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martedì 12 novembre 2013

"Altri Eroi Quando" in READING & MOSTRA!


L'evento "Altri Eroi Quando" inizialmente previsto per venerdì 15, è slittato a domenica 17, sempre alle ore 19, sempre presso l'associazione Mutazioni a Palermo.


Per “due” dediche…

1#
di Riccardo Ferrante


Come ogni “SUPEREROE” non ha una vita biologica ben definita e rivive sempre senza fine nelle storie e nella finzione letteraria, così Salvatore rinasce e rivive nella realtà, attraverso le associazioni create da lui e sostenute da tanti altri e attraverso ciò che ha scritto ed ispirato, come “Altri Eroi Quando”. Per noi, è un anti-eroe della realtà in opposizione al supereroe della fantasia.

#2
di Chiara Mazzola e Gas Giaramita


Soliloqui. Memorie da libertino tondelliano. Proverbi rampicanti. Ritratti. Amore. Coraggio. Paura. Forza. Tristezza. Un cuore in rivolta per la vita, sempre. Un orso buddhista che sradica le certezze dei pinguini con la croce. Questo il Salvatore, il “Redentore” di quelli che l’hanno conosciuto. Una persona con mille storie da raccontare dopo mille altre già raccontate. Quel che viene in mente a chi ha sempre considerato AltroQuando una pietra miliare impossibile da sradicare è: “cazzo, avrei potuto conoscerlo mille volte in un ventennio, e invece sono arrivato all’ultimo minuto, quando non c’era più neppure il tempo di un bacio”. Per noi, che l’abbiamo scoperto troppo tardi di avere un tesoro in una delle arterie principali della città: ci ha lasciato il suo blog. E qualche parola scambiata in privato, di cui avidamente abbiamo raccolto le perle.
“Non dare perle ai porci”. Lui le ha date generosamente le perle, le ghiande, l’energia, la fantasia, l’osservazione, a chiunque ne volesse.
A una Palermo forse un po’ ingrata, che preferisce i centri commerciali o i supermercati del sapere ai librari di bottega. A una Palermo che forse dovrebbe agire con meno superficialità nel quotidiano. Ci hanno convinto di essere “uno”, che nella massa di gente nulla conta. Non è così. Ogni nostra azione, ogni nostra scelta deve caricarsi della responsabilità dell’Universo. Che sia una cicca di sigaretta sulla sabbia o il voto alle elezioni. Che sia una cattiva risposta a un amico o una sbagliata indicazione ad un estraneo. Ed è anche questo il messaggio che ha lasciato Salvatore tra le righe di qualche post.
Abbiamo messo in scena a modo nostro il diario “Sadeide”, che speriamo diventi prima o poi un’opera cartacea da sfogliare con la quale provare a crescere. Ci siamo ritrovati come dentro ad una sceneggiatura che ha ancora bisogno di tavole. Pensiamo che ognuno di noi abbia avuto il suo momento di empatia in tutto questo percorso. Chi da solo, chi insieme agli altri. Dai nodi alla gola vogliamo conservare, però, un fortissimo e inattaccabile messaggio di resistenza.
___
Altri Eroi,
Quando?



lunedì 28 ottobre 2013

Il giorno dopo, nella riserva indiana...





«Mancu t'affrunti, vastasu?! Davanti a mia, davanti a na fimmina?!»


Il teatrino si ripete uguale ogni mattina seguente. In genere nelle prime ore della domenica, giusto perché i residenti, non dovendo andare al lavoro, hanno più tempo per sfogarsi e imprecare. Il copione è lo stesso per più giorni la settimana. Si va in replica ininterrottamente ormai da anni, come in Inghilterra la piece di Agatha Christie "Trappola per topi", eternamente in cartellone. Qui siamo a Palermo, quartiere Vucciria. Il mattino dopo le nottate festaiole che animano i vicoli per più sere la settimana. Le battute sono più o meno sempre quelle, di poco modificate nel canovaccio ormai canonizzato. La commedia dell'arte funzionava così, e da queste parti la farsa non segue dinamiche troppo diverse. Le maschere le conosciamo. Ci sono tutte. Il fiero padre di famiglia che lamenta l'infame spettacolo offerto ai figli ancora piccoli. L'attempata matriarca su tutte le furie. La giovane madre sfranta dalle poche ore di sonno. Inizia la performance. Le proteste, le cronache di scaramucce notturne consumate in quegli spazi scenici che stanno tra i balconi che danno sulla strada e i mattoni sfossati, umidi e puzzolenti di quel vicolo che ha la forma di una mezzaluna. Dove gli echi di strilli, tinniti, motori e vetri rotti si inseguono e ti inseguono, penetrando fin dentro le abitazioni cui donano un'atmosfera da magione infestata. E' inutile rintanarsi dietro le quinte. Sei parte dello spettacolo anche tu.


