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martedì 17 maggio 2016

Giornata Internazionale contro l'Omofobia 2016


Diario del Capitano, data bestiale 17.05.2016

L'ho scritto altre volte. Le feste comandate (riferito ironicamente, in questo caso, non a ricorrenze religiose, ma a date ufficialmente dedicate a un tema sociale di spicco) mi hanno sempre lasciato un po' perplesso. Giornata contro l'Aids, Festa della Donna e chi più ne ha più ne metta. Ok, il segno sul calendario ha una funzione. Un promemoria, un pretesto per ricordarsi (almeno una volta all'anno) che abbiamo un problema irrisolto in più. Sì, lo so, l'ho scritto tante di quelle volte da averne la nausea. Forse non ci credo del tutto neppure io. Ma quest'anno, la giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia, all'indomani (praticamente) dell'approvazione (fortunosa) della legge (monca) sulle unioni civili, e la prospettiva di un referendum abrogativo... ha un retrogusto ancora più strano.


Ne abbiamo parlato. La voglia di festeggiare è poca. Tuttavia, non si può negare che queste unioni civili (ottenute dopo uno spasmodico tiro alla fune, e sotto una pioggia di ingiurie tale da avvelenare il testo della legge stessa) gioveranno a quanti hanno semplicemente bisogno di una tutela immediata. Parliamo di un riconoscimento della reciproca assistenza, parliamo di successioni e così via. Insomma, mentre ci mastichiamo i coglioni per tutta la merda inserita nel testo di legge, per le forche caudine che siamo stati costretti ad attraversare, per i punti importanti che questa legge avrebbe potuto (o dovuto) avere e non ha più... non si può negare che quel poco che è arrivato, fosse arrivato una trentina d'anni fa, avrebbe risparmiato non poche sofferenze. E questo con buona pace dei detrattori più irriducibili (che di base, sia chiaro, non hanno torto) della legge in esame.

Celebrare una giornata dedicata al rifiuto dell'omofobia, quindi, diventa problematico. Anche perché, unioni civili a parte, una legge contro l'omofobia in Italia non si è ancora vista. Al punto di sembrare ancora più chimerica dell'agognato riconoscimento e tutela dei diritti della coppie di fatto.

"Pochi, maledetti e subito!" si diceva una volta riferendosi ai pochi soldi di retribuzione, pochi ma sicuri. Pochi, ma sonanti e spendibili. Se non è il momento di brindare, magari è il momento di riflettere, e congratularsi con chi, grazie a questa legge azzoppata, potrà vivere un pochino meglio di ieri.

Facciamo, allora, come Pollyanna nel celebre film di Walt Disney: cerchiamo un motivo per essere contenti. O perlomeno, per non essere troppo scontenti, e corroborarci al fine di riprendere una lotta per i diritti all'esistenza che non finisce certo qui.


Abbiamo parlato del "poco" offerto dalla legge che non è "inutile". Parliamo degli elementi offensivi (quelli sì inutili) fortemente voluti dalla peggiore politica ai danni di questa legge. Parliamo di quella mancanza del "obbligo di fedeltà" che tanto ci offende. E' vero. Cancellare questo aspetto, nella mente di chi ha perseguito questa omissione, è un segnale ostile. Nelle intenzioni miserrime di chi lo ha voluto, assenza di obbligo a essere fedeli, corrisponderebbe a definire la differenza tra queste nuove unioni civili e l'istituzione del matrimonio (guardato, in via teorica, come un modello perfetto e nobile cui le coppie dello stesso sesso non possono aspirare). Una macchia che però sottolinea solo il becero sentire di chi ha sempre osteggiato questa legge e ne rimarca la sostanziale ottusità. Infatti, sarebbe auspicabile la rimozione dell'obbligo di fedeltà anche dal matrimonio classico. E per una semplice, ragionevole, motivazione storica e giuridica. L'obbligo di fedeltà è del tutto anacronistico. E non per motivi etici. Ma perché il suo inserimento (o in questo caso la sua assenza) è legato a una vecchia concezione del diritto di famiglia, ormai ampiamente (e fortunatamente) superata. L'obbligo di fedeltà tra coniugi esiste in rapporto al fatto storico che un tempo l'adulterio era un reato. Punibile con la prigione (ma ci finivano solo le mogli, se a tradire erano loro) o con una sanzione pecuniaria (se l'adultero era il marito). Inoltre, l'obbligo di fedeltà, qualora infranto, rappresentava un'attenuante per il coniuge che invocava il celebre "delitto d'onore" (con l'attenuante prevista dal codice del tempo). Insomma, per quanto offensivo possa sembrarci, omettere l'obbligo di fedeltà da una legge che regola i diritti e i doveri di una coppia, non è poi così terribile (se non nelle intenzioni provocatorie della politica avversa). Paradossalmente, è più moderno e illuminato di un elemento che ancora fa parte dell'istituto matrimoniale, nonostante non abbia più ragione di esistere in termini di ratio giuridica (se non quando viene utilizzato per distribuire le responsabilità in sede di divorzio).

