lunedì 29 ottobre 2012

Crossed: Valori di famiglia


Adaline, la maggiore delle ragazze Pratt, quella sera aveva appena imbracciato il fucile. Il suo proposito era quello di assassinare il padre, dopo l'ultimo disperato tentativo di ragionare con lui. Per diciassette lunghi anni, il religiosissimo Joseph Pratt aveva mandato avanti il ranch di famiglia violentando regolarmente tutte le sue figlie femmine. Tutte eccetto Adaline, più risoluta e forte anche dei fratelli, inermi di fronte al dispotismo del capofamiglia. Così come la madre, patetica caricatura di uno stucchevole angelo del focolare, prigioniera della propria mostruosa debolezza. Ma prima che Adaline potesse tirare il grilletto, una figura urlante saltò fuori dal bosco intorno alla casa dei Pratt. Una piaga sanguinolenta a forma di croce gli attraversava il viso e l'espressione di feroce giubilo tradiva intenzioni tra le più violente.
Non era solo. Presto il ranch fu assediato da un'orda di creature folli e malvagie, portatrici di un letale contagio in grado di trasformare il più mite degli uomini in una creatura priva di inibizioni, feroce e sadica. Solo la rude risolutezza di Joseph riuscì a sfuggire alla morsa del nemico e a guidare i propri familiari superstiti verso una parvenza di salvezza. Sempre nel nome di quel dio che Joseph aveva insegnato ai suoi figli a venerare. Quel dio che non aveva mai mosso un dito per impedire le nefandezze di un padre contro la propria progenie. Fu così che Adaline ripose il fucile per seguire il genitore in quella disperata corsa per la sopravvivenza, mentre il misterioso virus faceva impazzire il mondo intero, popolandolo di ottusi e perversi mostri bramosi di sangue e morte. Un mondo, forse, non troppo diverso da come è sempre stato, come dio o il diavolo lo hanno forgiato... 

 

Crossed: Valori di famiglia è la seconda miniserie dedicata all'universo apocalittico presentato da Garth Ennis e Jacen Burrows in un primo ciclo di successo che ha generato velocemente più spin off e si appresta a inaugurare anche una serie regolare il cui primo arco narrativo tornerà in mano al suo demiurgo originale. Al timone di Valori di famiglia troviamo invece David Lapham (Stray Bullets, Young Liars) per i disegni dello spagnolo Javier Barreno. Si è scritto che Crossed: Valori di famiglia non può essere considerato un seguito della precedente serie, ma un racconto ambientato nel medesimo contesto narrativo, i cui sviluppi sono del tutto indipendenti dalle trame raccontate da Ennis e Burrows. E' proprio così. Valori di famiglia può essere letto come un inizio alternativo, dove la pandemia che sconvolge il mondo è la medesima, ma dove gli avvenimenti sono osservati da un punto di vista differente. Ma non è tutto qui. Crossed: Valori di famiglia è spiazzante per la profonda diversità di approccio ai medesimi spunti partoriti dalla mente di Garth Ennis, e l'estro surreale e insinuante di David Lapham (vicino per spirito iconoclasta ai grandi autori della Beat Generation) riesce a cucinare un piatto affatto nuovo partendo dalla ricetta che gli era stata fornita. Ma la bizzarria del fenomeno Crossed non si esaurisce qui, e fornisce altri interessanti spunti di riflessione.


Parlando del primo Crossed, abbiamo percorso un cammino a ritroso che potesse aiutarci a comprendere meglio le sue radici nell'immaginario horror maturato per mezzo secolo, a spiegarcene l'odierno successo commerciale e a definirne i redivivi elementi splatterpunk. In patria, il franchise ideato da Ennis ha spopolato, seguito dal successo delle ulteriori miniserie scritte da David Lapham. La situazione è un po' diversa in Italia, dove la serie iniziale è stata accolta da molti con entusiasmo e celebrata come un gioiello del perturbante, mentre il “non sequel” firmato da Lapham è andato incontro a critiche severe se non a un vero e proprio rigetto da parte di quanti avevano apprezzato il racconto apocalittico di Garth Ennis. Si è scritto (e a ragione) che il racconto di David Lapham accentua ulteriormente l'orrore estremo e provocatorio del precedente ciclo narrativo. Si è parlato di caduta di stile, di noia e assenza di una vera trama. Di violenza macabra e stavolta fine a se stessa. Di brutti disegni e fondamentale inutilità.


E' davvero strano (ma anche intrigante) scoprire che la serie scritta da Lapham è tutto il contrario.
E' un fumetto estremo, sporco, ma di sottile fascino. Una storia che ha tutte le carte in regola per essere (almeno per chi scrive) il “vero” Crossed. Molto più punk del suo predecessore, nelle idee ancor prima che nella forma. Un racconto disturbante e metaforico, che ha con il ciclo di Ennis lo stesso rapporto che il film Zombi (Dawn of the Dead) avrebbe con uno dei tanti Resident Evil.
La serie di Garth Ennis conservava, sia pure camuffata, l'ironia grottesca tipica dell'autore irlandese, e seguiva meccanismi classici da survival horror. In Valori di famiglia non si sogghigna neppure per un attimo. Piuttosto ci si sente torcere le budella. I meccanismi da thriller classico restano sullo sfondo, mentre l'orrore s'insinua sottopelle. E si riflette.