«Puru davanti a una fimmina, pezzo di vastasu!»
La signora del piano di sopra racconta l'ennesima piazzata notturna con un giovanotto troppo ubriaco per curarsi di stare pisciando contro un portone, giusto sotto lo sguardo della proprietaria affacciata. E' una delle pene accessorie di questa moderna movida cittadina. La fogna a cielo aperto. Là dove la musica assorda, le voci cianciano e la birra scorre senza sosta, tra quelle stradine buie irte di abitazioni private, ci si deve pur sfogare. E allora giù la cerniera e via. Un fiume in piena, di piscio, di noncuranza, di fiera impunità. La macchina umana, del resto, ha le sue debolezze. Aanche il sesso è indispensabile, specie in determinati momenti di euforia. Farlo sulle auto posteggiate non è poi così scomodo. Dopotutto è festa. Dopotutto è notte. Dopotutto è giusto così.
Il quartiere è uno dei pochi spazi liberati di Palermo. Così lo hanno definito. Così hanno scritto.


Mi chiedo liberato da chi? Da cosa? L'idea che mi ronza in mente è un parallelismo sinistro con i padri pellegrini d'America e i loro successori. Penso ai residenti del quartiere, chiusi nei loro appartamenti con mura sottili, assediati come pellerossa costretti nelle loro riserve, mentre l'uomo bianco stupra le vallate, decima i bisonti, saccheggia i campi, fa sostanzialmente come se fosse a casa sua senza limiti di sorta.
Perché? Probabilmente perché ha liberato quella terra. E gli spetta un premio. Che cosa vorresti dire ai coloni che ti portano libertà e progresso?
Cosa può contare il tuo riposo notturno contro la valenza liberatoria di una gioventù che non vede altro che se stessa? La notte come momento di svago e rivalsa. Questa culla di attività illegali, barchetta in un mare tempestoso cui s'aggrappano i disperati di un quartiere la cui malafama sembra tenere lontane la legge come il pentacolo in un sabba dovrebbe contenere i movimenti del demone impedendogli di superare gli argini. Così la logica del profitto e della prevaricazione alza un muro divisorio al di sopra del quale i residenti in ostaggio potranno contemplare la propria progressiva disfatta, a beneficio di un invasore che non arriva da oltre mare, come temono gli ignoranti, ma da una provincia intellettuale vicinissima eppure terribilmente aliena.

Questo meccanismo liberatorio che benedice acidamente (con un cerchio di strafottente piscio birroso) l'ambiguo concetto di legalità e di cultura della stessa. Là dove esercizi in regola subiscono controlli rigorosi, a volte ai limiti della sopportazione economica in questi tempi di crisi, mentre la vita nell'ombra dei vicoli - se si eccettuano rare, comode sortire dell'autorità) può a suo modo prosperare. Son cose diverse. Non si possono applicare le norme là dove i conflitti sociali si inasprirebbero, dice qualcuno del quartiere che dovrebbe avere un ruolo nell'amministrazione comunale. Del resto chi avremmo a gestirli?
Un messaggio pessimo che risuona nel cervello mentre l'ennesimo ragazzo o ragazza litiga al cellulare con il partner camminando avanti e indietro sotto la tua finestra (quel tratto di vicolo sembra essere il foyer della discoteca senza confini). S'insultano, si rinfacciano di tutto, in una grottesca caricatura de La voce umana di Jean Cocteau. Puttana! Stronzo! Scopi con tutti perché non ti senti bella e cerchi conferme... Sei un capolavoro! Un capolavoro di merda! Ti narrano vita, morte e miracoli della loro relazione... ma per qualche motivo, nessuno dei due interompe mai la telefonata. Nonostante i vaffanculo siano ormai arrivati a due cifre. E' un siparietto dello spettacolo che va in scena notte dopo notte. Senza freni, senza filtri. Senza regole. In casa tua.


