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lunedì 30 agosto 2010

The Pussy Syndrome - La Sindrome della Micia


Colpisce prevalentemente le donne (ma non esclusivamente, a onor del vero) ed è un'infermità i cui pesanti sintomi sono sofferti non da chi è colpito dal morbo, ma unicamente dal relativo compagno, marito, fidanzato, amante. Non si tratta esattamente di una malattia, non causa degenerazione fisica, e non porta certo alla morte (non ancora, almeno). Ma può causare stress e bruciori di stomaco a chi vive accanto al portatore (sano?) della sindrome, per non parlare di possibili tensioni all'interno della coppia.

L'ho chiamata Pussy Syndome, la Sindrome della Micia. E penso sia un nome che le si attaglia alla perfezione. Lavorando per anni in una libreria specializzata nella vendita di fumetti, ho potuto osservare il suo primo manifestarsi, la grande varietà di sintomi di cui la portatrice non si accorge nemmeno, e la sofferenza degli uomini che convinvono con la dama colpita dal morbo. Bizzarro accorgersi di come la Pussy Syndrome colpisca con la medesima ferocia donne di età differente, diversa cultura e provenienza sociale, suscitando vecchiaia precoce nei commiserevoli compagni di vita. E già! Perché per la Pussy Syndrome non esiste cura.

I sintomi principali consistono:

1 - In una crescente insofferenza per l'interesse che il compagno manifesta per i fumetti. Più mostra di amarli, più ne acquista, più desidera collezionarli, più si configura nella donna un'atteggiamento da rigida istitutrice puritana.

2 - In battute denigratorie nei confronti del prodotto amato e cercato dal compagno. Si va da commenti salaci a veri e propri insulti. Un esempio su tutti: il manga Berserk di Kentaro Miura definito "fesseria disegnata da schifo".

3 - In manifestazioni (anche silenziose, ma assai espressive) di odio selvaggio nei confronti del prodotto fumetto. Se avete mai visto un film dell'orrore in cui un vampiro reagisce con furore alla vista del crocifisso, potete farvene un'idea molto precisa.

4 - In fluviali lezioni sul risparmio e sul valore del denaro, che - misteriosamente - perdono importanza in relazione a sedute dal parrucchiere, ad acquisti di cosmetici, di scarpe, di abiti, e così via discorrendo.

Non è raro, infatti, che un cliente ci avverta che la consorte lo sta aspettando in auto e che per quel giorno non potrà acquistare che una minima parte dei fumetti prenotati. Pena una serata totalmente rovinata. 


Forse, non sarebbe male condurre una piccola indagine sociologica per misurare l'austerità di tante severe consorti. Che nessuna compri mai un libro? O un cd musicale? Che nessuna vada al cinema? Si conceda un gelato, la lettura di una rivista, lo svago di un piccolo hobby?
E' il caso di precisare che la Pussy Syndrome non si manifesta solo in quei menage in cui lavora un solo coniuge. Al contrario, prospera e ammorba le coppie benestanti, dove entrambi portano a casa lauti stipendi. Insomma, la causa fondamentale dell'insorgere del morbo non è una ragionevole volontà di risparmiare. Le donzelle colpite dalla Sindrome ricordano piuttosto una "Grande Mamma", che non tollera vedere il proprio figlioletto "traviato" da "prodotti sciocchi e puerili". Poco conta che molto spesso le portatrici siano puntualmente vestite alla moda, perfettamente truccate e senza un capello fuori posto. Segno che, a ora di spendere per se stesse, non si fanno certo pregare e difficilmente soffrono la stessa ansia persecutoria da parte dei loro compagni. Può capitare ogni tanto che la Sindrome si diverta a cambiare genere, e che nella coppia sia l'uomo a trasformarsi in un Cerbero intollerante. Ma statisticamente, il sesso femminile rimane quello più esposto al contagio.

Il nome della Sindrome, a una lettura superficiale irriverente e maschilista, ha in realtà delle motivazioni profonde. Ho scelto il nome Pussy (cioè Micia) osservando un comportamento analogo nella mia gatta, esserino narcisista e discretamente possessivo.
Entrata in casa molto piccola e affamata di coccole, ha palesato immediatamente la sua cieca fede nel concetto di disparità. Come tutti i gatti, decide di coinvolgerti nei suoi giochi con assoluta autorità. Poco importa che tu stia pranzando, dormendo, cucinando o altro. Sei una palla per i suoi artigli, un cuscino per il suo riposo. Se invece sei tu, dopo aver sbrigato tutte le tue faccende, a volerla coccolare... Beh, la risposta potrebbe essere un fermo NO! La Diva non ha tempo, non vuole le mani addosso, e sta bene attento a non rompere se non vuoi farla incazzare.