Il referendum abrogativo? Si farà? Non si farà? Qualcuno crede davvero che possa significare qualcosa? Anche il divorzio, anche l'aborto, suscitarono una reazione quasi automatica di risposta referendaria, e in entrambi i casi, il paese rifiutò di fare un passo indietro (giacchè spesso l'opinione dei votanti si rivela più avanti della politica chiamata a rappresentarla).

Insomma, è una data sul calendario che ci ricorda che un tempo omosessualità e transessualità erano considerate malattie e che oggi (fortunatamente, e grazie a un progresso culturale che per quanto lento difficilmente si arresta del tutto) non è più così. Non dalla scienza medica.

Cerchiamo motivi per essere, se non contenti, meno irritati, meno insofferenti. C'è bisogno anche di questo, dopotutto. Ricorrenze che ci dettino un'agenda, quando un problema sociale non è ancora risolto. La legge che condanni l'omofobia è ancora lontana, ma possiamo sperare che le unioni civili di oggi contribuiscano, con la dimostrazione di una quotidianità normalizzante, con il vissuto delle coppie che se ne gioveranno, a spingere questo convoglio troppo lento verso la sua meta definitiva. L'uguaglianza davanti alla legge di ogni cittadino tenuto a pagare le tasse, e il diritto a una pacifica, creativa, meravigliosa diversità.

domenica 17 maggio 2015

Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia


17 Maggio... Giornata Internazionale contro l'Omofobia e la Transfobia.

Una di quelle date stabilite come promemoria, una sorta di agenda morale, fatta per ricordarci temi etici o eventi storici tragici, affinché si rifletta, almeno per un giorno, su argomenti che... evidentemente, hanno ancora bisogno di una nota in agenda.

Almeno per un giorno.


Essere cinici è facile. Io stesso lo divento di frequente, e spesso mi lascio andare all'insofferenza per quelle che a volte appaiono come feste comandate. Ma esistono argomenti che investono la vita, la dignità delle persone. Ed esistono scelte cruciali per tutti gli individui, sulle quali i comuni cittadinie e soprattutto quanti li governano, non possono permettersi di glissare. Scegliere se restare umani, vivere secondo cultura, e quindi continuare a progredire, o secondo natura, quel concetto tanto spesso chiamato in causa in modo superficiale ed errato per troncare discorsi scomodi e continuare a sguazzare nella propria beata, comoda ignoranza. Oggi, l'Italia ha bisogno di note in agenda come questa. Uno dei pochissimi paesi in Europa a non aver legiferato adeguatamente (diciamo pure che ci ha nemmeno lontanamente provato) sulle unioni civili e (non sia mai) su una legge che sancisca una volta per tutte che discriminare, offendere e aggredire a causa dell'orientamento sessuale è un reato.


Una giornata, dunque, per ricordarsi che ancora oggi tante persone omosessuali e transessuali sono discriminate, perseguitate, dileggiate. Una nota in agenda che tornerà il prossimo anno, come tante altre, mentre molti tra noi sperano che nel frattempo il clima sia cambiato.
Noi di Altroquando vogliamo celebrare questa giornata con un sorriso e il linguaggio, a noi caro, dei fumetti. Lo facciamo ricordando una pagina dell'opera di Grant Morrison The Invisibles, che vede protagonisti la bellissima drag queen Lord Fanny e il giovanissimo, irrequieto Dane.

Dane e Fanny sono appostati in auto durante una missione. Dane, che inizialmente aveva un atteggiamento decisamente omofobo, ha finalmente superato i suoi limiti e sta iniziando ad accettare affettivamente Fanny come persona. Nell'attesa, per fare conversazione, le dice: «Sei Ok, sai? Solo mi chiedo una cosa. Tu sei un uomo, giusto? E vorresti essere una donna. Allora perché non ti operi e risolvi la situazione?»

Fanny, quasi distrattamente, con l'ironia che la contraddistingue risponde: «Oh, beh, caro... Perché dovrei operarmi? Non sono mica malata! In fondo non è un pezzetto di carne in più a impedire a una ragazza di essere una vera ragazza.»



Tutti uguali davanti alla legge. Tutti pacificamente diversi ognuno a loro modo.
Questa è solo una possibile idea di giustizia.
Annotiamocela.