Ecco
una grossa lacuna nel mio lavoro (video) di riassumere la storia dei personaggi magici dei fumetti. Beh, andavo per linee di massima e il
materiale era già tanto. Eppure oggi mi chiedo perché ho mancato di
includere "Il Maestro", fumetto di Mino Milani e Aldo Di
Gennaro che esordì sullo storico "Corriere dei Ragazzi"
nel 1974 (anno in cui lo lessi anch'io... ebbene sì, ero già in
circolazione anche se piccolino). "Il Maestro" come fumetto
aveva tutte le caratteristiche delle serie del suo tempo che venivano
raccolte nel popolare contenitore. E cioè poche pagine, trame
concentrate ricche di didascalie, e una storyline semplice che si
dipanava come filo conduttore, generando tensione e attesa da un
episodio (più o meno conclusivo) all'altro. Il Maestro era un
occultista di cui niente era dato sapere. La sua origine non fu mai
rivelata, e probabilmente neppure l'effettiva portata dei suoi
poteri, che spaziavano in tutto lo scibile della tradizione magica.
Una magia potente, ma rappresentata con taglio minimalista,
silenzioso, senza bagliori spettacolari o fenomeni appariscenti. Cosa
che rendeva il Maestro e i suoi sortilegi forse ancora più
inquietante. La trama principale era il duello con Jaga, ex
assistente di un egittologo che aveva scoperto un misterioso
manufatto chiamato con il nome esotico e un po' buffo di Scarabeo di
Ara Tutna.
Lo "scarabeo", era in realtà un dispositivo di
origine aliena, trovato nell'antichità sul corpo di un visitatore
extraterrestre morente, e capace di materializzare i pensieri e
desideri di chi lo possedeva. Ricordo con emozione l'episodio in cui
Jaga ricattava il mondo facendo cadere una pioggia torrenziale sul
deserto egiziano, minacciando di sommergerlo. Le vignette d'apertura
di quella storia in cui improvvisamente sulla sabbia rovente cadeva
una goccia d'acqua. Poi un'altra, un'altra ancora e quindi iniziava
il diluvio.
Difficile
confrontarsi con qualcuno che può rendere reali le proprie fantasie
(spunto che Milani e Di Gennaro suggerivano in modo abbastanza
pauroso). Ma il Maestro era l'eroe giusto per questa serie di
avventure brevi, in cui la risoluzione di ogni minaccia portava
sempre più vicini all'incontro effettivo (e quindi allo scontro
finale) tra il protagonista e la malefica Jaga, che per la maggior
parte del tempo si sfidavano da lontano, per mezzo di telepatia,
psicometria e anche l'aiuto (per Jaga) di ordinari sicari e (per il
Maestro) della sua gatta mistica Nardy e della poliziotta Velda
Morris. Per il tempo, l'atmosfera era tutto. Levitare a pochi
centimetri da terra per superare una trappola elettrica era
un'impresa sufficiente a suggestionare noi lettori dell'epoca. Così
come l'ipnosi (di quelle che basta che incroci lo sguardo e sei
inguaiato) e la capacità di rintracciare cose e persone grazie a
percezioni paranormali. Insomma, "Il Maestro" è una lacuna
nel mio lavoro sui maghi dei fumetti. Soprattutto considerando quanto
lo amai da ragazzo.
Oggi, magari, verrebbe considerato troppo poco
spettacolare. Ma a suo tempo, fu proprio quella magia semplice e
minimale (quasi credibile se confrontata agli incantesimi del Doctor
Strange) che mi conquistò. Va da sé che oggi sente tutto il peso
dei suoi anni. Ma il lavoro di Milani e Di Gennaro (cui nel tempo
lasciarono un'impronta anche altri disegnatori, tra cui un giovane
Giancarlo Alessandrini) è semplicemente... storia. E conserva il
fascino di un immaginario che fu, un modo di raccontare, prendere per
mano i giovanissimi lettori e portarli in un mondo fantastico che
riusciva a sembrare quotidiano.
Insomma,
il Maestro continua a essere ancora oggi una ficata.
In
anni recenti, Re Noir - Nona Arte ne ha ristampato il ciclo integrale
in volume. Varrebbe la pena recuperarlo, sebbene i dialoghi possano
apparire oggi alquanto polverosi. Un esempio? Una frase mormorata dal
Maestro a Velda che mi rimase stampata nella memoria:
«Siete
adorabile, mia cara. E forse un giorno vi chiederò di amarmi.»
Nella
vignetta successiva, lei abbassava gli occhi sorridendo e "pensava":
«GULP!»
Il
mondo cambia. Ma senza la storia alle nostre spalle non andiamo da
nessuna parte. E' questa la magia.
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