Significativo è stato osservarne il comportamento proprio mentre tentavo di leggere un fumetto comodamente sprofondato nel divano. Mi ero totalmente scordato di lei. Ed è probabile che sia stato proprio questo a farla infuriare.
Immerso com'ero nella lettura, ho avuto un sobbalzo quando mi sono sentito artigliare un braccio. La gatta (nera e sinuosa) si è arrampicata su di me sbirciando le pagine della rivista aperta come se stesse tentando di capire "che cos'era quella sciocchezza che io trovavo tanto interessante". Ha persino tentato di sfogliarla per qualche secondo. Poi... la sentenza inappellabile.

Via questa roba dalla mia vista!

Continuare a leggere è stato impossibile e sul divano è scoppiata una vera e propria battaglia per il possesso della rivista a fumetti. Quando, dopo lunghi minuti di bombardamento felino, mi sono deciso a mettere via il primo numero di Brand New, mi sono reso conto che la Micia non desiderava appropriarsi del fumetto come nuovo giocattolo. Niente affatto. Desiderava soltanto che smettessi di leggere per dedicarmi a lei. E da allora non è più tornata sulla sua bellicosa decisione. Leggere fumetti in sua presenza è praticamente impossibile.

Il ragionamento semplice e selvaggio che ho colto nel suo comportamento si può esprimere con le parole: «Devi stare con me, non perdere tempo con queste scemenze».

Ed ecco delinearsi la Pussy Syndrome, la letale Sindrome della Micia, dalle gatte alle donne, per lo stress dei maschietti, colpevoli di coltivare un piccolo svago assolutamente innocente e legittimo.

Potrei aggiungere che la Sindrome non colpisce le micie capaci di comprendere il valore di una convivenza paritaria, e quelle mature al punto giusto da saper vedere nel fumetto uno svago assai meno puerile di un comportamento che è soltanto dispotico e arrogante.

Ma mi prenderei troppo sul serio. E tra moglie e marito... meglio non mettere... una rivista a fumetti.


venerdì 28 maggio 2010

Le Grandi Domande (da non fare) da AltroQuando



Svolgere un lavoro che mette quotidianamente a contatto con la varietà umana e le più differenti tipologie di clientela è un'esperienza che segnerebbe chiunque. Nel bene e nel male. Così è per chi lavora in una fumetteria. Un mestiero in apparenza allegro, ma non esente da frustrazioni, e generoso di piccole cicatrici professionali da esibire come un morso di squalo accanto a un boccale di vino cotto. Una delle pepite che restano al setaccio già dopo il primo decennio di mestiere, sono sicuramente quelle domande, a volte legittime ma spesso formulate in modo pessimo, con cui si è costretti a misurarsi ogni giorno. S'impara presto a entrare in quella che possiamo chiamare “Modalità Disco Rotto”. Cioè lo sgranare a memoria un rosario di spiegazioni tecniche, legate al funzionamento dell'editoria e dei suoi rapporti con i fumetti richiesti, nonché al modo di cercarli, di identificarli, di chiederli.

Perché, allora, non fare insieme un gioco? Compiliamo un piccolo vademecum! Sì, un bignamino delle astrusità da fumetteria. Una miniguida alla lettura. O meglio, forniamo una dritta ai clienti della nostra fumetteria per destreggiarsi meglio nella fitta selva delle pubblicazioni, e per aiutare noi librai a risparmiare energie per gli aspetti più ostici del nostro lavoro.


1. IL WEB, LE USCITE E IL PRIMO VAGITO

Un dialogo che ci troviamo a recitare con molta frequenza è il seguente:

«E' uscito “Orkokan”? E' arrivato “Zù Vasa”? Avete il nuovo numero di “Bersuka”?»

Ovviamente, se il fumetto è in scaffale, è interesse del libraio venderlo all'istante. Tuttavia, accade spesso che la richiesta preceda l'arrivo del prodotto. Il cliente si sentirà allora rispondere con la litania di rito:

«No, deve ancora arrivare.»

Candido. Innocente. Sincero. Forse troppo per questo mondo di furbi.

La controrisposta del cliente, che sottintende un'altra domanda («Come mai?») è sempre, sempre, sempre... questa:

«Ma sul sito web dell'editore Vastiddelli c'è scritto che usciva oggi... Ieri... La scorsa settimana.»

Ok, amici vicini e lontani. Non è colpa vostra. Lo sappiamo. Ma lasciateci svelare l'arcano.
La verità è semplice. Siete caduti in un facile equivoco. La data indicata dai singoli editori sui loro siti Internet è quella della disponibilità del prodotto presso i magazzini dello stesso editore. In sostanza, la data in cui la tipografia ha consegnato il materiale, e questo è ora virtualmente disponibile per essere richiesto via web.

E basta.

La distribuzione in fumetteria, su tutto il territorio nazionale, segue tempi diversi, ovviamente meno corti, che possono variare a seconda della zona geografica e dei calendari di lavoro dello specifico fornitore. In parole povere, la data di uscita presentata dagli editori sui loro siti non ha niente a che vedere con la disponibilità del  prodotto in fumetteria.
Immaginate di avere degli amici che stanno per avere un bambino. Ricevete la telefonata che vi dice: E' nato! e subito vi precipitate a casa della coppia per far loro le congratulazioni. Bene. Dal momento che ormai da decenni nessuno partorisce più in casa, è molto probabile che non troverete nessuno. Il bimbo è nato. Ma è ancora in clinica, sorry. Se vorrete vederlo tra le mura domestiche, dovrete rassegnarvi ad aspettare che mamma e bebè si riposino, il medico dia il suo benestare, e che tornino felicemente a casa. Di solito ci vogliono pochi giorni. Ed è così, nella maggior parte dei casi, anche per i fumetti freschi di stampa.


