Adaline, la maggiore delle ragazze
Pratt, quella sera aveva appena imbracciato il fucile. Il suo
proposito era quello di assassinare il padre, dopo l'ultimo disperato
tentativo di ragionare con lui. Per diciassette lunghi anni, il
religiosissimo Joseph Pratt aveva mandato avanti il ranch di famiglia
violentando regolarmente tutte le sue figlie femmine. Tutte eccetto
Adaline, più risoluta e forte anche dei fratelli, inermi di
fronte al dispotismo del capofamiglia. Così come la madre,
patetica caricatura di uno stucchevole angelo del focolare,
prigioniera della propria mostruosa debolezza. Ma prima che Adaline
potesse tirare il grilletto, una figura urlante saltò fuori
dal bosco intorno alla casa dei Pratt. Una piaga sanguinolenta a
forma di croce gli attraversava il viso e l'espressione di feroce
giubilo tradiva intenzioni tra le più violente.
Non era solo. Presto il ranch fu
assediato da un'orda di creature folli e malvagie, portatrici di un
letale contagio in grado di trasformare il più mite degli
uomini in una creatura priva di inibizioni, feroce e sadica. Solo la
rude risolutezza di Joseph riuscì a sfuggire alla morsa del
nemico e a guidare i propri familiari superstiti verso una parvenza
di salvezza. Sempre nel nome di quel dio che Joseph aveva insegnato
ai suoi figli a venerare. Quel dio che non aveva mai mosso un dito
per impedire le nefandezze di un padre contro la propria progenie. Fu così che Adaline ripose il
fucile per seguire il genitore in quella disperata corsa per la
sopravvivenza, mentre il misterioso virus faceva impazzire il mondo
intero, popolandolo di ottusi e perversi mostri bramosi di sangue e
morte. Un mondo, forse, non troppo diverso da come è sempre
stato, come dio o il diavolo lo hanno forgiato...
Crossed: Valori di famiglia è
la seconda miniserie dedicata all'universo apocalittico presentato da
Garth Ennis e Jacen Burrows in un primo ciclo di successo che ha
generato velocemente più spin off e si appresta a inaugurare
anche una serie regolare il cui primo arco narrativo tornerà
in mano al suo demiurgo originale. Al timone di Valori di famiglia
troviamo invece David Lapham (Stray Bullets, Young Liars) per
i disegni dello spagnolo Javier Barreno. Si è scritto che
Crossed: Valori di famiglia non può essere considerato
un seguito della precedente serie, ma un racconto ambientato nel
medesimo contesto narrativo, i cui sviluppi sono del tutto
indipendenti dalle trame raccontate da Ennis e Burrows. E' proprio
così. Valori di famiglia può essere letto come
un inizio alternativo, dove la pandemia che sconvolge il mondo è
la medesima, ma dove gli avvenimenti sono osservati da un punto di
vista differente. Ma non è tutto qui. Crossed: Valori di
famiglia è spiazzante per la profonda diversità di
approccio ai medesimi spunti partoriti dalla mente di Garth Ennis, e
l'estro surreale e insinuante di David Lapham (vicino per spirito
iconoclasta ai grandi autori della Beat Generation) riesce a cucinare
un piatto affatto nuovo partendo dalla ricetta che gli era stata
fornita. Ma la bizzarria del fenomeno Crossed non si esaurisce
qui, e fornisce altri interessanti spunti di riflessione.
