte le uccisioni, suggerisce l’esistenza di un piano preciso. E come nel caso di Retro-Girl, prima vittima eccellente di questa mattanza di eroi, indagare è compito di chi tiene i piedi sull’asfalto e una pistola in pugno. L’ordinaria forza di polizia, spesso adombrata dalle imprese di personaggi in calzamaglia. L’assenza di Christian Walker non ha giovato al caratteraccio dell’agente Deena Pilgrim, più acida che mai. E quando un sospettato dichiara che confesserà soltanto in presenza del detective Walker, Deena non aspetterà un istante per correre a cercarlo.
Powers: Anarchia, si propone di inaugurare un secondo corso del ciclo vitale della serie firmata da Bendis e Oeming. Almeno nelle intenzioni degli autori. Negli Stati Uniti la serie è tuttora in corso di pubblicazione, e si parla insistentemente di un suo adattamento televisivo. Powers sembra quindi godere di ottima salute, e anche se il gioco narrativo iniziale ormai comincia a ripetersi, quanti erano rimasti orfani di Walker e Pilgrim per cinque lunghi anni, sono comunque contenti di vederli tornare al lavoro.
Il punto di forza iniziale di Powers consisteva nell’aver spostato il punto di vista dell’azione dallo straordinario all’ordinario. Ai coloratissimi supereroi, stavolta, sarebbe toccato muoversi sullo sfondo, mentre la ribalta sarebbe stata dominata da disincantati agenti di polizia. Anche se il personaggio di Walker rivelava di essere appartenuto, in passato, alla categoria dei vigilanti in tuta, la sua perdita di poteri e il riciclaggio come poliziotto lo rendevano un interessante ponte tra due mondi. Una partenza atipica, quindi, e decisamente controtendenza rispetto alla pletora di storie con supereroi in uscita all’inizio del nuovo secolo.
Discendente diretto della miniserie (quasi omonima) Marvels, di Kurt Busiek e Alex Ross, che si proponeva appunto di mostrare i supereroi attraverso gli occhi della gente comune, Powers centrava il bersaglio proprio perché presentava al lettore personaggi con cui condividere la meraviglia e il senso di mistero che avvolgerebbe, per i profani, le creature dotate di poteri. Riportava, in sostanza, l’avventura sulla terra, tra cemento armato, automobili ammaccate e vicoli maleodoranti, dove i cosiddetti eroi avevano il ruolo di comparse se non di vittime.
Sotto questo aspetto, l’importanza di Powers nell’evoluzione del genere supereroistico è notevole. Certamente, quasi tutti i semi narrativi trattati erano già presenti nel fondamentale Watchmen, ma il definitivo sdoganamento dell’occhio alieno (in questo caso diverso in quanto privo di poteri) è da attribuire alla serie ideata da Bendis. Non a caso, Powers ha dato il la a una folta generazione di epigoni (non ultimo Gotham Central della Dc Comics), e ha contribuito a imporre la lettura hard-boiled delle avventure supereroistiche.
Esiste, tuttavia, un Ma.
Powers: Anarchia riprende egregiamente il filo di tutte le trame lasciate in sospeso. La caratterizzazione dei personaggi già noti non delude, così come il tratto particolare di Michael Avon Oeming si evolve in modo interessante pur restando riconoscibile. Il ritmo è impeccabile, e il ritorno in scena di Walker è raccontato in modo intenso, con un taglio cinematografico spettacolare. Il vero neo, comune a molte serie di supereroi dalla vita interminabile, è quello fatale della logica che inizia ad appannarsi. Se è divertente seguire i passi di ordinari uomini e donne di polizia alle prese con situazioni incredibili tanto al di sopra delle loro possibilità, è anche inevitabile chiedersi perché gli eroi (o poteri) non reagiscano a loro volta contro la mano che li sta uccidendo. I ragionamenti di stampo sociologico, qui affidati alla gente della strada, intrigano. Ma non si può fare a meno di restare perplessi davanti a potenti eroi volanti, capaci di mettere fuori combattimento pericolosi supernemici, che soccombono al più banale degli attacchi: una bottiglia molotov. Così come viene spontaneo chiedersi come mai la comunità dei superesseri non reagisca con le proprie risorse a una minaccia serpeggiante che li riguarda da vicino. E’ un po’ come se Bendis volesse dirci che, in fondo, gli eroi con poteri non sono altro che boy scout fisicamente cresciuti. Appariscenti, forti, ma fondamentalmente ingenui e quindi vulnerabili. Al di fuori delle loro regole (peraltro nebulose), annaspano e affogano in un mondo corrotto. Un territorio dove la polizia è l’unico vero baluardo possibile contro il crimine.
Non è chiaro se la metafora è questa, o se semplicemente il punto di vista scelto abbia finito con l’indebolire le logiche di un racconto che forse avrebbe bisogno di un sottotesto più solido. L’avventura, ad ogni modo, rimane. E il divertimento è assicurato. Sono trascorsi cinque anni... Pardòn, soltanto uno. Ed è il momento che Christian Walker torni al lavoro. Nessuno aveva mai creduto a una sua definitiva defezione. Men che meno Deena, uno dei personaggi meglio caratterizzati della serie.
Con tutti i suoi difetti, Powers rimane un titolo che si difende bene. Se invecchierà in gloria o si affloscerà del tutto, è un’incertezza che i fans italiani, da oggi grazie alla Panini Comics, dissiperanno poco per volta.
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