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martedì 16 aprile 2013

Edificio 17A - Il leone


Giuseppe era qui quando sono arrivato. Un omone simpatico. Da me chiamato il leone. Operato, è già uscito. Scherzava tutto il giorno con tutti. Parlava di pranzi pantagruelici e di enormi bevute che avvenivano nel reparto. Naturalmente tutto puro desiderio. Il massimo reale che si poteva concedere era la pasta con il pomodoro portata dalla moglie. Lo incontro nella sala d'attesa in una delle mie tante passeggiate.

Lui è venuto a farsi togliere i punti. Ultimo legame con Chirugia Oncologica. La sua storia clinica è conclusa. Ora è vestito con giacca e cravatta, da civile.

“E su di me non hai scritto nulla?”

Gli prometto che parlerò anche di lui. E questa è una promessa mantenuta.

sabato 16 febbraio 2013

Il giorno di Mauro e Tom


Oggi vogliamo dedicare questa immagine ormai famosissima (alla faccia di blogger imbecilli e maleducati) ai nostri amici Mauro Padovani e Tom Freeman, che oggi si sono finalmente sposati. Ovviamente non in Italia, dove il loro legame (ora giuridicamente sancito altrove) sarebbe nullo. Auguriamo tanta felicità , a loro e a chi ancora ancora vive in Italia e spera in un progresso che tuttora si fa attendere. Congratulazioni, Mauro e Tom. Un abbraccio affettuoso.


sabato 6 ottobre 2007

Il sangue nero di Mauro Padovani


Biciclette macchiate di sangue, zoccoli usati come armi mortali, il dolore dei congiunti, plastici che ricostruiscono scene di delitti orribili, sviscerati nei loro dettagli più morbosi all’interno di incipriati salotti televisivi. In questo scenario quotidiano, ubriaco di tanta deliziosa crudeltà, c’è ancora posto per i fumetti “estremi” di Mauro Padovani?
Sulla soglia di questo nuovo millennio, possiamo dire che la violenza, intesa come spettacolo e genere di consumo di massa, è stata definitivamente sdoganata presso il pubblico più vasto. Un uditorio che oggi non conta più solo brufolosi adolescenti affamati di splatter, ma anche la casalinga, l'insegnante, il bancario. E questo non è avvenuto a causa del cinema horror, di videogiochi truculenti, del wrestling. E nemmeno di fumettisti controversi come Miguel Angel MartinTim Vigil o – per l'appunto –Mauro Padovani.
I supereroi statunitensi, sopratutto quelli di casa Marvel, hanno scelto di affidare il proprio rilancio ad atmosfere crude e all'ostentazione di un infantile sadismo. I notiziari televisivi hanno rivoluzionato da un pezzo i propri sommari. Gli sviluppi della politica interna sono presentati agli ascoltatori come un interminabile battibecco senza alcun supporto di fatti documentati, annegati in un brodo dove la cronaca nera è ormai l'ingrediente principale (e non certo perché prima i delitti fossero meno frequenti). Si è arrivati al paradosso di definire un assassinio “il delitto clou dell'Estate”, neanche si stesse parlando di una hit musicale. Bruno Vespa ha fatto del sangue e degli orrori urbani un redditizio palcoscenico personale. E la guerra, anzi, le guerre, non hanno mai smesso di tenerci compagnia.
In un contesto così inquietante, quale potrebbe essere, oggi, il ruolo dei racconti sanguinari di Padovani?
Il giovane autore ligure, diplomato alla scuola del fumetto di Chiavari, è già una piccola celebrità nell’underground italiano. Personaggio fuori dagli schemi, che si autoproduce senza piegarsi ad alcun filtro editoriale, condannato dai benpensanti e corteggiato dalle realtà editoriali estere, ha già al suo attivo diverse pubblicazioni. La saga vampiresca“Bullet & Justine”, del quale sta per uscire il secondo capitolo, il west perverso di “White Squaw”, le inquietudini metropolitane di “Snuff Night” e tanti altri. E’ il turno, adesso, di“Tales from the Planet Dominia”, che sarà presentato alla fiera del fumetto di Lucca 2007. Un titolo eloquente per iniziare a navigare nel nero assoluto delle tavole di Padovani. Nere come il sangue che vi scorre a fiumi, sprizzante come fuoco e sperma dalla matita di un artista che ha fatto dei contrasti netti tra luce e ombra il suo urlo personale, reso ancor più lacerante dalla totale assenza di dialoghi.
La violenza, nei fumetti di Padovani, è talmente gratuita da risultare astratta. Il gioco è scoperto, il paradosso evidente. Il lettore è afferrato per la gola e tuffato in un sogno lisergico, dove l’eros non conosce confini di genere e orientamento sessuale. Ma soprattutto dove il desiderio s’identifica quasi esclusivamente con il dolore, la prevaricazione, la morte. Un labirinto di carne dove il sesso è sinonimo di distruzione. La rappresentazione di corpi torniti accanto ad altri laidi e sgraziati è la scelta stilistica definitiva per innalzare le pulsioni carnali oltre ogni logica estetica. Il pennello di Padovani, strappando un velo ipocrita dopo l’altro, mette così a nudo il motore principale di ogni lussuria: la fantasia di potere. E il bisogno di controllo, la meschinità umana e la sua incapacità di amare, sono riassunti in una sarabanda di amplessi che non possono concludersi se non con l’annientamento dei corpi. Rituali di sesso gelido, tanto silenzioso da essere insopportabile. Solo un individuo dal carattere gentile come Mauro Padovani poteva giungere a questa intuizione. I suoi fumetti, per quanto estremi, possono essere considerati come delle moderne fiabe nere. Delle allegorie cupe dell’incomunicabilità, e della deriva dei valori. Lungi dall’essere immorale, l’arte di Padovani ha molti punti in comune con cineasti di culto come David Cronenberg e il primissimo Tobe Hooper. Entrambi, nelle loro opere di esordio, hanno esplorato il corpo umano e la sua decostruzione come metafora di un disfacimento sociale. In modo analogo, la claustrofobia sanguinaria dei fumetti di Padovani è un segnale di disagio che evidenzia, negandola, quella tenerezza di cui tutti oggi avremmo un gran bisogno. Né più né meno di certe fiabe di Perrault, che mettendo in scena lupi e orchi antropofaghi, non fanno che elogiare valori tradizionali, quali l’amore puro e la compassione.
In un paese dove i delitti reali più atroci danno origine a un business mediatico così impudente, i fumetti di Mauro Padovani sono un’oasi di innocente creatività. Uno sgorbio deforme dal grande cuore. “Tales from the Planet Dominia” è considerata da qualcuno come l’opera più “furente” di Mauro Padovani. Io preferisco usare la parola “appassionata”, e auguro a questo particolarissimo autore di conquistare lo spazio che merita, oltre che all’estero, in questa nostra terra, ancora tanto conformista e insincera.