E' una zona liberata della città, lo volete capire? E' una conquista! E' una cosa bella!
Nel chiuso della nostra riserva indiana, sentiamo i canti dei soldati blu ubriachi. Hanno vinto loro. Le nostre terre ora ospitano le loro fattorie, dove nuove generazioni di impavidi coloni cresceranno per portare avanti il grande sogno democratico. La storia, a volte, ha dei piccoli ricorsi. Basta guardare i dettagli. Sono lì.
Per questo non riesco a dimenticarmelo, quando l'ennesimo politico palermitano in campagna elettorale, per parlare di cultura della legalità, sceglie come teatro della propria epifania proprio il cuore dell'affollatissimo, festoso tratto che costeggia la riserva.
Io, vecchio indiano, nel chiuso del mio ormai ristretto territorio, rifletto sulla possibile redenzione di un popolo assediato. E fatico a vedere oltre quel filo spinato che mi urla che ormai sono una minoranza, e sul quale è stata crocifissa la parola libertà.

[La foto è di Sade
 







lunedì 14 ottobre 2013

Ritratti, ricordi, musica, parole... per Salvatore Rizzuto Adelfio

 


Bellissimo evento, quello dedicato a Salvatore Rizzuto Adelfio che si è dipanato dall'11 al 13 Ottobre presso la facoltà di Giurisprudenza di Palermo, nell'ambito della manifestazione Le vie dei tesori. Emozionanti i ricordi, le mostre di ritratti e le foto che i visitatori hanno spontaneamente portato e affisso. Foto che erano state realizzate ed elaborate da Salvatore, che aveva l'abitudine di donarle poi ai soggetti ritratti, a volte anche sconosciuti cui aveva rubato uno scatto, dando vita a una catena socializzante ancora oggi ricordata. Splendida la performance in acustica di Sergio Algozzino con il suo ukulele, che ha presentato un interessante scelta di brani dei Beatles. Intenso il reading, a opera del collettivo Abattoir, del blog di Salvatore, definito da qualcuno una sorta di messa laica, ricordo palpabile dell'artista celebrato. Si è parlato del Salvatore libraio, del Salvatore attivista politico e del Salvatore artista e mecenate di esordienti. Gianpiero Caldarella, del collettivo Scomunicazione, ha riproposto in parallelo la mostra di vignette satiriche intitolata La papamobile del futuro, legata al forte ricordo dell'irruzione della Digos nella libreria di Salvatore e della sua resistenza documentata da un video ancora oggi presente su Youtube. Carlo Verri dell'associazione omosessuale Articolo Tre, che nelle ultime settimane ha aggiunto al suo nome quello di Salvatore Rizzuto Adelfio, ha ricordato l'amico scomparso come un anarchico irriducibile, padre fondatore di molte associazioni lgbt. Un felice mix di ricordi, mostre, happening e atto di teatro che Salvatore avrebbe sicuramente apprezzato. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile questo evento.








 







giovedì 10 ottobre 2013

Niente prediche in ere eretiche: Gli universi Altroquandeschi di Salvatore Rizzuto Adelfio


Siete tutti invitati all'inaugurazione della mostra Niente prediche in ere eretiche: Gli universi Altroquandeschi di Salvatore Rizzuto Adelfio, Venerdì 11 ottobre ore 19 – Spazio Bacheche della Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, all’interno della rassegna editoriale Di libri e di tesori (11-13 ottobre, a cura di Navarra editore). La manifestazione fa parte del programma di quest'anno de "Le vie dei tesori" dell'Università di Palermo. Interverranno all'inaugurazione: Gianpiero Caldarella, giornalista; Filippo Messina, autore e libraio; Carlo Verri, Associazione Omosessuale Articolo 3 Palermo “Salvatore Rizzuto Adelfio”; vi saranno anche degli intermezzi musicali di Sergio Algozzino e il suo ukulele.

