sabato 26 agosto 2017

Fumetti in soffitta: Il Maestro, di Mino Milani e Aldo Di Gennaro


Ecco una grossa lacuna nel mio lavoro (video) di riassumere la storia dei personaggi magici dei fumetti. Beh, andavo per linee di massima e il materiale era già tanto. Eppure oggi mi chiedo perché ho mancato di includere "Il Maestro", fumetto di Mino Milani e Aldo Di Gennaro che esordì sullo storico "Corriere dei Ragazzi" nel 1974 (anno in cui lo lessi anch'io... ebbene sì, ero già in circolazione anche se piccolino). "Il Maestro" come fumetto aveva tutte le caratteristiche delle serie del suo tempo che venivano raccolte nel popolare contenitore. E cioè poche pagine, trame concentrate ricche di didascalie, e una storyline semplice che si dipanava come filo conduttore, generando tensione e attesa da un episodio (più o meno conclusivo) all'altro. Il Maestro era un occultista di cui niente era dato sapere. La sua origine non fu mai rivelata, e probabilmente neppure l'effettiva portata dei suoi poteri, che spaziavano in tutto lo scibile della tradizione magica. Una magia potente, ma rappresentata con taglio minimalista, silenzioso, senza bagliori spettacolari o fenomeni appariscenti. Cosa che rendeva il Maestro e i suoi sortilegi forse ancora più inquietante. La trama principale era il duello con Jaga, ex assistente di un egittologo che aveva scoperto un misterioso manufatto chiamato con il nome esotico e un po' buffo di Scarabeo di Ara Tutna. 

Lo "scarabeo", era in realtà un dispositivo di origine aliena, trovato nell'antichità sul corpo di un visitatore extraterrestre morente, e capace di materializzare i pensieri e desideri di chi lo possedeva. Ricordo con emozione l'episodio in cui Jaga ricattava il mondo facendo cadere una pioggia torrenziale sul deserto egiziano, minacciando di sommergerlo. Le vignette d'apertura di quella storia in cui improvvisamente sulla sabbia rovente cadeva una goccia d'acqua. Poi un'altra, un'altra ancora e quindi iniziava il diluvio.
Difficile confrontarsi con qualcuno che può rendere reali le proprie fantasie (spunto che Milani e Di Gennaro suggerivano in modo abbastanza pauroso). Ma il Maestro era l'eroe giusto per questa serie di avventure brevi, in cui la risoluzione di ogni minaccia portava sempre più vicini all'incontro effettivo (e quindi allo scontro finale) tra il protagonista e la malefica Jaga, che per la maggior parte del tempo si sfidavano da lontano, per mezzo di telepatia, psicometria e anche l'aiuto (per Jaga) di ordinari sicari e (per il Maestro) della sua gatta mistica Nardy e della poliziotta Velda Morris. Per il tempo, l'atmosfera era tutto. Levitare a pochi centimetri da terra per superare una trappola elettrica era un'impresa sufficiente a suggestionare noi lettori dell'epoca. Così come l'ipnosi (di quelle che basta che incroci lo sguardo e sei inguaiato) e la capacità di rintracciare cose e persone grazie a percezioni paranormali. Insomma, "Il Maestro" è una lacuna nel mio lavoro sui maghi dei fumetti. Soprattutto considerando quanto lo amai da ragazzo. 

Oggi, magari, verrebbe considerato troppo poco spettacolare. Ma a suo tempo, fu proprio quella magia semplice e minimale (quasi credibile se confrontata agli incantesimi del Doctor Strange) che mi conquistò. Va da sé che oggi sente tutto il peso dei suoi anni. Ma il lavoro di Milani e Di Gennaro (cui nel tempo lasciarono un'impronta anche altri disegnatori, tra cui un giovane Giancarlo Alessandrini) è semplicemente... storia. E conserva il fascino di un immaginario che fu, un modo di raccontare, prendere per mano i giovanissimi lettori e portarli in un mondo fantastico che riusciva a sembrare quotidiano.
Insomma, il Maestro continua a essere ancora oggi una ficata.
In anni recenti, Re Noir - Nona Arte ne ha ristampato il ciclo integrale in volume. Varrebbe la pena recuperarlo, sebbene i dialoghi possano apparire oggi alquanto polverosi. Un esempio? Una frase mormorata dal Maestro a Velda che mi rimase stampata nella memoria:
«Siete adorabile, mia cara. E forse un giorno vi chiederò di amarmi.»
Nella vignetta successiva, lei abbassava gli occhi sorridendo e "pensava": «GULP!»
Il mondo cambia. Ma senza la storia alle nostre spalle non andiamo da nessuna parte. E' questa la magia.






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