Un Gay Pride (o solo Pride, come spesso lo sentiamo definire oggi, quasi la parola gay abbia iniziato a venire stretta allo stesso movimento) di successo ormai annunciato. Voci entusiaste (forse un po' troppo) parlano di 40.000 partecipanti alla parata del 23 giugno 2012 a Palermo. Non importa se i numeri non corrispondono al millimetro. E’ stata una bella festa (perché bisogna ricordarlo: il Gay Pride è anche una festa), che la comunità lgbt palermitana (in compagnia di tutte le realtà eterosolidali, associate e singole) ha dimostrato ormai di attendere con fervore. E’ stato un carnevale (perché, al di là dell’uso dispregiativo che spesso viene fatto di questo termine, è il caso di ricordarlo: il gay pride è anche un bellissimo carnevale, dove l’estro personale è liberato da freni censori, e la creatività, il senso del favoloso (anche qui non solo di omosessuali e lesbiche) può finalmente esprimersi.
Da quel non troppo lontano 2010, in cui la città di Palermo, da sempre chiusa in una bolla di provincialismo, ha fatto il balzo in avanti e ha conquistato un momento di lotta e di festa che azzeri le differenze, è passata un po’ d’acqua sotto i ponti. Per qualcuno non abbastanza, ma il giro di boa è avvenuto. Per parlare di imperfezioni, scelte infelici, idee mediatiche da raddrizzare, ci sarà domani. La parata del Pride, anzi, del Gay Pride (che significa “gioia”, e la gioia è un diritto di tutti, etero e omo) è un momento dionisiaco che suscita ebbrezza, nuovi entusiasmi e desiderio di fare meglio e di più.
Per una volta, rimandando ai prossimi giorni le pur necessarie critiche, celebriamo questo momento inclusivo, questa ricorrenza che azzera le differenze più che celebrarle, invitandole a raccogliersi in un caleidoscopio dove tutto ha pari dignità, con un applauso. E quanti hanno scelto ancora una volta di restare a casa, convinti che il Gay Pride non li rappresentasse proprio in quanto festa, in quanto carnevale, in quanto manifestazione sfrontata di libertà, riflettano sul muro che hanno edificato intorno a sé. Il Gay Pride non prevede vergogna né paura, non discrimina nessuno, e per quanto fatto da realtà umane, di per sé fallaci, rimane uno dei momenti più puri, più fanciulleschi e panici che la lotta politica per il diritto a essere ciò che si è abbia prodotto da quella storica notte allo Stonewall del 1969.
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