mercoledì 25 settembre 2013

Una foto per (e di) Salvatore


Avviso ai naviganti: come saprete, i prossimi 11, 12 e 13 Ottobre, presso la facoltà di Giurisprudenza, nell'ambito di una fiera organizzata dall'editore Navarra, si terrà un evento dedicato alla memoria di Salvatore Rizzuto Adelfio. La tre giorni prevede una mostra di ritratti di Salvatore realizzati da illustratori di tutta Italia, un reading realizzato dal collettivo Abattoir del blog Sadeide (Edificio 17A, il diario della malattia del nostro compagno di viaggio), un intervento musicale, una conversazione, e... altro ancora.

L'invito è valido per tutti quelli che hanno ricevuto in dono una loro foto ritocatta alla maniera di Salvatore. E' noto a chi gli era amico che Salvatore "rubava" scatti per poi elaborarli in modo fantasioso con Photoshop e farne altro, sorta di trasfigurazioni artistiche. Era sua abitudine stampare due copie del lavoro finito, una finiva nel suo archivio, l'altra veniva donata al soggetto fotografato.

Il nostro invito è rivolto a questi ultimi. L'intento dell'ulteriore mostra fotografica è che risulti interattiva. Chi è in possesso di una sua foto realizzata e ritoccata da Salvatore è invitato a presentarsi presso Giurisprudenza nei giorni della manifestazione e affiggere temporaneamente il proprio ritratto nello spazio apposito che gli sarà indicato (ed è in via di definizione). Una mostra fatta da voi, insomma, che si affiancherà a quella dei disegni e contribuirà a rendere emozionante il ricordo di una persona unica, che la città non dimentica.
Le foto, a evento terminato, sono vostre, e potrete riprenderle e conservarle personalmente. Grazie a tutti quelli che contribuiranno.

domenica 25 agosto 2013

Salvatore Rizzuto Adelfio [1951-2013]



Edificio 17A – Il lungo sonno

Non so cosa sia successo. Sono andato via con la testa. Troppo fentanil, che è più potente della morfina. Quanto potente? Cento volte di più. Forse le due sostanze si sono incontrate e accumulate . Nessuno sa darmi spiegazioni. Nessuno. Tutti a preoccuparsi per me. Tutti a controllare che io fossi sveglio. Ricordo: l'incontro con una strana persona. Un'assemblea. Un gatto che girava su se stesso. Il nulla. Mi venivano in mente: l'immagine di mio fratello seduto sulla poltrona che c'è in camera. Mi parlavano anche Claudia e Filippo. Filippo che ho voluto abbracciare, che cercavo continuamente. Avrei voluto alzarmi. Ma tutti, compreso Giuseppe l'infermiere, anche lui presente nella stanza, si opponevano. Solo alle venti sono riuscito ad alzarmi. Ho mangiucchiato qualcosa. Mio fratello va via insieme a Filippo. Filippo per dare da mangiare a Giuggiola e Santino, i nostri due mici. Poi ritorna. Sempre accompagnato da Pino in macchina. Anche Claudia se ne torna a casa. Resto da solo con Filippo. Apro il Gohonzon. Faccio fatica a concludere la preghiera. Mi metto a scrivere queste note con continui flash. Non capisco se sono fatti realmente accaduti o sono cose che ho sognato in questi giorni. Interrompono la scrittura. Riprendo non riuscendo a capire del tutto. In fondo, questo mi ha spinto a fare cinque anni di analisi. Solo che adesso è diverso. Non mi fa più paura. Posso affrontarlo. Vivo battagliando continuamente. Se vinco o perdo è secondario. L'importante è come vivo questo. Io cerco di viverle da vero guerriero.

