Ieri ho avuto una notizia dolceamara... E' come se la scena della demolizione del Nuovo Cinema Paradiso si fosse protratta per tre lunghissimi, dolorosi anni. Un istante sospeso, trascinato nel tempo come un fuoco che ti arde senza concederti il lusso di morire. Ora quell'interminabile tuffo al cuore può iniziare a concludere la sua corsa, mentre la lotta per la memoria di ciò che è stato e ciò che ancora potrà essere continuerà. Alastor, il punto vendita di una grossa catena di distribuzione che si era insediato con una nuova licenza nel vecchio locale in affitto dove un tempo c'era la libreria Altroquando per rilevarne la clientela, sta traslocando. Probabilmente con una sua insegna identificativa (sarebbe logico), e in una zona meno problematica dal punto di vista commerciale (nessuno lo sa meglio di me che l'ho vissuta). Quella bottega, dunque adesso sarà chiusa per un po', e se sarà affittata ad altri e riaperta è molto improbabile che presenti la stessa tipologia di attività. Si conclude dunque quella sensazione di identità strappata (fino a pochi giorni fa, clienti di Alastor, cercando la fumetteria, si sono rivolti a me sui social della nuova associazione culturale Altroquando). Data la superficialità di una città con la memoria debole, il rischio della sovrapposizione rimane, e pertanto la mia battaglia per l'identità culturale di Altroquando (che ricordiamo, non era soltanto una fumetteria) non si ferma qui. Oggi sicuramente c'è un cambiamento importante, il resto lo scopriremo. Ma vedere indossare da estranei l'abito di una persona cara, e il nome della mia famiglia attribuito a qualcosa di totalmente diverso, ha allungato l'elaborazione del lutto oltre i tempi massimi.
Palermo, non deludermi. Adesso non hai più scuse per voltare pagina, o per scambiare un centro commerciale per un centro culturale. Ci sarà sempre un Altroquando. Quello di Salvatore Rizzuto Adelfio, che ti parla di fumetti, sì... ma anche di tante altre cose, perché è fatto di sogni, di idee, di impegno, di passione e voglia di condividere.
In questi ultimi, difficili anni, qualcuno ha definito la mia come "la resistenza di Altroquando a Palermo". Una definizione che mi onora e per la quale ringrazio. La memoria non è solo rammentarsi delle bevute insieme, di barzellette e pacche sulla spalla. Memoria è crescita e evoluzione dalla storia passata, tenendo salde le radici. Salvatore Rizzuto Adelfio, nei suoi ultimi mesi di vita, sperava fortemente in questa trasformazione, ed è per questo che Altroquando a Palermo non può che essere legato al suo nome. Anche noi contiamo presto di inaugurare una nuova sede per l'associazione culturale che porta il nome di questo pezzo di storia palermitana. Una sede che già ospita, restaurate, l'antica insegna e le storiche lunette dipinte da Marcello Buffa, nonché l'archivio di tutte le attività culturali svolte in circa vent'anni di esistenza. Proseguiamo, nel frattempo, a chiedere alle istituzioni di dare il nome di Salvatore al lungomare di Sant'Erasmo, fotografato, narrato con parole e immagini, da qualcuno che ha regalato un grande sogno alla città di Palermo, non solo qualche fumetto. Un dono prezioso per chi è in grado di riconoscerne il valore.
Ci vediamo presto in un Altroquando. Addio (perdonami, ma era ora) pezzo di vita in Via Vittorio Emanuele 143. Ti ricorderò come qualcosa che si è fatto amare e odiare nello stesso tempo, come tutte le storie d'amore. Ma come Papillon aggrappato alla sua zattera, resisto e grido a pieni polmoni: «Sono ancora vivo, maledetti bastardi! Sono ancora vivo!» So per certo che Salvatore avrebbe adorato questa citazione.
---- oooO- LE STRADE PER UN ALTROQUANDO -Oooo ----
DA ALTROQUANDO, UNA LETTERA APERTA ALLA CITTA' DI PALERMO
Altroquando:
un nome (ormai sovraesposto in Italia) che a Palermo è stato usato
per la prima volta da Salvatore Rizzuto Adelfio, ed è legato a filo
doppio alla memoria della sua persona e della sua attività storica.
E' anche il nome (insieme alle sue generalità) dell'associazione
culturale che da tre anni si propone, con umiltà e mezzi diversi, di
proseguire il manifesto culturale da lui immaginato. E cioè una
militanza sociale ibridata con forme espressive di norma associate al
puro svago (come i fumetti, per cominciare). Su Facebook, da circa
tre anni, esiste una pagina dedicata alla richiesta, a più voci, di intitolare il lungomare di Palermo alla memoria di Salvatore, che lo
ha così a lungo raccontato in modo personale e inconfondibile.
Mentre esortiamo l'amministrazione comunale a muoversi in tal senso
(considerato che ha il potere giuridico di accorciare i tempi
previsti dalla legge, e lo ha già usato per titolare vie ad altri
palermitani illustri), non dimentichiamo che esistono altri aspetti
legati alla memoria di Salvatore Rizzuto Adelfio. Aspetti che sono a
rischio, in una città dalla memoria troppo corta.