sabato 7 gennaio 2006

Mauro Padovani: Orsi di carne... e sangue


Autore di fumetti emergente e… indipendente! 
Mauro Padovani ci parla della sua arte ursina, delle sue sfide, dei suoi progetti


«Siamo tutti libri di sangue… in qualunque punto ci aprano, siamo rossi." Declamava il frontespizio dei "Libri di Sangue" dello scrittore horror Clive Barker. Un’epigrafe che, con un piccolo ritocco, si attaglierebbe alla perfezione anche ai fumetti di Mauro Padovani, autore ursino di nuova generazione. Nel suo caso, l’iscrizione suonerebbe più o meno così: "Siamo tutti ORSI di sangue… in qualunque punto ci scoprano… siamo GROSSI!»

E credeteci, non è uno scherzo.

Una giovane segretaria lavora fino a tardi per un’azienda senza nome. Sembra nascondere la propria fragilità dietro le spesse lenti degli occhiali e non è raro che riceva profferte più o meno esplicite dagli uomini intorno a lei. Respinge tutti sdegnosamente e torna a casa per una doccia ristoratrice. Ma è qui che, riposti gli occhiali e indossata una maschera di pelle, si trasforma in una creatura notturna affamata di sesso e inizia a vagare nella notte in cerca di avventure. Fermato un corpulento sacerdote in auto, si fa condurre in un luogo appartato dove si accoppia furiosamente con il religioso. Poi sparisce con la macchina dell'uomo, lasciandolo solo e nudo nella notte. Il prete cerca soccorso fermando un'auto, ma da questa scendono due poderosi orsi che lo possiedono con la forza.


E' uno degli episodi contenuti in "Snuff Night", l'avventura sexy splatter che Mauro Padovani, artista ligure, ha realizzato in chiave "No Words", cioè come un racconto muto e privo di balloon. Un sogno erotico intenso, cupo e sensuale. Mauro Padovani, disegnatore e sceneggiatore di fumetti autoprodotti pubblicati dietro sua personale iniziativa in collaborazione con la libreria di Genova "Annexia", è una vera sorpresa per il panorama ursino italiano. E non solo per la forza straordinaria dei suoi disegni, dark e pulp come pochi. Sconcertante è il fatto che finora abbia espresso la propria poetica gay inserendola in racconti dalla forte componente eterosessuale, usata quasi come un cavallo di Troia per esprimere liberamente il proprio senso del bello. Sì, perché l'ursinità trasborda dalle tavole di Padovani a ogni pagina. Nelle sue opere, come "Bullett & Justine" o il già citato "Snuff Night", la bellezza femminile, tratteggiata abilmente, sembra presentarsi come l’ancella di una realtà sotterranea. Non celata, ma che sceglie di proporsi ai lettori facendosi largo su un terreno a questi più familiare. Così il nudo femminile, plastico e rassicurante, cede il passo all'estetica omosessuale dell'uomo corpulento e irsuto, dalla figura paterna, a volte bonaria, a volte risoluta e sensuale.

