CAPITANI MERAVIGLIOSI – 2
Nel 1953, la sentenza in appello che
riconosce alla DC Comics l'accusa di plagio di Superman intentata
contro il personaggio Capitan Marvel (che per inciso aveva preso a
vendere più albi del prototipo), condannò la casa editrice Fawcett
a pagare alla concorrenza un risarcimento altissimo e a ritirare dal
commercio le riviste che vedevano come protagonista l'eroe oggetto
del contendere. Si concludeva così (temporaneamente) la vicenda
editoriale del primo Capitan Marvel-Shazam, che solo molto tempo dopo
sarebbe stato recuperato dalla stessa DC Comics e integrato nel
proprio cosmo narrativo con un differente titolo di testata. Negli
anni che seguirono la sentenza, però, si creò un vuoto riguardo al
copyright. In sostanza il nome “Capitan Marvel” diventò di
pubblico dominio, e ci sarebbe voluto ancora qualche tempo prima che
la Marvel Comics piantasse la propria bandiera sul brand garantendosi
i diritti su tutti i capitani meravigliosi che sarebbero venuti da lì
a quel momento.
E' in questo intervallo giuridico che,
nel 1966, appare nei fumetti americani... Capitan Marvel di Carl
Burgos. Lo stesso Burgos che nel 1939 aveva creato la prima, storica
Torcia Umana per la Timely Comics, etichetta che successivamente si
sarebbe evoluta prima nella Atlas, e poi nella Marvel che conosciamo.
Il suo Capitan Marvel, nato sotto il marchio editoriale Myron Fass
Enterprise, non aveva niente a che vedere con il suo predecessore
magico. Piuttosto, suggeriva che Burgos doveva avere una vera
passione per gli androidi romantici. Infatti, come già la prima
Torcia (umanoide più che umana) era un robot con poteri di fiamma,
anche questo secondo Capitan Marvel era un automa senziente venuto da
un altro pianeta. Un essere robotico dotata di emozioni umane che
aveva la capacità di scomporre il suo corpo mandando le singole
unità (mani, piedi, braccia, testa) a svolgere azioni indipendenti.
A innescare la separazione degli arti era la parola (magica? In
codice?) “Split!” (ma tu guarda!). E “Xam!” per poi
reintegrarsi. La missione di questo Capitano robotico era, al pari di
Superman, quella di mantenere l'armonia sulla terra. Si nascondeva
dietro l'identità segreta di un archeologo, il professor Roger
Winkle, e la sua vita di facciata era quella di un normale essere
umano, con pulsioni e sentimenti del tutto normali. Nelle sue storie
compariva un comprimario che in qualche modo rappresentava una
citazione di Billy Batson, alter ego del primo capitano della
Fawcett, chiamato però “Baxton”. La vita editoriale del secondo
Capitan Marvel fu molto breve. Solo quattro albi nel 1966. Ma la
dinastia dei Capitani Meravigliosi era lungi dal concludersi. La
Marvel sarebbe presto arrivata a dire la sua. E avrebbe declinato la
ricetta fino allo sfinimento. Non senza ammiccare al prototipo che
era arrivato per primo...
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