Parlando del primo Crossed,
abbiamo percorso un cammino a ritroso che potesse aiutarci a
comprendere meglio le sue radici nell'immaginario horror maturato per
mezzo secolo, a spiegarcene l'odierno successo commerciale e a
definirne i redivivi elementi splatterpunk. In patria, il franchise
ideato da Ennis ha spopolato, seguito dal successo delle ulteriori
miniserie scritte da David Lapham. La situazione è un po'
diversa in Italia, dove la serie iniziale è stata accolta da
molti con entusiasmo e celebrata come un gioiello del perturbante,
mentre il “non sequel” firmato da Lapham è andato incontro
a critiche severe se non a un vero e proprio rigetto da parte di
quanti avevano apprezzato il racconto apocalittico di Garth Ennis. Si
è scritto (e a ragione) che il racconto di David Lapham
accentua ulteriormente l'orrore estremo e provocatorio del precedente
ciclo narrativo. Si è parlato di caduta di stile, di noia e
assenza di una vera trama. Di violenza macabra e stavolta fine a se
stessa. Di brutti disegni e fondamentale inutilità.
E' davvero strano (ma anche intrigante)
scoprire che la serie scritta da Lapham è tutto il contrario.
E' un fumetto estremo, sporco, ma di
sottile fascino. Una storia che ha tutte le carte in regola per
essere (almeno per chi scrive) il “vero” Crossed. Molto
più punk del suo predecessore, nelle idee ancor prima
che nella forma. Un racconto disturbante e metaforico, che ha con il
ciclo di Ennis lo stesso rapporto che il film Zombi (Dawn of the
Dead) avrebbe con uno dei tanti Resident Evil.
La serie di Garth Ennis conservava, sia
pure camuffata, l'ironia grottesca tipica dell'autore irlandese, e
seguiva meccanismi classici da survival horror. In Valori
di famiglia non si sogghigna neppure per un attimo. Piuttosto ci
si sente torcere le budella. I meccanismi da thriller classico
restano sullo sfondo, mentre l'orrore s'insinua sottopelle. E si
riflette.
La trama è densa e
sfacciatamente allegorica. Lapham mette al centro del racconto una
figura iconica della storia di frontiera: il patriarca, simile a un
monarca alla guida del suo ranch. Capo spirituale e leader
incontrastato del suo branco. Lo ammanta con ombre provenienti
anch'esse da pagine amare della storia americana, con la pratica
dell'incesto e della religione esercitata come strumento di potere.
La croce sul volto degli infetti diventa così più che
mai ambigua e simbolica. Simbolo religioso o di tortura? Magari
entrambi, secondo l'estasi del dolore e dell'annichilimento vissuta
dai contagiati. Una storia di orrore che si propone di essere una
parabola nera, coltivando capitolo dopo capitolo un senso di
raccapriccio molto più concettuale rispetto al suo
predecessore, e forse per questo meno immediato per alcuni lettori.
Il racconto horror di Lapham, che parte
dal cliché basico di una mostruosa epidemia planetaria, è
una celebrazione psicanalitica dei legami familiari, soprattutto per
quanto riguarda i rapporti convenzionali e reali tra genitori e
figli. Crossed: Valori di famiglia è prodigo di
citazioni freudiane, spesso espresse con scene agghiaccianti che
rappresentano sempre l'apice di un disagio psicologico ben
orchestrato. Il mito di Crono è rappresentato più
volte, in una visione pessimista delle relazioni tra consanguinei che
culmina con quella che è forse la sequenza più macabra
e violenta degli ultimi anni. Anche la già celebre scena di
pubblica defecazione (con conseguenze splatter), che tanto sembra
aver disgustato i fans di Garth Ennis, non è che la
teatralizzazione didascalica di una pulsione genitoriale spogliata da
ogni umano freno inibitore. L'esasperazione di una madre per un
figlio che sporca in un momento inopportuno. Così come
l'inattesa inversione di ruoli (anche sessuali) raccontata con una
simbologia forse scontata, ma di sicuro impatto emotivo. Padri,
madri, figli e figlie, in numerosi frangenti non vorrebbero fare
altro che ammazzarsi a vicenda. Per Lapham, l'epidemia che trasforma
in maniaci assassini, in realtà pone l'accento su pulsioni
umane normalmente soffocato dalla cultura, dalla religione e dalle
convenzioni sociali. A tenere unita la famiglia è soprattutto
la necessità di sopravvivere. Unica ragione che permette di
lasciare da parte anche una colpa grave come quella di un padre che
violenta e ingravida le proprie figlie. Figura mostruosa e salvifica
nello stesso tempo, impastata di contraddizioni morali e motore
principale di una tragedia familiare che farà all'amore con il
terribile contagio, come se fossero l'una l'immagine speculare
dell'altra.