«Praticamente ho sempre disegnato personaggi ursini,» racconta l’autore. «Ho iniziato con le fanzine Casablanca e Amazing Comics. In seguito ho collaborato perfino con la rivista Selen per poi passare alla casa editrice bolognese Phoenix di Giuseppe Palumbo e Daniele Brolli, dove ho disegnato quello che mi piaceva davvero. Ovvero orsi, anche se, per esigenze di mercato ho dovuto inserire molto sesso etero.»

Naturalmente non sono mancate inopportune frecciate da parte di operatori bacchettoni del fumetto italiano, più attenti ad assecondare il trend giovanilistico del momento producendo fumetti di una violenza scontata e artisticamente assai meno creativa. Mauro Padovani è una personalità artistica di confine e ha osato l’inosabile. Ha portato gli orsi gay nel cuore del fumetto sexy tradizionale. I panzoni pelosi ed eccitati nel tempio della pornografia ufficiale. Ed è stato come portare in casa della propria madre cattolica una combriccola di amici trasandati, maleodoranti e progressisti. Uno shock per il lettore medio del fumetto erotico. Una rivelazione, per chi apprezza imponenti forme maschili che surclassano presto le donnine discinte per accoppiarsi con omacci loro pari. E tutto scegliendo di esprimere la sua personale estetica con lo strumento del sesso estremo.

«L'autore di fumetti che più mi ha influenzato è Miguel Angel Martin,» confessa Padovani. "Strepitoso autore del famigerato "Psychopathia Sexualis", che unito alla lettura di De Sade, mi ha spinto ad esprimermi con il linguaggio della pornoviolenza. La visione di film come "Non aprite quella porta" di Tob Hopper, "L'ultima casa a sinistra" di Wes Craven", "Venerdì 13" di Sean Cunningham hanno fatto il resto».

Tuttavia, per quanto torbidi e violenti, i fumetti di Padovani non hanno a nostro parere le atmosfere malsane e intellettualmente provocatorie di Miguel Angel Martin. La violenza che rappresenta si direbbe più vicina al mero effetto splatter (laddove Martin sprofonda nell'orrore della depravazione più ripugnante a livello psicologico oltre che visivo) ed è riconducibile più agli spettacolari deliri erotico-sanguinari di Tim Vigil, geniale coautore, insieme a David Quinn, dell'affascinante "Faust", fumetto parzialmente inedito in Italia e ispiratore del patinato e ben più commerciale "Spawn".

Il connubio sexy-horror, con qualche rimando ai film shock di moda negli anni settanta, è rappresentato da Padovani con forti contrasti tra bianchi e neri, con una linea di sangue che percorre come un filo logico tutto lo svolgersi dei suoi racconti. E’ affascinante questo gioco di maschere. L’eros etero che adesca il lettore per poi farlo sobbalzare con qualcosa di affatto diverso, anche dai canoni gay dominanti. Ed è divertente la firma nascosta che l’autore pone nei suoi racconti, l’icona di questa ambiguità. La maschera di pelle nera che attraversa i secoli, ma che serve sempre a far venire fuori la vera natura degli individui. Infatti, dopo essere stata indossata dalla protagonista di "Snuff Night", la ritroviamo in "White Squaw", un’avventura pornowestern muta e disperata, in cui una giovane donna allevata dai pellerossa è più volte offerta al piacere di uomini monumentali, pronti a intervallare gli amplessi eterosessuali con voluttiosi accoppiamenti ursini. Nella parte finale, quasi un disperato omaggio alla sequenza cult del massacro nell’indimenticabile film "Soldato Blu", assistiamo a una sequenza agghiacciante. Il panzuto condottiero dei soldati si denuda completamente e indossata la maschera, quasi a sottolineare la liberazione della propria natura perversa attraverso un simbolico annullamento della sua identità, penetra in una tenda dove lo attendono tremanti delle giovani pellerossa. Quando, nelle vignette successive, l’assassino mascherato riemerge dal "tepee", il suo corpo massiccio è macchiato di sangue e mostra l’impronta delle mani delle sue vittime. La scena è indubbiamente un pugno nello stomaco. Ma al di là di banali fantasie sadomaso, di fumetto in fumetto, le invenzioni visive di Padovani ci parlano della violenza dell’ipocrisia più irriducibile, della morte lenta e disperata cui porta il vivere al minimo, nascosti nella menzogna, e ci suggerisce che spesso ciò conduce chi è represso a distruggere l’oggetto del proprio desiderio.