Palermo, 21 agosto 2013

Il lungo sonno è l'ultimo capitolo che Salvatore, mio compagno di vita per tredici anni, mi ha chiesto di rivedere prima che il veloce progredire della malattia mettesse fine a questa avventura letteraria. Un diario di vitalità e una testimonianza di dignità che merita una conclusione, sia pure non scritta dal suo autore principale.
Salvatore nella sua vita è stato mille cose. Tutte diverse. Ma non si è mai pianto addosso. Non più di cinque minuti, almeno. Non parlerò, per questo, del suo rapido declino, ma di quella luce che fino all'ultimo ha continuato a rischiarare quanti erano vicino a lui, nonostante la fine del viaggio fosse ormai vicina. Con questo diario, Salvatore ha mostrato a tutti il vero significato della parola resistenza, e l'inarrestabile forza di una creatività che non si arrende neppure davanti alla disfatta. Salvatore ha comunque vinto sulla malattia. Facendole le boccacce, osservandola, e crescendo in umanità fino all'ultimo giorno a dispetto di tutto. Guardandosi indietro, non poteva essere che così. Una mente come la sua, un cuore come il suo, che tanto hanno dato alla città di Palermo, vivono in queste pagine come in ogni iniziativa presa in una vita vissuta intensamente come pochi sono riusciti a fare.
Un guerriero del quotidiano, e un uomo capace di suscitare esplosioni artistiche in tutti coloro che lo avvicinavano, come un allegro contagio. Salvatore è stato questo: un meraviglioso catalizzatore di vita. Ci auguriamo tutti che continui a esserlo per quanti lo hanno conosciuto attraverso queste pagine.


Saluto l'amore della mia vita, il mio migliore amico, con una delle più note poesie di Eugenio Montale. Parole appropriate per una persona immensa come lui.

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.


Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.



venerdì 16 agosto 2013

Edificio 17A - Il mare


Vieni a vedere il mio mare
io lo tengo nel cassetto.
Una conchiglia, due stelle
tre gocce di mare blu
un cavalluccio marino
e un sasso colore del sol
una manciata di sabbia...
...cantava Milva, in una vecchia canzone del 1961. Il mare a me, invece, lo hanno portato dentro due bottiglie. Conchiglia, sabbia e collanina marinara comprese. L'incredibile Piero è stato l'artefice di questo montaggio. Il mare rinchiuso in una bacinella blu con in fondo una conchiglia. Accanto la sabbia ancora umida chiusa in un contenitore per gelati. La crema solare come al mio solito l'ho rifiutata. Odio le creme, gli oli solari e tutto ciò che unge. Sì, è stato un attimo, ed ero al mare. E facevo ciaff ciaff con i piedi dentro la bacinella blu. Le foto di rito. Che vai a mare e non ti fai una foto da mostrare agli amici su facebook? E foto sia. Piero mi massaggia i piedi e mi riconduce al mare finto, e nello steso tempo, vero che ha portato per me.
Smontato il set ci ridiamo un po' su. E' quello che succede sempre quando si fanno gesti poetici.

[Disegno di Chiara Mazzola]









lunedì 5 agosto 2013

Sade: L'uomo che non dorme



E condividiamo anche questo. L'uomo che non dorme (mai abbastanza, per essere precisi). Qui beccato mentre riposa sul divanetto di una stanza d'ospedale, e sogna sonni migliori. Scattata da Sade, questa foto può a buon titolo essere annoverata nel diario del nostro Salvatore. Buon riposo.

venerdì 5 luglio 2013

Edificio 17A – WOW



Ancora nottata di febbre. Delirio Incluso. Intorno alle nove e mezzo di mattina riesco, dopo diversi tentativi, ad alzarmi dal letto. Tutto è inzuppato di sudore. Io e il letto. Con movimenti da bradipo mi sono mosso per fare il minimo indispensabile. Alzarmi e arrivare nel soggiorno. Finire di asciugare l'ultimo sudore. Svuotare le due sacche che raccolgono l'urina. Mangiare due pesche. Bere diversi bicchieri d'acqua. Poi ho acceso la televisione, solo perché ha una fruizione passiva. Mi sono preparato un bicchiere d'acqua questa volta con zucchero e sale. Minchia no, "Non c'è pace fra gli ulivi" con Amedeo Nazzari, no. E negli altri canali non c'era proprio nulla di interessante. Ho trovato le forze per cambiare stanza e accendere il computer. Vai con Facebook. La prima cosa che ho visto è stato il disegno di Kanjano. No, i salti non li posso fare, li avrei fatti fosse stato un altro giorno. Ho provato qualcosa fra il moto di gioa e la sorpresa. Il "Grande", con il quale mi definisci... se tu mi vedessi in questo momento non so se lo riscriveresti. Resisto, come credo faresti tu. Naturalmente, per risparmiare fatica, queste parole me le rigioco (come sto facendo). E alla fine il ringraziamento, di cuore, per il tuo disegno.

