In principio c'era una sedia a rotelle, e un gruppo di insoliti, stravaganti personaggi...
A differenza di quel che può sembrare, non stiamo parlando dei popolarissimi X-Men, ma della Pattuglia del Fato, la Doom Patrol, gruppo di supereroi minori di casa DC che effettivamente, nell'ormai lontano 1963, servirono da ispirazione a Stan Lee e Jack Kirby per quello che in casa Marvel sarebbe diventato “il gruppo più insolito di tutti i tempi”.
I protagonisti di Doom Patrol, creati da Bob Haney e Arnold Drake nello stesso anno dei mutanti Marvel, erano freaks trasformati dal destino in creature grottesche dai poteri strampalati, e per questo sfuggiti e temuti dalla gente comune. Più o meno la stessa sorte che sarebbe toccata ai loro cugini marvelliani, vittime della fobia antimutante. Molti personaggi oggi iconici della Marvel affondano le radici nelle avventure di antesignani a volte meno noti di loro se non misconosciuti. Questa prassi di clonazione era routinaria nell'ancora giovane mondo dei supereroi, e spesso in passato causò anche serie controversie legali quando i personaggi coinvolti potevano vantare un brand di sicuro appeal (vedere su tutti la questione Superman – Capitan Marvel, risolta anni dopo con l'assorbimento del secondo dallo stesso marchio DC). Sebbene gli X-Men siano rimasti a lungo in panchina rispetto a colleghi dal maggiore carisma commerciale, prima ancora del rinascimento posto in atto dallo sceneggiatore Chris Claremont (vero artefice del mito moderno relativo agli Uomini X), i mutanti Marvel hanno goduto di un'attenzione decisamente più alta rispetto al loro prototipo ispiratore, rubando loro la ribalta per molto tempo. Ed è bizzarro pensare che anche per la Doom Patrol, sia pure molto più tardi e con esiti totalmente differenti, sarebbe stato necessario il tocco di un geniale, giovane autore affinché l'idea di base finalmente dispiegasse le ali. Guarda caso, fatalmente, il medesimo scozzese fuori di testa che molti anni dopo avrebbe lasciato un'impronta lisergica anche sugli stessi X-Men: Grant Morrison.
Il professor Caudler, scienziato paraplegico, mentore e leader della Doom Patrol, aveva in verità parecchi punti di contatto con Charles Xavier (non i poteri telepatici, ma di sicuro il ruolo e molte altre caratteristiche, comprese le cicliche morti apparenti). Le problematiche esistenziali erano le medesime, e gli eroi tormentati quanto incompresi avevano già iniziato a definire il proprio mito. Come Robotman, un essere umano di cui si è salvata la sola materia cerebrale, posta da Caudler in un possente corpo cibernetico. Elastigirl e Negative Man completavano il primo e sfortunato nucleo dell'originale Pattuglia del Fato, destinato a perire in una devastante esplosione al termine di un'apocalittica battaglia. Dopo la catastrofe, la serie si trascinò stancamente per pochi numeri finché non giunse il momento del rilancio nella divisione Vertigo. Grant Morrison si era già segnalato come autore emergente e dalla forte personalità reinventando il personaggio di Animal Man, ancora oggi uno degli esempi di fumetto sperimentale e metalinguistico più importanti di sempre. Su Doom Patrol, Morrison per cominciare operò diverse trasgressioni riguardo cast e codice narrativo, adottando un linguaggio beffardo e surrealista. Ai redivivi Robotman e Caudler, Morrison accosta una serie di stravaganti new entry. Trasforma Negative Man, personaggio presente in varie incarnazioni sin dal principio della serie, in Rebis, creatura ibrida tra uomo e donna. Introduce la piccola Dorothy, ragazzina dal volto scimmiesco in grado di materializzare nella realtà tutto ciò che concepisce la sua immaginazione. Ma a bucare la pagina è l'esordio di Crazy Jane (Giovanna la Pazza), giovane schizofrenica dotata di innumerevoli personalità differenti, ciascuna delle quali è fornita di un peculiare superpotere.
Così riformata, la nuova Doom Patrol affronterà presto una serie di sfide surreali, dove la sostanza stessa della realtà verrà messa in discussione. Un viaggio psichedelico che non ha niente da invidiare alle follie di Lewis Carroll, denso di metafore esoteriche e di invenzioni esilaranti nella loro feroce, esplosiva demenza. Non a caso il team di avversari storici della Patrol, cioè la Confraternita del Male, nelle mani di Grant Morrison diviene la Confraternita del Dada, e i loro piani mutano in un delirante manifesto nichilista volto alla sovversione di tutto ciò che esiste. Creature censorie con forbici al posto delle mani, esseri che si esprimono per anagrammi, criminali dotati di poteri solo mentre dormono ed eroi depositari del mistero muscolare, allegorici viaggi nella psiche frammentata di Crazy Jane, versioni pop di Jack lo squartatore, una controfigura del mago cinico per antonomasia dell'universo DC e molto altro, rendono allegramente caotico e appassionante il viaggio che Morrison fa intraprendere alla sua personale Patrol, in direzione di un destino fuori dagli schemi seriali cui i lettori di ieri e oggi, cresciuti a continuity e crossover, sono assuefatti. Un vero deragliamento narrativo che segna la maturità artistica di Morrison, consegnando definitivamente la Doom Patrol alla storia del fumetto moderno.
La nuova edizione italiana, curata dalla RW – Lion, presenterà l'intero ciclo firmato dall'autore scozzese colmando un vuoto editoriale durato molti anni. Un'occasione da non perdere per scoprire o recuperare un ciclo di storie geniali, e un fumetto che ha veramente poco a che spartire con l'omologazione supereroistica più commerciale e prevedibile. Un peccato vedere come oggi lo stile di artisti del calibro di Richard Case e Scott Hanna, perfettamente a loro agio nel dare corpo ai deliri di Morrison, sia snobbato dai lettori più giovani, abituati a format grafici più manierati e stucchevoli. Per chi è in grado di apprezzare il meglio del fumetto prodotto alla fine del secolo scorso, capace di raggiungere vette di eccellenza tuttora latitanti nei titoli contemporanei, questa nuova edizione della Doom Patrol di Grant Morrison è sicuramente un gioiello da non lasciarsi sfuggire.
Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.
[Articolo di Filippo Messina]
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