Richard Corben. Un autore fuori dagli
schemi, incredibilmente caratteristico, anche per quell'ondata
indipendente e sperimentale che è stato l'Heavy Metal statunitense degli
anni 70. Il mistero dell'arte di Corben consiste proprio nell'avere
assimilato le influenze dei grandi illustratori europei ed essere
riuscito a ibridarla attraverso uno stile americano che si colloca in
modo bizzarro tra il pop e l'underground.
In Italia è ricordato soprattutto per
le sue incursioni marvelliane (“Hulk: Banner” e “Cage”
nella linea Max e “Punisher: The End”). Di sfuggita su
Hellblazer, in qualche episodio speciale dedicato al mondo di
Hellboy e il relativamente recente “Ragemoore”. De
“I racconti del diamante nero”, purtroppo, dopo la
serializzazione sulla rivista antologica “L'Eternauta” non
abbiamo più trovato traccia. Non che il discorso sia diverso per i
suoi lavori più fantascientifici, dove dimostra anche il suo
personalissimo uso del colore, tra cui la serie di “Den”
(anche questa pubblicata dalla Comic Art ai tempi della rivista
suddetta) e cui è ispirato uno degli episodi del celebre film
d'animazione “Heavy Metal”. Del resto, per il suo stile
esplicito e provocatorio, in passato Corben ha dovuto difendersi
anche dall'accusa (decisamente esagerata) di pornografia. Le sue
produzioni più vecchie e meno commerciali oggi sono difficili da
trovare. E' comunque uno degli artisti di maggiore rottura e dalla
personalità invasiva, che buca la pagina e la fa sua anche con
sceneggiature scontate. Un pennello nato per trascendere le epoche e
vivere tanto in scenari barbarici che in costume o avveniristici.
Nessun commento:
Posta un commento