martedì 25 ottobre 2016

Speciale Halloween: Pandemonium (di Cristophe Bec e Stefano Raffaele)


Uno speciale in occasione di Halloween particolare. Questa festa, contagiata dall'America a noi italiani come una malattia sessualmente trasmissibile, si propone di giocare e far divertire con la paura, e tutti gli elementi della tradizione a questa collegati. Ma di vampiri, zombi, streghe, per quanto amichevoli e sempre simpatici, ho già parlato in altra sede. Stavolta esploriamo una regione della paura differente, con un fumetto che dà i brividi. E non solo a causa delle presenze tenebrose al suo interno, per le case infestate e sussurri nel buio. "Pandemonium" di Cristophe Bec e Stefano Raffaele è un gioiello rosso sangue che colpisce allo stomaco e si fa ricordare per la crudezza e la profonda inquietudine che lascia addosso. Lo so, vi piace avere paura. Ma siete davvero sicuro di volere visitare il Sanatorio di Waverly Hills? Siete certi che quando vedrete, ascolterete, non vi farà venire voglia di gridare? 
Ne siete sicuri?
Buon Halloween.


La Rossa o la Blu? Archetipi...


La Rossa o la Blu?
Parliamo di pillole. Anzi capsule. Un archetipo reso iconico dal film Matrix delle sorelle (ai tempi, fratelli) Wachowski. Le Capsule era anche il nome della gang di motociclisti di Akira, il manga (e film) di Katsuhiro Otomo. Anche allora erano presenti il blu e il rosso. E c'era una scelta, tra l'umanità o altro. Archetipi. Come la scelta, il dilemma tra due cose. Di solito due estremi, come bene e male. Luce e tenebre. Successo e sacrificio.
Ma l'uomo è fumator - diceva una canzone degli anni trenta - di foglia bruna o bionda tutto prova... Ma come in amor, di bionda o bruna fuma quel che trova.
Come dire, ingoi la pillola che la vita ti ha dato.
Scelte?
Illusioni di scelta?
Archetipi.

venerdì 21 ottobre 2016

Quella Lucca vista da lontano...


Diario del Capitano. Data bestiale 21 Ottobre 2016

Devo fare un coming out: non sono mai stato alla fiera del fumetto di Lucca.

Se vogliamo essere pignoli, non ci sono mai andato né prima né dopo, quando ha preso a chiamarsi Lucca Comics and Games. Nessun rifiuto. Nessuno snobismo. L'omissione è imputabile principalmente a ragioni economiche e altri fattori contingenti. In sostanza, non posso parlarne per esperienza personale. La fiera di Lucca, quella che per molti è un'istituzione da decenni, per me è qualcosa di leggendario, fatto di testimonianze e copertura mediatica. Qualcosa vissuto per interposta persona, insomma, e mai in modo diretto.

Sarà perché non amo, per indole, i bagni di folla, ma questa rinuncia non mi è mai pesata più di tanto. Ciò non toglie che dal punto di vista commerciale, finché a Palermo ancora esisteva una fumetteria chiamata Altroquando, io abbia vissuto di striscio gli echi della manifestazione. Fenomeni che producevano conseguenze (tuttora esistenti) tanto sul mercato che sulle reazioni della clientela, per non parlare degli effetti collaterali che sin dall'inizio hanno investito le librerie indipendenti.

A dispetto di tutto questo, non posso fare a meno di esprimermi. Quest'anno, nel 2016, le polemiche sui social riguardanti la venuta di Frank Miller e le condizioni dettate dal suo editore italiano (di cui non parlerò, visto che l'argomento è già stato sviscerato in altre sedi), mi fanno un effetto personale davvero strano e disturbante.

Le controversie legate alla gestione della presenza dell'autore de “Il ritorno del Cavaliere Oscuro”, hanno permesso a numerose testimonianze oculari di emergere e raggiungermi una volta di più. Sui social soprattutto. Alcune si riferiscono a eventi recenti, altre ad accadimenti più distanti nel tempo. In ogni caso, io le ho fruite come chi ascolta, rabbrividendo, il racconto di un'inquietante leggenda metropolitana seduto davanti a un falò in una sera d'inverno.