«Il mio è un percorso di crescita,» spiega ancora Padovani. «Sono venuto a conoscenza del mondo ursino da soli due anni. In passato ignoravo da dove provenisse la mia passione per gli orsi, e gli editori la vedevano solo come una mia stranezza. Non che mi dispiaccia disegnare scene etero, ma quando lo faccio è solo lavoro. Questa mia evoluzione sfocerà nella produzione di fumetti al cento per cento ursini. Non prima, però, di terminare Bullet & Justine, la mia serie di punta, in cui, però, gli orsi non mancano, e così le scene d'amore ursino.»

"Bullett & Justine", di cui è disponibile il primo volume autoprodotto dall’autore, è un racconto pulp con elementi horror. Vampiri metropolitani, poliziotti tormentati dal passato, delitti e omoni discinti. E’ con piacere che dopo aver sorbito anni di docce al femminile, vediamo un pingue e calvo polziotto lasciare che l’acqua tiepida lavi via dal suo grosso corpo nudo i cattivi pensieri. Proprio in "Bullet e Justine" facciamo la conoscenza di un personaggio di sbirro fuori dai canoni cui la fiction mainstream ci ha abituati. Il piedipiatti disincantato di tanta narrativa noir si trasforma qui in un tenero orsone, segretamente omosessuale, torturato da ricordi di un passato violento. Il fumetto ci propone anche l’inizio di una storia d’amore gay che sicuramente si svilupperà in modo sempre più accattivante. Ed è notevole che questo accada in un fumetto che non si presenta ai suoi lettori né come prodotto "gay", né come prodotto "bear", ma solo come un fumetto pulp, che coraggiosamente mette in scena tematiche fino a oggi presentato solo da etichette destinate a un pubblico di nicchia, e quindi in buona parte sommerse. Se aggiungiamo che Padovani non usa alcuno pseudonimo, ma le sue autentiche generalità, non possiamo che ammirarlo.

«Non si tratta di coraggio,» spiega, «ma di coerenza. Ho sempre firmato con il mio nome e usare uno pseudonimo adesso che disegno quello che più amo, penso non avrebbe senso. Mettendomi in gioco, spero di dare maggiore forza a ciò che racconto, e mi auguro che altri autori seguano il mio esempio. Il movimento ursino ha bisogno di emergere rispetto al mondo gay classico. Io cerco di contribuire a questo sviluppo firmando le mie opere con nome e cognome.»



E rischiando in prima persona sono arrivate anche le prime delusioni. "Snuff Night", oggi pubblicato dalla casa editrice indipendente Annexia, sarebbe dovuto apparire nella collana No Words XXX della Magic Press. Ma la particolarità dei contenuti, nonostante il talento dell’autore, non ha permesso che il progetto vedesse la luce sotto quell’etichetta editoriale. Il prossimo volume di "Bullett & Justine", attualmente in lavorazione, mostrerà una scena d’amore ursino ancora più esplicita e sarà accompagnata da pin up realizzate per l’occasione da noti disegnatori professionisti italiani. Un traguardo non trascurabile per un autore il cui intento è traghettare l’estetica degli orsi in ambiti eterogenei. E per una volta, non ci viene proposta una rappresentazione di sesso astratto, ma vera avventura.

«La trama è fondamentale nei miei comics,» conferma Padovani. «Senza storie i fumetti non avrebbero senso. Il fumetto deve raccontare una vicenda, non essere una galleria di bei disegni fini a se stessi. Mi piace definirmi un narratore per immagini. Infatti, ormai disegno solo le mie storie. Dopo la chiusura della Phoenix, i rapporti con le altre case editrici, Annexia a parte, non sono stati dei più felici. Non so, forse sono un autore scomodo. Adesso disegno solo per divertimento. Autoproduco (o cooproduco) il mio materiale, e questo mi permette di averne il massimo controllo. Solo così posso disegnare quello che mi piace veramente.»

E per questo, il lavoro di Mauro Padovani è doppiamente tosto. Si autoproduce per essere libero, e grazie a lui il mondo degli orsi italiani oggi è un passo più avanti verso la costruzione di una propria peculiare cultura.