lunedì 17 maggio 2010

100% Cult Comics - Powers: Per sempre

Dopo il deflagrante finale del volume precedente, Powers: Venduti, la premiata serie di Brian Michael Bendis e Michael Avon Oeming torna con questo ciclo intitolato Per sempre. Un arco narrativo che alza molti veli sul passato dell’ispettore di polizia Christian Walker, l’ex supereroe chiamato Diamond, e narra una volta per tutte come questi abbia perso i suoi poteri. Un volume corposo e autoconclusivo per una saga che in America ha riscosso, al tempo della sua pubblicazione, un discreto successo, ed è ancora oggi accompagnata nell’edizione italiana da redazionali che ne elogiano l’originalità e gli spunti innovativi.
Peccato che non sia tutto oro quel che riluce.

Powers: Per sempre è la storyline pubblicata tra il 2003 e il 2004 con la quale Bendis concluse la sua serie creator-owned fino ad allora presentata sotto il marchio Image. Nelle intenzioni, una sorta di canto del cigno, epico e struggente, con il quale accomiatarsi... giusto per una breve vacanza editoriale. Di lì a poco, infatti, Powers sarebbe passato alla Marvel sotto la neonata etichetta Icon, pronto a ripartire sulla base di premesse rinnovate. Per i lettori italiani, la serie supereroistico-poliziesca di Bendis e Oeming, è rimasta in stato di ibernazione per diversi anni. Giunta adesso al terzo volume pubblicato dalla Panini Comics, ci invita a tirare le somme per vedere che strada prenderanno i detective Walker e Pilgrim e i loro demiurghi.

Powers: Per sempre conferma che la maturazione grafica di Michael Avon Oeming è in continua evoluzione. Dal tratto cartoonesco spigoloso ed essenziale, il suo stile ha raggiunto un apice di spettacolarità notevole che soprattutto nel primo capitolo di questo volume merita attenzione. Purtroppo, però, lo stesso non si può dire della densità della sceneggiatura, che dopo le intriganti prove dei volumi precedenti imbocca, contrariamente alle premesse, un’andatura da gambero, ripiegando sui cliché più frusti e prevedibili. Se i disegni di Oeming spiegano le ali e traghettano definitivamente il fumetto di supereroi verso lidi estetici sempre meno omologati, i contenuti di Bendis mostrano invece tutta la loro stanchezza.

Il prologo preistorico, palesemente allusivo alla scena iniziale di 2001: Odissea nello spazio, è molto suggestivo, ma funzionerebbe meglio come episodio a sé stante. L’intento di conferire epicità e fatalismo al racconto, però, impelaga da subito la sceneggiatura in una rete di espedienti stravisti che il fascino delle illustrazioni di Oeming non basta a riscattare. L’origine di Christian Walker e il resoconto della perdita dei suoi poteri risultano alla fine della fiera degli aneddoti superflui, finendo con l’allontanare troppo il tono della serie dai binari precedenti, e spingendo la trama in un territorio dove regnano atmosfere ben più ingenue e abusate.
Non è tanto importante il fatto che i lettori dalla memoria più vispa ricorderanno una dinamica abbastanza diversa, narrata dallo stesso Walker nel primo volume della serie, Chi ha ucciso Retro-Girl?, pubblicato dalla Magic Press. Una versione dei fatti più misteriosa, meno gridata, e proprio per questo più stimolante. L’aspetto davvero indigesto di questo ciclo consiste nell’eccessiva somiglianza con la mitologia del film Highlander (persino in un paio di dialoghi) e nell’inevitabile prevedibilità di cui la vicenda si veste sin dalle prime pagine.

A sei anni di distanza dalla sua pubblicazione statunitense, Powers: Per sempre arriva dunque in Italia con
molte bollicine in meno rispetto alla gasatura originale che tanto sembra averlo fatto apprezzare in patria. Sei anni non sono pochi, né per il polso del mercato né per il gusto del pubblico, bombardato in modo costante da variazioni sul tema del supereroe anche dal media televisivo, oggi il più grande rivale della tavola a fumetti. Per il Powers targato Icon, seguiranno adesso un lungo ciclo di vicende inedite in cui vedremo prendere piede l’annunciato restyling della serie. Scopriremo, allora, se la migrazione alla Marvel avrà giovato alla mitica serie di Bendis e Oeming che qui, a nostro avviso, mostra già segni di stanchezza.









Questa recensione è stata pubblicata anche su FantasyMagazine.


[Articolo di Filippo Messina]


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