Parlo della descrizione di qualcosa che (se reale) ai miei occhi è apparsa come vera e propria isteria di massa. Ho letto di lacrime e pianti disperati. Di ressa incontrollabile e incontrollata. Di persone che fanno del male a se stesse o ad altri tentando di forzare argini di vario genere. Di degradanti suppliche per ottenere un pezzo di carta con una firma sopra. Non indugerò sul giro di denaro alla base di questi meccanismi. Sono ovvi. Parlo delle emozioni che questi racconti suscitano in me, provinciale senza rimpianti rimasto lontano da questa processione imperiale.


E' scontato che la presenza di Frank Miller sia un evento di lusso.
Intendo dire proprio riservato a chi non ha troppi pensieri per arrivare alla fine del mese. Se tanto mi dà tanto, ogni ulteriore riflessione diventa pressoché inutile. Quello che mi ha colpito è il vortice che la notizia dell'evento in sé ha risvegliato. Quei racconti, quelle testimonianze... Sì, le chiamo testimonianze, perché mi hanno fatto pensare a qualcosa che ho vissuto da altrettanto lontano, ma rimanendone esposto di riflesso né più né meno di come oggi succede per la fiera di Lucca.

Mi ha fatto pensare a Lourdes.

Anzi, ai viaggi organizzati per i pellegrini a Lourdes. E ai racconti che ascoltavo quando, più giovane, meno disincantato, frequentavo comunità religiose in cui mettevo impegno, fede e competenze. Le testimonianze (per lo più sconcertate) sulla folla incontenibile, sulla frenesia dei pellegrini per raggiungere l'acqua santa, per il grande circo intorno, se confrontate alla descrizione della caccia all'autografo in quel di Lucca, mi danno una sensazione di raccapricciante deja vu.

La sostanza di tutto questo si riassume nella frenesia di poter avere il lusso di toccare un lembo del mantello di Cristo. Magari trarne una qualche forma di beneficio spirituale. Oppure chissà, forse più materiale, se qualche souvenir santificato dal suo tocco conserverà un valore di mercato almeno per qualche anno.


Ma per me sono solo racconti. Leggende. Io non c'ero, io non ho visto. Forse molti dettagli sono falsi o ingigantiti. Lo spero. Ma lo trovo inquietante. Non so neppure quali parole siano le più indicate per descrivere il fenomeno. Passione? Fanatismo? Collezionismo estremo? Feticismo? Compulsione? Idolatria? Fase anale irrisolta? Lo ignoro. E sia chiaro, non giudico. Del resto sono solo uno che guarda da molto, molto lontano.


Sono solo uno che ama i fumetti, che ci ha lavorato, che riflette sulle loro parentele mediatiche e che ama poterli condividere. Magari spaziando un po' in altre forme di comunicazione. Per molti la fiera di Lucca e i suoi affollatissimi eventi sono sicuramente un appuntamento imperdibile. L'unica certezza che ho io è di non essere in target.

mercoledì 19 ottobre 2016

Vucciria: si muore solo DUE volte?


Diario del Capitano, data bestiale 19 Ottobre 2016.

Palermo, Vucciria. L'ennesimo caso (l'ennesimo, ormai il conto è perso) di aggressione. Un gruppetto di giovani sono stati aggrediti senza motivi precisi, pare per via di un banale scambio di sguardi. Il classico «Che minchia guardi?!» spesso oggetto di caricatura. Una di quelle azioni che nell'ambito della cultura paramafiosa (nel senso di bassa lega) e in una comunità di cervelli annebbiati, possono innescare una esplosione di violenza anche devastante. Stavolta la disavventura è toccata a quattro ragazzi, trovatisi - dopo una serata normale - a passare nottetempo attraverso lo storico quartiere di Palermo che da anni ospita una delle espressioni di quella che abbiamo imparato a chiamare, in modo improprio, Movida. Pestaggio. Fuga. Controlli al Pronto Soccorso. Traumi e contusioni. Conseguenze legali. Non pervenute. In una città che ormai non si aspetta più niente.