2. GLI ARRIVI

Riguardo gli arrivi, ogni fumetteria ha un suo calendario. Non si tratta di scadenze rigide. Anzi, sono per lo più flessibili a seconda del funzionamento dei fornitori. Ma una certa cadenza la si può sempre prevedere per difetto. Le consegne della merce (per cui intendiamo sia le novità che eventuali riproposte e gli arretrati richiesti dietro ordine di un cliente) si colloca in genere in un determinato giorno della settimana (che può slittare in avanti o indietro di 24 ore per cause imprevedibili), e che sarebbe bene tenere a mente.

Per intenderci, se siete passati dalla fumetteria di Sabato, e vi è stato risposto che l'arretrato di “Mandrakula” da voi ordinato non è ancora giunto a destinazione, è assolutamente inutile passare il Lunedì successivo per fare la stessa domanda. Questo perché la consegna della merce, per noi di AltroQuando, avviene sempre a metà settimana. Solitamente il Giovedì. Ricorrenze festive, maltempo e sinistri imponderabili, a volte possono causare un ritardo. Ma la norma di base rimane immutabile. Quindi è bene ricordare che non ha molto senso passare tutti i giorni sperando di trovare il fumetto che si attende. A meno che non capiti casualmente di passare proprio nel giorno di consegna.


3.IL TITOLO E IL MARCHIO EDITORIALE


Ci sono elementi di un fumetto (inteso come oggetto editoriale) che i semplici lettori non sono tenuti a conoscere. Parliamo, per esempio, della differenza tra “testata” e “editore”. Per testata, si intende il nome con cui una rivista (fumetto) è registrato in tribunale. Nel caso delle serie giapponesi, molto spesso ogni singola testata ospita molti titoli diversi, ognuna con la sua numerazione. Un groviglio di numeri e nomi che rappresentano l'incubo del libraio e non riguardano in nessun modo il fortunato lettore.
Diverso (molto diverso) è invece quello relativo all'editore del singolo fumetto. Praticamente il marchio di fabbrica del prodotto. Mondadori, Rizzoli, Einaudi, sono solo alcuni nomi degli editori più noti nel nostro paese. Nel settore dei fumetti,l'elenco è altrettanto lungo: Bonelli, Panini, Star comics, e così via. Il marchio editoriale è un po'la carta d'identità di un libro o di un fumetto, e spessissimo, per un libraio, ne fornisce le coordinate. Quelle per cui nella maggior parte dei casi un titolo viene archiviato, ordinato in scaffale, e in conseguenza di questo... può essere cercato e reperito.
Sforzatevi di ricordare il nome dell'editore, in modo da poter fornire al libraio una chiave di lettura per la ricerca del vostro fumetto preferito. Certo, sarebbe bello poterli conoscere e ricordare tutti. Ma la mente umana ha ancora dei limiti. E le nostre non fanno eccezione. Un piccolo aiuto, dunque, non ci starebbe male.
Pensate a quante diverse edizioni ha avuto negli anni il manga di successo “Dragon Ball”. Pensate ora ai tanti lettori che lo hanno letto, o anche solo sfogliato, iniziando a collezionarlo per poi perdersi per strada finché... non entrano in fumetteria, alla ricerca dei numeri mancanti, e formulano una domanda apparentemente facile:

«Avete arretrati di “Dragon Ball”?»

Non essendo un veggente, il libraio che ricorda le varie incarnazioni editoriali del titolo richiesto, sarà costretto a chiedere che gli sia fornita qualche informazione in più. Quindi chiederà a sua volta:

«Quale edizione di “Dragon Ball”?»

Beh, potete anche non crederci. Ma a noi è successo, succede e continua a succedere con frequenza allarmante. La risposta più frequente è:

«Emmm... Zeta!»

Insomma, non avendo idea di che cosa sia un marchio editoriale, il cliente sfodera la prima cosa che ricorda, cioè la lettera che identificava un determinato ciclo di avventure all'interno della saga completa.

Ma soprattutto, ragazzi... Ricordate il titolo e non storpiatelo. Per noi è un supplizio, e a voi non reca nessun vantaggio. Non siate come quei perditempo (ne esistono) che si affacciano in fumetteria solo per dire:

«Mi chiedevo se magari avevate un fumetto che ho letto molti anni fa. Purtroppo non ne ricordo il titolo. Beh, in verità nenache l'autore. L'editore? No, non ne ho idea. Ma posso dire che era una storia di fantascienza. Era ambientata nello spazio e c'erano delle astronavi.»

Questo, per favore, e per rispetto di voi stessi, cari amici, non fatelo mai.