La collana 100% Marvel della
Panini Comics continua a proporre l'etichetta Marvel
Season One. Dopo la linea Ultimate, la rilettura
“che più moderna non si può” delle prime esperienze dei
supereroi. O meglio, la rielaborazione sfrondata da decenni di
ingombrante continuity, degli elementi iconici del personaggio
in esame. Dopo i Fantastici Quattro, L'Uomo Ragno, Devil, Hulk e
gli X-Men, è il turno di Ant-Man,
eroe “minore” nato negli anni della Guerra Fredda e passato
attraverso numerose trasformazioni (nel look e nella sostanza).
Personaggio, abbiamo detto, secondario rispetto agli eroi più
blasonati e oggi noti al
vasto pubblico.
Bizzarro,
perché il personaggio di Ant-Man,
lo scienziato Henry Pym, scopritore di una formula che modifica le
dimensioni degli individui (piccoli
come una formica o
giganteschi
come un Golia)
ha un ruolo cardine nell'universo Marvel, ed è legato soprattutto al
gruppo dei Vendicatori,
dei
quali è stato persino uno dei membri fondatori inseme alla compagna
Wasp. Non è tutto. Hank Pym è anche il creatore del malvagio automa
Ultron, una delle principali nemesi degli “eroi più potenti della
terra”, e ha svolto un
ruolo
determinante
in
molte saghe storiche. A dispetto di questo,
non ha mai goduto della stessa
fama dei suoi comprimari,
tanto è vero che nel film di Joss Whedon (che ha donato popolarità
trasversale a tutti i personaggi del cast) è del tutto assente,
fatto salvo (almeno così
pare) un progetto
cinematografico ancora
in attesa di essere concretizzato. Sarà
stato a causa della
schizofrenia intrinseca al personaggio, sempre in
trasformazione, con
cambiamenti frequenti nel look , nel nome di
battaglia e nelle abilità.
Cosa
che ha prodotto un'incostanza editoriale e un difetto
di riconoscibilità
dell'eroe protagonista (in continua
mutazione) con esiti commerciali deludenti. Evoluzioni formali che
hanno finito con il riflettersi sulla caratterizzazione stessa
dell'eroe e portarlo a compiere azioni infauste, qualificandolo
definitivamente come un individuo psicologicamente irrequieto
e instabile. In realtà, un
pozzo di spunti per un cosmo supereroistico che aveva fatto dei
problemi personali dei suoi eroi
la principale spezia
narrativa. Ma con Ant-Man (in seguito Giant-Man, quindi Golia, dunque
Calabrone, per poi tornare a essere Ant-Man e infine persino Wasp)
qualcosa non funzionò, e il professor Pym rimase una presenza
costante nel mondo dei Vendicatori senza mai scalare la vetta di un
successo personale.
Marvel
Season One è dunque
un'occasione per i lettori più giovani di scoprire questo
personaggio sommerso eppure molto presente nella mitologia Marvel. O
almeno per conoscerne
le origini, più qualche sottile riferimento a eventi di là da
venire che il lettore smaliziato (e più maturo) riconoscerà
senz'altro. Il navigato Tom DeFalco, con la collaborazione del
disegnatore Horacio Domingues, si occupa di questo svecchiamento
introducendo alcune
varianti al tema originale.
Henry , al
suo debutto come eroe in tuta (come semplice scienziato era già
apparso in una storia su
Tales of Astonish
27 nel 1962),
dopo aver scoperto le famigerate “particelle Pym”, si trasformava
in Ant-Man per combattere agenti sovietici interessati a rubare la
sua fantastica scoperta. Come
altri eroi Marvel, il personaggio attingeva molto al suo omologo
della DC Comics, Atom,
ma con l'aggiunta della relazione con il mondo degli insetti -
nello specifico delle formiche -
e del loro controllo. In questa versione, il famoso casco di Ant-Man,
pensato proprio per comunicare con le formiche, è un progetto di
Maria, moglie di Henry e scienziata altrettanto brillante, deceduta
in quello che sembra essere stato un atto terroristico in Ungheria.
La tragedia, consumata nel prologo del racconto, porta Henry a un
crollo nervoso che lo terrà a lungo sul divanetto dello
psicanalista, e serve a introdurre sin da subito gli elementi di
paranoia e incertezza che in seguito renderanno il personaggio
ambiguo e imprevedibile. La
sottotrama che segue è ormai da manuale e si dipana su binari magari
fin troppo prevedibili, o
comunque inefficaci a scrollarsi di dosso una patina di ingenuità.
Il
lavoro svolto da DeFalco su Ant-Man potrebbe essere definito come una
sorta di sintesi cinematografica, approccio oggi molto in voga nelle
riscritture delle origini di supereroi. Si tratta di riassumere gli
ingredienti che danno forma
al
personaggio e mixarli con gli sviluppi che lo hanno fatto
evolvere con il trascorrere
del tempo. Ecco spiegata l'apparizione precoce
di Bill Foster,
collaboratore di Henry che nella
continuity ufficiale compare
molto più avanti, e in un secondo tempo finisce con l'usare egli
stesso le particelle Pym trasformandosi in Black
Goliath, personaggio che
negli anni settanta andò a impinguare brevemente
il settore black
exploitation delle
testate Marvel.
La
sintesi richiede anche la presentazione di una delle principali
nemesi dell'eroe, ed è così che Elihas Starr, il mad
doctor Testa d'Uovo,
diventa il facoltoso fondatore di una multinazionale per cui lo
stesso Pym e famiglia inizialmente lavorano. Piazzati così i pezzi
sulla scacchiera, il racconto si evolve in modo lineare, senza
intoppi ma anche senza veri guizzi creativi, e il risultato – sia
pure non sgradevole – non lascia particolarmente colpiti. Eppure il
gioco dell'invisibilità (in questo caso dovuta alle piccolissime
dimensioni) dovrebbe essere uno spunto collaudato, così come
l'avventura nel mondo degli insetti si presta potenzialmente a
situazioni emozionanti. Tom DeFalco se la cava, invece, con il suo
vecchio, rodato mestiere, senza
tentare nessuna vera innovazione,
e le matite di Domingues, molto classiche, completano il compito in
modo diligente. Molto del
potenziale rimane però inespresso, forse perché le peculiarità
dell'eroe non sono spettacolari quanto in un fumetto ci si attende da
un eroe in tuta. O sarà la
maledizione di Ant-Man, chissà! Resta
il fatto che il personaggio
continua a fare fatica ad abbandonare le dimensioni minuscole (e
il suo complesso di inadeguatezza) per
diventare un gigante degno di nota. Forse dovremo attendere che
l'eroe riceva il crisma del
cinema... e solo allora la
Marvel deciderà quanto spazio e attenzione vorrà effettivamente
prestargli.
[Articolo di Filippo Messina]