[Disegno di Kanjano]






 

lunedì 20 maggio 2013

Edificio 17A - Santi, santini e sanità




Nella sala d'attesa del reparto c'è un supporto di marmo in cima al quale c'è un busto di bronzo. Non è un luminare della sanità. E' uno degli omaggi che i fedeli vanno seminando ovunque, anche nei luoghi pubblici. Padre Pio. Al suo posto preferirei Bakunin o Szymbosca. Ma non credo mi farebbero posare il busto.
Dal collo del frate pendono due ex-voto e diversi rosari. Come in un altarino qui e là sono esposti dei santini. Madonna, San Giuseppe, Santa Rosalia. Un Gesù dal cui cuore escono dei raggi luminosi. Altri santi che non riconosco. Un insieme il cui posto più corretto non è proprio qui. Il santino di Santa Rosalia è pubblicità di un servizio di ambulanze privato che usa il nome della patrona di Palermo. Un'altra ditta ha i biglietti da visita con Santa Rita. Fede, speranza e pubblicità.
[Disegno di Elena Ferrara]





giovedì 2 maggio 2013

Edificio 17A - La prima doccia


Nelle condizioni in cui sono, una doccia è una fatica enorme. Da solo non ci sarei riuscito. Filippo mi aiuta amorevolmente. Dobbiamo imparare non solo a pulirmi, ma stare attenti ai vari tubicini che mi permettono di eliminare le urine. Ho lavato per bene con acqua e sapone il mio fiore rosso. Messo completamente a nudo. Rosso e morbido, accettava il trattamento. Quando l'ho risciacquato sembrava lo stessi innafiando. Poi, finito il lavaggio, mi sono asciugato e ho applicato la placchetta che sostiene il sacchetto per le feci. Ho cambiato anche gli altri due sacchetti per l'urina. Con qualche difficoltà per quello della nefrostomia. Essendo nuovi a questo ci sono stati piccoli intoppi. Alla fine, io e Filippo eravamo esausti. Credo che abbiamo superato abbastanza bene questa prima prova. Stanchissimi ma soddisfatti.


sabato 27 aprile 2013

Edificio 17A - Non si uccidono così anche i malati?

Dovrei fare una vita tranquilla. Riposarmi. Cercare di distrarmi. Invece ogni giorno c'è qualcosa che devo fare in quanto malato. Girare per uffici a sbrigare pratiche burocratiche. Andare in un ambulatori di analisi cliniche per fare degli esami. Ritornare nell'Edificio 17A per richiedere la cartella clinica. Fare un consulto con l'oncologo che mi manda per ulteriore approfondimento dall'ematologo. Chiedere di anticipare la visita di controllo. Ritornare alla ASL per far correggere la richieste dei sacchetti per la colonstomia, hanno sbagliato a fare i conti e il farmacista mi ha chiesto di farli rifare. Arrivare a casa distrutto come se avessi fatto una maratona. Incapace anche di controllare quasi i movimenti del corpo.
Da lunedì si ricomincia. 