Non
ci giro intorno. Non ho nulla di personale contro i dipendenti
dell'azienda Alastor che nel 2013, dopo la scomparsa di Salvatore, ha aperto un proprio punto vendita, con una nuova licenza di libreria, nei locali in affitto dove un tempo
la nostra famiglia esercitava la sua attività. Ripeto, non ho nulla contro i
dipendenti dell'azienda Alastor che dall'autunno del 2013 ha smerciato fumetti in corso Vittorio
Emanuele 143 (locale che è rimasto a lungo privo di un'insegna
che la identificasse come una ragione sociale differente). Trovo soltanto molto triste che quel luogo, dal
quale l'insegna posta da Salvatore è stata rimossa e restaurata
(Altroquando è un logo regolarmente registrato alla Camera di
Commercio di Palermo e i diritti sono detenuti dall'associazione
omonima) non sia stato chiamato da una parte della clientela con il suo
effettivo nome, seguitando a definire "Altroquando" qualcosa che quel luogo non era più, così come non sarà mai Altroquando l'attività che a noi era subentrata nella vendita di fumetti a Palermo. Sì, perché quell'attività ha un nome diverso: quello stampato sui sacchetti che dà in omaggio,
quello con cui gli impiegati rispondono al telefono. Quello che è
effettivamente il nome dell'azienda Alastor, cui sto regalando in
questa sede una gratuita pubblicità. E' triste e ingeneroso che
ancora oggi, qualcuno si riferisca a una realtà totalmente
svincolata da un pezzo di storia cittadina con il nome che identifica
il lavoro e la testimonianza politica e culturale di Salvatore
Rizzuto Adelfio. E' triste che ancora oggi qualcuno, distrattamente,
mi contatti sulla pagina dell'associazione rivolgendosi a me con il
nome di chi lavora presso la rivendita Alastor. E'
vero. Altroquando di Salvatore Rizzuto Adelfio iniziò come
fumetteria, e con questo cercava, nonostante le progressive
difficoltà e i malfunzionamenti del settore, di pagare le bollette.
Ma quel nome, con Salvatore al timone, rappresentò negli anni tante
altre cose.
Diffusione
di varie espressioni di cultura underground Manifestazioni
antiproibizioniste Lotta, testimonianza e divulgazione per i
diritti delle persone LGBT Centro di ascolto per persone
LGBT Promozione della piccola editoria Collaborazioni costanti
con realtà politiche progressiste, tra le tante, le sinergie con
quella che è stata l'esperienza storica cittadina dello
Zetalab Organizzazione di mostre di artisti emergenti o
completamente sommersi Autoproduzioni editoriali Promozione di
autori indipendenti che un giorno sarebbero diventati
popolari Proposta e vendita di etichette musicali indipendenti e
schierate Contributo alla nascita di più associazioni politiche e
culturali cittadine Appoggio a collettivi satirici e opposizione
alla censura (si ricordi l'episodio del 2010, contestuale alla visita a Palermo di Benedetto XVI, che Salvatore riuscì a filmare e che certa stampa paragonò all'esperienza di Radio Alice)
La
lista potrebbe continuare. Ma dovrebbe essere evidente che
Altroquando di Salvatore Rizzuto Adelfio non era una libreria come
tutte le altre, e questo forse minò le sue fondamenta dal punto di
vista economico segnandone il destino nei lunghi termini, ma anche
caratterizzandola in modo molto forte. Lasciare svanire il ricordo di
questa esperienza renderebbe vana anche la richiesta di intitolare
alla memoria di Salvatore il lungomare di Sant'Erasmo. No, Palermo
deve ricordare. E continuare, per pigrizia o consuetudine, a chiamare
“Altroquando”, ovunque si trovi, il punto vendita di una catena di distribuzione con
un background totalmente diverso, non aiuta. E' (si tratta solo di
una facile metafora) come cercare un disco di Tiziano Ferro
chiamandolo con il nome di Francesco Guccini, con tutto il rispetto
per Ferro e i suoi estimatori (ma parliamo di personaggi, percorsi e
generi musicali del tutto differenti).
Questo
equivoco, questa sovrapposizione di un'identità storica con una
realtà puramente (e legittimamente) commerciale che per qualche anno ha abitato le vecchie mura, deve finire. Lo dobbiamo alla memoria di Salvatore
Rizzuto Adelfio, o riuscire a intitolargli il lungomare di Palermo (se mai l'otterremo) servirà a poco. Per questo chiedo gentilmente a
tutti coloro che hanno conosciuto e rispettato Salvatore, agli ex
colleghi operatori di fumetteria, ai fumettisti con cui è stato
amichevole e che ha spinto quando la loro strada era ancora in
salita, a chi continua ad acquistare fumetti presso un rivenditore
che non è Altroquando né ha interesse a rivendicarne la storia, a
condividere queste informazioni di base. Dal 2013 Altroquando non è più in
corso Vittorio Emanuele. Altroquando, se ci credete, si sforza di
esistere in altra forma, o – se non volete crederci – ha concluso
la sua esperienza di vita con la scomparsa di Salvatore Rizzuto
Adelfio.
Per favore, chiamate ALASTOR il negozio che per tre anni ha venduto fumetti
a Palermo in via Vittorio Emanuele 143. Loro stessi si presentano
così, perché questo è il nome della loro azienda con sede centrale
a Napoli. Se la memoria è importante, se dare un nome a una strada
spetta alle istituzioni, possiamo comunque tributare onore al merito
chiamando semplicemente cose e persone con i loro veri nomi. E
risparmiare costanti, amari qui pro quo a chi si sforza di conservare
e coltivare questa memoria. Ditelo. Ricordatelo. Rettificatelo. Io
non ho intenzione di fermarmi. A Palermo, Altroquando è solo quello
di Salvatore. O nessuno.