Le reazioni sui social sono accese, ma se ne rilevano soprattutto due, di stampo un po' diverso, ma in qualche modo convergente. Entrambe superficiali. Qualcuno sente il bisogno di sottolineare che gli aggressori (in questo episodio come in altri precedenti) "non sono abitanti del quartiere".

Be', non lo erano neppure la maggior parte degli avventori della "prima edizione" della cosiddetta Movida. Infatti, ad affollarla erano per lo più studenti, e giovani provenienti da varie zone della città. Una situazione assolutamente discutibile, in quanto fastidiosa (e non poco) per i residenti. Ma che si limitava, appunto, a una questione di disturbo. Irritante, ma non realmente pericoloso per l'incolumità, se non per chi passava la notte a sfracellarsi il fegato.


Qualcun'altro, con disinvoltura, liquida la questione scrivendo che "i palermitani hanno il sindaco che vogliono". E' vero. La gente vota. Ma è vero anche che il degrado della Vucciria parte da molto lontano. Attraversando il mandato di sindaci diversi, come individui e schieramento politico. La critica ci sta tutta. Nel caso specifico, però, personalizzarla significa banalizzare troppo il problema. Giacché il quadro generale ci ha insegnato, negli anni, che l'identità del sindaco in carica non ha spostato certe questioni cittadine di una sola virgola.

Torna, inesorabile, il tema: legale o non legale. Quando intervenire. Quando no. Quando preme all'istituzione. Quando non importa troppo. Quando è relativamente semplice schierarsi. Quando la cosa richiede un impegno che forse non si ha la determinazione di affrontare. Tutte cose da ricordare. Sia al momento del voto che durante il resto della vita. Perché le campagne elettorali finiscono. Ma si deve pur continuare a vivere. E a confrontarsi con la propria città.

In alcuni casi, più politici, sentiamo subito gridare le istituzioni all'illegalità e al "doverne rispondere". In altri, c'è solo inerzia, disinteresse, assenza. Stiamo assistendo al secondo, in ordine storico, suicidio della Vucciria. Non importa se i soggetti protagonisti provengono anche da altri rioni popolari. E' stato l'emergere (il LASCIARE emergere) del business illegale a trasformare il quartiere in una terra di nessuno, e a renderlo estremamente "friendly" per una determinata tipologia sociale. Così come scippi, violenza e commercio truffaldino, hanno a suo tempo portato il mercato storico a morire. E in tutto questo, le diverse amministrazioni si sono avvicendate nel corso di parecchi anni. Non serve cercare un capro espiatorio contingente (sarebbe troppo facile, senza con questo voler prendere le difese di chicchessia). E' la politica cittadina che non funziona da tempo immemorabile. E purtroppo echeggia sempre l'adagio del "forte con i deboli e debole con i forti".

Altroquando


sabato 15 ottobre 2016

"Legacy - The Series" ora disponibile su Youtube


Di LEGACY - THE SERIES mi sono già occupato qualche mese fa, quando l'episodio doveva restare necessariamente inedito per concorrere al Fi Pi Li Horror & Sci Fi Festival 2016, per il quale è stato premiato come miglior soggetto. Adesso il pilota di questa web serie post-apocalittica, malata, energica, piena di entusiasmo e ottime intenzioni (a proposito, c'è pure Francesco Braschi, collaboratore di Federico Frusciante in quel fortino di resistenza culturale che è la videoteca Videodrome di Livorno, in un ruolo simpaticamente insopportabile) approda finalmente alla portata di tutti su Youtube. Che altro posso aggiungere? Personalmente adoro le produzioni indipendenti, è nel mio DNA culturale. Adesso tocca a voi scoprire "Legacy - The Series" e fornire a Simone Hebara e alla sua ciurma della OTF Production le motivazioni necessarie a continuare su questa strada. Hasta Siempre, ragazzi. Verso la fine del mondo e oltre. E viva sempre chi sa mettersi in gioco con i propri mezzi, infischiandosene delle regole del mercato e delle norme più omologanti.