venerdì 26 aprile 2013

Edificio 17A - Gioia e burocrazia


Pino, mio fratello, mi ha portato in giro tutta la giornata. Siamo andati a trovare Ciccio, ancora ricoverato in Chirurgia Oncologica, felicissimo di vedermi. Ci siamo abbracciati. Lui, così magro, mi faceva ancora più tenerezza. Abbiamo parlato tenendoci per mano. I suoi grandi occhi erano sorridenti e alle volte si inumidivano per la commozione. Mi ha fatto trovare una caciotta di caciocavallo fresco prodotta a Godrano. Ho incontrato anche Caterina con la quale ci siamo abbracciati a lungo, come vecchi amici che si rivedono dopo molti anni. Ho incontrato anche la caposala Rosi. Ha gradito molto i miei ringraziamenti.
Poi, Pino mi ha detto “Andiamo dalla zia Nunzia”. Io pensavo a una nostra vecchia zia. Invece era Da zia Nunzia, una trattoria. Per la prima volta ho mangiato da solo con mio fratello. Abbiamo chiacchierato e mangiato una pasta con vongole e cozze molto buona, accompagnata da un vinello bianco e fresco. Guardo Pino con uno sguardo diverso. Uno dei tanti cambiamenti. Lo guardo e invidio la sua forza.
Il giro è continuato alla Asl. Per esenzione ticket e altre pratiche che si fanno di solito nei casi come il mio. Mi sono messo a parlare con una signora che era lì per il padre: rottura del femore. La cosa strana è che mentre prima erano gli altri a rivolgermi la parola, adesso sono io a rompere il ghiaccio. Ho bevuto due bottigliette di acqua da mezzo litro. E' vero che in questo periodo bevo molto più del solito, ma penso abbia aiutato anche la pasta. Sbrigato tutto, ci siamo diretti verso il mio medico di base.
Ritirate diverse ricette e moduli. Infine, Pino mi ha riportato indietro. Arrivato a casa mi sentivo un rottame. Tutta una giornata passata fuori. Mi ha stancato moltissimo. Ma la rifarei tutta.

lunedì 22 aprile 2013

Edificio 17A – La nuvola nera

 

Ci sono giorni bui. Senza un motivo scatenante. Così. Guardo fuori dalla finestra. Guardo il cielo. E piango. Una maledetta nuvola nera mi avvolge. E piango. Vorrei nasconderlo a tutti. Allora litigo per la carta che manca in bagno. O per la mozzarella presentatami per due giorni consecutivi. Per quanto forte mi faccia, alle volte cedo a questa nuvola nera. Ma la strada da percorrere deve essere un'altra. Pino si accorge che non sono come al solito. Mi cerca con i suoi occhi bruni. China leggermente il capo e mi chiede affettuosamente: “Toti. Chi c'è?”.
Il lungo tenero abbraccio con Filippo.
Tori Amos, nelle cuffiette mi sussurra “Can't stop loving”. Forse, dico io “all this”.
Non posso smettere di amare tutto questo

Can't stop what's coming
Can't stop what is on it's way
...
Can't stop loving
Can't stop what is on its way

martedì 16 aprile 2013

Edificio 17A - Il leone


Giuseppe era qui quando sono arrivato. Un omone simpatico. Da me chiamato il leone. Operato, è già uscito. Scherzava tutto il giorno con tutti. Parlava di pranzi pantagruelici e di enormi bevute che avvenivano nel reparto. Naturalmente tutto puro desiderio. Il massimo reale che si poteva concedere era la pasta con il pomodoro portata dalla moglie. Lo incontro nella sala d'attesa in una delle mie tante passeggiate.

Lui è venuto a farsi togliere i punti. Ultimo legame con Chirugia Oncologica. La sua storia clinica è conclusa. Ora è vestito con giacca e cravatta, da civile.

“E su di me non hai scritto nulla?”

Gli prometto che parlerò anche di lui. E questa è una promessa mantenuta.

sabato 13 aprile 2013

Edificio 17A - Unico credo


- Buonasera fratelli.
Suona falso, questo saluto. Lui vestito tutto di nero. Occhiali da sole scuri. Pelato.
Qualsiasi cosa dica suona ipocrita. Non è un prete. Non è venuto a convertire. Porta sostegno morale ai malati. Il suo sostegno morale ai malati è recitare il rosario nel corridoio. Dopo che sono stati cacciati via parenti e amici dei ricoverati. Lui attacca con la sua voce impostata... ghegheghè. Sgrana le sue avemaria con la stessa dose di noia che ci porta a scaccolarci. Alcuni si affacciano alla porta della stanza e partecipano alla preghiera. Gli altri devono subire.
Non voglio giudicare il credo, ma l'invasione e la mancanza di rispetto per gli altri.
Alla fine. Ha anche la canzoncina dedicata alla Madonna.
Il suo «Buonasera fratelli,» prima di andarsene sembra pronunciato da uno jettatore di professione.

 [Disegno di Filippo Messina]