La trama è densa e sfacciatamente allegorica. Lapham mette al centro del racconto una figura iconica della storia di frontiera: il patriarca, simile a un monarca alla guida del suo ranch. Capo spirituale e leader incontrastato del suo branco. Lo ammanta con ombre provenienti anch'esse da pagine amare della storia americana, con la pratica dell'incesto e della religione esercitata come strumento di potere. La croce sul volto degli infetti diventa così più che mai ambigua e simbolica. Simbolo religioso o di tortura? Magari entrambi, secondo l'estasi del dolore e dell'annichilimento vissuta dai contagiati. Una storia di orrore che si propone di essere una parabola nera, coltivando capitolo dopo capitolo un senso di raccapriccio molto più concettuale rispetto al suo predecessore, e forse per questo meno immediato per alcuni lettori.

Il racconto horror di Lapham, che parte dal cliché basico di una mostruosa epidemia planetaria, è una celebrazione psicanalitica dei legami familiari, soprattutto per quanto riguarda i rapporti convenzionali e reali tra genitori e figli. Crossed: Valori di famiglia è prodigo di citazioni freudiane, spesso espresse con scene agghiaccianti che rappresentano sempre l'apice di un disagio psicologico ben orchestrato. Il mito di Crono è rappresentato più volte, in una visione pessimista delle relazioni tra consanguinei che culmina con quella che è forse la sequenza più macabra e violenta degli ultimi anni. Anche la già celebre scena di pubblica defecazione (con conseguenze splatter), che tanto sembra aver disgustato i fans di Garth Ennis, non è che la teatralizzazione didascalica di una pulsione genitoriale spogliata da ogni umano freno inibitore. L'esasperazione di una madre per un figlio che sporca in un momento inopportuno. Così come l'inattesa inversione di ruoli (anche sessuali) raccontata con una simbologia forse scontata, ma di sicuro impatto emotivo. Padri, madri, figli e figlie, in numerosi frangenti non vorrebbero fare altro che ammazzarsi a vicenda. Per Lapham, l'epidemia che trasforma in maniaci assassini, in realtà pone l'accento su pulsioni umane normalmente soffocato dalla cultura, dalla religione e dalle convenzioni sociali. A tenere unita la famiglia è soprattutto la necessità di sopravvivere. Unica ragione che permette di lasciare da parte anche una colpa grave come quella di un padre che violenta e ingravida le proprie figlie. Figura mostruosa e salvifica nello stesso tempo, impastata di contraddizioni morali e motore principale di una tragedia familiare che farà all'amore con il terribile contagio, come se fossero l'una l'immagine speculare dell'altra.
Qualcuno ha definito Crossed: Valori di famiglia un'avventura western-splatter. Di west, in verità, ci sono soltanto gli accenni iconici, oltre agli ampi spazi della frontiera, i cavalli e la loro vitale necessità. Siamo in presenza di una storia horror che fa orrore per davvero, dove il confine tra mostri e umani è molto più labile che nella prima saga. Non è un caso che in Valori di famiglia gli infetti parlino molto di più, spesso suggerendo che l'identità dell'individuo non è del tutto scomparsa, ma è stata piuttosto sfrondata dai condizionamenti del Superego, lasciando libero l'Es, la parte amorale e pulsionale per antonomasia, libera di esprimersi in tutta la sua mostruosità. 



Valori di famiglia, prende in qualche modo anche le distanze dall'elemento zombesco. Stavolta gli infetti ricordano molto, per espressioni e linguaggio, l'indemoniata de L'Esorcista, insinuante e rivelatrice di magagne nella sua volgarità, e fanno gelare il sangue quando, imprigionati, ricorrono alle parole per tormentare le proprie vittime. Inquietante la versione oscena della canzone Que sera sera, ulteriore profanazione concettuale che riassume l'inferno di una vita vissuta in uno stato di abominevole sottomissione. Parlando, per concludere, dei disegni del bistrattato Javier Barreno: l'artista, pur senza particolari guizzi creativi, mette la sua matita al servizio della storia di Lapham, e la completa graficamente in modo diligente. Forse con uno stile che qualcuno abituato al mainstream potrebbe trovare un po' troppo underground (non riusciamo a trovare altra spiegazione per chi ha giudicato con un deciso pollice verso il suo modo di disegnare). Incrociando l'espressività iperrealista di Steve Dillon (ma senza la sua patina beffarda) con delle anatomie che rimandano alle figure spettrali di Egon Schile, Barreno riesce a evocare uno scenario splatterpunk forse meno commerciale rispetto a quello di Jacen Burrows, ma proprio per questo più verace e disturbante. E' probabile che le ambizioni letterarie e metaforiche del racconto ideato da Lapham abbiano finito col travolgere il lavoro svolto da Barreno, facendo sì che quanti inciampano sui molti rimandi simbolici e psicanalitici guardassero con antipatia anche le sue illustrazioni, in realtà efficaci e tutt'altro che disprezzabili. 

In definitiva, Crossed: Valori di famiglia, è a nostro parere un fumetto molto più interessante rispetto alla serie progenitrice. Proprio perché in grado di cannibalizzarne il modello commerciale per produrre una macabra parabola sulla controversa natura delle relazioni umane. Persino il finale, definito da qualcuno fuori luogo e inopportuno, è quanto di più trasgressivo possa essere concepito come conclusione di un'odissea all'insegna dell'orrido e della crudeltà. Uno sputo in faccia a un uditorio di fans affamati di tenebra e cattiveria d'accatto. La provocazione finale di David Lapham, che suggella una storia scritta con il sangue. Una risata silenziosa ma sardonica, mentre le lacrime scorrono amare, in sottofondo alla tavola conclusiva.
Può non piacere, non essere ciò che ci si aspettava. Ma la trasgressione, quella vera, è ciò che devia dal prevedibile, che spiazza, e ti colpisce dove non ti aspetti, dove ti farà più male.
Non alle viscere. Dritto al cuore.




Questa recensione è stata pubblicata anche su FantasyMagazine.


[Articolo di Filippo Messina]





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