Solo poche parole... giusto per
salutare Giorgio Rebuffi (1928-2014), scomparso a pochi giorni di distanza da
Lorenzo Bartoli, stimato autore di John Doe.
Non ho nessuna
particolare antipatia per i coccodrilli. Mi limito a non nuotare
nelle loro stesse acque. Ma odio doverli scrivere, quando il loro
nome acquista una valenza sarcastica, riferita al commento
giornalistico alla dipartita di un personaggio noto. Eppure ci sta,
si deve. Ci tocca. Se Bartoli (scomparso troppo presto)
aveva infuso una ventata d'ossigeno al fumetto popolare italiano
contribuendo a creare John Doe, Rebuffi è stato una figura
storica soprattutto per chi non è più giovanissimo, ma ricorda con
piacere i suoi primi anni di appassionato di fumetti.
A quanti lettori sui vent'anni di età
dice qualcosa il nome Tiramolla? E' possibile che i più
avvertiti lo conoscano, almeno per sentito dire, ma è altrettanto
probabile di no, e che siano costretti a una ricerca più
approfondita per scoprirlo.
Allora ricorderò Rebuffi così: da
decenni, ormai, quando vorremmo acchiappare un oggetto distante,
fuori dalla nostra portata, passare sotto una porta chiusa a chiave,
o semplicemente quando scopriamo che in bagno è finita la carta
igienica... a molti di noi capita di pensare «Se solo fossi Mr
Fantastic, Reed Richards dei Fantastici Quattro!» (ciao ciao,
Tim Story. Noi ci pensavamo già da piccoli).
Ebbene, giovani... ci fu un tempo
eroico in cui i ragazzi, nelle medesime circostanze sopra descritte,
dicevano «Se solo potessi allungarmi... Se solo fossi
Tiramolla!»
E sì, perché il misterioso,
buffissimo mutante, figlio della colla e del caucciù, aveva le
stesse medesime caratteristiche del supereroe marvelliano (comunque
già debitore a personaggi di altri marchi editoriali statunitensi).
Erano altri tempi, il fumetto d'importazione era meno pervasivo, e i
miti di casa nostra (anche quelli a fumetti) impregnavano anche il
nostro modo di parlare, i nostri paradossi e i nostri sogni.
Graficamente, Rebuffi ideò Tiramolla
(su testi di Roberto Renzi) nel 1952, e lo rese immediatamente
iconico. Un esserino filiforme, con un faccione da pupazzo fregiato
con tuba e papillon rossi. Questo supereroe per i più piccoli nasceva sulle
pagine di un'altra fatica di Renzi e Rebuffi: Cucciolo,
dichiarata controparte umanizzata del Topolino disneyano. Ed è
accanto a Cucciolo e Beppe (controparte umana di Pippo) che Tiramolla
mosse i primi passi, bucando letteralmente la pagina con i suoi
poteri elastici e conquistando uno spazio (e un giornalino) tutto
suo.
Ma Rebuffi è da ricordare per l'intera
mitologia per ragazzi legata al microcosmo di Cucciolo,
affollata di personaggi fortemente caratterizzati e in grado di
gareggiare in simpatia con le creature di Walt Disney che hanno
segnato l'infanzia di tutti noi. Il lupo Pugacioff, altro antieroe
indimenticabile, la cui strada si incrociava spesso con il cammino
degli altri, soprattutto con l'oggetto principale della sua fame
lupesca, il grassoccio Bombarda, clone del Gambadilegno avversario di
Topolino, che con il lupaccio della steppa aveva un
rapporto-tormentone molto simile a quello esistente tra Capitan
Uncino e il famelico Coccodrillo (sempre questi rettili piagnoni,
accidenti!).
Soprattutto per chi è nato e cresciuto
tra gli anni 60 e i primi 70, i fumetti di Giorgio Rebuffi sono stati
sicuramente i principali concorrenti del classico Topolino. Ma si
andava al di là della semplice imitazione. La verve delle storie era
brillante, le caratterizzazioni vincenti, i personaggi
indimenticabili.
Rebuffi non c'è più, e nello stesso
tempo c'è ancora, ci sarà sempre. Al di là di quanto possa suonare
retorico. Perché è questo quel che significa lasciare un'impronta
nell'immaginario. Entrare a far parte del linguaggio e del bagaglio
di memorie di così tanta gente. Impresa certo non da poco.
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