Qualcuno ha definito Crossed: Valori
di famiglia un'avventura western-splatter. Di west, in
verità, ci sono soltanto gli accenni iconici, oltre agli ampi
spazi della frontiera, i cavalli e la loro vitale necessità.
Siamo in presenza di una storia horror che fa orrore per davvero,
dove il confine tra mostri e umani è molto più labile
che nella prima saga. Non è un caso che in Valori di
famiglia gli infetti parlino molto di più, spesso
suggerendo che l'identità dell'individuo non è del
tutto scomparsa, ma è stata piuttosto sfrondata dai
condizionamenti del Superego, lasciando libero l'Es, la parte amorale
e pulsionale per antonomasia, libera di esprimersi in tutta la sua
mostruosità.
Valori di famiglia, prende in
qualche modo anche le distanze dall'elemento zombesco. Stavolta gli
infetti ricordano molto, per espressioni e linguaggio, l'indemoniata
de L'Esorcista, insinuante e rivelatrice di magagne nella sua
volgarità, e fanno gelare il sangue quando, imprigionati,
ricorrono alle parole per tormentare le proprie vittime. Inquietante
la versione oscena della canzone Que sera sera, ulteriore
profanazione concettuale che riassume l'inferno di una vita vissuta
in uno stato di abominevole sottomissione. Parlando, per concludere,
dei disegni del bistrattato Javier Barreno: l'artista, pur senza
particolari guizzi creativi, mette la sua matita al servizio della
storia di Lapham, e la completa graficamente in modo diligente. Forse
con uno stile che qualcuno abituato al mainstream potrebbe trovare un
po' troppo underground (non riusciamo a trovare altra spiegazione per chi ha giudicato con un deciso pollice verso il suo modo di disegnare).
Incrociando l'espressività iperrealista di Steve Dillon (ma
senza la sua patina beffarda) con delle anatomie che rimandano alle
figure spettrali di Egon Schile, Barreno riesce a evocare uno
scenario splatterpunk forse meno commerciale rispetto a quello di
Jacen Burrows, ma proprio per questo più verace e
disturbante. E' probabile che le ambizioni letterarie e metaforiche
del racconto ideato da Lapham abbiano finito col travolgere il lavoro
svolto da Barreno, facendo sì che quanti inciampano sui molti
rimandi simbolici e psicanalitici guardassero con antipatia anche le
sue illustrazioni, in realtà efficaci e tutt'altro che
disprezzabili.
In definitiva, Crossed: Valori di
famiglia, è a nostro parere un fumetto molto più
interessante rispetto alla serie progenitrice. Proprio perché
in grado di cannibalizzarne il modello commerciale per produrre una
macabra parabola sulla controversa natura delle relazioni umane.
Persino il finale, definito da qualcuno fuori luogo e inopportuno, è
quanto di più trasgressivo possa essere concepito come
conclusione di un'odissea all'insegna dell'orrido e della crudeltà.
Uno sputo in faccia a un uditorio di fans affamati di tenebra e
cattiveria d'accatto. La provocazione finale di David Lapham, che
suggella una storia scritta con il sangue. Una risata silenziosa ma
sardonica, mentre le lacrime scorrono amare, in sottofondo alla
tavola conclusiva.
Può non piacere, non essere ciò
che ci si aspettava. Ma la trasgressione, quella vera, è ciò
che devia dal prevedibile, che spiazza, e ti colpisce dove non ti
aspetti, dove ti farà più male.
Non alle viscere. Dritto al cuore.
Questa recensione è stata pubblicata anche su FantasyMagazine.
[Articolo di Filippo Messina]